evoluzione_e_adattamento1 [modalità compatibilità]

«TUTTAVIA LA RAGIONE
MI DICE CHE…»
Evoluzione e adattamento
Marco Secondini
Alessandra Napoli
Veronica Adornetti
Alessandra Chiera
?
≠
Gli animali sono così come li
vediamo oggi dopo migliaia
di anni di evoluzione che li ha
portati a modificare il proprio
aspetto fisico per “adattarsi”
all’ambiente
nel
quale
vivono.
Evoluzione e adattamento: idee scontate?
Questa teoria è tutt'oggi motivo di grandi scontri scientifico – filosofici
Scienziati “evoluzionisti”
Teoria dell’evoluzione di
Charles Darwin
VS
Teorici del creazionismo
Universo, Terra, vita, l'uomo
creazioni di una o più divinità
Il creazionismo di William Paley
Il più noto rappresentante della teologia naturale. Pubblicò nel 1802 “Natural Theology”
€
Un orologiaio “divino”
Supponiamo che attraversando la brughiera
io inciampi in una pietra, e mi si chieda poi
come quella pietra sia arrivata fin lì; potrei
rispondere che, per quanto ne sappia, la
pietra sta lì da sempre, e forse non sarebbe
facile cogliere l’assurdità di questa risposta.
Ma supponiamo che io abbia trovato per
terra un orologio, e mi si chieda come abbia
fatto a trovarsi lì. Difficilmente potrei dare la
stessa risposta di prima, e cioè che, per
quanto ne sappia, l’orologio si trova lì da
sempre
Materia e volontà
Immobilità della
semplice materia
VS
Complessità di
un meccanismo
composto di materia
MA
assemblata da un’intelligenza
esterna alla materia stessa
Occhi e telescopi
Per confermare che tutto l’universo è stato creato in vista di un fine,
Paley confronta il telescopio con l’occhio
Entrambi
necessitano
dell’esistenza di
un progettista
Strumento progettato
per vedere
Strumento progettato
per aiutare l’occhio a vedere
La “conversione” di Darwin
• Si era inizialmente lasciato «convincere dalla lunga
sequenza delle argomentazioni di Paley».
• A seguito di un lungo viaggio sul brigantino Beagle,
maturò una spiegazione della vita alternativa
a quella teleologica.
• Abbandonò la visione statica che sino ad allora si era
avuto della natura.
• Considerò la variabilità degli individui di una stessa
specie al fine di dimostrare come dall’adattabilità
delle variazioni all’ambiente si generasse
la speciazione.
L’unità nella diversità
Gli esseri viventi esibiscono al contempo i
segni di una “unità di discendenza”, ossia un
parentela che li accumuna, e i segni di una
diversità di storie e di percorsi dovuti alle
differenti “condizioni di esistenza” che
hanno incontrato.
Prove empiriche
Somiglianze macroscopiche
• rilevate nello studio di fossili;
• indizi paleontologici;
• comparazioni anatomiche fra specie
viventi ed estinte imparentate.
Somiglianze microscopiche
• ancora più convincenti ;
•affondano le radici nei meccanismi
molecolari della vita, ossia nelle
cellule
Entrambi gli argomenti, ossia le prove strutturali e quelle genetiche,
rappresentano prove convergenti della discendenza comune.
I motori dell’evoluzione
Se esiste una discendenza comune:
Come si spiegano le numerosissime specie animali che
dal brodo primordiale ad oggi hanno popolato la terra?
Perché se il codice genetico è praticamente lo stesso esistono così tante differenze?
La risposta a questi interrogativi risiede in
alcuni processi che fungono da motore
dell’evoluzione, senza i quali l’intero
percorso evolutivo degli esseri viventi non
sarebbe mai stato compiuto:
variazione, la selezione e l’ereditarietà
La variazione
• E’ la produzione incessante di differenze.
• Le mutazioni sono causate da cambiamenti stabili nel materiale genetico che
vengono trasmessi dai genitori alla discendenza.
• Sono come errori di replicazione che alterano la sequenze di Dna.
• Queste variazioni sono ereditabili, casuali, indipendenti dal potenziale
effetto negativo, positivo o neutro che avranno sui loro portatori o all’interno
della popolazione.
La selezione naturale
• Opera sulla “materia grezza” fornita dalla mutazione e dalla ricombinazione.
• Elimina le varianti svantaggiose, favorendo la diffusione di quelle che possono
contribuire alla sopravvivenza e la riproduzione degli organismi.
• Dettagli del cambiamento dipendono dal particolare ambiente in cui la
popolazione è immersa e dalle varianti genetiche
Struttura della teoria darwiniana
• 3 costatazioni empiriche iniziali e una prima deduzione teorica
1) Le popolazioni in natura, se lasciate a se stesse, tenderebbero
a moltiplicarsi a dismisura
2) Le popolazioni in natura restano però tendenzialmente stabili
poiché il tasso di mortalità e la mancata riproduzione riconducono il
numero della prole ad una media di 2 due figli per femmina
Struttura della teoria darwiniana
3) In natura le risorse per la sopravvivenza sono limitate.
Struttura della teoria darwiniana
1ª Deduzione
L’eccesso di fecondità e l’insufficienza delle risorse producono in natura
una competizione ecologica per le risorse detta
“lotta per la sopravvivenza”.
E' introdotto il 1° motore dell’evoluzione, la variazione ereditaria,
che porta alla costatazione di tre ulteriori fatti empirici
Struttura della teoria darwiniana
4) Gli individui si riproducono e, a causa della variazione, i caratteri
individuali variano all’interno della popolazione
5) La prole tende ad assomigliare ai genitori, eredita i loro tratti
assieme alle variazioni
6) le variazioni sono casuali e spontanee.
Struttura della teoria darwiniana
2ª Deduzione
Sopravvivenza differenziale: in un contesto di competizione ecologica,
i portatori di variazioni vantaggiose per la sopravvivenza avranno più
possibilità di sopravvivere a lungo e di riprodursi a scapito degli altri.
Struttura della teoria darwiniana
3ª Deduzione
Discendenza con modificazioni: le variazioni vantaggiose si diffonderanno
progressivamente di generazione in generazione fino a caratterizzare
l’intera popolazione.
Questa discendenza con modificazioni prodotta dalla sopravvivenza
differenziale degli organismi è l’evoluzione per selezione naturale.
La sintesi moderna
•Intorno agli anni trenta, dalla fusione tra teoria darwiniana e genetica mendeliana
si sviluppò quella che è definita la sintesi moderna.
• Interpretazione genetica della selezione naturale
• Si basa sull’idea che il processo evolutivo fondamentale sia la selezione
naturale, concepita come un agente attivo che determina i processi
funzionali.
• Questa concezione della selezione naturale ha ovvie ricadute sulla
definizione di adattamento.