Lezione_Evoluzione della morale (1)

L’Evoluzione della Moralità:
Frans de Waal contro la “teoria della patina”
Etica e Scienze cognitive, 31/03/2016
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Sommario:
Domanda di base: Quali sono le origini evolutive della
bontà umana? Gli esseri umani sono per natura
egoisti?
❖ Frans de Waal, Primati e filosofi
➢ Critiche alla “Teoria della patina”
➢ De Waal e l’evoluzione della moralità
➢ La teoria del “gene egoista” di Dawkins
➢ Il problema della cognizione animale
➢ Il problema dell’etica animale
Teoria della “patina”
Gli animali sono per natura egoisti, l’altruismo e la moralità sono
una “patina” che ricopre un nucleo egoistico. Ma qual è l‘origine
della patina?
- Thomas Huxley (il mastino di Darwin): difesa ardita del
darwinismo a fine 1800. Visione darwiniana+ concezione della
moralità come "cura di un giradino", battaglia contro erbacce
dell'immoralità;
- Thomas Hobbes (Il Leviatano, 1651), teoria del contratto
sociale: stato di natura come “homo homini lupus” e “bellum
omnium contra omnes”, società come patto razionale frutto di
una convenzione fra individui per tenere a freno le pulsioni
antisociali della natura umana;
- La moralità ha origine culturale ed è esclusiva degli umani;
Teoria della “patina”
Frans de Waal:
❖ No “stato di natura”, l’uomo nasce gregario;
❖ La patina ha un’origine non naturale, quindi non ha una
spiegazione scientifica;
❖ Ribaltare la premessa iniziale: gli animali sono buoni per
natura, gli esseri umani hanno ereditato la tendenza a
comportamenti altruistici dai propri antenati non umani;
❖ Teoria anti-patina: mostrare che la bontà è presente in
animali non umani, anche se in gradi differenti;
❖ La bontà ha origine in emozioni come l’empatia (contagio
emozionale, compassione);
Dal contagio emozionale all’empatia
❖ Contagio emozionale: lo stato emotivo di un individuo si
trasmette ad altri individui;
❖ Empatia:
➢ Compassione: Risposta affettiva che consta di sentimenti
di dolore o di preoccupazione nei confronti della
sofferenza o dello stato di bisogno dell'altro (anziché il
provare la stessa emozione di un'altra persona);
➢ Sofferenza personale: Porta chi ne rimane colpito a
cercare egoisticamente di lenire la propria sofferenza, che
ha delle somiglianze con ciò che ha percepito nell'oggetto
(es. scimmiotti cuccioli che abbracciano e offrono cibo a
un altro cucciolo che fa i capricci);
Emozioni negli animali
❖ “Reazioni emotive dei ratti al dolore altrui” (Church, 1959): i
ratti che avevano appreso a schiacciare una barra per ottenere
del cibo, smettevano di farlo se il loro intervento era
accompagnato dall'emissione di una scarica elettrica su un
ratto vicino a loro visibile.
❖ Non antropomorfe (Wechkin e altri, 1964): scimmie reso si
rifiutavano di tirare una catenella che erogava per loro del
cibo se facendo questo un compagno veniva colpito da una
scossa elettrica. Queste scimmie si lasciavano letteralmente
morire di fame (5 e 12 giorni senza mangiare).
❖ Causa: (a) la repulsione per i segni di sofferenza negli altri,
(b) la sofferenza personale che deriva dal contagio
emozionale o (c) delle vere e proprie spinte ad aiutare.
