Il destino delle stelle A cura del Prof. A.Greco e di Liuzzi M.T. (III A ocb) Nasce una stella Le stelle che vediamo in cielo sembrano avere tutte una cosa in comune: sono nel pieno della loro vita. Eppure ci devono essere anche stelle che ora stanno nascendo e stelle che invece stanno morendo. Nella nostra galassia, la Via Lattea, ogni anno nascono una decina di stelle ed altrettante ne muoiono. Le nuove stelle nascono quando dense nubi di gas e polvere interstellare vengono compresse dai bracci della galassia o da perturbazioni derivanti da esplosioni di supernove vicine. Purtroppo, però, non è possibile osservare la nascita di una stella in diretta! La polvere si addensa intorno e impedisce alla luce di uscire perché i granelli sono delle stesse dimensioni della lunghezza d'onda delle radiazioni visibili e pertanto la assorbono e diffondono efficacemente, nascondendo ciò che avviene all'interno. Tuttavia le onde radio sono in grado di passare attraverso la polvere e di rivelarci le fasi iniziali della nascita di una stella: le nubi dense mostrano la presenza di molecole, come come il monossido di carbonio, che altrimenti, non protette dalla polvere, verrebbero distrutte dalla radiazione ultravioletta delle altre stelle. Per questo, le nubi dove stanno per nascere nuove stelle vengono chiamate "nubi molecolari". Nelle nubi molecolari la temperatura si aggira inizialmente sui 10 K e la polvere comincia a emettere nell'infrarosso man mano che il gas collassa sotto l'azione della gravità. Pertanto la nascita della protostella può esser seguita con telescopi infrarossi, anche se il formarsi della stella vera e propria, ovvero il momento in cui inizia la fusione nucleare, passa quasi inosservato. Ben presto però la radiazione liberata spazza via la nube, svelando la stella neonata e rendendo luminoso il gas e la polvere circostante, che appare come una nebulosa. E la nube sospinta tornerà ad addensarsi formando anche un milione di stelle! Una delle sedi più note di formazione stellare è attualmente la regione di Orione (il cacciatore), ove alcune delle stelle più brillanti del cielo formano l'omonima costellazione. Guardando verso Orione volgiamo lo sguardo verso il braccio locale della spirale della nostra Galassia. Betelgeuse, una gigante rossa vicina individua una delle spalle del cacciatore, tre stelle luminose ne formano la cintura e la brillante azzurra Rigel ne chiude la tunica. Più lontano, nella zona della cintura e della spada del cacciatore si trova un folto gruppo di stelle giovani. A giudicare dall'età che mostrano la formazione stellare è partita in alto a destra della cintura circa 12 milioni di anni fa ed è proseguita con le massicce stelle della cintura 8 milioni di anni fa, fino alle più giovani della spada che hanno solo 2 milioni di anni. L'anello di Barnard, formato da gas caldo e brillante nella luce rossa emessa dall'idrogeno, si estende per 300 anni luce ed è l'involucro, che si è espanso per due milioni di anni, soffiato via dalle stelle giovani della spada. Due nebulose luminose partono dalla cintura: la nebulosa Testa di Cavallo, vicina alla cintura stessa e quella di Orione più in basso nella spada. In essa, a 1500 anni luce da noi, i telescopi infrarossi hanno scoperto la più famosa "nursery" di stelle della galassia, svelando perfino sistemi planetari in formazione! La nebulosa di Orione (M42) è quella più grande e luminosa, al di sotto di una più piccola e rotonda chiamata M43, illuminata soprattutto dalla brillante stella centrale, Nu Orionis, che irradia come migliaia di Soli. La nebulosa di Orione è centrata invece su gruppo di quattro giovani stelle, chiamate il Trapezio, che si fanno largo tra la polvere circostante. La stella più intensa è quella più in basso, chiamata Theta 1C, con una temperatura superficiale di 40.000 K e una corona che brilla un milione di volte più di quella del Sole. E' questa stella la responsabile principale della luce e del riscaldamento di tutta la nebulosa di Orione! La