VIII^ Campagna di Monitoraggio 19-20-22 agosto 2002 La qualità delle acque marine e costiere, sulla base dei controlli effettuati nella seconda campagna del mese di agosto, è risultata complessivamente buona. Gli abbondanti apporti fluviali di acqua dolce, a seguito delle perturbazioni meteorologiche occorse durante la prima quindicina di agosto, hanno fatto registrare una diminuzione nei valori di salinità e di temperatura, ciò è risultato più marcato nella zona a sud, dove sottocosta la salinità ha raggiunto i 20.0 PSU. L’ossigeno disciolto nelle acque superficiali si è mantenuto intorno alla saturazione (100%), mentre al fondo ha presentato livelli di sottosaturazione (inferiori al 50%) lungo tutto l’arco di costa monitorato. n. 9 - data di pubblicazione: 26-08-2002 Bollettino della costa veneta La campagna di monitoraggio effettuata conferma quanto riscontrato in precedenza, infatti lungo tutto l’arco di costa non sono stati osservati affioramenti superficiali di materiale gelatinoso. Le riprese subacque effettuate lungo la colonna d’acqua hanno evidenziato la presenza di neve marina e di filamenti in corrispondenza delle stazioni più esterne e più precisamente, il fenomeno ha interessato una fascia di mare che va dai 3 ai 7-9 metri di profondità. La fascia sottostante, fino al fondo, è apparsa quasi completamente libera da formazioni gelatinose, tuttavia, anche questa volta, si è registrata una leggera sottosaturazione in prossimità del fondo. La definizione … La fase conclusiva che interessa gli aggregati mucillaginosi è quella di sedimentazione e di ricaduta verso il fondo. La sostanza gelatinosa prodotta, invecchiata e di colore giallognolo si adagia sul fondale in notevole quantità a macchia di leopardo; il materiale viene subito interessato da un processo di degradazione e di trasformazione ad opera prevalentemente batterica. Questi processi metabolici richiedono e consumano ossigeno che diminuisce via via la sua concentrazione nell’acqua negli strati più prossimi al fondo dando luogo, talvolta, a situazioni di ipossia o addirittura di anossia che si ripercuotono inevitabilmente sulla vita degli organismi acquatici bentonici e pelagici. Situazioni estreme possono produrre morie diffuse di tutti gli organismi vegetali e animali che vivono sul fondo se la perdita di ossigeno non viene reintegrata da immissioni di ossigeno proveniente dall’esterno grazie all’azione meccanica del rimescolamento lungo la colonna d’acqua. Condizioni meteomarine durante i controlli Copertura del cielo sereno poco nuvoloso I punti di campionamento Stato del mare Venti Calmo/poco mosso Intensità moderata Altezza onde Direzione Grecale 0-30 cm Il Bollettino del mare viene emesso con cadenza quindicinale. I controlli vengono effettuati nell’ambito del Piano di Monitoraggio per il controllo dell’Ambiente marino costiero MINISTERO DELL’AMBIENTE - Servizio Difesa Mare Tutte le analisi vengono effettuate dai Dipartimenti Provinciali ARPAV di Venezia e di Rovigo Cristina Bresolin - Silvia De Boni Osservatorio Regionale Acque - ARPA Veneto E-mail: [email protected]; [email protected] Sito web: www.arpa.veneto.it Le meduse sono organismi molto comuni e conosciuti, appartengono al phylum zoologico dei Celenterati. Incontrare alcune specie di meduse sott’acqua è uno spettacolo meraviglioso: colori e forme particolari accompagnate da un lento movimento, una sorta di “palpitare”, che permette un’attenta osservazione e lascia il subacqueo incantato. I Celenterati o Cnidari comprendono una grande varietà di forme quali le gorgonie, il corallo rosso, le anemoni di mare, il pomodoro di mare, tutte raggruppate in tre classi: Scifozoi, Idrozoi ed Antozoi. Le meduse appartengono alla classe degli Scifozoi, a volte sono piccole come la capocchia di uno spillo, ma più spesso raggiungono dimensioni vistose, 40-50 cm, ed eccezionalmente anche 2 metri di diametro. Questi invertebrati non hanno certo l’aspetto di temibili predatori dei mari, infatti il loro corpo è diafano e trasparente, costituito per il 98% di acqua; fuori dall’acqua le meduse perdono ogni forma e consistenza diventando un ammasso di sostanza gelatinosa che si arena sulla spiaggia. Il corpo presenta una forma a campana detta “ombrella” che nella regione sottostante si allunga in un “manubrio” attorno ad una cavità dalla quale si dipartono braccia e tentacoli; il margine dell’ombrella è tipicamente frangiato ed i tentacoli variano da un numero di quattro o più. Spesso la colorazione delle meduse è degna di nota: le gonadi e le altre