apparato respiratorio - CRI - Comitato Locale di Villar Dora

SCHEDA
APPARATO RESPIRATORIO
CROCE ROSSA ITALIANA
Comitato Locale di Villar Dora
Corso di Primo Soccorso
Ver.2.10
APPARATO RESPIRATORIO
In questo capitolo parleremo dell’APPARATO RESPIRATORIO, delle parti che lo compongono, del suo
ruolo e del suo funzionamento, conoscenze necessarie per capire il meccanismo dell’ASFISSIA e della
RESPIRAZIONE ARTIFICIALE.
Parlando di anatomia e fisiologia del corpo umano conosceremo le parti che costituiscono il corpo umano, dalla
più piccola la “CELLULA”, ai “TESSUTI”, agli “ORGANI”, agli “APPARATI”.
LA CELLULA
La cellula è l’unità elementare di cui sono costituiti tutti gli organismi viventi, esistono
organismi unicellulari (microbo) e organismi composti da miliardi di cellule (l’organismo
umano) di diversa forma e dimensione ma unite fra loro.
La forma delle cellule è legata alla loro funzione.
La pelle ha le cellule a forma di mattonella.
IL TESSUTO
Il tessuto è un insieme di CELLULE UGUALI per FORMA e FUNZIONE.
Il tessuto muscolare è un insieme di cellule fusiformi.
L’ORGANO
L’organo è un insieme di TESSUTI diversi fra loro, ma tutti concorrenti ad una
particolare funzione.
Lo stomaco è un insieme di tessuti diversi.
L’APPARATO
L’apparato è un insieme di organi diversi fra loro, che tuttavia concorrono allo svolgimento
di una unica funzione vitale.
I denti, la lingua, l’esofago, lo stomaco, l’intestino, sono organi che compongono l’apparato
digerente
VITA DELLA CELLULA
La cellula ha due funzioni vitali:
- PRODUZIONE DI ENERGIA sotto forma di calore corporeo e di lavoro (muscolare e
intellettuale)
- PROCESSI DI SINTESI per la costruzione di cellule nuove e la produzione di sostanze
indispensabili all’organismo.
La cellula per poter compiere queste attività ha bisogno di sostanze nutritizie (che sono contenute negli alimenti)
come ZUCCHERI e GRASSI che rappresentano il “COMBUSTIBILE” e le PROTEINE come
“MATERIALE DI COSTRUZIONE.”
Analizziamo nel dettaglio la PRODUZIONE DI ENERGIA per poi capire il funzionamento dell’APPARATO
RESPIRATORIO
Alle cellule arrivano le sostanze nutritizie, qui gli zuccheri e i grassi vengono “BRUCIATI” in presenza di
“OSSIGENO”.
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La cellula è composta da:
-
Un involucro esterno la “MEMBRANA CELLULARE” che
è semipermeabile
Un NUCLEO anch’esso avvolto da una membrana detta
“MEMBRANA NUCLEARE” che contiene il DNA.
All’interno
della
cellula
c’è
un
liquido
detto
“CITOPLASMA”
Nel citoplasma di ogni cellula ci sono dei corpuscoli detti
“RIBOSOMI”
Tra questi ci sono speciali organuli che si chiamano
“MITOCONDRI”
Questi
organuli
chiamati
come veri e propri fornelli che
OSSIGENO.
Può essere fatto un paragone con
carbone o legna in presenza di aria
di CALORE e i residui sono la
essere smaltiti.
Nella cellula il sangue veicola gli
COMBUSIBILE e OSSIGENO
“MITOCONDRI” funzionano
bruciano
ZUCCHERO
e
un focolare domestico che brucia
e libera ENERGIA sotto forma
cenere e il fumo, che devono
ZUCCHERI
come
come COMBURENTE: gli
zuccheri bruciano nei mitocondri liberando ENERGIA, sotto forma di
CALORE e LAVORO; verranno anche prodotte delle scorie sotto forma di
acqua e un gas da eliminare “l’ANIDRIDE CARBONICA”.
L’ENERGIA è utilizzata dai MUSCOLI e dai TESSUTI.
L’ANIDRIDE CARBONICA viene veicolata dal sangue ai polmoni che la
eliminano.
L’ACQUA viene eliminata attraverso i reni, i polmoni (vapore acqueo) la
pelle e l’intestino.
Introduciamo il concetto di “SANGUE ARTERIOSO” e “SANGUE
VENOSO”; il sangue arterioso è il sangue che porta l’ossigeno dai
POLMONI ai TESSUTI, mentre il sangue venoso è il sangue che porta
l’anidride carbonica dai TESSUTI ai POLMONI.
