- Profe Marchese Il sito di Luigi Marchese

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Un momento sotto le stelle
libero adattamento teatrale del romanzo
Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry
(capp. 14 - 27)
14
NARRATORE:
(ENTRA
IL
Il quinto pianeta era un pianeta molto strano: vi era
appena il posto per sistemare un lampione e l’uomo che
l’accendeva.
LAMPIONAIO,
SI POSIZIONA AL CENTRO DELLA SCENA E INIZIA AD
ACCENDERE E SPEGNERE A DISTANZA DI POCHI SECONDI UN LAMPIONE; IL PICCOLO
PRINCIPE GLI SI AVVICINA LENTAMENTE)
BAMBINO 1:
A che cosa possono servire, dispersi nel cielo, su un
pianeta senza case e senza abitanti, un lampione e un
lampionaio? Forse quest’uomo è veramente assurdo, però
è meno assurdo del re, del vanitoso, dell’uomo d’affari e
dell’ubriacone…
(CONTEMPORANEAMENTE ATTRAVERSANO
D’AFFARI E L’UBRIACONE).
BAMBINO 2:
LA SCENA IL RE, IL VANITOSO, L’UOMO
Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo
lampione, è come se facesse nascere una stella in più o un
fiore. Quando lo spegne, addormenta il fiore o la stella. È
una bellissima occupazione ed è veramente utile, perché è
bella.
(IL PICCOLO PRINCIPE
RIVOLGE LA PAROLA AL
LAMPIONAIO
CHE CONTINUA
AD ACCENDERE E SPEGNERE IL LAMPIONE)
PICCOLO PRINCIPE: Buongiorno. Perché spegni il tuo lampione?
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
(IL LAMPIONAIO
È la consegna. Buongiorno.
Che cos’è la consegna?
È di spegnere il mio lampione. Buona sera.
E adesso perché lo riaccendi?
È la consegna.
Non capisco.
Non c’è nulla da capire, la consegna è la consegna. Buon
giorno.
SI ASCIUGA LA FRONTE CON UN FAZZOLETTO A QUADRI ROSSI, POI
CONTINUA A PARLARE:)
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
PICCOLO PRINCIPE:
LAMPIONAIO:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole:
spegnevo al mattino e accendevo alla sera e avevo il resto
del giorno per riposare e il resto della notte per dormire…
E dopo di allora è cambiata la consegna?
La consegna non è cambiata, è proprio questo il dramma.
Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in
fretta e la consegna non è stata cambiata!
Ebbene?
Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho più un
secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!
È divertente! I giorni da te durano un minuto!
Non è per nulla divertente! Lo sai che stiamo parlando da
un mese?
Da un mese?
Sì. Trenta minuti: trenta giorni! Buona sera.
Poverino! Non ha neanche un attimo per riposare! Che
lavoro faticoso! Come fai a resistere?
Come mai non si riesce a cambiare la consegna? (RIVOLTO
AL PUBBLICO) Sarebbe
bello poterlo aiutare e fare
qualcosa per diminuire la corsa del suo pianeta!
(interviene il NARRATORE)
NARRATORE:
Il piccolo principe lo guardò e sentì improvvisamente di
amare questo uomo che era così fedele alla sua
consegna… e volle aiutare il suo amico.
PICCOLO PRINCIPE: Sai… conosco un modo per riposarti quando vorrai…
LAMPIONAIO:
Lo vorrei sempre.
PICCOLO PRINCIPE: Il tuo pianeta è così piccolo che in tre passi ne puoi fare il
giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente
per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti
camminerai e il giorno durerà finché tu vorrai.
LAMPIONAIO:
Non mi serve a molto. Ciò che desidero soprattutto nella
vita è dormire.
PICCOLO PRINCIPE: Non hai fortuna
LAMPIONAIO:
Eh già! Non ho fortuna. Buongiorno.
(Il PICCOLO PRINCIPE si dirige in direzione dei BAMBINI)
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
SAGGIO:
Quest’uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri, dal re,
dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo d’affari. Tuttavia
è il solo che non sembra ridicolo, forse perché si occupa
di altro che non di se stesso.
Questo è il solo di cui avresti potuto essere amico; ma il
suo pianeta è veramente troppo piccolo, non c’è posto per
due… Meriterebbe un premio per la sua dedizione e i suoi
sacrifici, merce rara ai nostri giorni.
Ce ne vorrebbero tanti così seri come lui per tentare di
migliorare il nostro pianeta!
MUSICA + BUIO
15
NARRATORE:
Il piccolo principe raggiunge, poi, il sesto pianeta, dieci
volte più grande del quinto e abitato da due vecchie
signore che scrivevano su enormi libri.
(sulla scena appaiono due vecchi (GAIA e GEA) seduti ad una scrivania intenti a
sfogliare un grosso libro e a prendere appunti su un grande quaderno; scorgono il
PICCOLO PRINCIPE che si avvicina e uno dei due inizia a parlare)
GAIA:
Ecco un esploratore
GEA:
Da dove vieni?
PICCOLO PRINCIPE:
Che cos’è questo grosso libro? Che cosa fate qui?
