LA FLORA La vita dell’albero Molte delle sostanze nutritive sono assorbite attraverso le radici, che estraggono acqua e sali minerali dal terreno. Questa miscela viaggia verso le foglie attraverso dei canali speciali, chiamati vasi. Qui, grazie alla fotosintesi, la miscela grezza subisce un cambiamento chimico cruciale, in questo modo, insieme con il biossido di carbonio assorbito tramite le foglie, trasformato in ossigeno e linfa elaborata. Quest’ultima, per lo più formata dal glucosio, viene rimessa in circolo mentre l’ossigeno viene rilasciato dalle piante. La pianta è un organismo complesso, capace di una vita indipendente, caratterizzata da un lungo ciclo biologico. Le piante sono suddivise in tre categorie: erbe, arbusti e alberi. In natura non è sempre facile distinguerle chiaramente. Ci sono molti stadi morfologici spesso determinati dall’ambiente nel quale crescono. Secondo la consuetudine gli alberi sono piante di legno con un ben definito fusto che, al suo pieno sviluppo, presenta un tronco principale che prevale sulle ramificazioni, le quali dovrebbero raggiungere i 5 cm di diametro, 130 cm di larghezza e almeno 5 m di altezza. I rami si sviluppano dal tronco e creano una corona dalle forme più svariate, a seconda della specie. Il Cipresso Il Cipresso, nonostate sia molto diffuso in Italia, è nativo del bacino del Mediterraneo orientale. É stato portato qui in tempi remoti (probabilmente dai Fenici), ma si è facilmente adattato e diffuso su tutta la penisola italiana, particolarmente nelle regioni centrali dove è diventato parte del paesaggio di colline, insieme ad alberi d’ulivo e Pini marittimi. Il suo nome deriva da “Cypariss”, un giovane greco, nipote di Ercole, preferito dal Dio Apollo. La leggenda narra che un giorno Cypariss accidentalmente uccise un cervo che amava molto. Chiese disperatamente ad Apollo di lasciarlo morire con il suo amato animale e il Dio, mosso da pietà, lo trasformò in un albero nato dalle sue lacrime e dal sangue dell’animale: il Cipresso. Nei tempi classici antichi, questa pianta era spesso associata a Pluto, il Dio degli Inferi, ma essendo una specie sempreverde con legno incorruttibile ha anche rappresentato la speranza della continuazione della vita dopo la morte: questa è la ragione per la quale è stato addottato come simbolo cristiano di ornamento dei cimiteri; anche perché le sue radici, a differenza delle querce, ad esempio, crescono esattamente come i rami, evitando così l’interferenza nel sottosuolo con le bare. Il suo legno è impiegato sia come rivestimento esterno che per la costruzione di mobili: tenero ma resistente, giallo chiaro nel colore resiste agli attacchi di insetti e parassiti. Grazie a queste sue caratteristiche è stato utilizzato in passato per la costruzione di ceste e guardaroba di pellicce e vestiti di lana. É molto longevo: si dice infatti che la basilica di S. Pietro a Roma, costruita all’epoca di Costantino (306-337 a.C.), avesse porte in cipresso e che, quando otto secoli dopo vennero sostituite, erano ancora in perfette condizioni. Fruttii Frutt Più o meno sferici, con 8-14 squame legnose di 3,5 cm di diametro, che maturano al secondo anno. I semi sono circondati da una piccola e stretta membrana alare. Questi falsi frutti delle cupressaceae si chiamano galbuli). Foglie e Fiori Le foglie sono inserite direttamente sul ramo, piccole e ovali, dall'apice ad angolo ottuso, colore verde e grigio scuro, squamiformi, ottuse, embricate poste come le tegole. I fiori sono infiorescenze unisessuali: quelle maschili ovali, terminali e gialle, quelle femminili in strobili (pigne) globosi. Fioritura prevista per febbraio-maggio. La Quercia La Quercia è un albero alto circa fino a 35 metri, ma esemplari isolati possono raggiungere anche i 40 metri. É una pianta molto longeva che raggiunge e supera i 500 anni. La chioma è irregolarmente ovale, globosa e molto ampia, con