BLUE TONGUE: una emergenza sanitaria per la zootecnia di Ragusa e dell’Italia centro meridionale. Una malattia di esclusivo interesse zootecnico con enormi ripercussioni economiche la cui insorgenza deve far riflettere sulla possibilità che in Italia si siano determinate condizioni favorevoli per lo sviluppo di altre malattie trasmissibili per vettore. Dott. G.Blandino – Direttore Servizio Sanità Animale – A.U.S.L. 7 RAGUSA _____________________ Da tempo il problema Blue Tongue è stato oggetto di discussione fra Veterinari, Allevatori e Politici ed è stato ripreso da numerosi quotidiani. Pare opportuno, pertanto, chiarire alcune caratteristiche della malattia ed evidenziare i controversi aspetti sanitari ed economici che hanno animato il dibattito fra le parti. LA MALATTIA La Blue Tongue, fino a qualche anno fa considerata malattia esotica, si è insediata nel nostro paese a partire da Agosto 2000 ed ha via via interessato quasi tutta l’Italia centro meridionale. Essa, detta anche Febbre Catarrale degli ovini, e' una malattia infettiva dei ruminanti trasmessa da insetti del genere culicoides. L'agente eziologico e' un virus appartenente alla famiglia Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 24 sierotipi ( in Italia ad oggi sono stati isolati 4 sierotipi e precisamente i sierotipi 2, 4, 9, e 16). La loro patogenicita' e' variabile e, benche' tutte le specie di ruminanti siano recettive, la malattia si manifesta in forma grave negli ovini con sintomi caratterizzati da febbre, infiammazione, congestione ed edema a carico della regione orale e oculare nonché emorragie ed ulcere a carico delle mucose; in alcuni casi la lingua edematosa e cianotica protrude dalla bocca in altri si riscontrano lesioni podali con conseguente difficoltà di deambulazione. I bovini infetti, a parte casi sporadici in cui è stata osservata una modesta sintomatologia, fungono da amplificatori del virus in quanto una volta infettati rimangono portatori sani e sono in grado di trasmettere tale virus agli insetti vettori per lunghi periodi di tempo. La prevalenza della malattia è influenzata dai fattori che regolano la presenza dei vettori sul territorio e pertanto il suo andamento è strettamente stagionale. La incidenza spaziale e temporale del virus in questione è influenzata da fattori climatici quali la temperatura, le precipitazioni, l’umidità, i venti. La diffusione della malattia nel mondo è compresa in un’area geografica delimitata approssimativamente tra il 35° parallelo sud e il 40° parallelo nord. La B.T. è diffusa in tutto il continente Africano, in molti Pesi del Bacino del Mediterraneo (Israele, Siria, Turchia, Grecia, Bulgaria, Bosnia ecc), nell’America Centrale e Meridionale, in Indonesia e in Australia. LA NORMATIVA La Blue Tongue risulta compresa fra le malattie della lista A dell’OIE (Organizzazione internazionale delle Epizoozie) per le quali l’Unione Europea aveva previsto misure di lotta assai drastiche contenute nella Direttiva 92/119 CE, recepita dall’Italia con DPR 17/5/96 n. 362. In base a tali disposizioni la lotta alla febbre catarrale degli ovini doveva essere incentrata sull’abbattimento e sulla distruzione di tutti gli animali infetti, sospetti di infezione, sospetti di contaminazione il che sarebbe, presumibilmente, equivalso all’abbattimento e alla distruzione, nel tempo, di tutti i ruminanti allevati nell’Italia centro meridionale ovvero a una sorta di depopolazione di tali animali in tutte le aree interessate dall’infezione. Considerata la impraticabilità di tale soluzione, che avrebbe avuto costi insostenibili e ripercussioni socio economiche insopportabili, lo Stato Italiano confortato da un’analisi del rischio effettuata dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo ha chiesto ed ottenuto dalla Comunità Europea una normativa specifica per tale malattia emanata con Dir. 2000/75/CE in base alla quale l’abbattimento dei capi veniva limitato a casi particolari e in compenso veniva previsto di contrastare la diffusione del virus attraverso la limitazione dei movimenti degli animali sensibili all’infezione e attraverso la vaccinazione dei capi presenti nelle aree a rischio. L’Italia nel recepire tale norma ha disposto che la vaccinazione riguardasse sia gli ovini che i bovini con l’obiettivo di interrompere la circolazione virale sul territorio e di pervenire nel medio lungo termine alla eradicazione della Blue Tongue. Da qui una serie di complesse disposizioni ministeriali, soggette a continue modifiche anche in base alla mutevole situazione epidemiologica della malattia, che prevedevano: • • • • • la istituzione di zone di protezione e di sorveglianza attorno ai focolai; la movimentazione condizionata degli