GAIA:
Siamo geografe.
PICCOLO PRINCIPE:
Che cos’è un geografo?
GEA:
È un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le
città, le montagne e i deserti.
PICCOLO PRINCIPE: È molto interessante, questo finalmente è un vero
mestiere!
(IL PICCOLO PRINCIPE SI GUARDA UN PO’ INTORNO POI DICE:)
GAIA:
PICCOLO PRINCIPE:
GEA:
PICCOLO PRINCIPE:
GAIA:
PICCOLO PRINCIPE:
GEA:
GAIA:
GEA:
GAIA:
PICCOLO PRINCIPE:
GEA:
È molto bello il vostro pianeta. Ci sono degli oceani?
Non lo possiamo sapere
Ah! E delle montagne?
Non lo possiamo sapere.
E delle città e dei fiumi e dei deserti?
Neppure questo possiamo sapere.
Ma siete geografe!
Esatto, ma non siamo esploratori. Ci mancano
completamente gli esploratori.
Non è il geografo che va a fare il conto delle città, dei
fiumi, delle montagne, dei mari, degli oceani e dei deserti.
Il geografo è troppo importante per andare in giro.
Non lascia mai il suo ufficio, ma riceve gli esploratori, li
interroga e prende appunti sui loro ricordi.
E se i ricordi di uno di loro gli sembrano interessanti, il
geografo fa fare un’inchiesta sulla moralità
dell’esploratore.
Perché?
Perché, se l’esploratore mentisse, o bevesse troppo,
sarebbe una catastrofe nei libri di geografia.
PICCOLO PRINCIPE: Perché?
GAIA:
Perché gli ubriachi vedono doppio e allora il geografo
annoterebbe due montagne là dove ce n’è una sola.
PICCOLO PRINCIPE: Io conosco qualcuno che sarebbe un cattivo esploratore…
GEA:
È possibile. Quando la moralità dell’esploratore sembra
buona, si fa un’inchiesta sulla sua scoperta.
PICCOLO PRINCIPE: Si va a vederla?
GAIA:
No, è troppo complicato. Ma esigiamo che l’esploratore
fornisca le prove.
GEA:
Per esempio, se si tratta di una grossa montagna, deve
riportare delle grosse pietre.
GAIA:
Ma tu, tu vieni da lontano! Tu sei un esploratore! Mi devi
descrivere il tuo pianeta!
(GAIA APRE IL GROSSO QUADERNO E PRENDE LA MATITA)
GEA:
Allora?
PICCOLO PRINCIPE: Oh, da me non è molto interessante, è talmente piccolo.
Ho tre vulcani, due in attività e uno spento. Ma non si sa
mai…
GAIA:
Non si sa mai.
PICCOLO PRINCIPE: Ho anche un fiore.
GEA:
Noi non annotiamo i fiori.
PICCOLO PRINCIPE: Perché? Sono la cosa più bella.
GAIA:
Perché i fiori sono effimeri.
PICCOLO PRINCIPE: Che cosa vuol dire “effimero”?
GEA:
Le geografie sono i libri più preziosi fra tutti i libri. Non
passano mai di moda. È molto raro che una montagna
cambi di posto.
GAIA:
È molto raro che un oceano si prosciughi. Noi
descriviamo delle cose eterne.
PICCOLO PRINCIPE: Ma i vulcani spenti si possono risvegliare. Che cosa vuol
dire “effimero”?
GEA:
Che i vulcani siano spenti o in azione per noi è lo stesso.
Quello che conta per noi è il monte: lui non cambia.
PICCOLO PRINCIPE: Ma che cosa vuol dire “effimero”?
Vuol dire “che è minacciato di scomparire in un tempo
breve”.
PICCOLO PRINCIPE: Il mio fiore è destinato a scomparire presto?
GEA:
Certamente.
PICCOLO PRINCIPE: Allora il mio fiore è effimero… e non ha che quattro
spine per difendersi dal mondo! E io l’ho lasciato solo!
Che cosa mi consigliate di andare a visitare?
GAIA:
Il pianeta Terra. Ha una buona reputazione…
PICCOLO PRINCIPE: Grazie. Andrò subito a visitarlo. Arrivederci, care
geografe!
GEA e GAIA:
Ciao, ciao. E buona fortuna!
GAIA:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
MUSICA
Che ne pensate di queste due sapienti, che si presentano
come persone molto importanti? Mi hanno annoiato ed
infastidito, perché non fanno altro che parlare di se stesse
e di quanto sono brave...
Per me sono poco attive e per niente fantasiose... sono
come degli adulti senza la coscienza di esserlo veramente.
Forse il Piccolo Principe le ha valutate troppo in fretta:
bisognerebbe conoscere molto bene le persone prima di
esprimere un parere...
BUIO
16
NARRATORE:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
BAMBINO 1 + 2:
NARRATORE:
Il settimo pianeta fu la Terra. La Terra non è un
pianeta qualsiasi!
Ci si contano cento e undici re…
… settemila geografi… novecentomila uomini d’affari….
… sette milioni e mezzo di ubriaconi…
…trecentododici milioni di vanitosi…
…cioè due miliardi circa di adulti!
