POLVERE DI STELLE
L’OCCULTAZIONE DI SATURNO
Si è verificata martedì 22 maggio un’interessante e rara occultazione di Saturno
da parte della Luna. La si è potuta osservare al meglio attraverso i telescopi
dell’Osservatorio del Col Drusciè “Helmut Ullrich” ed in particolare con il telescopio S.C. “Cusano” di 28 cm di diametro
dove, al fuoco diretto, era stata posta
una macchina digitale Canon EOS 350D
per le riprese fotografiche. Con una fase
del 39 per cento, la Luna era alla vigilia
del primo quarto e Saturno andava a
scomparire dietro la Luna, inghiottito dal
bordo oscuro del nostro satellite. Il cielo,
non ancora buio e parzialmente coperto
di nubi, non ha comunque impedito l’osservazione con il telescopio. Il primo conSaturno è da poco riapparso dal bordo
lunare illuminato; notare la differenza di
dimensioni apparenti (foto AAC).
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Saturno mentre sparisce dietro
il bordo lunare quando il cielo è
ancora chiaro (foto AAC).
tatto si è verificato alle ore 21.38 e l’immersione è durata circa un minuto. Nelle
concitate fasi dell’occultazione siamo
riusciti a riprendere alcune immagini, letteralmente “strappate” ad un cielo quasi
completamente coperto da una fastidiosa
e spessa velatura di nubi. Ben visibili anche le principali lune di Saturno: Titano,
Dione, Rhea e Tethys.
Durante l’occultazione il cielo ad ovest
è andato rapidamente rasserenandosi,
lasciando ben sperare per l’emersione del
pianeta dal lato diurno della Luna, previsto per le 22:35 locali. Purtroppo però,
alle 22:34 una fastidiosa nuvola “fantozziana” ha iniziato a materializzarsi
sopra la Luna ed un minuto dopo questa
impediva quasi completamente le riprese
dell’emersione di Saturno dal bordo lunare compreso tra il Mare Crisium e il Mare
Foecunditatis. Repentinamente abbiamo
dovuto cambiare i tempi di esposizione
già pre-impostati sulla nostra Canon EOS
350D, allungandoli notevolmente fino
anche ad un paio di secondi, questo per
poter “forare” la copertura nuvolosa e
riuscire a riprendere qualche istantanea
a ricordo del fenomeno. Tra una nuvola e
l’altra siamo riusciti a scattare una decina
di immagini, tra cui le migliori sono pubblicate in queste pagine.
La Luna, ormai piuttosto bassa sull’orizzonte a 36°, e il diametro apparente del
disco di Saturno di poco inferiore ai 18
secondi d’arco, con gli anelli già abbastanza inclinati sulla linea di vista, non hanno poi aiutato ad elevare la qualità delle
immagini. Queste comunque testimoniano un evento davvero spettacolare, che
si ripresenterà solamente il 25 ottobre
2014, con i due corpi celesti, però, bassissimi sull’orizzonte ovest.
LA COMETA 8P TUTTLE E LA
GALASSIA M33
La cometa fu scoperta dall’astronomo
francese P. Mechain il 9 gennaio 1790
ma, pur essendo stata osservata per quasi
un mese, non fu possibile per lui determinarne l’orbita con precisione; la cometa
fu così persa per i successivi passaggi,
finché venne ritrovata dall’americano
Horace Parnell Tuttle il 5 gennaio 1858.
Le osservazioni successive gli permisero
di calcolare un’orbita ellittica a breve periodo di 13,96 anni. I successivi passaggi
furono tutti monitorati dagli astronomi,
ad eccezione di quello del 1953 che fu
particolarmente sfavorevole. Il passaggio
del 2007-08 sarà tra tutti il più interessante, in quanto la cometa è passata il 2
gennaio 2008 a soli 0,25 u.a. dalla Terra e
ha raggiunto una luminosità pari alla 5^
magnitudine, divenendo così un oggetto
visibile anche ad occhio nudo, sebbene
solamente nelle migliori condizioni di
La cometa Tuttle mentre transita
nei pressi della Galassia M33
(foto AAC).
visibilità. Interessantissimo il passaggio
ravvicinato del 30 dicembre 2007 con la
Galassia M33 nel Triangolo, documentato dalle immagini in questa pagina.