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RESPIRAZIONE CELLULARE
Il sangue scorre fra le cellule in vasi piccolissimi detti “CAPILLARI”
attraverso le pareti di questi vasi e delle cellule che sono permeabili ai
gas l’OSSIGENO esce dal sangue ed entra nelle cellule, allo stesso
modo l’ANIDRIDE CARBONICA esce dalle cellule ed entra nel
sangue.
Da ciò si deduce che il SANGUE nei TESSUTI arriva ARTERIOSO
e si trasforma in VENOSO.
Questo scambio di gas a livello cellulare è detto:”RESPIRAZIONE
CELLULARE o TISSUTALE”.
Questa funzione, essenziale per la vita di tutti i tessuti, dipende dalla
“RESPIRAZIONE POLMONARE”.
RESPIRAZIONE POLMONARE
La respirazione polmonare è il processo inverso a quello della
respirazione cellulare ed avviene nell’apparato respiratorio.
Il sangue VENOSO arriva ai polmoni fino agli alveoli, in vasi
piccolissimi detti “CAPILLARI” attraverso le pareti di questi vasi che
sono permeabili ai gas cede ”L’ANIDRIDE CARBONICA” che viene
espulsa all’esterno; con lo stesso processo si arricchisce di
“OSSIGENO” proveniente dall’atmosfera trasformandosi in SANGUE
ARTERIOSO.
L’apparato
respiratorio
per
mezzo
della
respirazione polmonare lavora per RIOSSIGENARE
CONTINUAMENTE IL SANGUE affinché questo
possa distribuire l’OSSIGENO a tutti i tessuti e quindi
agli organi; e allo stesso tempo permette di smaltire
l’ANIDRIDE CARBONICA, prodotto di rifiuto da
eliminare all’esterno.
L’aria ambientale in normali condizioni è composta da:
-
21% di OSSIGENO
0,04% di ANIDRIDE CARBONICA
79% di AZOTO e una piccola percentuale di gas rari.
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L’aria percorre le vie aeree
superiori (oro-faringe, rino-faringe),
le vie aeree inferiori (trachea,
bronchi, polmoni) fino ad arrivare
agli alveoli dove avviene la
respirazione
polmonare:
qui
l’ossigeno
contenuto
nell’aria
inspirata riesce a passare attraverso
la sottilissima membrana degli
alveoli e dei capillari sanguigni nei
globuli rossi del sangue quindi il
sangue si arricchisce di ossigeno ,
divenendo
SANGUE
ARTERIOSO, poi attraverso le
vene polmonari il sangue arriva al
cuore che gli da la spinta necessaria
e tramite le arterie, le arteriole i
capillari
arteriosi
cede
l’OSSIGENO alle cellule di tutti
gli organi, le cellule cedono
l’ANIDRIDE
CARBONICA,
trasformando
il
SANGUE
ARTERIOSO
in
SANGUE
VENOSO che per mezzo dei
capillari venosi e successivamente
delle vene arriva al cuore, da qui
con una ulteriore spinta viene
mandato nei polmoni fino ai
capillari che circondano gli alveoli,
l’ANIDRIDE CARBONICA supera le membrane e passa negli alveoli per essere espulsa attraverso l’apparato
respiratorio.
A questo punto ricomincia il ciclo appena descritto.
L’aria espirata avrà una composizione diversa rispetto a quella inspirata e precisamente è composta da:
-
16% di OSSIGENO
4% di ANIDRIDE CARBONICA
79% di AZOTO e una piccola percentuale di gas rari.
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ATTO RESPIRATORIO
L’atto respiratorio è diviso in due parti
INSPIRAZIONE
E’ definita come l’assunzione di aria nei polmoni. Il diaframma si abbassa e i
muscoli intercostali si contraggono facendo espandere ed innalzare il torace; il
volume dei polmoni aumenta l’aria viene richiamata dall’esterno.
MOVIMENTO ATTIVO
ESPIRAZIONE
E’ definita come l’espulsione all’esterno dell’aria ricca di ANIDRIDE
CARBONICA. Il diaframma risale i muscoli si rilasciano, il torace si riduce e si
abbassa; il volume dei polmoni diminuisce e l’aria viene espulsa all’esterno.
