Devianza e criminalità

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Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007
Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Devianza e criminalità
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Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007
Capitolo VIII. Devianza e criminalità
• In generale, in sociologia, nei confronti della
devianza, bisogna essere imparziali: non
bisogna trattare la devianza come anormalità!
• DEVIANZA: comportamento che si discosta
dalle norme di un gruppo, e a causa del quale
l’individuo che lo compie può venire isolato, o
sottoposto a trattamento curativo, correttivo,
punitivo.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
La devianza indica ogni atto o comportamento (anche
se solo verbale) di una persona o di un gruppo, che
viola le norme di una collettività e che di conseguenza
va incontro a qualche forma di sanzione
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
La devianza non è una proprietà di certi atti o comportamenti,
ma una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai
significati attribuiti a questi dai membri di una collettività (o dalla
grande maggioranza di questi).
Questa idea è stata espressa bene da Durkheim ‘non bisogna
dire – egli osservava nel 1893 – che un atto urta la coscienza
comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la
coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è
un reato perché lo biasimiamo’.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Concezione relativistica della devianza
• Un atto per essere considerato deviante deve
essere riferito al contesto socioculturale in cui ha
luogo
un comportamento considerato deviante in un
paese, in una determinata società o contesto
sociale può essere, invece, accettato e
considerato molto positivamente in un altro.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Componenti della devianza
• PERSONA
• NORMA
• GRUPPO
DEVIATA
ASPETTATIVA
CHE REAGISCE
“immaginate una società di santi, un chiostro esemplare e perfetto: i reati
propriamente detti saranno qui ignoti; ma le colpe che sembrano normali
al volgo faranno lo stesso scandalo che il delitto ordinario produce sulle
coscienze ordinarie”. (Emile Durkheim)
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
La vita sociale è governata da norme, cioè regole di
comportamento che vigono all’interno di un gruppo
sociale o di una società.
Solitamente siamo indotti a rispettare queste norme,
perché:
- siamo stati socializzati al loro rispetto e le abbiamo
interiorizzate;
- sono rafforzate da delle sanzioni.
Le sanzioni si distinguono in:
- positive: ricompensano chi rispetta la norma;
- negative: puniscono chi non rispetta la norma;
E in:
- formali: se applicate da specifiche autorità a ciò
preposte (es. polizia, tribunali);
- informali: reazioni più spontanee e meno organizzate.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
La devianza è la non conformità a una norma o
complesso di norme accettate da un numero significativo
di individui all’interno di una collettività.
Il deviante è chi non rispetta una norma di qualche tipo.
La maggior parte di noi, in certe occasioni, trasgredisce
norme di comportamento generalmente accettate.
Nessuna società può essere facilmente suddivisa tra
coloro che si attengono alle norme e coloro che non le
rispettano.
Quando la devianza non riguarda un singolo individuo,
ma un gruppo sociale si parla di subcultura deviante.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Devianza e criminalità spesso coincidono, ma non sono
sinonimi.
Il concetto di devianza è più ampio, poiché la criminalità
si riferisce a quei comportamenti che violano la legge.
Devianza
comportamento non
conforme a una norma
sociale
Sociologia della
devianza
Criminalità
comportamento che
viola la legge ⇒ reato
Criminologia
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
• SANZIONI: reazioni degli altri al comportamento
dell’individuo e che ha lo scopo di assicurare il
rispetto di una data norma.
• DETERRENZA:
• LEGGI: norme emanate dagli stati e che i cittadini
devono rispettare, pena la sanzione formale
• REATO: qualsiasi tipo di comportamento contrario
alla legge
• PUNIZIONI: che hanno avuto sempre una loro
evoluzione storica
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
• Per devianza si intende comunemente ogni atto o comportamento
(anche solo verbale) di una persona o di un gruppo che viola le norme di
una comunità e che di conseguenza va incontro a una qualche forma di
sanzione.
• L’azione non è deviante per una proprietà intrinseca ma in funzione del
contesto sociale, e delle sue norme, nel quale viene eseguita. Durkheim
spiegò che un atto è criminale perchè urta la coscienza comune e non
viceversa: non è quindi il reato che definisce la sanzione, ma è la
sanzione che stabilisce così il reato.
• Bisogna tener conto, dunque, per definire un’azione come deviante le
variabili del contesto storico, politico e sociale e della situazione.
