POSSIAMO PREVENIRE IL PARKINSON CON UN'ADEGUATA ALIMENTAZIONE? Croci dr. Alberto Biologo Nutrizionista MORBO DI PARKINSON JAMES PARKINSON 1817 “PARALISI AGITANTI” ▸ “… moto tremolante involontario, con forza muscolare ridotta, di parti non in azione, anche quando vengono sorrette; con propensione a piegare il tronco in avanti e a passare da un’andatura al passo alla corsa; assenza di alterazioni sensitive e dell’intelletto” MORBO DI PARKINSON TESTIMONIANZE ANTICHE ▸ 4500-1000 BC Antichi testi aiurvedici (4500-1000AC): descrivevano tremore ed acinesia chiamandole Kampavata . Venivano utilizzati dei prodotti naturali (Mucuna Pruriens) che contenevano la levodopa. ▸ La Bibbia, Eclesiasti 12:3-8: “ In quel giorno i guardiani della casa hanno cominciato a tremare e gli uomini forti si sono accasciati” ▸ Papiro egizio della XIX dinastia (1350-1200AC) si fa riferimento alla scialorrea del Re: “ l’età del re le ha debilitato la bocca e sbava in continuazione” ▸ Galeno de Pergamo (129-199dC) “ Un tipo di paralisi che impedisce di camminare dritto … il tremore è fastidioso …i movimenti sono instabili e senza controllo…” MORBO DI PARKINSON EPIDEMIOLOGIA ▸ colpisce generalmente soggetti oltre i 50 anni, con una leggera prevalenza per il sesso maschile, la prevalenza aumenta con l’età, esponenzialmente dopo i 65 anni: - 0,3% circa della popolazione generale - 0,5% tra i 65-68 anni - 1-3% oltre gli 80 anni ▸ attualmente in Italia ci sono più di 200.000 malati di Parkinson, con circa 1.200 nuovi casi l'anno. MORBO DI PARKINSON PARKINSON FATTORI DI RISCHIO ▸ Età Incidenza -> aumenta bruscamente dopo i 50 anni ▸ Sesso -> M>F ▸ Anamnesi familiare -> Rischio > 3 volte in individui che hanno un parente di primo grado con MP ▸ Diserbanti e pesticidi -> Rischio aumenta 3 volte (contadini…) ▸ Parkinsonismo farmaco-indotto o iatrogeno -> Precedenti episodi di Parkinsonismo iatrogeno, reversibile, possono predisporre gli individui allo sviluppo della MP MORBO DI PARKINSON PARKINSON DECORSO ▸ È variabile ma nella maggior parte dei casi si ha una lenta ed inarrestabile progressione. ▸ In base alla prevalenza di alcuni sintomi e segni piuttosto che altri si possono distinguere due forme di evoluzione: 1. forma ipercinetica dominata dal tremore, con età di esordio più precoce, evoluzione meno invalidante e più lenta 2. forma acinetico-ipertonica dominata da rigidità ed acinesia, più rapidamente invalidante MORBO DI PARKINSON PARKINSON SINTOMI PRECOCI ▸ Perdita del senso dell’olfatto ▸ Disturbi del sonno ▸ Costipazione e altri problemi intestinali e della vescica ▸ La mancanza di espressione facciale ▸ Dolore al collo persistente ▸ Scrittura lenta e stretta ▸ Cambiamenti del tono della voce e della parola ▸ Braccia che non oscillano liberamente ▸ Eccessiva sudorazione ▸ Cambiamenti di umore e di personalità MORBO DI PARKINSON PARKINSON DECORSO MORBO DI PARKINSON PARKINSON TERAPIA ▸ Ad oggi non esiste una vera e propria “cura” che arresti la progressione della malattia, ma si può contrastare efficacemente il peggioramento dei sintomi, utilizzando una strategia terapeutica il più possibile personalizzata, in un certo qual modo “sartoriale”, ritagliata “ad hoc” in base alle caratteristiche e alle esigenze del singolo paziente, da adattarsi in seguito alla progressione della malattia. ▸ E’ importante impostare correttamente la terapia in fase iniziale, per mantenere un buon controllo dei sintomi successivamente, anche in fase avanzata. MORBO DI PARKINSON PARKINSON COMPLICAZIONI MOTORIE ▸ Compaiono nel 5-10% dei pazienti per ogni anno di trattamento con L-dopa ▸ dopo un periodo di risposta farmacologica soddisfacente (alcuni