MOVIMENTO PASSIVO
Normalmente gli atti respiratori, a riposo sono:
12 – 16-20 al minuto nell’adulto
30 - 40 nel bambino piccolo
TACHIPNEA
Più di 16 atti al minuto
BRADIPNEA
meno di 12 atti al minuto
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MECCANICA RESPIRATORIA
Durante la respirazione si introduce nell’albero respiratorio circa mezzo litro di aria.
Con l’inspirazione la cassa toracica si allarga grazie ai muscoli intercostali e si allunga perché il diaframma si
sposta verso il basso agendo come un pistone.
I polmoni si espandono, il volume aumenta e la pressione interna diminuisce, quindi l’aria esterna che ha una
pressione maggiore entra nei polmoni.
L’inspirazione è seguita immediatamente dall’espirazione.
Durante questo atto il diaframma si innalza, i muscoli intercostali si rilasciano, il torace riduce il suo volume e i
polmoni si rimpiccioliscono, il volume al loro interno diminuisce e la pressione aumenta quindi essendo questa
superiore a quella esterna l’aria fuoriesce all’esterno.
I muscoli respiratori sono azionati da centri nervosi detti “CENTRI DEL RESPIRO”; sono situati tra la base
del cervello e l’inizio del midollo spinale nel cosiddetto “BULBO RACHIDIANO”.
La lesione dei centri del respiro è forse la causa più comune di asfissia. Questi centri sono sensibili ad insulti
MECCANICI, CHIMICI e alla MANCANZA DI OSSIGENO.
Bisogna ancora considerare la funzione del sangue nel trasporto dell’OSSIGENO e della ANIDRIDE
CARBONICA. Il sangue è composto da una parte liquida e una parte corpuscolata in questa troviamo i
GLOBULI ROSSI nei quali è contenuta la EMOGLOBINA una proteina (che conferisce al sangue il colore
rosso).
L’EMOGLOBINA contiene FERRO ed è a questo che si
lega l’OSSIGENO, prelevato dai polmoni e trasportato,
formando
un
composto
chimico
detto
“OSSIEMOGLOBINA”.
L’ANIDRIDE CARBONICA che le cellule eliminano,
per essere trasportata si lega alla EMOGLOBINA
formando
un
composto
chimico
detto
“CARBOEMOGLOBINA”.
I globuli rossi si possono definire come corpuscoli del
sangue con funzione respiratoria.
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ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARTO
RESPIRATORIO
Per un normale funzionamento delle cellule sono necessarie tre condizioni:
1) APPORTO ALIMENTARE, che viene assicurato dall’apparato digerente che fornisce le sostanze
nutritizie sotto forma di carboidrati, grassi e proteine.
2) APPORTO DI OSSIGENO PER L’UTILIZZO DELLE SOSTANZE NUTRITIZIE,
l’apparato respiratorio fornisce l’ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica (residuo gassoso
che l’organismo deve espellere).
3) POSSIBILITA’ DI VEICOLARE LE SOSTANZE UTILI E DI ASPORTARE LE SCORIE
PRODOTTE DAL LAVORO CELLULARE, a permettere questo è l’apparato circolatorio che
provvede al trasporto dell’ossigeno, dai polmoni ai tessuti e al trasporto dell’anidride carbonica, dai
tessuti ai polmoni; l’apparato circolatorio permette anche il trasporto delle sostanze nutritizie
assorbite a livello intestinale dopo la digestione.
La respirazione tramite l’INSPIRAZIONE assicura l’OSSIGENO a tutte le cellule del corpo, e provvede
mediante l’ESPIRAZIONE all’espulsione di aria ricca di anidride carbonica.
In un soggetto adulto a riposo il numero degli atti respiratori è di 12-16 al minuto. Per atto respiratorio si intende
l’insieme dell’INSPIRAZIONE (atto attivo) e l’ESPIRAZIONE (atto passivo).
Anatomia dell’apparato respiratorio:
VIE AEREE SUPERIORI
CAVITA’ NASALI
Queste sono molto anfrattuose e provvedono a
riscaldare ed umidificare l’aria, sono munite di
piccoli peli (vibrisse) che trattengono le
impurità.
FARINGE
Dopo le cavità nasali c’è la faringe che si
divide in:
RINO-FARINGE che è la parte nasale
ORO-FARINGE
che
è
il
proseguimento della rino-faringe ed è
comunicante con la cavità orale.
La faringe è quindi un organo comune
all’APPARATO
RESPIRATORIO
e
all’APPARATO DIGERENTE.
