Brindisi MEDIOEVALE - Alberghiero Brindisi

Istituto Professionale di Stato per i
Servizi Alberghieri e della Ristorazione
BRINDISI
Brindisi MEDIOEVALE
Brindisi nel Tempo
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PREMESSA
Brindisi, città cardine e punto di convergenza di itinerari antichi e moderni si
presta bene alla rivalutazione del patrimonio di beni culturali disseminato lungo la
Via Appia e Traiana. Attraverso un itinerario segnato da chiese, monumenti,
epigrafi si può riscoprire e valorizzare il medioevo a Brindisi.
Le chiese e le cripte in modo particolare, diventano così non solo i segni della
devozione ma della cultura e dell’arte.
Brindisi, città dove tradizione e storia convivono da sempre, rivalutata, potrà
essere e “dovrà essere” una risorsa turistica, culturale per tutti noi.
Parole immortali per Brindisi:
“Filia solis, ave,
nostro graditissima cordi”
(Federico II° di Svevia)
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Prima parte
La storia
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Brindisi nel Tempo
Capitolo I
Brindisi Medioevale
Con la caduta dell’impero romano, (sec. V-VII) Brindisi si avviò ad un tragico
destino di saccheggi e stermini; fu invasa tra i secoli ottavo e decimo, da Goti,
Bizantini e Longobardi; distrutta ed incendiata da Saraceni e dai pirati Slavi.
Dopo una parziale ricostruzione ad opera del luogotenente Lupo Protospata,*
furono i Normanni che, occupata Brindisi, ne completarono la ricostruzione e
favorirono la ripresa economica. Ai Normanni successero gli Svevi. A Federico II
di Svevia spetta il merito della sistemazione urbanistica; egli non solo riedificò la
cinta muraria, ma costruì nel seno portuale di ponente, il suo castello dove amava
soggiornare. Per la sua fortunata posizione geografica e per la sicurezza del suo
porto, Brindisi divenne, poi, punto d’incontro dei pellegrini che s’imbarcavano per
la Terra Santa. Tutto ciò non sfuggì all’attenzione delle Repubbliche marinare che
fecero di questa città la loro base marittima in vista dei loro commerci con
l’Oriente.
* Lupo Protospata,
uomo di fiducia dell’imperatore d’Oriente; ricostruì Bindisi,
dopo che i Saraceni nel secolo IX la rasero al suolo e la incendiarono. Gli storici lo
identificano con quel Lupo Protospata di Bari, autore di una Cronaca. Egli per
espresso desiderio dell’imperatore Basilio II fece innalzare a Brindisi nei pressi
della colonna romana una torre detta di S.Basilio da dove si spiavano “le navi
che venivano da lontano”. Di essa oggi non resta nulla.
Della presenza di Lupo Protospata in Brindisi esiste solo un’epigrafe che si
trova alla base della colonna romana in cui si legge:
“Prothospata Lupus urbem hanc struxit ab imo”
(Trad. Lupo Protospata costruì questa città dalle fondamenta)
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Brindisi nel Tempo
Veneziani, Genovesi Pisani, Amalfitani ebbero a Brindisi i loro quartieri, le
loro banche e perfino gli arsenali dove calafatavano le loro navi destinate al
trasporto delle merci. Così tra il XII e il XIII secolo, Brindisi divenne il più
importante centro commerciale dell’Adriatico, dopo Venezia. Intensi furono i
rapporti di Brindisi con Pisa e Amalfi.
I Pisani ebbero il loro quartiere nella contrada detta “Tor Pisana”; questa si
estendeva fino al Ponte piccolo, lungo il canale Patri, detto tuttora “Canalicchiu”.
Gli Amalfitani si stanziarono, invece, nella contrada nota con il nome di “Scala”
che si estendeva dall’ultimo tratto di Via Lata fino all’attuale Stazione Marittima.
La colonia degli Amalfitani in Brindisi era costituita da mercanti provenienti da
Ravello e Scala. Questi vennero esuli in Puglia, dopo che Amalfi fù sottomessa dal
normanno Ruggero II e Scala fù distrutta da Roberto il Guiscardo (1135-38).
Federico II° di Svevia
Nave Mercantile
Un secolo dopo, Carlo D’Angiò affrontò Manfredi, (figlio naturale di
Federico II) governatore del Mezzogiorno e lo sconfisse nella battaglia di
Benevento.
