S I C T Ferrara_Focus Alzheimer e malattie dementigene_editing 2

S.I.C.T.
S.I.C.T. Ferrara
Sistema Integrato di
Comunicazione Territoriale
Focus
Alzheimer e malattie
dementigene:
il “modello Ferrara”, dalla
cura all’assistenza
Patologie
subdole
che
minano
progressivamente la salute dei malati e
condizionano pesantemente la vita dei loro
familiari. Le malattie dementigene sono
note in tutto il mondo per essere fra quelle
a più grave impatto sociale. Tra esse,
l’Alzheimer è la forma più comune di
demenza
degenerativa
invalidante
ad
esordio prevalentemente senile (oltre i 65
anni), ma può manifestarsi anche prima
della terza età. L’approccio a queste
patologie prevede terapie farmacologiche e
non farmacologiche. Anche la presa in
carico
dei
pazienti
e
la
continuità
assistenziale costituiscono infatti armi
fondamentali
per
combattere
queste
malattie. A Ferrara, da alcuni anni, è in
vigore un “Accordo di programma per il
Potenziamento della Rete di Servizi per le
Malattie Dementigene e per i Malati di
Alzheimer”, nato dalla volontà di creare una
sinergia fra Aziende sanitarie, Istituzioni e
Volontariato per sviluppare un piano
assistenziale, potenziare e completare gli
interventi a favore del paziente e della sua
famiglia. Questo accordo si avvale oggi di
uno
strumento
in
più: il
manuale
“Suggerimenti
per
l’Assistenza
al
paziente affetto da demenza” - curato
dal Prof. Giovanni Zuliani, dalla Dott.ssa
Stefania Magon e dalla Dott.ssa Margherita
Cavalieri, della Sezione di Medicina interna,
Gerontologia
E
Nutrizione
Clinica
dell’Università degli Studi di Ferrara - una
giuda condivisa per aiutare le famiglie ad
orientarsi di fronte alla malattia.
Le malattie dementigene tra
realtà terapeutiche e speranze di
cura
Professor Zuliani, cosa sappiamo oggi
delle malattie dementigene e, in
particolare, di una tra le più note come
l’Alzheimer? La ricerca è a buon punto
o restano ancora molte zone d’ombra?
“Innanzitutto chiariamo che la demenza è
una sindrome, cioè una condizione clinica
caratterizzata da un progressivo declino
delle funzioni cognitive dovuto ad una
sofferenza organica del cervello. Detto
questo, la malattia di Alzheimer è la causa
più frequente di demenza nei Paesi
Occidentali,
seguita
dalle
demenze
vascolari. Semplificando, nel cervello del
malato di Alzheimer sono presenti due tipi
di lesione: le placche formate da sostanza
beta-amiloide, extracellulari, e i grovigli
neurofibrillari, che sono intracellulari e sono
dovuti alla degenerazione della proteina
Tau. Entrambe le lesioni si accumulano nel
tempo favorendo la morte dei neuroni, pur
con meccanismi diversi. Abbiamo imparato
molto negli ultimi decenni; due aspetti sono
interessanti a mio avviso. Da un lato
abbiamo capito che nelle persone anziane
Alzheimer e lesioni vascolari cerebrali (cioè
piccoli
ictus)
spesso
coesistono
e
contribuiscono assieme alla demenza.
Addirittura è stato dimostrato che i fattori di
rischio di ictus (per esempio ipertensione,
diabete, fibrillazione atriale, fumo, ecc.)
sono anche fattori di rischio per l’Alzheimer.
