psico - Appunti di Scienze della Comunicazione

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Nel modello psicoanalitico ritroviamo tre strutture, denominate ES, IO e SUPER-IO.
L'ES rappresenta i nostri istinti e i nostri desideri. Il SUPER-IO rappresenta la morale, frutto
dell'introiezione dell'immagine paterna (intesa in senso molto ampio). L'IO è quella istanza in parte
cosciente ed in parte no che cerca di trovare dei compromessi tra le necessità dell'ES e l'inclinazione
alla tirannia del SUPER-IO. Come se non bastasse dover affrontare il rapporto spesso conflittuale
tra questi due poli opposti che talvolta obbligano il singolo individuo ad una vera e propria
quadratura del cerchio, l'IO deve anche tenere da conto i bisogni della realtà esterna (della famiglia,
degli amici, della cultura, dell'ambiente ecc.). L'IO rappresenta un paciere, un moderatore, che in
definitiva rischia di prendere calci da ogni parte.
Va da sé che queste istanze sono predisposte ad entrare in conflitto. Questo succede quando l'ES ha
la profonda esigenza di manifestare un suo impulso, il SUPER-IO non glielo acconsente non
potendolo sopportare e l'IO non riuscendo a gestire questa situazione, cerca con dei meccanismi di
difesa inconsci di reprimere l'impulso, dando così ragione al SUPER-IO. Il conflitto che si genera
così tra l'ES e le difese dell'IO porta de facto all'impedimento da parte dell'ES di manifestare
l'istinto incriminato. L'energia associata a questo stimolo si accumula pericolosamente e l'ES deve
cercare delle soluzioni alternative per liberarla. Attraverso la sublimazione o un sintomo, la natura
peccaminosa dell'istinto ora trasformato in qualcosa di più innocuo, non viene più riconosciuta dal
SUPER-IO rendendo così superflue le difese dell'IO. Per concretizzare meglio la struttura della
psiche secondo il modello psicoanalitico conviene avvalersi dell'aiuto di un esempio. Si pensi ad
una donna del tardo 1800 che camminando per i giardini cittadini veda un uomo di suo interesse.
L'ES impone il suo desiderio di un contatto fisico e sessuale con quell'uomo, il SUPER-IO lo
rinnega dittatorialmente e l'IO cerca con dei meccanismi di difesa di rimuovere l'istinto dell'ES.
Però l'energia e il desiderio sessuale continuano a persistere ed anzi si accumulano. A questo punto
questa donna ha almeno due possibilità per venire a capo con questo conflitto. O ritorna a casa e
libera la sua energia sessuale in forma sublimata (attraverso per esempio la composizione di
un'opera artistica) oppure libera la stessa energia con l'ausilio di un sintomo, per esempio una
reazione somatica, quale una temporanea cecità dall'occhio che precedentemente aveva visto
quell'uomo, oppure attraverso lo sviluppo di una fobia, che le faccia evitare il giardino, così che il
conflitto non abbia a riproporsi
La psicoanalisi freudiana ha notevolmente influenzato vari ambiti della cultura, dalla letteratura di
cui lo stesso Freud era un estimatore perché a suo avviso nei testi poetici erano contenute profonde
intuizioni sull’inconscio, all’ arte, alla sociologia ed infine alla filosofia ed antropologia. Lo
studioso tedesco, come egli stesso nota “ non fu lo scopritore dell’ inconscio “ prima di lui la
letteratura e l’ arte avevano colto come nell’ uomo la coscienza fosse una delle parti della psiche,
ciò che fa divenire Freud una figura di spicco nella cultura del Novecento è il tentativo di aver
applicato una metodologia scientifica allo studio dell’ inconscio. La medicina ottocentesca di
matrice positivista non prendeva seriamente in considerazione i disturbi psichici, l’isteria, venne
studiata con particolare interesse da J. M. Charcot che applicava il metodo ipnotico come terapia;
J. Breuer radicalizza l’ uso della terapia ipnotica per richiamare alla memoria fatti dimenticati.
Freud distanziandosi dal metodo cosiddetto catartico di Charcot e Breuer, comprese come l’
inconscio fosse il centro conflittuale meta – coscienziale da cui provenivano le lacerazioni interne
alla psiche, una dimensione privilegiata e nello stesso tempo complessa da cui osservare la psiche
umana.
In questo modo Freud, distrugge definitivamente la certezza cartesiana che il pensare coincida con
l’ avere coscienza di farlo, già Leibinz con la teoria delle “piccole percezioni “ intuì la possibilità
che vi fossero pensieri nella mente umana a livello non conscio, Hume ne “ Il Trattato sulla natura
umana “ criticò aspramente l’unità dell’ Io, definendolo un mero fascio di percezioni. Fichte e
Schelling, con le loro riflessioni parlarono dell’ atto primario dell’ Io o dello Spirito come di un
processo inconscio reso cosciente solo dopo una serie di passaggi dialettici.
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Le strutture nelle quali, Freud espone la struttura della psiche umana sono definite da lui stesso
topiche, la prima è contenuta nel settimo capitolo de “ l’Interpretazione dei sogni “, la seconda è
successiva al 1920. La prima topica segue una suddivisione triadica: inconscio ( Ucs ), preconscio (
Pcs ) ed infine conscio ( Cs ). L’ inconscio è la dimensione portante e meta – coscienziale che
sorregge la psiche, è l’ unione di una serie di fenomeni psichici mantenuti stabilmente inconsci dalla
rimozione; il preconscio è l’ agglomerato di fenomeni mentali in sospensione che possono divenire
consci con uno sforzo del soggetto, infine il conscio è la dimensione più limpida della psiche
umana. Se l’ inconscio è la chiave della mente, come si accede ad essa? Inizialmente Freud utilizza
l’ ipnosi, ma conseguentemente a scarsi risultati passa alla metodologia delle “ associazioni libere “,
disponendo il paziente su un lettino al fine di creare un’ atmosfera rilassata e tranquilla, si cerca di
indebolire le barriere della psiche che si dischiudono in un processo che può risultare difficoltoso.
