CARICA ELETTRICA La carica elettrica è una proprietà fondamentale della materia. Può avere due segni, positivo e negativo Simbolo: Q, q, e (con e si indica di solito la carica dell’elettrone in valore assoluto) Unità di misura: Coulomb (C) Carica dell’elettrone: 1,6∙10-19 C CARICA ELETTRICA Robert Millikan, misurò la carica dell’elettrone Charles-Augustin de Coulomb: scoprì la legge con cui interagiscono le cariche elettriche CAMPO ELETTRICO Campo di forze che agisce su corpi carichi elettricamente Il campo elettrico viene rappresentato per mezzo di linee di forza, ovvero linee orientate la cui direzione e il cui verso rappresentano la direzione e il verso del campo stesso → Simbolo: E Unità di misura: Volt metro CAMPO ELETTRICO Michael Faraday, formulò per primo la teoria l’ipotesi del campo elettrico e inventò le linee di forza James C. Maxwell, formulò la teoria classica del campo elettromagnetico FORZA ELETTRICA F Un corpo carico elettricamente posto in un campo elettrico riceve da esso una forza uguale al prodotto del campo elettrico per la carica del corpo → → F = q⋅ E E Ad esempio, una particella positiva posta in un campo elettrico uniforme riceverà da esso una forza, e quindi un’accelerazione costante e diretta come le linee di forza POTENZIALE ELETTRICO ∆V E= L La differenza di potenziale elettrico tra due punti è l’energia acquistata da una carica elettrica unitaria quando questa viene portata dal campo elettrico da un punto all’altro Simbolo: ΔV Unità di misura: Volt Il campo elettrico tra i due punti è uguale al rapporto tra la differenza di potenziale e la distanza POTENZIALE ELETTRICO Alessandro Volta, inventore della pila, a lui è dedicata l’unità di misura del potenziale ELETTRONVOLT L’elettronvolt è l’energia acquistata da un elettrone quando attraversa una differenza di potenziale di un volt 1 eV = 1,6∙10-19 Joule Multipli: Kiloelettronvolt: 1 KeV = 103 eV Megaelettronvolt: 1 MeV = 106 eV Gigaelettronvolt: 1 GeV = 109 eV Teraelettronvolt: 1 TeV = 1012 eV EQUIVALENZA MASSA -ENERGIA Massa ed energia sono equivalenti secondo la formula: E = m⋅ c 2 Nella fisica subnucleare le masse delle particelle non sono misurate in chilogrammi, ma in MeV, ovvero con l’energia equivalente alla loro massa EQUIVALENZA MASSA -ENERGIA L’equivalenza massa energia fu formulata da Einstein nell’ambito della teoria della relatività ristretta CAMPO MAGNETICO Campo di forze che agisce su corpi carichi elettricamente in movimento attraverso di esso Anche il campo magnetico viene rappresentato con linee di forza Simbolo: → B Unità di misura: Tesla Campo magnetico terrestre: 5 ∙10-5T FORZA MAGNETICA La forza magnetica si esercita su corpi carichi in moto, è diretta perpendicolarmente al piano formato dal vettore velocità e dal vettore campo magnetico, e la sua intensità è data dalla formula di Lorentz: F F = q⋅ v⋅ B V B FORZA MAGNETICA Hendrik Lorentz, fu uno dei pionieri della relatività FORZA MAGNETICA Contrariamente alla forza elettrica, la forza magnetica non modifica il valore della velocità, e quindi l’energia cinetica del corpo, ma ne modifica la traiettoria Una particella carica che attraversa un campo magnetico uniforme percorre un arco di cerchio il cui raggio è dato dalla formula: mv r= q B FORZA MAGNETICA Le aurore polari sono dovute all’interazione tra particelle cariche provenienti dal sole e l’atmosfera terrestre. Queste particelle vengono catturate e convogliate ai poli dal campo magnetico terrestre grazie alla forza di Lorentz TUBO CATODICO Il tubo catodico è un tubo di vetro nel quale è contenuto un gas a bassissima pressione e nel quale sono stati inseriti alle estremità due elettrodi collegati a un generatori che stabilisce tra di loro un differenza di potenziale. Il catodo, ovvero il polo negativo, è costituito da un filamento riscaldato da una corrente elettrica, come quello di una lampadina ANODO CATODO - + RAGGI