RESTAURO DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Premessa La progettazione interessa la Chiesa di S. Giovanni Battista in Sant’Eufemia Vetere, frazione di Lamezia Terme, immobile di importante valore storico artistico che necessita di urgenti lavori di revisione e di consolidamento delle strutture architettoniche e di interventi finalizzati al recupero ed alla riqualificazione dei suoi connotati estetici. Infatti il degrado dei materiali edilizi e le ristrutturazioni incongruenti, avvenute in epoche diverse, hanno fortemente o t t e n e b r a t o l e q u a l i t à f o r m a l i d i u n e d i f i c i o fondato e figurato secondo i precisi caratteri dell’architettura dei C a va l i e r i d i Ma l t a d e l l a q u a l e è u n o d e i r a r i e s e m p i d o c u m e n t a l i . Analisi storica Secondo alcuni storici l’area di S. Eufemia del Golfo è il sito dell’antica città magnogreca di Lametta, che il Fiore ed il Barrio pongono prossima al mare e non lontana da Castiglione.i ruderi di tale città erano ancora leggibili nel XVII secolo e vennero descritti dal Marafioti. Il Lenormant , invece, ubica in S. Eufemia del Golfo la città di Terina e tale tesi viene mantenuta dall’Orsi. Comunque reperti archeologici di vario tipo, ora conservati nel museo di Reggio Calabria e nella Sezione Archeologica di Lamezia Terme, sono stati rinvenuti più volte ed in modo fortuito in prossimità dell’abitato, a testimonianza certa di un’occupazione dell’area fin dall’età magno-greca. Conoscenze di importanti complessi architettonici, soprattutto a carattere religioso, si hanno dal medioevo in poi. Risulta infatti la presenza nell’area di una “laurea” in età Brasiliana denominata S. Eufemia e della costruzione , nella metà dell’XI secolo, di una grande abbazia Benedettina che di quella “laurea” mantenne il titolo. La storia di questo complesso, fondato da Roberto di Grantmesnil, è legata alla attenta politica di Roberto il Guiscardo, impegnato nella latinizzazione della Calabria e nell’attivazione di importanti centri di fervente attività economica.Al momento di gloria dell’età normanna - sveva succedette la decadenza del periodo angioino ed aragonese e, verso la fine del XIII secolo, gli interi possedimenti benedettini passarono ai Cavalieri di Rodi, poi divenuti di Malta, che vi istituirono un Baliaggio con a capo un Priore. A quest’ordine cavalleresco è legata la storia della chiesa di S. Giovanni Battista , oggetto di tale intervento architettonico, ed in particolare al disastroso evento tellurico del 27 marzo 1638 il quale determinò la rovina di tutti gli antichi edifici normanni e la morte di circa 200 persone. L’evento e la situazione da esso determinata è descritta in un cabrero del 1655 dal quale si apprende che sotto il Baliato di Signorino Gattinara il governatore Giovan Battista Mussara nel sito denominato S. Mauro fece edificare una nuova chiesa , dedicata al precursore, con intorno diversi pagliai e ventotto abitazioni che furono in seguito ampliate da Fra Pietro Anselmi. Così si impiantò un nuovo nucleo residenziale di cui la residenza del Governo dei Cavalieri di Malta e la chiesa erano le emergenze più significative. La chiesa fu arredata con quanto si potè recuperare dall’antica abbazia e fu dotata di un quadro di Mattia Preti , rappresentante il Battesimo di Cristo, andato perduto per le cause belliche dell’ultimo conflitto che hanno interessato la chiesetta di S. Eufemia Lamezia dove la tela in seguito era stata trasportata. Del secolo XVII restano a testimonianza la campana del 1655 fatta realizzare a Firenze da Fra Pietro Anselmi e quella rifusa a spese di Fra Giuseppe Corti nel 1668. Nella stessa chiesa furono portate le reliquie dissepolte dai ruderi dell’abbazia distrutta dal sisma che erano giunte a S. Eufemia da Rodi quando questa cadde in mano musulmana, per come documenta una lapide del 1608 murata nella navata della chiesa. Delle numerose