Tale analisi si compie solo a patto che sussista una piena cooperazione tra paziente e psicoterapeuta,
nel mentre po’ avvenire il fenomeno del transfert o traslazione, che consiste nel trasferire sul
medico sentimenti ambivalenti provati nell’ infanzia nei confronti del padre o della madre. Se il
paziente identifica il dottore curante con una figura amata, si realizza un processo di compiacimento
ed obbedienza.
La seconda topica risalente al 1920, è impostata triadicamente in: l’ Es ( inconscio ), il polo
pulsionale – caotico della personalità, sussiste al di là della personalità, dello spazio – tempo e della
logica ( Freud parla a proposito di un “ caos, un calderone di eccitamenti ribollenti “ , è interessante
notare come lo stesso Nietzsche nelle sue opere utilizzasse il termine Es per indicare ciò che c’è in
noi di oscuro ); il Super -Io, è la coscienza morale interiorizzata costituitasi sulla sedimentazione
durante i primi anni di vita degli insegnamenti e delle proibizioni dei genitori, infine l’ Io è colui
che deve coordinare una psiche altamente complessa condizionata dalle morse dell’ Es, del Super –
Io e della realtà esterna. Il Super – Io e l’ Io a differenza dell’ Es, sono in connessione sia con la
sfera del conscio che con quella dell’ inconscio.
La coppia concettuale normalità – nevrosi, si fonda sul rapporto che l’ Io, inteso come centro
coordinatore riesce ad impostare tra l’ Es ed il Super – Io, lo stato di nevrosi sorge quando il
rapporto si sbilancia o dalla parte dell’ Es o da quello del Super – Io.
Risulta interessante notare come l’ individuo sia vissuto dall’ Es, la dimensione della coscienza non
è altro che la punta di un immenso iceberg, o schopenhauerianamente la rappresentazione è solo un
velo Maya che nasconde una realtà cieca ed irrazionale.
L’ “ Interpretazione dei sogni ” ( 1899 ), segna una svolta rivoluzionaria nello studio freudiano dell’
inconscio, gli stati onirici divengono la porta di accesso privilegiata per lo psicanalista. La
definizione che Freud, offre per il sogno è fondamentale per comprendere a pieno la sua teoria: il
sogno è un appagamento camuffato di un desiderio rimosso.
Il sogno in questa accezione presenta un contenuto manifesto, ciò che nel sogno si presenta, ed un
contenuto latente, la struttura profonda legata al territorio oscuro dell’ inconscio. Perché il
desiderio, si presenta nel soggetto in maniera camuffata? Il desiderio non si svela in quanto è
inaccettabile per il soggetto, su di esso opera una censura che lo rende manifesto. L’ interpretazione
dei sogni deve partire dal contenuto manifesto per giungere al contenuto latente, in un processo
inverso rispetto al sogno, finalizzato alla comprensione dei messaggi velati dell’ Es.
Anche i lapsus della vita quotidiana, gli errori e le dimenticanza, in realtà non avvengono a caso, si
cela un profondo significato: a volte dimentichiamo alcune parole perché legate ad individui
antipatici nei confronti dei quali nutriamo un’accesa avversione; gli errori linguistici, la creazione
subitanea di parole possono risultare come frutto di un compromesso tra l’ intenzione cosciente del
soggetto e la sfera inconscia.
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Riguardo al tema della sessualità, le teorie freudiane apparvero rivoluzionarie tanto da essere
tacciate di pornografia e di amoralità, in quanto mostravano come i fanciulli ritenuti fino ad allora
alla pari di creature a – sessuate fossero in realtà, “esseri perversi e polimorfici “: la sessualità intesa
come Eros, con Freud diviene il principio portante della psiche umana, solo in un secondo momento
conducendo particolari studi, il medico viennese intuirà come in contrapposizione al principio
unitivo – conservativo dell’ Eros, sia presente un principio della distruzione chiamato Thanatos.
Ciò che spinge Freud a prendere seriamente in considerazione la libido sessuale, è l’inspiegabilità di
fenomeni quali la sessualità infantile, la sublimazione, intesa come trasferimento di una carica
sessuale su un oggetto e la perversione, in un’accezione al di là della sfera considerativi etica, per
perversione Freud intese la tensione al puro godimento.
La concezione freudiana definita pansessualistica pone la libido sessuale come fonte potentissima
sull’ agire e sulla psiche umana, che esercita un’ influenza potentissima su parti del corpo dette
erogene.
Il fanciullino possiede una vivace sessualità, egli lungi dal rappresentare un angioletto a – sessuato,
è un essere perverso polimorfico, perverso in quanto cerca una continua soddisfazione dei propri
istinti sessuali, polimorfico poiché usufruisce di più oggetti per raggiungere i suoi scopi.
La sessualità infantile è divisa in tre tappe: nella fase orale, il bambino prova piacere a poppare il
latte dal seno materno, nella fase anale, la defecazione si pone come occasione per provare attimi di
intesa felicità erotica, verso il terzo anno di età si giunge all’ ultima tappa quella genitale suddivisa
a sua volta, in fallica, momento in cui si prova un’ attrazione verso il pene e nello stesso invidia da
parte della bambina e paura della castrazione da parte del maschio, infine la fase genitale vera e
propria che si estende fino alla pubertà.
La bambina, secondo Freud riuscirà a superare l’ invidia del pene nella realizzazione della sua
maternità, si tratta quindi di un ruolo subalterno per la donna, che sarà criticato da numerose
femministe.
All’ interno degli studi sulla sessualità, rientrano a pieno i complessi di Edipo ed Elettra. Il
complesso di edipico o di Elettra, è un attaccamento morboso al genitore di sesso opposto ed ostilità
nei confronti del genitore dello stesso sesso. Freud elaborò queste teoria rifacendosi alle tragedia
greca ed all’ Amleto; ciò è interessante ed utile sottolineare come da un lato il complesso si
verifichi dai tre a cinque anni, dall’altro a volte sono gli stessi genitori a causare questi fenomeni,
privilegiando i figli rispetto al coniuge.
