FLORA E FAUNA DEL PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI

FLORA E FAUNA DEL PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI
FAUNA
Il territorio del Parco si contraddistingue per la grande ricchezza e varietà
faunistica, che presenta anche elementi di grande interesse scientifico.
L’elevata estensione dei boschi, la presenza di molte piante dalle
dimensioni notevoli e di differente età, l’esistenza di ambienti diversificati
e di diverse tipologie di vegetazione, la scarsa densità abitativa dell’uomo,
sono tutti elementi che fanno del Parco un territorio ottimale per la
presenza e la diffusione della fauna selvatica, sia vertebrata che
invertebrata.
Tra la fauna vertebrata quella di maggiore fascino è rappresentata dai
grandi mammiferi, in particolare dagli ungulati e dal lupo, il più grande
predatore presente oggi nel Parco.
La ricchissima avifauna comprende attualmente circa un centinaio di
specie nidificanti, tra cui specie a distribuzione centro europea e specie
mediterranee.
Tra i rapaci, oltre a quelli meno specializzati come il Falco pecchiaiolo,
sono presenti specie silvane come lo Sparviere.
Inoltre nel Parco vivono 12 specie di anfibi e 11 di rettili, tra cui la
temutissima Vipera.
Infine, ricchissima è l’entomofauna, specialmente quella sostenuta dal
legno morto negli ambienti forestali.
ALCUNI ANIMALI DEL PARCO E LE LORO CARATTERISTICHE:
✓ Lo scoiattolo ( Sciurus Vulgaris) : agile roditore a distribuzione euroasiatica. Ha lunghezza testa-corpo di 190-290 mm, pesa 230-480 g ed
è facilmente riconoscibile dalla lunga e folta coda che può misurare
fino a 340 mm. Abita specialmente i boschi di conifere, ma frequenta
comunemente anche quelli di latifoglie, specialmente di faggio. E’
attivo di giorno ed è prevalentemente arboricolo, però lo si può
spesso osservare a cercare cibo a terra. In inverno diminuisce la
propria attività, ma non va in letargo. In Italia è comune in tutta la
penisola ma spesso localizzato nei biotopi a lui consoni, in Europa è
presente ovunque ad eccezione delle isole mediterranee mentre nel
Parco la situazione è disomogenea e probabilmente legata alle diverse
gestioni forestali operate.
✓ L’anguilla (Anguilla Anguilla) : famosa specie migratoria, è oggi in
sensibile diminuzione in molti bacini. Può raggiungere il metro e i 3
kg di taglia ma normalmente in ambito montano non supera i 50 cm.
Capace di grande mobilità anche nel fango o addirittura sul terreno, si
nutre di invertebrati e ogni altra fonte proteica, anche cacciando
attivamente. Assai appetita, viene ricercata e catturata soprattutto con
metodi da bracconaggio, essendo difficile l’abbocco con metodi
tradizionali. Segnalata solo in alcuni ambiti del Parco, appare in netta
diminuzione. Delle azioni di sostegno proponibili per la specie sono
il controllo della qualità dei fiumi e la costituzione di ambiti di
protezione maggiori.
✓ Il tasso ( Meles Meles) : grosso mustelide a distribuzione paleartica.
Ha lunghezza testa-corpo di 70-75 cm e peso di 10-20 kg. Il mantello
appare brizzolato per la borra giallastro-bruno con lunghi peli di
guardia nero-grigio. La pelliccia risulta particolarmente folta e lunga
durante l’inverno. La caratteristica maschera facciale è bianca con
due bande nere che partono dagli occhi a arrivano fino alle orecchie
bordate di bianco. Abita molti ambienti, compresi quelli atrofizzati,
ma in Italia sembra preferire le zone collinari e montane dove ricerca
arbusteti e boschi radi. Sebbene possa scavare in quasi tutti i terreni,
esso ricerca aree particolari dove preparare i suoi “castelli”, sistemi di
tane che poi possono essere utilizzati per molte generazioni dai tassi.
Onnivoro, oltre a invertebrati vari e lombrichi, può predare qualsiasi
cosa che gli giunga a tiro. Si alimenta anche con molti vegetali e può
creare danni agricoli. Non è letargico ma durante l’inverno rallenta
molto le proprie attività. Nel Parco, il tasso è presente ovunque anche
se non con contingenti numerosi.
