Comunità parrocchiale “S. Maria Nascente” - Coccaglio Missione Parrocchiale 2004 - Un Popolo in Missione Itinerario per i Centri d’Ascolto –2° anno 2005 - 2006 I – VIVERE LA COMUNITÀ 2- “QUESTO È IL MIO COMANDAMENTO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI COME IO HO AMATO VOI” (Gv 15,12-17) Canto: Come un soffio Introduzione L’altra volta abbiamo toccato il culmine della Rivelazione: - chi è Dio: Trinità, quindi, Amore. Perciò - chi è l’essere umano, fatto a sua immagine Dio ci viene rivelato come Trinità – Amore e, perciò, ci viene comandato l’amore. Gesù mette qui le radici dell’essere comunità-Chiesa. Perciò questo è un aspetto di estrema importanza, al quale il Maestro ha dedicato tutta la sua attenzione, ha messo in opera tutta la sua arte di educatore: era venuto solo per questo. Siamo prossimi a celebrare la sua prima venuta (Natale, Epifania): si è fatto uomo per questo. Poiché parlare dell’amore, quello vero, quello vissuto, insegnato e comandato da Gesù, è dono dello Spirito santo, invochiamolo. PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO Dio nostro, Padre della luce, Tu hai inviato nel mondo tuo Figlio, Parola fatta carne per mostrarti a noi uomini. Invia ora il tuo Spirito santo su di noi, affinché possiamo incontrare Gesù Cristo in questa Parola che viene da Te, affinché lo conosciamo più intensamente e, conoscendolo, lo amiamo più totalmente, pervenendo così alla beatitudine del Regno. Amen. Canto: Questo è il mio comandamento Lectio - Meditatio L’insegnamento di Gesù comincia con il portare a compimento la Legge data da Dio attraverso Mosé: “Avete inteso che fu detto.... ma lo vi dico...” Egli porta l’atteggiamento dell’uomo verso i suoi simili dal negativo (“non uccidere, non rubare”), al positivo: “Amate i vostri nemici”. a) Dal Vangelo secondo Matteo (5, 23-24) Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Cosa significa questo brano? Vuol dire che nel rapporto con Dio il nostro rapporto con il prossimo è importante. Gesù sta parlando a degli Ebrei per i quali la più alta espressione religiosa era il culto, cioè l’offerta a Dio. Gesù dice: “Prima di presentarti a Dio devi aver stabilito una fraternità con il fratello, superando quelle fratture che ci sono non solo quando sono io a mancare verso mio fratello, ma anche quando è mio fratello che manca nei miei confronti. Questo insegnamento di Gesù è un passaggio fondamentale per arrivare al Comandamento dell’amore. Si esige un cambiamento di mentalità: non più Dio – io ma Dio - noi. Gesù ci chiama ad essere Chiesa, comunità. Ci dice che nel nostro rapporto con Dio gli altri sono determinanti Non è proprio questo il rimprovero che molti fanno ai cristiani, per prendere poi la scusa: “Se devo andare in chiesa e poi essere come lui, è meglio non andare”. Nella mentalità di Gesù è essenziale andare a Dio nell’accordo con gli altri, in comunione. Pensiamo al sostanziale individualismo nel vivere la fede, la preghiera. Anche la Messa: è più una somma di singole individualità che una comunità: persone che sono lì consapevoli di essere unite le une alle altre dallo stesso Spirito, figli dello stesso Padre, fratelli e sorelle in Cristo Gesù. b) Dal Vangelo secondo Matteo (5, 33-37) 33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. Il giuramento serve quando l’altro non ti crede o tu hai detto il falso. Gesù dice: Il giuramento tra voi deve essere superfluo; infatti il tuo parlare sia sì, sì, no, no, ciò che è di più viene dal maligno, perché viene dalla diffidenza o da una tua mancanza di verità. È negativo che ci siano queste cose nel rapporto tra fratelli e sorelle, discepoli del Maestro e perciò è negativo dover ricorrere al giuramento. Gesù ci vuol dire: vivete così intensamente e comunitariamente, da rendere inutili queste forme. È il secondo passo verso il comandamento dell’amore: superamento della diffidenza, per uno stile di verità che genera fiducia (che è l’anti – diffidenza). Naturalmente, il giuramento giuridico (richiesto, per es., in tribunale) non rientra in questo discorso. c) Dal Vangelo secondo Matteo (6, 12) E rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, In questa frase della sua preghiera, Gesù ci insegna a chiedere di essere capaci di perdonare gli altri nella medesima misura in cui Dio perdona noi. È il 3° passo verso il comandamento dell’amore: il perdono. Notiamo quel come. Lo ritroveremo tra poco, proprio nel comandamento dell’amore. d) Dal Vangelo secondo Giovanni (15,12-17) 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. comando: amatevi gli uni gli altri. 