Le vie aeree superiori hanno quattro funzioni fondamentali
• CONDUCONO OSSIGENO
• RISCALDANO L’ARIA
• FILTRANO L’ARIA
• PROTEGGONO L’ALBERO DRONCHIALE
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VIE AEREE INFERIORI
LARINGE
La laringe è la sede delle quattro corde vocali,
è formata da varie cartilagini .
L’entrata della laringe è difesa da una struttura
cartilaginea mobile detta EPIGLOTTIDE che
nel momento della deglutizione, per un
meccanismo nervoso riflesso, si sposta e
chiude l’ingresso delle vie respiratorie ai cibi e
alle bevande.
TRACHEA
La trachea è un canale di tessuto fibroso
cartilagineo: è sostenuto da anelli cartilaginei
incompleti (a forma
di C) aperti
posteriormente, la parte aperta appoggia contro
l’esofago.
Questa struttura serve da sostegno, e mantiene
il
lume
del
canale
costantemente
pervio,essendo anche una struttura elastica
permette i movimenti di estensione e flessione
della testa e della colonna cervicale.
BRONCHI.
Dalla trachea si dipartono “2 BRONCHI
PRINCIPALI” il destro e il sinistro ciascuno
penetra nel rispettivo polmone tramite
un’apertura detta “ILO”.
Il bronco di destra ha tre diramazioni che sono
destinate ai tre lobi del polmone destro; il
bronco di sinistra ha due diramazioni che
penetrano nei due lobi del polmone sinistro.
Queste diramazioni sono definite come
“BRONCHI DI 1° ORDINE”, di seguito
avremo “BRONCHI DI 2° ORDINE o
LOBARI” i quali si suddivideranno ancora in
“BRONCHI DI 3° e 4° ORDINE” (di calibro
sempre più piccolo), fino ad arrivare ai
“BRONCHIOLI” che a loro volta si
ramificheranno
fino
a
divenire
“BRONCHIOLI
TERMINALI
o
RESPIRATORI”.
Questi ultimi sfociano negli “ALVEOLI”
(circa 300 milioni) che sono sacchetti a fondo
cieco (che danno la caratteristica forma
spugnosa al polmone) percorsi sulle loro pareti
da
sottilissimi
vasi
sanguigni
detti
“CAPILLARI”: a questo livello e solo qui
avviene lo scambio gassoso, assunzione di
ossigeno, espulsione di anidride carbonica.
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POLMONI.
I
polmoni
sono
due
strutture
approssimativamente coniche che comprendono
le ramificazioni dei bronchi, i bronchioli e gli
alveoli.
Il “POLMONE DESTRO E’ TRILOBATO”
ed è un poco più grosso.
Il “POLMONE SINISTRO E’ BILOBATO”
ed è un poco più piccolo in quanto ha una nicchia
che accoglie una parte del cuore.
I polmoni sono avvolti da due pellicole dette
“PLEURE” due foglietti sierosi di cui quello
interno è aderente ai polmoni, mentre quello
esterno è aderente alla gabbia toracica.
La gabbia toracica rappresenta la struttura del
torace che anteriormente è delimitata dallo
sterno, posteriormente dalla colonna vertebrale
e lateralmente dalle coste che sono la struttura
mobile della gabbia toracica, cioè la parte che
permette al torace di espandersi durante
l’inspirazione. Fra una costa e l’altra ci sono i
muscoli respiratori intercostali che sono legati
al bordo inferiore di una costa e al bordo
superiore della costa sottostante.
Il torace è delimitato nella parte inferiore da un
grosso muscolo detto “DIAFRAMMA” che lo
separa dalla cavità addominale. Nella parte
superiore il torace termina con una forma
conica che si chiude permettendo il passaggio
della trachea dell’esofago e dei grossi vasi
sanguigni verso il collo (carotidi e giugulari).
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ATTENZIONE!!
GIUDICA TU!
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TURBE DELL’APPARTO RESPIRATORIO
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
Quando lo sforzo ventilatorio non supporta adeguatamente le richieste dell'organismo si verifica una
modificazione del respiro che va sotto il nome di dispnea.
• DISPNEA: difficoltà respiratoria che comporta un aumento del lavoro respiratorio ed una
scarso scambio gassoso.
• Se tale situazione perdura per lungo tempo si instaura una insufficienza respiratoria.
• INSUFFICIENZA RESPIRATORIA: incapacità del polmone di ossigenare
adeguatamente l'organismo.