✓ Il lupo : è una specie monogama e le coppie possono restare unite per
molti anni o per tutta la vita, utilizzando gli stessi territori di caccia.
E’ caratterizzato da una struttura sociale complessa: il branco è
formato in genere da una coppia di riproduttori, dai cuccioli e da
alcuni giovani di rango inferiori. All’interno del gruppo esiste una
stretta gerarchia che permette di identificare almeno due livelli: alfa e
beta. Di solito vi sono due individui alfa ( un maschio e una
femmina ) e un numero variabile di beta. In genere, in un branco, solo
la coppia alfa si riproduce, gli altri membri del gruppo non possono
mai accoppiarsi se non in casi particolari e, nell’eventualità che
questo accada, la gravidanza non viene quasi mai portata a termine. Il
lupo è spiccatamente territoriale, difendendo attivamente il proprio
territorio e le proprie risorse. I giovani abbandonano il branco una
volta raggiunta la maturità sessuale ( 22-24 mesi ) per cercare un
nuovo territorio dove potersi a loro volta riprodurre. I fattori che
determinano la dispersione degli individui giovani sono
principalmente legati alla distribuzione e abbondanza delle prede ed
alla competizione intraspecifica. La limitatezza delle risorse ( sia
prede naturali di grosse dimensioni sia disponibilità di spazio ) è
probabilmente all’origine del fatto che in Italia i lupi siano
raggruppati in branchi di pochi individui che il fenomeno di
dispersione sia esasperato in quanto rappresenta, forse, l’unica
strategia in grado di garantire la sopravvivenza. La popolazione
italiana del lupo ha raggiunto il minimo storico alla fine degli anni
Sessanta, con non più di 100 unità distribuite in 10 zone
dell’Appennino. Grazie anche alla totale protezione del lupo, entrata
a far parte integrante della legge quadro n. 968 del 1977 sulla
protezione della fauna, il lupo si è reso protagonista di un processo di
espansione numerica e geografica, particolarmente evidente
nell’Italia settentrionale, che ha portato alla sua ricomparsa in
comprensori dai quali mancava da decenni.
✓ Il daino : è distribuito in gran parte del territorio del Parco in quanto è
dotato di una elevata capacità di adattamento alle più svariate
tipologie ambientali, anche se l’habitat preferenziale è rappresentato
da zone boscose discontinue, dalle aree temperate di pianura e di
collina e dalle aree mediterranee e sub-mediterranee di media
montagna. Al contrario di altri ungulati resiste molto bene alle
carenze idriche in quanto spese che non ama particolarmente i bagni
di fango. La specie è inoltre caratterizzata da una notevole plasticità
trofica, adattandosi a tipologie foraggiere molto diversificate sia di
tipo erbaceo che arbustivo; non mostra infatti esigenze alimentari
peculiari e, pur prediligendo essenze vegetali di pascolo di coltivi,
può alimentarsi anche con erba prativa, fogliame di alberi arbusti,
cespuglietti e frutta selvatica. Il daino è una specie dotata di una forte
propensione all’aggregazione sociale e, ad esclusione della stagione
degli amori in ottobre, vive in branchi generalmente unisessuali. I
branchi presentano caratteristiche quali-quantitative estremamente
diversificate, in relazione soprattutto alle diverse realtà ambientali ed
ai valori di densità di popolazione. In presenza di densità elevate può
produrre danni anche notevoli alle colture agrarie ed al patrimonio
forestale.