macchie dense di foglie che si interrompono, lasciando penetrare la luce. É per questo motivo che nei boschi di querce cresce sempre un sottobosco, ricco di arbusti. Il tronco è robusto e ramoso con rametti glabri. La corteccia è grigio-verde e liscia da giovane; spessa, solcata, con lunghe fessure longitudinali da vecchia. Sui rametti, sulle foglie o sulle gemme delle querce può capitare di trovare delle “galle”, cioè escrescenze di aspetto legnoso che hanno forme diverse: a sfera, a cappellino, a stella. Sono reazioni che la pianta ha quando viene punta da certi insetti. La quercia ha bisogno di terreno profondo che può essere più o meno ricco di sali, sabbioso o argilloso, ma comunque sempre piuttosto umido. Esige temperature estive elevate mentre è tollerante nei confronti del gelo invernale. Frequente nell’Europa centrale dove forma dei boschi da sola o mista ad altre specie. É diffusa in tutta l’Europa fino al Caucaso. Le ghiande sono un ottimo alimento per i suini. In epoca medievale i contadini allevavano in modo massiccio i suini; i servi della gleba avevano permesso di portarli a pascolare nei boschi del feudatario dove potevano cibarsi delle ghiande cadute al suolo. Questo uso era tanto importante che si arrivò a valutare il valore di un bosco in base al numero di suini che riusciva a nutrire. Ancora oggi con le ghiande tostate e macinate si prepara un surrogato del caffè. Nei miti e nelle tradizioni la quercia dava l’idea di forza. Il termine Quercus deriva dall’antico celtico che significava "bell’albero"; robur significa "forza", perché questo albero è difficile da abbattere senza strumenti adeguati. Robin Hood, ad esempio, viveva nella foresta di Sherwood, una foresta formata da querce che ricopre ancora oggi gran parte della contea di Nottingham. I Druidi per ottenere l’acqua lustrale raccoglievano il vischio sotto le fronde delle querce con un falcetto d’oro. I Greci e i Romani consideravano la quercia sacra: Zeus aveva la quercia come simbolo accanto al fulmine e all’aquila. Inoltre si dice che egli abbia sposato Era in un querceto. Si narra che la prua dell’Argo, la nave degli Argonauti, fosse fatta con un pezzo di quercia sacra tagliata dalla Dea Atena. Infine, il colle di Roma, il Campidoglio, consacrato a Giove, pare fosse ricoperto di querceti. Foglie Le foglie sono semplici, obovate, lobate, di 10 cm circa, a superficie ondulata, strette alla base con due orecchiette; hanno un picciolo brevissimo (0,5 – 1 cm), glabro; l’inserzione è alterna. Sono coriacee e di consistenza pergamenacea, da giovani sono pubescenti, poi la superficie superiore diventa glabra mentre quella inferiore rimane coperta da piccoli peli stellati. Fiori I fiori sono separati ma sulla stessa pianta; quelli maschili sono inseriti su amenti penduli, hanno un involucro diviso in 5 lobi lineari e 8 stami con antere giallo-brune; i femminili, in numero di 2-5, sono anch’essi inseriti su un peduncolo pendulo e sono formati da numerose brattee che avvolgono l’ovario. LA FAUNA Il Cinghiale DESCRIZIONE Il cinghiale può avere dimensioni variabili a seconda della sottospecie. Il peso è molto variabile in funzione delle età e delle disponibilità trofiche e nelle Alpi Italiane il peso dei cosiddetti "neri" (soggetti con mantello scuro, grigio-nerastro, morfologicamente adulti), oscilla tra i 100 ed i 200 kg. L'altezza al garrese è di circa 90 cm. Le sottospecie più grandi possono raggiungere anche i 350 kg di peso. La pelliccia è scura e setolosa, il grugno conico e le zampe corte. La sua pelle è molto spessa e poco vascolarizzata, il che lo protegge da ferite e infezioni negli spostamenti nella macchia mediterranea oltre che dai morsi di alcuni animali, come le vipere. I maschi, soprattutto, nel periodo che precede gli amori (molto indicativamente ottobre-novembre), hanno uno spesso strato di grasso (armatura) a protezione dei fianchi, sia come