CATODICI Se la pressione è abbastanza bassa il fondo del tubo dalla parte dell’anodo diventa fluorescente, ovvero emette una luce verdastra. Questo fatto fu attribuito all’emissione da parte del catodo di raggi, detti “raggi catodici” ANODO CATODO - + RAGGI CATODICI Sottoponendo il tubo a un campo magnetico i raggi catodici venivano curvati, cosa che dimostrò inequivocabilmente che si trattava di particelle cariche negativamente J.J. Thompson chiamò queste particelle ELETTRONI CAMPO MAGNETICO CATODO - + ANODO L’ELETTRONE Il filamento del catodo libera elettroni grazie all’energia termica. Questi elettroni, per effetto del campo elettrico presente nel tubo, vengono continuamente accelerati verso l’anodo. Qui, urtando il fondo del tubo, perdono la loro energia che viene riemessa come fluorescenza ANODO CATODO - + L’ELETTRONE Gli esperimenti di Thompson: • dimostrarono che l’atomo non è indivisibile, ma ha dei costituenti più semplici • portarono alla scoperta della prima particella elementare, l’elettrone CARATTERISTICHE DELL’ELETTRONE: Carica: -1,6∙10-19 C Massa: 0,51 Mev L’ELETTRONE William Crookes, inventò il tubo catodico John Joseph Thompson L’ELETTRONE Schema del funzionamento del tubo catodico e dimostrazione del fatto che i raggi catodici sono deviati da un campo magnetico L’ELETTRONE Un ostacolo a forma di croce viene interposto tra catodo e anodo: il fatto che i raggi catodici proiettino un’ombra netta dell’ostacolo dimostra che si tratta di particelle e non di onde (assenza di diffrazione) Tubo catodico DI Nel tuboBOBINE catodico un campo elettrico DEVIAZIONE accelera gli elettroni, mentre un campo magnetico dirige il fascio di SCHERMO CATODO elettroni sullo schermo ANODO BOBINA DI FOCALIZZAZIONE VALVOLA TERMOIONICA Acceleratori di particelle Il tubo catodico è alla base del primo televisore, costruito da Farnsworth nel 1927. IL NUCLEO Ernest Rutherford: Scopre il nucleo IL NUCLEO Rutherford bombarda una sottile lamina d’oro con delle particelle alpha, nuclei di Elio emessi ad alta energia da alcuni elementi radioattivi presenti in natura, come l’Uranio IL NUCLEO Nel modello di Thompson il nucleo è troppo poco denso per poter fare da barriera alle particelle alpha, quindi ci si attendeva che le particelle alpha subissero piccole deviazioni dalla loro traiettoria IL NUCLEO In realtà, alcune particelle alpha venivano deviate ad angoli notevoli o addirittura respinte: fu quindi chiaro che l’atomo ha una parte centrale piccola e densa, il nucleo IL NUCLEO Schema dell’esperienza di Rutherford IL PROTONE Il nucleo più piccolo è quello dell’idrogeno, gli altri nuclei hanno una massa che è all’incirca un multiplo intero della massa dell’atomo di idrogeno. Per questo motivo il nucleo dell’atomo di idrogeno fu considerato una particella elementare e chiamato PROTONE CARATTERISTICHE DEL PROTONE: Massa: 938 Mev Carica elettrica: 1,6∙10-19 C IL PROTONE Il nucleo di elio ha una massa 4 volte superiore a quella dell’idrogeno ma ha una carica doppia: questo significa che nel nucleo non vi sono solo protoni. La prima ipotesi fu che nel nucleo di elio vi fossero quattro protoni e due elettroni, che bilanciavano la carica dei due protoni “di troppo” Questa ipotesi si rivelò errata IL NEUTRONE Nel 1930 si scoprì che, bombardando un nucleo di Berillio con particelle alpha, dal campione venivano emesse radiazioni fortemente penetranti. Poiché queste radiazioni non erano deviate da un campo magnetico se ne concluse che si trattava di corpi neutri e inizialmente si pensò a raggi gamma ? He 2 4 13 9 4 Be 6 C IL NEUTRONE Quando questa radiazione colpisce una sostanza ricca di idrogeno, come l’acqua, provoca l’espulsione di protoni Chadwick dimostrò che, se la misteriosa radiazione fosse stata costituita da raggi gamma, l’urto avrebbe violato le leggi di conservazione dell’energia e della quantità di moto IL NEUTRONE Egli calcolò che la misteriosa