UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE 1. IL SISTEMA SOLARE: L’ORIGINE La Terra fa parte del SISTEMA SOLARE, un insieme di corpi celesti che ruotano attorno al Sole. La scienza che studia l’origine e l’evoluzione del Sistema Solare è la cosmogonia. Fin da XVI secolo la maggioranza degli scienziati era convinta che la Terra si trovasse al centro dell’Universo, fermo ed immobile e che tutti i corpi celesti ( Sole, Luna, stelle e pianeti) le girassero attorno descrivendo orbite più o meno complesse. Questo modello, detto modello geocentrico, era stato proposto dall’astronomo e geografo alessandrino Claudio Tolomeo nel II sec. d.C. (in suo onore fu detto anche modello tolemaico) e si accordava con le idee dei grandi filosofi greci, in particolare con quelle di Aristotele, la cui autorità era allora indiscussa. Nel 1543 l’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473- 1543) ipotizzò un nuovo modello in cui era invece il Sole a trovarsi immobile al centro dell’universo, mentre la Terra e i pianeti gli ruotavano attorno descrivendo orbite circolari. Questo modello detto modello eliocentrico, era per quel tempo rivoluzionario e fu combattuto da un gran numero di oppositori anche se oggi sappiamo che era esatto almeno su un punto fondamentale ovvero che è proprio la Terra, assieme ad una moltitudine di corpi celesti appartenenti al Sistema solare, a muoversi attorno al Sole. I primi tentativi di spiegare la formazione del Sistema Solare risalgono all’epoca dell’”entrata in vigore” del modello eliocentrico, grazie alle osservazioni di Galileo Galilei che, grazie al suo cannocchiale, poté osservare direttamente il comportamento dei pianeti, notarne l’irregolarità delle superfici e scoprire addirittura che attorno a Giove ruotavano quattro piccoli pianeti: se questo accadeva per Giove era ancor più credibile che gli altri pianeti ruotassero attorno al Sole! Nello stesso tempo Keplero ( Johannes Kepler) descrisse matematicamente, con le sue tre leggi ( di cui rimandiamo la discussione) il moto dei pianeti. Citeremo ora, in particolare la 1a Legge “ L’orbita di un pianeta è un’ellisse di cui il sole occupa uno dei fuochi”. Questa legge fu una grande vittoria della ragione scientifica sui pregiudizi religiosi. Infatti si riteneva, fin dall’antichità, che i corpi celesti, per loro natura immutabili e perfetti, dovessero necessariamente avere delle orbite circolari poiché sfera e circolo erano considerate forme geometriche perfette. Anche Copernico fu vittima di questo pregiudizio e la grandezza di Keplero sta nell’aver accettato i risultati dell’osservazione. Tuttavia Keplero non riusciva a spiegare il perché di questi comportamenti enunciati nelle sue leggi. La risposta fu fornita ottant’anni dopo, nel 1687 da Isaac Newton che enunciò la legge della gravitazione universale. L’ ipotesi più accreditata sull’origine del Sistema Solare – abbozzata già nel 1629 dal filosofo francese René Descartes ( noto come Cartesio) e ripresa nel 1729 da Pirre Simon de Laplace, matematico francese che si ispirava alle idee del filosofo tedesco Immanuel Kant - viene detta ipotesi unitaria, in quanto suppone che tutto il Sistema Solare si sia originata contemporaneamente da un’unica massa di gas interstellare ( una nebulosa). Questa teoria andò incontro ad alterne fortune finché, integrata nel nostro secolo da altre misure ed osservazioni astronomiche, è diventata l’ipotesi più attendibile. Secondo al teoria oggi più accettata, il sistema Solare si sarebbe formato 4,6 miliardi di anni fa effettivamente da un’enorme nebulosa derivata dalla catastrofica esplosione di una stella preesistente ( supernova). La nebulosa ( ammasso di materia interstellare, visibile. Le più note sono quelle diffuse, cioè le nubi di gas e polvere che popolano la nostra e le altri galassie) doveva essere costituita prevalentemente da idrogeno ed elio oltre a piccole quantità di tutti gli altri atomi che si trovano ancora oggi sulla Terra. 