NANOSTRUTTURE DI CARBONIO IN AMBITO ENERGETICO I Nanotubi I nanotubi di carbonio sono un esempio di nanostrutture, studiate dal 1985 e sono, quindi, una recente scoperta. Essi sono tubi di carbonio ottenuti tramite vaporizzazione o ablazione laser. A seconda del loro diametro e della chiralità (cioè il modo con cui i legami carbonio-carbonio si susseguono lungo la circonferenza del tubo) essi possiedono caratteristiche differenti. I Fullereni I fullereni sono un altro tipo di nanostrutture a forma sferica o ellissoidale vuote al loro interno. Sono costituiti da soli atomi di carbonio che formano delle figure esagonali e pentagonali. Esistono vari modi per ottenere i fullereni: tramite un arco elettrico, per ablazione laser, ecc. Comprimendo i fullereni si ottiene un materiale con alta resistenza meccanica e durezza maggiore di quella del diamante. Altre caratteristiche notevoli sono la resistenza termica e la superconduttività. Il Grafene La Grafite Il grafene è costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio, che si dispongono a formare esagoni regolari. Possiede un’alta resistenza e la flessibilità della plastica. Viene ottenuto in laboratorio a partire dalla grafite, attraverso vari metodi: tagliando nanotubi di carbonio, mediante la crescita su substrati metallici oppure grazie alla riduzione del diossido di carbonio. Il grafene presenta ottime caratteristiche come conduttore sia termico che elettrico e può quindi essere utilizzato in molti oggetti tecnologici. Nanostrutture vs Silicio Il silicio è un materiale largamente usato oggigiorno in componenti elettronici che vanno dai transistor alle celle solari dei pannelli fotovoltaici e che può essere sostituito efficientemente da alcune nanostrutture del carbonio. Onions Scoperte nel 1992, sono nanostrutture di carbonio formate da fullereni concentrici; si possono ottenere da catalisi da gas (sfere di carbonio da gas naturali) o da nanodiamanti (a 1000°C i diamanti si treasformano in materiale grafitico a base di onions. Esperimento della batteria Cicli successivi 3 2,5 1,5 Potenziale 1 Potenziale (V) Potenza (V) 2,5 2 2 1,5 Potenziale 1 0,5 0,5 0 1 2917 5833 8749 11665 14581 17497 20413 23329 26245 29161 -0,5 0 1 Tempo (s) 745 1489 2233 2977 3721 4465 5209 5953 6697 7441 8185 8929 Tempo (s) Possibili utilizzi futuri Stoccaggio di energia Di seguito sono riportati i dati raccolti durante i test. 3 La nanoschiuma di carbonio è una struttura tridimensionale a strati con una densità molto bassa e, quindi, con alta porosità, viene spesso prodotta per ablazione laser ed è uno scarso conduttore elettrico. È stata studiata nei trattamenti anticancro e per immagazzinare l’idrogeno. Grazie alla loro stabilità chimica, conduttività termica e resistenza meccanica, sono anche molto efficaci per realizzare sorgenti luminose: con essi si potrebbe realizzare una nuova generazione di dispositivi per l’illuminazione a basso consumo (un consumo 100 volte inferiore a quello dei led), in cui i hanno una funzione elettrodo come un filamento di tungsteno. A questo punto gli elettrodi e l’elettrolita si presentano non omogenei e devono essere mescolati da piccoli magneti nei becher, posti sopra degli agitatori magnetici. Dopodiché, abbiamo steso i composti dei due elettrodi, quello dell’anodo sull’alluminio e quello del catodo sul rame, utilizzando un particolare strumento metallico, chiamato notchbar. Dopo aver creato il vuoto e lasciate riposare le lamine metalliche in una stufa a 65° affinchè si seccassero, le abbiamo tagliate in piccoli dischetti. Nell’assemblarli nella glove-box, per fare in modo che i due elettrodi non si tocchino e non si crei un corto circuito, abbiamo posto tra loro un polimero poroso imbevuto dell’elettrolita. 