radiazione doveva essere costituita da una particella di massa di poco superiore a quella del protone, che venne chiamata NEUTRONE Neutroni e protoni vennero considerati particelle elementari e costituenti base di tutti i nuclei CARATTERISTICHE DEL NEUTRONE Massa: 939 Mev Carica elettrica: 0 IL NEUTRINO 14 C β 14 N Uno dei più noti processi radioattivi è quello per cui un nucleo di carbonio-14, isotopo instabile del carbonio, si trasforma in azoto-14, con l’emissione di una radiazione chiamata in origine “radiazione β”. Il decadimento del carbonio14 è usato in archeologia per datare i reperti organici IL NEUTRINO 14 C β 14 N Dopo la scoperta dell’elettrone si determinò che i raggi β non erano altro che elettroni. Il decadimento β però presentava un’anomalia sconcertante IL NEUTRINO 14 N β Il nucleo ha una massa enormemente superiore all’elettrone: in base alle leggi della meccanica tutta l’energia sviluppata dalla reazione dovrebbe essere portata via dall’elettrone, e quindi dal campione di C-14 dovrebbe uscire un fascio di elettroni monoenergetici IL NEUTRINO Numero di elettroni energia In realtà ciò che si osserva è un fascio di elettroni con uno spettro di energia continuo da zero fino a un valore massimo: questo comporta una violazione del principio di conservazione dell’energia IL NEUTRINOFermi Alcuni fisici, tra cui Enrico Fermi e Wolfgang Pauli, proposero che l’energia mancante fosse portata via da una particella neutra di massa nulla e debolmente interagente con la materia. Fermi battezzò questa particella NEUTRINO Heisenberg e Pauli IL NEUTRINO Il neutrino fu successivamente rilevato sperimentalmente, anche se si scoprì che, pur essendo molto piccola, la sua massa non è nulla Caratteristiche del neutrino: Massa: pochi eV Carica elettrica: 0 IL FOTONE Quando un fascio di raggi X, radiazione elettromagnetica particolarmente energetica e penetrante, colpisce una sostanza, come il vapor acqueo, una parte della radiazione diffusa presenta un’inspiegabile anomalia: la sua frequenza è inferiore alla frequenza dell’onda incidente, cosa contraria alla meccanica delle onde (effetto Compton) IL FOTONE Compton spiegò il fenomeno supponendo che i raggi X siano costituiti da particelle di massa nulla e di energia proporzionale alla frequenza ν dell’onda secondo la relazione già proposta per altri motivi da Max Planck E = h ⋅ν h = 6,6 ⋅ 10 − 34 J⋅s Dove h è una costante, detta costante di Planck IL FOTONE L’esistenza di queste particelle era già stata teorizzata da Einstein, che le aveva chiamate FOTONI. L’effetto Compton costituisce la prova diretta dell’esistenza del fotone IL FOTONE Fotone X diffuso Fotone X incidente Elettrone espulso Quando un fotone colpisce un atomo può espellerne un elettrone. In tal caso il fotone deve cedere all’elettrone una parte della sua energia: il fotone diffuso avrà quindi un’energia inferiore, e, in base alla formula di Planck, anche una frequenza inferiore IL FOTONE CARATTERISTICHE DEL FOTONE: Massa: 0 Carica elettrica: 0 IL POSITRONE Nel 1930 il fisico inglese Dirac si propose di colmare una grave lacuna della fisica contemporanea: l’equazione di Schroedinger permetteva di calcolare i livelli energetici degli atomi, ma non era compatibile con la teoria della relatività ristretta Le equazioni di Maxwell descrivevano le onde elettromagnetiche a livello macroscopico ed erano compatibili con la teoria della relatività ristretta, ma non con la meccanica quantistica e l’ipotesi dei fotoni IL POSITRONE Dirac combinò le due teorie in una sola, allo stesso tempo quantistica e relativistica, inserendo nel suo modello l’elettrone e il fotone. Questa teoria prese il nome di elettrodinamica quantistica. L’attuale modello standard è una evoluzione di questa teoria IL POSITRONE L’equazione di Dirac ha una notevole particolarità: prevede sempre due soluzioni, delle quali una è interpretabile come relativa allo stato