la rivoluzione socialista d`ottobre: quattro insegnamenti e quattro

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LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE:
QUATTRO INSEGNAMENTI E QUATTRO RIFLESSIONI,
PER I PROLETARI E I RIVOLUZIONARI ITALIANI
’avvenimento
di
cui
quest’anno
celebriamo il 90° anniversario non è stata
soltanto una rivoluzione nel quadro nazionale russo.
E’ stata una rivoluzione di portata internazionale,
mondiale, che ha rappresentato una svolta
radicale nella storia dell’umanità, strappando il
potere politico alla borghesia capitalistica e facendo
assurgere, per la prima volta nella storia, la classe
proletaria alla situazione di classe dominante.
L
Quattro sono gli insegnamenti di attualità, e
quattro le riflessioni, che i proletari e i rivoluzionari
possono trarre da quella grande esperienza.
1. Il primo insegnamento della Rivoluzione
d’Ottobre è la possibilità, per il proletariato, di
spezzare, nel suo anello più
debole,
la
catena
dell’imperialismo mondiale,
quella catena che oggi (dopo
la temporanea sconfitta del
socialismo,
dovuta
al
prevalere del revisionismo sul
marxismo-leninismo
nel
movimento
comunista)
avvolge nuovamente tutto il
mondo.
Nel
1917
il
proletariato russo dimostrò
che l’imperialismo non è
onnipotente, che può essere
vinto se il proletariato riesce a
raccogliere intorno a sé, in un
unico fronte, tutti gli sfruttati e
gli oppressi in una lotta
rivoluzionaria
per
la
conquista del potere politico.
Nei decenni successivi,
il dominio dell’imperialismo
non fu scosso soltanto nelle «metropoli», ma anche
nei paesi coloniali, semicoloniali e dipendenti, e
l’Ottobre vittorioso dette inizio a un’epoca di grandi
lotte di liberazione dei popoli. I risultati più avanzati,
in queste lotte, non furono quelli ottenuti sotto la
guida dei nazionalismi borghesi, ma quelli
conseguiti dai movimenti di liberazione che ebbero
la Rivoluzione d’Ottobre come punto di riferimento
ideale della loro azione. E’ un punto da non
dimenticare mai, in una realtà internazionale come
quella odierna nella quale alcuni nuovi presunti
movimenti antimperialisti sono guidati non dai
princìpi dell’internazionalismo proletario, ma da
fondamentalismi religiosi e da ideologie
integraliste e reazionarie.
2. La seconda riflessione è questa: abbiamo
visto in questi ultimi anni - in Italia come in tanti altri
paesi - un gran fiorire di movimenti, democratici,
pacifisti, ambientalisti, antimperialisti, che portano
avanti una quantità di rivendicazioni, in alcuni casi
anche giuste; ma la caratteristica fondamentale di
questi movimenti è la divisione, la frammentazione
territoriale, la dispersione in mille rivoli.
Quale insegnamento ci viene, invece,
dall’esperienza della rivoluzione russa vittoriosa?
I grandi movimenti
rivoluzionari
che
assicurarono la vittoria alla
rivoluzione dell’ottobre 1917
furono:
il
movimento
democratico generale per la
pace e l’uscita della Russia
dalla guerra imperialista; il
movimento democratico dei
contadini
per
l’espropriazione
dei
proprietari fondiari e la
conquista della terra; il
movimento di liberazione
nazionale dei vari popoli
della Russia oppressi dallo
zarismo; e il movimento
socialista del proletariato per
il
rovesciamento
della
borghesia capitalistica e
l’instaurazione della dittatura
del proletariato.
Tutti e quattro questi movimenti, così diversi
fra loro, confluirono in un unico torrente
rivoluzionario, non spontaneamente, ma sotto
l’impulso e la guida del partito della classe operaia,
del partito bolscevico.
Dall’aprile all’ottobre 1917, l’insurrezione fu
preceduta e preparata da grandi movimenti di
massa.