Emozioni e “scambio di posto”
❖ La differenza principale tra scimmie e antropomorfe (gibboni,
oranghi, gorilla, scimpanzé, bonobo) non sta nell'empatia in quanto
tale, ma nelle sovrapposizioni cognitive che consentono alle
antropomorfe di assumere il punto di vista dell'altro:
➢
Un giorno Kuni catturò uno storno che non volava più, lo prese in mano
e si arrampicò in cima all'albero più alto dove avvinghiò le zampe al
tronco in modo da aver entrambe le mani libere per tenere l'uccellino. A
quel punto, con molta cura, ne dispiegò le ali e gliele distese
completamente, reggendo un'ala per mano, prima di lanciarlo con tutta
la forza di cui era capace al di là della barriera del suo recinto. Purtroppo
cadde poco lontano e atterrò sulla riva del fossato dove Kuni lo sorvegliò
a lungo per proteggerlo dalla curiosità di un giovane bonobo. (de Waal
1997:156)
➢
Comportamento non adeguato nei confronti di un membro della
sua stessa specie. Avendo visto tante volte volare gli uccelli
sembrò avere la nozione di cosa sarebbe andato bene per uno di
loro (volare), “lo scambio di posto nella fantasia con chi soffre”.
Empatia animale
❖ Metafora della Matrioska: al centro risiedono gli strati più
antichi e fondamentali;
❖ Approccio psicologico tradizionale:
➢ Capacità cognitive e linguistiche antecedenti;
➢ Empatia = processo linguistico e cognitivo recente e
derivato;
❖ de Waal:
➢ Empatia = forma originale (prelinguistica) del rapporto
interindividuale;
➢ Linguaggio, metarappresentazione e teoria della mente
come derivate;
Dall’empatia alla moralità: Reciprocità
❖ Relazione fra spartizione del cibo e grooming (ripulire un
simile dai parassiti) (de Waal, 1989):
➢ Grooming al mattino, distribuzione di fasci di foglie agli
scimpanzé a mezzogiorno, osservazione spartizione cibo;
➢ Gli adulti erano più inclini a condividere il loro cibo con
soggetti che precedentemente avevano fatto grooming su
di loro;
➢ No “buonumore” (generosità indiscriminata) ma scambio
diretto e selettivo col partner del grooming;
➢ Ruolo della memoria (scarto temporale fra grooming e
condivisione del cibo), ipotesi di un sentimento simile alla
“gratitudine” per il soggetto;
Dall’empatia alla moralità: Giustizia
❖ Senso di “regolarità sociale” e “iniquità”: “Insieme di
aspettative sul modo in cui l'individuo prevede di venire
trattato e sul modo in cui le risorse dovrebbero essere divise.”
(de Waal, 1996);
➢
●
●
●
●
Scimmie cappuccine: In coppia, la compagna riceve una
migliore per lo stesso compito;
ricompensa
Test di Equità: stesso compito,
stessa ricompensa (scarso valore);
Test di Iniquità: stesso compito,
ricompensa diversa;
Controllo dell’impegno:
ricompensa senza far nulla;
Controllo del cibo: cibo visibile ma
non dato a nessuno;
Possibilità che le scimmie, come gli esseri umani, si facciano
guidare da emozioni sociali, e non da un calcolo economico
razionale ed egoistico.
Dall’empatia alla moralità: Giustizia
❖ Teoria della patina: Moralità frutto di un ampliamento
evolutivo recente del cervello (corteccia prefrontale);
➢ Neuroscienze e neuroimaging: Il giudizio morale coinvolge
aree del cervello molto antiche (sistema limbico, corteccia
cingolata, Greene e Haidt, 2002) comuni in tutti i
mammiferi;
❖ Bambino passivo ed egoista per natura fino alla costruzione,
dall’esempio delle norme dei genitori, del super-io: il
dipartimento morale del sé;
➢ Comprensione della differenza tra principi morali («non
rubare») e convenzioni culturali («non si va a scuola in
pigiama»), già a un anno conforto di chi si trova in
difficoltà (Zahn-Waxler e altri 1992);
Moralità umana ed evoluzione biologica
❖ L'errore è pensare che la selezione naturale, in quanto
processo di eliminazione crudele e spietato, possa aver prodotto solo creature crudeli e spietate (de Waal 2005).