17Questo vi Il passo decisivo dell’amore al prossimo, e del collegamento che esiste tra di noi, Gesù ce lo svela nell’ultima Cena, cioè nel momento in cui “inventa l’Eucaristia”: “Questo è il mio comandamento, amatevi gli uni gli altri come (v. sopra) io vi ho amato”. - La prima novità che si presenta in questa nuova espressione dell’amore del prossimo è che non solo Gesù dice che è il massimo comandamento ma che è il suo comandamento per eccellenza. Si usava spesso allora chiedere qual era il comandamento più grande - questo distingueva i vari maestri - e quindi i loro discepoli. Il Comandamento Nuovo è tipico di Gesù, è il suo comandamento; è chiaro quindi che questo sarà anche il distintivo dei suoi discepoli: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13, 35). Non è più sufficiente una cordialità o simpatia umana, non basta l’affetto sensibile, né una filantropia. L’amore umano non basta più. Dobbiamo amare come Gesù ama! - Ci poniamo una domanda: Perché Gesù lo chiama “Nuovo Comandamento”, “Mio Comandamento”? Questo comandamento, che è tutto nell’amore reciproco, svela la natura cioè la vita della Trinità (v. incontro dell’altra volta) L’amore è tale solo quando è reciproco. Il Figlio ama il Padre e reciprocamente, nello Spirito Santo. Il nostro amore per il prossimo non sarà pieno, se non sarà scambiato con altri discepoli di Gesù. Il mio legame con il prossimo, la sua necessità appaiono sempre più chiaramente: - Da solo non potrò attuare il Comandamento tipicamente cristiano: soltanto nella Comunità potrò viverlo e realizzarlo nella sua compiutezza. - Non solo quindi il mio amore a Dio - Non solo il mio amore al prossimo - ma un amore reciproco, un amore tra me e te che sia Dio tra me e te. Noi non possiamo andare a Dio da soli, ma dobbiamo andarci insieme con Dio tra noi. È questa la natura profonda della Chiesa Cristiana. Capaci cioè di dare il tutto per il fratello, capaci di morire l’uno per l’altro. È chiaro che un amore così grande lo può avere solo Gesù in me, solo Gesù in te. Per questo i discepoli che si amano così dicono al mondo la presenza di Dio: “Crederanno perché vi amate reciprocamente”. Contemplatio La morale dell’Antico testamento è prevalentemente negativa: Non fare il male. Anche la mia morale è così? Penso anch’io che sia sufficiente non fare il male, i peccati, per essere vero discepolo/discepola del Signore Gesù? Tante volte pensiamo di essere a posto solo perché non facciamo determinate cose che non si devono fare. Se la nostra morale consiste solo in questo, allora siamo ancora fermi all’Antico Testamento. Gesù ci insegna che siamo tutti collegati. Dio non sa che farsene di un atto di culto compiuto da un cuore pieno di rancore che non vuole chiedere o offrire il perdono. Ne sono convinto/a? Mi sono mai trovato/a in questa situazione? Quali sono le difficoltà che ho provato? Il modo con cui entriamo in rapporto con gli altri, fa parte del nostro culto (o non culto) a Dio. Nel nostro rapporto con Dio, Gesù ci ha detto che gli altri sono determinanti: amare il prossimo, vivere in comunione con esso non è facoltativo. Ho pensato ancora a quante Messe vissute con il rancore nel cuore, quante comunioni sacrileghe, se ho ricevuto l’Eucaristia sapendo che qualcun ha qualcosa contro di me? Riusciamo a fare la comunione come se nulla fosse, quando siamo in questa situazione? Mi è successo ancora di fare quello che Gesù insegna nel primo brano di Vangelo? Cosa mi ha spinto a farlo? Come ho fatto a trovare la forza per riuscirci? Sono facile a giurare? C’è relazione tra il nostro amore verso Dio, il nostro rapporto con Lui e il nostro rapporto con gli altri? Il culto verso Dio e l’amore verso il fratello sono la stessa cosa. Infatti non puoi dire di amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi (s. Giovanni, 1a Lettera). La nostra preghiera dovrà essere espressione della nostra comunione tra noi. Gesù ci fa capire sempre di più che siamo tutti collegati: siamo comunità. Dobbiamo stare di fronte a Dio consapevoli che Egli abbraccia con il suo sguardo ogni essere umano: pensiamo al noi del Padre nostro. Qual è la misura dell’amore reciproco che Gesù ci indica? Come lo ho amato voi: è la misura del suo amore. È quel famoso come. Conclusione Avevamo notato che: - non si può andare a Dio se non insieme; - che con il prossimo dobbiamo comportarci in una certa maniera; - che non si può vivere da soli il più grande comandamento in tutta la sua pienezza. Adesso Gesù comincia a darci la spiegazione di questo: - siamo come un’unica pianta - vivono della stessa vita sia i fedeli fra loro, sia i fedeli con Cristo. Qui c’è bisogno di una conversione, dobbiamo amare da Dio e l’amore di Dio è relazione. Guardiamo la nostra vita e concludiamo che da ora solo l’Amore scambievole troverà spazio nel nostro cuore. Proponiamoci una cosa: cogliere l’occasione delle festività in arrivo per alzare la cornetta del telefono e progere gli auguri a qualcu con cui siamo in discordia o che lo è con noi. Padre nostro. PREGHIERA - O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per Cristo Nostro Signore. Amen.