anni), l’effetto terapeutico della L-dopa è compromesso per la comparsa di complicanze motorie ▸ difficili da controllare, sono certamente la principale causa di disabilità e necessitano di complesse associazioni farmacologiche per ottimizzare la biodisponibilità di Ldopa (DA-agonisti, inibitori delle COMT) MORBO DI PARKINSON PARKINSON FINESTRA TERAPEUTICA MP in Fase Avanzata MP Iniziale Dyskinesia Threshold Levodopa Response Threshold 2 4 6 Time (h) • Lunga durata della risposta motoria Clinical Effect Clinical Effect Dyskinesia Threshold Levodopa Response Threshold 2 4 6 Time (h) • Breve durata della risposta motoria • tempo“On” associato con discinesia • Bassa incidenza delle discinesie ▸ La risposta alla Levodopa e la progressione della MP Obeso JA, et al. Trends Neurosci 2000;23(Suppl):S2-7. MORBO DI PARKINSON PARKINSON ED EREDITARIETÀ ▸ Molti esperti ritengono che la malattia sia il risultato dell’interazione tra numerosi fattori ambientali ai quali il paziente è esposto durante la propria vita (sostanze tossiche, farmaci, stili di vita, ecc.) e una predisposizione genetica ereditaria all’interno della famiglia. La presenza di una predisposizione genetica è confermata dal fatto che dal 10% al 16% dei pazienti con morbo di Parkinson riferiscono almeno un famigliare di primo grado (figli, genitori, fratelli, sorelle) [Ross OA et al Familial genes in sporadic disease: common variants of alpha-synuclein gene associate with Parkinson’s disease. Mech Ageing Dev. 2007 Dec 16;7 Suppl 1:S4] MORBO DI PARKINSON PARKINSON ED EREDITARIETÀ ▸ L’interesse per la componente genetica della suscettibilità malattie complesse sta assumendo sempre più importanza nella medicina moderna, in quanto si sta mettendo in evidenza il ruolo di alcuni polimorfismi genetici relativamente comuni, ma che, associati tra loro e combinati con specifiche componenti ambientali, possono elevare notevolmente il rischio di sviluppare patologie diffuse quali le malattie neurologiche: Alzheimer, Parkinson, depressione, ecc. ▸ La genetica può dunque meteci in guardia verso alcune malattie per cui potremmo essere più predisposti di altri, può convincerci a modificare il nostro stile di vita attenuando così questi rischi ed è un punto di partenza importante per lo studio e la progettazione di terapie ad hoc per il trattamento delle malattie neurologiche. Soprattutto, rende possibile intervenire in quelle fasi considerate asintomatiche, favorendo un’azione precoce e consentendo quanto meno di ridurne temporaneamente l’insorgenza, agendo fattivamente in chiave di un concreto healthy ageing. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E GENETICA ▸ SLC6A3 è Il gene trasportatore della dopamina umana, è considerato come un fattore di rischio candidato per la malattia di Parkinson, perché favorisce l’accumulo di composti dopamina citotossici nei neuroni dopaminergici, soprattutto se il soggetto si trova esposto a contaminanti ambientali (es. pesticidi o altre sostanze impiegate nell’agricoltura). MORBO DI PARKINSON PARKINSON E GENETICA ▸ SNCA Le mutazioni nel gene dell’alpha-Synucleina sono state ritenute una causa di un parkinsonismo a trasmissione autosomica dominante ad alta penetranza. Le mutazioni del gene dell’alpha-Synucleina hanno anche un carattere di tipo monogenico. Del resto anche le caratteristiche cliniche di questa forma di parkinsonismo sono diverse dalle caratteristiche cliniche della classica malattia di Parkinson. L’età di esordio è più precoce, la progressione della malattia è a volte più rapida. E’ stato poi dimostrato che l’alpha-Synucleina è uno dei costituenti dei corpi di Lewy che sono una delle caratteristiche anatomopatologiche più importanti della malattia di Parkinson. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E GENETICA ▸ LINGO è una proteina enzimatica che contribuisce alla distruzione dei neuroni dopaminergici. Si è visto che varianti sfavorevoli di questo gene, incrementano la suscettibilità genetica verso accumuli di questa proteina, con conseguente aumento del rischio di distruzione neuronale e quindi di Morbo di Parkinson. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E GENETICA ▸ LRRK2 è responsabile del 5% dei casi ereditari e di circa il 2% dei casi non ereditari. Uno studio pubblicato su "The Lancet" suggerisce come sue mutazioni costituiscano la più diffusa causa genetica finora identificata della malattia di Parkinson. La scoperta, effettuata da un team internazionale di ricercatori, fornisce nuove prove della possibile origine genetica di alcuni casi di questa malattia. MORBO DI PARKINSON STILI DI VITA MORBO DI PARKINSON PARKINSON ED ATTIVITÀ FISICA ▸ Circa il 60% degli anziani (ultra 65enni) con declino cognitivo ha maggiori rischi di cadute rispetto ai coetanei sani. Mantenere una pratica regolare di esercizio fisico ha dimostrato di migliorare il controllo motorio e l’equilibrio, riducendo significativamente il rischio di cadute accidentali, il numero di ricoveri e l’utilizzo di farmaci, aumentando l’indipendenza nello svolgimento delle attività quotidiane, La pratica dell’attività fisica è stata associata a una riduzione dell’incidenza di malattie come depressione, malattia di Alzheimer e morbo di Parkinson. Gli studi che riguardano gli effetti dell’esercizio fisico sul morbo di Parkinson mostrano un risultato positivo per quanto riguarda la funzione comportamentale, cognitiva e motoria del paziente. In particolare l’allenamento aerobico, della flessibilità e dell’equilibrio e l’allenamento della forza presentano benefici importanti. I dati mostrano una riduzione del tremore e della rigidità muscolare, il miglioramento dell’equilibrio, con diminuzione di cadute e del controllo della camminata. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E ALIMENTAZIONE ▸ Acidi grassi Un coinvolgimento del metabolismo dei grassi è stato ampiamente stabilito dagli studi sui livelli di colesterolo e sul rapporto tra acidi grassi saturi/ polinsaturi presenti nella dieta. Un aumento del consumo di acidi grassi saturi può avere effetti negativi sulle funzioni cognitive e dall’altro che l’assunzione di un elevato apporto di acidi grassi polinsaturi (PUFA) e di acidi grassi monoinsaturi (MUFA) ha un effetto protettivo. Una dieta ad elevato contenuto di pesce è correlato in modo inversamente proporzionale all’incidenza di demenze. I neuroni sono cellule grasse (60%) per eccellenza nella loro membrana abbondano sia colesterolo che fosfolipidi. Occorre mantenere un equilibrio tra gli acidi grassi, in particolare tra omega-6 e omega-3 a catena lunga di cui sono ricchi il pesce azzurro (sarde, alici, sgombro). L’adeguata presenza di omega-3 nel cervello comporta effetti di stimolo nella neurogenesi e nella neuroplasticità. pertanto sono utili nel contrastare il declino cerebrale sia fisiologico, sia correlato in malattie neurologiche degenerative o vascolari. Alimenti come pesce, frutta oleosa come noci e mandorle o supplementazioni come omega-3, MUFA, acido folico, vitamine del gruppoo B, vitamina E, vitamina C, vitamina D. Es 20-30g di semi di lino macinati o il suo olio. È inoltre consigliabile fare un consumo moderato di carne a favore del consumo di proteine di origine vegetale. Inquinato, le proteine animali fanno maggiormente aumentare il contenuto di ione ammonio che ha un’azione tossica a livello del sistema nervoso centrale. [Kelly T et al. Ammonium influì pathways into astorcytes and neurons of hippocampal slices. J Neurochem. 