• In altre parole un atto può essere considerato deviante solo in
riferimento al contesto socio-culturale in cui ha luogo. Se si eccettuano
alcuni universali culturali , come ad esempio l'incesto, il furto o l'omicidio
tra membri dello stesso gruppo, lo stupro, qualsiasi atto deviante
dipende dal contesto che lo sanziona come tale.
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UNIVERSALI DEL COMPORTAMENTO:
Il tabù dell’incesto implica la prescrizione dell’esogamia (sposarsi al di fuori
del gruppo ristretto dei parenti), presentandosi come un’espressione
fondante di un sistema di comunicazione, di alleanze e di scambio tra
gruppi.
Lo stupro (o violenza sessuale o violenza carnale) è, secondo la definizione
del codice penale italiano], la costrizione mediante violenza o minaccia a
compiere o subire atti sessuali.
Il furto e l’omicidio nello stesso gruppo.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Classificazione della devianza
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Crimini e delitti (omicidi, furti, crimini dei colletti bianchi,
bande):
Suicidio;
Abuso di droga (leggere e pesanti);
Trasgressioni sessuali (prostituzione, omosessualità,
pornografia, pedofilia…);
Devianze religiose (stregonerie, eresie, settarismo
religioso…);
Malattie mentali;
Handicap fisici (minorazione, deficit, handicap).
Prof. Sergio Severino
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Gradazione della devianza
scala del volontarismo del comportamento deviato
1. Devianti subculturali
2. Trasgressori
3. Individui con disturbi di
comportamento
4. Handicappati
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Devianti subculturali
• …non conformisti, minoranze attive,
individui che mettono chiaramente in
questione la legittimità delle norme che
violano. Si sforzano di promuovere
delle norme e dei valori sostitutivi, ed
operano in tl senso. Terroristi,
dissidenti, membri di sette religiose. Si
assumono la responsabilità della loro
devianza e ne rivendicano la legittimità.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Trasgressori
• …sono i devianti che violano
deliberatamente una norma della quale,
però, ne riconoscono la validità. Essi
non agiscono per principio, ma per
interesse o per opportunismo o, anche,
lasciandosi trasportare dalla passione o
dalla concupiscenza.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Individui che hanno disturbi di comportamento
• …zona intermedia in cui il carattere
volontario dell’atto non è né scontato, né
escluso: gli alcolisti e i tossicomani agiscono,
almeno nelle prime fasi della loro evoluzione,
in modo volontario, ma se si instaura la
“dipendenza” essi cessano di essere davvero
liberi. Allo stesso modo esistono disturbi
mentali come la nevrosi, sociopatia, disturbi
caratteriali, bipolarismo, schizofrenia, ecc.,
nelle quali è difficile distinguere la parte della
compulsione da quella della determinazione.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Handicappati
• …si abbandona definitivamente il campo
dell’azione volontaria quando si tratta
di sordi, ciechi, gobbi, paraplegici,
debilitati, malati mentali, il cui disturbo
risulta da una lesione biologica.
• L’aspetto della devianza, in questo
caso, è quello dello sviluppo
dell’interazione, della stigmatizzazione,
delle strategie relazionali, ecc..
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Teorie sulla devianza
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
1. Scuola classica
2. Scuola positiva
3. Scuola di Chicago
4. Teoria dell’associazione differenziale
5. Teoria dell’anomia
6. Teoria della subcultura
7. Teoria dell’etichettamento
8. Teoria del conflitto
9. Teoria del controllo sociale
10. Teoria dell’apprendimento sociale
11. Teorie razionali
12. Teorie di genere
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
1 - La Scuola Classica (XVIII secolo)
•Cesare Beccaria (1738/1794)
•Jeremy Bentham (1748/1832)
Si opponevano alla natura capriocciosa e arbiraria del sistema
giudiziario:
1.Utilitarismo
2.Diritti civili
3.Due process of law
4.Regolamentazione della prova e della testimonianza
5.Certezza della sentenza
6.deterrenza
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Concezione che gli esseri umani,
come persone razionali, sono in grado
di esprimere una libera scelta
• Proponevano di basare sia le leggi,
sia l’amministrazione giudiziaria
sulla razionalità e sui diritti umani:
due criteri che all’epoca non erano
applicati
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
utilitarismo
• Idea della maggior quantità di
bene per il maggior numero di
persone
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Diritti civili
• Mai in precedenza considerati ed in
maniera diffusa…
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Due process of law
• L’azione giudiziaria e penale deve
essere sottoposta al dettato della legge,
in modo da ridurre al minimo (se non
eliminare) l’arbitrarietà delle decisioni
prese dal giudice.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Regolamentazione della
prova e della testimonianza
- Codice di procedura
- prove raccolte a partire dai fatti
- eguaglianza mantenuta
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Certezza della sentenza
-Calcolo felicifico:
-combinazione elaborata di punizioni che dovevano tenere
conto di un insieme di piacere, dolore e circostanze
attenuanti. Come calcolare la quantità di punizione
necessaria per controbilanciare correttamente il vantaggio
ottenuto da un’azione criminale
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
• Deterrenza:
ogni individuo avrebbe
dovuto essere in grado di ponderare il piacere
da trarre da un comportamento illegale,
rapportandolo con la punizione (dolore)
decretata dalla legge, e in seguito decidere di
agire.