Dall’altro abbiamo capito che, a parità di
danno cerebrale (placche amiloidi e grovigli
neurofibrillari), alcuni soggetti sviluppano la
demenza mentre altri no. Esiste quindi una
‘riserva cerebrale’ soggettiva, cioè una
diversa capacità di affrontare i danni
dell’invecchiamento da parte dei singoli
individui. I fattori che aumentano o
riducono la riserva cerebrale sono noti, ma
solo in parte”. Quali sono le principali
terapie oggi a disposizione? Negli
ultimi tempi si parla di un vaccino
italiano
contro
l’Alzheimer,
l’immunizzazione
sarà
la
risposta
futura a queste malattie? “Oggi la
terapia farmacologica della M. di Alzheimer
è sostanzialmente sintomatica e si basa
sull’uso di due tipi di farmaci - spiega
Zuliani -. I primi sono gli inibitori della
acetilcolinesterasi cerebrale, l’enzima che
degrada l’acetilcolina nelle sinapsi neuronali
(i cosidetti “Achei”). Sono stati sviluppati
nello scorso decennio dopo la dimostrazione
che il malato di Alzheimer presenta una
grave
compromissione
delle
vie
colinergiche. Aumentando la concentrazione
di acetilcolina si migliora, o meglio, si
stabilizza la funzione cognitiva. Il secondo
farmaco è la Memantina, il cui meccanismo
di azione è un po’ più complesso e
comunque correlato alla attività del
recettore NMDA. Esistono altre terapie in
via di sviluppo o sperimentazione come
nuovi Achei, inibitori delle secretasi (gli
enzimi che formano la beta-amiloide),
inibitori della aggregazione dell’amiloide o
della
proteina
Tau,
e
anche
l’immunizzazione attiva o passiva. Il
vaccino italiano in via di sperimentazione al
CNR di cui lei parla induce la produzione di
anticorpi da parte dell’organismo; questi si
legano alla beta amiloide favorendone così
l’eliminazione. Altri gruppi di ricerca stanno
sviluppando invece la produzione diretta di
anticorpi specifici contro la beta amiloide.
Le
prospettive
sono
ovviamente
interessanti, anche se a mio avviso la
vaccinazione non ci metterà completamente
a riparo dalla demenza poiché sono
coinvolti
altri
meccanismi,
diversi
dall’accumulo
di
beta
amiloide.”
Le
malattie dementigene sono tra quelle a
più grave impatto sociale in tutto il
mondo, che dimensione hanno nel
nostro territorio e come funziona la
“rete”
della
diagnosi,
terapia
e
assistenza? “La prevalenza della demenza
è elevata nel nostro Paese - osserva Zuliani
- . Secondo le statistiche 2009, ci sono
almeno 700.000 malati di Alzheimer, cui
devono essere aggiunti quelli colpiti da altre
forme di demenza (vascolare, malattia a
corpi di Levy, ecc). Credo che in totale
potremmo sfiorare il milione di soggetti. Nel
nostro territorio in particolare l’impatto
della demenza è forte, come conseguenza
della elevata prevalenza di anziani. Per
quanto
riguarda
la
diagnosi
e
il
trattamento, devo dire che il vecchio
Progetto Cronos ha dato un grande impulso
alla cura della malattia in Italia. Ha infatti
consentito di identificare una serie di Centri
(le cosidette UVA, unità di valutazione
Alzheimer) che hanno le competenze
specifiche. L’anziano con problemi cognitivi
viene inviato dal medico presso un Centro
Esperto dove viene sottoposto ad una serie
di esami in regime ambulatoriale. Questi
comprendono la visita medica, una lunga
batteria di test cognitivi, gli esami del
sangue ed esami strumentali per lo studio
del cervello (TAC, risonanza magnetica e
SPECT). Alla fine viene posta una diagnosi
ed eventualmente proposta la terapia che
viene erogata direttamente dalla farmacia
dell’Ospedale.
Una
volta
‘agganciato’
all’ambulatorio il paziente ha un punto di
riferimento definitivo e questa è una cosa
molto utile visto che si tratta di patologie
evolutive”. Cosa prevede, in particolare,
l’Accordo
di
programma
per
il
Potenziamento della Rete di Servizi per
le Malattie Dementigene e per i Malati
di
Alzheimer
siglato
a
Ferrara?
“L’accordo di programma nasce a Ferrara
molti anni fa e vede come protagonisti
Comune di Ferrara, Azienda OspedalieroUniversitaria
‘Arcispedale
S.Anna
di
Ferrara’, Azienda USL di Ferrara, ASPAzienda Servizi alla Persona, l’A.M.A. e
alcuni comuni limitrofi. Il motivo per cui ci
si è messi seduti allo stesso tavolo –
chiarisce Zuliani - è stato quello di
coordinare e potenziare a livello territoriale
tutte quelle attività socio-sanitarie volte alla
cura e alla gestione degli anziani con
demenza. Lavorando fianco a fianco questi
‘soggetti’, pur essendo assai diversi tra
loro, hanno potuto identificare eventuali
punti critici nella gestione della malattia e
hanno provveduto o tentato una loro
soluzione integrata. Il cosiddetto ‘valore
aggiunto’ consiste nel confronto periodico
tra le parti socio-sanitarie che affrontano
assieme tutti i problemi incontrati”. In che
modo
invece
il
manuale
di
“Suggerimenti
per
l’Assistenza
al
paziente affetto da demenza” potrà
aiutare le famiglie dei pazienti? “Mi
rendo conto che il nostro manualetto è una
goccia nel mare, ma può essere di grande
aiuto ai familiari dei malati di demenza
nell’affrontare la malattia del proprio
congiunto. L’idea - afferma Zuliani - è
venuta da esperienze precedenti (per
esempio il manuale della Regione Emilia
Romagna del 2003 ed altri opuscoli) che
però non hanno avuto una diffusione
diciamo
‘capillare’
nel
territorio.