1 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE La nebulosa in lenta rotazione avrebbe cominciato a contrarsi per effetto della forza di gravità e ruotando su se stessa sempre più velocemente avrebbe assunto la forma di un disco del diametro di 10 ⋅ 109 km). Successivamente il disco si sarebbe differenziato in un centro denso che conteneva la maggior parte della massa della nebulosa originaria e, per effetto della forza centrifuga, in una serie di anelli concentrici disposti tutti attorno e contenenti solo una piccola parte dell’aggregato originario di gas e polveri. Il centro della nebulosa avrebbe continuato ad accumulare materiale e a riscaldarsi formando un centro denso e dando origine ad una protostella. Mentre nell’anello che circondava la protostella le particelle di polveri, gas e ghiacci collidevano e si saldavano fra di loro in corpi sempre più grandi detti planetesimi, che a loro volta si unirono fino a formare i protopianeti di composizione chimica variabile a seconda della loro distanza dal centro della nebulosa; nella zona più vicina al centro erano composti prevalentemente da materiali rocciosi e metallici, nella parte media da materiali rocciosi e ghiaccio (acqua e ammoniaca) e pochi metalli, mentre nella parte più lontana da ghiaccio, ammoniaca e metano. I pianeti con massa sufficientemente grande erano in grado di trattenere un’atmosfera ( a causa della maggior forza di gravità) formata essenzialmente da idrogeno ed elio. I protopianeti, catturando i residui di materia presenti nella loro orbita, si sarebbero accresciuti fino a diventare i pianeti attuali. Nel frattempo il 90% del materiale della nebulosa originaria si andava accumulando nel nucleo formando il protosole, che andava contraendosi; ad un dato momento esso raggiunse una densità ed una temperatura tali che al suo interno cominciarono a svolgersi reazioni nucleari, con produzione di enormi quantità di energia. La nascita del Sole e le reazioni termonucleari sprigionarono un’enorme quantità di particelle ionizzate, radiazioni ed energia, provocando un impetuoso vento solare che spazzò via il pulviscolo e i planetesimi ancora presenti nello spazio. La proterra cominciò a riscaldarsi e a liberarsi dall’involucro di gas che l’avvolgeva. Inoltre iniziò a contrarsi liberando energia sotto forma di calore che, insieme al calore liberato dalle reazioni nucleari e a quello prodotto dal violento impatto dei corpi che cadevano su di essa, provocò un aumento della temperatura fino alla fusione di gran parte del pianeta. 2 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE Chiaramente questa è solo un’ipotesi ma vi sono diverse prove significative per sostenerla: 1) tutti i pianeti, tranne due, ruotano nello stesso verso 2) tutti i pianeti, tranne uno, ruotano su un piano pressappoco identico; 3) su tutti i pianeti sono ancora oggi crateri di impatto, che testimoniano una caduta di meteoriti più intensa di quella attuale, probabilmente causata dal vento solare provocato dall’accensione del Sole. Attorno a 4,6 miliardi di anni fa la Terra era costituita da una massa incandescente di magma indifferenziato che ruotava su se stesso. Con il disperdersi nello spazio del suo calore, la sfera infuocata cominciò a raffreddarsi. Mentre la temperatura scendeva si verificò la separazione dei materiali seconda della loro densità; al centro della Terra si formò un nucleo (Ni – Fe) composto dai materiali più pesanti (metalli) mentre i materiali più leggeri (silicati) rimasero in superficie e raffreddandosi formarono le rocce della prima crosta terrestre. Nel corso di milioni di anni successivi questa crosta fu modificata dai magmi racchiusi al suo interno e alterata dal contatto con i gas dell’atmosfera primordiale (CH4,NH3, H2, H2O che si liberavano dalla profondità della crosta). Un ulteriore abbassamento della temperatura della crosta diede poi inizio ad una nuova fase della storia del nostro pianeta: per condensazione del vapore acqueo si formò l’idrosfera e con essa si avviarono i lenti processi di erosione delle rocce e di deposizione dei sedimenti. 