riserva di energia da utilizzare nel periodo degli amori, quando si alimenteranno pochissimo, sia come difesa dagli attacchi degli avversari, che tenderanno a colpire con staffilate laterali della testa, pericolose per la presenza dei canini molto affilati e sporgenti dal muso. ABITUDINI É un maiale selvatico dal temperamento aggressivo, le zanne lo aiutano oltre che nello scavo anche nei combattimenti. La sua dieta è onnivora e molto adattabile; si ciba di radici, ghiande, e altri vegetali, ma anche di insetti e piccoli animali. La femmina scava una tana nel terreno e la mimetizza con arbusti e vegetali. I piccoli crescono in febbraio-marzo in numero da 2 a 4, ma fino ad 8 negli anni migliori. Dopo 1-2 anni i maschi si allontanano dalle madri e raggiungono l'età adulta. La struttura sociale è sostanzialmente formata da branchi femminili con i piccoli nati nell'anno più i nati dell'anno precedente. I maschi intorno ai due anni si allontanano dal branco femminile per condurre una vita solitaria o in piccoli gruppi, fino al momento degli amori. In ambienti boschivi la presenza del cinghiale è positiva, infatti, con la sua continua opera di scavo alla ricerca del cibo, interra semi e elimina insetti dannosi, favorendo lo sviluppo del bosco. Tuttavia la riduzione del suo habitat lo ha spinto anche in ambienti agricoli dove risulta dannoso cibandosi di cereali, frutti di alberi o uva. Per questo motivo nella cultura contadina il cinghiale è sempre stato considerato distruttivo e oggetto di battute di caccia. Il Capriolo DESCRIZIONE Il Capriolo (Capreolus-capreolus) è un ungulato che vive in Europa e Asia. Ha palchi corti, in genere con tre punte per lato nei soggetti adulti. Il corpo è di un colore tra il rosso ed il marrone, il muso sul grigio. È molto veloce e grazioso e vive su altipiani e montagne. Il capriolo è un cervide di piccole dimensioni, dal mantello fulvo in estate. La gola e le parti ventrali e la regione perianale, detta “specchio anale”, sono bianche. La coda è cortissima e non emerge dal pelo, anche se nella femmina c'è un ciuffo di peli che ricopre la vulva. Il maschio possiede piccoli palchi (con questo termine vengono indicate le corna dei cervidi) con tre sole punte; questi cadono ogni anno (da ottobre a dicembre) e ricrescono alla fine dell'inverno. Ha una lunghezza che va da 90-130 cm e un’altezza alla spalla di 55-77 cm; il suo peso va da 10-27 kg. HABITAT Il capriolo è diffuso in boschi aperti in cui il sottobosco sia fitto e che siano inframmezzati da radure e zone cespugliose, sia in pianura (anche dove questa è coltivata e pure dove l'agricoltura è intensiva purché trovi boscaglie dove rifugiarsi), sia in collina, sia in montagna, sia nelle zone umide. COMPORTAMENTO In passato il capriolo veniva considerato un animale tendenzialmente solitario, ma oggi si sa che ha un comportamento sociale piuttosto complesso ed articolato. Infatti, mentre i maschi conducono per gran parte dell'anno un'esistenza solitaria (anche perché già alla fine dell'inverno tra di loro iniziano le dispute territoriali), le femmine spesso vivono riunite in branchi, composti in media da 3-7 individui (ma possono essere anche più grandi) e diretti da una femmina dominante. In tali branchi le gerarchie ed i rapporti sociali sono ben definiti e strutturati. Nel periodo che va dalla tarda primavera all'inizio dell'estate (maggio-giugno) le femmine partoriscono 1 o 2 cerbiatti dal caratteristico mantello bruno fittamente maculato. Il periodo degli amori va da metà luglio a fine agosto ed il corteggiamento è costituito da una serie di inseguimenti da parte del maschio nei confronti della femmina. La gestazione dura circa 9 mesi e mezzo; infatti, l'ovulo, una volta fecondato, si impianta nell'utero materno, ma rimane quesciente fino a dicembre, quando riprende a svilupparsi. Questa caratteristica viene detta “ovoimplantazione” differita. Con