un progetto Klorane viviDARIA il potere delle piante, il potere dei bambini. insieme per un’aria che respira MANUALE DIDATTICO un progetto Klorane viviDARIA Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali – Federparchi Institut Klorane Coordinamento editoriale e redazionale Federparchi Testi a cura di Istituto Pangea ONLUS Silvana Nesi, Giulia Sirgiovanni Foto Archivio Federparchi - Europarc Italia e Istituto Pangea Onlus Progetto grafico Cristina Marini indice Scheda insegnante 1 Il giro del mondo in un orto botanico................................................................. 1 Tra fiori e piante meravigliose si scopre la biodiversità Scheda insegnante 2 Ricercatori in città................................................................................................. 3 Basta cercare per trovare un numero sorprendente di spacie diverse Scheda insegnante 3 Ma quante belle foglie madama Dorè.............................................................. 5 Con lo studio delle querce la biodiversità diventa tangibile Scheda alunno 3 Ma quante belle foglie madama Dorè.............................................................. 7 Scheda insegnante 4 La biodiversità da comprare............................................................................... 9 Al mercato si trova la biodiversità intraspecifica Scheda insegnante 5 Vivaio segreto...................................................................................................... 11 Attività di scoperta dei vivai da seme autoctono Scheda alunno 5 Vivaio segreto...................................................................................................... 13 Scheda insegnante 6 Belli e bravi........................................................................................................... 15 Alla varietà delle forme dei semi corrisponde adattamenti specifici per la dispersione Scheda alunno 6 Belli e bravi........................................................................................................... 17 Scheda insegnante 7 Seminare la diversità........................................................................................... 19 Materiali e tecniche di messa a dimora dei semi Scheda alunno 7 Seminare la diversità........................................................................................... 21 Scheda insegnante 8 Un giardino a quadretti....................................................................................... 23 Come avere uno speziale, una farmacia, una profumeria nell’aula verde Scheda insegnante 9 Il mondo in farmacia 1....................................................................................... 25 La farmacia è un luogo di raccolta della biodiversità vegetale Scheda alunno 9 Il mondo in farmacia 1....................................................................................... 27 Scheda insegnante 10 Il mondo in farmacia 2....................................................................................... 29 La conoscenza di una fitofiliera aiuta il consumatore a fare una scelta consapevole Scheda alunno 10 Il mondo in farmacia 2....................................................................................... 31 Scheda insegnante 11 L’appello in giardino........................................................................................... 35 Identificarsi con una pianta aiuta a conoscerne meglio le proprietà Scheda alunno 11 L’appello in giardino........................................................................................... 37 Scheda insegnante 12 La biodiversità incontra la cultura..................................................................... 41 Le tradizioni e la cultura sono legati anche alla biodiversità del territorio Scheda insegnante 13 Il grande gioco della biodiversità.................................................................... 43 Imparare giocando è più divertente un progetto Klorane viviDARIA Il giro del mondo in un orto botanico Tra fiori e piante meravigliose si scopre la biodiversità Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Quaderno, penna, scheda di indagine, materiale informativo dell’orto che visiterete o accesso a internet, atlante OBIETTIVI al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: COSA FARE Il desiderio di vedere da vicino un leone o una tigre, la curiosità verso animali “strani”, o “buffi”, come la giraffa, verso piante dall’aspetto inconsueto e bizzarro, come quelle carnivore ha sempre spinto viaggiatori e mercanti ad “importarli” da paesi lontani, come vere e proprie merci. Solo più tardi è prevalso l’interesse scientifico e, soprattutto dal 1700 in poi, sono stati allestiti giardini specializzati, per ospitare collezioni sempre più ricche di piante provenienti da tutte le parti del mondo. La necessità di ricreare un habitat adatto alla loro sopravvivenza unita all’esigenza di una classificazione sistematica, nata con Linneo, favorirono quindi l’istituzione sempre più frequente degli Orti Botanici nelle grandi città europee. Non bisogna dimenticare però, che questi Istituti avevano i loro lontani progenitori nelle collezioni di erbe medicinali dei “giardini dei semplici” medievali che, qualche secolo più tardi, furono seguiti dai primi scheda 1 Orti Botanici come quello di Pisa, risalenti a metà del 1500 e quello quasi contemporaneo, di Padova. • Osservare con attenzione Oggi, gli Orti Botanici, collegati di norma alle Università e agli Enti di Ricerca rappresentano strutture importantissime per la conservazione della biodiversità vegetale • Riconoscere la biodiversità vegetale La biodiversità, ovvero la varietà di specie, di ambienti e di geni all’interno della stessa specie (intraspecifica), rappresenta, assieme alle opere d’arte, il vero tesoro dell’Italia, infatti, detiene metà del patrimonio europeo solo per quanto riguarda la varietà di specie vegetali! La superficie dell’Italia è solo un trentesimo di quella europea, ma la posizione della penisola, che si estende al centro del Mediterraneo fa del nostro territorio un punto d’incontro di specie tipiche dell’area nordica, balcanica, orientale, africana e, naturalmente, mediterranea. Le ultime ricerche affermano che in Italia vivono circa 6100 specie di piante di cui 500 sono fra le più frequente- 1 • Attribuire una nazione al giusto continente • Porsi interrogativi sui metodi utili per conservare la biodiversità mente coltivate e 712 sono endemiche, ovvero che non vivono in nessun altro luogo. Per difendere questo patrimonio non servono solo le aree protette, che prevedono il mantenimento delle caratteristiche biologiche degli ecosistemi che ospitano le diverse specie (conservazione in situ), ma anche gli Orti Botanici, e gli Zoo che possono svolgere un ruolo indispensabile nella conservazione ex situ, ovvero lontano dal luogo il cui le specie vivono. Considerazioni finali È anche questo un aspetto della conservazione della Biodiversità complessiva, che potrebbe rivelarsi preziosa in situazioni di emergenza. poi proponete di realizzare una scheda di indagine che i bambini potranno compilare sul posto. Suddividete la classe in tanti gruppi quanti sono i continenti e chiedete loro di annotare solo le piante che hanno le caratteristiche richieste dalla scheda e che provengono dai luoghi che gli sono stati assegnati. Accanto a ogni esemplare vegetale sono presenti cartellini che ne indicano il nome e il paese di origine. Per fare un viaggio nella biodivesità dei 5 continenti organizzate una visita all’orto botanico della vostra città o a quello di una città vicina. Pianificate insieme alla classe il tipo di studio che farete svolgendo una ricerca preventiva sull’orto che visiterete, Preparate la scheda di indagine insieme ai bambini, arricchendo di spunti e domande quella proposta di seguito. Fate fare una ricerca allo scopo di scrivere, sulla scheda relativa ad ogni continente, quali nazioni ne fanno parte. Accanto alla funzionalità di conservazione delle piante vive, molti Orti Botanici svolgono oggi quella di “banche del germoplasma”: conservano cioè i semi e, in generale, quei tessuti che potrebbero, in caso di necessità, ripristinare un organismo intero. scheda 1 2 Se ne avete il tempo confrontate quanto osservato prima di lasciare l’orto botanico, altrimenti rimandate a quando sarete di nuovo in classe dove elaborerete i dati. Per trarre il maggior profitto dalle informazioni raccolte ponete alcune domande. • Quali sono i continenti maggiormente rappresentati nell’ambito della collezione di piante dell’orto? Secondo voi c’è un motivo preciso che giustifica il risultato ottenuto? • Quali sono i continenti maggiormente rappresentati nell’ambito della vostra ricerca? Secondo voi c’è un motivo preciso che giustifica il risultato ottenuto? • Ci sono corrispondenze fra le risposte alla prima e alla seconda domanda? • Da dove provengono le piante con le caratteristiche più particolari? Secondo voi perché? • Immaginavate una così grande varietà di forme e colori nel mondo delle piante spontanee? • Cosa provereste scoprendo che gli ambienti dove vivono allo stato spontaneo alcune delle piante più interessanti sono scomparsi? un progetto Klorane viviDARIA Ricercatori in città Basta cercare per trovare un numero sorprendente di specie diverse Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Macchina fotografica o cellulare in grado di fare foto, computer, quaderno, colori, guide al riconoscimento di erbe e fiori, eventualmente (ma non necessariamente) un esperto