2. I CORPI CHE FORMANO IL SISTEMA SOLARE SOLE – E’ una stella, cioè un corpo che emana luce propria, grazie alle reazioni che si svolgono nel suo interno da circa 4,6 miliardi di anni. PIANETI – Ci sono 8 pianeti. Non emettono luce propria ma vengono illuminati dal Sole e risplendono nel cielo perché riflettono verso la Terra una parte della radiazione che li investe. I pianeti del Sistema Solare possono essere divisi in due gruppi: i pianeti di tipo terrestre ovvero quelli più vicini al Sole (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e i pianeti di tipo gioviano (Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Da questa distinzione rimane escluso Plutone, per lungo tempo considerato il nono pianeta, il pianeta più lontano dal Sole e scoperto nel 1930 in base a calcoli matematici perché difficilmente osservabile dalla Terra; esso infatti presenta caratteristiche, come le minori dimensioni rispetto ad altri pianeti ed un’orbita molto inclinata, tali da ipotizzare che la sua origine sia esterna al Sistema Solare. Esso è da ritenere piuttosto un grande asteroide. 3 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE PIANETI DI TIPO TERRESTRE (hanno in comune con la Terra le piccole dimensioni e la composizione rocciosa) • • • • • • • Hanno dimensioni relativamente piccole. Differiscono tra loro per la grandezza e la distanza che li separa dal Sole. E dalla distanza dal sole dipende la quantità di energia che raggiunge ciascun pianeta e quindi la sua temperatura. Hanno elevata densità ( in media circa 5 volte quella dell’acqua) Sono formati prevalentemente da materiali rocciosi A causa della massa modesta la loro forza di attrazione gravitazionale è bassa e quindi presentano un’atmosfera, quando presente, piuttosto rarefatta (ad eccezione di Marte che risente fortemente dell’attrazione esercitata dal Sole) Possiedono acqua, sotto forma di vapore sul pianeta Venere, sotto forma di ghiaccio su Marte). Ma l’abbondanza di acqua allo stato liquido, condizione indispensabile per lo sviluppo degli esseri viventi, rimane una caratteristica solo della Terra. Sono tutti visibili ad occhio nudo dalla Terra. Ad eccezione della Terra che ha un satellite (la Luna) tutti gli altri non hanno satelliti. Terra Venere Marte 4 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE pianeta Mercurio Venere Terra Marte n° satelliti 0 0 1 0 periodo di rivoluzione 88 giorni 225 giorni 365 giorni 687 giorni periodo di rotazione anelli 59 giorni 243 giorni 24 ore 24 ore e 40 minuti PIANETI DI TIPO GIOVIANO • • • • • Hanno grandi dimensioni: sono i giganti del Sistema Solare e sono i più lontani dal Sole; sono separati dai pianeti di tipo terrestre dalla fascia degli asteroidi, corpi rocciosi di modeste dimensioni dei quali solo sei hanno un diametro superiore a 300 km. Hanno bassa densità ( in media 1,2 volte quella dell’acqua) Sono composti prevalentemente da gas come idrogeno, elio, metano e ammoniaca, anche se le bassissime temperature causate dalla grande distanza dal Sole determinano la solidificazione dei gas presenti su Urano e Nettuno. Presentano una piccola percentuale di materiale roccioso al loro interno A causa della massa elevata hanno un’intensa forza di attrazione gravitazionale e quindi presentano un’atmosfera molto densa Hanno in comune la caratteristica di possedere una cerchia di anelli formati da ghiaccio e frammenti rocciosi e numerosi satelliti che orbitano attorno. ( Le informazioni sulle caratteristiche di questi pianeti e sui loro satelliti sono stati raccolti dalle sonde spaziali russe ed americane). pianeta Giove Saturno Urano Nettuno n° satelliti 16 8 periodo di rivoluzione 12 anni 30 anni 84 anni 165 anni periodo di rotazione 10 ore 10 ore anelli alcuni numerosi alcuni 3 5 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE SATELLITI – Sono corpi celesti di dimensioni più piccole di quelle dei pianeti, intorno ai quali orbitano descrivendo orbite ellittiche. La Terra ha un unico satellite che è la Luna, mentre i satelliti del Sistema Solare sono in tutto una sessantina, per lo più appartenenti ai pianeti di tipo gioviano. ASTEROIDI – Sono corpi rocciosi di forma irregolare e di dimensioni variabili, da centinaia di km ( ad es. Cerere d = 940 km) a qualche centinaio di metri: le loro orbite