“In circolo. Rivista di filosofia e culture” Rivista online di

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“In circolo. Rivista di filosofia e culture” Rivista online di prossima diffusione
Sezione FILOSOFIA E LE CULTURE, sezione della rivista
Un effetto della cosiddetta globalizzazione è la tendenziale omologazione delle differenti culture che si
presentano indebolite,appiattite con venature di generica anonima uniformità. Non è infrequente il fatto
che nel contempo si generino retrofenomeni di ripiegamento identitario contrassegnati da altrettanti
caratteri di impoverimento regressivo delle proprie fonti. Sono ben note le ricadute di queste polarizzazioni
sul piano politico internazionale contemporaneo. L’alternativa a queste derive uguali e contrarie è che le
culture mantengano la loro Stimmung aprendosi al confronto senza disperdere il patrimonio accumulato nel
tempo. La parola dialogo esprime bene questa disposizione: ‘logos’ indica una un complesso discorsivo
razionale e ‘dia’ il tra che segna lo spazio, l’intervallo che distingue e separa le culture. Coltivare il tra significa
indicare le differenze e, insieme, individuare le connessioni che possono esistere tra di esse. Sullo schermo
proiettato da una cultura viene in primo piano l’altro, intessuto di costumi, modi di pensare e vissuti
differenti. La disciplina che programmaticamente frequenta e pratica la distanza delle differenti culture
prospettando spazi comuni di reciproco riconoscimento è l’antropologia. Abitare il ‘tra’ offre l’opportunità di
promuovere modi di pensiero propizi alla circolazione e all’arricchimento attinenti alle rispettive postazioni
culturali. A partire da queste premesse è possibile distinguere i concetti di globalizzazione e di universalismo.
La propensione all’’universalismo è connaturata in ciascuna cultura ed induce a presunzione di superiorità,
chiusura dogmatica, intolleranza volontà di dominio. Se tra le costanti delle culture si possono costruire ponti,
questo può accadere sulla condivisione di un universalismo delle e nelle differenze come base di intesa
reciproca. La cultura eurocentrica, che è stata chiamata per la sua diffusione in termini più ampi Occidentale,
ha avuto come pilastri la duplice marca della universalità religiosa a partire dalla denominazione “cattolica”
e dell’assolutismo dei principi presupposti dalla razionalità tecnico-scientifica. In questi termini la cultura
occidentale si è proposta sullo scenario geopolitico mondiale con i caratteri di un oligopolio da esportazione.
Possiamo in ogni caso avanzare l’ipotesi che ci sia un terreno potenzialmente universale ed è quello della
promozione e della tutela della vita sia a livello individuale che collettivo. Questo entra nella sfera dei diritti
universali che hanno come perno precipuo il diritto alla e della vita. Questi diritti sono riconoscibili e definibili
in quanto diritti umani Ma parlare di diritti universali può contraddire il fatto che differenti possono essere e
sono le loro modalità di formulazione e di caratterizzazione da parte delle culture del nostro tempo ed allora
è più opportuno dire che i diritti vanno intesi come tendenzialmente universalizzanti sulla base di
convergenze ampiamente condivise. Il diritto alla tutela della vita significa nel contempo denuncia dello
sfruttamento, del dominio in tutte le sue forme in quanto attentato alla libertà, della violenza, delle guerre.
Su queste tematiche le culture senza rinunciare alle loro identità possono e devono dialogare tra loro e al
loro interno ( tra cristiani e mussulmani, tra sunniti e sciiti, tra turchi e curdi e così via). Più in generale,
assumendo che le identità culturali si costituiscono nell’ambito delle differenza, il dialogo tra di esse le
espone al confronto con l’impensato che può arricchirle senza delegittimarle o snaturarle. La condizione
irrinunciabile del dialogo è il reciproco ed assolto rispetto. L’alternativa è uno scontro tra le culture che può
diventare un attentato al diritto alla vita non solo delle culture stesse, ma anche degli uomini che da esse
sono plasmati, una prospettiva belligerante e mortifera. Una prospettiva non così estranea ai nostri tempi.
Vanno in ogni caso esaminate, come stanno facendo soprattutto i francesi tutte le differenti componenti
della questione: culturali, sociali, politiche, sociologiche, psicologiche,antropologiche.
In Italia siamo
indietro. Sicuramente.
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