botanico e/o un collegamento a internet OBIETTIVI al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: tura del viale: in certi punti, al ceppo degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là si aprivano e facevano affiorare tondeggianti corpi sotterranei”. COSA FARE “Aveva, Marcovaldo, un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti non fermavano mai il suo sguardo, che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse, una piuma che si impigliasse in una tegola non gli sfuggivano mai. Così un mattino, aspettando il tram, notò qualcosa di insolito presso la fermata nella striscia di terra, sterile e incrostata, che segue l’albera- scheda 2 Per sapere esattamente di che cosa si tratti, basta proseguire nella lettura del primo racconto del “Marcovaldo” di Italo Calvino. Quel che importa davvero, però, è che questa lettura spinge i ragazzi, seguendo l’esempio del protagonista del libro, a cercare le tracce di “natura” presenti nella loro città, soprattutto quelle vegetali, che ci sono anche nei quartieri più cementificati. È probabile che, una volta “allertati”, i ragazzi restino sorpresi nel costatare l’esistenza di una notevole varietà di vita vegetale e di pianticelle poco appariscenti, alle quali non avevano mai badato. Per prima cosa, invitateli a fare un elenco dei posti più “strani” nei quali cercare; ad esempio: 3 • Mettere in atto la capacità di osservazione • Constatare la presenza, in città, di differenti forme vegetali • Riconoscere almeno 3 piante diverse fra quelle trovate • Comprendere il concetto di Biodiversità • Valutare ed apprezzare l’importanza delle relazioni fra Biodiversità vegetale e Biodiversità animale. • le crepe dell’asfalto al bordo dei marciapiedi • un muretto di recinzione, specie se fatto di mattoni • un pezzo di terreno incolto fra due palazzi • un vaso pieno di terriccio, su un balcone dove, come scrive Calvino, “il vento, venendo da lontano porta doni inconsueti”. La ricerca può diventare più ampia e fruttuosa se è fatta in un parco comunale o anche nel giardino della vostra scuola. Tralasciando, almeno in un primo momento, i cespugli e gli alberi (che, peraltro, rappresentano un notevole campione della Biodiversità vegetale urbana) dite ai ragazzi di dedicarsi alla ricerca di piante e fiori di dimensioni più ridotte, a misura di bambino, precisando ad esempio, che interessano solo quelle alte fino al loro ginocchio. Nella prima fase dell’attività i ragazzi dovranno fotografare con la macchinetta o con il telefonino tutto quello che trovano, rimandando ad un momento successivo il riconoscimento dei vari esemplari. Chi non ha il telefonino, o preferisce disegnare, potrà imitare gli antichi naturalisti, facendo particolare attenzione alla forma delle foglie e al fiore (quando c’è) e indicando nel disegno anche i colori. Sarà utile anche registrare se la pianta ha un odore caratteristico o li colpisce per qualche particolare. Se vicino alla pianta si trovano insetti o segni di presenza del loro passaggio annotate la notizia su un taccuino e fotografate o disegnate. Attenzione! Sia nel caso della fotografia sia del disegno, è importante segnare il luogo dove è stata immortalata la pianta e inserire un riferi- scheda 2 mento che permetta di definire le dimensioni del campione. Basterà, ad esempio, una penna biro. Riunite tutte le foto e i disegni e raggruppate le immagini che, a vostro parere, appartengono alla stessa specie, poi provate a riconoscerle con l’aiuto di una guida o di un esperto. Se non riuscite a dare un nome a tutte, non è veramente importante perché la cosa interessante di questa ricerca è constatare la quantità di specie diverse… qualsiasi sia il loro nome scientifico o volgare. Per identificarle all’interno del vostro progetto, però, “battezzatele” con un nome di fantasia. Al termine del lavoro potrete dare i… numeri e indicare quante specie diverse, fra tutte le “specie vegetali più basse del ginocchio di un bambino”, avete osservato; si tratterà di una piccola parte della biodiversità cittadina, ma significativa e, con buone probabilità, foriera di molte sorprese. È interessante notare che, verosimilmente, la biodiversità da voi registrata è maggiore di quella che vi risulta, perché alcune piante, che per i non addetti ai lavori sono semplicemente “erba” oppure “margherite gialle”, rappresentano, in realtà, numerose specie differenti anche se simili nell’aspetto. 4 Considerazioni finali In molti casi, nell’osservare le piante i ragazzi avranno notato anche la presenza di animali (soprattutto insetti, o lumache) oppure le tracce della loro presenza (ad es. foglie rosicchiate). Invitateli a riflettere sull’importanza, per gli altri esseri viventi, di alcune piante apparentemente insignificanti e sul loro posto nella catena alimentare. Molte piante cosiddette “infestanti”, ad esempio, aiutano, direttamente o indirettamente la sopravvivenza degli uccelli di piccola taglia durante i mesi invernali. Altre, come l’ortica, sono le “nutrici” di molte farfalle, come la Vanessa, che vi depongono le uova. Ponete alcune domande. • La diminuzione della Biodiversità dovuta all’eventuale scomparsa di quelle che vengono sbrigativamente definite “erbacce” potrebbe avere un effetto negativo anche sulla Biodiversità animale? • Quali sono il luoghi dove avete riscontrato maggiore diversità di specie vegetali? Negli stessi luoghi c’era una maggiore concentrazione di animali o di loro segni di presenza? • Quali sono i luoghi dove si è riscontrato minor varietà di vita? Sapete darne una spiegazione? un progetto Klorane Ma quante belle foglie madama Dorè Con lo studio delle querce la biodiversità diventa tangibile viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Materiale occorrente Una ghianda per alunno (scelte fra le seguenti specie da selezionare a secondo di quelle presenti nel vostro territorio: leccio, cerro, roverella, rovere, sughera), foglie di altrettante specie di querce, un barattolo, fotografie o disegni delle querce da studiare, 1 copia delle schede 3A, 3B per ogni bambino, 5 lenti di ingrandimento, 5 righelli. OBIETTIVI al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Scoprire la biodiversità intraspecifica • Spiegare l’importanza della diversità di specie all’interno dello stesso gruppo classificatorio • Valutare l’importanza della conservazione e della ricchezza delle diverse specie arboree • Comprendere l’importanza dei rimboschimenti con specie locali COSA FARE Introducete il concetto di biodiversità facendo notare ai bambini le differenze che contraddistinguono un individuo da un altro. Invitate un bambino a scrivere sulla lavagna i diversi caratteri presenti nei compagni di classe, utilizzando, come guida, la tabella 3A. Avviate una discussione con i bambini facendo notare che, anche se tutti loro apparten- scheda 3 gono alla stessa specie, a ben guardare, ci sono molte differenze tra un bambino ed un altro. Spiegate loro che in natura la varietà è una ricchezza e un valore che gli scienziati chiamano biodiversità. Fate notare che, se all’interno della stessa specie esiste tanta variabilità, tanto più esiste fra specie diverse anche se affini. La famiglia delle querce offre un ottimo spunto per verificare che ciò che sembra tutto uguale a prima 5 vista, in realtà risulterà diverso. Mettete in un barattolo i diversi tipi di ghiande che siete riusciti a recuperare e riempite una busta di carta con le foglie delle stesse querce. Fate prendere un ghianda ad ogni bambino, e invitatelo a descrivere per iscritto le sue caratteristiche. Chiedete ai bambini di confrontare fra loro le ghiande e di creare dei gruppi per ogni tipo di ghianda. Distribuite la scheda 3B e commentatela insieme ai bambini per spiegarne i termini, poi fatela utilizzare per provare a riconoscere la quercia cui appartiene la ghianda e aiutateli nel compito con foto delle piante scelte. Distribuite agli alunni le foglie, invitateli a descriverle per iscritto facendo attenzione alla grandezza, al colore, al margine, alle nervature, alla presenza di peluria, alla consistenza. Ricordate ai bambini di utilizzare tutti i sensi. Come per le ghiande, fate confrontare le foglie e chiedete ai bambini di dividersi in gruppi, uno per ogni tipo di foglia. Riunite la classe e utilizzate la scheda 3B per scoprire a quale specie appartengono le foglie. scheda 3 Spiegate alla classe che le piante, per sopravvivere ad ambienti e climi diversi, presentano dei particolari adattamenti: alcune foglie hanno dei peli sulla pagina inferiore che, come le pellicce degli animali, isolano dal caldo e dal freddo, altre hanno sostanze cerose (aspetto lucido) che servono a riflettere i raggi solari nelle zone particolarmente assolate e ad impermeabilizzare la foglia verso l’esterno, riducendo la perdita di acqua per traspirazione, altre presentano piccole spine per non esser mangiate dagli animali, altre ancora possono diventare molto grandi perché hanno tanta acqua a disposizione e al contrario devono disperderla. Aiutandovi con una lente di ingrandimento, studiate accuratamente la foglia per scoprire se è ciriacea, tormentosa, spinosa. 