l'arrivo dell'autunno, poi, anche i maschi si riuniscono ai branchi di femmine e spesso occupano un posto in fondo alla gerarchia. I giovani raggiungono la maturità sessuale dopo il primo anno di vita a circa 14 mesi di età. Il Capriolo può raggiungere un'età massima di 12-18 anni. Il Cervo CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E ANATOMICHE I maschi adulti possono essere lunghi sino a 250 cm (esclusa la coda che non supera i 20 cm) e alti, al garrese, sino a 150 cm, con un peso che va dai 150 a più di 300 kg. Il tronco appare snello e allungato, leggermente rientrante nella regione inguinale; la spalla è arrotondata e muscolosa; il petto è largo e la groppa è diritta e potente. Il collo, lungo, piuttosto sottile e un poco compresso, sostiene alta la testa, allungata e larga all'occipite, con la fronte infossata tra gli occhi. Il muso, diritto, va assottigliandosi, e gli occhi -di media grandezza e vivacissimi- hanno le pupille ovali. I lacrimatoi, piuttosto grandi, formano una specie di infossatura allungata, che scende verso gli angoli della bocca con le pareti interne secernenti la caratteristica sostanza oleosa, di cui il cervo si libera, soffregando la testa contro la corteccia degli alberi. Le orecchie sono lunghe, larghe e assai mobili. Gli arti, di media altezza, si presentano sottili ma robusti, con zoccoli stretti e appuntiti, mentre gli unghioli delle dita posteriori sono ovali, troncati all'estremità e non toccano il suolo se non nella corsa. Il mantello, aderente e liscio, è composto di peli setolosi e di fine lanugine, che si allunga notevolmente sulla coda, mentre sul labbro superiore e intorno agli occhi crescono serie di lunghe setole. La colorazione del mantello subisce variazioni a seconda delle stagioni, del sesso e dell'età degli individui: il mantello estivo appare brunastro, mentre in inverno è grigio-bruno, con un pelo notevolmente infittito. Nelle femmine, i medesimi colori vanno schiarendosi, come se sbiadissero, e i giovani presentano un abito rossastro con macchie bianche che tendono a scomparire con l'età. Le corna rappresentano la principale caratteristica dei maschi e, certo, uno dei fenomeni biologici più interessanti. Tra il settimo e l'ottavo mese di vita, infatti, ciascuna delle due apofisi frontali del cerbiatto comincia a inarcarsi, costituendo una sorta di protuberanza permanente che aumenta di volume ogni anno, restando sempre ricoperta di pelle. Alla fine del primo inverno, sulla rosa compare la prima punta, anch'essa protetta da uno strato di pelle detta “velluto”. A luglio essa raggiunge il suo massimo sviluppo, ossificandosi. Al suo secondo anno di vita, il giovane cervo subisce la decalcificazione della base delle sue prime corna che, al minimo urto contro un ostacolo, si staccano e cadono. Il fenomeno si ripete, da qui innanzi, regolarmente ogni anno: le corna cadono ma sulla rosa se ne formano di nuove, che raggiungono le dimensioni massime entro quattro mesi, sempre ricoperte di pelle, detta in velluto. Anno per anno, il numero dei rami che si dipartono dall'asta va aumentando di qualche unità per ciascun corno. Dopo 7 anni, i rami (“o palchi”) sono in numero variabile da 6 a 11, e non ne spuntano più altri. Quanto alle dimensioni e al peso delle corna, si nota una considerevole variabilità individuale. In generale, la lunghezza va da un minimo di 70 cm a un massimo, peraltro eccezionale, di 130 cm. Il peso delle corna negli individui adulti è, in media, di 8-10 kg. RIPRODUZIONE Ai primi di settembre inizia la stagione certamente più propizia per gli accoppiamenti, poiché i palchi dei cervi sono ormai completamente formati e liberati dal velluto, mentre, in agosto, il pelo è stato mutato ed è stato assunto il mantello estivo. Contemporaneamente, gli abbondanti pascoli primaverili hanno rafforzato l'organismo dei maschi che sono divenuti vigorosi e sono pronti a