Tale condizione espone l'organismo ad un lavoro molto impegnativo perché tutti i processi metabolici hanno
come materia prima l'ossigeno. Se esistono condizioni che impediscono l'arrivo di ossigeno ai tessuti, si
genera una condizione di ipossia con conseguente danneggiamento delle funzione dei diversi organi. Inoltre
le condizioni di dispnea comportano un affaticamento dei muscoli respiratori con un possibile esaurimento
delle energie ed il conseguente arresto respiratorio.
I sintomi di questa situazione sono:
• Alterazioni della meccanica ventilatoria: tachipnea/bradipnea
• Colorito cutaneo: cianosi: colorito bluastro delle mucose
• Alterazioni dello stato mentale
ALTERAZIONE DELLA MECCANICA VENTILATORIA
Il primo segno di una difficoltà respiratoria è rappresentato da un'alterazione della frequenza degli atti
respiratori. L'organismo, infatti, alla carenza di ossigeno, reagisce aumentando la frequenza respiratoria, eseguendo
dei respiri più veloci e superficiali ed utilizzando i muscoli respiratori accessori. Tale condizione se non risolta
tempestivamente tende ad un ulteriore peggioramento delle condizioni, perché da un lato lo scambio
gassoso è ulteriormente compromesso e dall'altro la fatica muscolare comporta l'esaurimento degli stessi
muscoli con aggravamento delle condizioni generali. Tutto ciò si traduce con un rallentamento della frequenza
respiratoria fino all'arresto respiratorio.
COLORITO CUTANEO
Un scambio gassoso non adeguato si tradurrà in una ridotta ossigenazione tessutale. Questo si rende
visibile con la colorazione cutanea delle mucose (labbra, letto ungueale) che dal roseo tende al blu-violaceo
assumendo la colorazione che va sotto il nome di Cianosi. Questa è espressione di una scarsa ossigenazione
tessutale e quindi di una condizione di ipossia.
Stato mentale alterato: Quando la concentrazione plasmatica di ossigeno si riduce, il primo organo a
risentire di tale condizione è il cervello. Si passerà quindi da una condizione di irrequietezza ed agitazione ad
una fase di confusione mentale fino alla letargia, in cui il paziente appare sonnolento e soporoso. Questa
condizione insieme alle bradipnea è segno di un arresto respiratorio imminente.
Le cause che possono indurre una insufficienza respiratoria sono molteplici. Si possono comunque
distinguere cinque cause principali:
• Ostruzione delle vie aeree superiori
• Cause respiratorie
• Traumi
• Cause cardiovascolari
Tutte queste cause con modalità differenti possono determinare un'insufficienza respiratoria.
OSTRUZIONE DELLE VIE AEREE SUPERIORI
La causa più frequente di ostruzione delle vie aeree è rappresentato dalla presenza di un corpo estraneo o
una reazione allergica che determina il rigonfiamento delle vie aeree con conseguente ostruzione. Queste
condizioni sono caratterizzate da un esordio rapido.
Sintomi:
• dispnea con tendenza a tossire
• stridore e rumori a livello del collo
• colorito del volto da rosso nelle prime fasi fìno alla cianosi nelle fasi terminali.
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L'ostruzione può essere parziale o completa.
Nell'ostruzione parziale il soggetto tenderà a mettersi le mani al collo ed a tossire. In questa condizione il
paziente va invitato a tossire non va eseguita alcuna manovra per evitare di peggiorare la situazione.
Nell'ostruzione completa il paziente ha un colorito bluastro delle mucose e del viso con evidente segni di
soffocamento. In questo caso la manovra di Heimlich risulta il provvedimento efficace. Ed in caso di perdita
di coscienza si procederà alle manovre del BLS.
ASMA
Si ha un'ostruzione delle vie aeree inferiori dovute ad uno spasmo della muscolatura dei bronchi e che è
definita appunto broncospasmo. Può essere dovuto a cause Infiammatorie, Allergiche, come risposta ad
agenti stimolanti. I sintomi classici sono: dispnea, tosse, broncospasmo: auscultando il torace si
apprezzeranno rumori tipo fischi e sibili.
BRONCOPATIE CRONICHE OSTRUTTIVE (BPCO)
Si tratta di due condizioni cliniche differenti ma molto simili nella loro manifestazione,
• bronchite cronica: in questo caso l'ostruzione delle vie aeree inferiori è dovuta alla presenza di uno stato
infiammatorio cronico con edema e catarro. Infatti è caratterizzata da una tosse produttiva ed ascultando il
torace si apprezzeranno oltre ai sibili ed ai fischi anche rochi e rantolii che sono i classici rumori tipo
"brontolio"(esempio pentola che bolle).