✓ Il gufo reale : è il rapace notturno più grande d’Europa. Raggiunge
una lunghezza di 70 cm ed un’apertura alare di 190 cm. Possiede
orecchie molto vistose e grandi occhi giallo-oro racchiusi in un disco
facciale incompleto; il piumaggio è fulvo, più scuro sul dorso,
macchiettato e striato di bruno. La sua caratteristica tipica è la
presenza di due ciuffi di penne erettili sopra gli orecchi. Il gufo reale
diventa sedentario in età adulta, mentre è erratico negli inverni più
freddi o in giovane età. E’ presente, anche se non molto frequente, in
quasi tutta l’Europa, nell’Africa settentrionale e in gran parte
dell’Asia. In Italia è diffuso ovunque, tranne che in Sardegna e si
valuta la sua presenza tra le 100 e le 200 coppie nidificanti. esso abita
in foreste alpine, steppe e città. Preferisce comunque le regioni
montuose, dove si spinge sino ad un’altitudine di duemila metri, per
il semplice motivo che vi trova nascondigli a lui più consoni. Nelle
pianure la sua presenza è limitata alle grandi foreste, in particolare
nei boschi con scarpate rocciose. Il gufo reale nidifica nei primi mesi
dell'anno, in genere tra marzo e aprile, collocando il nido nei fori delle rocce,
in buche del terreno, in vecchi edifici, nel cavo degli alberi o tra i cespugli.
Talvolta non disdegna i nidi abbandonati da altri uccelli senza preoccuparsi di
restaurarli. Esce al tramonto e all'alba in cerca di prede, in particolare piccoli
mammiferi ed uccellini, mentre di giorno resta nelle fessure delle rocce o fra i
rami degli alberi, tenendo le penne aderenti al corpo e i ciuffi degli orecchi
abbassati.
✓
Il cinghiale : a conoscenza degli Autori, non è mai stato effettuato
uno studio specifico sull’uso dell’habitat o sull’eco-etologia della
popolazione, distribuita su tutta l’area del Parco e delle zone
limitrofe. Il cinghiale prettamente onnivoro si adatta con successo a
qualsiasi tipo di ambiente, le tipologie più frequentate sono i boschi
di latifoglie e le aree aperte, ambienti in cui sono maggiori le risorse
alimentari per la specie, le aree al di sotto dei 1000 m di quota. Da
un’indagine condotta per la valutazione dell’impatto prodotto dalla
fauna selvatica sulle attività agro-forestali del Parco, è emerso che il
cinghiale ha prodotto la maggiore entità di danni sia in termini di
superficie danneggiate che di perdita produttiva.
✓ Salamandra dagli occhiali : specie endemica della nostra penisola.
Nel Parco è comune, adattabile nella scelta dell’habitat e riletta dai
425 m ai 950 m. Si riproduce generalmente nelle pozze lungo il corso
delle porzioni sorgentifere dei torrenti e dei fossi di esigua portata;
anche gli abbeveratoi possono rappresentare habitat riproduttivi per
questo urodelo ( situazione accertata anche dal territorio del Parco ).
Senza dubbio le sue larve vengono predate dai Salmonidi, la cui
presenza rappresenta una seria minaccia alla sua conservazione.
✓ Il falco lodolaio : per il territorio del Parco non esistono informazioni
dirette sulla nidificazione della specie, essendo distribuita al di sopra
dei limiti abituali. E’ vero però che la sua presenza può sfuggire
facilmente ai normali rilievi ornitologici a causa della sua
riproduzione in periodo molto tardivo.
FLORA
Il Parco è coperto in larga parte dal bosco, che diviene foresta secolare
negli oltre 5.000 ettari delle “Foreste Casentinesi” e nella Foresta che
avvolge il Santuario Francescano della Verna. Oltre alla vegetazione della
fascia montana, troviamo ben rappresentate anche tutte le tipologie di
bosco della sottostante fascia submontana. Ma la flora è costituita
soprattutto dalle specie erbacee. Luoghi privilegiati per conoscere e
studiare la flora del Parco sono l’Arboreto “Siemoni” a Badia Prataglia e il
Giardino Botanico di Valbonella a Corniolo. L’Arboreto Siemoni nasce
nell’800 come Parco-Giardino dove il famoso ingegnere forestale Carlo
Siemoni, chiamato dal Granduca per risollevare le sorti della Foresta,
piantò e acclimatò diverse specie esotiche di alberi, mentre il Giardino
Botanico raccoglie i principali ambienti vegetazionali dell’Appennino
tosco-romagnolo, con oltre 400 specie provviste di relativo cartellino e
organizzate di tre itinerari tematici.