sono in gran parte comprese tra quelle di Marte e di Giove. Oggi si conoscono circa 40 000 asteroidi, ma ogni 4 minuti se ne scopre uno nuovo; si stima che ne esistano da qualche centinaio di migliaia ad un milione circa. METEORE - Sono frammenti solidi, di dimensioni fino a qualche decina di metri, vaganti nel Sistema Solare. se vengono attirate verso la superficie della Terra dalla forza di gravità diventano incandescenti a causa dell’attrito con l’aria e bruciano lasciando dietro di sé una scia luminosa ( le cosiddette stelle cadenti). Talvolta una meteora di massa consistente può non essere consumata del tutto e può raggiungere la superficie terrestre: i frammenti che raggiungono la Terra sono chiamati meteoriti e il loro impatto con la superficie terrestre genera dei crateri meteoritici. COMETE – Sono corpi di massa relativamente piccola costituiti molto probabilmente da un miscuglio di gas ghiacciati, polveri e rocce aggregati in blocchi di qualche km di diametro. Le comete risiedono nella fascia di Kuiper, appartenenti all’orbita di Plutone, e nella nube di Oort che si estende ben oltre l’orbita di Plutone. Di tanto in tanto vengono spinte all’interno del Sistema Solare e iniziano ad orbitare attorno al Sole trovando una temperatura sempre più alta. Intorno ad un nucleo centrale si forma un alone rarefatto e luminoso, la chioma. Il riscaldamento fa evaporare rapidamente i gas congelati liberando particelle di polvere; questi materiali leggeri che sfuggono dalla cometa vengono sospinti dal vento dando origine ad una coda leggermente ricurva che può essere lunga anche dieci milioni di km e rivolta in direzione opposta al Sole. 3. LE LEGGI DI KEPLERO: COME SI MUOVONO I PIANETI La risposta alla domanda “Come si muovono i pianeti attorno al Sole?” si trova nelle leggi di Keplero, astronomo tedesco (1571 – 1630), che descrivono appunto il moto dei corpi celesti nel Sistema Solare. Tuttavia egli non riuscì a comprendere quali forze li costringessero a muoversi secondo queste leggi. 6 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE 1a LEGGE – L’orbita di un pianeta è un’ellisse di cui il Sole occupa uno dei fuochi In altre parole, poiché l’orbita ha forma ellittica e non circolare come sosteneva Copernico, la distanza di un pianeta dal Sole non è sempre la stessa ma varia nel suo moto di rivoluzione. Il punto in cui il pianeta si trova più vicino al Sole si chiama perielio, mentre il punto più lontano è detto afelio. Tali punti sono generalmente chiamati apsidi e la linea che li congiunge prende il nome di linea degli apsidi. A pianeta B il Sole occupa uno dei due fuochi afelio F1 linea degli apsidi O F2 perielio Un’ellisse è una figura piana in cui si riconoscono due fuochi(F1 ed F2) situati sull’asse maggiore. La somma delle distanze dai fuochi di ciascun punto sull’ellisse (F1A + F2A = F1B + F2B)) è costante. Nel caso dei pianeti uno dei due fuochi coincide con il centro del Sole. Le ellissi descritte da ciascun pianeta sono diverse l’una dall’altra per le dimensioni e l’inclinazione. 2a LEGGE – I raggi vettori,( cioè le linee che congiungono il centro del pianeta con il Sole) descrivono aree uguali in tempi uguali. Un pianeta cioè non percorre la sua orbita sempre con la stessa velocità: quando è più vicino al sole ( ossia più prossimo al perielio) il pianeta si muove più velocemente rispetto a quando si trova più lontano ( cioè in prossimità dell’afelio). I due triangoli non hanno uguale altezza: l’altezza del triangolo costruito in prossimità dell’afelio è maggiore dell’altezza del triangolo costruito in prossimità del perielio. Perché le loro aree siano uguali è perciò necessario che la base (cioè il tratto di orbita percorso dal pianeta) del triangolo in perielio sia più lunga di quella in afelio. Ciò significa che il pianeta si muove più velocemente in perielio, mentre la velocità è minima in afelio. 3aLEGGE – Il quadrato del tempo che un pianeta impiega a percorrere completamente l’orbita (periodo di rivoluzione) è proporzionale al cubo del semiasse maggiore dell’orbita, ossia T∝ ∝ r3. In pratica, se la distanza di un pianeta dal Sole è maggiore di quella di un altro, il suo periodo di rivoluzione sarà più lungo. 