Le basi di ACER Sintesi dei principali concetti di arboricoltura A cura di Alessio Fini, Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura, Università degli Studi di Firenze LA STRUTTURA DELLE FOGLIE L’interno della foglia 105 • ACER 5/2007 Effetti dell’ombra sulle foglie A B C D E F A. Fini e F. Ferrini T Diverse tipologie di foglie; semplici: A= ovata a margine intero (Berberis Thunbergii ‘Golden Ring’); B= cordata a margine dentato (Davidia involucrata); C= palmata a margine seghettato (Acer pseudoplatanus ‘Brillantissimum’); D= lobata (Quercus robur ‘Piramidalis’); composte: E= palmato-composta (Aesculus x carnea); F= pennata (Fraxinus oxycarpa). l’età della foglia e l’aumentare dall’umidità relativa dell’aria (3). Koch et al. (7), per spiegare la variabilità della deposizione delle cere in funzione dell’umidità relativa, hanno ipotizzato un meccanismo di cotrasporto dell’acqua e delle cere dall’epidermide fino alla superficie esterna della cuticola. La cuticola serve principalmente per limitare le perdite non stomatiche di acqua, ma anche per proteggere i tessuti sottostanti dalle radiazioni UV, dal surriscaldamento eccessivo e dall’ingresso di parassiti (3). La cuticola può essere attraversata per diffusione da sostanze lipofile, mentre ioni e composti polari la possono attraversare solo in corrispondenza di specifici canali, di cui ancora si sa poco. • Epidermide. È il tessuto tegumentale di origine primaria che riveste le foglie, proteggendo i tessuti sottostanti ed è generalmente costituito da un solo strato di cellule appiattite di grandi dimensioni, saldamente attaccate l’una all’altra. Le cellule epidermiche sono normalmente prive di clorofilla e di cloroplasti ben differenziati, non fanno fotosintesi e risultano semitrasparenti alla PAR (radiazione fotosinteticamente attiva), consentendo alla luce di giungere ai tessuti sottostanti. In alcune specie l’epidermide è provvista di peli che, se abbondanti, contribuiscono a creare uno strato di vapore acqueo che riduce le perdite d’acqua per traspirazione. L’epidermide ospita anche gli stomi: localizzati nella pagina inferiore nelle foglie ipostomatiche, comuni nelle dicotiledoni; in entrambe le pagine fogliari nelle foglie anfistomatiche, comuni nelle monocotiledoni; oppure esclusivamente nella pagina supe- ▼ Le foglie sono il principale organo fotosintetizzante della pianta e svolgono un ruolo primario nella strategia adattativa dei vegetali (6). La grande diversità riscontrabile nella morfologia fogliare delle diverse specie vegetali è basata su fattori genetici e su adattamenti evolutivi che le diverse specie hanno sviluppato in risposta alla pressione ambientale. A prescindere da queste diversità, le foglie presentano tessuti e strutture ricorrenti, le cui dimensioni e distribuzione relativa nella lamina fogliare sono fondamentali per determinare e influenzare l’assimilazione del carbonio atmosferico. Le foglie devono massimizzare l’assimilazione del carbonio atmosferico, limitando nel contempo le perdite di acqua per traspirazione. Per questo hanno sviluppato strutture altamente specializzate. Analizzando la sezione di una foglia di una pianta dicotiledone si notano, dalla pagina superiore verso quella inferiore, cuticola, epidermide, mesofillo (composto dai tessuti a palizzata, lacunoso e dai fasci conduttori), epidermide inferiore e cuticola. • Cuticola. La cuticola è una membrana extracellulare continua secreta dall’epidermide e composta da lipidi polimerizzati (principalmente cutina e, in alcune specie, cutano) in cui sono immerse delle cere, dette intracuticolari. Sulla superficie esterna si ritrovano altre cere, dette epicuticolari, la cui quantità è determinata sia dalla specie, sia dalle condizioni ambientali. In generale, la quantità di cere depositate aumenta con