1 LA RIVOLUZIONE COPERNICANA E LA NUOVA IMMAGINE DELL’UOMO
E DEL COSMO
Nella prima metà del Cinquecento alcune antiche idee (posizione decentrata
della Terra nell’universo e suo movimento) da secoli confutate e dimenticate
vennero riprese per risolvere in modo più semplice un problema tecnico
dell’astronomia → descrizione dei moti planetari.
A tale innovazione che contraddiceva le concezioni geocentriche
aristotelico-tolemaiche allora dominanti, poiché attribuiva al Sole funzione di
sistema di riferimento, ne seguirono molte altre che coinvolsero la scienza
fisica e l’immagine dell’uomo:
-
alla fine del Medioevo l’uomo era ancora considerato come una parte (e
non la più rilevante) di un mondo chiuso gerarchicamente ordinato, retto
all’onnipotenza e dalle leggi di Dio
-
con Umanesimo e Rinascimento l’uomo diventa al centro di un universo
creato da Dio per permettergli di esplicare le proprie facoltà e
potenzialità (​
microcosmo/macrocosmo​
)1
-
tra Cinquecento e Seicento (Rivoluzione Scientifica 1543 - 1687) a
seguito delle nuove scoperte scientifiche, l’uomo si troverà proiettato nei
cieli di universo infinito, privo di centro o periferia, ovunque omogeneo e
soggetto alle stesse leggi fisico-matematiche
Ma come si arriva a tutto questo?
Il nome di Copernico, di colui che sostituì al modello geocentrico quello
eliocentrico, è più che altro un simbolo, perché se da un lato ebbe il merito di
mettere in discussione un antico modello interpretativo millenario e suffragato
dal senso comune; dall’altro rimane ancora prigioniero di un universo finito.
E tuttavia è alla teoria copernicana che si rifà Bruno:
attribuendo a Copernico il il merito di aver “​
individuato l’aurora che doveva
precedere l’uscita di questo sole de l’antiqua vera filosofia​
”, ​
teoria copernica
e ​
filosofia di Cusano​
consentono a Bruno di formulare un’altra mmagine
dell’universo,
“​
La nuova concezione filosofica di Bruno nasce dalle nozze tra la metafisica di Cusano e la
scienza di Copernico” E. Garin
1
2 sviluppando, per la prima volta, la ​
nuova dottrina dell’universo:
● decentrato,
● infinito
● infinitamente popolato
destinata ad influenzare profondamente​
non solo l’immagine del ​
cosmo
ma anche quella dell​
’uomo​
e del suo ​
destino
E sarà proprio la ricostruzione del concetto2 di infinito (con suoi impliciti
matematici, metafisici, fisici, etici, astronomici tanto che il mutamento anche di
un solo aspetto del concetto - ex matematico - porta ad una revisione
complessiva dell’intero sapere scientifico) a permetterci di capire come una
dottrina possa influenzare non solo la concezione del cosmo ma anche quella
dell’uomo.
2
Lovejoy ​
La grande catena dell’essere​
, storia delle idee 3 IL CONCETTO DI INFINITO
FILOSOFIA CLASSICA E MEDIEVALE
-
-
Il ​
pensiero greco​
ne ha tradizionalmente un’​
accezione negativa
(indefinito, illimitato, informe) contrapposto all’essere finito, determinato
e perfettamente compiuto (Parmenide);
per Platone è per natura mutevole e si da conoscenza vera solo di ciò che
permane stabile;
per ​
Aristotele​
non è un ente reale in atto, un’esistenza ontologicamente
attuale, ma qualcosa ​
che non potrà mai essere compiuto​
(ex ​
infinito
potenziale della matematica​
)
solo con il ​
neoplatonismo e il cristianesimo se ne avrà una vera
rivalutazione positiva
-
-
Plotino​
accanto all’infinito potenziale della matematica, parla di ​
infinito
metafisico​
come dell’illimitatezza della potenza dell’Uno (un principio
produttivo che non conosce limitazioni)
il pensiero cristiano assume il termine in senso totalmente positivo come
una pienezza della divina perfezione.
FILOSOFIA MEDIEVALE
-
Tommaso parla della perfetta autosufficienza del creatore rispetto alla
realtà finita creata: ​
l’infinito è diventato l’​
ens perfectissimus​
oggetto
della teologia.
parallela a questa linea di ​
pensiero razionalistica3, il cristianesimo conosce
anche l’esperienza mistica connessa
-
a​
una teologia negativa​
(assoluta trascendenza dell’infinità divina
rispetto al mondo finito) ​
apofatica ​
che considera Dio al di là di qualsiasi
possibile definizione.