Prima dell’invenzione dell’elettricità, nei sei continenti
bisognava
mantenere
una
vera
armata
di
BAMBINO 1:
NARRATORE:
BAMBINO 2:
NARRATORE:
quattrocentossesantaduemila
e
cinquecentoundici
lampionai per accendere i lampioni.
E come erano regolati?
Prima c’era il turno di quelli che accendevano i lampioni
della Nuova Zelanda e dell’Australia. Quando questi se
ne andavano a dormire, entravano in scena quelli della
Cina e della Siberia; poi veniva il turno dei lampionai
della Russia e delle Indie; poi di quelli dell’Africa e
dell’Europa; poi di quelli dell’America del Sud…
…e infine di quelli dell’America del Nord, vero?
Esatto. Era proprio uno spettacolo grandioso!
17
BAMBINO 1:
AUTORE:
Proprio un meccanismo perfetto!
In realtà non sono stato molto onesto parlandovi degli
uomini che accendo i lampioni. Quelli che non lo
conoscono potrebbero avere una falsa idea del nostro
pianeta.
BAMBINO 1:
Non ho capito… potete spiegarmi meglio?
AUTORE:
Gli uomini occupano molto poco posto sulla Terra. Se i
sei miliardi di abitanti che popolano la Terra stessero i8n
piedi e un po’ serrati, troverebbero posto facilmente in
una piazza di quarantamila metri di lunghezza per
quarantamila metri di larghezza.
BAMBINO 1:
Naturalmente i grandi non vi crederebbero. Si
immaginano di occupare molto posto.
BAMBINO 2
Si credono importanti come i baobab, giusto?
AUTORE:
Se solo consigliate loro di fare dei calcoli, vi seguiranno,
perché adorano le cifre e questo a loro piace molto.
NARRATORE:
Il piccolo principe, arrivato sulla Terra, fu molto sorpreso
di non vedere nessuno. Aveva paura di essersi sbagliato
di pianeta, quando un anello del colore della luna si
mosse nella sabbia.
PICCOLO PRINCIPE: Buona notte.
SERPENTE:
Buona notte.
PICCOLO PRINCIPE:
SERPENTE:
PICCOLO PRINCIPE:
SERPENTE:
Su quale pianeta sono sceso?
Sulla terra, in Africa.
Ah!... Ma non c’è nessuno sulla Terra?
Qui è il deserto. Non c’è nessuno nei deserti. La Terra è
grande.
(IL PICCOLO PRINCIPE GUARDA VERSO I CIELO)
PICCOLO PRINCIPE: Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno
possa un giorno trovare la sua. Guardate il mio pianeta! È
proprio sopra di noi! Ma come è lontano!
SERPENTE:
È bello! Ma che cosa sei venuto a fare qui?
PICCOLO PRINCIPE: Ho avuto delle difficoltà con un fiore.
SERPENTE:
Ah!
PICCOLO PRINCIPE: Dove sono gli uomini? Si è un po’ soli nel deserto…
SERPENTE:
Si è soli anche con gli uomini.
PICCOLO PRINCIPE: Sei un buffo animale, sottile come un dito!
SERPENTE:
Ma sono più potente di un dito di un re.
PICCOLO PRINCIPE: Non mi sembri molto potente… non hai neppure le
zampe… e non puoi neppure camminare…
SERPENTE:
Posso trasportarti più lontano che un bastimento. Colui
che tocco lo restituisco alla terra da dove è venuto. Ma tu
sei puro e vieni da una stella… Mi fai pena, tu così
debole, su questa terra di granito. Potrò aiutarti un giorno
se rimpiangerai il tuo pianeta. Posso…
PICCOLO PRINCIPE: Oh! Ho capito benissimo, ma perché parli sempre per
enigmi?
SERPENTE:
Li risolvo tutti.
18
NARRATORE:
Il piccolo principe attraversò il deserto e non incontro che
un fiore, un fiore a tre petali, un piccolo fiore da niente…
PICCOLO PRINCIPE: Buon giorno.
FIORE:
Buon giorno.
PICCOLO PRINCIPE: Dove sono gli uomini?
FIORE:
Gli uomini? Ne esistono, credo, sei o sette. Li ho visti
molti anni fa. Ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li
spinge qua e là. Non hanno radici e questo li imbarazza
molto.
PICCOLO PRINCIPE: Addio.
FIORE:
Addio.
19
NARRATORE:
AUTORE:
NARRATORE:
PICCOLO PRINCIPE:
ECO:
PICCOLO PRINCIPE:
ECO:
PICCOLO PRINCIPE:
ECO:
PICCOLO PRINCIPE:
SAGGIO:
PICCOLO PRINCIPE:
Il piccolo principe fece l’ascensione di un’alta montagna.
Le sole montagne che avesse mai visto erano i tre vulcani
che gli arrivavano alle ginocchia.
E adoperava il vulcano spento come uno sgabello.
Da una montagna alta come questa vedrò di colpo tutto il
pianeta e tutti gli uomini. Buon giorno.
Buon giorno… buon giorno… buon giorno…
Chi siete?