l’intensità luminosa e con la temperatura e diminuisce con ra i vari organi della pianta, le foglie risentono maggiormente della variabilità ambientale che può modificarne l’anatomia e le caratteristiche funzionali. Tra le variabili ambientali, la luce è in grado di indurre profonde alterazioni sulla morfologia e sulla struttura fogliare. Recenti studi hanno evidenziato come la variazione dell’intensità luminosa incidente sulla lamina fogliare modifichi le caratteristiche morfologiche e fisiologiche in funzione del genotipo delle specie vegetali considerate (5, 1). Tali studi evidenziano come la diminuzione della radiazione incidente sulla lamina fogliare provochi un aumento della superficie media delle foglie. Parallelamente si assiste a un calo dello spessore medio della foglia, così come nei tessuti interni (cuticola, epidermide, tessuto a palizzata e lacunoso), mentre la dimensione media delle cellule aumenta. Il numero medio di strati del tessuto a palizzata diminuisce poiché la foglia cerca di ridurre l’ombreggiamento intrafogliare. Il numero medio di stomi per unità di superficie diminuisce al diminuire della radiazione incidente. Queste alterazioni anatomiche fanno sì che le foglie d’ombra abbiano bassi punti di compensazione e saturazione luminosa, ovvero riescono a fare fotosintesi in modo efficiente a basse intensità luminose ma, in presenza di elevata radiazione, non raggiungono livelli di assimilazione tanto alti quanto le foglie adattate alla luce solare piena. Palizzata M e s o f i l l o Fascio conduttore Epidermide inferiore Lacunoso Sezione longitudinale di una foglia dorso ventrale di Photinia x fraseri fotografata al microscopio ottico a 100 ingrandimenti. ▼ riore nelle foglie epistomatiche, esclusive di alcune piante acquatiche. Gli stomi sono strutturati in modo da potersi aprire in risposta allo stimolo luminoso, permettendo l’entrata della C02 necessaria per la fotosintesi e chiudersi al buio o quando la pianta si trova in stato di stress, soprattutto idrico, al fine di limitare la perdita di acqua. Uno stoma è formato da due cellule affiancate dette di guardia che delimitano una rima stomatica, che conduce alla camera sottostomatica, uno spazio intercellulare in comunicazione con gli spazi intercellulari del mesofillo. • Mesofillo. Comprende tutti i tessuti inclusi tra l’epidermide superiore e quella inferiore ed è formato da tessuti parenchimatici (a palizzata e lacunoso) nei quali decorrono i fasci conduttori (2). Il parenchima a palizzata è il principale tessuto fotosintetizzante della foglia e il più ricco in clorofilla. È costituito da cellule allungate, orientate perpendicolarmente rispetto all’epidermide e appressate le une alle altre, che formano degli strati il cui numero è variabile in funzione del genotipo e del- le condizioni ambientali (8). Un elevato numero di strati di palizzata è utile al fine di incrementare il punto di saturazione luminosa in presenza di molta radiazione (vedi box pag. 105) ma, in ambienti ombreggiati, non è una strategia vantaggiosa in quanto riduce l’efficienza fotosintetica per unità di azoto fogliare (9). Sotto il palizzata si trova il tessuto lacunoso, caratterizzato da cellule di forma irregolare separate da ampi spazi intercellulari. Sebbene siano presenti numerosi cloroplasti, la principale funzione di questo tessuto è assicurare un ricambio d’aria sufficiente per consentire un efficiente livello di fotosintesi. Il mesofillo ospita i fasci conduttori, che derivano direttamente da quelli del fusto e si ramificano nelle foglie formando le nervature. Queste possono essere retinervie (dicotiledoni), quando da una nervatura principale si dipartono e ramificano quelle secondarie, oppure parallelinervie (monocotiledoni), se le nervature decorrono più o meno parallele, senza mai intersecarsi. Un