FILOSOFIA UMANESIMO E RINASCIMENTO
Ma è solo con ​
CUSANO​
e​
BRUNO​
che la dottrina dell’universo infinito (accolta
da Ockham come semplice possibilità) viene affermata risolutamente
3
Anselmo e prova a priori ens perfectissimus, ciò di cui non si può pensare nulla di più grande. 4 ● estendendo così per la prima volta il concetto di infinito
dall’ambito teologico a quello cosmologico​
=​
accanto al creatore
è ora la creatura ​
a presentarsi con i caratteri dell’​
infinità​
,
● decretando la crisi della cosmologia e della metafisica classica
CUSANO E LA FILOSOFIA DELL’INFINITO
il concetto di infinito è al centro della filosofia di Cusano e assume diversi
significati a seconda che si presenti in ambito teologico, gnoseologico e
cosmologico
-
INFINITO TEOLOGICO ​
è anzitutto
-
INFINITO GNOSEOLOGICO​
=
-
​ttributo ​
a
di Dio​
ens perfectissimus4
​
privo di ogni limitazione e creatore dell’intera realtà e non limitato da
nulla, ​
ma​
riprendendo anche la teologia negativa è un ​
Deus absconditus,
che sfugge ad ogni tentativo di comprensione da parte della ragione, è
coincidentia oppositorum​
(retta e circolo) dal carattere paradossale
(ciò che è contraddittorio nel mondo non lo è per Dio)
l​
’infinita creatività delle mente umana​
.
5
Cusano distingue tra ​
ratio​
discorsiva e ​
intellectus​
intuitivo : l’intelletto
intravede i limiti della ragione e si presenta come un socratico sapere di
non sapere = ​
docta ignorantia​
. Tale consapevolezza dei limiti della
ragione si traduce nella consapevolezza del carattere congetturale della
conoscenza, che non potrà mai essere compiutamente positiva (come
poligono iscritto nel cerchio)6 .
Ma Cusano non intende togliere ogni valore allo sforzo conoscitivo della
ragione e annichilire il suo discorso ad un silenzio mistico, al contrario ​
è
proprio l’insuperabile differenza tra conoscenza e verità a dargli
un motivo per celebrare l’infinita creatività della mente umana
che nelle sue congetture si mostra in qualche modo partecipe della
mente di Dio
Le congetture vengono alla nostra mente, come il mondo reale viene dalla ragione
divina infinita. In quanto la mente umana, alta similitudine con Dio, partecipa come può alla
fecondità della natura creatrice, essa trae da se medesima, immagine e forma onnipotente, gli
4
filone razionalistico ​
intellectus​
​
intuitivo# (che si può elevare al di sopra della ragione e del suo principio di
non-contraddizione fino ad intravedere la paradossale ​
coincidentia oppositorum​
dell’infinito);
ma che non potrà mai soppiantare quella razionale, perché l’intelletto offre solo una visione
negativa senza sfociare in un sapere positivo dell’infinito 6
tra conoscenza e suo oggetto sempre scarto incolmabile, verità e conoscenza come un poligono che se inscritto in una circonferenza moltiplicherà all’infinito propri angoli non sarà mai identico alla circonferenza 5
5 enti razionali a somiglianza di quelli reali. La mente umana è dunque forma del mondo
congetturale, come la mente divina è forma del mondo reale.
-
dunque non si tratta più di infinito teologico (né nel senso di ​
ens
perfectissimus​
, né nel senso di ciò che trascende totalmente il finito)​
ma
della specifica infinità spirituale dell’uomo = in questo caso se da un lato
l’infinità sottolinea in negativo l’incompiutezza del processo conoscitivo,
ne indica dall’altro, positivamente, l’inesauribile creatività e fecondità
“ora l’nfinità non è più un limite, ma l’affermazione della ragione. il carattere dell’infinità è
passato dall’oggetto della conoscenza alla funzione della conoscenza​
”
-
E. Cassirer.
INFINITO COSMOLOGICO​
=​
il cosmo
è il dispiegamento di Dio nella
molteplicità e nel tempo​
. Il carattere congetturale della conoscenza
umana si manifesta non solo in riferimento all’infinito teologico, ma
anche nei confronti dell’universo creato che essendo infinito come il suo
creatore non consente alla ragione di giungere ad una nozione compiuta
del suo essere. L’universo è ​
esplicazione ​
(dispiegamento) di Dio nella
molteplicità e nel tempo e Dio è complicazione della molteplicità
nell’assoluta unità (Dio è in tutte le cose e tutte le cose sono una
manifestazione di Dio che in esse si contrae). ​
Se tale è il rapporto tra
Dio e mondo, allora anch’esso deve essere infinito per poter
esprimere degnamente l’infinità divina7​
.
