Carissimi, 23/12/14 14.55 Rivista "Il Tempietto" n, 16 Presentazione La Mostra esposta dal 1 al 9 dicembre 2014 nel salone del Liceo Don Bosco è stata l'introduzione visiva a questo 16° numero della Rivista "Il Tempietto" dal titolo La Grande Guerra, 100 dopo. Spinto dalla Mostra ad andare oltre la narrazione divulgativa, è sorta in me insistente un'idea: nella Grande Guerra sono le radici del nostro tempo. Non capiremmo infatti l'egemonia USA nel mondo che, dalla fine di quel conflitto nonostante una breve pausa di isolazionismo-, ha tolto il primato mondiale al vecchio continente.Tramonta infatti l'egemonia mondiale della civiltà europea, la sua tecnica,il suo progresso. E' la fine di un mondo! Risalendo alla Grande Guerra risulta più chiara la "drammatica situazione del Medio Oriente". Nel trattato Sèvres del 1920 vennero creati dai vincitori vari stati come l'Arabia. L'Egitto, la Mesopotamia, la Palestina vengono poste sotto protettorato inglese; la Tunisia, il Marocco, il Libano e la Siria sotto il protettorato francese; la Libia restava all'Italia. Francia e Gran Bretagna durante il conflitto scoprirono la presenza del petrolio del mondo arabo e da allora uno dei motivi della conflittualità di quella regione è l'oro nero. Nel 1917 con la dichiarazione di Balfour la Gran Bretagna si impegna a facilitare la creazione, in Palestina, di una sede nazionale per il popolo ebraico, punto di partenza file:///Volumes/SENZA%20TITOL/Rivista/Rivista%2016/RIVISTA/Presentazione/introduzione.htm Pagina 1 di 4 Carissimi, 23/12/14 14.55 dell'attuale Stato d'Israele. Dal limitato numero di famiglie ebree che vivono in Palestina, terra di arabi, si giunge ad uno stato ebraico che emargina la popolazione araba. I nuovi stati sorti dalle ceneri dell'Impero Ottomano e la nascita di uno stato ebraico in Palestina, resero il Medio Oriente una vera e propria polveriera. E la terra ove nacque il Signore Gesù da Terra Santa è diventata Terra di guerra permanente. Il petrolio, la ricchezza degli stati arabi, sembra essere il filo che unisce la situazione creata artificialmente dopo la guerra all'attuale esplosione del fenomeno ISIS! Noi continuiamo - scrive Franco Cardini spostando ancora più indietro le radici dell'oggi - a considerare i valori delle conquiste della nostra civiltà come universali: e non vogliamo renderci conto del fatto che essi sono stati fondati proprio sull'ineguaglianza e sull'ingiustizia. Il cammino di ascesa civile della modernità, dal Cinquecento in poi, è stato compiuto sulle teste , sulle spalle e - diciamolo pure- sui cadaveri delle popolazioni degli altri continenti. Può non piacere: ma la globalizzazione, oggi, ha portato in superficie questa contraddizione profonda; ha palesato che la nostra uguaglianza e il nostro benessere hanno poggiato per lunghi secoli sulla miseria degli altri continenti e sullo sfruttamento. E tutto ancor oggi continua, in un mondo nel quale milioni di africani non possono saziare la loro sete e curarsi l'AIDS in quanto le nostre lobbies gestiscono a caro prezzo le risorse idriche e tengono alti i costi dei brevetti di fabbricazione dei medicinali."( Secolo XIX del 17 dicembre del 2014) Chiaro il suggerimento dello storico: affamare e ridurre alla disperazione in nome della logica del profitto e delle leggi del mercato non è meno criminale del criminale fanatismo dei talebani o dell'ISIS. Ma si può escludere che il primo crimine sia la forza del fanatismo e della crudeltà dell'ISIS? Il trionfo del principio dell'autodeterminazione dei popoli infranse l'impero austroungarico in una ragnatela di stati: Polonia, Repubbliche Baltiche, Ungheria, Cecoslovacchia. Si concesse agli stati del Sud di creare la Jugoslavia… e i Balcani sono tuttora zona di "non pace". La rivoluzione russa del 1917, infine, nata nella guerra mondiale, ha disseminato nel mondo i suoi tentacoli tuttora vivi in America Latina e in Asia… anche se il 1989 col crollo del muro di Berlino ha segnato la fine dell'impero bolscevico… e gli Usa sono diventati i gendarmi del mondo. Ma la Russia prostrata dal fallimento del comunismo reale e sconfitta dagli USA per il dominio del mondo, con Putin scompagina l'attuale situazione geopolitica e tenta di riconquistare territori limitrofi persi. La Crimea è stata recentemente invasa e oggi Putin sostiene le regioni filorusse dell'Ucraina orientale per staccarle da Kiev. Mussolini, Hitler, Stalin sono il prodotto nefasto della Grande Guerra, cui segue un secondo conflitto mondiale, la guerra fredda e, nell'89, il crollo del muro di Berlino che segna la fine del Socialismo reale e la crisi dell'URRSS. In positivo - dopo il secondo conflitto mondiale generato dalle "condizioni di pace" imposte ai vinti nel primo conflitto - dalla distrutta Europa sorge un'idea, fascinosa, che è diventata realtà nel vecchio continente: l'Unione Europea… anche se la crisi mondiale attuale mette a dura prova questo miracolo di pace e