di un elettrone… …e l’altra…? Lo stesso Dirac rimase inizialmente interdetto, perché l’altra soluzione poteva essere interpretata come lo stato di un elettrone con energia cinetica negativa, il che però è assurdo perché l’energia cinetica è sempre positiva Dopo qualche mese di riflessione, però, Dirac trovò un’altra interpretazione… IL POSITRONE La soluzione misteriosa poteva essere anche interpretata come lo stato di una particella del tutto identica all’elettrone, ma di carica positiva. Dirac chiamò questa particella POSITRONE, anche se oggi viene più comunemente indicato come ANTIELETTRONE Per la prima volta l’esistenza di una nuova particella veniva ipotizzata su basi puramente matematiche, senza che nessun fenomeno sperimentale che la giustificasse IL POSITRONE elettrone fotone positrone Il positrone fu rilevato sperimentalmente due anni dopo da Anderson, facendo scontrare fotoni ad alta energia (raggi γ) con nuclei di piombo. Nell’urto l’energia del fotone viene convertita in una coppia formata da un elettrone e da un positrone IL POSITRONE Una coppia elettrone positrone può essere facilmente messa in evidenza per mezzo di un campo magnetico, che curva le loro traiettorie in senso opposto IL POSITRONE CARATTERISTICHE DEL POSITRONE: Carica: +1,6∙10-19 C Massa: 0,51 Mev LO SPIN L’analisi fine dello spettro atomico dimostrò che questo era troppo complicato per essere spiegato per mezzo dei soli tre numeri quantici introdotti da Bohr e Sommerfeld (n, l, m) ma era necessario introdurre un quarto numero quantico, detto numero di spin, che poteva assumere due soli valori, ±½ LO SPIN Il numero l rappresenta il momento angolare orbitale dell’elettrone, pensato come una particella puntiforme che ruota intorno al nucleo. La formula classica del momento angolare orbitale è: L = m⋅ v⋅ r v r LO SPIN Ma per spiegare gli spettri fu necessario ipotizzare che l’elettrone avesse anche un momento angolare intrinseco, ovvero ruotasse su se stesso come una trottola. LO SPIN Al contrario di una trottola, però, lo spin dell’elettrone è una caratteristica intrinseca e immutabile della particella, e in valore assoluto può essere solo 1/2 L’unità di misura dello spin è la costante di Planck diviso 2π LO SPIN Fu in seguito chiaro che lo spin non caratterizza solo l’elettrone, ma tutte le particelle elementari particella spin ELETTRONE 1/2 NEUTRINO 1/2 NEUTRONE 1/2 PROTONE 1/2 FOTONE 1 FERMIONI Lo spin è una caratteristica fondamentale delle particelle. Le particelle con spin uguale a 1/2 (o più in generale quelle con spin semintero: 1/2, 3/2, 5/2…ecc.) sono dette fermioni. I fermioni seguono il principio di esclusione di Pauli, secondo il quale in ogni livello energetico possono esistere non più di due fermioni con spin opposto BOSONI Le particelle con spin intero, come il fotone, sono dette bosoni (dal nome del fisico indiano Bose). I bosoni non seguono il principio di esclusione CAMPI E PARTICELLE Nella meccanica classica le particelle e i campi di forza hanno una natura totalmente diversa: • Le particelle sono enti pressoché puntiformi, dotati di caratteristiche fisse, come massa e carica, e soggetti alla seconda legge di Newton • I campi sono enti diffusi in tutto lo spazio in cui le variazioni si propagano sotto forma di onde e il cui ruolo è di trasmettere le forze tra particelle. Sono soggetti a leggi particolari, come le equazioni di Maxwell nel casso del campo elettromagnetico CAMPI E PARTICELLE In meccanica quantistica tutti gli enti possono essere interpretati sia come particelle sia come onde, a seconda delle condizioni sperimentali cui sono soggetti. Il legame tra aspetto ondulatorio e corpuscolare è dato dalla relazione di DeBroglie: h p= λ dove p è la quantità di moto della particella e λ la lunghezza dell’onda CAMPI E PARTICELLE Per esempio, in un esperimento come quello compiuto da Max Von Laue i raggi X inviati su di un cristallo