strutture interne, che possono essere arancio intenso, rosa o di altri colori, sono visibili attraverso l’ombrella che normalmente è incolore o di una tinta più delicata. Questi organismi così leggiadri da sembrare inoffensivi, hanno elaborato, invece, per la loro sopravvivenza armi tanto micidiali quanto subdole perché completamente invisibili. Infatti, su tutto il corpo presentano una miriade di organuli microscopici “nematocisti” che vengono “sparati” contro il nemico. Bisogna tenere presente, tuttavia, che questi meccanismi non sono stati elaborati per recare offesa all’uomo, ma rappresentano un adattamento alla predazione di pesci, crostacei, policheti e molluschi che rappresentano le prede preferite dalle meduse. Le prede vengono rese inoffensive e totalmente paralizzate dal veleno delle nematocisti e sono così pronte per essere ingerite. … E SE INCONTRI UNA MEDUSA? La medusa non attacca mai l’uomo di proposito e in acqua è abbastanza facile evitarla in quanto non è in grado di nuotare attivamente. Se sfortunatamente avviene il contatto, è bene lavare la parte interessata con ammoniaca diluita in acqua di mare o semplicemente in acqua salata; per le ustioni più gravi è meglio comunque farsi vedere dal medico di turno che provvederà alla prescrizione di una adeguata pomata. Sembra utile anche appena si è stati punti fare degli impacchi con acqua calda in quanto essendo il veleno termolabile il calore ne diminuirebbe l’effetto, disattivandolo. Qualora dovesse persistere ancora il dolore esso può essere alleviato utilizzando impacchi freddi o del ghiaccio. Phylum: Celenterati Classe: Scifozoi Ordine: Rhizostomee Rhizostoma pulmo Specie: Morfologia Rhizostoma pulmo è il nome scientifico di una delle meduse più grandi dei nostri mari, il suo nome specifico è dovuto alle ritmiche contrazioni dell’ombrella che richiamano l’atto respiratorio infatti è conosciuta volgarmente anche come “polmone di mare”. Il suo corpo ha una colorazione bianco lattescente, mentre il bordo dell’ombrella e delle braccia è di un colore blu-violetto. Raggiunge dimensioni fino anche a 40-50 centimetri, è traslucida e si intravedono sempre le gonadi sottostanti. Il corpo presenta un grande ombrello a forma di campana duro e gelatinoso, nella parte inferiore si trova un complesso organo buccale che si prolunga in otto grosse appendici tentacolari. La superficie esterna dell’ombrella non è urticante, mentre possono esserlo i tentacoli, comunque, non è considerata una specie pericolosa e bisogna tenere presente che la reazione del soggetto che entra in contatto con la medusa dipende dalla propria sensibilità. Habitat E’ una specie molto diffusa nel Mediterraneo, gli esemplari vengono avvistati soprattutto sottocosta, ma possono essere rinvenuti anche al largo mentre si fanno trasportare passivamente dalla corrente, oppure altre volte mentre nuotano attivamente a pelo d’acqua. Non compiono migrazioni ed è più facile vederne tante tutte insieme, sia piccole nate da poche settimane che grandi, soprattutto d’estate, quando molto numerose si riversano sulle nostre spiagge. Negli ultimi anni questa specie di medusa è stata rinvenuta diverse volte lungo le nostre coste, e in concomitanza di tali eventi ARPAV ha effettuato alcune ricognizioni costiere allo scopo di circoscrivere e quantificare il fenomeno. Riproduzione La riproduzione delle meduse consta di due fasi, una sessuata e una asessuata. In quella sessuata uova e spermi vengono emessi rispettivamente da maschi e femmine, segue la fecondazione esterna e lo sviluppo che porta alla formazione di una larva ciliata detta planula. La planula nuota libera per un certo tempo poi si fissa da qualche parte sul fondo del mare ed evolve in una larva polipoide detta scifistoma. Da questo momento inizia la fase asessuata della riproduzione, infatti lo scifistoma per gemmazione dà origine ad una vera e propria colonia. Con l’arrivo della primavera o dell’inverno da ogni scifistoma si staccano per scissione delle piccole meduse immature dette efire che si accumulano tutte una sopra l’altra fino al termine del loro sviluppo, da ciascuna efira si svilupperà una medusa completa che andrà incontro a vita libera. Esistono alcuni esemplari di medusa che sono fosforescenti in ogni loro parte, la loro luminescenza è tale da farli apparire come avvolti in una scia luminosa. E’ molto curioso il fatto che certi pesci abbiano sviluppato un resistenza all’azione del veleno della medusa; anzi sembra addirittura che nel tempo si sia sviluppata un’amicizia particolare