Neuroscienze, Pisa: svelato il mistero della riorganizzazione cerebrale

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Neuroscienze, Pisa: svelato il mistero della
riorganizzazione cerebrale
inserito da: Redazione
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pubblicato il: 20/06/2013 20:06
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Pisa, 20 giugno 2013 - Se ci limitassimo all’anatomia del loro
cervello, dovremmo dire che non ci vedono. Parliamo dei bambini
che nascono con lesioni dovute ad emorragie o malformazioni
che colpiscono la corteccia occipitale, l’area deputata alla visione.
Nonostante abbiano questi danni congeniti, cioè sin dalla nascita,
i ricercatori hanno notato che questi bambini rispondono agli
stimoli come se ci vedessero: evitano gli ostacoli improvvisi, si
spostano alla percezione dell’oggetto, si voltano verso la parte
cieca. Un vero e proprio mistero che un team tutto italiano e tutto
toscano ha finalmente svelato, aprendo nuove prospettive di cura per bambini e adulti con danni
alle funzioni visive.
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“Abbiamo scoperto che nei bambini con lesioni
alla nascita la corteccia sana compensa la
parte cerebrale lesionata”, spiegano il professor
Giovanni Cioni e la professoressa Maria
Concetta Morrone, entrambi docenti presso
l’Università di Pisa (rispettivamente dei
Dipartimenti di Medicina Clinica e Sperimentale
e di Ricerca Traslazionale) ma anche ricercatori
presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris per la
Neuropsichiatria dell’infanzia e l’adolescenza.
“Lo studio che abbiamo realizzato dimostra
l’estrema plasticità del cervello del bambino proseguono i due scienziati _ e quindi la sua
formidabile capacità di riorganizzarsi anche
dopo una lesione molto grande e potenzialmente invalidante”. Proprio per la sua importanza la
ricerca è valsa la pubblicazione sulla autorevole rivista internazionale di Neuroscienze Cortex.
L’équipe che ha fatto questa importante scoperta è multidisciplinare e comprende ricercatori
dell’IRCCS Fondazione Stella Maris, del CNR e dell’Università di Pisa e dell’Università di
Firenze. Lo studio che porta le firme di Francesca Tinelli, Guido Marco Cicchini, Roberto Arrighi,
Michela Tosetti, Giovanni Cioni e Maria Concetta Morrone, ha evidenziato i meccanismi con cui
alcuni soggetti riescono a correggere l’emianopsia, ovvero la perdita di metà del campo visivo,
acquisendo la possibilità di utilizzare i segnali visivi provenienti dal campo cieco senza averne
una percezione cosciente. “Abbiamo seguito alcuni bambini con questo tipo di lesioni alla
nascita nel corso degli anni, sottoponendoli ad imaging funzionale, ovvero l’uso della risonanza
magnetica per analizzare e studiare la relazione tra l’attività di determinate aree cerebrali e
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specifiche funzioni cerebrali. _ continua la professoressa Morrone _. Con l’uso di queste
avanzate tecnologie abbiamo potuto comprendere il meccanismo con cui il loro cervello
compensa la mancanza di questa funzione visiva. La parte buona della corteccia assume anche
le funzioni di quella danneggiata, andando a colmare il danno che si trova nell’altro emisfero. E’
la prova di quanto sia plastico il cervello del bambino e quindi sia capace di riorganizzarsi per
far fronte alle difficoltà”. Aggiunge il professor Cioni: “Questo avviene solo nei bambini con una
lesione congenita. Nel gruppo dei bambini che hanno avuto danni di questo tipo
successivamente e quindi non alla nascita, non abbiamo assistito a questa riorganizzazione e
nemmeno negli adulti. La ricerca evidenzia chiaramente tre elementi fondamentali: il cervello è
plastico; l’ambiente insegna ed è quindi il “farmaco del cervello” e in base a quanto scoperta
possiamo studiare terapie ad hoc”. Le ricadute di questo studio porteranno a nuove cure? “E’
una speranza molto concreta - aggiunge il professor Cioni _ , comprendendo meglio I
meccanismi possiamo intensificare gli stimoli sulla plasticità cerebrale e approntare interventi
terapeutici anche per tutti quei bambini con danni non congeniti e per gli adulti. Certo siamo
appena agli inizi ma abbiamo una prima e importante risposta preliminare”. Che terapie pensa
siano attivabili? “Mi riferisco per esempio a interventi riabilitativi con supporto di tecnologie
bioingegneristiche e di Information Comunication - conclude il professore - capaci di riattivare la
plasticità attraverso trattamenti più intensivi e personalizzati, fatti a casa ma con sorveglianza
medica mediante la telemedicina. C’è uno studio in corso che si ricollega a questo, i cui risultati
sono promettenti”.
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L’immagine mostra la visione di un soggetto con emianopsia destra (deficit nella visione di una
metà del campo visivo). I quattro rettangoli colorati rappresentano i quattro quadranti del campo
visivo (arancione=quadrante superiore sinistro; azzurro=quadrante inferiore sinistro;
viola=quadrante superiore destro; verde= quadrante inferiore destro). I diversi colori ci
permettono di vedere quali aree della corteccia visiva si attivano alla Risonanza Magnetica
Funzionale (fMRI) nel momento in cui uno stimolo viene presentato all’interno di uno dei quattro
quadranti. Ciò che ci attendiamo nel soggetto normale è che il quadrante superiore e inferiore
destro siano rappresentati nella corteccia visiva di sinistra, mentre il quadrante superiore e
inferiore di sinistra siano rappresentati nella corteccia visiva di destra. Il soggetto riportato nella
figura è un ragazzo che ha presentato una lesione cerebrale vascolare alla nascita, con
interessamento dell’emisfero di sinistra e danneggiamento delle vie visive che afferiscono alla
corteccia visiva dello stesso lato: in questo caso tutti i quattro campi visivi sono rappresentati
nella stessa corteccia visiva, quella dell’emisfero destro non danneggiata, che, grazie alla
grande plasticità del sistema nervosa in età infantile, ha potuto compensare le funzioni
dell’emisfero leso.
IRCCS Fondazione Stella Maris Calambrone (Pisa)
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