7 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE 3. LA SPIEGAZIONE DELLE LEGGI DI KEPLERO SECONDO NEWTON Le leggi di Keplero che si applicano al moto dei satelliti attorno ai pianeti o al moto delle stelle, vennero spiegate da Isaac Newton il quale comprese che le forze che regolano il moto dei pianeti hanno la stessa natura delle forze che regolano al caduta di un grave (=corpo soggetto alla forza di gravità) sulla Terra. Perché, però, i pianeti non precipitano sul Sole come qualsiasi corpo che, se lasciato cadere, precipita al suolo? La risposta fu fornita appunto da Newton il quale scoprì che due corpi di massa m1 ed m2 si attraggono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza r. Questa legge è nota come legge della gravitazione universale. m1 m2 = r dove G = 6,67 ⋅10−11 N m2 kg−2 è la costante di gravitazione universale. Per la legge di gravitazione universale quanto maggiore è la massa di un corpo tanto maggiore è la forza di gravità che esso esercita. Dunque è la forza gravitazionale che ci permette di rimanere “attaccati alla Terra”. Tale forza, inoltre, diminuisce quanto più i due corpi sono distanti tra loro.Tale legge è detta 2universale” perché essa è valida per tutti i corpi dell’Universo. In base a questa legge il moto dei pianeti sulle proprie orbite è dovuto principalmente all’azione combinata di due forze in equilibrio fra loro: la forza gravitazionale, da una parte, che attira il pianeta verso il Sole e tenderebbe a farlo precipitare su di esso e la forza centrifuga, dall’altra, che tenderebbe a farlo sfuggire ovvero a proseguire per inerzia il suo moto in linea retta a velocità costante (vd. figura pagina successiva). Seguendo la risultante di queste due forze i pianeti disegnano la propria traiettoria che risulta ellittica. Inoltre aumentando la propria velocità nei pressi del perielio, il pianeta riesce meglio a contrastare la forza di attrazione del Sole; così si spiega perché i pianeti più lontani, attratti da una minor forza gravitazionale, hanno un moto più lento. direzione che il pianeta seguirebbe per inerzia Sole LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected] forza gravitazionale pianeta orbita 8 UNITA’ A1 – IL SISTEMA SOLARE APPROFONDIMENTO 1 (stadio 2) Il motivo per cui la contrazione del disco fa aumentare la velocità di rotazione ( pensate ad una ballerina che ruotando su se stessa aumenta o diminuisce la propria velocità rannicchiandosi o allargando le braccia) va ricercato in una ben nota legge fisica: “La conservazione del momento angolare” J = I ϖ dove I è il momento di inerzia ed ϖ è la velocità angolare: in assenza di un momento di forze esterno I ϖ = I0ϖ0 ma I = mr2 dove m = massa ed r = raggio dell’orbita ed ϖ = v/r quindi = = cioè = e quindi per cui se il raggio di rotazione viene ridotto la ballerina del nostro esempio aumenta la propria velocità. APPROFONDIMENTO 2 Dimostrazione della 3^ legge di Keplero Consideriamo il caso particolare di un’orbita circolare. Un pianeta in moto attorno al sole è soggetto ad una forza centripeta (diretta verso il centro), F = mω = mv2/r che altro non è che la forza di attrazione gravitazionale. Quindi: = dove mp è la massa del pianeta ed Ms è al massa del Sole. Ma: π velocità = spazio = lunghezza della circonferenza = tempo periodo di rotazione Quindi: π = Ricavando T2 si ottiene: π = ma il rapporto tra parentesi è costante poiché si tratta di grandezze note e quindi: = dove la costante K = 4π/G = 2,97 ⋅ 10 19 2 3 s /m . Bibliografia D.G. Mackean, Laura Masini – “Natura, Terra e Vita” T1- T2 “ La Terra nell’Universo – Il sistema Terra” Ed. Scolastiche Bruno Mondatori D. Casagrande, F. Fantini,…. “15 Moduli per lo Studio delle Scienze della Natura” vol. A - Ed. Italo Bovolenta LA SCIENZA – vol 2 “Il Sistema Solare”- La biblioteca di Repubblica Calmieri, Parotto, Saraceni, Strumia “ Immagini ed itinerari di Scienze della Natura ABC” ed. Zanichelli 9 LEZIONI DI SCIENZE DELLA TERRA Prof. LOREDANA DEL FABBRO I.T.C. “A. ZANON” - UDINE e-mail: [email protected]