6 Considerazioni finali Dopo che i bambini hanno osservato attentamente le foglie ricordate i tipi di adattamenti e chiedete, secondo la loro opinione, quali delle specie osservate possono vivere meglio in ambienti più caldi e quali in ambienti più freschi. Confrontate le risposte con la tabella 3B. Avviate un dibattito sulla capacità di queste piante di adattarsi e specializzarsi all’ambiente in cui vivono, spiegando in questa occasione, la necessità e l’importanza di utilizzare nei rimboschimenti le specie di piante idonee e già presenti nell’ambiente (vedi scheda “Vivaio segreto”). Aiutateli a comprendere che una palma che vive molto bene in una località di mare non riuscirà a vivere altrettanto bene in una zona di alta montagna, così come una pianta d’alta quota non riesce a sopravvivere in una zona di mare. Per verificare se il concetto è stato compreso, chiedete ai bambini di fare degli esempi utilizzando i loro capi di abbigliamento associati a luoghi caratterizzati da climi diversi (ad esempio andare al mare, d’estate, con la giacca a vento e in montagna con il costume da bagno). Raccontate alla classe che in passato, quando è stato necessario piantare nuovi alberi, spesso sono state utilizzate specie sbagliate. Questo ha comportato la sofferenza e la morte dei piccoli alberi e, di conseguenza, la mancanza di cibo e riparo per molti animali. un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA ALUNNO Ma quantE belle foglie madama Dorè SCHEDA 3A. Caratteristiche degli alunni della classe__________________ colore dei capelli scheda 3 tipo colore necessità di capelli degli occhi di occhiali 7 nei sul viso altezza numero scarpe SCHEDA 3B Nome quercia Grandezza Tipo di ghianda cupola Grandezza Forma della foglia (molto foglia variabile) Cerro Fino a 2,5 cm Leccio Fino a 2 cm Ricopre ¾ lunghe da 3 della ghianda a 7,5 cm, larghe da 1 a 5 cm Rovere Fino a 3 cm Ricopre 1/3 Lunghe da 5 Con lobi della ghianda a 12 cm, arrotondati larghe 7,5 Presenza di peli Ricopre mezza Lunghe fino Allungate e Solo da ghianda, a 12 cm, lobate con giovani ricoperta larghe 7,5 cm ciuffetti di peli da lunghe rossastri, squame chiamati stipole, ricurve alla base sembra riccia) del picciolo Margine lobato Margine Ambiente disegno seghettato A volte no profondamente lobate Boschi di tutta italia in arree non troppo secche no In genere no, ma può presentare piccole spine Luoghi secchi di pianura e collinari Leggera si peluria sulla pagina pagina inferiore no Boschi in aree piovose con terreno ricco d’acqua (rara) Roverella Fino a 4 cm Ricopre 1/3 Lunghe fino Ovali, lobi della ghianda, a 10 cm, arrotondati larghe 5 e a punta alla fine Solo sulla pagina inferiore si no luoghi aridi di pianura e collina Sughera Fino a 3 cm Ricopre mezza Lunghe fino Ovali, ghianda a 7 cm, leggermente larghe 4 bombate Solo sulla pagina inferiore no si Boschi di aree calde di pianura e collina scheda 3 Ovali, da stretta e lunga a quasi rotonda 8 Solo sulla pagina inferiore un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE La biodiversità da comprare Al mercato si trova la biodiversità intraspecifica Materiale occorrente Quaderno, penna, macchina fotografica, fagioli della maggior varietà possibile, nastro adesivo, collegamento a internet. OBIETTIVI COSA FARE Conservare la biodiversità non significa soltanto proteggere dall’estinzione la grande varietà di specie vegetali ed animali presenti sulla Terra e gli ambienti dove vivono. Vuol dire anche prendere in considerazione e tutelare tutte le piccole caratteristiche che rendono diversi gli uni dagli altri gli individui dello stesso gruppo e che sono espressione della diversità complessiva dei geni (pool genico) esistente in quella popolazione. Le piccole differenze fra individui, apparentemente poco significative, sono, invece, molto importanti, perché proprio su di esse si fonda la possibilità della specie di far fronte ad eventuali bruschi cambiamenti delle condizioni ambientali. Un esempio interessante si ha da un episodio tanto famoso quanto significativo: siamo in Inghilterra, all’epoca della Rivoluzione Industriale; i tronchi chiari delle betulle che avevano formato fino a quel momento lo sfondo mimetico ideale per le farfalle (Biston betularia) di colore chiaro che vi- scheda 4 vono abitualmente sulla corteccia, cominciano progressivamente ad annerirsi, a causa dei fumi industriali. È in questa circostanza che la diversità di alcune farfalle che hanno le ali di colore più scuro, si rivela vantaggiosa; sono queste ultime, infatti, ad essere ora meno visibili sui tronchi anneriti e a sfuggire più facilmente ai predatori. Le farfalle chiare, quindi, hanno la peggio, ma la popolazione, nel suo complesso, sopravvive. Qualche volta, però, la natura si concede un esperimento di controllo, proprio come farebbe un ricercatore molto accurato. Avviene così che le fabbriche di quella zona adottino i depuratori per i gas inquinanti e i tronchi delle betulle ritornino ad essere quasi bianchi. Per fortuna nella popolazione di farfalle scure era rimasto qualche individuo diverso dagli altri, con le ali più chiare, che si trovò, in questa circostanza ad essere avvantaggiato, permettendo alla popolazione di riacquistare il suo equilibrio numerico. Provate a guidare una riflessione da parte dei ragazzi su questo episodio e chiedete 9 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Osservare con attenzione e riconoscere somiglianze e differenze • Raggruppare elementi che hanno le stesse caratteristiche • Fare almeno due esempi di biodiversità intraspecifica • Dare concretezza al concetto di biodiversità attraverso l’analisi del quotidiano loro: qual è stato il ruolo della variabilità all’interno della popolazione di far falle e quale il ruolo del cambiamento avvenuto dell’ambiente esterno? Per avere una prova pratica della biodiversità al livello dei geni chiedete ai bambini di portare circa 10 esemplari di tutti i tipi di fagioli che hanno a casa e di comprarne, al mercato, dal fruttivendolo o al supermercato, un etto di ogni varietà nuova che vedono. Chiedete loro di segnarsi an- che il nome dei fagioli comprati. Quando avete tutti gli esemplari in classe fatevi dare i nomi e compilate una lista unica attaccando un fagiolo vicino al nome corrispondente. La lista deve essere temporaneamente visibile solo dall’insegnante che, poi, la userà come verifica dell’attività proposta di seguito. Riunite tutti i fagioli e mischiateli, poi fate quattro mucchietti da assegnare ad altrettanti gruppi di bambini che dovranno osservarli attentamente e decidere quanti tipi di fagioli vedono. Questa attività apparentemente semplice, richiede notevole capacità di osservazione e catalogazione; molti fagioli, infatti, potrebbero sembrare identici oppure solo la versione un po’ più grande di un’altro, anche se non è così. I ragazzi dovranno decidere fino a che punto le somiglianze o le differenze indicano l’appartenenza o no allo stessa varietà. Quando si sentiranno sicuri della loro scelta guardate insieme la lista dei fagioli e controllate le suddivisioni fatte. Discutete insieme le motivazioni che hanno portato alle loro scelte. Introducete il concetto di variabilità all’interno della stessa specie (il fagiolo, Phaseolus vulgaris) e portate altri esempi del mondo vegetale (le mele, le pere, i peperoni ecc.) e del mondo animale (i cani, i cavalli ecc.), che hanno questa caratteristica, poi invitate i ragazzi a nominare alcune varietà vegetali o razze animali appartenenti alla stessa specie. Chiedete alla classe se riesce a immaginare perché l’uomo ne ha selezionato tanti tipi diversi e favorite una discussione po- scheda 4 nendo alcune domande. • È un caso che un cane dal pelo lungo e folto come l’husky provienga dalle nelle zone fredde del pianeta mentre lo snello levriere arabo dal pelo corto sia originario del Nord Africa? • Come mai alcune varietà di peperoni si coltivano in alcune zone d’Italia più che in altre? • Questo fenomeno sarà presente anche in natura? E se sì perché? • Quale vantaggio hanno le specie ad avere una forte variabilità genetica? Proponete di fare una ricerca al mercato ortofrutticolo o rionale per saperne di più sulla variabilità vegetale che mangiamo. Dividete la classe i 3 gruppi e assegnate loro il compito di registrare le diverse varietà di altrettanti ortaggi. Potete scegliere il cavolo (cavolfiore, broccolo calabrese, broccoletti, cime di rapa, cavoletti di Bruxelles, verza, cavoloverza rosso ecc. sono tutti Brassica oleracea), la lattuga (iceberg, cappuccina, romana, lattughino ecc. sono tutti Lactuca sativa), il pomodoro (ciliegino, costoluto, cuore di bue, San Marzano ecc., sono tutti Solanum lycopersicum). I bambini devono chiedere quante varietà di questi ortaggi sono presenti in ogni banco, come si chiamano, quale è il loro nome in dialetto, come si usano in cucina e fare la foto ad ognuna. Una volta tornati in classe potrete confrontare i dati e fare delle schede illustrate; sarebbe particolarmente interessante ripetere l’uscita in una stagione differente e vedere come cambia il numero delle varietà al mercato. 