Il percorso in cielo della 8P/Tuttle nel
passaggio del 2007-08 è stato particolarmente favorevole per gli osservatori
dell’emisfero nord, che l’hanno potuta
seguire al meglio per tutto il periodo di
massima visibilità.
L’ANNO DI VESTA
Alla fine di agosto 2007, tra il 29 e il 31,
si è verificata nella costellazione dello
Scorpione una rara ed interessante congiunzione stretta tra Giove, il più grande
dei pianeti del Sistema Solare e Vesta,
il più massiccio asteroide della “fascia
principale”. L’evento, sicuramente non
spettacolare, in quanto Vesta non era visibile ad occhio nudo, ha avuto comunque
una certa importanza dal punto di vista
fotografico, in quanto risulta assai raro
che due oggetti così diversi si vengano a
trovare a così breve distanza angolare tra
loro. La minima distanza apparente tra i
due corpi celesti, circa 30’, è stata raggiunta il 30 agosto. Ciò significa che entrambi
gli oggetti si trovavano all’interno di un
cerchio immaginario paragonabile alle
dimensioni apparenti della Luna piena.
Vesta, dopo la “promozione” di Cerere al
rango di Pianeta Nano, è divenuto, con i
sui 530 km di diametro, il più grande rappresentante della famiglia degli asteroidi
orbitanti tra Giove e Marte. Ha una forma vagamente ovoidale, con una spiccata
prominenza sul Polo Sud (probabilmente
una enorme montagna) che ne caratterizza le immagini riprese da terra e dallo
spazio. Ha una massa stimata pari al 2%
di quella dell’intera fascia. Le sue dimensioni e la sua superficie, insolitamente brillante, fanno di Vesta l’asteroide in assoluto
più luminoso e talvolta l’unico visibile a
occhio nudo dalla Terra. È anche quello più
studiato, grazie alla disponibilità di campioni di roccia sotto forma di meteoriti
HED. Il periodo di rotazione è molto rapido per un asteroide (5 ore e 20 min).
Vesta fu il quarto asteroide individuato,
mentre transitava nella costellazione
della Balena. Fu scoperto dall’astronomo
tedesco Heinrich Wilhelm Olbers il 29
marzo 1807. Olbers concesse al grande
matematico Carl Friedrich Gauss il
piacere di scegliere il nome per il nuovo
asteroide, che fu battezzato così in onore
della dea romana Vesta. Alcune caratteristiche della superficie di Vesta sono state
risolte utilizzando il Telescopio Spaziale
Hubble e telescopi terrestri, come ad
esempio l’Osservatorio Keck.
La caratteristica superficiale più promi-
Giove e i quattro
Satelliti Medicei;
in alto l’asteroide
Vesta (foto AAC).
nente, individuata dal Telescopio Spaziale Hubble nel 1996, è un enorme cratere
con un diametro pari a 460 chilometri,
situato vicino al polo sud dell’asteroide.
La sua larghezza è pari all’80% dell’intero
diametro di Vesta. Il fondo di questo cratere si trova a circa 13 km sotto il livello
superficiale e il suo bordo si eleva di 4-12
chilometri sopra il terreno circostante,
con un rilievo superficiale totale di circa
25 chilometri. Un picco centrale si innalza per 18 chilometri dal fondo del cratere.
Si è stimato che nell’impatto generatore
sia stato asportato circa l’1% dell’intero
volume di Vesta, ed è probabile che la famiglia di asteroidi Vesta e gli asteroidi di
tipo V siano i prodotti di questa collisione. Sono presenti sulla superficie del pianetino anche diversi altri grandi crateri,
larghi 150 km e profondi 7 km. Una zona
scura (bassa albedo) con un diametro di
200 km è stata battezzata Olbers in onore dello scopritore di Vesta.
Il 31 maggio 2007 Vesta ha avuto la sua
più ravvicinata opposizione degli ultimi
decenni e per i prossimi a venire; si è venuto infatti a trovare a soli 171 milioni
di chilometri dalla Terra, con una magnitudine apparente di +5,4, visibile quindi
(unico caso tra gli asteroidi) anche ad
occhio nudo.
