Appunti sull'evoluzione delle stelle – prof. Luigi Cenerelli – a.s. 2015 / 2016 Le stelle sono corpi celesti all’interno dei quali viene prodotta un’enorme quantità di energia che si propaga nell’Universo sotto forma di luce, cioè radiazione elettromagnetica. Le stelle, insieme a polvere stellare, gas interstellare e sistemi planetari, sono raggruppate a formare le galassie. Alcune delle proprietà caratteristiche di una stella sono la massa, le dimensioni, la densità, la temperatura superficiale, la luminosità e la composizione chimica. Hertzsprung e Russell idearono nel 1912, ognuno per proprio conto, un diagramma noto come diagramma di HR, nel quale per le stelle considerate si hanno in ascissa la temperatura superficiale in K e la corrispondente classe spettrale ed in ordinata la magnitudine assoluta e anche la luminosità assoluta. Quindi lungo la medesima linea verticale, nel diagramma HR, troviamo stelle con lo stesso colore (= classe spettrale) e la stessa temperatura superficiale ma luminosità e magnitudine diverse a causa delle diverse dimensioni. Ad esempio stelle rosse, quindi tutte della stessa classe spettrale cioè la M, come Proxima Centauri, Mira, Antares e Betelgeuse, hanno tutte la stessa temperatura superficiale intorno ai 3000 K ma possiedono dimensioni molto diverse: infatti Proxima Centauri è una nana rossa con diametro pari a 0,14 volte quello solare (=1.392.000 km circa), Mira è invece una gigante rossa con diametro pari a 700 volte quello solare, Antares e Betelgeuse sono supergiganti rosse, la prima ha un diametro pari a 750 volte quello solare, la seconda pari a 630 volte quello solare. E' importante capire che le stelle che si trovano sulla stessa riga orizzontale, che quindi hanno la medesima luminosità e magnitudine assoluta, non hanno le stesse dimensioni. Infatti la luminosità assoluta di una stella (Lass) è pari a Lass = K ∙ S ∙ T4 con K = costante, S = superficie della stella e T = temperatura superficiale. Come sopra spiegato, a temperatura costante, quindi per una determinata classe spettrale, muovendoci verticalmente nel grafico, avremo che le dimensioni della stella (espresse da S) aumentano all'aumentare della luminosità in modo proporzionale, invece muovendoci orizzontalmente nel grafico, quindi con valori di temperatura variabili e luminosità assoluta costante, avremo dalla stessa definizione di Lass che: S = Lass / K ∙ T4 ma posto Lass / K = cost 1 avremo che S = cost ∙ 4 T ciò significa che all'aumentare della temperatura si avranno dimensioni progressivamente minori, anche se non con un andamento lineare. Per questo motivo, ad esempio, le stelle bianche, con T = 9000 K, in basso a sinistra del diagramma HR sono decisamente più piccole delle corrispondenti stelle rosse, con T = 3000K, in basso a destra. Infatti sostituendo i valori dati otteniamo che S 1 = cost ∙ 1 / 90004 e S2 = cost ∙ 1 / 30004. E' ora facile verificare che il valore di S 1 per le stelle bianche sarà molto più piccolo di quello valido per le stelle rosse ossia S2, quindi le stelle bianche, più calde, e quelle rosse, più fredde, a parità di luminosità assoluta, hanno dimensioni nettamente diverse. Nel diagramma HR sono presenti delle regioni in cui si concentrano le stelle in modo particolare. La più importante di queste è la sequenza principale, che percorre il diagramma obliquamente dall'alto, a sinistra, al basso, a destra, e possiede stelle con dimensioni non troppo grandi, disposte in ordine decrescente di temperatura e dimensioni, dalle stelle azzurre come Spica, con T = 30000 K e diametro da 6 a 13 volte quello solare (è una stella binaria), fino alle stelle rosse come Proxima Centauri con diametro pari a 0,14 volte quello solare e T = 3000 K. Anche il Sole fa parte della sequenza principale e si colloca nella classe G con T = 6000 K. Altre regioni del diagramma HR sono quella sopra la sequenza principale a destra, con le giganti e supergiganti rosse, stelle molto grandi ma relativamente fredde, e quella in basso a sinistra, sotto la sequenza principale, con le nane bianche, stelle molto piccole (con dimensioni simili a quelle della Terra) e calde. Le supergiganti rosse sono le stelle con le maggiori dimensioni (con diametro in media di circa 500 volte quello del Sole) nel diagramma HR, mentre le nane bianche sono quelle con le minori dimensioni (con diametro in media di circa 1 / 50 di quello del Sole). Le stelle conosciute appartengono per l'85% alla sequenza principale, per il 3-6% alle nane bianche e per il restante 10% alle giganti e supergiganti rosse. Solo per le stelle della sequenza principale è stato dimostrato che la luminosità e proporzionale alla massa della stella elevata a 3,5 ossia L∝ m3,5 . Questo significa che le stelle azzurre, che sono le più luminose, sono anche quelle più massicce, fino a 50-60 masse solari (con qualche