subiscono diffrazione, un tipico fenomeno ondulatorio (permettendo, cosa che era lo scopo dell’esperimento, di determinare la struttura del cristallo). Quindi, i raggi X si mostrano come onde CAMPI E PARTICELLE D’altra parte, nell’effetto Compton gli stessi raggi X si comportano come particelle puntiformi dotate di caratteristiche fisse, i fotoni CAMPI E PARTICELLE Rimane una fondamentale distinzione tra particelle e costituiscono la materia e particelle che costituiscono i campi di forza: • la materia è costituita da fermioni • i campi di forza da bosoni Ad esempio, nell’elettrodinamica quantistica la materia è costituita da elettroni e antielettroni (spin ½, quindi fermioni) mentre il campo elettromagnetico da fotoni (spin 1, quindi bosoni) DIAGRAMMI DI FEYNMAN Le interazioni elementari tra campi e particelle possono essere rappresentate in modo intuitivo da diagrammi inventati da Richard Feynman PARTICELLE DI SCAMBIO eeγ e- e- Questo è per esempio il diagramma dell’urto tra due elettroni: è come se i due elettroni si “palleggiassero” un fotone che trasporta energia e quantità di moto dall’uno all’altro La linea tratteggiata rappresenta un fotone, mentre le linee continue rappresentano o un elettrone, se orientate da sinistra a destra, o viceversa un positrone. Il diagramma si legge da sinistra a destra per quanto riguarda l’ordine temporale PARTICELLE DI SCAMBIO Il fotone viene detto in questo caso particella di scambio o bosone intermedio, perché fa da mediatore dell’interazione tra i due elettroni Qui è rappresentato l’urto tra un elettrone e un fotone (effetto Compton). I diagrammi di Feynman sono un’utile semplificazione dei processi elementari ad uso didattico, ma non devono essere interpretati in modo del tutto realistico: solo le linee libere rappresentano stati osservabili, mentre ciò che sta in mezzo è solo una schematizzazione a scopo di calcolo PARTICELLE DI SCAMBIO La particella di scambio è una particella virtuale, in quanto non può essere rilevata e non è soggetta alle leggi di conservazione di energia e quantità di moto Questo diagramma rappresenta l’annichilazione elettrone-positrone: qui i fotoni sono reali e il processo è mediato da un elettrone virtuale LA FORZA NUCLEARE La scoperta della composizione del nucleo pose un grave problema: poiché i protoni sono tutti carichi positivamente, e quindi si respingono tra loro, e i neutroni sono privi di carica, che cosa li tiene tanto strettamente legati nel nucleo? Eisenberg e altri ipotizzarono l’esistenza di una nuova forza, detta forza nucleare (e in seguito forza forte) IL MESONE π Il giapponese Hideki Yukawa formulò un modello in cui il mediatore della forza nucleare era una nuova particella, mai osservata prima, detta mesone π, o pione. I pioni furono effettivamente osservati nei raggi cosmici, radiazione proveniente dallo spazio IL MESONE π I raggi cosmici sono costituiti da particelle ad alta energia, soprattutto protoni, provenienti dallo spazio. Quando una di queste particelle urta contro una molecola dà luogo ad uno sciame di particelle di nuovo tipo, tra cui anche i pioni, sia positivi che neutri IL MESONE π Il pione presenta una caratteristica del tutto nuova rispetto alle altre particelle: è instabile In 2,6 centomilionesimi di secondo un pione negativo si trasforma in un elettrone (o una sua versione “pesante”, il muone) e in un neutrino IL MESONE π Il pione neutro decade in raggi gamma, che a loro volta possono dar luogo a coppie elettronepositrone IL MESONE π E’ interessante notare come, a causa della sua brevissima vita media, anche viaggiando alla velocità della luce il mesone non potrebbe percorrere che pochi metri prima di decadere, mentre nell’atmosfera viaggia per chilometri. Questa è una conseguenza del fenomeno, previsto dalla relatività ristretta, della dilatazione dei tempi: un osservatore vedrà gli orologi in moto rispetto a lui