polvere e il gas circostante si addensa e si riscalda, emettendo nell'infrarosso. In queste nubi infrarosse ci si imbatte in stelle giovanissime con età di qualche migliaio di anni circondate da dischi protoplanetari o altre ancora, circondate da uno strato quasi impenetrabile di polvere, che emettono potenti getti di gas! Guardando invece verso la cintura ci si imbatte in un altro spettacolo meraviglioso. Le nubi molecolari sono dense e oscure. Talvolta però capita di poterle rivelare, cogliendone la silhouette contro uno sfondo luminoso! Nell'immagine, ruotata di 90° in senso antiorario, la nebulosa si staglia nella parte inferiore contro una diffusa luminosità rossa, nascondendo parzialmente le stelle retrostanti. La stella splendente a sinistra è Alnitak (Z-Orionis), che è la più bassa della cintura, e non ha niente a che fare con il resto perché a noi più vicina, mentre la nebulosa visibile sotto Alnitak è una regione di formazione stellare, parzialmente nascosta dalla polvere. La luce che illumina la scena principale proviene invece da Sigma Orionis, in alto nell'immagine ruotata, ma in realtà al di sotto della cintura, una gigante blu con una temperatura superficiale di 30.000 K! La potente radiazione ultravioletta che emette fa evaporare e brillare l'idrogeno della nube della sua luce rossa caratteristica. Le regioni bluastre sono invece zone ove la polvere diffonde la luce, restituendola nelle componenti più facilmente diffuse, come avviene del resto quando il pulviscolo atmosferico rende il nostro cielo azzurro. La famosa Testa di Cavallo che si erge fiera fa parte della nube opaca che si trova davanti e resiste alla erosione della radiazione ultravioletta. Dal naso alla criniera misura 3 anni luce, ovvero quasi quanto la distanza tra il Sole e la stella più vicina! Le stelle della cintura di Orione puntano verso l'alto indicandoci un altro gruppo di stelle blu, l'ammasso delle Pleiadi, al di là della costellazione del Toro. Le Pleiadi, registrate dagli astronomi cinesi dal 2357 a.C., rappresentano uno dei pochi riferimenti astronomici che appaiono perfino nella Bibbia, ove si narra che Dio chiese a Giobbe: "Puoi tu incatenare i dolci influssi delle Pleiadi?". Presso i Greci rappresentavano le Sette Sorelle. In realtà l'ammasso ne conta circa 300! Gli astronomi hanno datato l'ammasso, stimando una età di 70 milioni di anni. Eppure l'ammasso è ancora immerso in una tenue nebulosa che diffonde nel blu. La soluzione del paradosso è stata trovata esaminando l'ammasso nell'infrarosso e realizzando che, dopo la loro formazione le Pleiadi lasciarono la nebulosa originale, ma pochi milioni di anni fa vennero investite da una nube interstellare i cui grani di polvere oggi diffondono la luce, mentre l'ammasso lascia in essa, come una nave che la solca, una lunga scia priva di polvere. Il destino di una stella A determinare la durata di stella è soprattutto la sua massa. Stelle molto più massicce del Sole bruciano più in fretta l'idrogeno ed hanno vita più breve. Le giganti blu sono le "Ferrari" delle stelle e la loro esistenza è solo dell'ordine di milioni di anni, al confronto delle stelle piccole e gialle come il nostro Sole che ha una vita complessiva di circa dieci miliardi di anni. Quando l'idrogeno del nocciolo comincia a esaurirsi e la produzione di energia nucleare diminuisce, la contrazione riprende e la temperatura interna aumenta fino a innescare nuove reazioni nucleari, che coinvolgono con modalità diverse l'idrogeno rimanente procedendo verso gli strati più esterni. La stella quindi si gonfia diventando una "gigante rossa" ed esce così dalla sequenza principale vivendo una seconda fase di relativa stabilità che si interrompe quando l'idrogeno si esaurisce del tutto. A questo punto la stella entra nella sua fase finale, in cui il destino ultimo dipenderà solo dalla sua massa. Fino al valore di 1,44 masse solari (limite di Chandrasekar) la temperatura del nocciolo cresce progressivamente fino a innescare la fusione dei