Il complesso di Edipo in “ Totem e tabù “ acquista una portata genetico – strutturale, c’è sempre
stato nell’ uomo il desiderio di uccidere il padre per unirsi con la madre.
Nel secondo decennio del Novecento, Freud in contrapposizioni con i suoi ex – discepoli Adler e
Jung, tenta di costruire una sistemazione formale delle teorie psicoanalitiche da lui formulate fino a
quelli anni, sviluppando una metapsicologia (1915 ), una metafisica della psiche che sappia cogliere
e studiare il nucleo profondo dell’ inconscio. In tale progetto, si verrà a creare quella suddivisione di
capitale importanza tra principio di piacere che caratterizza il sistema inconscio e non tiene conto
della distinzione illusione – realtà dandosi ad appagamenti allucinatori, che vengono smascherati al
fine di salvaguardare il principio del piacere ed insegnare all’individuo come vi siano dei limiti ai
suoi desideri.
Nell’ Introduzione al narcisismo, Freud intuisce come la libido possa essere anche concentrata sul
soggetto stesso, in una libido dell’ Io o “ narcisistica “, in questo caso si presentano persone
squilibrate e schizofreniche.
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In “ Al di là del principio del piacere “ studiando il fenomeno della “ coazione a ripetere “ di
soggetti che dopo un trauma cercano masochisticamente di riviverlo per provare dolore, comprende
come l’ Eros non possa esaurire la sfera umana.
Il padre della psicoanalisi parla di un “ masochismo primario “ che sarebbe la fonte di una tendenza
auto – distruttiva originaria, il principio di morte che si intreccia con quello della vita.
Nell’ ultimo periodo della sua riflessione, Freud si dedica ad alcune importanti analisi sulla civiltà,
e sulla religione.
Il fenomeno religioso dagli albori dell’ umanità fino al Cristianesimo, è un appagamento illusorio di
desideri infantili di protezione, Dio è considerato infatti come il padre celeste; Freud attraverso una
prospettiva marcatamente illuministico – scientifica criticherà aspramente la religione
considerandola alla pari di una mera superstizione, solo la cultura allevata agli ideali demistificatori
dell’ epistemologia può sottrarre l’ individuo dall’ oscurità. In un saggio del 1912 – 1913, “ Totem e
tabù: alcune concordanze tra la vita psichica dei selvaggi e i nevrotici “, mostra efficacemente
mediante uno studio su alcune popolazioni primitive come sussistano dinamiche simile in quelle
tribù e nell’ inconscio dell’ uomo civile.
La civiltà ( analizzata nel disagio della civiltà ), secondo Freud inibisce la libidine attraverso un
super – Io che provoca un’ angoscia morale. La sofferenza pur essendo un fatto strutturale dell’
uomo, pur essendo destinato alla morte con il continuo rischio di essere distrutto dalla natura, vive
in una società che radicalizza la sua sofferenza, limita la sua libertà e tensione lipidica: il prezzo
della società diviene così la nevrosi. Tutta la carica pansessualistica, nella maggior parte dei casi
viene “ posta ai servizi della civiltà attraverso il meccanismo della sublimazione. L’ antropologia
freudiana molto vicina alle concezione di Hobbes e Schopenhauer vede nell’ uomo notevoli impulsi
aggressivi e distruttivi, che possono mettere in serio pericolo la vita degli altri individui. Il disagio
della civiltà, titolo per altro di una sua famosa opera, è lo stato prodotto dall’ utilizzazione sublimata
dell’ Eros e dalla soppressione della Morte; uno stato paradossale in quanto la sublimazione dell’
Eros in virtù della vita, porta all’ eliminazione dell’ approccio vitale ed immediato e quindi ad un
riavvicinamento alla Morte.
Dinnanzi alla nevrosi o disagio della società, Freud mostra come l’ uomo si avvalga dell’ arte, della
scienza, delle droghe, dell’ ascesi, ed infine di quel fenomeno collettivo chiamato religione. La
sociologia freudiana si fonda su uno spirito di rassegnazione, inoltre egli conservatore politicamente
identifica il disagio della società borghese con il disagio della società, non tenendo conto di come
ogni forma repressiva esista perché storicamente determinata.
Nel lessico freudiano, di primaria importanza sono i concetti di “atto mancato“ e “complesso “; con
il primo il processo in base al quale un obbiettivo non raggiunto è sostituito con un altro, il “
complesso “ è un agglomerato di ricordi emotivi ed inconsci che condizionano emotivamente la vita
coscienziale umana.
Evoluzione continuativa – critica della Psicoanalisi
Con la nascita della Società psicoanalitica internazionale e della più importante rivista ad essa
connessa, gli studi freudiani attirarono l’ interesse di alcuni pensatori che inizialmente aderirono
alle tesi di fondo per poi distaccarsene criticamente, tra questi si segnalarono Adler e Jung.
Adler ( 1870 – 1937 ), autore di “ Temperamento nervoso “, “ Conoscenza dell’ uomo “ e “ Prassi e
teoria della psicologia individuale “ è il primo dissidente, dopo aver condiviso alcune prospettive
del maestro, se ne distacca.
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La sua formazione culturale è differente rispetto a quella di Freud, se quest’ ultimo aveva un
rapporto privato con il paziente, al di là del contesto sociale e basato sullo scambio prestazione
professionale – denaro, Adler politicamente orientato verso il socialismo, ritiene fondamentale
estendere la terapia psicoanalitica alle masse popolari.
I suoi studi si caratterizzeranno per il tentativo di scoprire un principio in grado di unificare i
fenomeni puramente psichici con quelli di natura fisiologica, egli elaborò la teoria della “ pulsione
aggressiva “ con la quale mostrava come l’ istintualità di alcuni individui sorgesse alla luce di una
menomazione organica.