• enfisema:si ha una distruzione dei setti alveolari con riduzione della superficie di scambio aveolare. Sono
caratterizzate da un "iperventilazione" che cerca di compensare la bassa concentrazione di ossigeno nel
sangue e i rumori respiratori sono attutiti.
PNEUMOTORACE
E' caratterizzato dalla presenza di aria nel cavo pleurico. La causa più frequente è rappresentato dal trauma,
ma può anche essere spontaneo in giovani adulti, magri o in alcune patologie come la BPCO, l'asma, la polmonite
per rottura della pleura viscerale con successiva entrata dell'aria nel cavo pleurico. Una causa di pneumotorace
può essere anche l'intubazione.
Questa condizione impedisce al polmone di espandersi adeguatamente e compromette lo scambio
gassoso con conseguente dispnea. In casi di quantità elevate di aria si può arrivare ad una condizione di
collasso del polmone con grave stress respiratorio che va sotto il nome di Pneumotorace iperteso.
INALAZIONE SOSTANZE TOSSICHE
Numerosi sono le condizioni che possono esporre all'inalazione gas o vapori tossici. Il danno di tale
inalazione può essere dovuto ad irritazione delle vie respiratorie, oppure al fatto che l'aria che viene inalata
risulta povera di ossigeno e ricca di sostanze tossiche, cosicché viene ridotta l'ossigenazione del sangue. I
principali segni e sintomi sono la difficoltà respiratoria (dispnea) ed alterazioni della coscienza.
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INTOSSICAZIONE DA MONOSSIDO DI CARBONIO
Tra le sostanze tossiche il Monossido di Carbonio (CO) rappresenta una vera emergenza respiratoria. Il
CO è un gas incolore ed inodore che deriva dalla combustione incompleta di qualunque combustibile
(liquido, solido, gassoso).Un'esposizione più o meno prolungata può comportare un'Intossicazione acuta
da CO. L'intossicazione acuta da CO costituisce una delle più importanti cause di avvelenamento.
MASSIMA PROTEZIONE Posizionamento dell'infortunato: La posizione che facilita lo sforzo respiratorio è quella semiseduta, in
quanto impegna meno i muscoli della cassa toracica. E' pertanto indicata per gli infortunati con insufficienza
respiratoria, e anche a coloro che accusano dolore toracico (vedi oltre); in genere l'infortunato tende ad
assumere spontaneamente questa posizione. Ovviamente, se l'infortunato dovesse essere incosciente, è
indicata la posizione laterale di sicurezza.
IPERVENTILAZIONE
L’iperventilazione è una condizione temporanea nella quale le respirazioni sono
troppo rapide e profonde. Come conseguenza vi è una eliminazione di una quantità eccessiva d’anidride
carbonica. Nonostante l’anidride carbonica sia un prodotto di scarto, una sua riduzione eccessiva ha effetti
negativi.
Spesso l’iperventilazione è dovuta ad uno spavento o ad una esperienza sgradevole dal punto di vista emotivo.
Dopo che il soggetto inizierà a respirare rapidamente, avvengono una serie d’eventi.
Le respirazioni rapide e profonde riducono i livelli ematici d’anidride carbonica. Ciò determina una vasta gamma
di sintomi, come stordimento e senso di costrizione toracica nonché insensibilità delle dita di mani e piedi.
Questi sintomi possono far credere alla persona d’essere vittima di un attacco cardiaco, il che porta ad un
ulteriore aumento della frequenza respiratoria con conseguente aggravamento del disturbo.
SEGNI E SINTOMI
• Respirazioni eccessivamente rapide e profonde.
• Alcuni soggetti accusano dolore al torace o altri sintomi simili a quelli di un attacco cardiaco imminente.
• Formicolii interessanti gli arti superiori, le mani e i piedi, o crampi alle dita.
Attenzione
Il soggetto potrà riferirvi di soffrire d’attacchi d’iperventilazione. Anche se ciò avviene, fate attenzione alla
variazione dei segni vitali. È possibile che in passato il problema del soggetto fosse costituito da una semplice
iperventilazione, ma questa volta potrebbe trattarsi di qualcosa di diverso. Considerate l’iperventilazione solo
dopo aver escluso cause più gravi, come infarto miocardico acuto, shock o ipossia.