nuclei di elio, ma in questa fase diventa instabile. La pressione di radiazione prevale e soffia via nello spazio gli strati più esterni della stella, originando le artistiche nebulose planetarie, ovvero nubi spesso sferiche di gas che emettono radiazione elettromagnetica e che circondano il residuo della stella, una piccolissima e caldissima "nana bianca" che emette nell’ultravioletto riscaldando la nebulosa. Le recenti immagini di Hubble hanno rivelato l'esistenza di nebulose planetarie di eccezionale bellezza con una forma sorprendentemente complessa, probabilmente generate da campi magnetici che incanalano il vento, originando incredibili strutture a clessidra! Il Sole ha ancora da vivere quattro o cinque miliardi di anni. L'evoluzione finale lo porterà, dopo le fasi di gigante rossa e di nana bianca, a smettere di emettere luce in maniera apprezzabile. Gradualmente esso diventerà una nana bruna, cioè una stella molto fredda che si estinguerà lentamente. Ma sicuramente non ci sarà più nessuno di noi ad assistere alla sua fine. Invece le stelle con masse superiori a 6-8 masse solari attraversano dapprima una fase di gigante rossa, in cui bruciano tutto l'elio disponibile e poi via via elementi più pesanti passando rapidamente dal carbonio, all'ossigeno, al silicio arrivando per ultimo al ferro, che non è in grado di sostenere la fusione nucleare. A questo punto il nucleo crolla su sé stesso in una densissimo e piccolissimo oggetto di pochi Km di diametro e l'energia prodotta dal collasso si propaga verso l'esterno in modo catastrofico, provocando una gigantesca esplosione di supernova di tipo II, visibile per giorni anche con la luce del mattino e lasciando come resto una stella di neutroni o "pulsar" , che ruota vorticosamente su se stessa emettendo in modo pulsante onde elettromagnetiche. La nebulosa del Granchio consiste appunto nei resti di una supernova, avvistata dagli astronomi cinesi nel 1054 e rimasta visibile anche di giorno per tre settimane, distante da noi 6500 a.l. e che si è potuta espandere da allora per 15 a.l. La pulsar al suo centro è una spaventosa trottola che ruota su sé stessa 30 volte al secondo emettendo due fasci pulsanti di onde radio, X , gamma e perfino più debolmente nel visibile. Le pulsazioni si originano perché essendo i fasci direzionati, la pulsar rappresenta l'equivalente cosmico di un faro! Esiste un limite per la massa di questi oggetti, oltre il quale essi continuano a contrarsi fino a diventare un buco nero, oggetto talmente denso dal quale neanche la luce può sfuggire. Il centro della Via Lattea si trova a 25.000 anni luce da noi in direzione del Sagittario. Lì, molto vicino al centro galattico gli astronomi hanno scoperto una intensa emissione gamma che indica l'annichilazione elettrone-positrone. Qualcosa di spaventosamente energetico tra producendo antimateria al tasso di un milione di tonnellate al secondo! Il Grande Annichilatore è molto probabilmente un buco nero di 10 masse solari che sta emettendo due lunghi getti e attirando materia dal suo intorno, funzionando come un enorme acceleratore di particelle e creando antimateria che poi si annichila con la materia ordinaria. L'osservazione infrarossa permette di superare l'ostacolo della polvere: nel cuore della Via Lattea appare una concentrazione incredibile di stelle: nei 10 a.l. centrali ve ne sono 10 milioni! Ma è l'osservazione radio che mostra strani segni di attività proprio nel centro esatto della Via Lattea. I gas vi ruotano intorno come se risentissero dell'attrazione di qualcosa come 3 milioni di masse solari! Un'unica intensissima sorgente radio compatta e immobile occupa il centro esatto della galassia: Sagittarius A *. Con ogni probabilità Sagittarius A* è la tana del mostro nascosto: un buco nero di 3 milioni di masse solari, con un disco di gas che vi orbita attorno! Bibliografia essenziale: Henbest, Marten - La nuova astronomia - Hoepli Balick, Frank - Morte straordinaria di una stella qualunque (Le Scienze, Luglio 2004)