eccezione: ad esempio Eta Carinae pari a 90 masse solari o R136a1 pari a ben 260 masse solari, sono dette stelle ipergiganti), mentre le stelle rosse, che sono le meno luminose, sono anche le meno massicce, fino a 0,1 masse solari. Fuori della sequenza principale la relazione sopra indicata non è valida: le giganti e le supergiganti rosse sono molto luminose e molto grandi ma hanno massa relativamente piccola: sono quindi stelle enormi ma poco dense. Invece le nane bianche sono poco luminose e molto piccole ma molto dense. Il diagramma HR è paragonabile ad una fotografia dell'evoluzione stellare ad un certo istante, infatti in esso troviamo stelle “giovani”, “di mezza età” e “anziane” quindi stelle di età diverse. La sequenza principale è la regione in cui sosta maggiormente una stella e vi troviamo la maggior parte delle stelle, rappresenta la fase di stabilità della vita di una stella. Nane bianche, giganti e supergiganti rosse rappresentano stadi evolutivi diversi delle stelle. Vediamo ora più in dettaglio come nasce ed evolve una stella. Fase iniziale: una stella si forma quando una nebulosa inizia a contrarsi per effetto dell’attrazione gravitazionale; la temperatura interna sale (fino a circa 10 3 K) e l'energia viene emessa come radiazione infrarossa. La futura stella diventa visibile e viene detta protostella. Le protostelle si collocano nel diagramma HR in basso a destra. Le stelle con grande massa si contraggono più rapidamente, quelle meno massicce più lentamente. Per le stelle con massa simile a quella del Sole si stima che occorrano circa 30 milioni di anni per raggiungere la sequenza principale, mentre le stelle più massicce impiegano solo centinaia di migliaia di anni. I corpi con massa inferiore a 1/10 di quella solare non riescono a diventare stelle perché non sviluppano in contrazione sufficiente energia per l'innesco della fusione. Diventeranno nane brune, ossia stelle mancate. Fase di stabilità: la protostella diventa una stella quando il suo nucleo raggiunge temperature tanto elevate da consentire le reazioni di fusione termonucleare (intorno ai 10-15 ∙ 106 K). L'energia liberata è enorme e contrasta la gravità che porterebbe la stella a collassare. La posizione della stella nella sequenza principale dipende dalla massa posseduta. In tali condizioni la stella è stabile e non si espande né si contrae. Quando quasi tutto l'idrogeno del nocciolo della stella è stato trasformato in elio, la fusione si arresta e l'equilibrio della stella entra in crisi. In base alla massa della stella avremo una maggiore o minore durata della fase di stabilità: infatti più è massiccia una stella, maggiore deve essere la velocità con cui converte H in He per contrastare la maggior tendenza al collasso gravitazionale. Stelle con massa circa 20 volte quella del Sole sono stabili per circa 1 milione di anni, il Sole e le stelle con massa simile restano stabili per circa 10 miliardi di anni, le stelle con massa pari a 0,5 masse solari si stima che possano restare stabili anche 30 miliardi di anni. Terminata la fusione di H in He, possiamo avere destini differenti per la stella, in base alla massa che possiede. Se la massa della stella è < 0,5 masse solari, la stella si contrae senza però riuscire ad innescare nuove reazioni di fusione, diviene una nana bianca, con diametro simile a quello della Terra ma densità elevatissima, intorno a 10 9 kg/m3, se paragonata a quella della Terra pari soltanto a circa 5500 kg/m3, e temperature superficiali intorno ai 30000 K. La nana bianca molto lentamente si raffredda fino a divenire un corpo denso ed oscuro, la nana nera. Per raggiungere tale stadio, una stella ha bisogno di parecchie decine di miliardi di anni e, avendo il nostro universo circa 13,8 miliardi di anni, si può concludere che non si sia ancora formata una nana nera. Talvolta l'evoluzione di una nana bianca comporta la presenza di una fase esplosiva con un improvviso aumento della luminosità della stella fino anche ad un milione di volte. Tali stelle sono chiamate novae ed hanno breve durata, possono essere ricorrenti. Se la massa della stella è > 0,5 masse solari, la contrazione fa aumentare notevolmente la temperatura. La stella possiede un nocciolo ricco di He circondato da un involucro di H. La contrazione innesca di nuovo la fusione di H in He nell'involucro esterno con contemporanea espansione e raffreddamento: la stella diventa una gigante rossa, aumenta molto le sue dimensioni ed assume un colore rosso per l'abbassamento di temperatura. Le stelle con più massa diventano giganti rosse in poche migliaia di anni, quelle più piccole impiegano anche milioni di anni. Nel nocciolo della stella la temperatura arriva fino a 100 milioni di K e l'elio da l'avvio ad una nuova fusione nucleare con formazione di carbonio. Quanto tutto l'He sarà convertito in C, la