❖ Ma la natura favorisce organismi che sopravvivono e si
riproducono, punto e basta. Come ci riescano non ha
importanza: non conta se diventando più collaborativo o meno
collaborativo, qualunque organismo se la caverà meglio
diffonderà i suoi geni.
❖ Quel processo non ha determinato le nostre regole e i nostri
valori morali in dettaglio, ma ci ha conferito le strutture e le
tendenze psicologiche insieme alle capacità che ci hanno
consentito di sviluppare, per orientarci nelle scelte della vita,
una bussola che tenga presenti gli interessi di tutta la
comunità, e in cui consiste l'essenza della moralità umana.
Teoria della “patina”: (de Waal, p.43)
Una teoria della patina:
“Il gene egoista” (Dawkins, 1976)
Il problema dell’altruismo
❖ Teoria dell’evoluzione per selezione naturale: Tratti fenotipici
e genotipo come risultato della selezione del più adatto;
❖ Quali sono le unità su cui agisce la selezione naturale?
➢
Individui: ogni individuo compete con la totalità degli altri
individui per le risorse;
■
Obiezione: altruismo fra membri dello stesso gruppo
familiare (es. genitori e figli);
Polpo femmina protegge uova dai
predatori per 53 mesi (Robison,
Seibel & Drazen, 2014)
Il problema dell’altruismo
❖ Teoria dell’evoluzione per selezione naturale: Tratti fenotipici
e genotipo come risultato della selezione del più adatto;
❖ Quali sono le unità su cui agisce la selezione naturale?
➢
Selezione parentale: competizione fra nuclei familiari;
■
Obiezione: altruismo fra conspecifici (membri della stessa
specie; es. Vampiro vero di Azara, Desmodus rotundus,
spartizione del sangue per individui in pericolo di vita;
Richiamo di allarme negli uccelli;)
Il problema dell’altruismo
❖ Teoria dell’evoluzione per selezione naturale: Tratti fenotipici
e genotipo come risultato della selezione del più adatto;
❖ Quali sono le unità su cui agisce la selezione naturale?
➢
Selezione di gruppo: competizione fra specie;
■
Obiezione: altruismo interspecifico (fra membri di specie
differenti, es. delfini, primati, orsi);
La teoria del “gene egoista” (Dawkins, 1976)
❖ Riduzionismo genetico:
➢
Evoluzione = individuo con tratti fenotipici vantaggiosi
(mutazioni), maggiore adattamento, maggiore sopravvivenza;
➢
Ogni tratto fenotipico è determinato da un insieme di geni,
comportamento incluso;
➢
I geni sono i veri responsabili e i veri protagonisti del processo
di evoluzione per selezione naturale;
➢
Comportamenti altruistici come utili alla diffusione del
genotipo;
➢
Gli individui sono macchine biologiche progettate e guidate dai
geni per la sopravvivenza degli stessi attraverso individui e
generazioni;
La teoria del “gene egoista” (Dawkins, 1976)
❖ Egoismo del gene e altruismo:
➢
L’altruismo è finalizzato alla sopravvivenza degli stessi geni in
altri individui;
➢
La selezione naturale ha favorito quei geni che predispongono ad
un comportamento altruistico nei confronti di altri individui, con
precedenza a parenti stretti, poi conspecifici ed eterospecifici;
➢
Ragionamento matematico (Hamilton, sociobiologia):
■
“Indice di parentela” = probabilità che un qualunque gene di un
individuo si possa trovare anche nel patrimonio genetico di un suo
parente: Genitori/figli e fratelli= 0.5; nonni/nipoti = 0.25; cugini
primi = 0.125;
■
Bizzarri risultati: un gene che induca a sacrificarsi per salvare
almeno tre fratelli ha più probabilità di diffondersi rispetto a un
ipotetico gene che induca a portarsi in salvo;
La teoria del “gene egoista” (Dawkins, 1976)
❖ Egoismo del gene e altruismo:
➢
❖
Altruismo parentale, familiare, fra conspecifici ed eterospecifici
possono essere spiegati come una strategia sviluppata da geni
“egoisti” per massimizzare la propria diffusione;
Altruismo e moralità negli esseri umani:
➢
Atti di altruismo molto più comuni e talvolta legati a ideali (es.