Stessa sorte toccò a Corradino, ultimo discendente degli Svevi. Carlo I°
D’Angiò divenne così padrone del Mezzogiorno d’Italia e, avendo a cuore le
fortificazioni brindisine, rese inespugnabile la città, costruendo una imponente
cinta muraria; istituì anche un’arsenale, costruì il primo nucleo del Castello Rosso
(Forte a Mare); e ampliò il Castello federiciano con torri cilindriche ed alte mura.
Il suo successore, Carlo II seguì la politica paterna: continuò la guerra contro i
siciliani ma perdendola, passò il potere in mano agli Spagnoli.
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Capitolo II
I Templari: storia di un ordine cavalleresco
Nel 1310 si verifica a Brindisi un fatto eccezionale: il processo contro l’ordine
monastico cavalleresco dei Templari. Questo si celebrò nel tempio di S.Maria del
Casale. Ma chi erano i Templari?
L’ordine fu fondato nel 1119 a Gerusalemme da Ugo di Payns con lo scopo di
attendere alla protezione dei pellegrini in Terra Santa contro gli attacchi degli
infedeli. Dapprima gli adepti si chiamarono “Poveri cavalieri di Cristo” e
adottarono le regole di Sant’Agostino; quando il re di Gerusalemme Baldovino II°
assegnò loro come sede un palazzo presso il tempio di Salomone, presero il nome
di Miles Templi o Templari.
L’ordine era costituito da cavalieri nobili, fratelli laici, sacerdoti; il suo capo
aveva rango di principe ed era assistito da dignitari minori. I Templari trovarono
ben presto larga diffusione in Occidente, grazie all’appoggio di S.Bernardo che fu
il fautore dell’ordine di cui esaltò la pietà e lo spirito cavalleresco.
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Brindisi nel Tempo
Nel 1148 il pontefice assegnò ai cavalieri, come segno distintivo, un mantello
bianco con una croce rossa. A quell’epoca l’ordine si era ingrandito ed arricchito
grazie alle numerose donazioni, al punto tale che i templari erano diventati i
banchieri dei pellegrini; avevano anche il vantaggio di essere una banca
privilegiata facente capo unicamente al papa. A poco a poco abbandonata
l’ispirazione religiosa, l’ordine si trasformò in una vera e propria potenza politica
economica e attivamente inserita nelle lotte feudali e spesso in conflitto con i
sovrani.
Chiaramente la potenza economica dei Templari suscitò sospetti e desiderio di
sopraffazione da parte di re e principi, che più volte li avevano perseguitati e
avevano tentato di confiscare i loro beni. Ma tutto poi era rientrato per la
protezione pontificia.
La situazione rimase inalterata sia sotto gli Svevi che sotto gli Angioini. Nel
momento però che diventò pontefice Clemente V che, soggiogato da Filippo il
Bello aveva trasferito la sede papale da Roma ad Avignone, le cose cambiarono.
Filippo il Bello infatti con l’intenzione d’impadronirsi delle ricchezze dell’Ordine,
decise di distruggerlo ed indusse il pontefice ad iniziare un’inchiesta su di esso;
poi, senza aspettare il giudizio del papa Clemente V, fece arrestare i Templari che
furono costretti a confessare sotto tortura una serie di crimini. Molti Templari
francesi vennero condannati al rogo a Parigi. Si celebrarono processi in altre città,
fra cui Brindisi.
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Capitolo III
I templari a Brindisi: storia di un processo
I templari si stanziarono in Brindisi nel 1170; ebbero un tempio che
dedicarono a S.Giorgio, protettore dei naviganti e dei cavalieri. Essi dipendevano
da Barletta, primo centro dell’ordine. Divenuto ricco per le donazioni dei fedeli, in
breve tempo l’ordine divenne una potenza economica europea riscuotendo la
simpatia dei pontefici e l’odio dei principi. Finché fra potere temporale e potere
spirituale corsero buoni rapporti, i Templari godettero di privilegi; la situazione
mutò quando il rapporto fra Chiesa ed Impero entrò in crisi.