Nell’aprile non meno di 100 mila persone,
operai e soldati, scesero in piazza a Pietrogrado al
grido di «Abbasso la guerra!», «Tutto il potere ai
Soviet!». Il 18 giugno, davanti alle tombe dei caduti
per la rivoluzione, si svolse un’altra grande
dimostrazione contro il governo provvisorio, nella
quale una nuova parola d’ordine si aggiunse alle
precedenti: «Abbasso i dieci ministri capitalisti!». Il
3 luglio tante diverse dimostrazioni si fusero in
un’unica grandiosa manifestazione armata, sotto la
parola d’ordine del passaggio di tutto il potere ai
Soviet. E nell’agosto le masse, sotto la guida del
partito di Lenin, si mobilitarono contro il colpo di
Stato del generale Kornilov, determinandone la
disfatta.
Non la divisione,
dunque, non la cosiddetta
«autonomia» dei movimenti,
ma la loro unificazione in una
sola linea rivoluzionaria
condusse
alla
vittoria
dell’Ottobre.
3. La terza riflessione
riguarda il contrasto e la lotta
fra democrazia borghese e
democrazia proletaria. La
Rivoluzione
d’ottobre
distrusse - con l’insurrezione
armata e col successivo
scioglimento dell’Assemblea
Costituente - l’apparato statale
borghese, sostituendo alla
vuota e falsa democrazia
parlamentare borghese una
nuova forma di democrazia,
basata sui Consigli, i Soviet
degli operai e dei soldati, i quali, dopo essere stati nel corso del processo rivoluzionario - prima
organismi di lotta e poi embrioni di potere
proletario, diventarono, dopo la vittoria finale della
rivoluzione, gli organi istituzionali del nuovo Stato
di dittatura proletaria. Questa è la democrazia
proletaria di cui abbiamo bisogno, questa la
democrazia proletaria per la quale lottiamo e che, un
giorno, anche noi conquisteremo.
4. Infine, la quarta riflessione, la più attuale
per noi comunisti italiani. Il partito bolscevico che
guidò il proletariato alla vittoria dell’Ottobre fu,
sempre, un partito coerentemente rivoluzionario:
non «un partito di lotta e di governo» (secondo
l’opportunistica e corruttrice formula togliattiana,
oggi rinverdita dai gruppi dirigenti - ancora più
opportunisti - di Rifondazione e del PdCI), ma un
partito che, nei lunghi anni di preparazione della
rivoluzione, temprò la coscienza rivoluzionaria dei
proletari russi nella lotta incessante contro i
menscevichi e i liquidatori, e - negli otto mesi
decisivi dal febbraio all’ottobre 1917 - non stette mai
«con un piede nel governo e con un piede
all’opposizione», ma condusse una lotta
intransigente contro il «governo provvisorio»
della
borghesia
per
rovesciarlo,
fino
all’insurrezione armata.
Lenin, celebrando in Russia il 4° anniversario
della Rivoluzione d’Ottobre,
scriveva:
«Abbiamo il diritto di
essere fieri - e siamo fieri che ci sia toccata la fortuna
di
incominciare
la
costruzione dello Stato
sovietico, di iniziare perciò
una nuova epoca della storia
mondiale,
l’epoca
del
dominio di una nuova classe,
oppressa in tutti i paesi
capitalistici
e
che
dappertutto marcia verso
una vita nuova, verso la
vittoria sulla borghesia,
verso la dittatura del
proletariato,
verso
la
liberazione dell’umanità dal
giogo del capitale, dalle
guerre imperialiste».
Sì, verso una vita nuova! Perché noi proletari
non ne possiamo più di vivere in questa società
dell’ingiustizia, dello sfruttamento, dell’oppressione
quotidiana, del sangue che migliaia di esseri umani
versano ancora oggi nelle guerre imperialiste!
Vogliamo vivere in una società di liberi e di uguali,
senza sfruttamento e senza oppressione.
La marcia di cui parlava Lenin non è finita. La
marcia verso la rivoluzione e verso un nuovo, futuro
mondo del socialismo, continua: essa ha come
protagoniste masse di milioni di proletari in tutto il
mondo, e come guida il pensiero e l’azione dei grandi
maestri del marxismo e del leninismo a cui, oggi
come ieri, si ispirano i comunisti e tutti i veri
rivoluzionari.
da: Teoria & Prassi n. 18, nov. 2007
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