- cosa fa la differenza tra infinità di Dio e mondo?
la distinzione non è più quella tra entità diverse, ma tra pienezza
dell’essere infinito e tale infinità contratta nelle diverse modalità di
attuazione​
: tra infinità negativa di Dio (che non può essere limitato da nulla
nella sua perfezione) e ​
infinità privativa del creato (indefinito perché
privo di qualsiasi precisa determinazione​
)
- la cosmologia sviluppata nella Docta ignorantia dipende tutta dal duplice
corollario:
1. rapporto Dio/universo = complicazione/esplicazione
2. distinzione tra infinità negativa di Dio e infinità privativa
dell’universo
Ecco perché Cusano non può essere considerato il precursore dell’universo
copernicano:​
ciò che egli afferma è essenzialmente la mancanza di stabilità e
​
precisione del mondo creato e di conseguenza l’assoluta impossibilità di
costruire una rappresentazione oggettivamente valida dell’universo​
.
​
l​
a distinzione tra Dio e mondo non è più quella tra entità diverse, ma tra pienezza
dell’essere infinito e tale infinità contratta nelle diverse forme di attuazione. 7
6 Le sue tesi cosmologiche operano in senso negativo (= ovvero come rifiuto dei
principi della cosmologia finitistica aristolelico-tolemaica vedi testo libro),
sono negazioni più che affermazioni, limitazioni delle pretese dell’astronomia
classica più che di una teoria scientifica alternativa​
.
se Galileo nel XVII unificherà la fisica e l’astronomia innalzando la prima alla precisione
matematica che il pensiero classico aveva riconosciuto solo alla seconda, Cusano unifica la
fisica e l’astronomia abbassando la seconda all’imprecisione della prima.
Per Cusano la precisione matematica, propria della figura geometrica dell’universo tolemaico è
astratta, l’universo reale è impreciso rispetto ad essa e sarà proprio questa mancanza di
esattezza a minare l’immagine classica del cosmo, tanto che provvederà Bruno a utilizzare la
metafisica dell’infinito di Cusano per dare spessore filosofico all’universo copernicano,
oltrepassandone il carattere di cosmo chiuso.
G. Santaniello
7 L’UNIVERSO INFINITO DI BRUNO
Il senso del limite che pervadeva la d​
octa ignorantia​
di Cusano e che
conduceva a una teoria congetturale della conoscenza (idea di un sapere
essenzialmente imperfetto e mai identico al proprio oggetto) diventa in Bruno
eroico furore​
=​
piena e completa identificazione con il proprio oggetto,
con la natura​
.
la positività dell’infinito di Bruno
Dove Cusano stabilisce semplicemente l’impossibilità di assegnare limiti al mondo, Bruno
afferma con gioia la sua infinità. In Cusano il concetto di infinito indicava in primo luogo
l’assoluta trascendenza divina e l’indeterminatezza del nostro congetturare umano; in Bruno al
contrario l’infinità viene a significare la totale glorificazione della natura e dell’universo le cui
alterne vicende di nascita e morte, perpetua trasformazione non inducono più alcun
spaesamento nell’uomo, che si riconosce ormai parte integrante della natura e proprio in
questa appartenenza consiste la sua librazione.
Bruno smantella la metafisica e la fisica e la cosmologia aristoteliche per sostituire ad esse una
nuova immagine dell’universo infinito.
E il suo punto di partenza è epistemologico: il discorso sull’infinito non può essere fatto sulla
base del senso limitato, ma solo a partire dal puro argomentare razionale; la fisica aristotelica
al contrario resta imbrigliata e commisurata al senso di un cosmo chiuso gerarchico, distinto in
due regioni diverse, traendo la sua forza dalla conferma della sola apparenza sensibile.”
A. Koyrè
​
Il nuovo universo di Bruno, oltrepassando il fronte della sensazione risulta
profondamente diverso da quello classico:
●
●
●
●
●
è uno spazio omogeneo
in cui vivono innumerevoli corpi, tutti animati,
senza alcun ordine assoluto e distinzione gerarchica;
è vivo e dinamico in continua trasformazione
ed è infinito nel senso sia di estensione spaziale che di molteplicità dei
mondi in esso allocati. Mondi che come il ns non possono che essere
abitati da forme di vita diverse.
E non è una cosmologia che possa essere basata sul senso, ​
la sua
giustificazione è razionale e si basa su argomentazioni rigorosamente
teologiche e sulla radicalizzazione della teologia di Cusano​
: la vera vera
esplicazione​
non è un atto di libera creazione quanto piuttosto uno sviluppo
intrinseco dell’essenza divina, una ​
libera necessità​
per cui Dio si manifesta
nell’universo e non può non manifestarsi in esso, la consistenza ontologica del
simulacro (immagine esteriore) diventa quasi condizione di necessità della
stessa esistenza divina.