reliquie , elencate in un documento del XVII secolo, restano solo le ossa delle braccia di S. Giovanni e di S. Stefano in due pregevoli custodie lignee e metalliche ora conservate nella Curia Lametina. Lavori avvenuti nel 1873 sono documentati con un’incisione nell’intonaco del campanile , ma nel 1936 la Curia subì radicali interventi in seguito al nuovo assetto urbanistico dato al villaggio dall’Ente Bonifica. Analisi architettonica La facciata principale, del tipo a capanna con muratura piana presenta i caratteri di un impianto architettonico semplificato, improntato alla austerità formale che caratterizza l’edilizia religiosa dei Cavalieri di Malta, la quale in pieno seicento mantiene ancora i severi dettami controriformistici senza cadere alla ricercata e fastosa moda barocca. Solo l’arme di Signorino Gattinara, posta sopra il portale, risente del gusto seicentesco,modellando con volute e cartigli la pietra tufacea con cui è realizzata, mentre di sobrio linearismo è il portale lapideo arcuato compreso tra lesene piane laterali che si Natale Proto Architetto concludono con volute di sostegno dell’architrave a modanature distanziate da piedritti decorati con semplici dischetti. In alto un oculo ellittico ed il timpano mantengono cornici in muratura che sembrano non essere le originarie soluzioni decorative. Agli angoli della facciata si ergono due torri diverse per dimensioni ed epoca di costruzione. La torre di sinistra, coperta con tetto in tegole mantiene in alto un vano con due aperture arcuate in cui è installata la campana ed al quale si accede mediante una scala realizzata in parte in legno ed in parte in pietra. Nell’interno d’esso si ritrovano delle feritoie per l’uso delle armi da fuoco, non presenti all’esterno perché tamponate, che conferivano un carattere difensivo a questa struttura architettonica. Sul lato anteriore è murato uno stemma di un Cavaliere di Malta in marmo bianco ed è riquadrata una meridiana dipinta su intonaco. La torre di destra si conclude con dei merli e nella facciata di prospetto, tra le due aperture, è collocato uno stemma gentilizio di materiale e d’arme uguale al precedente.Tale torre è un’aggiunta realizzata in tempi più recenti. La facciata laterale sinistra con tre finestre , si svolge linearmente e non presenta materiale lapideo a vista. Il retro della chiesa è anch’esso piano e non ha alcun decoro a rilievo, solo accentuato è l’angolo per il maggior spessore della muratura che realizza così un accenno di lesena. Nella facciata laterale destra è addossata una bassa costruzione, edificata in tempi diversi per come dimostrano le lesioni di giuntura nella muratura. All’interno la chiesa è ad unica navata rettangolare con pareti laterali scandite da archi dove un tempo erano posti altari parietali, recentemente rimossi, nei quali si mantengono ancora le ricche cornici a stucco di gusto settecentesco che tele di recente fattura ed un grande crocifisso ligneo.Lo stesso tipo di cornice è posto a soluzione decorativa della parete fondale della chiesa. La copertura a tetto è controsoffittata con perline. Il presbiterio , leggermente rialzato dal piano navata, è in pietra tufacea come i sedili del coro composti da un piano lapideo corrente su mensole modanate, anch’esse lapidee. E’ questa la parte architettonica di maggiore pregio , soprattutto per la rarità tipologica del manufatto scultoreo.Nella navata centrale si conserva ancora una botola tombale di forma circolare, un interessante crocifisso ligneo maldestramente restaurato ed un sarcofago romano di piccole dimensioni.Questa è opera di grande valore documentale e d’interesse storico-artistico, ma la sua collocazione ad incasso nella parte dell’ingresso non consente la completa lettura dello svolgimento del rilievo figurativo e resta solo a vista il lato dove un serto ,sostenuto al centro da un putto, incornicia due volti frontali di fanciullo: uno sorridente e l’altro