- celerità
- certezza
- severità
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Celerità
• È la rapidità con cui una punizione
viene applicata. Quanto più
rapidamente una punizione fa
seguito ad un reato, tanto migliore
sarà il suo risultato.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Certezza
• Rendere una punizione certa ogni
volta che viene commessa un’azione
indesiderabile.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Severità
• È la quantità di dolore da infliggere
a quanti commettono reati.
• Quanto maggiore sarà la
potenziale severità, tanto più una
persona razionale si dovrebbe
astenere dal violare la legge.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
• È chiaro che Beccaria e Bentham vedevano
maggiori probabilità che la deterrenza agisse
quando celerità e certezza erano massimizzate.
• La severità, d’altro canto, era vista come meno
importante, come qualcosa da utilizzare
unicamente nel caso in cui celerità e certezza
fossero insufficienti.
• Era inoltre pericoloso fare affidamento sulla
severità: c’è il rischio che le punizioni troppo
severe inducano i cittadini a considerare
dispotico il governo e a divenire indisciplinati.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
La più importante spiegazione del comportamento umano
edonismo
• Spiegazione del comportamento umano in
base alla quale gli individui agiscono
automaticamente in modo da massimizzare il
piacere e minimizzare il dolore. Bentham
(1789).
• Uno dei principali punti di vista filosofici era
basato sui cosiddetti “diritti naturali”, e
giustificava l’esistenza dello stato in base ad
un “contratto sociale”, stipulato tra esso e i
cittadini (John Locke).
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Derivante dall’Illuminismo
Dignità umana
•
•
•
•
•
Derivante dall’Illuminismo
Montesquieu
Rousseau
Hobbes
La crescita di interesse nell’umanità in quanto tale creò
le condizioni per migliorare le condizioni sociali,
rendendo possibile la nascita delle scienze sociali
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della
criminalità:
- biologico;
- psicologico;
- sociologico.
Le principali prospettive in cui si articola l’approccio
sociologico sono:
- teorie funzionaliste;
- teorie interazioniste;
- teorie del conflitto;
- teorie del controllo sociale.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Positivismo
(1800)
•Fiducia nel progresso scientifico e tentativo di applicare il metodo
scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana
•Nasce in Francia con Auguste Comte
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Positivismo in criminologia
•Approccio che studia il comportamento umano
attraverso
l’uso
del
metodo
scientifico
tradizionale
•Osservazione sistematica
•Accumulazione di prove e di fatti obiettivi
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SOCIOLOGIA
DELLA
DEVIANZA
Capitolo
VIII. Devianza
e criminalità
Contesto culturale
• La scienza diventa uno strumento importante per gli studiosi;
• Progresso delle comunicazioni;
• Trasformazioni delle aristocrazie fondiarie in società complesse,
urbane ed industrializzate;
• Filosofia positiva (sociologia) che sottolineava l’importanza delle
esperienze verificate e sistematizzate rispetto alle pure speculazioni
(metafisica);
• Esseri umani ritenuti responsabili dei loro destini, e in grado di
adattare i loro comportamenti e le istituzioni sociali per creare una
società che soddisfacesse le loro aspirazioni;
• Altro importante ingrediente nell’ascesa della criminologia
positivista fu il concetto di “evoluzione”, che emerse prima ancora
degli scritti di Darwin;
• Emergere dell’antropologia studia l'uomo dal punto di vista sociale,
culturale, fisico e dei suoi comportamenti nella societa'
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
L’approccio biologico rappresenta uno dei primi tentativi di
studio della devianza:
alcune caratteristiche innate degli individui sono viste come
cause del comportamento deviante e criminale.