10 Considerazioni finali Per completare l’attività della ricerca della biodiversità attraverso i fagioli, chiedete ai bambini di descrivere a parole ogni varietà in modo che un lettore possa riconoscere quel tipo di fagiolo fra molti. Il risultato si potrebbe anche tramutare in un gioco che è possibile arricchire nel tempo ogni volta che si “scova” una nuova varietà in un mercato o presso fruttivendolo. Il risultato più importante di questo esercizio linguistico è l’acquisizione di una spiccata capacità di osservazione dei dettagli. Se conducete una ricerca sulla zona da cui provengono le diverse tipologie di fagioli e come si cucinano, potrete lavorare anche sulla diversità culturale indotta dalla biodiversità. Lo stesso tipo di ricerca si può sviluppare anche sugli ortaggi studiati al mercato. Al termine delle attività invitate la classe a riflettere sul lavoro svolto e favorite una discussione di gruppo ponendo le seguenti domande. • Avevate mai sospettato che tante varietà di ortaggi fossero in fin dei conti della stessa specie? • Avevate mai notato quanti tipi di pomodori, mele o pere diversi esistono? • Se guardate i vostri compagni in viso potete riconoscere la biodiversità intraspecfica? • Immaginate che una malattia colpisca i pomodori cigliegini e ne causi la scomparsa; sarebbe una cosa molto grave (e triste) ma si potrebbe comunque contare sulle altre varietà che hanno un patrimonio genetico leggermente diverso. A quali riflessioni vi porta questa possibilità? vivaio segreto un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Attività di scoperta dei vivai da seme autoctono Materiale occorrente 1 scheda di indagine n.5 per ogni bambino, matita, quaderno, vasetti di 10 cm diametro (vanno ben anche quelli di recupero forniti dalle famiglie), terra OBIETTIVI COSA FARE Gli alberelli ancora in vaso e le ordinate file di piantine da fiore, spesso sono l’aspetto più conosciuto dei vivai. Può essere interessante, però, indagare più a fondo per scoprire le tecniche per piantare e far crescere, la terra e i vasi siano utilizzati e, soprattutto la provenienza dei semi. I vivai che contribuiscono alla conservazione della biodiversità tramite la coltivazione di semi raccolti da piante autoctone, sono presenze importanti, purtroppo non abbastanza diffuse; spesso sono gestiti dal Corpo Forestale dello Stato (come lo storico vivaio del Parco Nazionale del Circeo), ma anche da illuminate fondazioni e associazioni private. Individuate nelle vicinanze della scuola un vivaio che corrisponda a queste caratteristiche e chiedete se è possibile visitarlo e avvalersi della collaborazione del personale. Preparate la classe all’uscita predisponendo insieme una scheda di indagine che preveda anche le domande da porre alle persone che lavorano nel vivaio. La scheda 5 è un esempio di come si potrebbe procedere, ma, con l’aiuto dei bambini, sarà sicuramente pos- scheda 5 sibile arricchirla di spunti. Ogni vivaio ha una disposizione degli spazi diversa, ma, in linea di principio, tutti hanno le stesse aree di lavoro; per questo motivo di seguito proponiamo un’attività di scoperta di un vivaio tipo. Recatevi nella area deputata all’accumulo e alla produzione di suolo fertile, chiedete agli addetti di raccontarvi da dove proviene la terra: probabilmente ci sarà un luogo dove vengono compostati gli scarti verdi e le potature e dove viene accumulata la terra eliminata de vecchi vasi. Invitate i ragazzi a toccare la terra e a trovare aggettivi adeguati per descriverla, ditegli di sporcarsi un dito e di strofinarlo sulla scheda per vedere se la parte organica presente nel suolo lascia traccia sulla carta. Nella serra dove si riempiono gli speciali vasi utilizzati per le piante, a volte il terreno viene filtrato attraverso una rete per eliminare ramoscelli e foglie ancora presenti. Altri spazi importanti da visitare sono quelli dedicati alla preparazione e alla conservazione dei semi. Prima di arrivare a mettere a dimora un seme, però, ci sono alcune operazioni da portare a termine, la più importante delle quali è procurarsi il seme giusto che provenga da una pianta 11 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Condurre un indagine sistematica • Comprendere l’importanza della coltivazione di piante provenienti da seme autoctono • Descrivere come si può produrre suolo fertile • Preparare e piantare i semi di almeno due specie diverse cresciuta nel territorio limitrofo, perfettamente adattata a quel tipo di clima e di ambiente. Semi provenienti da piante della stessa specie, ma cresciute in un altro luogo, non sarebbero efficaci allo stesso modo nel conservare la biodiversità locale e, di conseguenza, globale. In genere i semi non sono pronti a germinare appena raccolti, infatti, in natura, fra il momento della loro caduta e quello della germinazione, di solito, passa un certo lasso di tempo: chiedete ai ragazzi di provare a immaginare cosa accade (dal punto di vista della temperatura, delle forme di trasporto cui è sottoposto- vedi “Belli e bravi”- della presenza di acqua e umidità ecc.) a un seme caduto in autunno che germina nella primavera successiva. Al momento della raccolta si dedicano tutte le energie e il personale disponibile a sistemare i semi più delicati, gli altri, insieme ai frutti e agli strobili (pigne di conifere), vengono preparati in modo diverso a seconda delle esigenze delle specie. Alcuni semi hanno bisogno di sentire il freddo invernale, altri possono riposare sotto un letto di foglie (come, ad esempio, le querce). I frutti devono appassire e seccare per rilasciare i semi e, quindi, vengono posti in un ambiente a temperatura costante (spesso una serra calda). In tutti i casi i supporti sono scaffali di legno, con fondo in rete che permette la circolazione dell’aria e evita la formazione di muffe. Per la semina vera e propria alcune specie richiedono un trattamento supplementare che spesso consiste nell’immersione dei semi in acqua per 12-24 ore in modo da ammorbidire le cuticole esterne. Durante questa operazione generalmente i semi che non sono più vitali rimangono a galla e sono, quindi, facilmente eliminabili. Nella serra di vetro, a temperatura tiepida e costante si trovano, chiusi in una cassapanca di legno, i sacchi di juta con i semi dell’anno precedente conservati nel caso che l’ultima raccolta non sia soddisfacente. Chiedete di il permesso di far toccare i semi ai ragazzi e di strofinare fra le mani i frutti secchi per constatare come è semplice ricavarne i semi (ad esempio con il mirto o il ligustro). Le semine possono essere effettuate sia nello stesso luogo dove vengono riempiti i contenitori di terra, sia direttamente nell’area esterna del vivaio, dove tutti sono posti a germinare. All’aperto i vasi sono poggiati sopra grandi scheda 5 teloni di plastica nera che coprono il terreno per impedire che le radici penetrino nel suolo. Il contenitore utilizzato per sistemare le piante si chiama fitocella: si tratta di un vaso di plastica nera, stretto e lungo, areato da fori laterali, che permettere alle radici di andare in profondità. Alcune specie (ad esempio sorbi, mele, pere) richiedono semine particolari e vengono messi a dimora dentro cassette di legno poste nelle serre calde o fredde a secondo delle aree climatiche; in seguito le plantule verranno trapiantate nelle fitocelle con una tecnica chiamata ripicchettatura. Chiedete al personale del vivaio di dare una dimostrazione ai bambini e, se è possibile, di farli esercitare su una cassetta preparata appositamente. L’intera area con le fitocelle contenenti i semi deve essere ombreggiata (con alberi o teli) e protetta dagli uccelli con reti apposite. Semi e piante sono contraddistinte da un cartellino che ne riporta il nome scientifico e la data di semina. Chiedete al personale di predisporre una collezione di semi che i ragazzi proveranno a piantare a scuola seguendo la giusta procedura. Quando le piantine crescono e riempiono la fitocella con le radici, vengono trapiantate in fitocelle sempre più grandi, oppure in terra. Le piante della stessa specie sono messe vicine e si dislocano in aree diverse del vivaio a seconda delle esigenze in fatto di ombra e acqua. Chiedete ai ragazzi di provare a contare quanti verdi diversi si possono ammirare nell’area in cui si trovano le piante piccole e grandi. All’interno del vivaio probabilmente saranno presenti anche alcuni alberi adulti che producono “in casa” i semi e contribuiscono all’ombreggiatura, chiedete ai bambini a informarsi sulle specie cui appartengono. 12 Una volta tornati in aula leggete le schede compilate da tutti i bambini e confrontate differenze e somiglianze, poi redigete una relazione unica sulla vostra indagine sui vivai. Dividete la classe in piccoli gruppi e distribuite i semi che vi hanno consegnato al vivaio, concordate con i bambini quali sono le procedure più adatte per metterli a dimora e agite di conseguenza. Considerazioni finali Dopo aver seminato, ricordate ai bambini quante attenzioni sono necessarie per ottenere un piccolo albero in vaso e invitateli a riflettere sulle numerose insidie che deve superare un seme che, in natura, cerca di diventare pianta adulta. Prendete ad esempio una ghianda e aiutate la discussione ponendo le seguenti domande. • Tutti i semi riescono a cadere lontano dalla pianta madre? • Ci sono animali che mangiano le ghiande? • Quali sono le condizioni che permettono alla ghianda di crescere? • Una volta germinata e messo le foglie la piccola quercia è a riparo da ogni rischio? Dopo aver riflettuto su questi aspetti e sul fatto che, di conseguenza, il rinnovo di un bosco danneggiato non è un evento così facile e veloce, chiedete ai bambini di esprimere le loro considerazioni su: • la necessità di salvaguardare i boschi esistenti da pericoli come gli incendi e le deforestazioni a scopi industriali e urbanistici; • l’utilità dei vivai simili a quello visitato. un progetto Klorane vivaio segreto viviDARIA SCHEDA ALUNNO Scheda d’indagine 5. Vivaio segre to Scheda n° Classe Rilevatore Vivaio Località Comune Provincia Data Ora Da dove proviene la terra utilizzata per seminare e coltivare le piante? È presente più di un tipo di terra? Che caratteristiche ha? Strofina la terra fra le dita ed esprimi le tue sensazioni con degli aggettivi: Se strofini la terra su un foglio di carta, rimane la traccia? Le piante