L’iperventilazione non è solo una condizione patologica a sé; può anche essere un segno specifico. I soggetti con
sofferenza respiratoria o infarto miocardico acuto possono presentare iperventilazione dovuta alla
preoccupazione della condizione di base. Se la respirazione è rapida e superficiale piuttosto che profonda, il
soggetto non è in iperventilazione. Una respirazione rapida e superficiale (tachipnea) deve essere considerata un
segno di problemi medici più gravi. Ricordate inoltre che di solito la cianosi indica un disturbo più grave rispetto
all’iperventilazione (l’iperventilazione permette l’ossigenazione del sangue, mentre la cianosi indica mancanza
d’ossigeno). Quindi la cianosi o la sua assenza costituiscono un indizio affidabile che potrà aiutarvi a identificare
il tipo di disturbo.
PRIMO SOCCORSO
Forse il migliore trattamento per l’iperventilazione è calmare e rassicurare il soggetto. Dite al soggetto che la sua
sensazione di vertigine, formicolio o dolore al torace è dovuta alla respirazione troppo rapida. La persona potrà
riferirvi di avere già sofferto precedentemente d’iperventilazione.
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In passato, una misura terapeutica comune per il soggetto affetto da iperventilazione consisteva nel farlo
respirare dentro un sacchetto di carta. Il principio alla base di questo metodo era che in questo modo il soggetto
avrebbe reinspirato l’anidride carbonica emessa.
ANNEGAMENTO
Rappresenta una delle cause più frequenti di morte accidentale. La causa degli
annegamenti mortali è da riferirsi, in più della metà dei casi, al fatto che le vittime non
sanno nuotare. Negli incidenti avvenuti nelle piscine, la maggior parte delle vittime è
rappresentata da bambini sotto i 10 anni di età; in generale la popolazione più a rischio
è rappresentata dai bambini di età inferiore a 3 anni, dagli adolescenti e dalle persone
anziane.
L'annegamento è definito come la morte dovuta ad asfissia (soffocamento) dopo
immersione in acqua e inalazione di liquidi; il termine semi-annegamento invece si riferisce alla sopravvivenza
dopo l'immersione. La più importate conseguenza immediata dell'annegamento è l'ipossia (mancanza di
ossigeno), la cui gravità è determinata da: - durata dell'immersione - presenza di acqua nelle vie aeree - tipo
di acqua inalata (è importante comunicare al personale del P.S. se l'annegamento è avvenuto in acqua dolce,
più grave diluizione del sangue, o acqua salata edema polmonare shock)
Vi sono due tipologie di annegamento:
ANNEGAMENTO PRIMARIO
L’ANNEGAMENTO PRIMARIO che si verifica quando la prima penetrazione di acqua nelle vie aeree
provoca la chiusura riflessa della glottide; il soggetto nei primi 60 –90 secondi va in apnea (non respira) in
questo modo non entra acqua nei polmoni, ma anche il suo sangue non si ossigena.
¾ La mancanza di ossigeno al cervello porta alla perdita di coscienza dell’infortunato, ne consegue un
rilasciamento della glottide e l’entrata copiosa dell’acqua nei polmoni che impedisce definitivamente la
respirazione portando il soggetto all’arresto cardio circolatorio. Se il soggetto "semiannegato", che non
ha inalato, viene soccorso e ventilato adeguatamente prima che cessi la circolazione o che si
verifichino danni al sistema nervoso centrale, la ripresa è rapida e completa. Il recupero è più
complesso se il soggetto ha inalato acqua. In questo caso, infatti, l'acqua compromette la funzionalità
dei polmoni; la gravità dipende dal tipo di acqua inspirata: l'annegamento da acqua salata è il meno
grave (si ha asfissia piuttosto che danni al cuore), quello da acqua dolce è più grave perché
danneggia prima il cuore, quello da acque clorate (piscine) è il peggiore di tutti perché il cloro è
caustico e oltre a danneggiare il cuore (acqua dolce) brucia il surfactante degli alveoli.
I danni provocati nei due casi si differenziano per i seguenti motivi:
• L’acqua dolce dei laghi o dei fiumi penetrando nell’organismo, è attirata dai sali
contenuti nel sangue; entra quindi all’interno dei capillari diluendo il sangue
stesso le conseguenze sono: scoppio delle emazie (globuli rossi), alterazioni
elettriche del cuore (fibrillazione) e blocco renale.
•
L’acqua di mare invece, essendo più ricca di sali rispetto al sangue, attira l’acqua
contenuta nel sangue passando dal plasma agli alveoli attraverso i capillari e provocando
un edema acuto del polmone; nello stesso tempo vi è un abbassamento del volume del
sangue, quindi alla difficoltà respiratoria si associa lo stato di shock .
