ORTO&DINTORNI LA QUERCIA, ALBERO ROBUSTO E LONGEVO Iris Fontanari Dov’era l’ombra or sé la quercia spande morta, né più coi turbini tenzona... TERRA TRENTINA Con questi versi ha inizio la bella poesia di Giovanni Pascoli che ci parla di una pianta dalla chioma ampia e frondosa, sui cui rami nidificano gli uccelli, la quale offre pure rifugio ed ombra a molti abitanti del bosco e ottima legna al contadino. La quercia è per eccellenza l’albero generoso in cui si intrecciano le vite di numerosi animali: vi fanno il nido cinciallegre e fringuelli, vi si posano cornacchie e ghiandaie, che si nutrono dei suoi frutti e, in zone molto umide, vi sosta anche il germano reale. Nel suo tronco e sui suoi rami si rifugiano ghiri, scoiattoli e l’astuta faina. Nel sottobosco possiamo trovare pungitopi, felci e spesso bellissimi fiori selvatici. L’unico ospite indesiderato è la processionaria, il flagello più temibile di questa pianta. 46 Un po’ di storia Il genere di queste piante maestose è antichissimo, come è provato dai reperti fossili. Anche le testimonianze del loro ruolo mitico e religioso risale a tempi assai remoti, addirittura agli albori della civiltà. Nella mitologia germanica la pianta era sacra a Donar, il dio del tuono e della fecondità. Per i Greci, invece, la quercia era sacra a Zeus, il padre degli dei, ed essi ritenevano che il dio stesso l’avesse piantata sulla Terra. Secondo quel popolo, prima che si cominciasse a coltivare il grano, c’era stato il tempo delle ghiande, quando l’uomo si cibava, come gli animali, di questi frutti. Anche nell’antica Roma le querce erano sacre a Giove e spesso ospitavano, secondo la mitologia, dei o ninfe o addirittura facevano profezie. Per i Romani la quercia era simbolo di forza, gloria, nobiltà e valore militare. (Nella lingua latina, infatti, il vocabolo robur significa sia forza, sia quercia). Sempre a Roma, con un serto di quercia veniva incoronato il soldato che in battaglia aveva salvato la vita ad un commilitone e con la medesima corona si adornavano i “viri” (uomini “veri”) che si erano segnalati per speciali virtù civili. Note botaniche e colturali La quercia (Quercus robur), detta comunemente anche farnia, appartiene alla famiglia delle Fagacee, la quale annovera, tra l’altro, anche il faggio e il castagno. é un albero solido e molto longevo, che può vivere dai 500 ai 2000 anni. Il genere Quercus comprende circa 200 specie di alberi apprezzati, oltre che per l’ottimo legno, anche per l’aspetto maestoso e per i colori autunnali. In Italia, oltre alla Q. robur, sono diffuse circa altre dieci specie molto note, fra cui il leccio, il rovere, il cerro, la roverella, il fragno, il farnetto ecc. Nel Trentino il nome di rovere viene spesso usato indifferentemente per tutte e tre le specie più diffuse, ossia la roverella (Q. pubescens), il rovere (Q. petraea) e la farnia (Q. robur). La farnia si distingue dal rovere per la forma meno slanciata, la chioma meno aperta e regolare, il tronco meno diritto e la maggiore longevità (può superare gli 800 anni!). Se da giovane l’albero è poco apprezzato, gli esemplari di oltre 40 anni, con il loro portamento maestoso, sono davvero bellissimi. Nella nostra Regione, purtroppo, non esistono più veri e propri boschi di querce d’alto fusto, ma solo gruppi di indivi- primerà al paesaggio un fascino davvero unico. Presso i vivaisti si può trovare anche una sua varietà, la Quercus robur fastigiata, un albero alto e diritto che può raggiungere i 20 metri d’altezza. Un’altra specie molto adatta per il giardino è la Q. rubra, detta quercia rossa, originaria del Nord America, la quale crea in autunno un bellissimo effetto. Le sue foglie, infatti, prima di cadere, si colorano di rosso mattone o di rosso rubino, spesso con sfumature gialle e marroni. no e riunite di solito in gruppi di due; sono protette nella parte inferiore da una cupola a scaglie più o meno sovrapposte e di forma variabile. La farnia si può piantare con successo, sia al nord che al centro Italia, fino a 800-1000 metri d’altitudine, tenendo presente che, pur adattandosi a terreni diversi, predilige quelli ben drenati, freschi, profondi, senza calcare. È bene ricordare che essa cresce meglio in posizioni soleggiate, ma può adattarsi anche a luoghi parzialmente in ombra. La pianta infatti è eliofila, ama cioè il sole sulla chioma e il fresco alle radici. Chi possiede una casa di campagna e desidera immergersi nell’atmosfera della casa rurale d’altri tempi, può piantare nei suoi pressi quest’albero nobile e longevo, la cui presenza, col passare degli anni, im- TERRA TRENTINA dui o individui singoli, mentre altrove esse costituiscono una parte importante dei boschi cedui fino ad un’altitudine di circa 1000 metri. La quercia, o farnia, può raggiungere i 40 metri di altezza. Il tronco è tozzo e robusto con la corteccia grigia, liscia e lucida da giovane, di color scuro, quasi nero e screpolata longitudinalmente da adulta. Le foglie sono caduche, dure, ovali col margine inciso da lobi irregolari e da due minuscole orecchiette basali; il colore è verde scuro nella pagina superiore e azzurrastro in quella inferiore; il picciolo è cortissimo. I fiori compaiono in maggio: quelli maschili sono infiorescenze a forma di spighe pendenti (amenti), giallastre, poco vistose, alla base dei rami dell’anno; quelli femminili sono insignificanti. I frutti sono ghiande ovoidali spesso striate di bru- Utilizzi Il legno della quercia è compatto, pesante e di lunghissima durata anche nell’acqua. é molto apprezzato come combustibile. Un tempo era adoperato per la costruzione delle navi più prestigiose; oggi, soppiantato dalla plastica, è ancora usato in lavori di carpenteria, come i piloni portanti di impalcature, per travi e pilastri per porticati, per la costruzione di mobili, infissi, botti, ruote ecc., mentre la corteccia, per il suo contenuto in tannino, si può utilizzare per la concia delle pelli. Le ghiande, già mangiate dall’uomo preistorico (v. palafitta di Molina di Ledro), sono un ottimo cibo per i maiali; torrefatte, possono dare un surrogato del caffè. 47