8 9 L’INQUIETUDINE DELL’UOMO COPERNICANO
Dunque la nuova concezione dell’universo infinito si afferma durante il
Rinascimento grazie ad autori come Cusano e Bruno che non si attengono alle
regole del discorso scientifico, ma a quelle della speculazione filosofica, a
questi vanno riconosciute le 5 tesi rivoluzionarie che secondo A. Lovejoy e
Koyrè caratterizzano la nuova visione del cosmo.
1.
2.
3.
4.
5.
abbattimento delle mura esterne del cosmo
pluralità di modi e le loro abitabilità
identità di struttura tra cielo e terra
geometrizzazione dello spazio cosmico
infinità dell’universo
Eppure dinanzi a innovativa cosmologia i grandi astronomi secentesch​
i
(Brahe, Keplero, Galilei) ​
si mostreranno ancora perpless​
i e non solo per
motivi strettamente scientifici (la non verificabilità empirica)
Keplero non esita a confessare tutto il suo orrore dinanzi all’infinità del cosmo
scoprendo la difficoltà dell’uomo moderno di ricollocarsi nel nuovo quadro:
l’entusiasmo e il senso di liberazione della teorizzazione bruniana lasciano il
posto ad un senso di profondo straniamento:
l’affermazione dell’infinità dell’universo costringe a rinunciare a ogni finalismo antropologico e
al tempo stesso induce inquietanti domande sul significato della grande narrazione cristiana:
Qual è il senso della vicenda della caduta e della redenzione, del peccato originale e del
sacrificio di cristo, se la Terra che è la scena in cui si svolge questo grande dramma è solo un
punto insignificante nell’infinità dei cieli? se l’uomo non è più il dominatore e il signore del
mondo, quale dovrà essere il suo rapporto con le cose della natura?
P. Rossi
con Montaigne la cultura europea viene smarrendo la sicura identificazione
rinascimentale tra dignità dell’uomo e sua centralità cosmica, in pieno Seicento
Pascal accettando la nuova cosmologia si chiederà cosa mai è un uomo
nell’infinito, cercando nel pensiero il riscatto tra i due abissi dello spazio
(l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo).
10 DUE INTERPRETAZIONI DELLA RIVOLUZIONE COPERNICANA
L’eroico furore viene così capovolgendosi in una nuova estraneità dell’uomo al
mondo
La distruzione del cosmo, il passaggio dal mondo chiuso all’universo infinito comporta una
radicale svalorizzazione dell’essere il divorzio tra il modo dei valori e il mondo dei fatti. Alla fine
di questo processo troviamo il mondo privo di senso della moderna filosofia scientifica,
troviamo nichilismo e disperazione.
A. Koyrè
Freud8 vedrà nella rivoluzione copernicana, nella perdita di centralità della
Terra e del suo essere lanciata in un universo infinito, la prima delle ferite
narcisistiche inferte dallo sviluppo del sapere moderno all’umanità
L'umanità ha conosciuto recentemente tre teorie scientifiche che hanno provocato ferite
​
proprio al narcisismo di ciascuno:
a- "cosmologica": la terra e quindi l'uomo non sono immobili al centro dell'universo.
b- "biologica": l'uomo parte come un qualunque animale senza presupposti di privilegi.
c- "psicologica": "L'Io non è padrone in casa propria".
L’universo dei moderni apparirà dunque come una macchina il cui ordine può
essere ricostruito dalla ragione matematica, ma il cui spazio omogeneo,
indifferente a qualsiasi distinzione tra bene e male e illimitato non ha più nulla
di umano.
per trovare un luogo in cui sentirsi a casa propria l’uomo moderno dovrà
sollevarsi dalla prima, alla seconda natura, entrando nella nuova dimensione
dinamica della storia e della costruzione politica​
.
​
Freud “​
Una difficoltà della psicoanalisi”​
1916 le “teorie scientifiche che hanno inferto ​
ferite narcisistiche
all'umanità” cosmologia copernicana che decentra la terra e quindi l'uomo rispetto all’universo; biologia
evoluzionistica di Darwin: che nella sua storia evolutiva pone quest’ultimo in continuità con il mondo degli
animale, privandolo dei presupposti o privilegi voluti da Dio; la psicanalisi, che svelando il ruolo fondamentale
dell'inconscio nel funzionamento delle strutture psichiche e nei rapporti sociali tra le persone, porta ad
affermare: "L'Io non è più padrone in casa propria" →l'uomo non è realmente, o completamente, padrone di sè
e del suo mondo interno. Accettare questo significa fare i conti con il dolore della ferita narcisistica, causata
dalla caduta degli ideali di perfezione, di comando e controllo assoluti. 8