di benessere per il mondo intero. file:///Volumes/SENZA%20TITOL/Rivista/Rivista%2016/RIVISTA/Presentazione/introduzione.htm Pagina 2 di 4 Carissimi, 23/12/14 14.55 Fioriscono infatti spinte nazionaliste che spingono ad uscire dall'unione. Abbiamo tanto rallentato la costruzione dell'Unione politica e la crisi da 6 anni incombe ancora sulla zona Euro. Senza solidarietà, garantita dall'unione politica, l'interesse genera corse solitarie di stati che tornano a confliggere. La Rivista si articola in due parti. Nella prima si trovano interventi dei componenti del Centro Culturale "Il Tempietto". Nella seconda sono raccolti una serie di articoli di approfondimento, che rendono prezioso questo numero della Rivista. Nella prima parte, dopo una prima visione generale della Grande Guerra, si passa a riflettere sul "nuovo" che emerge dagli studi dell'ultimo decennio. Lo sguardo sosta sull'esperienza di chi ha combattuto al fronte, sofferto a casa o sotto l'occupazione straniera dopo Caporetto. Tracce di una storia denunciata negli uomini di cultura, in particolare dai poeti dei vari paesi aderenti alle due coalizioni in guerra. Arricchisce questa prima parte il breve ricordo del Diario ritrovato di un militare parente dell'autore dell'articolo. Si tratta della vicenda del nonno della moglie di Luigi Garbato che rievoca in modo elegante quei fili sottili che riportano alla Grande Guerra colti nel Diario di del tenente Antonio Baliani, detto dai nipoti nonno Pucci. Viene ripreso il filone garibaldino che attraversa la nostra storia. Ci riferiamo al mito di Gauibaldi. Mito - scrive Salvatore Vento- che sarà successivamente declinato in aree ideologiche completamente diverse: durante il periodo fascista, durante la lotta partigiana del 1943-45 (vedi la costituzione delle Brigate Garibaldi) per la liberazione dall'occupazione nazi fascista, alle elezioni del 1948 quale simbolo della lista del Fronte popolare delle sinistre". Nel 1914, al dilagare della Grande Guerra, sei degli otto figli di Ricciotti Garibaldi, figli dell' "eroe dei due mondi", vanno a combattere da volontari sul fronte occidentale. Vengono schierati nella legione italiana dell'esercito francese e combattono da veri e propri eroi. Il primo a cadere in battaglia è Bruno Garibaldi. Molti garibaldini combatteranno, nel 1915, sul fronte italiano nella Brigata Alpi, sotto il comando di Peppino Garibaldi. Nel 1918 la brigata sarà trasferita in Francia, proprio perché conosce già il fronte occidentale, insieme agli arditi di Curzio Malaparrte. Nella Brigata c'era anche il poeta Ungaretti. Benito Poggio, prima di passare in rassegna i sedici "poeti -soldato inglesi", ricorda che la guerra - pur con i suoi dieci milioni di vittime, e le sue orrende mostruosità, proprio in contrasto con tanta crudeltà ed efferatezza - diede origine ad una straordinaria fioritura di poeti combattenti nei vari fronti che levarono la loro voce per condannare la barbarie della guerra e la cruda realtà cui avevano assistito. La Grande Guerra e l'arte italiana conclude la serie dei nostri articoli. Nell'orizzonte della guerra Gigi Bovo s'accosta all'arte, in particolare al futurismo evidenziandone la rivoluzione antropologica al fine di creare un uomo nuovo con il trionfo della macchina e della tecnica. "I futuristi - scrive Giardina in 1914 la Grande Guerra - l'Italia neutrale spinta verso il conflitto sono giovani e impazienti. Si sentono soffocare dalla società in cui sono costretti a vivere.(…) La guerra potrà spazzare un mondo putrido e creare l'uomo nuovo, il prezzo da pagare in sangue sarà da accettare. Sono per l'intervento, dunque, non importa neanche a fianco di chi né per che cosa. Trieste e Trento? Che importa? Lo scopo della guerra è la guerra". file:///Volumes/SENZA%20TITOL/Rivista/Rivista%2016/RIVISTA/Presentazione/introduzione.htm Pagina 3 di 4 Carissimi, 23/12/14 14.55 (pag.163). Ma c'è il dopo… c'è l'esperienza della guerra che spira questi artisti. Scrive Gigi Bovo: "Nella mostra“La grande guerra degli artisti” voluta nel novantesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia e realizzata a Firenze al museo Marino Marini ( marzo 2006) a cura di Nadia Marchioni, l’importanza dei nomi degli artisti, già notissimi all’epoca, e la bellezza delle tele e dei disegni e incisioni, tanto dicevano, dall’interventismo alla tragedia della carneficina; dall’esaltazione retorica alla consapevolezza amara". I grandi artisti erano impegnati, ognuno col proprio stile a rendere onore al soldato, eroe umile e indispensabile, quindi alla Battaglia. L’ultimo periodo in cui l’amor di patria in Italia, fu esistente e manifesto." La seconda parte è un aiuto all'approfondimento del tema della Rivista: una luce sul primo conflitto mondiale e sul sentire e operare dei credenti, in particolare dei cattolici. Alberto Rinaldini file:///Volumes/SENZA%20TITOL/Rivista/Rivista%2016/RIVISTA/Presentazione/introduzione.htm Pagina 4 di 4