Rifiutando il pansessualismo freudiano, sottolineò l’ importanza del fattore sociale nella vita dell’
essere umano, la libido sessuale dal canto di Adler, è una delle manifestazioni interne alla “ volontà
di potenza “, espressione già usata da Nietzsche per indicare l’ essenza stessa della vita in continua
tensione verso la sua affermazione ed auto – superamento. Adler, quando parla di volontà di
potenza – come egli stesso nota – non vuole attuare una riproposizione tautologica della visione
nietzscheana, si tratta invece di un processo comprensibile solo all’ interno degli studi
psicoanalitici.
Il sesso quindi per lo statuto centrale che aveva nel primo Freud, quello precedente agli studi di
Metapsicologia, diviene uno dei tanti fenomeni della volontà umana di auto – affermazione.
Un altro punto di distacco dal maestro, è l’ interesse per il futuro e per la coscienza, Adler è infatti
del parere che il futuro con le sue aspettative e speranze, abbia un peso irrimediabilmente maggiore
rispetto al passato.
Pioniere della psicologia sociale contemporanea, Adler pur evidenziando l’importanza capitale della
società, intuisce come ogni individuo viva il condizionamento sociale in maniera irripetibile ed
unica.
Per comprendere la teoria adleriana dobbiamo necessariamente porre in rilievo le caratteristiche
fondamentali della tensione umana d’affermazione. Quando Adler, parla di “ volontà di potenza “
rischia di essere frainteso con Nietzsche, in realtà, la volontà di potenza adleriana è uno sforzo di
realizzare da parte dell’ individuo il suo Sé creativo in correlazione con le proprie esigenze e quelle
della comunità. Partendo però dal fatto che esiste un singolo, irriducibile come essenza e come
esperienze, sussisteranno vari stili di vita, finalizzati attraverso modalità differenti a raggiungere
quel tentativo di affermazione. Da qui, l’ importanza capitale dell’educazione e degli influssi
ambientali – sociali che il fanciullo riceve nei primi anni di vita: Freud distrusse il mito di un
bambino “ angelo asessuato “, Adler interessandosi al ruolo dell’ educazione ed alla sfera del
conscio.
La nevrosi sorge da un complesso d’inferiorità ed insicurezza dovuta a deficienze nella maggior
parte dei casi di tipo organico, oltre ad un primo complesso d’inferiorità oggettivo, ne sussistono
altri dovuti all’ auto - convincimento ed all’insicurezza degli insicurezza. Dinnanzi al complesso d’
inferiorità [Minderwertigkeitskomplex ], avviene una protesta virile, nella virilità si dischiude
secondo Adler, il nucleo stesso della “ volontà di potenza “, l’ invidia del pene di cui parlava Freud
è un fatto simbolico che rappresenta l’ inferiorità femminile, il suo ruolo subalterno.
La religione, l’ arte e la scienza, sono “ finzioni “ attraverso le quali noi diamo un senso ed un’
affrontabilità alla vita stessa, ma tali fenomeni culturali sono solo occasione mediante cui tentiamo
di attuare la nostra stessa affermazione sociale.
La terapia adleriana è fondata sul concetto di riabilitazione e strutture sociali, in quanto se la nevrosi
viene prodotta dall’ assolutizzazione di una finzione e dal tentativo di affermarsi in maniera asociale
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dovuta ad una cattiva educazione, solamente un tipo di terapia che analizzi i ricordi dell’ infanzia,
può permette all’individuo di acquisire una maggiore predisposizione sociale.
Jung, autore di “ Trasformazioni e simboli della libido “, “ Tipi psicologici “ e “Simbolica dello
spirito “ s’ interessò in età giovanile della filosofia kantiana e schopenhaueriana, delle teorie
spiritiche, della medicinae della psicologia, inizialmente vicino alle teorie freudiane, se ne distaccò
alla pari di Adler.
La libido di Jung è un’ energia vitale generale radicata nella corporeità, è “ una tendenza verso “,
che può manifestarsi anche come libidine sessuale.
L’ inconscio per Jung non è un fatto solo individuale, l’ inconscio individuale viene interpretato alla
luce di un inconscio collettivo, una struttura genetico – antropologica che indirizzata verso il futuro.
Sussiste quindi una differenza radicale tra l’ inconscio freudiano e quello teorizzato da Jung, al di là
del fattore collettivo, l’inconscio del padre della psicoanalisi è indirizzato verso il passato, il
secondo invece verso il futuro.
Se Freud concepisce la psicoanalisi alla pari delle scienze naturali quasi in accezione positivista,
Jung essendo andato a “ lezione da Dilthey comprende l’ importanza del fattore spirituale.
La topica jungeana si distingue in: Io, inconscio personale e inconscio collettivo. L’Io è la
dimensione coscienziale della psiche alla quale dobbiamo il senso di identità, la sua funzione è
paragonabile a quella di “ guardaportone “, deve filtrare il materiale a cui è concesso entrare nella
sfera della consapevolezza. Tutto ciò che è respinto in quanto ansiogeno o non adatto alla debolezza
della psiche, finisce nell’ inconscio personale. All’ interno dell’ inconscio alcuni elementi possono
comporsi ed unirsi tra di loro per formare delle “ costellazioni “ o complessi, micropersonalità che
possono influenzare secondo varie modalità la vita cosciente, fino all’” identificazione con il
complesso “ o la schizofrenia.
L’ inconscio collettivo è la dimensione trascendentale dove sono contenute tutte le memoria
ancestrali dell’ umanità, una struttura universale. Le forme dell’ inconscio collettivo prendono il
nome di simboli o immagini primordiali, che fungono alla pari di forme trascendentali kantiane che
vengono riempite con le esperienze del quotidiano, specie di elementi consci ed inconsci. Abbiamo
quindi nella psiche delle strutture che preformano ogni nostra possibile esperienze, forme a – priori
tra le quali quelle della madre, dell’ esistenza di un Ente supremo.
I complessi di cui abbiamo parlato poc’anzi si vengono a formare sugli stessi archetipi, tra i quali
annoveriamo: la Nascita, la Morte, la Madre, il Fanciullo, Dio, Il Diavolo, la Terra. La “ persona “
nel significato latino del termine, indica le maschere che noi adoperiamo per porci in relazione all’
altro all’ interno della società: la persona quasi mai coincide con la personalità.