Chi siete?... Chi siete?... Chi siete?...
Siate miei amici, io sono solo.
Io sono solo…. Io sono solo… io sono solo…
Che buffo pianeta… è tutto secco e pieno di punte e tutto
salato.
Gli uomini mancano d’immaginazione. Ripetono ciò che
loro si dice.
Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo…
20
NARRATORE:
Capitò che il piccolo principe, avendo camminato a lungo
attraverso le sabbie, le rocce e le nevi, scoprì alla fine
una strada.
AUTORE:
E tutte le strade portavano verso gli uomini.
PICCOLO PRINCIPE: Buon giorno.
TRE ROSE:
Buon giorno.
PICCOLO PRINCIPE: Assomigliate tutte al mio fiore! Chi siete?
TRE ROSE:
Siamo rose.
PICCOLO PRINCIPE: Ah! (SCOPPIA A PIANGERE)
BAMBINO 2:
Ma perché piange?
AUTORE:
Piange perché il suo fiore gli aveva raccontato che era il
solo della sua specie in tutto l’universo.
PICCOLO PRINCIPE: Il mio fiore sarebbe contrariato se vedesse questo…
Tossirebbe e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo.
Ed io dovrò curarlo, perché altrimenti per umiliarmi si
lascerebbe veramente morire… Mi credevo ricco di un
fiore unico al mondo e non possiedo che una qualsiasi
rosa.
BAMBINO 1:
Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia non
fanno di me un principe molto importante…
(IL PICCOLO PRINCIPE CONTINUA A PIANGERE)
21
NARRATORE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
PICCOLO PRINCIPE:
VOLPE:
Il piccolo principe si sedette sull’erba e continuò a
piangere. In quel momento apparve la volpe.
Buon giorno.
Buon giorno. Ma dove sei?
Sono qui, sotto al melo…
Chi sei? Sei molto carina…
Sono una volpe.
Vieni a giocare con me, sono così triste…
Non posso giocare con te, non sono addomesticata.
Ah! Scusa. Che cosa vuol dire “addomesticare”?
Non sei di queste parti tu. Che cosa cerchi?
Cerco gli uomini. Che cosa vuol dire “addomesticare”?
Gli uomini hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso!
Allevano anche galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi
delle galline?
No. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire
“addomesticare”?
È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei
legami”.
PICCOLO PRINCIPE: Creare dei legami?
VOLPE:
Certo. Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te e
neppure tu hai bisogno di me. Io sono per te una volpe
uguale a centomila altre volpi. Ma se tu mi addomestichi,
noi avremo bisogno l’uno dell’altra. Tu sarai per me
unico al mondo e io sarò per te unica al mondo.
PICCOLO PRINCIPE: Comincio a capire. C’è un fiore… credo che mi abbia
addomesticato.
VOLPE:
È possibile. Capita di tutto sulla Terra…
PICCOLO PRINCIPE: Oh, non è sulla terra.
VOLPE:
Su un altro pianeta?
PICCOLO PRINCIPE: Sì.
VOLPE:
Ci sono cacciatori su questo pianeta?
PICCOLO PRINCIPE: No.
VOLPE:
Questo mi interessa! E galline?
PICCOLO PRINCIPE: No.
VOLPE:
Non c’è niente di perfetto. (CON UN SOSPIRO) La mia vita è
monotona. Io do la caccia alle galline e gli uomini danno
la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano e tutti gli
uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu
mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata.
BAMBINO 2:
Conoscerà un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli
altri. Gli altri passi la faranno nascondere sotto terra.
BAMBINO 1:
Il tuo, invece, la farà uscire dalla tana, come una musica.
VOLPE:
E poi, guarda! Vedi laggiù in fondo dei campi di grano?
Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi
di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste!
BAMBINO 1:
Ma lui ha i capelli color dell’oro. Allora sarà
meraviglioso quando l'avrà addomesticata.
VOLPE:
Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il
rumore del vento nel grano… Per favore, addomesticami!
PICCOLO PRINCIPE: Volentieri, ma non ho molto tempo. Ho da scoprire degli
amici e da conoscere molte cose.
VOLPE:
Non si conoscono che le cose che si addomesticano.
SAGGIO:
Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.
Comprano dai mercanti le cose già fatte.
VOLPE:
Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini
non hanno più amici. Se tu vuoi un amico,
addomesticami!
PICCOLO PRINCIPE: Che cosa bisogna fare?
VOLPE:
Bisogna essere molto pazienti. In principio tu ti siederai
un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la
coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una
fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’
più vicino…
PICCOLO PRINCIPE: D’accordo. Vado, ci vediamo domani.
NARRATORE:
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
MUSICA
VOLPE:
Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora. Se tu vieni,
per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io
comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora
aumenterà la mia felicità. Quando saranno la quattro,
comincerò ad agitarmi e ad inquietarmi: scoprirò il prezzo
della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non
saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i
riti.
PICCOLO PRINCIPE: Che cos'è un rito?
VOLPE:
Anche questa è una cosa da tempo dimenticata. È quello
che rende un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora
diversa dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i
miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del
villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io i
spingo fino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un
giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti e non
avrei mai vacanza.