mettersi in cammino per la lunga ricerca delle compagne. Durante questo periodo, essi abbandonano le loro consuete abitudini e i luoghi prima frequentati, divenendo inquieti e irascibili. Il cervo, quindi, raduna intorno a sé da 5 a 15 femmine, che custodisce gelosamente, a prezzo di lotte furiose contro tutti i rivali. Tali battaglie sono, tuttavia, quasi sempre incruente, poiché il maschio vinto si allontana dal territorio. L'epoca degli amori dura, in genere, dalla metà di settembre alla metà di ottobre e ogni cervo può accoppiarsi, durante questo periodo, anche con 25 femmine. Trascorsi questi giorni, i maschi riformano i branchi, riprendendo la loro vita normale, mentre le femmine, riunite anch'esse in branchi separati assieme ai maschi più giovani, muovono alla ricerca di luoghi sicuri, dove trascorrere i primi tempi della gestazione. La gravidanza dura 260 giorni e, di norma, a ogni parto nasce un solo cerbiatto, raramente due. Sebbene la maturità sessuale venga raggiunta dai cervi verso il secondo anno di età, essi sono in grado di procreare solo alla fine del terzo anno. ECOLOGIA ED ETOLOGIA Il cervo si muove leggero ed elegante nei boschi più fitti, nelle praterie a diverse altitudini; è maestoso, veemente e veloce nel trotto e nel galoppo, agile e abile nel salto che, talvolta, può raggiungere in altezza anche i 2 m. Una certa importanza assumono, soprattutto in funzione della caccia, le impronte che gli zoccoli del cervo lasciano sul terreno. La ricerca del cibo viene effettuata di solito nelle ore notturne: in primavera gli animali divorano le erbe fresche e tenere, i germogli, le foglie novelle e i ramoscelli. Durante l'estate vengono invece preferiti il grano maturo, l'avena, le carote e le barbabietole succose. L'inverno è certamente per questi animali la più triste e dura stagione dell'anno, poiché il terreno si ricopre di una coltre di neve, il suolo non produce più erba, e i rami non danno più foglie; i cervi, allora, si accontentano delle cortecce, degli arbusti secchi e delle radici penosamente scavate a colpi di zoccolo. Il Fagiano DESCRIZIONE Il loro corpo è abbastanza slanciato, breve il collo, la testa piccola, le ali corte e fortemente arrotondate, la coda lunga o lunghissima, composta di sedici o diciotto penne disposte a tetto; hanno becco snello, arcuato, debole e munito di uncino, e piedi di media altezza che nei maschi si arricchiscono della presenza di uno sperone. L'abito riveste tutto il corpo, con l'eccezione delle nude guance e dei tarsi: le sue piume sono generalmente grandi e arrotondate, solo eccezionalmente sottili e lunghe, e si allungano, ora all'occipite ora alla nuca, in cuffie e collari; qua e là sono sfilacciate, ed il loro colorito, anche se non è così risplendente come negli affini appena nominati, si compone tuttavia in gradazioni elegantissime. Le femmine sono generalmente più piccole dei maschi, hanno la coda più corta e sono tinteggiate in modo più semplice e meno distinto. HABITAT Tutti i fagiani sono originari dell'Asia. Raramente penetrano all'interno delle foreste, perché hanno bisogno, per soddisfare le loro necessità vitali, di vagare nei campi, nei prati e nelle pianure fertili. Alcune specie si trattengono anche nel più rigido inverno nelle regioni montane, altre invece non si discostano dalle pianure; e tutti possono dirsi molto affezionanti alle proprie abitudini stazionarie. Non si può in nessun caso, infatti, dire che compiano veri e propri trasferimenti, soprattutto se si considera l'insufficienza dei loro organi di locomozione. Se, infatti, i fagiani camminano bene, e non restano dietro a nessun altro gallinaceo nella corsa, il loro volo è, però, faticosissimo, ed essi non vi ricorrono che in casi di necessità estrema. Gli spostamenti aerei richiedono loro dei robusti colpi d'ala al momento della levata, che producono dei forti e caratteristici rumori; a maggiore