L’ Anima e l’ Animus, sono la componente femminile dell’ uomo e quella maschile della donna di
natura psicologica.
L’ Ombra è la compente di bestialità dell’ uomo, rappresenta i suoi istinti vitali e nello stesso tempo
rappresenta l’ insieme delle energie creative dell’ individuo; senza un piccolo quantitativo d’ ombra,
la vita diviene piatta e squallida. Nella repressione dell’ombra avviene esattamente il contrario, essa
si manifesta in maniera notevolmente violenta.
Un’ altra teoria interessante di Jung, è quella relativa ai tipi psicologici, vi sono due atteggiamenti
che possono essere presenti in percentuali diverse in ogni in individuo: l’ estroversione e l’
introversione. L’ estroverso a livello conscio è in apertura verso il mondo esteriore ed è portato alla
sua stessa accettazione, a livello inconscio però compensa tale apertura con un ripiegamento
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interiore; l’ introverso sul piano conscio si ripiega su di sé ed assume una posizione critica,
inconsciamente è in tensione verso l’ ambiente esterno.
Oltre ad i due tipi psicologici, Jung quattro funzioni fondamentali della psiche umana, le prime due
razionali sono il “ pensiero e sentimento “ e due funzioni irrazionali, in quanto non prodotte né dalla
coscienza né dalla ragione: la “ sensazione ed intuizione “. Dinnanzi ai conflitti interni alla psiche, a
differenza di Freud, propone una soluzione di speranza: il Sé. Con l’ individuazione che si realizza
con la passare del tempo, le strutture della psiche si determinano in maniera sempre più complessa,
in questo ogni aspetto della personalità deve potersi sviluppare adeguatamente anche predominando
sugli altri. L’ individuazione è il sentiero di auto – realizzazione, di attuazione del Sé creativo, l’
inconscio deve invadere il conscio senza farlo naufragare ma rafforzandolo; solo due uomini sono
riusciti in tale scopo: Buddha e Cristo.
È un sentiero notevolmente impervio, ma nello stesso tempo è una speranza riuscire a praticarlo.
Anche il tipo di terapia jungeana è differente rispetto a quella di Freud, si attua una
compartecipazione tra paziente e curante, per far riconoscere e dominare le forme archetipe che
inizialmente violentavano la sua stessa coscienza.
Studia le varie religioni e culture orientali, vedendo in quest’ ultime l’ identificazione dell’ Io con il
mondo.
Per Rank, la nevrosi è una ri – attuazione del trauma della nascita, la castrazione, la perdita di una
persona amata sarebbero modalità attraverso le quali l’ uomo rivive il trauma della nascita: il
nevrotico ha paura della vita e tende a chiudersi in se stesso, solo una terapia del potenziamento
della volontà può risultare utile.
Wilhelm Reich, autore di “ Materialismo storico e psicoanalisi “ e “ Funzione dell’orgasmo “,
appartiene alla cosiddetta sinistra freudiana, è il primo filosofo che ha tentato di fondere l’ analisi
psicoanalitica con la sociologia marxista, al fine di ottenere un paradigma ermeneutico in grado di
scandagliare le pieghe del sociale. In gioventù era iscritto sia alla Società psicoanalitica viennese sia
nelle file del Partito comunista, dopo alcuni scontri accessi fu allontanato da entrambe. Della
psicoanalisi freudiana non apprezza la psicoterapia individuale, che permette la cura di pochi
soggetti della borghesia, del marxismo invece critica l’ assolutizzazione del fattore economico.
Mediante l’ iscrizione al P.c. riesce a conoscere la “ miseria sessuale della massa “, la sua
disinformazione in materia sessuale, l’ angoscia e l’insoddisfazione. Di Freud critica la svolta
idealistica con l’ introduzione del principio della Morte, inoltre è l’ identificazione dei disagi della
società borghese – capitalista con i disagi della società generale, gli appare con una semplificazione.
Il Principio distruttivo sorge come conseguenza della repressione degli istinti.
La nevrosi fa la sua comparsa in seguito all’ impotenza orgiastica, ossia all’impossibilità di donarsi
in maniera totale all’ orgasmo, l’ energia non liberata porta l’individuo a “ stasi sessuali “. La
miseria sessuale delle masse è causata dalla miseria sociale, solo attraverso una rivoluzione sociale
si potrà realizzare una rivoluzione sessuale. La famiglia ha un ruolo repressivo nei confronti della
sessualità, con le idee legate al matrimonio monogamico ed alla non moralità di avere rapporti
prima, si inibisce la libido individuale. L’ ideologia sessuofobica favorisce la formazione di
individui acritici e passivi. La famiglia patriarcale e piccolo borghese, oltre a nichilizzare il fattore
sessuale, indebolisce l’ uomo sotto la figura del Padre, in questo modo si crea nel soggetto una
tensione verso il Capo. Nell’ individuo sono presenti degli “ scudi caratteriali “ mediante i quali si
difende dagli attacchi esterni e dal suo inconscio, scopo della terapia è quello di trovare dei varchi
per far fuoriuscire l’ energia repressa. Vi sono tre strutture, la prima quella superficiale rende
disponibile l’ individuo nei confronti del ruolo e delle responsabilità che egli riveste nella vita
sociale, una struttura seconda venutasi a costituire sul rimosso, ed infine una struttura biologica vera
essenza dell’ uomo. Nel 1931 nasce la Sexpol da lui inaugurata un partito socialista che vuole
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attuare una rivoluzione sessuale preceduta da una sociale. Reich, criticato sia dal marxismo che
dalla psicoanalisi, nel suo ultimo periodo di speculazione elaborerà la teoria dell’ orgasmo
universale, l’universo sarebbe generato da un amplesso totale e costituito su una sostanza detta
Orgone.