3,5 Nanoschiuma I nanotubi di carbonio possono sostituire il silicio nelle celle solari dei pannelli fotovoltaici, poiché sono molto più efficienti nel convertire la luce solare in energia (80% di luce solare convertita per le nanostrutture, contro 33,7% per il silicio). Per produrre una batteria si necessita la creazione di due elettrodi intercalatati da un elettrolita. L’anodo è costituito da LiCoO2+PVDC(binder)+CarbonBlack, che abbiamo mescolato insieme in un becher. Questo procedimento è stato effetuato nella glove-box, una camera chiusa ermeticamente, riempita di Argon e isolata dall’atmosfera esterna, dato che alcune sostanze reagiscono violentemente con l’ossigeno e con l’acqua (per es. il Litio). Il catodo è stato realizzato in due passaggi: il primo nella glove-box, dove abbiamo mescolato la grafite e il binder( PVDF) ed il secondo fuori, in modo d’aggiungere il solvente. Anche l’elettrolita è stato sintetizzato nella glovebox, mescolando l’etilene carbonato ed il ditelene carbonato, uno solido e l’altro liquido, e successivamente, aggiungendo loro il sale LiPO6. Prima carica La grafite è un minerale che ha molte applicazioni nell’ambito tecnologico. Essa è formata da piani monoatomici di carbonio legati fra loro da legami di Van-der-Wals, ha forma vetrosa e si sfalda lungo piani preferenziali, il che risulta utile per ottenere il grafene. Era, in passato, utilizzata nei reattori a fusione nucleare come moderatore di neutroni, ma troppo tardi si scoprì che poteva generare una reazione nucleare e fu causa di alcuni disastri. Oggi la grafite viene utilizzata come elettrodo e lubrificante solido. Le nanostrutture di carbonio possono essere usate per immagazzinare gas come l’idrogeno, in questo caso i metodi principali sono 2: - Tramite i fullereni: questi se “decorati” con atomi di litio mostrano capacità di stoccaggio. Ogni atomo di litio è in grado di accerchiarsi di 5 molecole di idrogeno, quindi si può ottenere, per esempio, un fullerene con formula Li12 C60 H120. Inoltre, l’efficienza migliora se oltre al litio si inseriscono anche atomi di platino o palladio. - Nanotubi : a causa della loro forma tubolare i nanotubi mostrano delle forti proprietà di capillarità, e il loro rapporto superficie/peso li rende teoricamente ideali per l’adsorbimento di gas. È però necessario aprire le estremità dei tubi per permettere al liquido o al gas di entrare. Le proprietà di adsorbimento dei nanotubi sono studiati, nel caso dell’idrogeno, in vista di un loro possibile uso nelle celle a combustibile. Nel caso dello stoccaggio di energia, i supercapacitori, a differenza della normali batterie, che sfruttano principi elettro-chimici, e dei capacitori, che sfruttano principi elettrici, si basano su un principio fisico: essi, grazie alla porosità delle nanostrutture di carbonio (in particolare nanotubi o grafene), sono in grado di immagazzinare energia molto più velocemente delle batterie e hanno maggiore prospettiva di vita. Inoltre, rispetto ai normali capacitori, possiedono una capacità di gran lunga maggiore, anche se sempre minore delle batterie, e, anche a causa della bassa densità energetica raggiungono dimensioni sconvenienti. (In futuro, un mezzo di trasporto dotato di supercapacitori potrebbe accumulare durante la frenata energia da utilizzare nella ripartenza, risparmiando carburante, questi, inoltre, potrebbero venire montati anche su tram o metropolitane. Oggi essi sono già utilizzati nelle pale eoliche.) 3b e 3c sc. Liceo Paciolo D’Annunzio in collaborazione con il professor D. Pontiroli Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra