IL CARDINALE BIFFI E L’IMMIGRAZIONE Egregio Direttore, il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, in occasione di una intervista a Radio Vaticana, ha dato prova di saggezza e di buon senso parlando di immigrazione e di integrazione. D’altronde la posizione della Chiesa cattolica sull’immigrazione non può essere uguale a quella dei no global, per cui un intervento così autorevole sulla materia era quanto mai opportuno. C’è bisogno, a mio avviso, di maggior chiarezza all’interno delle organizzazioni ecclesiastiche come la Caritas e dei diversi Ordini religiosi che si occupano del fenomeno dell’immigrazione, ma anche di molte associazioni laiche di ispirazione cattolica. Troppe ambiguità si sono tollerate finora nel nome di un confuso, quanto vago terzomondismo. Avrebbe fatto bene il Cardinale Biffi ad esprimersi anche sul fenomeno specifico dell’immigrazione clandestina, troppo spesso “coperto” se non addirittura appoggiato da molti parroci. “Nel dialogare, ricorda Biffi, dobbiamo aver chiaro il principio della propria identità. Dobbiamo essere aperti nell’accogliere gli immigrati ma non possiamo accoglierli tutti. Vanno scelti anche in base alla loro più facile possibilità di integrarsi”. A questo proposito Biffi ha fatto presente che “per i musulmani la possibilità di integrarsi non c’è”. Non c’è per la semplice ragione che i musulmani antepongono i precetti della loro religione a quelli dello Stato e delle sue leggi laiche e considerano tutti coloro che appartengono ad alte religioni degli infedeli da convertire o eliminare. Oriana Fallaci, citando il Corano, ha evidenziato che Maometto proibisce l’integrazione dei musulmani con gli infedeli, ossia i non musulmani, e mira, esclusivamente, alla loro sottomissione. Nel Corano infatti è scritto che “L’Islam sormonta, non si fa sormontare” ed anche: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”. Il Cardinale Biffi afferma poi che “spetta allo Stato e non a terzi”, decidere chi fare entrare entro i propri confini. “Uno stato intelligente e preoccupato per l’avvenire di se deve cercare di avere lui in mano la situazione gestendo l’immigrazione e non lasciare venire chi vuole e chi ci riesce”. Il problema della qualità, ossia della propensione all’integrazione sociale, non può però essere disgiunto da quello della quantità. A differenza dei musulmani che antepongono i precetti religiosi alle leggi ed allo Stato, i cattolici devono dar prova di avere senso dello Stato nell’accettare una delimitazione numerica dell’immigrazione, se non si vuole mettere in pericolo la sicurezza e la convivenza civile all’interno dello Stato stesso. L’invito fatto dal Cardinale Biffi allo Stato italiano ad assumersi le proprie responsabilità rispetto al fenomeno dell’immigrazione compiendo delle scelte, credo rappresenti un utile contributo al dibattito in corso. Anche la Chiesa Cattolica deve però assumersi le proprie responsabilità uscendo dalle secche di un generico solidarismo verso gli immigrati. Distinti saluti Giuseppe Bianchi www.giuseppebianchi.it