altezza invece scivolano con le ali allargate e la coda orizzontale, procedendo abbastanza celermente. Sul terreno si muovono adagio e con circospezione, con il collo rattratto e la bella coda sollevata in modo da evitarle ogni danno a contatto col terreno, e, se devono affrettare l'andatura, piegano il capo più in basso, alzano maggiormente la coda e si aiutano, se è necessario, con le ali; posati sugli alberi, si mantengono dritti e lasciano penzolare quasi verticalmente la lunga appendice. I sensi dei fagiani sono bene sviluppati, mediocri invece le loro facoltà: tra loro vivono in pace per gran parte dell'anno, ma l'epoca degli amori, accendendo la gelosia dei maschi, introduce anche nei loro rapporti frequenti occasioni di lotta. Di natura timida e schiva, amano tenersi, per quanto possono, nascosti tra i cespugli e le erbe, evitando attentamente i luoghi aperti e scorrendo di nascondiglio in nascondiglio; non si riuniscono mai in grandi stuoli, e la loro occupazione principale consiste nella ricerca del cibo, prolungata dal mattino alla sera con un breve intervallo nelle ore pomeridiane. I fagiani sono più esposti di tutti gli altri loro simili ai pericoli derivanti dalle vicende atmosferiche, dalla rapacità e dall'amore che l'uomo dimostra per le loro carni squisite e la ragione va cercata proprio nelle limitate risorse della loro intelligenza. Si nutrono delle sostanze vegetali più disparate, dalle sementi alle bacche ed alle foglie, nonché di diverse qualità di insetti, di ranocchie, lucertole,serpi e formiche. RIPRODUZIONE: Come regola generale, questi uccelli sono poligami ed ogni maschio ama farsi una piccola corte di cinque o sei femmine: spinto da una smania amorosa che non raggiunge tuttavia i limiti toccati dai tetraonidi, per conquistarle, gira intorno ad esse in diversi atteggiamenti, drizza le piume del ciuffo e del collo, solleva le ali, il groppone e la coda, fischia in modo sgradevolissimo. Dopo l'accoppiamento si disinteressa della compagna, e va bighellonando in cerca di occasioni di rissa con i suoi simili; mentre la femmina si cerca un cantuccio tranquillo, vi pratica, razzolando, una leggera escavazione e, dopo averla sommariamente rivestita, vi depone le proprie uova, sei, otto o magari dodici. I piccoli presentano, subito dopo sgusciati, un aspetto non diverso da quello degli altri piccoli gallinacei; sono altrettanto vispi, crescono rapidamente e nella seconda settimana di vita sono già in grado di svolazzare e di appollaiarsi sugli alberi; entro due o tre mesi il loro sviluppo è completo, ma fino all'autunno rimangono sotto la protezione dei genitori. L’Istrice CARATTERISTICHE L'Istrice crestata (Hystrix cristata) si distingue per il corpo tozzo, la testa grossa, e soprattutto per il mantello irto di aculei molto sviluppati. Può essere lunga circa 80 cm, compresi i 10 della coda, e alta non più di 25 cm, gli esemplari più grandi possono raggiungere quasi i 20 kg di peso. Deficiente per la vista e l'udito, li compensa con un odorato molto sviluppato. Sul labbro superiore vi sono varie file di baffi neri e lucidi, mentre sul capo e lungo il dorso si estende una criniera erigibile di setole lunghe, ruvide e bianche. Il resto del corpo è ricoperto di lunghi aculei acuminati e fitti, di olore bianco e nero alternato. Gli aculei possono raggiungere i 40 cm di lunghezza sul dorso, mentre sulla coda non superano i 5 cm. La parte inferiore del corpo è ricoperta di una peluria scura. Tutti gli aculei possono essere drizzati dall'istrice grazie ad una robusta muscolatura. DIFFUSIONE Vive in tutta la penisola balcanica, nell'Africa del nord ed in parte di quella orientale. In Italia è presente al Centro e al Sud, in particolare in Sicilia. In Campania è presente nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. HABITAT Si può avvistare sia in pianura che in montagna, e soggiorna in preferenza nelle macchie