IL TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO Epidemiologia Il tumore del collo dell’utero (anche detto cervice), cioè la parte finale dell’utero, è il secondo tumore più frequente nelle donne, dopo quello del seno, ed è il quarto tumore più letale tra i più comuni tumori maligni ginecologici. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno si registrano più di 500mila nuovi casi nel mondo e 250mila morti, l’80% delle quali avviene nei Paesi in via di sviluppo, dove questo tumore è ancora la seconda causa di morte per cancro. In Italia ogni anno circa 3.500 donne sono colpite dal tumore della cervice, che è la causa di morte di circa 1.500 donne. Tipologia I tumori della cervice uterina sono classificati in base alle cellule da cui prendono origine e sono prevalentemente di due tipi: ‐ carcinoma a cellule squamose (l’80% dei tumori della cervice): colpisce prevalentemente la donna tra i 20 e i 40 anni, è di origine virale (HPV); si sviluppa dalle cellule squamose che rivestono la cervice. ‐ adenocarcinoma ghiandolare (circa il 15%), più frequente nella donna tra i 50 e i 70 anni, deriva dalle cellule ghiandolari cui spetta la secrezione del muco; anche questo tipo di tumore è per la maggior parte di origine virale (HPV). Origine virale Il tumore del collo dell’utero nella maggior parte dei casi è causato da 13‐15 tipi tra i 40 tipi di Papilloma Virus che infettano le mucose. Questi virus, che infettano anche l’area genitale, producono le modificazioni epiteliali pre‐cancerose. Circa il 70% dei casi di tumore è collegato all’HPV 16 e 18. L’HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali, è molto frequente nella popolazione giovanile, non dà disturbi ed è innocuo. L’età a rischio di contrarre il virus comincia quindi all’inizio dell’attività sessuale e, sulla base delle stime, raggiunge il suo picco tra i 20 ed i 25 anni. La maggior parte delle persone viene a contatto e diventa portatrice del virus senza nemmeno accorgersene; solitamente l’organismo se ne libera spontaneamente, attraverso il sistema immunitario, nell’arco di alcuni mesi, come accade con altri virus che provocano ad esempio l’influenza o il raffreddore. Tuttavia una parte della popolazione non lo elimina, e la sua persistenza favorisce allora lo sviluppo di anomalie cellulari nell’area genitale. Queste anomalie in alcuni casi sono invisibili e asintomatiche. Se presenti nel collo dell’utero, possono dare origine ad una alterazione pre‐cancerosa che talvolta può dare origine ad un tumore. Prevenzione e anticipazione diagnostica Il tumore al collo dell’utero è una malattia dalla lenta evoluzione, ma curabile al 100% se diagnosticata per tempo. Infatti l’analisi citologica del tessuto cervicale (Pap test) è in grado di ridurre la mortalità per questo tumore fino all’80%, mentre il test HPV, che identifica l’eventuale presenza del virus, rivelando una situazione di aumentato rischio di sviluppare una precancerosi, permette di intensificare i controlli e di individuare la malattia in stadi molto iniziali. La prognosi del tumore del collo dell’utero è fortemente condizionata dallo stadio in cui la malattia viene diagnosticata. Fortunatamente oggi nella maggior parte dei casi il tumore viene diagnosticato in fase iniziale, grazie alla diffusione del Pap test e del test HPV; tuttavia la mortalità per questo tumore è ancora troppo alta rispetto a quanto dovrebbe essere, perché ancora il 33% delle donne non si sottopone ad alcun controllo di diagnosi precoce. Metodi di trattamento I trattamenti per il tumore della cervice comprendono la chirurgia e la radioterapia, talvolta in associazione con la chemioterapia. Quindi le pazienti vengono trattate da un gruppo di multidisciplinare di specialisti che può includere ginecologi oncologi, radioterapisti ed oncologi medici. La chirurgia è una terapia locale finalizzata alla rimozione del tessuto anormale dalla cervice o vicino ad essa. Se il tumore è localizzato solo sulla superficie della cervice, il medico può distruggere le cellule cancerose in un modo simile a quello usato per trattare le lesioni precancerose. Se la malattia ha invaso gli strati profondi della cervice, ma non si è estesa intorno ad essa, il medico può effettuare un’operazione per rimuovere il tumore ma lasciare utero e ovaie. In altri casi invece può essere indispensabile asportare l’utero (isterectomia). La radioterapia usa raggi ad alta energia per danneggiare le cellule tumorali e bloccare la loro crescita. Come la chirurgia, la radioterapia è una terapia locale; le radiazioni possono colpire le cellule tumorali solo nell’area trattata. La radiazione può provenire da una apparecchiatura esterna (radiazioni esterne) o da materiale radioattivo posizionato direttamente dentro la cervice (brachiterapia). Per alcune pazienti è indicato un piano terapeutico che prevede l’impiego di entrambi i tipi di radioterapia. Solitamente i trattamenti vengono effettuati 5 giorni alla settimana e durano 5‐6 settimane. La chemioterapia antiblastica utilizza farmaci per distruggere le cellule tumorali; è quindi un trattamento sistemico, che si diffonde a tutto l’organismo tramite il sistema circolatorio ed è indicata quando le cellule tumorali si sono diffuse ad altri organi.