PAOLO CARCASSI Porto al Presidente Dello Russo, a Coppolino

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PAOLO CARCASSI
Porto al Presidente Dello Russo, a Coppolino, ai delegati del Congresso della
UN.I.COOP., il saluto della UIL.
Nella vita di una persona contano gli anni, che ci piaccia o meno, nella vita di
un’organizzazione contano i Congressi; la vita di una organizzazione si
scandisce sui congressi. Fra tutti, il primo credo che sia obiettivamente il più
bello perché è il Congresso della crescita, della partenza, quello in cui si
battezza il fatto che si esiste, che in qualche modo si svolge un ruolo e questa
credo che sia una festa, veramente un momento importante.
Fatemi dire, però, è un momento importante per altre ragioni, per altri motivi.
Prima di tutto è il Congresso di un’Associazione: questo paese ha bisogno di
corpi intermedi, ha bisogno di rappresentanza, ha bisogno di realtà che, in
qualche maniera, incanalino interessi, volontà, capacità e possibilità di lavoro.
Quando nasce una realtà che si propone di incanalare questi interessi credo sia
un momento importante per il movimento cooperativo perché questo ha una
grandissima quantità di cooperazione non associata, ha una grandissima
quantità di cooperazione spuria. Allora, quando nasce una realtà che mira ad
aggregare, questo è un momento importante perché consente di far si che
tutte le fasi meno positive della cooperazione vengano ad essere emarginate.
Guardate, il Presidente ha fatto un’analisi molto approfondita del valore e dei
principi della cooperazione e delle difficoltà di questa società; noi abbiamo
bisogno, in questo momento, di coesione, di condivisione, di partecipazione di
impegno di tutti e la cooperazione può essere, in questo momento, una
risposta quando al proprio interno vengono affermati questi principi.
Questo è il ragionamento che in qualche modo voglio fare: la cooperazione
viene sovente usata come strumento per penalizzare le condizioni dei
lavoratori perché la cooperazione ha meno vincoli, è più elastica, ha meno
tutele. Ecco, una cooperazione che cerca di sfruttare il lavoro usando i meno
vincoli che il sistema gli consente, è una cooperazione che non ci piace.
E’ una cooperazione rispetto alla quale noi combattiamo e che deve essere
esclusa.
La battaglia per la buona cooperazione, per la vera cooperazione, è una
battaglia che deve vedere le organizzazioni cooperative e sindacali dalla stessa
parte, in un confronto per riuscire a evidenziare quelli che sono gli elementi
positivi della cooperazione.
Dobbiamo fare in modo che questa carta non venga sprecata, che chi usa il
dumping non possa più vivere. Guardate che anche all’interno del settore
cooperativo, all’interno delle centrali cooperative stesse, il problema del
dumping non è un problema che non esiste: qualcuno ha scelto la strada di
fare dumping, cioè la strada di fare contratti che sono più bassi di quelli che
fanno gli altri e questa è una maniera inaccettabile di fare questo lavoro, di
intendere il rapporto con la cooperazione.
Noi abbiamo intrapreso un confronto con UN.I.COOP. e questo confronto si è
basato su un tema fondamentale: il rispetto dei diritti e delle condizioni dei
lavoratori come elemento essenziale per la buona cooperazione. Io ho un bel
riempirmi la bocca di socialità, di partecipazione, di condivisione di elementi, di
impegno quando poi tratto i lavoratori peggio di quello che vengono trattati gli
altri lavoratori che fanno lo stesso mestiere.
Ecco, invece, il rapporto che UN.I.COOP. ha avuto con noi è stato un rapporto
diverso che si basa sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori.
Questo è stato un elemento positivo che ha fatto si che noi assumessimo una
posizione di inclusione; non ci possono più essere steccati. Il “non avrai un
altro Dio al di fuori di me” vige solo all’interno dei comandamenti; chi pensa
che debba essere escluso chi non è se stesso è uno che probabilmente
continua a marciare con la testa rivolta all’indietro.
Noi siamo per l’inclusione, noi siamo perché una serie di elementi vengano
estesi anche ad UN.I.COOP. in quanto centrale riconosciuta che ha la tutela,
(perché badate non basta essere riconosciuti) del lavoro e il rispetto dei diritti
dei lavoratori al proprio centro. Se questo è, per noi esiste una volontà di
abolizione degli steccati, una volontà di abolizione delle preclusioni, una
volontà di inclusione, a cominciare dalla sottoscrizione dei contratti.
Noi
sollecitiamo
che
UN.I.COOP.
sottoscriva
i
contratti,
abbiamo
già
comunicato ad UN.I.COOP. che qualora questo non sia possibile, noi come UIL
sottoscriveremo i contratti con UN.I.COOP., contratti identici agli altri lavoratori
perché ci sia un’inclusione che consente di far si che questi lavoratori abbiano
trattamenti e diritti uguali a quelli di tutti quanti gli altri.
Su queste basi credo che si possa fare un buon lavoro in futuro e noi siamo
disponibili. Abbiamo rapporti in tantissimi settori, nella pesca, nell’agricoltura,
nei trasporti, nel sociale ma in generale in tutte le realtà in cui è articolata la
nostra organizzazione. Abbiamo intenzione di proseguire questo scambio in
una logica che sia di inclusione e con l’obiettivo di valorizzare una carta; non è
più possibile una società in cui l’unico rapporto fra impresa e lavoro sia un
rapporto di contrapposizione. C’è un’altra via, c’è un'altra strada. Se lavoriamo
insieme sono convinto che questa strada riusciremo a percorrerla e riusciremo
a fare gli interessi dei soci e dei lavoratori che rappresentiamo.
Grazie
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