Iniziarono infatti per l’ordine persecuzioni e confische
dei beni. Anche la casa dei Templari di Brindisi, della quale
era priore un certo Frà Bonasenga subì la confisca, subito
revocata, per l’intervento del Papa. Eletto Papa Clemente V,
la Sede pontificia venne trasferita ad Avignone fra il
malcontento dei fedeli. Della nuova situazione ne approfittò
Filippo il Bello che, per impossessarsi dei beni dell’Ordine
non esitò a mandare sul rogo i Templari accusandoli di
eresia, idolatria e colpe nefande. Filippo il Bello riuscì anche a convincere il
pontefice della veridicità delle accuse contro l’Ordine. Così il papa, nell’intento di
difendere la Chiesa e la morale, ordinò che a carico dei Templari s’istruissero
processi. Così il Tribunale Ecclesiastico di Brindisi istruì senza esitazione, il
processo contro i Templari del regno di Sicilia.
Il processo ebbe inizio il 22 Maggio del 1310 nella chiesa di S.Maria del
Casale e fu presieduto da Bartolomeo, Arcivescovo di Brindisi, da Iacopo De
Carapelle, canonico di S.Maria Maggiore di Roma, e da inviati pontifici. Tutti i
Cavalieri del regno di Sicilia furono citati in giudizio, ma soltanto due di essi
comparvero; questi confermarono le accuse contro i cavalieri dell’Ordine.
Ascoltate le deposizioni dei due Cavalieri, il processo ebbe termine il 15 Giugno
del 1310, senza alcun verdetto di condanna o di assoluzione. Nessuna voce si era
levata in difesa dei Templari e Clemente V
purtroppo, non riuscendo a sottrarsi alle
insistenze di Filippo il Bello, ad un anno dal
processo di Brindisi, indisse a Vienna un
Concilio, invocato dai cavalieri Templari che
languivano in varie prigioni e speravano in
un loro riscatto. Le richieste dei Templari
non furono mai accolte. La sete di ricchezza
e la calunnia avevano vinto.
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Brindisi nel Tempo
Capitolo IV
I Crociati e le crociate a Brindisi
Crociati è il nome che si dava ai cristiani che partivano in Terra Santa per
combattere gli infedeli e liberare il Santo Sepolcro. Erano cosi chiamati per la loro
insegna: una croce rossa sul petto dell’armatura ;crociate furono dette le tante
spedizioni che, capeggiate da principi cristiani partivano dall’Europa per l’Africa.
Esse si tennero dal 1096 al 1291 e Brindisi in questi due secoli fu il più
frequentato porto di imbarco e di sbarco per crociati e pellegrini. A Brindisi
sorgevano cosi “ospizi per pellegrini” e “stazioni” per i cavalieri. Dal porto
partivano e tornavano navi pugliesi, veneziane, normanne, pisane e amalfitane; vi
si armavano e vi si riparavano le galee dell’ordine Gerosolimitano. A Pasqua e
nella festività di San Giovanni Battista salpavano speciali convogli, essendo
insufficienti i traffici normanni.
Brindisi per la sua posizione privilegiata e per le sue caratteristiche nautiche
così,. divenne “Porto del pellegrino”. E da Brindisi partì la VI Crociata.
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Essa fu organizzata da Federico II imperatore, erede di Giovanni di Brienne,
re di Gerusalemme per aver sposato nel 1228 in Brindisi, la figlia Iolanda. Per
l’occasione, una grandissima moltitudine di cristiani e di “Sacra Militia” si radunò
a Brindisi per ordine del Pontefice Innocenzo III e di Federico II. Per questo la VI
crociata è ritenuta la seconda in ordine di importanza, dopo la prima crociata
organizzata da Goffredo di Buglione. Ma è alla VII crociata che è legata la nostra
più importante tradizione religiosa: Il Cavallo Parato o festa del Corpus Domini.
I Papi delle Crociate più famose
Onorio III°
Innocenzo III°
Gregorio IX°
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Capitolo V
I Cavallo parato
La VII crociata fu intrapresa da San Luigi IX, re di Francia nel1248. Dopo
essere sbarcato in Egitto e occupato Damietta, questi venne sconfitto nel 1250 da
Saladino a Mensura e fatto prigioniero con i fratelli Carlo d’Angiò e Roberto
d’Artois.
San Luigi IX°
Per riavere la libertà, Luigi IX dovette restituire la cittadina di Damietta e
impegnarsi a pagare un grosso riscatto. Per procurarsi il denaro, rientrò a Brindisi
lasciando in pegno a Saladino il S.S. Sacramento che, per una speciale concessione
pontificia, egli era stato autorizzato a custodire nella sua tenda.
