Lepanto 1571 - La lega Santa contro l`impero Ottomano

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LIBRO
IN ASSAGGIO
LEPANTO 1571
LA LEGA SANTA CONTRO L’IMPERO
OTTOMANO
NICCOLO’ CAPPONI
LEPANTO 1571
LA LEGA SANTA CONTRO L’IMPERO OTTOMANO
1
LA MEZZALUNA CRESCENTE
Ai primi di febbraio del 1545, il duca Cosimo I de' Medici era intento all'ispezione delle
nuove fortificazioni di Prato; con lui viaggiava la moglie Eleonora Alvarez de Toledo che,
ormai agli ultimi mesi di gravidanza, volle probabilmente recarsi a visitare la cappella del
Sacro Cingolo, una reliquia ritenuta benefica per curare la sterilità femminile e per
scongiurare le complicazioni del parto custodita nella cattedrale della città. Poiché era il
periodo di carnevale, la coppia ducale combinò i doveri militari e religiosi con i piaceri delle
festività: assistette a uno spettacolo teatrale nel vecchio castello di Prato che prevedeva la
parodia di una battaglia tra turchi e cristiani; in un passaggio concitato della
rappresentazione, un attore nei panni di un turco mostrò al pubblico le sue parti intime,
«cheera[no] distaturapiù chemediocre», e l'incidente scatenò una grassa risata tra gli astanti.
Tanta sguaiata ilarità suonava però alquanto stonata perché nel 1545 con i turchi c'era
poco da scherzare. Chiunque percorresse le coste tirreniche poteva vedere con i propri occhi
la devastazione provocata, solo qualche mese prima, dalla flotta ottomana guidata dal
temibile corsaro e grandammiraglio Hayreddin Barbarossa: villaggi dati alle fiamme, raccolti e
bestiame distrutti, migliaia di perSone uccise o ridotte in schiavitù. In un atlante veneziano
dello stesso anno sono rappresentate sei galee turche che prendono il largo dalla costa
toscana, pronte a colpire !'Italia settentrionale o chiunque avesse la sventura di incrociarne la
rotta. «Credete voi che 'l Turco passi questo anno in Italia?» domanda un personaggio
femminile della licenziosa Mandragola. «Se voi non fate orazione, sÌ» risponde il frate.
Machiavelli metteva alla berlina il popolo credulone e il frate corrotto, ma nessuno poteva
negare che la minaccia dei musulmani fosse assai concreta. Al contrario, per molti era solo
questione di tempo: prima o poi un deciso assalto avrebbe piegato l'intera Europa al dominio
dell'islam.
Per i canoni dell'epoca, la rapidità dell'espansione ottomana era stata travolgente.
All'inizio del XIV secolo un ignoto signore della guerra di nome Osman aveva assunto il
controllo di alcune terre a nordovest della Bitinia bizantina; duecento anni dopo i suoi
discendenti, gli ottomani, dominavano un territorio che si estendeva dalla città adriatica di
Durazzo a Erzurum, nell'Anatolia orientale; nei decenni successivi conquistarono tutto l'Egitto,
ampie fasce del Nord Africa, oltre metà dell'Ungheria, quasi tutto il bacino dell'Egeo, una
significativa porzione del Caucaso, la penisola di Crimea e la Mesopotamia fino alla moderna
Bassora. Inoltre, la cosiddetta Sublime Porta estendeva la sua influenza allo Yemen e alle
città sante dell'islam, La Mecca e Medina, e deteneva alcuni territori tributari, fra cui tutta
l'Arabia e i principati della Moldavia e della Valacchia nei Balcani. Attraverso guerre e trattati,
sfruttando le debolezze dei nemici, gli ottomani si erano impadroniti pezzo per pezzo
dell'impero bizantino e molte entità sovrane del Mediterraneo. Quando non c'era alternativa
alla battaglia, i loro eserciti avevano la meglio grazie alla superiorità tattica e a una rigida
disciplina. Nel 1389, nella prima battaglia del Kosovo,inflissero una pesante sconfina al regno
di Serbia, che da quel momento fu costretto ad accettare gli ottomani come signori assoluti,
fino a venirne conquistato definitivamente nel 1458. Nella battaglia di Nicopoli, del 1396, il
sultano Bayazid l sgominò un esercito di crociati mandato in soccorso al regno di Ungheria; il
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fiore della cavalleria europea cadde sul campo oppure finì prigioniero e Bayazid annesse
l'intera Bulgaria.