rallentare, fin quasi a fermarsi se la velocità raggiunge quella della luce, secondo la formula: ∆ t' = ∆t v2 1− 2 c IL MESONE π La breve vita del pione spiega perché la forza nucleare, pur essendo molto intensa, non ha effetti a livello macroscopico ma è confinata nei limiti ristrettissimi del nucleo. IL MESONE π CARATTERISTICHE DEL MESONE π±: Carica: ±1,6∙10-19 C Massa: 140 Mev Spin: 0 CARATTERISTICHE DEL MESONE π0: Carica: 0 Massa: 135 Mev Spin: 0 LA FORZA DEBOLE e n Il decadimento β venne interpretato come la trasformazione di un neutrone in un protone con l’emissione di un elettrone e di un neutrino p ν LA FORZA DEBOLE e n p ν Ma il neutrino è privo di carica e interagisce in modo troppo debole con la materia per risentire della forza forte: fu quindi ipotizzata l’esistenza di una terza forza, detta forza debole proprio per la sua debole intensità LA FORZA DEBOLE Sheldon Glashow, Steven Weinberg e Abdus Salam proposero un modello in cui era compresa, oltre alla forza elettromagnetica, anche quella debole LA FORZA DEBOLE Questo modello prevedeva che la forza debole fosse mediata da tre bosoni, due carichi elettricamente, detti W+ e W-, e uno neutro, detto Zo Tutti questi bosoni hanno spin 1, hanno masse piuttosto grandi e sono tutti instabili LA FORZA DEBOLE Le tre particelle della teoria ellettrodebole furono effettivamente osservate in un esperimento condotto al CERN di Ginevra da Carlo Rubbia NUOVE PARTICELLE L’osservazione dei raggi cosmici consentì la scoperta, tra gli anni cinquanta e sessanta, di un numero notevole di particelle, sia mesoni che barioni, tutte di massa superiore alle particelle già scoperte e tutte instabili. Questo fece ipotizzare che barioni e mesoni non fossero particelle elementari, ma composte da un numero molto piccolo di particelle, che combinandosi formavano tutti i barioni e i mesoni I QUARK Nei primi anni ’60 Murray GellMann propose un modello in cui tutti i barioni erano costituiti da sole tre particelle elementari, dette QUARK I QUARK Esperimenti di collisione elettrone-protone condotti con lo Stanford Linear Collider dimostrarono effettivamente che l’urto non avveniva contro un unico centro di diffusione puntiforme, ma contro un bersaglio costituito da tre corpi apparentemente puntiformi: l’esistenza dei quark era stata dimostrata IL BOSONE DI HIGGS Nei primi anni ’60 Peter Higgs e altri proposero un meccanismo per spiegare la strana varietà di masse delle particelle elementari IL BOSONE DI HIGGS Secondo questa ipotesi le particelle in origine non hanno massa, ma la acquisiscono interagendo con un bosone neutro con spin nullo detto bosone di Higgs. La massa delle particelle è quindi l’energia di interazione con tale bosone. IL BOSONE DI HIGGS Il bosone di Higgs interagisce anche con se stesso acquisendo a sua volta una massa molto grande: nella più favorevole delle ipotesi 125 GeV. Questo ha reso il bosone di Higgs inosservabile fino al 2012, quando il nuovo acceleratore del CERN ha permesso la generazione di particelle di tale massa e ne ha dimostrato l’esistenza IL MODELLO STANDARD Tutte le particelle e le forze scoperte fino ad ora, ad eccezione della gravità, sono inserite in un modello matematico molto coerente fondato su solidi esperimenti detto MODELLO STANDARD Il modello standard prevede tre generazioni di fermioni e tre campi di forza, ognuno con i suoi bosoni intermedi, più il campo di Higgs. Benché di certo non definitivo, il modello standard rappresenta la massima sintesi di tutte le nostre conoscenze nella fisica fondamentale FERMIONI Particella La prima generazione di fermioni è costituita dall’elettrone, dal neutrino elettronico e da due quark, chiamati up (u) e down (d) Mass a Caric a Spin Forze di cui risentono ELETTRONE 0,51 -1 1/2 elettrom., debole NEUTRINO ELETRONICO >0 0 1/2 Debole QUARK DOWN 310 -1/3 1/2 elettrom., debole, forte QUARK UP 310 +2/3 1/2 elettrom., debole, forte