Pagato il riscatto, recuperato il Sacramento, Luigi IX salpò per far ritorno in
Francia. Ma dovette sostare a lungo a Cipro per un’ avaria alla nave; ripresa la
navigazione la stessa si incagliò presso uno scoglio poco distante dagli isolotti
delle Pedagne che, fu poi detto del Cavallo, a tre miglia dalla città di Brindisi.
L’Arcivescovo con tutto il Clero si recò con un cavallo bianco presso la nave e
scese in acqua per recuperare il Sacramento che, poi, fu depositato in Cattedrale,
dopo averlo portato in processione.
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La festa del Corpus Domini
Una tradizione che si perpetua nei secoli...
solo a Brindisi
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Seconda parte
L’architettura medievale
Le chiese e il Castello di Federico
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Architettura medievale
Lo sviluppo continuo dei centri politici - religiosi ed artistici dell'epoca
tardo antica (sec. III - VIII) influenzò l'architettura medioevale.
Il progressivo declino delle città episcopali occidentali del Tardo Antico fu
dovuto ad una serie di eventi politici ed economici variamente intrecciati.
L'avvento dell'Islam, (Maometto muore nel 632 d.c.) uno dei più importanti
fenomeni storici, promosse l'inizio dell'era medioevale in Occidente. La graduale
scomparsa del commercio mediterraneo ed il declino della potenza Bizantina
indusse il papato romano ad allearsi con gli uomini del feudalesimo francocarolingio, all'inizio dell'ottavo secolo.
I Benedettini anglosassoni attuarono la "colonizzazione" delle terre con
chiese dalla pianta rettangolare a copertura lignea, dotate di cori più stretti dalla
forma quadrata o rettangolare.
L'architettura medioevale fu un mutevole miscuglio di sopravvivenze e di
rinascenze originali. La valutazione di qualsiasi edificio di quest'epoca discende da
un'attenta analisi, nella quale vengono soppesati e distinti i diversi ingredienti.
Nel nord Europa l'architettura si sviluppò affrontando e risolvendo i
problemi presenti in un società che si evolveva. Nell'Europa meridionale, invece,
l'architettura continuò a procedere lentamente, costruendo chiese piccole, oscure,
assai solide, in parte o in tutto voltate, con contrafforti, absidi triple, transetti nani e
pilastri massicci; gli edifici quindi manifestavano una tecnica muraria cruda ma
strutturalmente efficace.
L'architettura medioevale in Italia, respirava ancora un'aria di antichità
paleocristiana: arcate su colonne con capitali antichi o conformati sull'antico,
mosaici, intarsi marmorei, tetto ligneo, facciata con timpano. Ma ad un esame più
accurato essa si rivelò non meno "romantica" dell'architettura normanna.
Il crescente complicarsi dell'articolazione romanica del dodicesimo secolo,
che suddivideva spazio, pareti e membrature in unità sempre minori, condusse ad
un inevitabile risultato: la chiarezza, ottenuta attraverso la giustapposizione di
ampi elementi geometrici venne perduta a favore di una sovrabbondanza di
dettagli; le superfici e gli spazi si fusero in un insieme riunificato.
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Capitolo I
S. Giovanni al Sepolcro
Forse già edificata nel VI sec. A.C., nell’ambito del processo di
evangelizzazione operato da San Leucio, e demolita a seguito delle distruzioni dei
Longobardi, la Chiesa di San Giovanni fu ricostruita, fra l’XI e il XII secolo, per
volere di Boemondo dell’Ordine Benedettino e, presumibilmente, fu usata quale
Battistero del Duomo.
Recenti scavi hanno portato alla luce, al di sotto del piano pavimentale della
Chiesa, resti di una domus romana con ricchi pavimenti musivi, risalenti al I sec.
a.C.
In un manoscritto del XVIII sec. così si descriveva l’edificio “… tiene figura
rotonda e vi sono in mezzo sei colonne di marmo con archi che sostengono il tetto
di canne e tegole; vi è un solo altare, una sepoltura, due fonti per l’acqua santa e
la sacrestia dietro il detto altare …”
La descrizione sottolinea la circolarità della chiesa e la sua originaria
funzione, che richiamano l’Anastasio di Costantino in Gerusalemme ed a soluzioni
architettoniche e stilistiche, legate ai viaggi normanni in Terra Santa.