Il
manualetto nasce dalla difficoltà oggettiva
di comunicare adeguatamente con i
familiari dei malati. Nel tempo ho capito
che, per quanto il medico si sforzi, il tempo
dedicato a spiegare ai familiari cosa sta
accadendo
al
loro
caro
è
spesso
insufficiente. Ci sono, mi si passi il termine,
‘una marea’ di cose che il familiare del
malato dovrebbe sapere, oppure vorrebbe
sapere sulla malattia, ma non sempre ha le
risposte. Da qui l’idea di condensare una
serie di informazioni utili in un manualetto
di facile lettura e non troppo impegnativo.
Si parla della malattia, della sicurezza della
casa, dell’alimentazione e della mobilità del
paziente, della comunicazione e anche del
care-giver, la persona che più si dedica alla
cura del malato, di solito il coniuge o una
figlia. Spesso il care-giver è provato molto
duramente da una malattia che pur non è
sua. Deve essere chiaro - conclude il
docente dell’Università di Ferrara - che il
manualetto non sostituirà mai il rapporto
tra medico, paziente e familiare, ma ha lo
scopo di integrarlo e supportarlo”.
La rete “ferrarese” dei servizi
alle persone affette da
demenza
L’assistenza sul territorio per le patologie
dementigene è fondamentale. La rete
costituita
da
operatori
socio-sanitari,
familiari e volontari consente, se ben
azionata, una reale presa in carico del
paziente affetto da queste malattie.
L’Alzheimer, ad esempio, nel suo progredire
inesorabile condiziona notevolmente sia la
vita dei pazienti sia delle loro famiglie. Ed è
in questo contesto che la rete dei servizi
per le persone affette da demenza diviene
fondamentale.
Franco
Romagnoni,
Responsabile
Progetto
Demenze
dell’Azienda Usl di Ferrara conferma che “è
vero: la demenza ha un impatto severo non
solo sulla vita del paziente, ma anche sui
quella dei cosiddetti ‘care-givers’, cioè le
persone che si prendono cura di lui. Le
relazioni interpersonali subiscono una
profonda
modificazione
ed
i
risvolti
psicologici di questo difficile percorso
possono incidere non poco sul benessere
individuale. A ciò si aggiunge lo ‘stress
assistenziale’, la fatica di una giornata che
rischia di essere senza pause, per parecchi
anni, con un impegno costante, talvolta
ininterrotto per più di 24 ore!”. Quali
strumenti allora mette in campo il
territorio ferrarese per la cura e
l’assistenza? “La riposta ad una patologia
di questo tipo non può essere solo
farmacologica né solo mirata al paziente.
Comunque, anche sotto questo punto di
vista, la realtà ferrarese è in grado di
garantire alcuni elementi di indubbio valore.
Li riassumo attribuendo alla nostra rete
provinciale due aggettivi: è diffusa e
specifica. E’ diffusa perché costituita da ben
otto centri U.V.A. (Unità di Valutazione
Alzheimer), distribuiti in modo omogeneo:
tre centri ‘esperti’ presso l’ospedale S. Anna
di Ferrara, cinque centri ‘delegati’ che
coprono le necessità della periferia (due nel
distretto Ovest, due nel distretto Sud-Est,
uno a presidio del territorio copparese). E’
specifica perché i tre centri di Ferrara sono
caratterizzati da competenze specialistiche
complementari: la neurologia, la geriatria e
la
medicina
interna.