Fromm, autore di “ Avere o Essere ? “, pone il contrasto tra l’ avere inteso economicamente e
socialmente come invidia e risentimento che stanno alla base dei conflitti sociali, l’ essere, inteso
come libertà e ragione critica; contrario ad ogni assetto sociale esistente, Fromm propone nella
società da realizzare pluralismo di iniziative in correlazione alla crescita ordinata dell’ economia,
alla guida di ogni Stato dovrebbe essere posto un “ Supremo Consiglio Culturale “, un insieme di
intellettuali ed artisti.
Le scuole neo – freudiane americane si caratterizzano per: a) critica del concetto di libido sessuale,
b) de – assolutizzazione dell’ Es, c) negazione del fattore predominante sessuale, d) importanza
fattori sociali ed ambientali. Tra i maggiori esponenti segnaliamo Stack Sullivan, Karen Horney ed
Erich Fromm.
Adolf Grünbaum, in “ I fondamenti della psicoanalisi “ mostra come la psicoanalisi non abbia una
base epistemologica, la sua pseudo – validità di fonda su “ tesi della condizione necessaria “ : a) il
trattamento psicoanalitico permette di giungere alle cause inconsce della nevrosi, b) la guarigione si
attua nella presa di coscienza di tali cause. Grünbaum, sostiene che i dati clinici non sono mai
oggettivi, in quanto influenzati dallo psicoanalista, in secondo luogo non è possibile instaurare un
legame rigoroso tra le cause diagnosticate ed il risultato terapeutico
Dioniso e l'accettazione della vita
Dalla constatazione dell'orrore del mondo può seguire:
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la rassegnazione ascetica e fuggiasca di Schopenhauer
-
o l'accettazione della vita così come è, la sua esaltazione.
Solo il sì alla vita trasforma il dolore in gioia, la lotta in armonia, è l'accettazione integrale,
proprio del dionisiaco greco, che è il dio dell'armonia delle forme, che là dove c'è orrore lo
trasfigura in ideale, sublime o comico.
Solo la trasfigurazione rende possibile l'accettazione: nasce la tragedia e la commedia.
A Dioniso-entusiasmo si unisce Apollo-armonia e la virtù morale cristiana da Platone in poi
viene abbattuta.
Non pessimismo decadente né ottimismo superficiale, ma orrore e sì! Come per Schopenhauer
era orrore e no, fuga.
La critica della morale e la trasmutazione dei valori
La morale e il cristianesimo sono contro la vita. Tutti li hanno sempre accettati, ma mettiamo in
questione il valore dei valori: la morale è una proiezione delle tendenze umane che ci hanno
messo nell'educazione, l'istinto del gregge nel singolo, la voce della coscienza in fondo non è
Dio, ma l'altro uomo quello dominante.
Alla morale dei signori (cavalleresca) il cristianesimo ha sostituito la morale degli schiavi, e
questo è nato dalla casta sacerdotale che vuole dominare quello che non ha, lo spirito, è il
popolo sacerdotale che ha irretito gli uomini, riempiendoli di sensi di colpa, di auto-tormenti,
tanto da conquistare il conquistatore, Roma.
Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra, il cristianesimo è «la più sotterranea congiura
che sia mai esistita... contro la vita stessa». L'anima non esiste, io sono corpo, e la valle di
lacrime è la mia dimora gioiosa.
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La morte di Dio
Dio è:
1. il simbolo di ogni prospettiva oltremondana e antivitale
2. la personificazione di tutte le certezze ultime dell'umanità
ebbene Dio è morto.
È una menzogna, come il cosmo razionale è uno stratagemma per continuare a vivere in un
mondo che invece è solo caos, l'uomo si è dovuto convincere, imbrogliare, per consolarsi.
L'uomo ha bisogno della menzogna per vivere (già Platone: il fanciullino di Cebete...), per
sopravvivere.
La più antica delle bugie vitali ora però è morta... ateo è realtà.
Vediamo l'annuncio e le conseguenze.
Eccoci nella Gaia scienza il novello Diogene annunzia la morte di Dio, che gli uomini, che
sono assassini, che si sono fatti quasi dei per poterlo fare... ma è arrivato troppo tardi,
l'uccisione è già avvenuta... ma è arrivato troppo presto, l'uccisione non si è ancora ripercossa...
La morte di Dio è un trauma per l'uomo non über, ma proprio essa fa nascere il Super-uomo.
Morte di Dio, vertigine di chi guarda in faccia l'orrore, libertà!
Siamo spiriti liberi ora finalmente il nostro mare ci sta aperto davanti. Con Dio muore Platone
il primo a calunniare questo mondo.
Non è che Dio non esiste (questa è una posizione metafisica) ma è morto, è un accadimento
anch'esso in corso.
Morti sono tutti gli dei, ora vogliamo che il superuomo viva. Non è facile, morto un Dio gli
uomini adorano un asino, sostituto idolatrico. La grandezza dell'oltre uomo è il riuscire a vivere
la propria libertà, riuscendo a vincere anche l'ombra di Dio.
Nichilismo e suo superamento
Nichilismo è fuga dal mondo, quindi Platone e la Chiesa. Ma anche la situazione del moderno
essendosi illuso con la metafisica di dare un senso al tutto ora ne rimane deluso.
Non ci sono valori, fuori, sopra il mondo che è vuoto, questo è il nichilismo di colui che si
chiederà sempre "a che scopo?", senza giungere a una risposta.
Nietzsche invece ha attraversato il nichilismo e l'ha superato. Il nichilismo passivo è quello che
di fronte al vuoto si abbatte, quello attivo è di chi dà sempre un senso, nella mancanza di senso
scopre di essere lui stesso la fonte di senso (creatore!), sviluppa la sua volontà di potenza,
comprende la sua responsabilità di istituire i significati.
L'eterno ritorno
Il più abissale dei pensieri di Nietzsche è l'eterno ritorno dell'Uguale: la ripetizione eterna di
tutte le vicende del mondo. L'uomo dell'Ottocento è preso dalla scissione tra senso ed
esistenza, solo il über può decidere l'eterno ritorno e quindi vivere come se tutto tornasse, come
un gioco creativo che ha in sé il proprio senso appagante.