2010 Dec;115(5):1123-1136] MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ DHA Olio algale ricco in DHA così da rinforzare l’apporto di acidi grassi omega-3, che contrasta il processo di decadimento neurocognitivo, come svariati lavori medico-scientifici hanno evidenziato. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ CREATINA e GUARANÀ La creatina rifornisce di fosforo le cellule muscolari le quali possono produrre più ATP, la fonte principale di energia di tutte le cellule. Ottima la sua associazione con il guaranà. Alcuni studi clinici segnalano che la somministrazione quotidiana di creatina migliora il pensiero e la memoria. Sulla base di studi pilota, la creatina sembra possa essere utile nei pazienti parkinsoniani, da cui l’indicazione ad una sua supplementazione a scopo preventivo. In questo caso indicata l’assunzione del prodotto a giorni alterni, continuativamente nel tempo o con pause periodiche della durata massima di 30-45 gg. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Ginger o zenzero Zingiber officinalis rizoma originario dall'Asia ricca di principi attivi: zingiberine, gingeroli e shogaoli. Il 6-shogaolo, un componente bioattivo dello zenzero, può svolgere un ruolo importante nel miglioramento delle funzioni mnestiche, oltre ad essere un antinfiammatorio ed un antiossidante nelle malattie neurologiche. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Papaya Fermentata Rinforza la capacità di difesa antiossidante ed espleta una fattiva azione anti-Parkinson e neurotrofica, favorendo anche il recupero del senso di benessere fisico. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Coenzima Q10 in formula biodisponibilen è un componente necessario per la produzione di energia e per la respirazione cellulare. Il CoQ10 non è al momento attuale un farmaco approvato dalle autorità sanitarie per il trattamento della malattia di Parkinson ma una serie di osservazioni e considerazioni lo porrebbe come un ottimo candidato per una efficace neuroprotezione nella malattia di Parkinson in quanto: ▸ il CoQ10 è un componente intrinseco della catena respiratoria mitocondriale; ▸ l’attività del complesso I della catena respiratoria è selettivamente ridotta nella Sostanza Nera dei soggetti parkinsoniani; ▸ il CoQ10 è ridotto nei mitocondri e nel siero dei soggetti parkinsoniani; ▸ la somministrazione orale del CoQ10 nei ratti ha determinato un aumento del contenuto dello stesso enzima nei mitocondri cerebrali; ▸ è stato condotto uno studio in doppio cieco randomizzato su quattro gruppi di pazienti, tutti in fase iniziale di malattia. Ogni gruppo di 20 malati ciascuno ha ricevuto uno dei seguenti diversi trattamenti: CoQ10 300 mg, 600 mg, 1200 mg oppure placebo. La prova ha avuto una durata di 16 mesi. La valutazione del grado di malattia eseguita mediante l’UPDRS* ha dimostrato che il gruppo di soggetti che aveva ricevuto la dose di 1200 mg/die di CoQ10 era quello che aveva avuto un declino inferiore. Non era stata invece rilevata alcuna differenza fra il gruppo placebo ed i gruppi che assumevano dosaggi più bassi di CoQ10. Si potrebbe quindi arguire che il dosaggio più elevato avesse determinato un rallentamento nella progressione della malattia esercitando quindi un effetto neuroprotettivo. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Il coenzima Q10 rallenta del 44% la progressione del morbo di Parkinson. Secondo uno studio preliminare statunitense, il coenzima Q10, naturalmente prodotto dal nostro organismo, permette ai pazienti di mantenere più a lungo il controllo dei movimenti. Infatti, i primi risultati presentati sulla rivista 'Archives of Neurology' indicano che il coenzima aiuta i pazienti a conservare la capacità di nutrirsi, muoversi, vestirsi e lavarsi. Secondo i ricercatori, il coenzima Q10 ad alti dosaggi non si limiterebbe a migliorare la sintomatologia ma rallenterebbe proprio la progressione della malattia. Infatti, le osservazioni suggeriscono che il coenzima ostacoli la degenerazione neuronale. Un'azione che potrebbe essere legata all'importanza del coenzima Q10 per la respirazione cellulare e la produzione di energia. MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ CARNOSINA Studi recenti hanno evidenziato come la carnosina si mostri capace di contrastare gli effetti nocivi legati alla senescenza dell’alfa-sinucleina nel morbo di Parkinson, risultando un agente terapeutico in grado di rallentare l’evoluzione sfavorevole di questa patologia neurodegenerativa. [Hipkiss AR. Ageing risk factor and Parkinson’s disease: contrastino rules of common dietery constituents. Neurobiol Ageing. 2014 Jun; 35 (6): 1469-72] MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Licopene Il licopene è un antiossidante della famiglia dei carotenoidi, presente in elevate quantità nel pomodoro maturo e in misura minore nel cocomero, albicocca, uva, grava, pompelmo rosa e papaia. Il livello di licopne è influenzato dal grado di maturazione del frutto. In un pomodoro maturo ci sono circa 50 mg/Kg. La biodisponibilità del composto aumenta nei pomodori trattati termicamente e in presenza di una sostanza lipofila es. olio extravergine di oliva. Quindi il modo migliore di assicurarsi questo potente antiossidante è la passata di pomodoro. Tra i suoi effetti protettivi contribuisce a ridurre il rischio di tumore alla prostata, effetti protettivi contro la progressione delle malattie cardiovascolari, azione protettiva a livello cutaneo e protegge dalle malattie neurodegenrative, soprattuto se associati con altri principi attivi quali la leuteina (uova, spinaci, cavoletti di Bruxelles), l’astaxantina (tonno, salmone, pesce spada, krill, gamberi) e la zeaxantina (tuorlo d’uova, zucche gialle, mais, radicchio rosso) MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ Bacopa monnieri La bacopa monnieri (BM) è anche chiamata bramhi ed è importante nella medicina ayurvedica, per le sue proprietà nootrope (aumento delle capacità cognitive del cervello). Vi sono evidenze di una sua potenziale capacità di attenuare la progressione della demenza, del morbo di Parkinson e dell’epilessia. La BM agisce con meccanismi neuroprotettivi incentrati su meccanismi d’azione antiossidanti, sull’inibizione dell’acetilcolinesterasi e/o dell’attivazione della colina acetiltransferrasi, sulla riduzione dei depositi di b-amiloide, sull’aumento del flusso sanguigno cerebrale e sulla capacità di modulazione neurotrasmettitoriale (acetilcolina, 5-idrossi-triptamina, dopamina). MORBO DI PARKINSON PARKINSON E INTEGRATORI ▸ GINKO BILOBA Pianta originaria della Cina, si usa l’estratto secco delle foglie, contengono diverse categorie di molecole tra cui le più attive sono i flavonoidi (ginketolo, ginkolide, ecc). Queste sostanze agiscono sull’irrorazione sanguigna periferica, favorendo lo smaltimento delle sostanze di rifiuto. Molto tollerata aiuta nel trattamento della demenza con azione promnestica e neurotrofica. Svolge inoltre un’azione antiossidante e antinfiammatoria, migliora la fluidità sanguigna per questo motivo va usata con cautela con la terapia anticoangulante. ALBERTO CROCI BIOLOGO NUTRIZIONISTA 331 861 961 1 [email protected]