Non
dobbiamo
dimenticarci che la demenza è una
‘sindrome’, cioè una malattia caratterizzata
da un insieme di sintomi che derivano da
una sofferenza cerebrale, ma le cause di
questa sofferenza sono molteplici. Le tre
discipline prima ricordate rispondono bene
alla necessità di garantire un approccio
corretto alle diverse tipologie di malattia e
dimostrano come il termine ‘U.V.A.’,
facendo riferimento esplicito alla sola
demenza di Alzheimer, è limitativo e
decisamente superato dalla realtà dei nostri
centri. In effetti il Progetto Regionale
Demenze proponeva già nel 1999 (DGR
2581/99) un modello a rete ed imponeva
l’attenzione non ‘solo’ sul malato e sulla sua
terapia farmacologica, ma anche sulla
famiglia e sugli interventi di supporto. E’
per questo motivo che sul nostro territorio
provinciale si sono venuti a costituire
strumenti ed esperienze che cercano di
dare risposta ad un bisogno reale: il
benessere
del
familiare/care-giver
è
condizione necessaria alla buona cura della
persona affetta da demenza. Mi preme
ricordare, quindi, che la maggior parte dei
centri della provincia riesce a garantire
progetti di supporto psicologico (individuale
e/o di gruppo) ai familiari dei pazienti. Sono
esperienze
che
vanno
rafforzate
e
sviluppate e credo sia importante, in un
conteso economico difficile come quello che
stiamo vivendo, sottolineare che sono ‘soldi
pubblici ben spesi’ perché rappresentano
una necessità provata e non una scelta
opzionale ed elitaria. Tra gli strumenti
messi a disposizione della rete per
migliorare la risposta assistenziale va citato
anche il Nucleo Speciale per le Demenze
dell’ASP di Ferrara: è un piccolo nucleo di
venti posti letto, un ambiente ricavato
all’interno della storica residenza di via
Ripagrande, costruito in modo da garantire
alcuni dettagli strutturali che facilitano
l’assistenza della persona affetta da
demenza. Ancor più recente, sempre
all’interno della medesima residenza, è la
realizzazione di un Centro Diurno. In
entrambi i casi è chiaro che la garanzia di
un elevato standard assistenziale è data
non solo dall’accuratezza con cui sono stati
realizzati gli ambienti, ma soprattutto dalla
qualificazione dell’equipe assistenziale, in
grado di assolvere al delicato compito di
definire e portare a termine progetti
personalizzati in pazienti selezionati proprio
per la complessità del quadro psichico e
comportamentale.
Cito,
infine,
un’esperienza che dimostra come nella
nostra provincia si stia anche tentando di
sperimentare forme nuove di assistenza. Mi
riferisco
ad
un
progetto
di
telemonitoraggio attivo nel distretto Ovest
(Cento-Bondeno).
Viene
garantito
un
rapporto telefonico regolare con i familiari,
per
rilevare
precocemente
eventuali
elementi critici sia a carico del paziente, sia
a carico del care-giver di riferimento.
Questo servizio non è stato istituito solo per
identificare i bisogni non espressi, ma
anche per innescare risposte rapide e
maggiormente integrate”. In particolare,
l’Accordo
di
programma
per
il
Potenziamento della Rete di Servizi per
le Malattie Dementigene e per i Malati
di Alzheimer, siglato a Ferrara, cosa
prevede nello specifico? “L’Accordo di
Programma - spiega Romagnoni - ha una
storia più che decennale: il primo
programma inter-istituzionale venne siglato
a Ferrara nel luglio del 2000, quello a cui ci
riferiamo attualmente è il quarto accordo,
firmato nel 2011 per il triennio 2011-2013.
Lo scopo dell’accordo, senza dubbio
ambizioso,
è
espresso
nella
parte
introduttiva del testo: ‘.....il
presente
Accordo, proseguendo il percorso già
intrapreso con i precedenti Accordi di
programma, intende sviluppare un piano
assistenziale
globale
e
complesso,
potenziare e completare gli interventi a
favore del paziente e della sua famiglia,
nell’ottica di una sinergia interistituzionale
destinata a superare il concetto di cura per
arrivare a quello di ‘Care’.’ In altre parole,
al di là degli interventi specifici, resta
immutata la filosofia di fondo , cioè la
consapevolezza che nessuno degli attori
coinvolti è in grado, da solo, di dare una
risposta
completa
ed
esaustiva.
La
demenza - continua Romagnoni - è una
malattia che ha bisogno tanto delle
competenze del clinico, quanto della
capacità di creare supporto al nucleo
familiare. C’è la necessità di offrire una
risposta differenziata secondo il bisogno del
momento, nei contesti in cui la persona si
trova a vivere le diverse fasi della sua
malattia. E’ per questo che negli ultimi anni
è stato elaborato un programma di
miglioramento complessivo della rete,
finalizzato all’analisi della situazione attuale
ed alla definizione di proposte per tutti i
luoghi di cura: il domicilio, le residenze,
l’ospedale. La mia impressione personale è
che, al di là degli interventi specifici di cui è
impossibile parlare nel dettaglio, esistono
due denominatori comune: lo sviluppo dei
percorsi di integrazione e la diffusione
capillare dei progetti di formazione ed
informazione”.