I principali esponenti furono:
- Cesare Lombroso: i criminali sono individui biologicamente
degradati o minorati e possono essere identificati da certe
caratteristiche anatomiche (es. forma del cranio e della
fronte);
- W.H. Sheldon: i tipi muscolosi e attivi (mesomorfi) sono
più aggressivi e quindi hanno maggiori probabilità di
diventare criminali rispetto ai tipi più magri (ectomorfi) o ai
tipi più grassi (endomorfi).
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SOCIOLOGIA
DELLA
DEVIANZA
Capitolo
VIII. Devianza
e criminalità
Prof. Sergio Severino
I positivisti italiani
• Cesare Lombroso
• Enrico Ferri
-Cesare Lombroso
Bagnasco,
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Prof. Sergio
Severino
Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
• ENDOMORFO: corpo soffice e tondeggiante, tende ad essere socievole,
accomodante e indulgente con se stesso
• MESOMORFO: corpo duro ed angolare, tende ad essere irrequieto,
energico ed insensibile
• ECTOMORFO: corpo sottile e fragile, tende ad essere introspettivo,
sensibile e nervoso
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
Il positivismo nel XX secolo
•
•
•
•
Esame dei precedenti familiari;
Atavismo; (vedi di seguito)
Ereditarietà;
Labilità mentale (o mancanza di intelligenza)
accertata mediante test;
• Tipologia fisica (caratteristiche del corpo sono
fondamentali per la predisposizione a
commettere atti criminali);
• Livello di concordanza (soprattutto tra
monozigoti);
Prof. Sergio Severino
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Prof. SergioBagnasco,
Severino
Capitolo VIII. Devianza e criminalità
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
ATAVISMO
• insieme dei caratteri atavici, i quali possono essere
considerati come delle particolarità anatomiche che
l'evoluzione dell'homo sapiens ha cancellato o meglio
ottimizzato. Il patrimonio genetico umano è un
archivio non solo di ciò che si è, ma di tutto ciò che si
è stato: dunque dal passato pre-umano possono
affiorare di tanto in tanto, delle piccole (e talvolta
gravi) caratteristiche anatomiche, che costituirebbero
una prova della nostra discendenza dalla scimmia.
Cesare Lombroso dissertò di questi atavismi, ma ne
stravolse il senso, complice l'inesperienza dell'epoca:
addusse
che
ad
ogni
minuto
atavismo
corrispondesse un equivalente caratteriale.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
L’approccio psicologico ricerca la spiegazione della
devianza concentrandosi sui tratti della personalità
dell’individuo.
Personalità psicopatica
Lo psicopatico è una persona chiusa e incapace di
emozione, che agisce d’impulso e raramente avverte un
senso di colpa. Gli individui che presentano tratti
piscopatici commettono talvolta reati violenti.
Le teorie psicologiche spiegano solo alcuni aspetti della
criminalità, poiché esistono molti tipi di reati e tutte le
persone che li commettono non hanno le stesse
caratteristiche psicologiche.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
• I conflitti di personalità sono causa di
devianza. Freud
• “Gran parte del nostro senso morale
deriva dalle autolimitazioni che
apprendiamo da bambini nella fase
edipica dello sviluppo; a causa del tipo
di rapporto che hanno con i genitori,
alcuni bambini non arrivano a
sviluppare queste autolimitazioni”.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Approccio sociologico
Le teorie funzionaliste (1) considerano la devianza e la
criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della
carenza di regolazione morale all’interno della società.
Fra i principali esponenti:
- E. Durkheim e R.K. Merton: anomia e devianza ⇒ teoria
della tensione;
- A. Cohen: subculture delinquenziali;
- Cloward e Ohlin: riprendono gli studi di Cohen.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria della tensione
• Importanza del concetto di anomia = mancanza delle
norme sociali che regolano e limitano i
comportamenti individuali.
• la devianza e la criminalità sono il risultato di tensioni
strutturali e della carenza di regolazione morale
all’interno della società.