piangente, mentre agli angoli sporgono due figurine muliebri acefale. Altri elementi lapidei di varia provenienza e fattura si ritrovano in improprie variazioni d’uso o in incoerenti composizioni di elementi d’arredo , realizzati recentemente. Stato di fatto Il degrado interessa l’immobile sia nelle sue componenti architettonico- strutturali che nei vari elementi e materiali di finitura. Particolarmente precaria risulta la situazione del tetto , realizzato con capriate lignee e pannelli di eternit, controsoffittato con perline.Infatti la non tenuta della copertura determina un crescente ammaloramento degli intonaci, l’indebolimento della struttura e la caduta di acqua meteorica nella navata, mentre inesistente è l’effetto della coibentazione. Lo stesso stato di diffuso degrado per la non rispondenza della copertura lo si ritrova pure nei due campanili e nella sacrestia. Le strutture parietali portanti non presentano lesioni e cedimenti preoccupanti , ma cattivo è lo stato degli intonaci per una rilevante umidità di risalita e per numerose zone ammalorate dal dilavamento delle acque piovane. La presenza di zoccolatura in marmo, posta recentemente ha causato, lungo le pareti interne, un’ innalzamento del livello di umidità costante che comporta in più zone la caduta della pitturazione ed il rigonfiamento dell’intonaco sottostante. Inoltre vari lavori, eseguiti in epoche diverse in modo disorganico e senza la necessaria attenzione filologica , hanno operato una trasformazione dello stato architettonico con la realizzazione di superfetazioni incongruenti, definibili come accomodamenti finalizzati più all’eliminazione del degrado esteriore che alla risoluzione dei problemi d’ordine funzionale e strutturale. La poca accortezza degli interventi ha così prodotto la perdita e la contraffazione dei dettagli, spesso divenuti oggetto di arbitrarie manipolazioni e di sgarbati accomodamenti. Pertanto se resta ancora chiara la leggibilità della configurazione spaziale dell’impianto architettonico originale, risulta difficile il pieno apprezzamento del carattere stilistico, offuscato da una serie di alterazioni architettoniche che occorre necessariamente eliminare per riportare l’edificio al livello qualitativo che gli è proprio. L’intervento L’intervento è finalizzato al pieno recupero dell’immobile operando nelle sue parti strutturali degradate, nei materiali di finitura, nei paramenti murari e negli elementi d’arredo fisso e mobile che qualificano l’opera e concorrono a documentarne il valore artistico. I lavori avranno il carattere del restauro conservativo ed ogni dettaglio di significato stotico- artistico andrà mantenuto nella sua integralità, mentre rimozioni e variazioni formali interesseranno solo quegli elementi o quelle parti incongruenti con la storia e con la qualità dell’edificio, che risultano essere di grande disturbo alla lettura di tutto il paramento antico di pregio . Il tetto Tra i lavori previsti è ritenuto prioritario l’intervento di rimozione e rifacimento del tetto, realizzato maldestramente in tempi recenti, sia per lo stato igienico-strutturale in cui versa sia per la negatività che esso presenta sotto il profilo estetico, all’esterno ed all’interno dell’edificio. Infatti ciò che più colpisce in negativo nella navata è l’attuale soluzione di copertura piana e monocroma della controsoffittatura a perlinato la quale banalizza l’involucro spaziale e l’intero impianto architettonico. Necessita pertanto riqualificare la copertura dando ad essa un peso ed un valore formale. Poiché non è pensabile una “invenzione” di tipo cromatico figurativo né di tipo plastico – decorativo, appare opportuno realizzare capriate lignee,”curate” nei dettagli strutturali , da lasciare a vista per ottenere una alida resa estetica ed un’accentuazione della qualità spaziale. Tale operazione appare corretta anche sotto il profilo filologico , essendo propria di edifici seicenteschi,ricostruiti