I fenomeni sopra elencati seguono la legge dell’OSMOSI che riguarda le soluzioni
acquose separate da membrane semipermeabili come quelle dei nostri tessuti.
ANNEGAMENTO SECONDARIO
L’ANNEGAMENTO SECONDARIO O IDROCUZIONE si verifica quando il soggetto viene colpito da un
malore o da una sincope durante una immersione brusca in acqua eccessivamente fredda; oppure un’immersione
violenta con trauma, che può interessare gli occhi, le orecchie e il timpano, il collo e il seno carotideo, le narici,
la faringe la laringe, l'epigastrio e il plesso solare, i genitali; questo provoca una stimolazione nervosa
riflessa sui centri nervosi bulbari cardio-respiratori, e il conseguente arresto cardiaco con perdita brusca della
coscienza (sincope), si ha un arresto cardiaco immediato con la morte del soggetto prima ancora che i suoi
polmoni possano riempirsi d’acqua.
In questo caso l’arresto cardiaco precede l’arresto respiratorio la vittima avrà un colorito bianco livido.
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A cura dei monitori di P.S. Prevot Bruna e Campazzo Davide
CROCE ROSSA ITALIANA
Comitato Locale di Villar Dora
Corso di Primo Soccorso
Ver.2.10
PREVENZIONE
L'annegamento si verifica generalmente per la comparsa di sintomi e segni legati alla cosiddetta
"congestione", conseguente all'ingresso in acqua subito dopo il pasto. E' buona norma aspettare almeno 3
ore prima di buttarsi in acqua. La digestione richiede un grande sforzo metabolico che viene garantito
tramite il sequestro di grosse quantità di sangue da parte degli organi deputati a questo compito; pertanto
non esiste sufficiente “benzina" per supportare due processi impegnativi come la digestione e il lavoro
muscolare. L'esaurimento fisico che coglie il nuotatore dunque è aggravato dai rischi legati alla possibilità di
sincope e arresto respiratorio per inalazione di acqua. L'acqua può rappresentare un pericolo insidioso sia per
la persona che necessita di aiuto sia per chi accorre nel tentativo di prestare soccorso: a meno che non
abbiate una preparazione specifica, è sempre sconsigliabile entrare in acqua per tentare di soccorrere la
persona che sta per annegare. Contattare il 118 o personale abilitato al salvataggio in acqua può di per sé
concorrere a salvare una vita. Meglio al limite gettargli una fune o qualcosa che galleggi da usare come
salvagente.
PRIMO SOCCORSO
Autoprotezione: attenzione a non restare a nostra volta vittime.
• Valutare la dinamica dell’incidente
• Chiamata di soccorso al 118
• Valutare ABC mantenendo immobilizzato il rachide cervicale (bisogna sospettare sempre una lesione
traumatica della colonna cervicale; non muovere il paziente quindi, o il meno possibile)
•
•
•
Praticare BLS (senza ritardare per cercare di far uscire l'acqua dai polmoni)
Pensare sempre all'ipotermia in caso di semi-annegamento (quindi scaldare l'infortunato)
Far trasportare rapidamente in ospedale
INFORMAZIONI UTILI
Di fronte ad una vittima di annegamento, bisogna raccogliere le seguenti informazioni:
•
Per quanto tempo il paziente è stato sott'acqua?
•
Quale era la temperatura dell'acqua?
•
C'è stato un trauma da tuffo o un tuffo in acque poco profonde?
•
L'infortunato ha altre patologie come cardiopatie, convulsioni o diabete?
C'erano indizi di assunzione di alcol, droghe o farmaci prima dell'incidente?
•
NB.: Verificare sempre la dinamica dell’incidente. Un tuffo in acqua può avere conseguenze traumatiche.
Non bisogna astenersi dall’effettuare queste manovre anche se l’infortunato è stato senza respirare per più
di 10 minuti, soprattutto se l’annegamento è avvenuto in acqua fredda, infatti in questa situazione
l’organismo reagisce inibendo la respirazione, rallenta la frequenza cardiaca viene ridotto l’apporto di
sangue ai distretti del corpo per privilegiare il triangolo della vita (cuore-cervello-polmoni). Neonati e
bambini piccoli hanno maggiore possibilità di sopravvivenza.
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A cura dei monitori di P.S. Prevot Bruna e Campazzo Davide