All’esterno, la Chiesa presenta due portali di ingresso: uno, quello nel cortile è
databile al secolo XI risulta ornato, lungo gli stipiti in pietra gentile, con figure
zoomorfe entro formelle di gusto bizantino ed islamico. L’altro portale, che
costituisce l’accesso all’edificio e ha orientamento obliquo rispetto alla piazza, è
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databile al secolo XII e cioè al periodo della ricostruzione, con una nuova
funzione, nel tempio.
Il portale è racchiuso in un protiro retto da colonne con capitelli figurati e
basamenti a forma di leoni stilofori, soluzioni queste adottate anche nella basilica
di S.Nicola a Bari. Gli stipiti marmorei del portale sono scolpiti con figurazioni
antropomorfe e zoomorfe e con motivi floreali.
La copertura del Tempietto si presenta con tetto a falda sovrastata da un
tamburo per riprendere il motivo della copertura voltata a crociera cupoliforme,
retta dalle otto colonne con capitelli cubici, corinzi e figurati, raccordati fra loro da
archi. L’anello che si compone, cade lungo la stessa direttrice dei pilastri incassati
nella parete perimetrale e ha per vertice, il centro della parete sud-est, dove vi è il
sacello, con una nicchia fra due piccoli absidi e due colonne laterali con capitelli
corinzi.
Lungo le pareti laterali si leggono tracce di immagini di Santi databili al XIII
secolo.
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S. BENEDETTO
La chiesa con il chiostro e il campanile è un tipico esempio di arte romanica.
Eretta nel 1089, fu intitolata a Santa Maria Veterana, perché situata “in
civitate vetere”, cioè nella vecchia città.
E’ a pianta basilicale a tre navate divise da colonne con capitelli zoomorfi
(sculture che rappresentano animali) e corinzi.
La copertura della navata centrale è realizzata con volte a crociera
costolonata, a botte rampante invece, quelle delle due navate laterali. Il portale con
architrave figurato e con gli stipiti a decorazione uniforme (intreccio di vimini con
figure zoomorfe). Il prospetto è scandito da monofore bicrome e paraste, mentre la
parte basamentale è fatta risaltare da una cornice in marmo grigio.
L’annesso chiostro è stato costruito con materiale di risulta nel secolo XII, e
modificato ulteriormente nel secolo XVIII, quando fu coperto con l’attuale
struttura. È formato da un portico quadrifore in ognuna delle quali fanno spicco
colonnine marmoree con capitelli trapezoidali.
Il monastero demanializzato, era un tempo abitato, dalle monache di
S.Benedetto, che ebbero, sin dal tempo dei Normanni privilegi e rilevanti benefici
e possedimenti. La commenda di Tuturano era uno di questi.
Il campanile, nella parte superiore, per due lati è caratterizzato da una bifora
cieca al cui interno è “incastonata” una trifora; negli altri due lati vi è invece una
trifora cieca che “incastona” al suo interno sempre una trifora.
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S. LUCIA
Il sacro edificio, nella sua millenaria esistenza ha subito pesanti interventi di
ogni tipo che ne hanno stravolto la configurazione architettonica originaria.
Per “S. Lucia” oggi si intende comunemente la chiesa “superiore” mentre la
sottostante viene impropriamente denominata, anche nel linguaggio ufficiale,
“cripta”.
In realtà le cose non stanno proprio così. Il nome ufficiale del sacro edificio è
la “SS. Trinità”; quella popolare (tutt’oggi usata) di “S. Lucia” è iniziata a
comparire nel XV secolo per via di una immagine della Santa siracusana,
affrescata su una delle pareti interne.
Molti storici sostengono che la chiesa inferiore è collocabile nell’età
bizantina, in realtà il pregevole organismo architettonico è di chiara impostazione
romanica.
Dopo essere stata parzialmente distrutta nella metà del IX secolo, dalle orde
saracene, a noi sono giunte le parti strutturali più resistenti e, cioè la zona absidale
e le diaconie al completo.
Lungo il prospetto laterale di via Lata sono visibili gli stipiti dei finestroni del
matroneo di destra e nella parte bassa della facciata, due pilastri interni in
corrispondenza del presbiterio.
Intorno al Mille, i Bizantini ricostruirono la città e con essa la chiesa
romanica, con materiali di riutilizzo proveniente da altri edifici distrutti. Ciò è
riscontrabile nell’aspetto architettonico di oggi; le colonne presentano diametro
diverso, gli archi a tutto sesto, di materiale e manifattura greca, come anche i
capitelli.