Fra i principali esponenti:
- E. Durkheim
- R. K. Merton
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Emile Durkheim
• La devianza è il risultato dell’anomia, ossia della caduta di
valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di
riferimento
• La devianza è inevitabile, in quanto non può esistere un
consenso totale sui valori e le norme che regolano la società
• La devianza ha anche effetti positivi e inaspettati, in quanto
rafforza la solidarietà e i sentimenti condivisi da un gruppo
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Anomia e devianza (1.1)
La teoria della devianza di Durkheim
Concetto di ‘anomia’: caduta di valori e norme tradizionali
non sostituite da altri punti di riferimento.
La devianza è un fatto sociale
inevitabile
- nessuna società raggiunge un
consenso totale sui valori e le
norme che la governano;
- il mondo moderno lascia più
spazio alle libere scelte individuali
⇒ meno conformismo.
necessario
- forza innovatrice (funzione
adattiva);
- sollecita una risposta collettiva
che rafforza la solidarietà di
gruppo ed esplicita le norme
sociali (definizione dei confini).
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Anomia e devianza (1.2)
La teoria della tensione di R.K. Merton individua nella
struttura della società stessa la fonte del comportamento
criminale.
Riprende il concetto di ‘anomia’ riferendolo alla tensione
cui è sottoposto il comportamento individuale quando
norme e realtà sociale entrano in conflitto.
Nelle società industrializzate, esiste un conflitto fra:
mete culturali
valori solitamente
accettati del successo
materiale.
mezzi istituzionalizzati
autodisciplina e
duro lavoro.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione
fra mete culturali e mezzi istituzionalizzati:
Metodi di
adattamento
Mete
culturali
Mezzi
istituzionalizzati
Conformismo
+
+
Innovazione
+
–
Ritualismo
–
+
Rinuncia
–
–
Ribellione
+/–
+/–
Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa
“rifiuto di mete o mezzi dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi
mezzi”.
Fonte: R.K. Merton, Social Theory and Social Structure, Glencoe, Ill., The Free
Press, 1949, trad. it. Teoria e struttura sociale, Bologna, Il Mulino, 2000.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria del controllo sociale
• Tale teoria si basa sull’idea che le persone
generalmente si comportano in maniera conforme
alle norme, perché esistono dei meccanismi di
controllo sociale che interdicono l’azione deviante.
Tali meccanismi di controllo possono essere:
- esterni (sorveglianza esercitata dagli altri)
- interni diretti (imbarazzo, vergogna che prova chi
trasgredisce)
- interni indiretti (legame a figure autorevoli di
riferimento)
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Secondo lo studioso americano Trevor Hirschi, il più
autorevole esponente di questa teoria, una persona
compie un reato quando il vincolo che lo lega alla
società è molto debole.
Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano
l’individuo alla società, promuovendo così un
comportamento rispettoso della legge:
-
l’attaccamento
l’impegno
il coinvolgimento
le credenze
53
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
- L’attaccamento ai genitori o agli insegnanti = quanto più un
individuo è legato a queste persone, tanto più difficile è che
compia delle azioni che essi disapprovano
- L’impegno nel perseguimento degli obiettivi convenzionali = il
successo scolastico, l’affermazione professionale, la reputazione
sociale. Quanto maggiore è l’energia che un individuo ha investito
nel raggiungimento di questi obiettivi, tanto più difficile è che egli
rischi di perdere, violando le norme, tutto quanto ha accumulato
-Il coinvolgimento nelle attività convenzionali = quanto maggiore
è il tempo che una persona dedica allo studio, al lavoro, allo
svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere i reati
-Le credenze = la violazione delle norme non è provocata da
credenze che la richiedano o la rendano necessaria, ma dalla
mancanza di credenze che la vietano
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Spiegazioni subculturali (2)
La devianza viene definita in riferimento alle subculture
di gruppi, i quali adottano norme che incoraggiano o
premiano il comportamento criminale.
A. Cohen: le risposte devianti alla tensione tra valori e
mezzi sono mediate dai gruppi sociali. I ragazzi del ceto
operaio più povero, frustati nella loro condizione di vita,
tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali.
Cloward e Ohlin: i ragazzi più a ‘rischio’ provengono
dalla classe operaia. Inoltre, hanno interiorizzato i valori
del ceto medio e sono stati incoraggiati a desiderare un
futuro borghese, per poi scoprirsi impossibilitati a
realizzare le proprie aspirazioni.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria della subcultura
• Sono i gruppi sociali che stabiliscono le regole, la
cui infrazione costituisce la devianza.
• La devianza, come la conformità, si apprende
nell’ambiente in cui si vive.