Se il tempo, del resto, avesse una struttura lineare, l'agire dell'uomo non sarebbe sottoposto alla
responsabilità in quanto in un tempo spazializzato (come direbbe Bergson), ossia in un tempo
formato da tanti attimi tutti uguali e sostituibili uno all'altro, l'azione compiuta in un
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determinato momento non avrebbe nessi con le altre e con l'intera vita. Al contrario in un
tempo ciclico ogni azione ritorna e si ripresenta in una costante assunzione di responsabilità: la
tua azione vale per sempre, le conseguenze dell'azione si ripercuotono sull'intero arco della
vita, per l'eternità.
C'è chi interpreta l'eterno ritorno anche in chiave antitrascendentalistica, ossia come chiusura
del tempo in un costate riferimento a sé che non prevede alcuna ulteriorità.
L'esistenza è essenzialmente trascendenza, ossia oltrepassamento: questa è la sua soggettività.
Il termine verso cui si trascende è il mondo (essere nel mondo). Dove il mondo è la struttura
relazionale che caratterizza l'esistenza umana come trascendenza. Essere nel mondo,
trascendere verso il mondo significa farne il progetto di possibili atteggiamenti e azioni. Questa
è libertà. Ma una volta che tale libertà si progetta in un mondo (ossia nel suo attuarsi) già si
limita assoggettandosi al mondo in cui viene ad essere gettata.
Libertà: progettare un mondo da cui poi dipendere e di cui prendersi cura (degli utensili). Il
prendersi cura costituisce l'essere dell'essere nel mondo.
Le cose nel mondo sono in quanto utilizzabili. Utilizzabilità vuol dire essere alla mano, a
portata di mano: questo è il senso dello spazio (che non è una forma soggettiva bensì la
struttura oggettiva del dislocarsi degli utilizzabili più o meno nella vicinanza).
Ora l'esserci è possibilità e comprensione di tale possibilità. Ancora, l'interpretazione è la
comprensione di qualcosa come qualcosa sullo sfondo di un progetto. Infine l'interpretazione
genera il giudizio. Questa è scienza. Un oggetto diventa utilizzabile quando è tematizzato dalla
scienza.
Oltre alle cose nel mondo capita anche che ci siano gli altri. Di questi non ci si prende cura, ma
si ha cura (l'aver cura è la struttura fondamentale di tutti i possibili rapporti tra uomini). Ora il
rapporto con gli altri può essere un essere insieme inautentico (in cui ci si prende cura delle
cose degli altri) o un coesistere autentico (in cui li si aiuta ad essere liberi e a prendersi le cure
loro).
L'esistenza come possibilità è inscindibile dall'esistenza come comprensione. Ora uno può
comprendersi a partire da sé (autentica), dal mondo (inautentica), dagli altri (anonima, tutti e
nessuno, si dice... si fa...). Nell'esistenza anonima il linguaggio, lo svelamento dell'essere, si fa
chiacchiera, vuota e quindi curiosità ma non rivolta all'essenziale quindi equivoco.
Ebbene sì, anche l'esistenza anonima è un poter essere dell'uomo. Poter essere che ha alla base
la deiezione, cioè la caduta al livello del mondo, dall'essere al fatto.
Proprio la fattualità o effettualità è l'esser gettato nel mondo che colpisce non tanto la
comprensione sempre progettante in avanti, quanto la situazione emotiva (Befindlichkeit) per
cui l'uomo si sente abbandonato, sente che c'è e che c'è fra altri. Occhio anche qui nulla di
soggettivo, ma modo d'essere originario dell'esistenza.
In una parola Sorge. Prendersi cura delle cose e avere cura degli altri, essere gettato nel mondo
e progettare in avanti. L'esistenza è un pendolo tra il possibile e il fatto (per cui il mio
progettare e rimandato in dietro dal mio essere fatto), questa è la struttura circolare della Sorge.
Ora, tutto ciò che ha a che fare con il mondo, con il fatto è inautentico. Persino la normatività
morale, non essendo questa pensabile fuori dalla quotidianità del rapporto con il mondo.
Ogni progettare o trascendere (l'essenza dell'esistenza) rigetta l'uomo nel mondo facendolo
cozzare con il semplice fatto che egli c'è ed è al livello di tutti gli altri. Ogni possibilità è
pertanto indifferente. L'esistenza stessa non può che essere inautentica, "una nullità essenziale".
Tutto quello che l'esserci può progettare è un progettare nullo, o un nulla in quanto progettato.
L'esserci è nullo già in quanto progettante.
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C'è una sola possibilità non inautentica e non nulla: la morte (allegria!).
La morte è la più propria e incondizionata e insormontabile e certa possibilità. Solo assumendo
su di sé la morte come unica propria possibilità autentica l'uomo ritrova il suo essere autentico.
L'esistenza anonima è fuga di fronte alla morte. La coscienza (la voce della coscienza che esce
dall'anonimato) fa sentire all'uomo il suo debito verso la sua vera natura e lo spinge verso una
decisione anticipatrice che progetti la sua esistenza come un essere per la morte, l'unico
autentico.
La morte non va realizzata (suicidio) e nemmeno attesa (di realizzarla) perché è autentica
possibilità e come tale va compresa. Vivere per la morte significa comprendere l'impossibilità
dell'esistenza in quanto tale. La morte è la possibilità dell'impossibilità dell'esistenza (dove
possibilità sta per comprensione).
Ogni comprensione è però accompagnata da una situazione emotiva, tonalità affettiva... qui è
l'angoscia. È l'angoscia che pone l'uomo di fornite al nulla (la possibilità dell'impossibilità),
quel nulla che è presente anche nell'esistenza anonima, dove però opera mediante negazioni,
limitazioni... ma che più di tutto pone l'uomo di fronte alla sua autentica finitudine,
all'impossibilità possibile, al superamento dell'essere nella sua totalità. Il nulla è un salto
sull'essere, che va dal nulla al nulla.