Non è mai stata stabilita con certezza la data della costruzione della chiesa
superiore (attuale S. Lucia). Fu dovuta, dopo varie vicissitudini alla istituzione di
un convento di monaci, probabilmente Basiliani, fuggiti dalle regioni medio
orientali durante le persecuzioni iconoclastiche. Successivamente la chiesa fu sede
delle “monache bianche” dal
colore
dell’abito,
monache
Premonstratensi.
E’ chiaro, inoltre che la
chiesa superiore fu innestata su
quella inferiore in epoca tarda. Lo
dimostrano
chiaramente
la
diversa tecnica costruttiva che i
materiali impiegati. Sul prospetto
laterale è visibile l’innesto tra il
vecchio edificio, appartenente
alla chiesetta Bizantina, con
quello della chiesa successiva. Le
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macerie e i crolli, dovuti ai numerosi terremoti che devastarono Brindisi, non
venendo mai rimossi, costituirono poi una sorta di volume di riempimento che si
compattò con il tempo anche a causa delle precipitazioni meteoriche.
Anche il livello di via Lata, proprio per la sovrapposizione degli strati di
macerie risulta attualmente più alto di circa un metro e mezzo rispetto al
pavimento dell’antico tempio. Per questo, oggi è denominato “cripta”.
L’interno è a tre navate, divise a loro volta da quattro pilastri con archi alla
borgognona; il tetto è a capriate. Vi si conservano numerosi affreschi, vari stemmi,
un crocifisso ligneo cinquecentesco, dipinti quali Il martirio di Santa Lucia del
pittore locale Scatigno, il polittico Madonna del Dolce canto.
La cripta conserva i notevoli affreschi duecenteschi della Madonna in trono con
bambino e della Maddalena Mirrofora.
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SANTA MARIA DEL CASALE
La Chiesa di Santa Maria Bambina, nota come del Casale, fu scelta dal vescovo
brindisino Andrea Pandone agli inizi del secolo XIV come dimora estiva. Questi,
per ampliare la Cappella già esistente chiese al re di Napoli, Carlo II (1306), la
concessione di un terreno.
Intorno al 1320 Filippo d’Angiò, quarto figlio di Carlo II, sposò in seconde
nozze Caterina Valois, imperatrice di Costantinopoli.
Fu grazie alla generosità di questi due principi, che sorse, sui ruderi della
vecchia cappella, la nuova chiesa che ne conservò l’antico nome.
Interessante è la facciata: di notevole gusto cromatico nei sottili motivi
geometrici, ottenuti alternando il carparo e la pietra bianca locale; questa
caratteristica che si riscontra anche nelle arcate che corrono lungo il muro
perimetrale.
La porta d’ingresso è sormontata da un protiro pensile che caratterizza e
movimenta tutta la facciata. L’interno, ad unica navata, è a croce latina e prende
luce da grandi monofore.
L’ampio arco che unisce il transetto alla navata, riprende la bicromia esterna.
I capitelli delle semicolonne dell’arco di trionfo rappresentano due coppie di
leoni e due di draghi.
Le pareti sono quasi interamente coperte da affreschi; sulla controfacciata è
il Giudizio Universale, dipinto da Rinaldo da Taranto fra il 1310 e il 1320; vi sono
inoltre raffigurazioni votive, insegne araldiche, figure di principi, di guerrieri, di
crociate, di madonne e di santi.
Nella chiesa di S.Maria al Casale si svolse il famoso processo ai Cavalieri
Templari.
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Affreschi di Santa Maria del Casale
Giudizio Universale di Rinaldo da Taranto
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IL CASTELLO DI FEDERICO
Situata in posizione strategica nel Mediterraneo, Brindisi dai primi secoli
dell’epoca romana fu il più frequentato porto ed il più importante scalo
commerciale e militare dell’Adriatico.
Federico II, in attesa di recarsi col suo esercito in Oriente per la VI crociata, vi
fece erigere, sulla sponda del seno di levante del porto, un poderoso castello a
pianta trapezia, previa demolizione parziale di preesistenti fortificazioni sveve e di
una chiesa intitolata a “S. Maria dei Teutonici”. Nella costruzione vennero
impiegati materiali di risulta di tali edifici ed altri di epoca romana.
Il castello federiciano consisteva in una altissima piazzaforte quadra con
poderosi torrioni angolari e circondata da un largo e profondo fossato, eccetto che
sulla parte bagnata dal mare.