ALCUNE PIANTE E LE LORO CARATTERISTICHE:
✓ Il faggio : angiosperme dicotiledoni appartenente alla famiglia delle
Fagacee che comprende specie arboree e arbustive originarie
dell’Europa, America Giappone e Cina, con altezza dai 15-20 cm fino
ai 30-35 cm. In Italia il genere è rappresentato dall’unica specie
Tagus Sylvatica diffusa sulle Alpi e sugli Appennini, dove forma
boschi puri ( faggeti ) o misti ( di solito con Aries Alba o Picea Aries
Karst ), nelle stazioni oltre i 500 m sulle Alpi e oltre i 900 sugli
Appennini. Il faggio è la specie forestale più presente nei boschi
italiani con un’area complessiva, tra fustaie e ceduti, di oltre un
milione di ettari.
✓ Il mirtillo nero : è una pianta arbustiva della famiglia delle Ericaceae.
E’ una pianta arbustiva a portamento espanso, di altezza compresa tra
20 e 60 cm, con foglie ovali. I fiori hanno una forma tipica a orcio
rovesciato, con petali saldati tra loro. Questa forma è comune a tutte
le Ericacee. I frutti, bluastri, hanno l’aspetto di bacche, ma in realtà
sono false bacche perché si originano da sepali, petali e stami, oltre
che dall’ovario.
✓ L’orchidea omino : l’orchidea italica, comunemente chiamata “uomo
nudo”, è una pianta della famiglia delle orchidacee. Come ricorda
l’epiteto specifico, è una delle più diffuse orchidee selvatiche in
Italia. Deve il nome comune alla forma del labello del fiore che
sembra imitare il corpo di un uomo. La pianta è alta da 20 a 25 cm,
ma può eccezionalmente arrivare anche ad 80 cm. L’apparato radicale
è costituito da due rizotuberi di forma ovoidale, che possono essere
suddivisi in due lobi secondari. Le foglie basali, disposte a rosetta,
lunghe circa 10 cm, hanno forma ovata, margini fortemente ondulati
e sono talvolta maculate.
✓ Il mirtillo rosso : è un piccolo arbusto sempreverde della famiglia
delle Ericacee. I frutti, di colore rosso come indicato dal nome, sono
commestibili. L’habitat originario della specie è quello delle foreste
circumboreali dell’Eurasia settentrionale e del Nordamerica e si
estende dall’area temperata fino ai climi subartici. I fiori sono biancorosati, a forma di campanula, rivolti verso il suolo. Sono formati da 4
petali ricordati all’indietro e possono trovarsi singoli o a piccoli
grappoli. Essa fioriscono nella seconda metà dell’estate. I frutti sono
bacche tonde, di 0,5-1 cm di diametro, la buccia è lucida e dura, di
colore rosso brillante che con la maturazione volge al rosso scuro.
✓ L’anemone narcissino : è una piccola pianta, dai fiori bianchi simili ai
narcisi, appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae. E’ una
piccola pianta erbacea che raggiunge i 20-25 cm d’altezza. Durante la
stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in
organi sotterranei rizomi, un fusto sotterraneo dal quale ogni anno si
dipartono radici e fusti aerei. Tutta la pianta è lanosa. i fiori sono
attinomorfi, dialisepali con perianzio aploclamidato ossia formato da
un solo verticillo di elementi più o meno indifferenziati. In questo
tipo di fiore è presente la poliandria primaria, ossia una struttura
primitiva ( dal punto di vista evolutivo ) caratterizzata da numerosi
stami a disposizione spiralata.
✓ La Sassifraga oppositifolia : è una pianta della famiglia delle
Saxifragaceae. Come le altre piante di questo genere, è perenne. Il
tronco è alto da 1 a 5 cm ed ogni fustoporta un solo fiore color rosso.
Le foglie sono distribuite lungo quattro file, sono cigliate al margine e
portano da uno a tre pori a secrezione calcare. Si trova in Europa
lungo tutto l’arco alpino, sui Pirenei, Carpazi, nel Massiccio Centrale
e nei Sudeti, mentre è presente anche sulle alture del Nord America
sopra i 1800m.
A CURA DI DELLA VOLPE FRANCESCA, MORETTI JENNIFER, DI
BARI ALEX E BECCANTI EMANUELE