• Se una persona commette un reato, è perché si è
formata in una subcultura criminale, che ha valori e
norme diverse da quelle della società generale e che
vengono trasmesse da una generazione all’altra.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Il più autorevole esponente di questa teoria è Edwin H.
Sutherland:
- chi commette un reato lo fa perché si conforma alle
aspettative del suo ambiente. In questo senso, le
motivazioni del suo comportamento non sono diverse
da quelle di chi rispetta le leggi;
- a essere deviante non è l’individuo, ma il suo gruppo
di appartenenza. In questo caso gli individui non
violano le norme del proprio gruppo, ma solo quelle
della società in generale.
- il processo di apprendimento avviene di solito
all’interno di piccoli gruppi e riguarda sia le motivazioni
per commettere un reato, sia le tecniche per farlo.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Associazione differenziale (3.1)
E.H. Sutherland
In una società che ospita molte subculture diverse, solo
alcuni ambienti sociali tendono a incoraggiare la
criminalità.
Gli individui diventano criminali associandosi ad altri che
sono portatori di norme criminali.
Il comportamento criminale viene appreso soprattutto
all’interno dei gruppi primari, in particolare il gruppo dei
pari.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria dell’etichettamento
Tale teoria si basa sull’idea che per capire la devianza è
necessario tener conto non solo della violazione, ma
anche della creazione e dell’applicazione delle norme,
non solo dei criminali, ma anche del sistema giudiziario
e delle altre forme di controllo sociale. Il reato (e più in
generale la devianza) non sono altro che il prodotto
dell’interazione fra coloro che creano e che fanno
applicare le norme e coloro che invece le infrangono.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Howard Becher
I gruppi sociali creano la devianza stabilendo le regole,
la cui infrazione costituisce la devianza, e applicano
queste regole a persone particolari che etichettano come
outsider.
Da questo punto di vista, la devianza non è una qualità
dell’azione commessa, ma piuttosto la conseguenza
dell’applicazione, da parte di altri, di regole e sanzioni
al trasgressore.
Il deviante è uno cui l’etichetta è stata applicata con
successo; il comportamento deviante è il
comportamento così etichettato dalla gente.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Il centro dell’analisi non è nell’atto deviante in se
stesso, quanto nella reazione che l’atto deviante
suscita. In altre parole, nel fatto che chi compie un
atto deviante viene stigmatizzato come tale e tutte
le sue azioni, passate, presenti e future, vengono
interpretate secondo tale stigma.
Cruciale a questo proposito la distinzione introdotta
da Edwin Lemert fra devianza primaria e devianza
secondaria.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Devianza primaria
- quando la violazione di una norma, di una pratica,
di una regola viene ignorata e /o non riconosciuta e
la persona che l’ha infranta non si considererà un
deviante (es. passare con il rosso, fumare
occasionalmente marijuana, ecc.).
Devianza secondaria
- quando la violazione di una norma, di una pratica,
di una regola viene riconosciuta e resa pubblica e la
persona che l’ha infranta è etichettata e trattata
come deviante.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria dell’etichettamento (3.2)
La devianza è interpretata come un processo di interazione
tra devianti e non devianti.
Le etichette che definiscono le varie categorie di devianza
esprimono la struttura di potere della società.
H. Becker: “il comportamento deviante è il comportamento
così etichettato”.
Il comportamento deviante non è il fattore determinante
nella trasformazione di un individuo in ‘deviante’; piuttosto
vi sono processi non collegati al comportamento stesso che
esercitano una grande influenza sull’etichettamento (es.
abbigliamento, modo di parlare, paese di origine).
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria dell’etichettamento
L’etichettamento non condiziona solo il modo in cui si è
visti dagli altri, ma anche la concezione di sé.
E. Lemert
La devianza è un fatto comune e solitamente senza
conseguenze per gli individui.
Devianza primaria
È l’atto iniziale di
trasgressione. Solitamente
rimane ‘marginale’ sul piano
dell’identità individuale.
Devianza secondaria
Si ha quando l’individuo
accetta l’etichetta che gli è
stata imposta, vedendo se
stesso come ‘deviante’.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Teoria della scelta razionale
I sostenitori della teoria della scelta razionale
considerano i reati come risultato non di influenze
esterne, ma di un’azione intenzionale adottata
attivamente dagli individui.