MUSICA
NARRATORE:
VOLPE:
BAMBINO 1:
VOLPE:
BAMBINO 1:
VOLPE:
BAMBINO 2:
VOLPE:
NARRATORE:
Fu così che il piccolo principe addomesticò la volpe… ma
arrivò il momento della partenza.
Ah… piangerò.
La colpa è tua, lui non voleva farti del male, ma tu hai
voluto che ti addomesticasse.
È vero!
Piangerai?
È certo.
Ma allora che cosa ci guadagni?
Ci guadagno il colore del grano. (RIVOLTA AL PICCOLO
PRINCIPE) Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua è
unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti
regalerò un segreto.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
MUSICA
PICCOLO PRINCIPE: Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete
ancora niente. Nessuno vi ha addomesticato e voi non
avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia
volpe. Era una volpe uguale a centomila altre volpi. Ma
ne ho fatto la mia amico ed ora è per me unica al mondo.
TRE ROSE:
Ma cosa stai dicendo?
PICCOLO PRINCIPE: Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi.
Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia
rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di
tutte voi, perché è lei che ho innaffiato.
BAMBINO 2:
Perché è lei che ha messo sotto la campana di vetro.
BAMBINO 1:
Perché è lei che ha riparato col paravento. Perché su di lei
ha ucciso i bruchi.
BAMBINO 2:
Perché è lei che ha ascoltato lamentarsi o vantarsi o anche
qualche volta tacere.
PICCOLO PRINCIPE: Perché è la mia rosa.
NARRATORE:
Il piccolo principe ritornò dalla volpe.
PICCOLO PRINCIPE: Addio, volpe.
VOLPE:
Addio. Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si
vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli
occhi.
SAGGIO:
L’essenziale è invisibile agli occhi. Non bastano gli occhi
per catturare l'anima delle cose.
VOLPE:
È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto
la tua rosa così importante.
PICCOLO PRINCIPE: (SUSSURRANDO) È il tempo che perduto per la mia rosa…
SAGGIO:
Gli uomini hanno dimenticato questa verità.
VOLPE:
Ma tu non devi dimenticarla!
SAGGIO:
Si diventa responsabili per sempre di quello che si
addomestica.
VOLPE:
Tu sei responsabile della tua rosa…
PICCOLO PRINCIPE: Io sono responsabile della mia rosa… L'essenziale è
invisibile agli occhi...
22
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
CONTROLLORE:
PICCOLO PRINCIPE:
Buon giorno.
Buon giorno.
Che cosa fai qui?
Smisto i viaggiatori a mazzi di mille. Spedisco i treni che
li trasportano, a volte a destra, a volte a sinistra.
Hanno tutti fretta. Che cosa cercano?
Lo stesso macchinista lo ignora.
Ritornano di già?
Non sono gli stessi. È uno scambio.
Non erano contenti là dove stavano?
Non si è mai contenti dove si sta.
Inseguono i primi viaggiatori?
Non inseguono nulla. Dormono là dentro o sbadigliano
tutt’al più. Solamente i bambini schiacciano il naso
contro i vetri.
Solo i bambini sanno quello che cercano. Perdono tempo
per una bambola di pezza e lei diventa così importante
che, se gli viene tolta, piangono…
CONTROLLORE:
SAGGIO:
Beati loro.
Solo i bambini sanno quello che cercano, capiscono ciò
che è veramente importante e non lo perdono mai di vista.
23
PICCOLO PRINCIPE: Buon giorno.
MERCANTE:
Buon giorno.
NARRATORE:
È un mercante di pillole perfezionate che calmano la sete
e non fanno sentire più il bisogno di bere.
PICCOLO PRINCIPE: Perché vendi questa roba?
MERCANTE:
È una grande economia di tempo. Gli esperti hanno fatto
dei calcoli. Si risparmiano cinquantatrè minuti alla
settimana.
PICCOLO PRINCIPE: E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minuti?
MERCANTE:
Se ne fa quel che si vuole…
PICCOLO PRINCIPE: Io, se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei
adagio adagio verso una fontana…
BUIO + MUSICA
24
Eravamo all’ottavo giorno della sua caduta nel deserto e
aveva ascoltato la storia del mercante bevendo l’ultima
goccia della sua provvista d’acqua.
ANTOINE:
Ah! Sono molto teneri i tuoi ricordi, ma io non ho ancora
riparato il mio aeroplano, non ho più niente da bere e
sarei felice anch’io se potessi camminare adagio adagio
verso una fontana!
PICCOLO PRINCIPE: La mio amica volpe mi disse…
ANTOINE:
Caro il mio ometto, non si tratta più della volpe!
PICCOLO PRINCIPE: Perché?
ANTOINE:
Perché moriremo di sete…
AUTORE:
PICCOLO PRINCIPE: Fa bene l’aver avuto un amico, anche se poi si muore. Io,
io sono molto contento d’aver avuto un'amica volpe...
Anch’io ho sete… cerchiamo un pozzo.
ANTOINE:
Hai sete anche tu?
PICCOLO PRINCIPE: Un po’ d’acqua può far bene anche al cuore…
(IL PICCOLO PRINCIPE SI SIEDE E POCO DOPO ANTOINE SI SIEDE ACCANTO A LUI)
PICCOLO PRINCIPE: Le stelle sono belle anche per un fiore che non si vede…
ANTOINE:
Già.
PICCOLO PRINCIPE: Il deserto è bello e ciò che lo abbellisce è che nasconde
un pozzo in qualche luogo…
ANTOINE:
Sì, che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto,
quello che fa la loro bellezza è invisibile.
PICCOLO PRINCIPE: Sono contento che tu sia d’accordo con la mia volpe.
(IL PICCOLO PRINCIPE COMINCIAVA AD ADDORMENTARSI)
ANTOINE:
SAGGIO:
BAMBINO 2:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
Questo che io vedo non è che la scorza. Il più importante
è invisibile…
Il più importante è invisibile…
Cosa commuove di più in questo piccolo principe
addormentato?
La sua fedeltà a un fiore, l’immagine di una rosa che
risplende in lui come la fiamma di una lampada, anche
quando dorme?
Oh…. Ecco il pozzo!
25
SAGGIO:
BAMBINO 2:
BAMBINO 1:
Gli uomini si imbucano nei rapidi, hanno tutti fretta, ma
non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano e girano
intorno a se stessi…
Ma ne vale la pena?
A che cosa serve tutto questo?
AUTORE:
Il pozzo che avevano raggiunto non assomigliava ai
pozzo sahariani.
BAMBINO 1:
I pozzi sahariani sono dei semplici buchi scavati nella
sabbia.
AUTORE:
Questo assomigliava a un pozzo di villaggio.
PICCOLO PRINCIPE: Non c’è alcun villaggio. Mi sembra di sognare.
ANTOINE:
È strano, è tutto pronto: la carrucola, il secchio e la
corda…
(IL PICCOLO PRINCIPE RIDE, TOCCA LA CORDA: LA CARRUCOLA
STRIDULO)
EMETTE UN SUONO
PICCOLO PRINCIPE: Senti? Noi svegliamo questo pozzo e lui canta!
ANTOINE:
Lasciami fare, è troppo pesante per te.
NARRATORE:
Lentamente issò il secchio fino all’orlo del pozzo e lo
mise bene in equilibrio. Nelle sue orecchie risuonava il
canto della carrucola e nell’acqua luccicante vedeva
tremare il sole.
PICCOLO PRINCIPE: Ho sete di questa acqua, dammi da bere.
BAMBINO 2:
Ecco quella che aveva cercato!
AUTORE:
Sollevò il secchio fino alle sue labbra. Bevve con gli
occhi chiusi. Era dolce come una festa.
SAGGIO:
Quest’acqua era ben altra cosa che un alimento. Era nata
dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola…
AUTORE:
… dallo sforzo delle sue braccia. Faceva bene al cuore,
come un dono. Quando eroa piccolo, le luci dell’albero di
Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza
dei sorrisi, facevano risplendere i doni di Natale che
riceveva.
PICCOLO PRINCIPE: Da te gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso
giardino… e non trovano quello che cercano…
ANTOINE:
Non lo trovano.
PICCOLO PRINCIPE: E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in
una sola rosa o in un po’ d’acqua…
ANTOINE:
Certo.
SAGGIO:
Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.
NARRATORE:
Aveva bevuto. Respirava bene. La sabbia al levar del sole
era color del miele. Era felice anche di questo color di
miele.
AUTORE:
Perché invece si sentiva angustiato?
PICCOLO PRINCIPE: Devi mantenere la tua promessa.
ANTOINE:
Quale promessa?
PICCOLO PRINCIPE: Sai… una museruola per la mia pecora… sono
responsabile di quel fiore!
(ANTOINE TIRA FUORI I SUOI SCHIZZI)
I tuoi baobab assomigliano un po’ a dei cavoli… ah, ah
ah!
ANTOINE:
Oh! Io sono fiero dei miei baobab!
BAMBINO 2:
La tua volpe… le sue orecchie… assomigliano un po’ a
delle corna….
BAMBINO 1:
… e sono troppo lunghe…
ANTOINE:
Siete ingiusti, ragazzi. Non sapevo disegnare altro che
boa dal di dentro e dal di fuori.
PICCOLO PRINCIPE: Oh, andrà bene. I bambini capiscono.
BAMBINO 1:
(ANTOINE MOSTRA IL DISEGNO DI UNA MUSERUOLA)
ANTOINE:
Hai dei progetti che ignoro…
PICCOLO PRINCIPE: Sai, la mia caduta sulla terra… sarà domani
l’anniversario… Ero caduto qui vicino…
NARRATORE:
Di nuovo, senza capire il perché, Antoine provò uno
strano dispiacere e gli chiese:
ANTOINE:
Allora, non è per caso che il mattino in cui ti ho
conosciuto, tu passeggiavi tutto solo a mille miglia da
qualsiasi regione abitata? Ah! Ritornavi verso il punto
della tua caduta!
BAMBINO 2:
Per l’anniversario forse?