L’Alzheimer
è
una
malattia generalmente ad esordio
senile, l’Azienda USL di Ferrara quali
percorsi
assistenziali
offre
per
rispondere ai bisogni della popolazione
anziana? “Distinguerei gli interventi di
carattere esclusivamente sanitario, da quelli
di
tipo
socio-sanitario
chiarisce
Romagnoni -. Tra gli interventi in ambito
sanitario
va
ricordato
lo
sforzo
di
integrazione compiuto con la realizzazione
del programma Interaziendale di geriatria,
che ha strutturato la collaborazione tra i
reparti ospedalieri di lungodegenza della
nostra azienda e l’unità operativa di
geriatria dell’ospedale S. Anna. Inoltre
l’Azienda USL garantisce il presidio di
un’ampia rete di ambulatori specialistici che
funzionano grazie al contributo sia dei
geriatri ospedalieri che di quelli in forza ai
servizi territoriali distrettuali. E’ proprio nel
contesto territoriale che prendono corpo gli
interventi di carattere socio-sanitario. Il
‘motore’ di questi servizi è la cosiddetta
Unità di Valutazione Geriatrica (U.V.G.),
un’equipe multi professionale composta da
un medico, da un assistente sociale e da un
infermiere professionale, tutti con specifiche
competenze geriatriche. Ad essa è affidato
il compito di valutare i bisogni delle persona
anziane e di consentirne l’accesso ai servizi
di cui dispone la rete: l’assegno di cura (un
contributo economico finalizzato a favorire
la permanenza a domicilio), i servizi semiresidenziali e residenziali (Centro Diurno,
Casa Residenza per Anziani ovvero Casa
Protetta e Residenza Sanitaria Assistita).
Quasi tutte le strutture non sono gestite
direttamente dall’azienda, che mantiene il
compito
di
ispezione,
consulenza,
coordinamento ed indirizzo, in applicazione
delle normative regionali. A tal proposito va
ricordato che in questi anni gli enti pubblici
e gli enti gestori stanno affrontando insieme
il complesso percorso di accreditamento.
Attraverso la definizione dei cosiddetti
‘contratti di servizio’ vengono declinate le
regole che concorrono a garantire uno
standard
qualitativo
di
assistenza
omogeneo in tutto il territorio regionale.
Tutto
ciò
dimostra
che
l’impegno
dell’Azienda USL è prevalentemente rivolto
alla
popolazione
anziana
non
autosufficiente, cioè a quelle persone che
hanno perso in modo definitivo la loro
autonomia funzionale e che, proprio per
questo, necessitano di interventi qualificati
e continuativi. Più rari e meno strutturati,
sono i progetti rivolti alla prevenzione e allo
sviluppo di iniziative volte a promuovere gli
stili
di
vita
che
favoriscono
‘l’invecchiamento
di
successo’.
Anche
l’attenzione verso l’anziano fragile, il
soggetto a rischio di non autosufficienza,
meriterebbe di essere rafforzata. In una
Provincia come la nostra, caratterizzata da
uno degli indici di vecchiaia più elevati
d’Italia, credo che dovremo trovare la
capacità e la forza di investire di più per
costruire interventi realmente integrati in
questi settori”. Considerato dal vostro
punto di vista dottor Romagnoni, il
manuale
di
“Suggerimenti
per
l’Assistenza al paziente affetto da
demenza”, recentemente presentato,
quale aiuto concreto potrà fornire alle
famiglie dei malati? “Credo che dobbiamo
essere davvero grati al professor Zuliani ed
alle sue collaboratrici, la dott.ssa Magon e
la dott.ssa Cavalieri. Da qualche tempo sottolinea Romagnoni - non è più
disponibile il manuale regionale, che
abbiamo distribuito in centinaia di copie
negli ultimi anni, quindi la pubblicazione
della loro fatica capita in un momento di
vero bisogno. Ma al di là di questa fortunata
coincidenza
temporale,
mi
preme
sottolineare due pregi di questo lavoro: - il
testo
è
estremamente
semplice,
volutamente comprensibile a tutti, con una
grafica che supporta l’idea di fondo: la
ricerca della massima chiarezza. L’obiettivo
è quello di offrire al familiare uno strumento
facilmente accessibile, di immediata utilità
pratica; nello stesso l’informazione è
sempre precisa e rigorosa e vengono offerti
preziosi suggerimenti bibliografici come
guida ad eventuali approfondimenti;- il
volume,
come
dichiarato
nella
nota
introduttiva, nasce nel contesto dell’Accordo
di Programma ferrarese e si propone come
uno strumento al servizio di tutta la rete,
senza ‘gelose paternità’. In effetti già prima
di raggiungere il formato di stampa
l’opuscolo era stato messo a disposizione
dell’A.M.A. ferrarese, l’associazione che
raccoglie i familiari dei malati di Alzheimer.