Non mancarono tuttavia le battute d'arresto. La morte in battaglia del sultano Murad I in
Kosovo aveva impedito ai turchi di sfruttare la vittoria; tredici anni dopo, Tamerlano, celebre
condottiero mongolo, sferrò un colpo quasi fatale all'impero nascente. In un susseguirsi di
campagne tumultuose, Tamerlano riuscì a ritagliarsi un enorme stato in Asia centroccidentale
e nella battaglia di Ankara del 1402 sconfisse e catturò Bayazid L Il sultano morì in prigionia
un anno dopo ed era opinione diffusa che per lo stato ottomano fossero suonate le campane
a morte. Tamerlano però non riuscì a consolidare le conquiste e alla sua' morte, nel 1405,
l'impero crollò; a quel punto gli eredi di Bayazid colsero l'occasione per riconquistare i territori
perduti. La guerra intestina tra i figli dell'ex sultano vide vincitore Maometto I (1413-1421), il
cui successore Murad Il (1421-1451) riuscì a rimettere in moto l'espansione ottomana.
[…]
Mentre le potenze europee non si accorsero della debolezza dell'Italia fino all'invasione
francese del 1494, Maometto ne era invece ben consapevole e cominciò a tramare
un'offensiva al cuore del Mediterraneo; prima però era determinato a liberarsi di un awersario
più vicino: i cristiani che detenevano l'isola di Rodi. Solo dopo sarebbe venuto il momento dI
saggiare le resistenze cristiane sul tallone dell'Italia. .
Dall'inizio del XIV secolo Rodi era stata il quartier generale dell'ordine monastico e
cavalleresco dell'Ospedale di San Giovanni in Gerusalemme. I suoi membri, noti come
gioanniti, ospitalieri o cavalieri di Rodi, avevano trasformato l'isola in una delle più possenti
fortezze d'Europa.? Il 23 maggio del 1480 l'esercito turco, forte di settantamila uomini e
dotato di una potente artiglieria, at· traccò sull'isola sotto la guida di Mesic Pascià, un
rinnegato greco parente dell'ultimo imperatore bizantino, e la tenne sotto assedio fino alla fine
di luglio, ma i bombardamenti e i violenti assalti non riuscirono ad abbattere le difese dei
cavalieri. Mesic Pascià fece reimbarcare il suo esercito dopo avere perduto venticinquemila
soldati tra morti e feriti, nonché ingenti quantità di armi e munizioni, mentre i difensori
avevano perso poche centinaia di uomini. L'impresa di Rodi era stata disastrosa e ora, per
riequilibrare la partita, Maometto II guardava alla spedizione italiana.
Il 28 luglio un corpo di diciottomila uomini guidati da Gedik Ahmed Pascià, temibile
sancak bey di Valona, si profilò alle porte di Otranto. Le ragioni ufficiali dell'invasione erano
una fumosa rivendicazione sulla Puglia (in quanto gli ottomani si consideravano eredi
dell'impero bizantino) e la volontà di punire il re di Napoli per avere aiutato militarmente
Scanderbeg. In realtà l'obiettivo della spedizione era sondare le difese del regno di Napoli e,
secondo alcune voci, tentare addirittura la conquista di Roma. Otranto cadde, glI ottomam
gIUstizIarono circa ottocento uomini che avevano rifiutato la conversione alI'islam e ridussero
in schiavitù le donne e i bambini. Molto presto però Gedik comprese che la regione non
offriva abbastanza bottino per mantenere l'intero esercito e, di fronte alla resistenza sempre
più ferma dei napoletani, in ottobre si ritirò sulla sponda opposta dell'Adriatico, lasciando a
Otranto un presidio di ottocento fanti e cinquecento cavalieri. Era sua intenzione tornare
l'anno successivo e per tutto l'inverno girò voce che il papa fosse in procinto di lasciare Roma
nel timore di un'incursione turca. Nel maggio del 1481 Maometto II morì; il suo successore
desiderava ripristinare la pace dopo trent'anni di guerre che avevano prosciugato le casse
dello stato; Gedik quindi fu destituito e condannato a morte, Le truppe ottomane a Otranto
non tardarono ad arrendersi al napoletam e alcuni soldati si arruolarono nelle fila dei vincitori.