NARRATORE:
Il piccolo principe arrossì. Non rispondeva mai alle
domande.
BAMBINO 1:
Ma quando si arrossisce vuol dire “sì”, non è vero?
ANTOINE:
Ah! Ho paura…
PICCOLO PRINCIPE: Ora devi lavorare. Devi riparare il tuo motore. Ti aspetto
qui. Ritornerò domani sera…
AUTORE:
Ma non era rassicurato. Si ricordava della volpe.
SAGGIO:
Si rischia di piangere un po’ se ci si è lasciati
addomesticare…
MUSICA
26
C’era a fianco del pozzo un vecchio muro di pietra in
rovina. Quando terminò il suo lavoro l’indomani sera,
Antoine vide da lontano il suo piccolo principe seduto là
sopra, con le gambe penzoloni.
PICCOLO PRINCIPE: Non te ne ricordi più? Non è proprio qui! (PAUSA) Sì! Sì!
È proprio questo il giorno, ma non è qui il luogo.
AUTORE:
Continuò a camminare verso il muro, ma non vedeva, né
udiva ancora l’altra persona.
PICCOLO PRINCIPE: … Sicuro. Verrai dove incominciano le mie tracce sulla
sabbia. Non hai che da attendermi là: ci sarò questa notte.
(PAUSA) hai del buon veleno? Sei sicuro di non farmi
soffrire troppo tempo? (PAUSA) Ora vattene, voglio
ridiscendere.
NARRATORE:
C’era là, drizzato verso il piccolo principe, uno di quei
serpenti gialli che ti uccidono in trenta secondi.
AUTORE:
Antoine si mise a correre, ma al rumore il serpente si
lasciò scivolare dolcemente nella sabbia...
NARRATORE:
… come un getto d’acqua che muore e senza troppo
affrettarsi si infilò tra le pietre con un leggero rumore
metallico.
AUTORE:
Arrivò davanti al muro giusto in tempo per ricevere fra le
braccia l' ometto, pallido come la neve…
ANTOINE:
Che cos’è questa storia? Adesso parli coi serpenti!
PICCOLO PRINCIPE: Sono contento che tu abbia trovato quello che mancava al
tuo motore, puoi ritornare a casa tua…
NARRATORE:
ANTOINE:
PICCOLO PRINCIPE:
NARRATORE:
ANTOINE:
PICCOLO PRINCIPE:
SAGGIO:
ANTOINE:
PICCOLO PRINCIPE:
ANTOINE:
SAGGIO:
PICCOLO PRINCIPE:
SAGGIO:
PICCOLO PRINCIPE:
Non ti avevo ancora detto di aver terminato il mio
lavoro…
Anch’io oggi ritorno a casa… è molto più lontano… è
molto più difficile…
Sentiva che stava succedendo qualche cosa di
straordinario. Lo stringeva fra le braccia come un
bimbetto, eppure sembrava che scivolasse verticalmente
in un abisso, senza che potesse fare nulla per
trattenerlo….
Ho la tua pecora, la cassetta e la museruola. Ometto caro,
hai avuto paura…
Avrò ben più paura questa sera…
Si avvertiva il senso dell’irreparabile; non poteva
sopportare l’idea di non sentire più quel riso, che era
come una fontana nel deserto.
Ometto, voglio ancora sentirti ridere…
Sarà un anno questa notte. La mia stella sarà proprio
sopra il luogo dove sono caduto l’anno scorso…
È vero che è solo un brutto sogno quella storia del
serpente, dell’appuntamento e della stella?
Quello che è importante non lo si vede…
È come per il fiore. Se tu vuoi bene a un fiore che sta in
una stella, è dolce la notte guardare il cielo. Tutte le stelle
sono fiorite.
È come per l’acqua. Quella tu gli hai dato da bere era
come una musica: c’era la carrucola e c’era la corda… Ti
ricordi? … Era buona.
(RIVOLTO AL PUBBLICO) La notte guarderete le stelle. È
troppo piccolo da me perché vi possa mostrare dove si
trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per
voi una delle stelle. Allora tutte le stelle vi piacerà
guardarle… Tutte saranno vostre amiche. E poi vi voglio
fare un regalo…
(IL PICCOLO PRINCIPE RIDE)
ANTOINE:
Ah! Ometto, ometto mio, mi piace sentire questo riso!
PICCOLO PRINCIPE: E sarà proprio questo il mio regalo… Sarà come per
l’acqua…
ANTOINE:
Che cosa vuoi dire?
NARRATORE:
Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per
gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono guide. Per altri
non sono che piccole luci
SAGGIO:
Per altri, che sono sapienti, sono dei problemi. Per l’uomo
d’affari erano oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Solo
voi avrete delle stelle come nessuno ha…
ANTOINE:
Che cosa vuol dire?
PICCOLO PRINCIPE: Quando guarderete il cielo la notte, visto che io abiterò in
una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà
per voi come se tutte le stelle ridessero. Voi avrete, voi
solo, delle stelle che sanno ridere. Ah, ah ah!
SAGGIO:
E, quando vi sarete consolati (ci si consola sempre),
sarete contenti di averlo conosciuto.