In questo modo è stata possibile la
distribuzione
di
numerose
fotocopie
‘artigianali’, che hanno riscosso un ottimo
apprezzamento
tra
gli
associati.
La
diffusione del manuale stampato dovrebbe
avvenire principalmente attraverso la rete
dei centri per i disturbi cognitivi, ma stiamo
predisponendo anche la pubblicazione del
testo in formato pdf nel sito del comune di
Ferrara
(l’assessorato
è
capofila
dell’accordo) per renderlo direttamente
scaricabile da chiunque fosse interessato.
L’obiettivo è quello di valorizzare al
massimo questo contributo, favorendone
una distribuzione capillare in tutta la
provincia. Chiunque lavora in questo campo
conclude
il
Respondabile
Progetto
Demenze dell’Azienda USL di Ferrara - sa
quanto è importante che il familiare
conosca la malattia e sappia intervenire nel
modo più opportuno nel quotidiano: il
manuale si dilunga poco in discorsi teorici,
ma è ricco di consigli pratici. Nessuno si
illude che il manuale contenga tutte le
risposte, ma sono davvero convinto che i
suoi ‘suggerimenti’ potranno essere calati
concretamente nella vita di tante famiglie
ferraresi”. Famiglie che, a Ferrara e nei
comuni limitrofi, hanno un importante
punto di riferimento anche nell’ASP-Azienda
Servizi
alla
Persona
e
nell’A.M.A.
(Associazione
Malati
di
Alzheimer),
l’Associazione di volontariato per il sostegno
ai familiari di persone affette da demenza.
Il servizio sociale territoriale dell’ASP, in
raccordo con i percorsi terapeutici stabiliti,
concorda con le persone affette da
demenza e con i loro familiari un progetto
di aiuto che potrebbe prevedere diverse
tipologie di interventi: colloqui periodici e
visite domiciliari con l’assistente sociale
sull’evoluzione della malattia e la tenuta
della rete familiare, servizi di aiuto
domiciliare e interventi di sollievo ai
familiari presso il domicilio, interventi per la
qualificazione delle assistenti familiari. Su
segnalazione dell’assistente sociale, poi,
può essere attivata l’Unità di Valutazione
Geriatrica
(una
commissione
multi
professionale
composta
da
medici,
infermieri e assistenti sociali) la quale può
provvedere
all’inserimento
nei
Centri
Diurni,
nei
Centri
Residenziali
e
all’erogazione dell’assegno di cura alle
famiglie. Nei casi di particolare complessità,
la persona affetta da demenza può essere
accolta temporaneamente all’interno del
Nucleo Speciale Demenze dell’ASP. I
volontari dell’A.M.A invece svolgono, in
raccordo con gli altri nodi della rete di
servizi
per
le
demenze
(Azienda
Ospedaliero-Universitaria
“Arcispedale
S.Anna di Ferrara”, Azienda USL di Ferrara,
Asp-Azienda Servizi alla Persona, funzioni
di: centro di ascolto e orientamento;
consulenze legali; sostegno ai familiari
attraverso gruppi di auto-aiuto; consulenze
psicologiche individuali. Non solo. A.M.A.,
insieme ad ASP e Azienda USL di Ferrara,
collabora all’organizzazione nella sede di via
Ripagrande 5, a Ferrara, di ‘Cafè della
memoria’. Si tratta di un ciclo di incontri,
due al mese per tutto il 2012, che consente
ai malati di svolgere attività di stimolazione
cognitiva e ai familiari di stare in contatto
con persone che vivono la medesima
esperienza, ricevendo informazioni da
professionisti e imparando ad affrontare
meglio la malattia.
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