animali recettivi dalle zone di protezione e di sorveglianza la sorveglianza entomologica al fine di controllare la presenza degli insetti vettori sul territorio la sorveglianza sierologia su animali sentinella (bovini) al fine di evidenziare la eventuale circolazione virale sul territorio. la profilassi vaccinale mediante l’impiego di vaccino vivo attenuato (unico prodotto attualmente disponibile) acquistato in Sud Africa. L’ATTIVITA’ DEI SERVIZI VETERINARI IN PROVINCIA DI RAGUSA • • • • In provincia di Ragusa le misure di sorveglianza e di profilassi hanno trovato applicazione nell’anno 2003 mediante: l’autorizzazione alla movimentazione in uscita dalle aziende dei bovini e degli ovicaprini mediante la vidimazione dei relativi certificati (Mod. 4). Tale attività per l’anno 2003 ha comportato n. 22.341 vidimazioni. il controllo mensile dei bovini sentinella con il prelievo di complessivi 2.845 campioni di sangue attraverso cui è stata accertata la positività per i Sierotipi 2 e 9 in almeno 6 aziende sentinella a dimostrazione del fatto che il virus della Blue Tongue è presente e circolante in provincia di Ragusa il controllo settimanale delle catture di insetti effettuate mediante il posizionamento di n. 2 trappole installate una in territorio di Santa Croce Camerina e una in territorio di Ispica che nel corso del 2003 ha comportato n. 102 prelievi; Tale controllo ha consentito la cattura di Culicoides spp. e di Culicoides Imicola a dimostrazione del fatto che sul nostro territorio oltre al virus sono presenti anche gli insetti vettori dello stesso. la vaccinazione di n. 75.599 bovini e di n. 23.903 ovicaprini corrispondenti ad oltre l’80% del patrimonio presente. CONSIDERAZIONI L’applicazione delle disposizioni previste dal Ministero della Salute ha sicuramente consentito di contenere i danni diretti della malattia attraverso una riduzione dei focolai e un contenimento della morbilità e della mortalità nella specie ovicaprina ma ha altresì prodotto alcuni risultati negativi, i cui effetti hanno gravato soprattutto sugli allevatori, riassumibili nei seguenti punti: • la contrazione dei mercati per gli animali delle specie sensibili che, stante la inadeguatezza delle strutture di macellazione locali, hanno trovato sbocchi commerciali non sufficientemente remunerativi; • • • • l’arrivo di nuovi sierotipi del virus che hanno vanificato le campagne di vaccinazione già in atto rendendo necessario l’avvio di nuove campagne comprensive di tali sierotipi; al riguardo basta ricordare che mentre la vaccinazione con il sierotipo 2 era già in avanzata fase di attuazione la comparsa del sierotipo 9 ha comportato la rivaccinazione di tutti i capi; la diffidenza degli allevatori dell’Italia Meridionale che di fronte a regole non certe, continuamente mutevoli, ma comunque penalizzanti per la loro economia hanno avuto la precisa sensazione di essere danneggiati dalle istituzioni a vantaggio di altri territori o di altri paesi Comunitari che attraverso queste regole si è tentato di difendere dalla diffusione della malattia; un notevole imbarazzo, considerevoli difficoltà e ingenti costi per i Servizi Veterinari delle AUSL che sono stati costretti a sostenere una normativa molto complessa, poco comprensibile dai non addetti ai lavori, la cui applicazione in funzione della mutevole situazione epidemiologica della malattia, non ha consentito di avere certezze sugli ambiti commerciali possibili neanche all’interno della stessa Regione e a volte della stessa provincia. gli effetti collaterali del vaccino come l’aborto o il parto prematuro, relativamente ai quali non è stato possibile accertare la effettiva responsabilità del prodotto immunizzante, nonché effetti collaterali, difficilmente quantificabili, come la diminuzione della produzione latte, l’aumento delle cellule somatiche nel latte, i danni alla caseificazione, la ipofertilità dei riproduttori ecc. che gli allevatori hanno più volte evidenziato ma relativamente ai quali, a parte semplici enunciazioni nelle norme di riferimento, non esistono procedure formali per il loro accertamento e la loro quantificazione. CONCLUSIONI In conclusione si può serenamente affermare che la Blue Tongue non rappresenta comunque alcun rischio per l’uomo. Tuttavia la sua comparsa in Italia costituisce un fenomeno su cui riflettere e deve spingere ad indagare sui cambiamenti climatici ed ambientali verificatesi negli ultimi anni atteso che altre malattie trasmissibili attraverso insetti vettori come la West Nile Desease e la Febbre della Valle del Rift, entrambe zoonosi, potrebbero insediarsi nel nostro Paese per effetto degli stessi cambiamenti climatico ambientali che hanno reso possibile l’insorgenza della Blue Tongue.