PICCOLO PRINCIPE: (RIVOLTO AD ANTOINE) Sarai sempre il mio amico. Avrai
voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così,
per il piacere… Ah, ah ah! E i tuoi amici saranno stupiti
di vederti ridere guardando il cielo e ti crederanno pazzo.
Allora tu dirai:
ANTOINE:
Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!
PICCOLO PRINCIPE: T’avrò fatto un brutto scherzo… Ah, ah, ah! Sarà come se
t’avessi dato, invece che stelle, mucchi di sonagli che
sanno ridere… (SMETTE DI RIDERE) Questa notte… sai…
non venire…
ANTOINE:
Non ti lascerò.
PICCOLO PRINCIPE: Sembrerà che io mi senta male… sembrerà un po’ che io
muoia. È così. Non venire a vedere, non vale la pena.
ANTOINE:
No, non ti lascerò.
NARRATORE:
Ti dice questo anche per il serpente … Non bisogna che ti
morda… I serpenti sono cattivi… Ti può mordere per il
piacere di…
ANTOINE:
Non lo lascerò.
AUTORE:
Quella notte non lo vide mettersi in cammino. Si era
dileguato senza far rumore. Quando riuscì a raggiungerlo,
camminava deciso, con un passo rapido.
PICCOLO PRINCIPE: Ah! Sei qui…
(IL PICCOLO PRINCIPE PRENDE PER MANO ANTOINE)
Hai avuto torto. Avrai dispiacere. Sembrerò morto e non
sarà vero… Capisci? È troppo lontano. Non posso portare
appresso il mio corpo. È troppo pesante.
SAGGIO:
Sarà come una vecchia scorza abbandonata. Non sono
tristi le vecchie scorze…
PICCOLO PRINCIPE: Sarà bello, sai. Anch’io guarderò le stelle. Tutte le stelle
saranno pozzi con una carrucola arrugginita. Tutte le
stelle mi verseranno da bere. Sarà talmente divertente! Tu
avrai cinquecento milioni di sonagli e io avrò cinquecento
milioni di fontane… (TACE E INIZIA A PIANGERE) È là.
Lasciami fare un passo da solo. (SI SIEDE) Sai… il mio
fiore… ne sono responsabile! Ed è talmente debole e
talmente ingenuo… Ha quattro spine da niente per
proteggersi dal mondo…
(ANCHE ANTOINE SI SIEDE)
NARRATORE:
Ecco… è tutto qui…
No ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia.
Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde
dolcemente come cade un albero. Non fece neppure
rumore sulla sabbia.
MUSICA + BUIO
27
Ed ora sono già passati sei anni. Antoine non ha ancora
mai raccontato questa storia. Gli amici che lo hanno
ANTOINE:
NARRATORE:
BAMBINO 2:
NARRATORE:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
AUTORE:
BAMBINO 2:
BAMBINO 1:
AUTORE:
SAGGIO:
AUTORE:
SAGGIO:
rivisto erano molto contenti di rivederlo vivo. Era triste,
ma diceva:
È la stanchezza… Ora mi sono un po’ consolato. Cioè…
Non del tutto. Ma so che è ritornato nel suo pianeta,
perché al levar del giorno no ho ritrovato il suo corpo.
Non era un corpo molto pesante… E mi piace la notte
ascoltare le stelle. Sono come cinquecento milioni di
sonagli.
Ma ecco che accade una cosa straordinaria.
Che cosa?
Alla museruola disegnata per il piccolo principe ha
dimenticato di aggiungere la correggia di cuoi!
Allora non avrà mai potuto mettere la museruola alla
pecora! Che cosa sarà successo sul suo pianeta?
Forse la pecora ha mangiato il fiore…
Certamente no! Il piccolo principe mette il suo fiore tutte
le notti sotto la sua campana di vetro e sorveglia bene la
sua pecora.
Allora è felice e tutte le stelle ridono dolcemente… E se
una volta o l’altra si distrae?
E se ha dimenticato una sera la campana di vetro oppure
la pecora è uscita senza far rumore durante la notte?
Allora i sonagli si trasformano tutti in lacrime!
È tutto un grande mistero!
Per voi, che pure volete bene al piccolo principe tutto
cambia nell’universo, se in qualche luogo, non si sa dove,
una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una
rosa.
Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o
non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto cambia…
Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta
importanza.
Epilogo
AUTORE:
SAGGIO:
NARRATORE:
BAMBINO 1:
BAMBINO 2:
AUTORE:
Questo per me è il paesaggio più bello e più triste del
mondo. È qui che il Piccolo Principe è apparso sulla Terra
e poi è sparito.
Guardatelo attentamente per essere sicuri di riconoscerlo
nel caso un giorno faceste un viaggio nel deserto africano
E se doveste capitare in questo punto, vi prego, non tirate
dritto. Fermatevi un momento sotto le stelle.
Allora, se appare un ometto che ride… che ha i capelli
d’oro…
… e che rifiuta di rispondere alle domande… saprete chi
è.
Se dovesse accadere, vi scongiuro, ricordatevi di me:
mandatemi due righe per farmi sapere che è ritornato.
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