di basso fusto e nei boschi più inaccessibili e non di rado vicino alle aree coltivate. COMPORTAMENTO E' un animale solitario che di giorno rimane nascosto nelle gallerie che scava nel terreno, e di notte esce a cercare il cibo, di indole pacifica, anche se irascibile, si spaventa con molta facilità, e tutti i suoi movimenti sono lenti fuorché quando scava. D'inverno rimane anche intere giornate nella tana, ma comunque non va soggetta a letargo invernale. Al minimo segno di pericolo erge la criniera del capo e del collo, drizza gli aculei e, con quelli cavi della coda, produce un rumore particolare facendoli urtare gli uni con gli altri. RIPRODUZIONE Il periodo degli amori cade in estate, e dopo una gestazione di circa 120 giorni la femmina dà alla luce da 2 a 4 piccoli, che nascono con gli occhi aperti e il corpo rivestito di brevi aculei morbidi e restano con i genitori per un anno. Il padre e la madre li difendono dai predatori con gli aculei, e dal freddo circondandoli mentre dormono. I giovani diventano sessualmente maturi a un anno di vita. ALIMENTAZIONE L'Istrice è prevalentemente vegetariano, di notte si sposta nei boschi in cerca di frutti caduti dagli alberi, tuberi, radici, tenere cortecce e foglie. Spesso visita i campi coltivati e si dice che si nutra anche di carogne e che ne mastichi le ossa. La Volpe ASPETTO La Volpe rossa (Vulpes-vulpes) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei Canidae. Di tutte le specie che formano il genere Vulpes, la volpe rossa è la più grande, la più diffusa e comprende molte sottospecie. La sua pelliccia la rende più appariscente di quello che è in realtà, soprattutto in inverno quando s'infoltisce. DESCRIZIONE Il colore, spesso rossiccio, va dal giallo al marrone, a seconda degli individui e delle regioni. La gola, il ventre e l'estremità della coda sono bianche; quest'ultima è lunga e folta. Il muso è allungato e le orecchie sono triangolari ed estremamente mobili. É giocherellona come i suoi cuccioli ed estremamente furba. ALIMENTAZIONE Anche se il suo cibo prediletto sono conigli e roditori, la volpe è un cacciatore opportunista e si adatta all'ambiente in cui vive. Anche gli uccelli fanno parte della sua dieta e non disdegna neppure insetti, lombrichi, frutta, bacche, carogne e persino pesci. Caccia al calare della notte o all'alba e utilizza vari metodi a seconda della preda: può sferrare un attacco a sorpresa contro animali che escono dalla tana o avvicinarsi ad essi quatta quatta fino a essere abbastanza vicina da saltar loro addosso. Scava nel terreno o ficca il muso nelle cavità per catturare lombrichi. STRUTTURA SOCIALE Normalmente vive in coppia, con i cuccioli, anche se talvolta è possibile osservarne esemplari solitari o in gruppi di 4 o 6 adulti. Il maschio marchia il territorio in modo sistematico e comunica con i propri simili attraverso segnali sonori, visivi, tattili e olfattivi. Le secrezioni odorose provengono dalle due ghiandole anali, da quella posta alla base della coda, e dalle ghiandole che si trovano tra le dita delle zampe anteriori. Una volpe può riconoscere un altro esemplare dall'odore, oltre a decifrarne il rango gerarchico e il livello sociale. É significativo sottolineare che, in questa specie, la coppia tende a riformarsi ogni anno e che il maschio solitamente partecipa attivamente alla cura e all'allevamento della prole, procurando il cibo e difendendo i cuccioli da possibili predatori. RIPRODUZIONE Il periodo degli amori è molto variabile e cambia secondo la latitudine: nella nostra regione ha luogo in inverno, tra dicembre e febbraio. I parti avvengono generalmente tra marzo e aprile. La femmina, dopo una gestazione di 7 settimane, partorisce, in una tana, in media da 3 a 5 piccoli, che vengono allattati per un mese. Al termine di questo periodo essi iniziano a prendere i primi cibi solidi, costituiti da alimenti predigeriti dalla