L'esistenza autentica è quella che comprende chiaramente e realizza emotivamente la radicale
nullità dell'esistenza. L'esistenza è trascendere, anticipare e progettare, che però si rivela
impossibile, un nulla nullificante. Non rimane che progettare e anticipare questo nulla.
Il tempo
Tra le tre estasi, fondamentale è il futuro. Ma presente, passato e futuro si implicano a vicenda,
ognuno implica un fuori di se per cui la temporalità viene a essere l'originario fuori di se in se
stesso e per se stesso e viene designata come ek-statikón.
Il futuro inautentico è il luogo dell'attenzione impegnativa. Il futuro autentico è la decisione
anticipatrice.
Il passato inautentico è paura di chi è rimasto inchiodato al mondo. L'angoscia invece fa
precipitare il mondo nell'insignificanza ed è il passato autentico
Il presente inautentico è la routine della presentazione dell'ora. Cui si contrappone l'istante
kierkegaardiano, ossia l'irrompere dell'eterno nel tempo, la nullificazione dell'ora. Esso è il
ritorno al suo più proprio, quindi ripetizione del più autentico passato.
Il tempo in quanto scientifico, la databilità è quindi ovviamente inautentica.
L'essere è tempo. il tempo è il senso dell'essere.
La storia
La banalità quotidiana non ha storia. L'esistenza autentica si riassume nell'attimo tacito e
passionale dell'angoscia e in quest'attimo l'uomo è assolutamente solo di fronte all'unica
certezza insorpassabile del suo destino: la morte.
Ora però l'angoscia non uccide l'uomo, al contrario gli dà modo di vivere rimanendo fedele al
più proprio nella situazione in cui viene a trovarsi.
Ecco la libertà dell'uomo: fare di necessità virtù. Il destino in cui consiste la storicità dell'uomo
è precisamente questo ereditare le proprie possibilità, volere quello che è già stato, ripetere la
situazione a cui si è legati. Questa ripetizione è il destino. E questo destino è la storia.
Alla fine l'esserci l’interrogato sul senso dell'essere non ha risposto. ha risposto nulla. La
conclusione dell'analitica esistenziale è il nichilismo.
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Critica della metafisica: è fisica (l'atto puro di Aristotele, lo spirito assoluto di Hegel), e
Platone ha capovolto essere e verità: prima c'era l'essere e la verità era il suo dispiegamento ora
c'è l'idea che è uno sguardo sull'ente, e la verità è la giustezza di tale sguardo. Nietzsche: la
verità è una specie di errore.
L'essere non può essere svelato, ma solo svelarsi. L'uomo non può che porsi nelle condizioni di
subire una tale iniziativa. L'essere si svela ma mai del tutto, quindi l'uomo erra sempre. Gli
erramenti dell'ente costituiscono la storia che come già diceva Hegel è l'ordine necessario della
rivelazione dell'essere.
Jaspers vede l’esistenza come "naufragio" di tutte le possibilità che all’uomo sembrano aprirsi, la
libertà che sembra caratterizzare l’esistenza si rivela come impossibilità di superarne le condizioni
che l’uomo ritrova in sé: non può non morire, sente il peso della colpa, non riesce a comunicare.
Solo attraverso la metafisica autentica, può trovare l’essere sotto la "cifra" in cui si manifesta.
HABERMAS LA REVISIONE DEL MARXISMO
La forza della democrazia, liberata dalla revisione e dal superamento degli schemi tradizionali
dell’analisi marxista, costituisce l’ispirazione di un discorso politico sulla modernità che vede
Habemas protagonista di una seria alternativa alla tendenza del Capitalismo di allontanare i cittadini
dalla politica. Se la tecnologia , frutto della ricerca avanzata “spoliticizza” l’individuo, mentre lo
stato moderno impone le sue “esigenze sistemiche” sopra i mondi vitali degli uomini, occorre
pensare a nuove prassi interpersonali che scuotano il cittadino dalla passività e lo rendano attore di
un “agire comunicativo”, in cui i singoli si sentano “partecipanti ad un discorso pratico”.
La modernità prende quindi le mosse da una ragione universale che rende possibile la comprensione
fra mondi vitali, ossia fra idee, discorsi e contenuti che ruotano attorno a individui o a gruppi di
individui. Nella volontà di comunicare universalmente sta l’ideale etico della politica in cui confida
Habermas anche quando, superati i conflitti sociali dovuti alla distribuzione della ricchezza, si
aprono quelli relativi alla “grammatica delle forme di vita”, cioè i nuovi conflitti riguardanti le
qualità della vita: l’ambiente, la salute, le culture e la partecipazione sociale.
“Nella sfera pubblica strutturalmente spoliticizzata il fabbisogno di legittimazione si riduce a due
bisogni residui. Il privatismo del cittadino, ossia l’astinenza politica combinata con un orientamento
teso alla carriera, al tempo libero e al consumo, favorisce l’aspettativa di adeguate compensazioni
conformi al sistema ( sotto forma di denaro, tempo libero e sicurezza). Di ciò tiene conto una
programmatica sostitutiva ispirata ai principi dello statalismo assistenziale che accoglie in sé anche
elementi di una ideologia della prestazione trasferita sul piano educativo.”
Teoria dell’agire comunicativo
Habermas addiviene a una tipologia significativa dell’agire, individuando ben quattro tipi di agire:
1. L’agire strategico (detto anche “teleologico” o “strumentale”) alla base di esso v’è il
presupposto secondo cui noi agiamo in vista di scopi ben determinati (perciò è anche detto
“agire teleologico”), adottando una certa strategia
2. agire regolato da norme si riconosce sì l’esistenza di una dimensione in cui vige la frode,
ma si ritiene anche che, accanto ad essa, ve ne sia un’altra, coincidente con il mondo
dell’agire morale e del dovere
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3. agire drammaturgico gli individui agiscono ai fini di un’autorealizzazione simbolica, quasi
come se si mettessero in scena e recitassero con grande enfasi
4. agire comunicativo agire in cui entra in gioco la dimensione linguistica, rientrante tra le
caratteristiche che distinguono l’uomo dalle bestie.
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