vengono seminate direttamente nel contenitore in cui poi cresceranno? Se no perché? scheda 5 13 Da dove provengono i semi? Come vengono raccolti? Quali semi hai visto piantare? Ci sono differenze nelle tecniche di preparazione alla semina? Descrivi quali: Tutte le piante si seminano nello stesso modo? Se no descrivi le modalità che ricordi Disegna i contenitori che vengono utilizzati per seminare le piante e quelli che per rinvasarle Dove sono sistemati i contenitori con i semi? Perché le fitocelle hanno quella forma? Perché sono bucati? Quante sfumature di verde puoi contare nell’area all’aperto dove si trovano le piante più grandi? Come vengono utilizzate, in genere, le piante cresciute nel vivaio? Quali sono le cose più curiose che hai notato? Quali aspetto ti è piaciuto di più? Il vivaio può essere considerato un piccolo bosco in fasce, prova a immaginare quanto può contribuire ad abbassare la percentuale di anidride carbonica nell’aria scheda 5 14 un progetto Klorane BElli e Bravi Alla varietà delle forme dei semi corrisponde adattamenti specifici per la dispersione viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Materiale occorrente Parecchi semi di varia forma e dimensione, 2 cartoncino bianco 70x100 cm, pennarello, carta stagnola, carta velina, fil di ferro, pezzetti di velcro, colla, asciugacapelli e/o un piccolo ventilatore, un maglione di lana, lente di ingrandimento, bacinella, scatole di cartone, forbici, nastro adesivo, colori, una scheda 6 per ogni bambino. OBIETTIVI COSA FARE All’inizio dell’anno scolastico informate i bambini che organizzerete una collezione di semi, chiedete loro di portarne in classe il maggior numero possibile, dopo aver stabilito qualche fronte di approvvigionamento: bustine acquistate dal vivaista, semi prodotti dai fiori del balcone e dei giardini condominiali, quelli provenienti dalla frutta e da molti ortaggi usati in cucina, ma anche i semi raccolti durante una passeggiata, in un bosco o su una siepe di campagna. Organizzate un’uscita sul campo entro il mese di ottobre e dedicatevi alla raccolta dei semi completi delle strutture che ne permettono la dispersione: le cupole delle ghiande, la parte leggera e membranosa delle samare dell’acero, le spighe delle graminacee ecc. Fate in modo da poter annoverare nella vostra collezione almeno una samara di acero, una spiga, un seme di tarassaco (soffione), un nocciolo di un frutto. Costruite una “semoteca” creando degli scompartimenti nelle scatole utilizzando le strisce di cartoncino. Accertatevi che scheda 6 il campionario sia abbastanza ricco da permettere una osservazione esauriente della forma, del peso approssimativo, delle dimensione dei semi e, in particolare, delle caratteristiche delle loro superficie esterna; integrate la collezione durante tutto l’anno. Lasciate che i bambini prendano familiarità con i semi, toccandoli ed esaminandoli da vicino e favorite lo scambio di osservazioni sulle caratteristiche che sembrano più interessanti (ad esempio i semi contenuti nelle nespole, hanno un rivestimento liscio al tatto e un colore molto particolare che li fa assomigliare a pietre dure). Invitate i bambini a notare la differenza fra i semi “nudi” e quelli che hanno delle strutture introno. Inoltre: riflettendo sulla differenza delle dimensioni spesso notevole è possibile metterla in relazione diretta con la grandezza delle piante corrispondenti? Se i bambini osservassero una ghianda o una faggiola senza sapere da quali pianta provengono, penserebbero ad alberi grandi e maestosi come la quercia e il faggio? Chiedete ai bambini di fare delle ricerche sui semi raccolti (se non conoscete il nome 15 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Identificare il seme rispetto al frutto (o al fiore, nel caso delle Conifere) • Organizzare una collezione di semi • Descrivere i meccanismi di dispersione dei semi • Verificare il significato evolutivo degli adattamenti finalizzati alla dispersione della pianta cui appartengono, consultate guide specifiche e/o coinvolgete i genitori) e incoraggiateli a fare i disegni delle piante adulte. Sistemate i disegni sul fondo di ogni scomparto della teca, scrivete il nome della specie e poggiateci sopra i semi. Disegnate ora un seme molto ingrandito su un cartoncino bianco e scrivetevi sopra: “Attenzione! Disperdere nell’ambiente!”. Mostratelo ai bambini ed incoraggiateli ad esprimere i loro commenti. Fate notare che il seme può essere effettivamente considerato un contenitore, poiché ha al suo interno ciò che serve per la crescita di una nuova pianta; a differenza, però dei contenitori fabbricati dall’uomo che, se sono gettati nell’ambiente esterno, lo inquinano, i contenitori-semi, hanno proprio bisogno di essere dispersi su terreno per assolvere alla loro funzione. Aggiungete, inoltre, che per il bene della nuova piantina è necessario che il seme non cada troppo vicino alla pianta madre. Invitate i ragazzi a riconsiderare le caratteristiche esterne dei semi che hanno osservato, per individuare strutture che possano facilitarne la dispersione ad opera ad esempio del vento. Raccogliete esemplari di tutti i semi e disponeteli su un banco, in modo casuale, ma lasciando un po’ di spazio fra l’uno e l’altro e fate disporre i bambini in cerchio intorno al banco. Chiedete loro di scegliere quali semi sono adatti ad essere dispersi dal vento e quali potrebbero rimanere impigliati nella pelliccia degli animali, fatene fare dei mucchietti e tenete o disegnate un esemplare per ogni tipologia. Per aiutarli a confermare le loro ipotesi, distribuite di nuovo i semi sul tavolo e organizzate qualche semplice prova pratica al termine della quale i bambini potranno compilare la scheda 6. Annunciate che bisogna simulare il ruolo del vento: dite quindi a un paio di bambini di soffiare sui semi contemporaneamente e nella stessa direzione e di osservare quello che succede; se si vuole provare con un soffio più forte, si potrà usare una asciuga capelli o un piccolo ventilatore. Dite ai bambini di mettere da parte i semi che si sono spostati di più sotto l’azione del vento scheda 6 per osservarli meglio in seguito. Nella prova successiva scegliete un paio di bambini con i capelli particolarmente ricci: ricordate che i mammiferi sono forniti di pelliccia, tranne gli esseri umani che ne conservano traccia sulla testa. I bambini dovranno fingere di essere animali che, camminando, potrebbero dare involontariamente un passaggio a qualche seme caduto sul terreno, quindi invitateli a passare più volte i capelli sui semi, sfiorandoli leggermente. Se tutti gli alunni hanno i capelli lisci provate lo stesso oppure simulate la pelliccia con un maglione peloso. Invitate, dunque, tutti i bambini ad osservare attentamente (anche con l’aiuto di una lente di ingrandimento) sia i semi trasportati dal “vento” sia quelli trasportati dalla “pelliccia animale” facendo particolare attenzione alla presenza, sulla superficie esterna di eventuali estroflessioni, uncini, ecc. Qualche bambino ritiene che riuscirebbe a inventare una soluzione per far si che i semi siano, invece, trasportati facilmente dall’acqua? Dividete i bambini in gruppi e invitateli a costruire, con il materiale a disposizione, un prototipo di seme che dovranno poi collaudare. Dite ora di tornare ad osservare i semi che non si sono lasciati trasportare né dal vento né da una pelliccia. Anche se sono di grandezza e aspetto diverso, molti di questi semi hanno, però, in comune un rivestimento esterno piuttosto duro a volte addirittura legnoso. Fateli riflettere sul fatto che quasi tutti provengono da frutti buoni da mangiare: anche gli uccelli e alcuni piccoli mammiferi sono di questo parere e, quindi, è probabile che il viaggio di allontanamento dalla pianta madre avvenga proprio all’in- 16 terno di uno di questi animali che prima o poi dopo aver digerito il frutto depositerà il seme, rimasto integro proprio a causa di quel robusto e indigeribile rivestimento. Al termine delle tre prove alcuni semi sembreranno poco adatti a i tipi di trasporto collaudati: per caso sono quelli provenienti dalle bustine? È probabile che se fossero stati raccolti in natura avrebbero presentato una struttura esterna (frutto appetibile, alette, uncini ecc.) utile dispersione? Considerazioni finali Poiché la dispersione dei semi ha una notevole importanza per la riproduzione delle piante, il processo evolutivo ha favorito nei semi degli adattamenti specificamente rivolti a questo scopo. Invitate i bambini a riflettere sulle diverse modalità di dispersione e chiedete loro: è possibile che alcuni degli adattamenti dei semi per il trasporto abbia ispirato qualche invenzione umana? Se sì di quale si tratta? Per essere efficace la dispersione deve verificarsi quando il seme è pronto per la germinazione. Se i bambini fossero al posto degli uccelli, sceglierebbero quelli verdi ed acerbi o quelli dolci e maturi? (pronti, quindi, per rilasciare i semi) Quali altri esempi si possono citare sullo stretti legame e, a volte, sulla collaborazione fra piante e animali? In questo contesto sono interessanti anche le esperienze fatte dai bambini in qualità di trasportatori di semi, è mai successo che abbiano buttato sulla terra il nocciolo di una pesca o di una albicocca appena mangiata? E quante volte l’orlo della gonna o dei pantaloni e le zampe del loro cane avranno funzionato da “taxi per semi”, durante la passeggiata in un prato? un progetto Klorane BElli e Bravi viviDARIA SCHEDA ALUNNO Scheda 6. Belli e bravi Scheda n° Nome della specie (es. cerro) scheda 6 Classe Rilevatore Nome del seme (es. ghianda) Disegno del seme 17 Tipo di dispersione (es. si attacca al pelo degli animali) Nome della specie (es. cerro) scheda 6 Nome del seme (es. ghianda) Disegno del seme 18 Tipo di dispersione (es. si attacca al pelo degli animali) seminare la diversità Klorane un progetto Materiali e tecniche di messa a dimora dei semi Materiale occorrente viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Semi di calendula, bocca di leone, zinnia, pratolina, dalia, convolvolo, pervinca, tageta, tarassaco, girasole, quercia (scegliete la ghianda di una specie che è presente nel vostro territorio), piante adulte con fiore scelte fra le specie di cui si presentano i semi, 25 dischetti di torba, 25 capsule petri oppure 25 piattini di carta, 25 matite, 25 schede 1, 1 scheda 1 su foglio di acetato, lavagna luminosa, acqua, 1 spruzzetta o 1 bottiglietta con tappo a spruzzo (del tipo di quelle usate per gli integratori di sali), 25 matite appuntite, matite e pennarelli colorati, stuzzicadenti, rettangoli di carta 2 cm x 4 cm, nastro adesivo, scatoloni di cartone. OBIETTIVI COSA FARE Introducete l’attività della giornata portando in classe solo alcuni esemplari di piante adulte scelte con le modalità indicata nei materiali occorrenti e mostrate anche i semi da cui sono cresciute (se avete problemi a reperire alcune piante o semi sostituiteli con altri). Per sottolineare la particolare forma dei semi utilizzate la lavagna luminosa, mettendo a confronto un seme molto piccolo (bocca di leone) in uno più grande (ghianda). Chiedete ai bambini se hanno mai piantato un seme o se hanno assistito a una semina, e assecondate il racconto delle esperienze. Annunciate che in questa occasione lavorerete con le piante piccole, o, meglio, con i semi piccoli, e che per mettere a dimora i semi in modo di avere buone probabilità di riuscita, avrete bisogno di un oggetto misterioso. Presentate alla classe un dischetto si torba ancora secco e fatelo girare fra gli allievi chiedendogli di esprimere commenti sulla sua natura e la sua forma. Alla fine del giro, scheda 7 per aumentare l’attenzione, avvertite che stanno per assistere a una “magia” della natura e che è necessario del silenzio per assecondare l’avvenimento, poi ponete il dischetto nella capsula Petri (o nel piattino di carta) e fate cadere qualche goccia d’acqua all’interno del foro del dischetto tanto da bagnare la base del contenitore (4-5 mm di altezza nella capsula Petri). Poggiate il dischetto su un armadio o su un’altra superficie fuori portata dagli sguardi dei bambini e avvertite che bisogna aspettare qualche minuto. Nel frattempo, in attesa che la magia si realizzi, potete dedicarvi a conoscere meglio i semi piccoli con cui lavorerete durante l’attività e quelli grandi che serviranno da paragone. Consegnate una copia della scheda 7 ai bambini e poggiate la vostra copia in acetato sulla lavagna luminosa. Cominciate ad illustrare i singoli semi (evitate di seguire l’ordine dello schema per mantenere alta l’attenzione degli alunni) poggiandoli sulla lavagna in corrispondenza del nome della specie. Lasciate che i bambini 19 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Collegare le piante adulte al seme da cui sono germogliate. • Riconoscere i semi utilizzati in classe. • Descrivere l’utilizzo di un dischetto di torba. • Mettere a dimora un seme e curarne la crescita. • Riconoscere la biodiversità delle specie anche nelle diverse forme dei semi presentati. dicano liberamente le loro impressioni, poi invitateli a disegnare la forma del seme nel giusto spazio della tabella. Quando avrete illustrato tutti i semi ricordate alla classe che la “magia” probabilmente si è compiuta e prendete quello che era un dischetto ed è diventato, ora, un piccolo vasetto di terra. Spiegate loro che prima il materiale di cui è costituito era privo di acqua e, quindi, era Considerazioni finali compresso, proprio come il terreno che si spacca e si ritira quando non piove da molto. L’aggiunta di acqua ha permesso alla terra particolare di cui in dischetto è composto, la torba, di idratarsi e di espandersi; ora le radici di una pianta potranno farsi spazio al suo interno. Distribuite un dischetto e una capsula Petri per ogni bambino e passate con una bottiglietta o una spruzzetta fra i banchi per bagnarli al punto giusto. Mentre i dischetti “crescono”, chiedete ai bambini di colorare i semi e di trovare un nuovo nome alla pianta sulla base della forma del suo seme. Noterete, però, che i bambini tenderanno soprattutto a guardare attentamente la trasformazione dei dischetti in vasetti! Quando tutti i vasetti saranno pronti e i disegni saranno stati colorati, potrete distribuire i semi da piantare: due per ogni vasetto. Date semi diversi in modo che, quando finalmente germoglieranno e cresceranno, la classe potrà avere un’aiuola mista. Quando tutto sarà pronto dite ai bambini che farete la stessa azione tutti insieme: prendete la matita e fate in buco scheda 7 al centro del vasetto, ponete entrambi i semi all’interno del buco (non sempre i semi hanno buona riuscita, in questo modo si evitano delusioni cocenti), ricoprite i semi spostando un po’ di terra con la punta della matita stessa. Distribuite ai bambini i cartoncini e chiedete loro di scrivere su un lato il nome della pianta che hanno seminato e, dall’altro, il proprio nome, poi distribuite ad ognuno gli stuzzicadenti e un pezzetto di nastro adesivo per costruire una piccola bandierina. Fate piantare le bandierine nei vasetti di torba e raccoglieteli tutti in una serie di scatole di cartone o cassette di legno che porrete vicino alla finestra. Ricordate che i vasetti devono rimanere sempre umidi, ma non troppo bagnati, quindi stabilite i turni per annaffiare e le modalità necessarie per capire quando bisogna farlo. Poggiate il dito sulla sommità del dischetto per vedere se rimane sporco: se è così non c’è bisogno di aggiungere acqua, altrimenti bisogna versarne delle gocce. Quando le piantine saranno germogliate, trasferitele in vasi più grandi o in un’aiuola. 20 Dopo aver sistemato i vasetti e definito i turni di annaffiatura, portate di nuovo l’attenzione sulle schede dei semi e sulla grande varietà di forme che hanno osservato. Chiedete ai bambini di leggere i nomi che hanno assegnato ai semi (e quindi alle piante) sulla base della loro forma. La diversità di aspetto corrisponde a una varietà di forme di vita e, corrisponde di conseguenza, alla capacità di sopravvivere in determinate condizioni, alla presenza di caratteri particolari, come, ad esempio, le proprietà aromatiche, curative, persino venefiche. In due parole quello che è stato piantato durante l’attività si può, dunque, considerare un piccolo campionario di biodiversità. In fine fate notare ai bambini che le “loro” piante sono la forma più domestica di specie selvatiche che crescono nel bosco o sui bordi delle strade del nostro territorio o in luoghi esotici (per aiutarli a capire utilizzate il paragone del cane e del lupo. Il primo è la forma domestica del secondo e, infatti appartengono alla stessa specie e sono, quindi, in grado di accoppiarsi e fare figli che possono fare altri figli; inoltre, proprio come succede con le diverse varietà di bocca di leone, esistono tante razze di cani.) Proponete una ricerca sulle piante selvatiche che corrispondono a quelle da voi piantate per verificare quali elementi (ad esempio forma, colore, dimensione del fiore o delle foglie) sono cambiati e in che modo. Alla fine della ricerca chiedete ai bambini: secondo voi, con le operazioni di selezione di nuove varietà da giardino la biodiversità è aumentata o diminuita? un progetto Klorane viviDARIA SEMINARE LA DIVERSITà SCHEDA ALUNNO Scheda 7. Seminare la diversità Nome Classe: Data: Descrizione dei semi CALENDULA ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ scheda 7 ZINNIA PERVINCA ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ 21 BOCCA DI LEONE ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ GIRASOLE ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ PRATOLINA ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ TAGETA ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ CONVOLVOLO ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ TARASSACO ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ ..... ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ Io la chiamerei così: ______________________ ______________________ ______________________ ______________________ scheda 7 22 un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Un giardino a quadretti Come avere uno speziale, una farmacia, una profumeria nell’aula verde Materiale occorrente Due o tre cassette di legno o di plastica del tipo usato per contenere frutta e ortaggi, una decina di piantine pronte da invasare, scelte tra le erbe aromatiche più comuni (origano, salvia, timo, lavanda, rosmarino etc.), riviste, libri, guide al giardinaggio, materiale vario di consultazione. OBIETTIVI al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Conoscere la “storia” delle erbe aromatiche. • Ricercare la loro presenza nelle tradizioni e nella cultura locale. • Conoscere le loro utilizzazioni più comuni. • Scegliere le piante da coltivare in un “viridarium”. COSA FARE Non sempre si può disporre di un giardino: ma anche in un cortile e perfino nell’angolo di una stanza è possibile realizzare una struttura adatta ad ospitare un piccolo “viridarium”, ovvero un insieme di erbe aromatiche, come quello coltivato nelle case degli antichi Romani. Potete servirvi a questo scopo di un materiale di recupero fa- scheda 8 cile da trovare, come alcune cassette di plastica o di legno da accostare fra loro, nel numero desiderato, in modo da formare delle “aiuole” rettangolari. Mettete sul fondo uno strato di torba e riempitele poi con il terriccio universale. Il vostro “giardino a quadretti”, modulare e ampliabile a piacere, è pronto ad ospitare le piantine da mettere a dimora, o, se avete tempo e pazienza, 23 i semi da interrare. La scelta delle piante adatte è, naturalmente, molto importante. Fermo restando che le piante aromatiche mediterranee, hanno mediamente esigenze simili in fatto di esposizione, acqua e luce, proponete ai ragazzi di mettere questa volta l’accento soprattutto sulla storia delle singole piante. Coinvolgeteli dunque nella ri- cerca degli elementi utili per delineare una “biografia” delle piantine. Si può partire con la compilazione di una carta d’identità, che conterrà il nome scientifico della pianta, quello italiano e, eventualmente, quello locale, nonché un disegno (o una fotografia) della pianta adulta. La carta d’identità è, però, soltanto la prima pagina di una biografia. E’ opportuno, quindi, che i ragazzi, divisi in gruppi, concordino fra di loro quali sono gli aspetti della vita della pianta sui quali intendono svolgere delle ricerche. Potrà trattarsi dell’origine mitica della pianta, o delle leggende (popolari o religiose) che la riguardano, della sua presenza nel folklore locale (canzoni, ninnananne, filastrocche, proverbi) della sua eventuale importanza divinatoria (rispetto all’amore, alla fortuna) etc. Quando i ragazzi riterranno di saperne abbastanza sul “passato” della pianta, potranno occuparsi delle sue utilizzazio- ni pratiche, precisando eventualmente anche il nome locale di tonici, liquori, dolci o biscotti caratteristici etc. Tutti questi elementi ed altri ancora, una volta concordati fra i bambini potranno confluire in una scheda d’indagine con spazi da riempire opportunamente. Sarà bene però, che la “biografia” vera e propria venga scritta in forma più ampia e discorsiva. L’insieme delle biografie potrà costituire una piccola “biblioteca di classe”, utilizzabile anche in futuro. Dopo questo lavoro preliminare, ogni gruppetto potrà dire di conoscere veramente la “sua” erba aromatica. (Se il lavoro di ricerca e di stesura sarà stato fatto con cura, anche le piantine da seme avranno ormai avuto il tempo di spuntare!). Quando saranno cresciute, le piantine del viridarium potranno anche fornire una gran parte del materiale necessario per le attività proposte nelle schede didattiche: nella scheda didattica "La Biodiversità incontra la cultura" Considerazioni finali Il lavoro di ricerca porterà i ragazzi a realizzare che le erbe aromatiche sono tra le piante autoctone più antiche e tipiche dell’area mediterranea. Hanno dato il nome a località storiche (la piana di Maratona si chiamava così per l’abbondanza di finocchio selvatico, in greco màrathon) e sono presenti in una straordinaria quantità di miti, leggende e racconti “miracolosi” legati alla Sacra Famiglia e ai Santi. Perché non proporre ai ragazzi una riflessione particolare rivolta ai nomi “sacri” di piante e fiori tipici della loro zona? E una volta imboccata questa strada della “personalizzazione”, perché non invitarli a creare essi stessi delle storie, magari prendendo spunto da una piccola esperienza personale o da quella di un familiare? Può essere interessante, infine, una riflessione nell’etimologia dei nomi delle piante, in particolare di quelle aromatiche. • La salvia, ad esempio, accenna alla salute o alla salvezza? • Il nome della menta si riferisce al suo effetto positivo nella mente e nella memoria? • Perché la lavanda si chiama così? • E il rosmarino sarà in grado giustificare in qualche modo il suo poetico significato di “rugiada del mare”? scheda 8 24 un progetto Klorane viviDARIA IL MONDo IN FARMACIA 1 La farmacia è un luogo di raccolta della biodiversità vegetale Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Carta e penna, dizionario, allegati, manuali di riconoscimento per piante medicinali o accesso a internet, oppure un repertorio di immagini scientifiche di piante e fiori. OBIETTIVI COSA FARE Sugli scaffali delle farmacie, si trovano spesso in bella mostra linee di prodotti cosmetici per i capelli, per il corpo, per l’igiene dei denti, per il benessere nel senso più ampio del termine, (integratori alimentari, alimenti probiotici, depuratori dell’organismo, regolatori dell’attività intestinale). Non mancano, inoltre, anche veri e propri prodotti curativi e medicinali a base di erbe. Ma quante delle piante che sono alla base di questi progetti sono nostre “connazionali”? E quante, invece, testimoniano con la loro presenza in numerosi prodotti di ogni genere l’entità degli scambi commerciali con paesi geograficamente assai lontani? In un certo senso, la farmacia, che ospita fianco a fianco i più vari prodotti, si configura come il punto d’incontro di quella parte della biodiversità vegetale mondiale che contribuisce a migliorare la nostra salute. L’aspetto degli scambi commerciali internazionali può, scheda 9 inoltre, offrire l’opportunità di alcune interessanti considerazioni di tipo storico. Nell’“antichità” (termine assai generico di cui sarà bene definire, invece, di volta in volta i momenti salienti), esistevano già notevoli scambi fra paesi geograficamente lontani, anche se non riguardavano certamente i contadini e gli abitanti dei piccoli centri, che conoscevano e controllavano solo le coltivazioni locali. (In compenso, però, essi sapevano tutto sulle parti utilizzabili delle piante, sul momento migliore per la raccolta e così via). Non dimentichiamo, però, ad esempio, che le imprese guerresche di Alessando Magno portarono in Occidente una spezia importante come lo zenzero, oppure che dobbiamo ai successi militari di Lucullo, in epoca romana, l’introduzione delle prelibate ciliegie. Anche nel Medio Evo, che troppo spesso viene considerato a torto un periodo “buio” e, per così dire, “spento”, fervevano, invece, i traffici, per terra e per mare delle carovane dei mercanti. Al di là del remunerati- 25 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Constatare la consistente presenza in farmacia di prodotti a base vegetale accanto a quelli di sintesi • Nominare almeno due piante europee utilizzate in prodotti cosmetici o medicinali • Nominare almeno due piante esotiche utilizzate ai fini cosmetici o medicinali • Prendere coscienza del carattere globale della biodiversità vegetale vo e ben noto commercio delle spezie, ricordiamo, che i Crociati riportarono dalla Terra Santa piante come l’aromatico arancio amaro e che, a metà circa del 1200, i soldati francesi che morivano per le fetide esalazioni della città di Tunisi, trovarono sollievo alle loro sofferenze, in un liquore profumato con l’essenza dei chiodi di garofano. Invitate gli studenti a individuare i prodotti a base vegetale presenti in farmacia (con il permesso, si intende, del farmacista) utilizzando semplici criteri concordati precedentemente: disegno o descrizione della pianta sul contenitore, nome “evocativo”, ecc. Chiedete di prenderne nota su un quaderno. Se non è possibile effettuarla in farmacia, questa piccola inchiesta può essere fatta semplicemente sui prodotti presenti in un grande supermercato. Con l’aiuto di un insegnante o di un esperto (ad esempio un farmacista) i ragazzi ricaveranno dalla lettura della descrizione all’esterno del prodotto (o, se il farmacista lo consente, dalla consultazione del foglio illustrativo posto all’interno) un termine, o al massimo due, che esprima meglio le sue caratteristiche funzionali, ad esempio aggettivi come lenitivo, tonico, antinfiammatorio, colagogo ecc. e lo scriveranno accanto al nome del prodotto in questione. Una volta ritornati in classe, i ragazzi compileranno due elenchi dei prodotti a base vegetale “scovati”: in uno com- scheda 9 pariranno piante italiane ed europee, nell’altro quelle esotiche. Fate scrivere acanto ad ogni pianta il suo nome scientifico, il nome comune, e, se lo conoscono, anche il nome dialettale con cui sono note le piante locali. Prendendo poi in considerazione l’elenco degli aggettivi che descrivono le proprietà di ogni prodotto, fatene cercare il significato, con l’aiuto di un vocabolario o di un esperto, in modo da definire un glossario specifico, che potrà essere utile anche in altre circostanze. Per saperne di più su alcune delle piante incontrate in farmacia potete leggere in classe la scheda alunno. Il momento conclusivo di questa attività potrà consistere nella ricerca di immagini delle singole piante, finalizzate non a un risultato estetico ma ad una raffigurazione schematica di tipo scientifico. Nella legenda acclusa ai disegni i ragazzi potranno aggiungere anche alcuni particolari, ad esempio la parte della pianta che fornisce il principio attivo, nonché l’aggettivo scelto in precedenza che ne identifica meglio le qualità. Una raccolta di questi disegni potrà essere di valido aiuto anche per un’attività da svolgersi successivamente e precisamente per l’allestimento di un erbario (relativo, naturalmente, alle piante che i ragazzi possono raccogliere o vedere nel loro territorio). 