madre e poi rigurgitati. Questa tecnica è molto vantaggiosa poiché permette di nutrire la cucciolata senza portare le carcasse vicino alla tana e nel contempo fa sì che i piccoli non debbano spostarsi alla ricerca di cibo, esponendosi ad eventuali pericoli. ALLEVAMENTO DEI PICCOLI Durante le prime due settimane di vita, la madre non abbandona i cuccioli, si dedica interamente al loro allattamento e viene nutrita dal maschio. La femmina non esita a trasportare in luoghi più sicuri i propri piccoli se, nei pressi della tana, vengono a crearsi fattori di disturbo. I piccoli escono dalla tana per la prima volta intorno alla quarta o quinta settimana e sono molto giocherelloni. A dieci mesi di età, raggiungono la maturità sessuale. In natura, questa specie può raggiungere un'età di 12 anni. Il Tasso CARATTERISTICHE Il Tasso (Meles-meles) è un mammifero della famiglia dei Mustelidi. Ha l'aspetto di un cane bassotto, con un corpo massiccio e una muscolatura ben sviluppata, ha il muso appuntito quasi come quello del formichiere e una banda di colore bianco che dal muso si prolunga anche verso il ventre. L'impronta della zampa è caratteristica: un grosso cuscinetto centrale con quattro segni tondeggianti allineati (segno dei polpastrelli) spesso sormontati dalla traccia dell'unghia. DIFFUSIONE ED HABITAT É diffuso in gran parte dell'Europa (escludendo la Scandinavia settentrionale, Islanda, Corsica, Sardegna, Sicilia e Cipro) e dell'Asia, da 15° a 65° Nord, e da 10° Ovest a 135° Est. In Liguria, come in Toscana) frequenta ripetutamente giardini di olivi, nelle radici dei quali crea gli ingressi ai suoi tunnel sotterranei. Il tasso vive nelle aree boscose, ma può anche frequentare le zone aperte, purché dotate di un minimo di vegetazione che gli consenta di trovare ripari adeguati. ABITUDINI Durante la deambulazione il Tasso poggia sul terreno quasi l'intera pianta del piede, è dunque un semiplantigrado, che lascia particolari impronte, lunghe 5-7 cm, dove si evidenziano bene le cinque dita con le relative unghie. D'inverno va in letargo, ma non è raro che si svegli ed esca per occasionali scorribande. Non è raro trovare le sue impronte anche sulla neve. RIPRODUZIONE Il periodo degli amori si colloca tra la primavera e l'estate; ad ogni parto nascono, tra gennaio e maggio, in media da 2 a 4 piccoli che vengono allattati per 2-3 mesi. La loro prima uscita fuori dalla tana avviene dopo circa 60 giorni dalla nascita. TANA L'animale usa come riparo grotte naturali, anfratti nelle rocce o tane che esso stesso scava nel terreno. Scava profonde ed intricate tane nel sottosuolo del bosco, lungo argini naturali ed artificiali. Le tane, dotate generalmente di due o tre aperture, hanno al loro interno numerose gallerie, che vengono ingrandite via via dalle generazioni successive di tassi che vi abitano. Dalla tana si dipartono in varie direzioni numerosi sentieri molto ben battuti dal frequente passaggio dell'animale che tende, nei suoi spostamenti, ad usare percorsi fissi. In un'unica tana possono vivere contemporaneamente più esemplari di tasso; è interessante notare che, a volte, una parte della tana occupata dal tasso viene utilizzata anche dalla volpe. In questo caso i due animali usano ingressi e gallerie diverse. Non lontano dalla tana si possono trovare piccole buche nel terreno (latrine) dove il tasso depone i suoi escrementi. Si tratta di un animale notturno che inizia la sua attività al crepuscolo. Durante l'inverno non cade in un vero e proprio letargo ma si limita a ridurre notevolmente la propria attività, rimanendo a volte inattivo nella tana anche per lunghi periodi consecutivi. CIBO ED ALIMENTAZIONE Ha abitudini notturne ed è un animale onnivoro: in particolare mangia morbide radici che scalza con le sue zampe ungulate poderose e poi tuberi, rizomi, vermi, lumache e piccoli serpenti compresa la vipera, al cui veleno risulta immune.