Almeno per l'immediato futuro, l'Italia era salva.
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La rapidità della conquista era dovuta alla superiorità tattica, all'efficienza e all'astuzia
degli ottomani, doti corroborate dalla dottrina coranica nel concetto di jihad, che significa
genericamente «sforzo», contrasto o aperto conflitto e di fatto designa la guerra santa
combattuta in favore deIl'islam. Affine al jihad è la gaza, che significa «incursione» (contro gli
infedeli): già i primi sovrani ottomani scel. sera di definirsi gali, manifestando l'impegno a
combattere una guerra di matrice religiosa. La legge coranica, o sharia, mette l'accento sul
jihad contro i non musslmani come specifico dovere della comunità dei fedeli; teorizza quindi
il conflitto perpetuo tra la dariilislam, la dimora di coloro che hanno abbracciato la vera fede, e
la darulharb, letteralmente «casa della guerra», dimora invece dei miscredenti. Il jihad è un
obbligo perpetuo fino a quando il dominio universale dell'islam non sia realizzato: la pace con
entità politiche non musulmane è quindi solo una condizione provvisoria, giustificata da
circostanze contingenti; poiché la guerra santa è perpetua, con le realtà politiche non
islamiche sono possibili solotregue, non un'autenticariconciliazione; qualunquetregua può
essere interrotta unilateralmente prima della naturale scadenza qualora ciò sia utile per i
musu1mam, anche se la guerra agli infedeli andrebbe dichiarata contestualmente all'invito ad
abbracciare la religione islamica. Tecnicamente, solo i «popoli del Libro», cioè cristiani ed
ebrei, hanno il dirino di rifiutare la conversione una volta soggiogati; tutti gli altri, se non
accettano di diventare musulmani, possono essere uccisi o ridotti in schiavitù. I cristiani però,
in quanto trinitari, possono essere associati ai politeisti e quindi non erano protetti dalla
sharia, e ciò spiega il massacro di Otranto. Analogamente, le incursioni condotte da corsari o
predoni musu1mani lungo i confini, anche in tempo di pace, venivano giustificate con l'obbligo
legale e religioso di condurre una gaza. La dottrina della gala viene teorizzata in questi
termini dalla scuola di legge sacra degli hanafiti, abbracciata dai sultani ottomani:con la
guerra ai cristiani, essi non solo adempivano a un comandamento divino ma legittimavano
anche il proprio ruolo di governanti.
Anche se i precetti dell'islam pervadevano la società turca e le sue istituzioni l'impero
ottomano non era però una macchina da conquista alimentata esclusivamente dalla fede: era
stato creato con la forza ma anche grazie alla tacita e spesso serena accettazione da parte
delle popolazioni conquistate, quindi l'impero e soprattutto le sue forze militari erano composti
non solo da sunniti ortodossi ma anche da cristiani ed ebrei; altrettanto importanti erano i cwti
islamici eterodossi: per esempio, la setta derviscia bektaii, che sintetizza elementi di islam
cristianesimo, buddismo e paganesimo turco preislamico, contava molti adepti tra gli elitari
giannizzeri.
[…]
Aggiornata il giovedì 7 agosto 2008
Edizione Mondolibri S.p.A., Milano
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