tra le specie interessate; stiamo parlando di una medusa, appartenente alle Rizostomee, che abita i nostri mari e che permette ad alcuni pesci, i sugarelli, di deporre le uova all’interno del proprio ombrello. Il corpo del celenterato fungerà da nido protettivo fino alla schiusa delle uova. Dopo la nascita dei piccoli pesci la medusa si comporterà come una vera balia proteggendo i pesciolini che rimarranno sotto la bella campana protettiva al riparo da eventuali predatori. E’ possibile vedere questa sorta di simbiosi naturale nelle immagini riportate nella scheda. Phylum: Celenterati Classe: Scifozoi Ordine: Semeostomee Aurelia aurita Specie: Morfologia Aurelia aurita è un celenterato appartenente alle Scifomeduse, è caratterizzata da un ombrella a coppa o piatta con il margine munito di numerosi dentelli che formano una specie di frangia. La consistenza è gelatinosa e fibrosa. L’adulto possiede un sistema di canali radiali, talvolta ramificati, che dalla zona centrale arrivano fino al margine dell’ombrella. La bocca si apre attraverso il manubrio nella parte inferiore sempre centralmente. Il margine dell’ombrella è abbondantemente fornito di cellule sensoriali di vario tipo: gli ocelli e le statocisti raggruppate in strutture speciali dette ropali. Gli ocelli sono formati da gruppi di cellule pigmentate e cellule fotorecettrici che sono in grado di distinguere la quantità di luce presente. Molte meduse mostrano un distinto fototropismo e risalgono in superficie quando il tempo è nuvoloso oppure all’imbrunire e scendono in profondità in presenza di luce piena luce o di completa assenza durante la notte. Le statocisti funzionano come dei rudimentali organi di equilibrio in grado di informare l’animale sulla effettiva posizione assunta dal corpo nell’acqua. Le cellule urticanti sono presenti su tutta la superficie dell’ombrella, sui tentacoli e sul manubrio. Habitat Anche questa specie è largamente diffusa in tutto il Mediterraneo, quasi ogni anno fa la sua comparsa nel Nord Adriatico dal golfo di Trieste fino alle nostre coste e a quelle romagnole. Si muove attivamente pulsando lungo la colonna d’acqua grazie ai potenti fasci di fibre muscolari circolari che circondano tutta l’ombrella. Una volta raggiunta la superficie le pulsazioni cessano e l’animale si lascia affondare lentamente. Gli spostamenti orizzontali sono sempre passivi legati, pertanto, al regime correntometrico. Per quanto riguarda la nutrizione molte specie di Aurelia sono suspensivore, si cibano di organismi che vivono sospesi nell’acqua e ciò avviene mentre l’animale affonda; infatti, il plancton rimane invischiato nel muco della medusa e successivamente, grazie alle numerose ciglia, viene spinto verso l’apertura boccale dove viene raccolto dalle braccia orali e spinto dentro la bocca. Riproduzione Aurelia aurita presenta quattro gonadi a forma di ferro di cavallo poste sulle pareti della cavità gastrovascolare, esse sono ben visibili in trasparenza guardando la medusa e sono poste in modo tale da disegnare i petali di un quadrifoglio di colore bianco giallastro. Quando sono mature sessualmente le uova vengono espulse e vanno a collocarsi tra le pieghe delle braccia orali dove vengono fecondate, dopo essere state raggiunte dagli spermi, liberati nel frattempo in acqua. Le uova fecondate, protette come in un’incubatrice, rimangono in questa posizione per tutto lo sviluppo fino alla liberazione della planula. La planula nuota per un po’, poi si fissa ad un substrato e da questo momento ha inizio la fase asessuata del ciclo che è già stata descritta per la Rhizostoma pulmo. Tutte le meduse fanno parte del plancton, cioè di porzione di organismi marini che non riescono ad opporsi alle onde e alle correnti, più precisamente viste le loro dimensioni fanno parte del “megaplancton”, cioè appartengono alle specie planctoniche di grandi dimensioni. Gli cnidoblasti sono presenti sulla superficie del corpo, ma più spesso sono localizzati solo sui tentacoli, ecco perché toccando la parte superiore dell’ombrella alcune meduse non sono urticanti. Questi organuli microscopici a forma di vescicola sono ripieni di un liquido urticante entro cui pesca un filamento cavo avvolto a spirale che, a seguito di un minimo stimolo esterno, si estroflette violentemente e si conficca nelle carni del corpo estraneo iniettando il veleno. Gli cnidoblasti sono attivi non solo anche dopo la morte dell’organismo, ma anche su un solo pezzo del corpo dell’animale, quindi attenzione a giocare con organismi morti, spiaggiati a riva.