Gli Angioini, nel 1268, si sostituirono agli Svevi; essi abbellirono la città,
costruirono il primo nucleo del Castello Rosso sull’isola situata di fronte
all’imboccatura del porto e rafforzarono ulteriormente il più antico Castello per
prevenire le eventuali incursioni dei Greci e degli Albanesi che avevano assediato
Durazzo nel 1273-1274.
Il Castello fu ampiamente ingrandito e rimaneggiato dagli Aragonesi nel
1425; ulteriore ampliamento del Castello fu realizzato da Ferdinando I, mediante la
costruzione di un grandioso antemurale tutt’intorno al fossato federiciano. Con
solidissime volte, fu ricoperto l’antico fossato, creando dei vastissimi sotterranei.
Al di sopra di essi, larghi cortili rettangolari separano oggi la nuova mutazione
dalla struttura sveva.
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Vennero in seguito costruiti i quattro poderosi torrioni cilindrici angolari,
notevolmente aggettanti rispetto alla linea degli antemurali per permettere il tiro
incrociato delle artiglierie; un nuovo fossato più ampio e profondo circondò il
complesso.
L’ultimo periodo, in cui furono operate modifiche al Castello, fu intorno al
1810; al tempo di Gioacchino Murat fu adibito, infatti, a penitenziario per cui
l’adattamento comportò l’aggiunta di una nuova ala ed alcune modifiche.
Attualmente di proprietà del Demanio dello Stato, il Castello ospita il
Comando Militare della Marina.
All’epoca del riassetto spagnolo, risalgono i tre stemmi apposti sulla facciata
Sud del cortile interno del nucleo federiciano. Il più grande, situato in alto è di
Carlo V, riconoscibile per l’aquila bicipite, il collare del “Tonson d’oro” e per i
numerosi settori, fittamente incisi e recanti tutti i blasoni di cui era erede la
famiglia di Spagna. Il secondo stemma, circondato da una rosa di cannoni si
riferisce a Ferdinando d’Alarçon che, per volontà di Carlo V aveva fortificato il
Castello e la cittadina. Il terzo è il ben noto stemma della famiglia Caracciolo dal
caratteristico leone rampante azzurro dalla lingua rossa su fondo oro.
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E ora camminiamo…
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…per la Brindisi medievale
La nostra camminata “turistica” ha inizio dal lungo mare Regina Margherita
dove troviamo l’antico palazzo darsena dei cavalieri Templari, recentemente
ristrutturato, adibito a Casa del Turista. Salendo la grande scalinata è possibile
ammirare una delle due Colonne Romane (dell’altra non restano che il
Basamento ed un elemento del fusto, il rocchio).
Da tutti conosciute come terminali della Via Appia, furono probabilmente
fatte costruire da Giustiniano nel 527 d.C.. Nel 1528 la seconda Colonna cadde e
successivamente venne trasportata nel 1660 a Lecce.
Sul piazzale delle Colonne Romane si può scorgere una lapide che ricorda il
luogo dove sorse la casa di Virgilio, famoso poeta latino che la tradizione
medievale vuole abbia soggiornato a lungo a Brindisi.
Dopo aver percorso via Colonne e attraversato l’arco ogivale della torre
campanaria si giunge in piazza Duomo, dove è possibile ammirare, alla nostra
sinistra, la Cattedrale; la prima pietra venne posta da Papa Urbano II nel 1089, la
sua costruzione terminò nel 1143.
In questa chiesa fu celebrato nel 1225 il matrimonio di Federico II con
Jolanda di Gerusalemme. Della originale costruzione, ovvero la Basilica di
S.Giovanni Battista, sono visibili all’interno i resti del mosaico, pavimento
musivo voluto nel 1178 dall’Arcivescovo francese Guglielmo.
Alla nostra destra invece c’è il portico dei Templari, che è inglobato nella
sede del Museo Provinciale “F. Ribezzi”.
Nella piazza è visibile la magnifica Loggia Balsamo, esempio di architettura
medievale e anticamente sede della zecca (sec. XIV).