immolarsi per una causa come salvare la foresta amazzonica);
➢
Autonomia rispetto rispetto agli imperativi biologici, principi
morali di eguaglianza;
➢
“Una società basata soltanto sulla legge del gene, di spietato egoismo
universale, sarebbe una società molto brutta in cui vivere. [...] Bisogna
cercare di insegnare generosità e altruismo perché siamo nati egoisti,
bisogna capire gli scopi dei nostri geni egoisti per poter alterare i loro
disegni, qualcosa a cui nessuna altra specie ha mai aspirato” [1976:5];
Geni egoisti e memi egoisti (Dawkins, 1976)
❖ Come spiegare l’altruismo tipicamente umano, non riconducibile all’
egoismo del gene?
❖ Memetica: così come i geni sono le unità dell’evoluzione naturale,
replicatori equivalenti, i “memi”, sono le unità dell’evoluzione
culturale;
❖ Esempi di (insiemi di) memi: melodie, idee, frasi, mode, modi di
costruire artefatti, teorie scientifiche, religioni;
❖ Il meme di “Dio”: è molto antico, si replica a voce e per iscritto, ha
un grande valore di replicazione o sopravvivenza nell’ambiente
culturale per il grande impatto psicologico: fornisce una risposta
superficiale ma plausibile a problemi profondi dell’esistenza, ha
valore consolatorio rispetto ale ingiustizie del mondo e rispetto alla
morte (1976:202);
❖ Memi Vs geni: talvolta i due replicatori entrano in conflitto: è questo
il caso degli atti di altruismo disinteressati?
Appendici A e B (De Waal):
Il problema della cognizione
animale
Cognizione animale
❖ Come possiamo studiare il comportamento animale senza
avere una teoria della cognizione animale? Gli animali hanno
intenzioni, desideri, credenze, emozioni? Sono paragonabili a
quelle umane?
❖ Parsimonia cognitiva: behaviorismo statunitense, non ricorrere
a capacità mentali superiori se possiamo spiegare un
fenomeno con quelle di scala inferiore (es. condizionamento
Vs intenzione);
❖ Parsimonia evolutiva: stesso comportamento = stessi processi
mentali (evoluzione divergente per un comportamento
analogo antieconomica);
❖ Dilemma: Gli animali hanno una mente paragonabile a quella
umana o sono degli automi?
Antropomorfismo e antropodiniego
❖
Antropomorfismo: Non attribuzione delle qualità umane agli
animali, ma descrizione del comportamento animale in termini
umani, quindi improntati all'intenzionalità.
Rifiuto dell’antropomorfismo: gli animali non sono esseri umano,
umanizzarne il comportamento è indebito.
❖
Antropodiniego: Rifiuto a priori delle caratteristiche comuni a esseri
umani e animali, avversione predarwiniana verso le profonde
somiglianze tra il comportamento umano e quello animale.
L’antropomorfismo è pericoloso per chi vuole mantenere un muro tra
uomini e altri animali, non per coloro che operano secondo un'ottica
evoluzionistica, a patto che considerino le spiegazioni antropomorfiche
come delle ipotesi euristiche.
E’ più grave sottovalutare la vita mentale degli animali o quello di
sopravvalutarla?
Antropomorfe e teoria della mente
❖ Antropomorfe: Gibboni, oranghi, gorilla, scimpanzé, bonobo;
❖ Teoria della mente: capacità di riconoscere gli stati mentali
degli altri, rappresentarsi internamente e inferire intenzioni,
credenze, desideri e contenuti mentali altrui;
❖ Tommasello (1999): Le scimmie antropomorfe sono prive di
teoria della mente;
❖ Gli scimpanzé sembrano rendersi conto che se uno di loro ha
visto del cibo nascosto, questo individuo ne è consapevole
(Hare et al., 2001).