FERMIONI Particella I quark non hanno carica intera Il neutrino risente solo della forza debole, l’elettrone anche di quella elettromagnetica, i quark di tutte Mass a Caric a Spin Forze di cui risentono ELETTRONE 0,51 -1 1/2 elettrom., debole NEUTRINO ELETRONICO >0 0 1/2 Debole QUARK DOWN 310 -1/3 1/2 elettrom., debole, forte QUARK UP 310 +2/3 1/2 elettrom., debole, forte FERMIONI Particella MUONE NEUTRINO MUONICO QUARK STRANGE QUARK CHARM La seconda generazione di fermioni è costituita dal muone, dal neutrino muonico e da due quark, chiamati strange(s) e charm (c) Mass a Caric a Spin Forze di cui risentono 106,6 >0 -1 0 1/2 1/2 elettrom., debole 505 -1/3 1/2 elettrom., debole, forte 1500 +2/3 1/2 elettrom., debole, forte Debole FERMIONI Particella MUONE NEUTRINO MUONICO QUARK STRANGE QUARK CHARM Le masse delle particelle nella seconda generazione è maggiore delle loro corrispondenti nella prima: questo le rende tutte instabili Mass a Caric a Spin Forze di cui risentono 106,6 >0 -1 0 1/2 1/2 elettrom., debole 505 -1/3 1/2 elettrom., debole, forte 1500 +2/3 1/2 elettrom., debole, forte Debole FERMIONI Particella TAU NEUTRINO TAUONICO QUARK BOTTOM QUARK TOP La terza generazione di fermioni è costituita dal tauone, dal neutrino tauonico e da due quark, chiamati bottom (b) e top (t) Massa Cari ca Spin Forze di cui risentono 1784 >0 -1 0 1/2 1/2 elettrom., debole 5000 -1/3 1/2 elettrom., debole, forte 22500 +2/3 1/2 elettrom., debole, forte Debole FORMAZIONE DEI BARIONI u u d Protone u d d Neutrone Grazie alla forza forte tre quark si uniscono per formare i barioni. In particolare: o due up e un down formano il protone o due down e un up formano il neutrone FORMAZIONE DEI BARIONI Infatti, considerando sia la carica che la massa: PROTONE: uud o carica 2/3 + 2/3 – 1/3 = 1 o massa 310 + 310 + 310 = 930 Mev NEUTRONE: udd o carica 2/3 – 1/3 – 1/3 = 0 o massa 310 + 310 + 310 = 930 Mev (gli 8-9 Mev di discrepanza sono dovuti all’energia di legame tra i quark) FORMAZIONE DEI MESONI Aggregati di due quark invece formano i mesoni: o un up e un antidown formano il pione + o un antiup e un down formano il pione – o un up e un antiup formano il pione neutro FORMAZIONE DEI MESONI π+: ud’ o carica 2/3 + 1/3 = 1 o massa 310 + 310 = 620 Mev π-: u’d o carica o massa -2/3 - 1/3 = -1 310 + 310 = 620 Mev π+: uu’ o carica 2/3 - 2/3 = 0 o massa 310 + 310 = 620 Mev LE FORZE Nel modello standard sono incluse tre forze, ciascuna coi suoi bosoni intermedi. A queste si aggiunge il campo di Higgs che, pur non essendo un campo di forze, accoppiandosi con le altre particelle, ne determina la massa Una quarta forza, ovvero la gravitazione, non è spiegata in modo soddisfacente dal modello standard e fino ad oggi tutti i modelli che includono la gravitazione sono ipotetici LA FORZA FORTE La moderna teoria della forza forte prevede che essa sia mediata da bosoni di massa nulla chiamati gluoni. La forza forte ha caratteristiche molto particolari o è la più intensa delle forze, ma ha un raggio d’azione piccolissimo o ha tre cariche, chiamate convenzionalmente con i nomi dei tre coloro fondamentali: rosso, verde blu o ammette solo aggregati di “colore” bianco: ad esempio rosso+verde+blu, oppure blu+antiblu, per cui i quark non possono esistere liberi ma devono sempre formare aggregati TAVOLA RIASSUNTIVA CAMPO VETTORE MASSA CARICA SPIN Higgs higgs 125000 0 0 elettromagnetico fotone 0 0 1 forte gluone 0 0 1 W+ 81 +1 1 W- 81 -1 1 Zo 93 0 1 debole GRAVITONI La forza di gravità non è ben descritta dal modello standard ma, se deve essere inclusa nel modello, deve possedere anch’essa il suo bosone intermedio. Questa ipotetica particella si chiama gravitone e deve avere le seguenti caratteristiche: o massa = 0 o carica = 0 o spin = 2 o raggio d’azione infinito SUSY Nel modello standard esiste una simmetria tra bosoni e fermioni, detta supersimmetria (SUSY). SUSY prevede che