E V E N T I
PA S S AT I
L’economia collaborativa:
riscoprire valori “tradizionali” con una forte
carica di innovazione sociale
di Lisa Pantini
Nell’
evento dello scorso 25 gennaio presso la Cc-Ti, un Business Breakfast
organizzato dalla stessa in collaborazione con la
Fondazione AGIRE, sono state gettate le basi per riflettere sulla sharing economy. Una tematica di cui
si parla spesso ma che non tutti conoscono, l’occasione è stata dunque stimolante per fare chiarezza
e suscitare un dibattito attorno a quest’argomento,
che la Cc-T, porterà avanti con altri appuntamenti
nel corso del 2016.
Con una cinquantina di persone presenti in sala, i
relatori Siegfried Alberton, Luca Albertoni, Karim
Varini, hanno tracciato un profilo ben definito su
cosa sia l’economia della condivisione, quali le future sfide a livello normativo-giuridico; ed è stato
portato un esempio reale di sharing economy.
Siegfried Alberton, Professore presso il Dipartimento
economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI, ha
introdotto il tema parlando di nuovo paradigma, e
ponendo l’accento sui nuovi modelli anche nel mondo del lavoro, con peculiarità in termini di progettazione e condivisione degli spazi e del “fare insieme”.
Il coworking e i makers, sono oggi una realtà che
da un lato apre a più flessibilità e nuove forme contrattuali, e dall’altro propone nuove forme di sviluppo, anche per un rilancio della crescita economica.
Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, invece si è concentrato sulle sfide giuridiche dell’economia collaborativa. La parte di regolamentazione resta forse uno
dei punti oscuri a questo fenomeno: viene richiesta
una maggiore tutela. Albertoni ha mostrato come
non è vero che vi sia un vuoto giuridico, occorre più
cha altro confrontarsi con lo Stato in termini regolamentazione di, ad esempio, assicurazioni sociali e
fisco, e come possa essere un buon auspicio trovare
equilibri in questo contesto.
È infine intervenuto Karim Varini, co-fondatore di
TimeRepublik (https://timerepublik.com), che ha presentato come case study la propria esperienza.
TimeRepublik è una banca del tempo globale digitale, dove è il tempo stesso ad essere una vera e propria moneta, e il tempo di ciascuno ha realmente lo
stesso valore (un’ora è un’ora per tutti). Su questa
piattaforma è possibile accordarsi con altri utenti e
dare e ricevere servizi pagando (o facendosi pagare)
in tempo. I servizi più richiesti sono nei comparti
web, traduzioni, servizi amministrativi ed editoria,
in oltre 110 Nazioni al mondo. Varini ha confermato il cambiamento di trend in atto, rilevando come
un esempio di sviluppo della sharing economy passi attraverso i big data, e proponendo alcune applicazioni in questo senso (assicurazioni, agenzie di
collocamento).
Sul sito Cc-Ti trovate i dettagli delle presentazioni (www. La sharing economy?
cc-ti.ch/sharing_economy_
resoconto). Sarete informati Si tratta della
attraverso i nostri canali di condivisione comune
comunicazione delle prossidi una risorsa,
me iniziative sul tema.
Approfondiamo insieme i
punti principali sull’economia collaborativa con qualche riflessione.
attraverso una
relazione peer-to-peer
(a livello orizzontale)
supportata da
una piattaforma
tecnologica che
ne permette la
comunicazione e la
relazione
Dare una definizione di economia collaborativa o sharing economy di per sé è
abbastanza semplice, si tratta
della condivisione comune di
una risorsa, attraverso una
relazione peer-to-peer (a livello orizzontale) supportata da
una piattaforma tecnologica
che ne permette la comunicazione e la relazione.
I termini relazione e condivisione sono fondamentali. La relazione è creata attraverso la condivisione in differenti forme: condivisione pura (sharing),
baratto (bartering, swapping), creazione comune di
un bene o servizio (crowding). Sicuramente i social
network hanno contribuito a incrementare questo
fenomeno.
A questo punto è bene chiedersi cosa si condivide:
di tutto. Beni fisici o prodotti digitali, tempo, spazi,
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ecc.. Cerchiamo di chiarire: mezzi di trasporto, vestiti, libri, film, case, luoghi, tempo, competenze,
idee, e così via. Se l'utilizzo condiviso può avvenire
nello stesso istante o in differita, la proprietà del
bene può restare al proprietario, cambiare proprietà
o essere di una terza parte. Come viene invece misurato il valore di beni e servizi? In denaro, attraverso
monete alternative (ad esempio i bitcoin, la moneta
virtuale; di cui la Cc-Ti si è già occupata, lanciando
il tema nel 2015. Ricordate? Vi segnalo l'approfondimento che avevamo dedicato ai bitcoin su Ticino
Business di maggio 2015 ed il resoconto dell'evento con le presentazioni sul nostro sito web al link
www.cc-ti.ch/i-bitcoin-usi-e-rischi-di-questa-nuovamoneta-virtuale) o con un baratto.
Un nuovo modello che si impone nella società e a
cui non si può stare fermi ad assistere senza chiedersi quali implicazioni ha sull'economia attuale.
Nuovi orientamenti e modelli che meritano di essere analizzati e conosciuti per cercare di capire
meglio le dinamiche che avremo dinnanzi nell'immediato futuro e più a lungo andare. Una potente
carica di innovazione sociale scuote l'economia.