Antropomorfe e teoria della mente
❖ L'empatia è equiparata alla capacità di attribuire stati mentali
e alla teoria della mente: nell’autismo il deficit di
connessione empatica è dovuto a una mancanza di teoria
della mente (Baron-Cohen, 2000);
➢ L’autismo è osservabile ben prima dei quattro anni, età in
cui emerge la teoria della mente. Deficit socio-affettivo
primario, deficit della teoria della mente derivato
(Williams et al., 2001);
❖ L' origine non è la competizione sociale ma la necessità della
cooperazione. Il legame emozionale tra individui largamente diffuso tra i mammiferi sociali - su cui
l'evoluzione (o lo sviluppo) costruisce manifestazioni via via
sempre più complesse, porta al riconoscimento di ciò che
l'altro sa e delle sue intenzioni (de Waal 2003 ).
Antropomorfe e teoria della mente
❖
Bonobo e teoria della mente:
I guardiani, dopo aver lavato a fondo il fossato e rimesso in libertà le scimmie, andarono a
riaprire la valvola per riempirlo nuovamente d'acqua, quando all'improvviso un maschio
anziano di nome Kakowet apparve alla finestra urlando e agitando freneticamente le braccia
come per attirare la loro attenzione. Era successo che parecchi giovani bonobo erano scesi nel
fossato asciutto, ma non riuscivano più a risalire.
●
Kakowet capiva la pericolosità di riempire il fossato mentre i giovani erano
ancora lì dentro, anche se questo non avrebbe avuto effetti su di lui.
Lo zoo aveva saggiamente deciso di lasciare il fossato senz'acqua, visto che le antropomorfe
non sanno nuotare. Era stata fissata in modo permanente una catena che arrivava fin giù e i
bonobo potevano scendere nel fossato ogni volta che volevano. Se però a sparire nel fossato
era Vernon, il maschio alfa, a volte il giovane Kalind tirava su la catena in tutta fretta e,
guardando giù, dava grandi pacche sul bordo del fossato con la faccia giocosa a bocca aperta.
Questa espressione è l'equivalente della risata umana: Kalind si prendeva gioco del boss. In
parecchie occasioni Loretta, l'unico altro individuo adulto, era accorsa sul posto per liberare il
suo amico buttando giù la catena e restando di guardia fino a che non era risalito.
●
Kalind e Loretta sembravano capire capire l’importanza della catena, l'uno
per stuzzicare, l'altra per aiutare chi era in difficoltà.
Appendice C (De Waal):
Etica animale
Diritto animale
❖ Diritto animale: Estensione dei principi di giustizia umana
agli animali, gli animali non sono soltanto oggetti di
proprietà, e meritano di avere diritti concreti e incontestabili
come i diritti costituzionali delle persone;
❖ Visione tradizionale (Cartesiana) dell’animale come un
automa;
❖ Anni ‘80: Approccio cognitivo, studio della mente animale,
riconoscimento di stati mentali, desideri, vita emotiva,
capacità cognitive complesse;
❖ Gli animali non possono essere membri della società a tutti
gli effetti, dunque non ha senso parlare di diritti (diverso il
caso della schiavitù);
❖ Bisognerebbe fare del prendersi cura, e non dei diritti, il
caposaldo del nostro atteggiamento.
Antropomorfe in pensione
❖ Problema dell’uso degli animali per la ricerca scientifica:
secondo alcuni la sperimentazione animale è irrinunciabile;
❖ Quali animali siamo disposti ad utilizzare, e quali limiti
vanno imposti all’utilizzo di tali soggetti?
❖ Le scimmie antropomorfe devono godere di uno status
particolare: hanno vita sociale, emotività e intelligenza simili
all’uomo;
❖ Fondamento emozionale dell’etica animale: le specie per cui
proviamo più empatia sono da tutelare maggiormente
(antropocentrismo);
❖ Le antropomorfe sono usate per ricerche non invasive
(neuroimaging, intelligenza e comportamento sociale);