originariamente per ogni bosone esistesse una particella analoga ma con spin semintero e viceversa, per ogni fermione esistesse una particella analoga con spin intero. Quando le particelle si sono accoppiate col campo di Higgs, però, tutte le particelle supersimmetriche hanno acquisito una massa enormemente maggiore dei loro partner e quindi sono diventate instabili e sono scomparse SUSY Le particelle supersimmetriche prendono il nome dai loro partner normali: o i fermioni aggiungono una s: selettrone, squark ecc. o i bosoni cambiano –one in –ino: fotino, wino ecc. Le particelle supersimmetriche non sono mai state osservate, nemmeno da LHC: secondo alcuni modelli la loro massa doveva essere alla portata degli attuali acceleratori, mentre altri la pongono oltre il TeV ACCELERARE UNA PARTICELLA I principi basilari per l’accelerazione delle particelle sono ancora quelli del tubo catodico: le particelle cariche (in LHC sono protoni o ioni) vengono accelerate da un campo elettrico che ne aumenta l’energia cinetica mentre viaggiano in un tubo sotto vuoto Campo elettrico anodo catodo P+ generatore ACCELERARE UNA PARTICELLA Un apparato così semplice però richiederebbe campi elettrici di intensità inimmaginabile per dare a una particella energia adeguata a quelle richieste dalla fisica moderna. In realtà, una volta superato il catodo il protone incontra subito un’altra coppia di griglie anodocadodo, in modo che ciascuna di queste aumenta l’energia della particella senza dover ricorrere a campi troppo intensi CAVITA’ RISONANTE Naturalmente ogni coppia di griglie deve essere accesa solo quando la particella si trova al suo interno, altrimenti finirebbe per togliere energia anziché darne. Un apparato simile è detto cavità risonante anodo catodo anodo catodo P+ anodo catodo CAVITA’ RISONANTE In realtà un simile dispositivo sarebbe troppo lento per le particelle: la successione di picchi elettrici che spingono le particelle è ottenuta con un'onda elettromagnetica di frequenza tale da sincronizzare ogni picco col passaggio delle particelle CAVITA’ RISONANTE All’interno delle cavità risonanti le particelle (in realtà non da soli, ma in pacchetti di migliaia di particelle) viaggiano come sulla cresta di un’onda elettrica che ne aumenta sempre più l’energia CAVITA’ RISONANTE In un grande acceleratore come LHC vi sono molte cavità risonanti, poste a distanza regolare GUIDARE LE PARTICELLE I pacchetti di particelle devono viaggiare negli stretti tubi sotto vuoto senza disperdersi: questo è ottenuto attraverso campi magnetici generati da potenti magneti posti lungo il percorso GUIDARE LE PARTICELLE In un acceleratore lineare, come il LINAC del CERN, o come quello di Stanford, questo è tutto GUIDARE LE PARTICELLE Negli acceleratori circolari, come LHC, le particelle devono essere costrette a curvare per mezzo di campi magnetici generati sempre da magneti, anche se di altro tipo RILEVARE LE PARTICELLE Lo scopo degli acceleratori è quello di produrre, tramite collisioni ad alta energia, nuove particelle, le quali ovviamente devono essere rilevate. Uno dei primi rilevatori di particelle fu la camera di Wilson, o camera a nebbia RILEVARE LE PARTICELLE La camera è piena di vapore saturo, e quando una particella carica la attraversa ionizza delle molecole, e queste fanno condensare intorno a sé delle goccioline d’acqua. La traiettoria della particella è così delineata da una scia di goccioline che viene fotografata RILEVARE LE PARTICELLE Opportuni campi elettrici e magnetici deviano le particelle in modo caratteristico, così da poterne identificare la natura RILEVARE LE PARTICELLE Nella camera a fili il segnale di ionizzazione prodotto dal passaggio delle particelle è rilevato da una fitta trama di fili conduttori RILEVARE LE PARTICELLE Più energia sviluppano i processi, più grandi devono essere i rilevatori: questo è CMS, uno dei quattro rilevatori di LHC