Procedendo per via Tarantini e imboccando via Santabarbara, vedremo
aprirsi dinnanzi ai nostri occhi il Tempio di S. Giovanni al Sepolcro. Il tempio fu
fatto erigere nel sec. XI da Boemondo d’Altavilla, prima di partire da Brindisi
con i suoi crociati. Ridotto quasi a rudere nel corso dei secoli, fu restaurato nel
secolo scorso e adibito a Museo dal 1850 al 1955. Oggi, il tempio pur avendo
perso l’originaria semplicità e bellezza ha un notevole interesse turistico
culturale. Il tempio è costruito in conci di tufo carparo ed è a pianta circolare; si
accede all’interno attraverso il protiro composto da colonne che poggiano su due
leoni stilofori; nell’interno le pareti sono affrescate con immagini di Santi e scene
del nuovo e vecchio Testamento. Al termine della citata via Santabarbara, si
sbocca in via S. Benedetto che prende il nome dall’omonima Chiesa.
S. Benedetto è uno dei più bei monumenti sacri della città dell’undecesimo
secolo con annesso chiostro quadrangolare, intorno al quale corre il porticato a
quadrifore con esili colonnine trapezoidali.
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Brindisi nel Tempo
Oltrepassata la vicina via S.Margherita si giunge a Porta Mesagne. Ad est si
può intravedere il leggendario castello di Federico mentre ad ovest, procedendo
per via dei Carpentieri si incontrano i Bastioni della cinta muraria.
Al termine di uno dei bastioni, Bastione S.Giacomo, c’è Porta Lecce;
attraverso un intrigo di viuzze che fanno parte della contrada antichissima di
monte Cristo, si giunge alla chiesa della SS.Trinità o di S.Lucia di stile romanico.
La chiesa sorge su un piano rialzato di quasi due metri dal livello stradale e
sovrasta l’antico tempietto risalente al settimo secolo; interessante è la cripta
omonima a cui si accede attraverso una scalinata, posta nella navata destra.
L’interno della cripta con volte a crociera è divisa in tre piccole navate da quattro
esili colonne sovrastate da capitelli con decorazioni a tralci germoglianti. Le
pareti sono decorate da affreschi bizantineggianti.
Ripercorrendo la cinta muraria, e quindi, dirigendoci verso il Castello di
Federico ci troveremo in via Provinciale S.Vito. Dopo un breve tragitto
potremmo ammirare la Fontana Tancredi che, sfruttando l’antico acquedotto
romano, fornì ai crociati la riserva d’acqua prima di imbarcarsi per la Terra
Santa.
Posta a due chilometri dal centro abitato, nella zona Casale, oggi a ridosso
dell’aeroporto, troviamo la Chiesa di S.Maria del Casale.
La chiesa era già costruita nel 1310; fu eretta nello stesso luogo dove
sorgeva una cappelletta dedicata a Maria, protettrice dei naviganti. Interessante è
la facciata di notevole pregio e di effetto cromatico ottenuto alternando il carparo
alla pietra bianca locale. L’ingresso è sormontato da un protiro pensile che
caratterizza e movimenta tutta la facciata. L’interno ad unica navata, è a croce
latina e prende luce da grandi monofore. I capitelli delle semicolonne dell’arco
absidale rappresentano figure antropomorfe (due leoni e due draghi). Le pareti
sono coperte da affreschi. Sulla controfacciata è raffigurato il Giudizio
Universale, dipinto da Rinaldo da Taranto fra il 1310-1320.
A conclusione dell’itinerario il ritorno alla città può anche avvenire per via
mare, cogliendo l’opportunità di ammirare Brindisi nel suo splendore.
Brindisi medioevale 29
Brindisi nel Tempo
Brindisi Medioevale
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BBrriinnddiissii
Alla stesura di questo lavoro, molto ha contribuito l’impegno, la volontà e la determinazione
degli studenti del corso I e IIL.
Guidati dalla docente Maria Gatti e dall’esperto arch. Paolo Capoccia gli studenti hanno
stilato una brochure sulla Brindisi medievale, attingendo tutta la relativa documentazione
storica ed architettonica da testi e da ricerche telematiche.
Gli studenti hanno inoltre dimostrato di saper sviluppare dinamiche di marketing, di elaborare
graficamente il prodotto adoperando correttamente le tecniche del software.
Il Dirigente Scolastico
Vladimiro Caliolo
PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE
“LA SCUOLA PER LO SVILUPPO”
Cod.progetto 3.2 - 2003 – 167
RISORSE DEL TERRITORIO E SVILUPPO TURISTICO CULTURALE
Progetto grafico Francesco Zarcone
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