fascio conduttore, al suo inter- Notizie curiose • Le foglie degli alberi, soprattutto se tomentose, molto fitte o persistenti anche in inverno, sono estremamente efficaci nel fissare gli inquinanti gassosi e il particolato. Ogni albero sequestra mediamente 0,024 kg/anno di inquinanti quali ozono, diossido di azoto e di zolfo, monossido di carbonio (10). • Un faggio adulto, di 25 m di altezza, ha una superficie fogliare di circa 1600 m2: per avere la medesima superficie assimilante sono necessari circa 600 giovani alberi (4). • Una foglia completamente espansa di camelia esposta alla luce solare piena è spessa circa 200 µ; in condizioni di forte ombreggiamento tale spessore si riduce a 150 µ. A destra, particolare delle cere depositate sulla pagina inferiore di una foglia di viburno, fotografata al microscopio elettronico (ESEM) a 1200 ingrandimenti. Sotto, particolare della pagina inferiore di una foglia ipostomatica di fotinia fotografata al microscopio elettronico (ESEM) a 600 ingrandimenti. no, presenta una porzione xilematica e una floematica, racchiuse da una serie di cellule modificate dette guaina del fascio. Altre tipologie di foglie Quanto riportato finora vale per le foglie dorso-ventrali, tipiche delle dicotiledoni. Strutture differenti possono essere ritrovate in altre divisioni o classi. Le monocotiledoni hanno foglie ortotrope, in cui il mesofillo non è distinto in palizzata e lacunoso. Anche nelle foglie di conifere non è evidente alcuna distinzione all’interno del mesofillo che, inoltre, risulta compatto e poco valido per effettuare gli scambi gassosi. In alcune specie le foglie possono subire modificazioni morfologiche tali da comportare la riduzione o la perdita totale della funzione fotosintetica e l’assunzione di funzioni alternative (protezione, vessillare). È il caso delle foglie trasformate in spine o delle brattee fiorali. Bibliografia 1) Amoroso G., Ferrini F., Frangi P., Ferrante A., Fini A., Piatti R., 2007. Crescita e caratteristiche fisiologiche di arbusti allevati in condizioni di diversa intensità luminosa. Italus Hortus, 14: 95. 2) Arrigoni. O. 1986. Elementi di biologia vegetale – botanica generale. Casa Editrice Ambrosiana, Milano. 541 pp. 3) Brine K., Schumacher C.F.A., Schimtz-Eilberger M., Steiner U., Oerke E.C., 2006. Ontogenic variation in chemical and physical characteristics of adaxial apple surface. Phytochemistry, 67:161-170. A. Fini e C. Giordano Epidermide superiore A. Fini e C. Giordano Cuticola A. Fini e C. Giordano Le basi di ACER 4) Chiusoli A., 1999. La scienza del paesaggio. Cleb (Ed.), Bologna, pp. 395. 5) Fini A., Amoroso G., Ferrini F., Frangi P., 2006. Effetto dell’ombreggiamento sulla crescita di tre specie ornamentali. Lineaverde, aprile. 6) Fleming A.J., 2005. The control of leaf development. New Phytologist, 166: 9-20. 7) Koch K., Hartmann K.D., Schreiber L., Barthlott W., Neinhuis C., 2006. Influence of air humidity during the cultivation of plants on wax chemical composition, morphology and leaf surface wettability. Environmental and experimental botany, 56:1-9. 8) Lee D.W., Oberbauer S.F., Johnson P., Krishnapilay B., Mansor M., Mahamad H., Yap S.K., 2000. Effect of irradiance and spectral quality on leaf structure and function in seedlings of two southeast asian Hopea (Dipterocariaceae) species . American Journal of Botany, 87(4): 447-455. 9) Reich P.B., Ellsworth D.S., Walters M.B., 1998. Leaf structure (specific leaf area) modulates photosynthesis-nitrogen relations: evidence from within and across species and functional groups. Functional Ecology, 12: 948-958. 10) Thompson J.R., Novak D.J., Crane D.A., Hunkins J.A., 2004. Iowa, U.S., communities benefit from a tree-planting program: characteristics of newly planted trees. Jour nal of Arboriculture, 30(1): 1-10. ACER 5/2007 • 106