LA GRANDE ELONGAZIONE DI
VENERE
Il 2007 è stato un anno davvero eccezionale per quanto riguarda l’osservabilità
di Venere, sia alla sera che all’alba. Soprattutto l’elongazione serale ha destato
molto interesse e curiosità nella gente
comune, che quasi quotidianamente
ci chiedeva che “razza” di stella fosse
quella così sorprendentemente luminosa
all’orizzonte ovest. Già i primi dell’anno
si poteva scorgere Venere basso sull’orizzonte occidentale, pochi minuti dopo il
tramonto del Sole, col passare dei giorni
la sua altezza è cresciuta rapidamente e di
Occultazione di Venere da parte
della Luna ripresa dal Sud Africa
(foto Fabrizio Meandri).
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L’OPPOSIZIONE DI MARTE
Nel 2007 Marte è stato in opposizione il 24
dicembre; poco prima, il 19, è passato alla
minima distanza dalla Terra (0.5895 Unità
Astronomiche, cioè 88 milioni di km), presentando un diametro apparente massimo di
15,8 secondi d’arco. Il ciclo delle opposizioni
è stato nel 2007 in una fase di transizione,
tra le apparizioni perieliche dell’inizio del
millennio e quelle afeliche dei prossimi anni.
Le dimensioni apparenti di Marte apparivano
quindi abbastanza contenute, ma non ancora
minime. Marte, infatti, ha presentato un
diametro al di sopra dei 12 secondi d’arco tra
la fine di Ottobre e l’inizio di Febbraio 2008.
L’apparizione 2007 del Pianeta Rosso è stata
caratterizzata da una declinazione elevata
(10° in più rispetto al 2005!) che si è tradotta
in un’ottima osservabilità, con Marte ben alto
in cielo lungo tutto il periodo dell’opposizione.
Ciò ha permesso di compensare il ridotto diametro apparente con una visione pressoché
ottimale, grazie ad un seeing ridotto al minimo. La visione telescopica di Marte durante le
opposizioni, pur non avendo più alcuna velleità scientifica, resta comunque sempre una
importante opportunità osservativa.
Congiunzione
Luna-Venere
sopra le
Cinque Torri
(foto AAC).
In alto: Marte all’opposizione (foto Gruppo
Astrofili Collecchio).
In basso: la totalità è appena iniziata. Il colore
della Luna in eclisse è dovuto alla rifrazione dei
raggi solari da parte dell’atmosfera terrestre.
L’eclisse del 21 febbraio appariva molto più scura
rispetto a quella del 3 marzo 2007 (foto AAC).
pari passo anche lo splendore. La fortunata coincidenza del passaggio della luminosissima cometa McNaught, a poca distanza angolare dal pianeta, ha dato modo di
riprendere delle straordinarie immagini
di queste due “superstar”, che per alcuni
giorni hanno fatto a gara tra chi fosse la
più luminosa agli occhi degli stupefatti
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spettatori terrestri. La massima elongazione est è stata raggiunta il 9 giugno, ad
una distanza angolare di 45°, mentre il 28
ottobre, quando Venere era visibile all’alba,
la sua elongazione era pari a 46°.
Molte sono poi state le occasioni per
ammirare delle spettacolari congiunzioni
con altri interessanti oggetti del cielo:
Mercurio, Saturno, le Pleiadi, ma soprattutto la Luna, sono stati di volta in volta
i comprimari dello straordinario show di
Venere. Tra tutti ricordiamo l’eccezionale
occultazione da parte della Luna, che il
20 gennaio ha fatto da corollario all’apparizione della cometa McNaught nei cieli
sudafricani.
L’ECLISSE DI LUNA DEL 21
FEBBRAIO 2008
Una eclisse all’alba, non per tutti... osservarla
richiedeva sacrificio, ma n’è valsa la pena.
Un’eclisse molto più scura di quella del 3 marzo 2007, osservata però in condizioni meteo
non ottimali per la presenza di una velatura
che ha impedito di seguire l’entrata nel cono
d’ombra. Fortunatamente durante la totalità il
tempo è migliorato, così si è potuto riprendere
alcune belle immagini del fenomeno. L’inizio
della totalità è avvenuto esattamente alle 4:00
locali e si è protratto per 51 minuti, durante
i quali la Luna si è mostrata generalmente di
colore rosso mattone, con valori compresi tra
L=2 e L=3 nella scala di Danjon (vedi “Una
straordinaria eclisse di Luna”, pag. 10). Questa
è stata anche l’ultima eclisse totale di Luna visibile dall’Italia nel decennio; per la prossima
bisognerà attendere più di tre anni, fino al 15
giugno 2011.
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