in zona dopo il terremoto, la soluzione del tetto con capriate a vista che, solo in seguito e soprattutto tra la fine del 700 e i primi dell’800, furono celate con controsoffittature lignee a cassettoncino dipinto o contenenti tele o dipinti di grande dimensione. La muratura esterna Particolare attenzione va posta alle pareti esterne poiché uno spesso strato di intonaco e numerose pitturazioni Hanno alterato l’aspetto originale occultando, probabilmente, parti lapidee realizzate con pietra da taglio. Si presuppone , infatti, che con un intervento avvenuto negli anni 30, ispirato alla volontà di ammodernamento, si sia voluto eliminare l’aspetto “rude” e antico, proprio delle architetture di pietra. Comunque la scelta di una rimozione totale dell’intonaco o di sue parti estese può avvenire solo dopo opportuni e programmati saggi ricognitivi che possano realmente documentare quanto oggi si può solo supporre. Le pareti interne Non sono previsti interventi particolari se non quelli relativi al consolidamento al consolidamento degli intonaci ammalorati ed alla ripresa degli elementi decorativi ammalorati. La rimozione della zoccolatura , realizzata in tempi recenti, si rende necessaria soprattutto per attuare le operazioni mirate all’eliminazione dell’umidità di risalita . Si prevede inoltre lo smuramento del sarcofago lapideo di epoca romana affinché possa essere sottoposto a restauro e si indica una sua nuova collocazione, nel presbiterio, per consentire una maggiore godibilità delle sue soluzioni figurative e scultoree. La gamma cromatica della pitturazione verrà scelta previa pulitura delle pareti ed in seguito a saggi esplorativi finalizzati alla conoscenza delle originarie tinte in modo da poterle riproporre. La pavimentazione della navata Altro intervento necessario per una riqualificazione estetica è la rimozione del pavimento in lastre di Trani , posto in tempi recenti nella navata, che non si coordina per il livello qualitativo del materiale usato e per il suo aspetto cromatico con l’antica e pregevole pavimentazione in pietra tufacea presente nel presbiterio. Pertanto appare importante la ricostruzione del piano pavimentale della navata che con propri e validi connotati estetici vada ad armonizzarsi a quello del presbiterio , documentando la modernità dell’intervento . Conseguentemente non si è ritenuta corretta la riproposizione di una pietra per natura simile a quella antica, perché ciò avrebbe risolto in modo forzato il legame tra il nuovo e l’antico, mentre si è preferita una scelta di materiale , diverso e particolare capace di evidenziare sia l’attualità dell’operazione edilizia che si va a fare ,sia il rispetto dell’antico con il quale tale materiale si va a correlare. Infatti il pavimento previsto svolge un “suo” disegno con una grafica consequenziale alla configurazione spaziale dell’edificio e di rimando alla sua memoria storica. Così la pietra di Santafiora grazie alla sua natura arenaria, al suo aspetto materico ed alla sua colorazione oscillante tra il sabbia ed il marrone , ben si coordina con la pietra del presbiterio e costituisce nello stesso tempo il campo dove corrono listellature rapportate alla morfologia planimetrica del vano navata dove campeggiano le Croci Maltesi , in Bianco di Carrara assoluto, che ben evidenziano il carattere storico simbolico e la volontà decorativa di tale intervento. Le torri Le due torri d’angolo che chiudono la facciata sono volumi architettonici di grande peso nella configurazione spaziale dell’edificio e nella lettura dell’esterno. Si tratta di elementi non di fondazione, ma aggiunti in epoche diverse. La torre di sinistra è la più antica ed ha murature di forte spessore con aperture arcuate , in alto dove sono alloggiate le campane. L’intervento previsto è quello di consolidamento strutturale, di riapertura delle feritoie degli archibugi, che le conferiscono un particolare carattere difensivo , e di