fusione di nuove cesserà e riprendere la contrazione gravitazionale con nuovo aumento della temperatura interna. Ora se la gigante rossa ha una massa < a 2 masse solari, la contrazione non riesce a raggiungere la temperatura per innescare ancora la fusione, quindi la stella entra nella fase finale ossia quella di nana bianca, preceduta dalla fase di nebulosa planetaria. Se la gigante rossa ha una massa > di 2 masse solari, la contrazione riesce ad innescare la fusione attraverso una serie di reazioni con produzione di elementi sempre più pesanti. La stella diviene una supergigante rossa, ha una struttura ad involucri concentrici, al centro si producono gli elementi più pesanti (Fe, Si e S) con temperature ormai dell'ordine di miliardi di K, in periferia quelli più leggeri (C ed He). Le reazioni di fusione nucleare si arrestano quando il nucleo della stella è tutto formato da ferro. A questo punto la forza gravitazionale agisce incontrastata e il suo esito dipende ancora una volta dalla massa della stella. Se la la supergigante rossa ha massa < a 8 masse solari muore come nana bianca ma, prima di ciò, attraversa una fase di instabilità durante la quale espelle gli strati più esterni andando a formare una nebulosa planetaria e contemporaneamente il suo nucleo si raffredda diventando appunto una nana bianca. Se la supergigante rossa ha massa > di 8 masse solari diventa una supernova, cioè una stella che esplode violentemente, probabilmente per il collasso del suo nucleo, aumentando la propria luminosità anche di un miliardo di volte, tale fenomeno dura da ore a mesi ed è talmente intenso che si possono osservare delle supernovae anche durante il dì, nonostante la presenza della luce solare. Gli elementi prodotti dalla stella durante le fusioni termonucleari (fino al ferro) e quelli più pesanti fino all'uranio, prodotti durante la fase esplosiva, vengono dispersi nello spazio. Sono famose le supernovae esplose nel 1573 (in Cassiopea) e nel 1604 (nell'Ofiuco) perché vennero osservate da famosi astronomi dell'epoca come Tycho Brahe (vide solo la prima), Keplero e Galileo. La supernova del 1604 al momento è stata l'ultima osservata nella Via Lattea mentre molte altre vengono osservate fuori della nostra galassia. Dopo l'esplosione della supernova, se il nucleo residuo ha massa < a 3 masse solari si produce una stella a neutroni, che probabilmente corrisponde ad una pulsar, avente un diametro di una decina di km con densità enorme, dell'ordine di 10 17 kg/m3. Ha una luminosità minima, inferiore a quella delle nane bianche. Produce onde radio in forma di impulsi a intervalli di tempo regolari, non emette luce visibile per cui viene rilevata con radiotelescopi. Dopo l'esplosione della supernova, se il nucleo residuo ha massa > di 3 masse solari si produce un buco nero, nel quale la forza di gravità è elevatissima al punto che impedisce la fuga di qualsiasi particella, luce compresa. Qualsiasi oggetto in prossimità di un buco nero è destinato a precipitarvi. Molti astronomi concordano inoltre nello stabilire che al centro della maggior parte delle galassie sia presente un buco nero, tanto che nella stessa Via Lattea ve n’è uno. La localizzazione di un buco nero è però estremamente difficile proprio perché essi non emettono alcun segnale luminoso. E’ comunque possibile individuarli mediante lo studio della disposizione della materia attorno ad essi o grazie al ritrovamento di enormi getti di materia presenti nelle loro vicinanze. La morte precoce delle stelle è di fondamentale importanza per la produzione e diffusione nell'Universo degli elementi chimici che formano la tavola periodica dall'idrogeno all'uranio. Durante l'esplosione delle supernovae vengono creati elementi più pesanti del ferro e questi vengono disperso nello spazio. Da tutti questi elementi liberati nello spazio si possono formare nuove nebulose e quindi nuove generazioni di stelle ricche di metalli e povere di H, a differenza di quelle iniziali. Una galassia, come la Via Lattea, contiene stelle di prima generazione o di popolazione II, povere di elementi pesanti, ricche di H, relativamente vecchie e stelle di seconda generazione o di popolazione I, ricche di elementi pesanti, provenienti da una precedente generazione stellare, relativamente giovani. Il Sole è una stella di seconda generazione, la ricchezza di elementi pesanti nel Sole ha consentito successivamente la formazione della Terra con elementi come C, Si, O, Fe e altri, fondamentali per la vita. Questo vuol dire che la vita, per come la conosciamo, non sarebbe potuta comparire precocemente nell'Universo quindi a partire da stelle di prima generazione. Bibliografia utilizzata - Geografia generale di C. Pignocchino Feyles e I. Neviani Ed. SEI; - I nomi delle stelle di G. Vanin Ed. Orione; - Dalle stelle all'Universo di A. Braccesi Ed. Zanichelli.