Rispondere alle sfide della crisi? Anche e sicuramente,
quello che, ragionando, troviamo dietro però è la
promozione di forme di consumo consapevoli, basate sul riuso e sull'accesso, invece che sull'acquisto e la proprietà.
Ma abbiamo mai pensato a come questo concetto
si è sviluppato, ed alle implicazioni economiche e
sociali che in esso possiamo ricercare?
Tutti i casi di economia collaborativa costruiscono relazioni, sono basati su un nuovo assioma di
pensare e mettersi in relazione, che unisce l'uso
della tecnologia per lo scambio tra pari. Si cercano (o si riscoprono?) nuovi valori, verso l'evocazione di una maggiore efficienza nell'utilizzo delle
risorse, di qualunque tipo esse siano. Importante
dunque riflettere e cercare ipotesi per sviluppare
meglio queste prospettive. Stiamo andando verso
un cambio di paradigma nel consumo e nella produzione. Modelli e schemi che, grazie all'immensità delle esperienze maturate, indicano (a chi le
sa cogliere) vie e orizzonti da scoprire in nuovi e
vecchi mercati.
La sharing economy si propone oggi come un'ondata forte e potente che porta in sé un nuovo modello economico (o nuovi modelli, perché sono tanti
La sharing economy è già pervasiva in numerosi ambiti
dell’economia. Dal consumo alla produzione condivisa:
anche in Ticino è già presente.
Da qui nascono nuovi modelli di business, che
coinvolgono anche e soprattutto le start up, portando
benefici per un rilancio della crescita a tutta l’economia
Siegfried Alberton, Professore presso il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI
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Il tempo è una risorsa che tutti posseggono e che è
spesso sottoutilizzata. TimeRepublik è una piattaforma
di scambio del tempo: il valore sta nel tempo dedicato e
non nel servizio di cui si usufruisce. Questo fenomeno
sta portando una nuova accezione di valore al tempo,
per cui ci siamo chiesti se vi fosse spazio sul mercato:
ecco il nostro cloud-coworking
©TimeRepublik
Karim Varini, co-fondatore di TimeRepublik
davvero) che predilige il risparmio e la socializzazione. Nel mondo è un fenomeno già affermato da
tempo, in Svizzera sta cominciando a prendere un
po' più piede. Si stima che i settori più interessati da
questo fenomeno siano il trasporto, l’energia, il turismo, il commercio, l'alloggio e servizi di ristorazione. Nuove piattaforme stanno nascendo e millemila
sono già attive in tutto il web. E non solo per quanto
attiene al consumo ed alla produzione, ma anche per
nuovi schemi di socializzazione e di lavoro.
Qualche esempio: Airbnb per l'alloggio, Blablacar
per i trasporti, eBay, tutti.ch, il conosciutissimo
In ambito normativo
è sbagliato affermare che
esista un vuoto giuridico
di fronte a quella che
è definita "economia della
condivisione". Cambiano
i rapporti giuridici,
occorre chinarsi sulle
regolamentazioni e trovare
nuovi equilibri
Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
Wikipedia, il coworking, ... In un articolo pubblicato sul Caffè qualche settimana fa (edizione del 10
gennaio 2016) si evidenziava che una ricerca del
centro studi del Credit Suisse ha cercato di analizzare il valore aggiunto della sharing economy
in Svizzera. Se oggi questo fenomeno porta poco
al PIL elvetico, si legge nell'articolo, si vede però
come alcuni settori fondamentali per il nostro PIL
(commercio al dettaglio
e ingrosso, trasporto, alloggio e servizi di risto- La sharing economy
razione i servizi) - che si propone oggi come
contribuiscono il 45%
del prodotto interno lor- un’ondata forte e potente
do svizzero - potrebbero che porta in sé un nuovo
beneficiare di nuovi impulsi e di iniziative frutto modello economico (o
dell'economia della con- nuovi modelli, perché
divisione. Nella migliore
delle ipotesi, spiega l'arti- sono tanti davvero) che
colo del Caffè, la sharing predilige il risparmio e
economy nel nostro Paese
potrebbe portare un valo- la socializzazione
re aggiunto di circa 6 miliari all’anno.
A ciò si aggiunge uno
studio di Deloitte, condotto in Svizzera, che sottolinea come, nonostante se ne parli poco, la sharing
economy è un fenomeno già conosciuto, e l’ambito
nel quale vi è una forte crescita è quello dei servizi.
E le imprese, in tutto ciò? Nuovi modelli anche per
loro, con un occhio di riguardo a business e governance. Il futuro sarà incentrato su imprese collaborative, che promuova sperimentazioni, che crei
innovazione nel rinnovamento, e che si sviluppi su
piattaforme collaborative. Senza timori di perdere il
controllo sul proprio business, ma quale nuove opportunità da cogliere. Questo è un punto fondamentale, vi sono già numerose start up che nascono e
si sviluppano secondo un modello collaborativo: un
dialogo costante sul mercato e tra gli attori presenti
ed attivi permette la nascita di nuove partnership.
Sperimentare insomma ed innovare a livello orizzontale, con un uso più sostenibile delle risorse.
Nuove frontiere si aprono per molteplici opportunità.
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