restauro delle bugne che appaiono in un vano . Questi elementi decorativi, che appartengono all’angolo della chiesa , un tempo a vista, vanno evidenziati come documento che la torre è stata addossata dopo che l’edificio era stato concluso anche nelle finiture. Se la torre sinistra presenta tutte le caratteristiche di una torre campanaria , la torre di destra, realizzata in epoca più recente, risulta morfologicamente indefinita. Infatti ha in sommità una merlatura d’invenzione , lungo la parete un finestrone rettangolare , in basso una finestra arcuata, e non contiene campane. Al carattere di torre , conferitogli dalla forma e dai merli , si contraddicono le aperture che per tipologia ed ampiezza appartengono più ad architetture di tipo civile che religioso. Queste stesse, poste nel lato di prospetto principale, per la loro incongruenza ed incoerenza con il contesto architettonico a torre sono di forte disturbo alla lettura della facciata, mentre il volume architettonico rimane come valido contrappeso della torre campanaria sinistra, conferendo una precisa caratterizzazione all’intero impianto. Pertanto l’intervento previsto è finalizzato ad una connotazione più precisa di questo volume , sia sul piano estetico che funzionale. Attualmente il vano al piano terra è adibito ad una sacrestia con una scala lignea che conduce al piano superiore inutilizzato.Per esso si prospetta una riqualificazione con lo spostamento della sacrestia nell’attuale pertinenza adiacente al presbiterio e con una ristrutturazione dell’interno , riproposto come Cappella del Crocifisso e delle Confessioni . Perciò si prevede l’eliminazione dell’attuale porte e la costituzione di un vano arcuato di collegamento tra questo spazio e la navata, la demolizione del solaio e la costituzione di un piano più alto controsoffittato con una volta a vela ribassata con occhio centrale ellittico, la sistemazione di un’edicola d’alloggiamento del crocifisso ligneo e l’inserimento del confessionale. Ciò qualificherebbe ancora di più la navata principale venendo da questa eliminato il confessionale che è un’ ingombro e un disturbo ottico. La luce prevista, proveniente dall’oculo a soffitto espandendosi nelle vele e lungo le pareti conferirà alla cappella il carattere di spazio per il raccoglimento ed esalterà le qualità artistiche ed il significato religioso della scultura lignea.Un luogo in penombra, segnato dalla croce ed illuminato dall’alto che assume un evidente significato simbolico, connotando il tema cristiano della Morte Divina.Per ottenere tale risultato nel vano sopra la volta di copertura si apriranno due oculi circolari, così da ottenere una camera di luce dalla quale , mediante l’ oculo ellittico della volta, pioverà nella cappella una luminosità mediata e filtrata. Questa ristrutturazione interna consente altresì di risolvere le negatività estetiche presenti nella facciata. Infatti dovendo eliminare le due finestre di prospetto per ottenere i suddetti effetti di luce ed ombra , il volume merlato , reso privo delle aperture , si configura chiaramente come torre. Nello stesso tempo i suoi piani, liberati dagli infissi e dalle sbarre , consentono all’intera facciata della chiesa di recuperare una maggiore chiarezza storico-stilistica poichè i dettagli antichi di maggior pregio, quali il portale , gli stemmi lapidei e la meridiana diventano gli elementi di maggior spicco. I locali annessi L’intervento previsto nei locali affiancati alla chiesa ha come finalità il recupero di spazi funzionali e di servizio alla liturgia e alla conduzione della parrocchia. La ristrutturazione mediante la demolizione e la ricostruzione di tramezzi , la revisione degli infissi e la creazione di nuovi e contenuti vani finestra , non di disturbo ai prospetti principali dell’edificio , consentirà la distribuzione di un locale riunioni, di un ufficio parrocchiale e di una sacrestia con annesso il ripostiglio e locale igienico.