Secondo questa prospettiva, i soggetti sono esseri
razionali che scelgono intenzionalmente di violare le
norme e perseguire i propri interessi.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di
costo:
- esterni pubblici: dati dalle sanzioni legali inflitte dallo
stato e dalle conseguenze negative che queste hanno
sulla reputazione sociale
- esterni privati: i cosiddetti “costi di attaccamento”,
che derivano dalle sanzioni informali degli “altri
significativi”, dalle loro critiche, dalla loro condanna
- interni: che nascono dalla coscienza (dalle norme
interiorizzate), che fa provare al trasgressore sensi di
colpa e di vergogna
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Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007
Capitolo VIII. Devianza e criminalità
La devianza non è un fenomeno che interessa solo i gruppi
svantaggiati e deboli della società; molte persone ricche e
potenti ne commettono.
Con l’espressione reati dei colletti bianchi si definiscono i reati
compiuti da persone rispettabili e di elevata condizione
sociale nel corso della propria occupazione.
I reati aziendali sono quelli commessi dalle imprese e sono
capillari e diffusi. Esistono sei tipi di questi reati:
- amministrativi (irregolarità o non conformità di documenti);
- ambientali (inquinamento, assenza di autorizzazioni);
- finanziari (evasione fiscale, falsificazione di bilancio);
- occupazionali (condizioni di lavoro o assunzioni irregolari);
- produttivi (pericolosità dei prodotti, etichettatura mendace);
- commerciali (pubblicità ingannevole).
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Altre forme di criminalità note e diffuse sono:
- la criminalità organizzata: indica fenomeni con
caratteristiche analoghe a quelle delle normali attività d’affari,
ma che sono illegali (es. contrabbando, traffico di droga e
armi).
- i reati informatici: atti criminosi perpetrati con l’aiuto della
tecnologia informatica (es. intercettazione abusiva di
comunicazioni, istigazione alla violenza attraverso Internet,
frodi telematiche).
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Il carcere è un sistema di punizione di chi commette reati.
Il carcere svolge una funzione di recupero dell’individuo, poiché
mira alla sua reintegrazione nella società una volta rimesso in
libertà. Prigione e condanne severe sono anche un deterrente del
crimine.
I tassi di recidività sono alti ⇒ chi ha commesso reati tende a
ricommetterli: le carceri favoriscono la spaccatura fra società e
detenuti, poiché l’ambiente carcerario richiede atteggiamenti e
abitudini totalmente diversi dal mondo ‘esterno’, rendendo così
difficile la reintegrazione.
Per alcuni è necessario passare da una giustizia punitiva ad una
riparativa: accresce nei condannati la consapevolezza degli effetti
dei loro crimini attraverso sentenze da scontare in ‘comunità’.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Il controllo sociale
• ISOLAMENTO: ha lo scopo di tenere il deviante
lontano dagli altri e non prevede alcun
tentativo di riabilitazione.
• ALLONTANAMENTO: limita i contatti del
deviante ma non lo segrega completamente
dalla società e gli consente di ritornare dopo
un congruo tempo, se vuole accettare le
norme.
• RIABILITAZIONE: processo attraverso il quale
molti devianti vengono aiutati a riassumere i
loro ruoli nella società.
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Molte sono le forme di criminalità e di reato; le principali
sono:
- attività predatoria comune:
⇒
⇒
furto di beni
furto con violenza
- omicidi
- reati dei colletti bianchi
- criminalità organizzata
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Per comprendere le ragioni e i caratteri dei reati, i
sociologi studiano le caratteristiche socio-demografiche
di coloro che li compiono:
- la classe sociale
- il genere
- l’età
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
In ogni società la conformità alle norme viene mantenuta
attraverso l’uso o la minaccia di sanzioni.
Le sanzioni si distinguono in:
- positive: ricompensano chi rispetta la norma
- negative: puniscono chi non rispetta la norma
- formali: applicate da specifiche autorità, a ciò preposte
- informali: reazioni più spontanee e meno organizzate
- severe o lievi: in relazione al livello di gravità
dell’infrazione
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Capitolo VIII. Devianza e criminalità
Grandi differenze vi sono e vi sono state, fra le varie società,
riguardo al tipo di sanzioni usate contro i trasgressori delle norme:
- sistema della faida (cioè della vendetta da parte della vittima del
reato o della sua famiglia nei confronti del reo)
- espulsione dalla comunità
- pene corporali
- sanzioni pecuniarie
- pena detentiva
- pena capitale
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