26 Considerazioni finali Fate riflettere i ragazzi sugli aspetti storici del progresso delle scienze (in particolare della Chimica) che hanno accompagnato lo sviluppo dei farmaci di sintesi. Ricordate ancora una volta che, spesso, le molecole realizzate in laboratorio copiano quelle naturali, ampliandone l’efficacia ed eliminando qualche effetto collaterale (vedi scheda alunno “L’amaro che guarisce”). Favorite un dibattito ponendo le seguenti domande. • In quali settori della farmacia si trova la maggiore quantità di prodotti a base vegetale? • Per quale motivo un numero sempre crescente di persone si rivolge ai prodotti naturali? • Ci sono solo ragioni di natura pratica (la facile accessibilità, il fatto che di solito non ci sia bisogno di prescrizione medica) o ci sono anche ragioni di altro genere? Invitate i ragazzi a riflettere sull’influenza che il progresso della commercializzazione e dei mezzi di trasporto ha avuto sulla biodiversità vegetale complessiva ponendo alcune domande. • L’esportazione di specie vegetali prelevate dal loro luogo di origine deve essere valutata positivamente? • Che effetto può avere sulla diversità il mantenimento delle tradizioni locali (in campo medico e cosmetico)? • In quale altri campi è possibile vedere riunito un vasto campionario di biodiversità mondiale? un progetto Klorane viviDARIA IL MONDo IN FARMACIA 1 SCHEDA ALUNNO L’amaro che guarisce Nella seconda metà del XVII secolo, si diffuse in Europa la storia di una bellissima spagnola, la contessa di Chincòn: colpita dalle febbri malariche mentre si trovava a Lima, in Perù, la dama sarebbe stata curata con una amarissima ma efficace medicina estratta, dalla corteccia di un albero della foresta pluviale andina, che era chiamata, nella lingua indigena, “quina quina” o, più semplicemente, “quinquina”. La contessa, guarita, avrebbe poi diffuso il prezioso rimedio in Europa. In seguito si scoprì che questa sostanza oltre ad avere un potere terapeutico sulle febbri malariche ha anche proprietà stimolanti della circolazione superficiale della pelle in particolare quella del cuoio capelluto. La stoPeonia ria del chinino (che in effetti fu portato per la prima volta a Roma dai gesuiti) non corrisponde alle vicende reali della vita della Contessa, ma ispirò, tuttavia, a Linneo il nome scientifico di Cinchona, dato all’albero della China. Verso la metà del 1800, la domanda di chinino era in rapida crescita, per la presenza diffusa della malaria in tutto il mondo, ma il ritmo di abbattimento degli alberi di China delle foreste sudamericane era così alto, da far temere una loro possibile estinzione. Le nazioni come l’Olanda e l’Inghilterra, che avevano colonie in tutto il mondo, cominciarono quindi a porsi il problema (in parte umanitario, ma in parte ancora maggiore economico) di trapiantare gli alberi di China in altri paesi dal clima adatto, come ad esempio l’India, che era una colonia inglese. Trasportare le piante dal loro habitat naturale verso l’India o l’Estremo Oriente diventò, quindi, una vera e propria sfida. Dall’Inghilterra partirono contemporaneamente verso il Sudamerica diverse spedizioni, così da garantire il successo di almeno una di esse, nonché la necessaria rapidità di azione prima (così fu scritto testualmente) “che si risvegliasse la meschina gelosia delle popolazioni delle repubbliche sudamericane”. Per la verità, le obiezioni dei governi locali ci sembrano oggi più che giustificate, anche se dobbiamo dire che, di fatto, l’operazione di “asporto” delle piantine di Cinchona non era illegale, giacché non esisteva nessuna legge che la impedisse (il governo dell’Ecuador si affrettò a farla, anche se troppo tardi, appena si rese conto della situazione). Il resoconto dell’unica spedizione inglese che ebbe successo non ha niente da invidiare ad un romanzo di avventura. Per prelevare e trasportare i semi e le giovani piantine di Cinchona fu necessario navigare lungo fiumi impetuosi e andare a dorso d’asino per impervi sentieri di alta montagna, curandole costantemente e proteggendole in apposite cassette di vetro. Alla fine, le piantine riuscirono a superare anche il viaggio per mare fino all’Inghilterra, per poi proseguire verso l’India, lungo un percorso che comportava cambiamenti di clima e numerosi carichi e scarichi in vari porti. Le cure e le attenzioni dei botanici e dei giardinieri inglesi permisero, tuttavia, a 463 piantine di albero della China di arrivare in India. Solo cinque anni più tardi le piantagioni indiane ospitavano ben 244.000 esemplari di Cinchona: il problema del fabbisogno mondiale di chinino era così avviato verso una soluzione positiva. scheda 9 27 Due “parenti” molto diverse: la peonia europea e la peonia cinese I poteri curativi della peonia erano ben conosciuti fra i Greci e dei Romani. Il mito, infatti, fa risalire il suo nome al medico greco Peone, che usò il succo di una pianta fino a quel momento senza nome, per curare il piede del dio Plutone, ferito da Ercole. Il fiore in seguito prese il nome dal medico che l’aveva usato per primo. In Estremo Oriente, e soprattutto in Cina, la peonia, invece, era nota anticamente soprattutto per la sua bellezza, apprezzata al punto che un singolo fiore perfetto poteva raggiungere il prezzo di cento pezze di seta. Malgrado questo aspetto frivolo, anche i cinesi, però, apprezzavano i principi curativi della pianta contenuti soprattutto nelle radici. Del resto anche in Europa, in epoca medioevale se ne metteva un pezzetto al collo dei bambini per proteggerli dai disturbi nervosi (ma pensate davvero che si trattasse di una pratica efficace?). La tradizione medicinale cinese, più realisticamente, la prescriveva nel trattamento delle malattie febbrili e come farmaco antinfiammatorio, soprattutto per le malattie della pelle in generale e del cuoio capelluto in particolare. In Cina la peonia fiorisce a maggio, ma l’intera pianta è raccolta in autunno. Le radici essiccate al sole e lavate, vengono poi inviate ai laboratori farmaceutici per l’estrazione dei principi attivi. Il papiro, un pianta ...che cita se stessa. Non è facile trovare una pianta che ...parli di sé stessa, ma è quello che avviene, invece, per il papiro, le cui fibre, come è noto, furono sfruttate in Egitto per farne un particolare tipo di “carta” su cui scrivere. Il rotolo più antico che esista, il famoso papiro di Ebers, datato a più di 6.000 anni fa, cita fra le altre piante contenenti principi cosmetici e medicamentosi, anche il papiro, dai cui tubercoli (posti sulle radici), si estraeva un latte cosmetico da mettere sui capelli. Già a quell’epoca le dame egiziane ne apprezzavano le qualità nutrienti e, soprattutto, liscianti, sui capelli crespi, secchi e difficili da pettinare. Originaria dell’Africa Orientale, la pianta del papiro è stata portata dagli Arabi in Europa e, in particolare, in Sicilia, dove ancora oggi si possono trovare alcuni esemplari spontanei, su terreni sabbiosi e umidi. Oltre ad avere le qualità dermatologiche già citate, le foglie di papiro vengono anche usate tradizionalmente per calmare il mal di testa; la pianta, inoltre, è anche commestibile e può servire per preparare delle bevande. Il piretro, un crisantemo che uccide gli insetti. Fra i tanti prodotti di origine vegetale utilizzati dall’uomo, c’è anche il piretro, contenuto nei fiori di alcuni tipi di crisantemo. Le molecole che lo compongono hanno una buona capacità insetticida e essendo biodegradabili, (sono demolite in particolare dai raggi ultravioletti) non si accumulano nell’ambiente. Il piretro, conosciuto anche come “polvere persiana” perché noto ai Persiani e ai Cinesi già qualche secolo fa, è arrivato nel 1700 in Europa, dove l’inevitabile presenza di parassiti del corpo e dei vestiti, dovuta alle scarse condizioni igieniche, lo rendeva prezioso. Questa polvere vegetale, cosparsa sul corpo e sugli abiti, dava infatti, buoni risultati disinfestanti. Ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati americani impegnati sul fronte del Pacifico ricevevano in dotazione un sacchetto dell’utilissima polvere, proveniente dalle piantagioni delle Filippine, per combattere i parassiti che li divoravano. Quando le coltivazioni che davano il piretro caddero nelle mani dei giapponesi, gli americani dovettero mettersi alla ricerca di una soluzione alternativa. Nel frattempo, nel corso di uno studio sulle possibili sostanze insetticida, uno studioso svizzero si era imbattuto in un composto che era stato scoperto più di un secolo prima, ma non aveva trovato, fino a quel momento, una valida utilizzazione. La molecola di sintesi, che si rivelò capace, agendo per contatto, di superare la dura corazza degli insetti, aveva un complesso nome chimico, ma fu ben presto nota come DDT. La sua capacità di risolvere il problema dei parassiti era indubbia ma altre sue caratteristiche, come, ad esempio, la scarsa biodegradabilità, si rivelarono ben presto molto pericolose per l’ambiente. Ma questa è un’altra storia! scheda 9 28 un progetto Klorane viviDARIA il mondo in farmacia 2 La conoscenza di una fitofiliera aiuta il consumatore a fare una scelta consapevole Materiale occorrente SCHEDA INSEGNANTE Elenco delle piante officinali europee ed extraeuropee in allegato nel manuale insegnanti, scheda alunno de “Il mondo in farmacia”, accesso a internet, depliant di case farmaceutiche o altri depliant reperibili in farmacia, cartoncini, fogli di acetato, infuso di tè, o caffé forte. OBIETTIVI COSA FARE Una visione più completa delle piante come protagoniste di un processo globale di utilizzazione e di commercializzazione può passare anche attraverso la conoscenza delle fasi delle fitofiliere che portano al prodotto che troviamo in farmacia. La prima parte del procedimento riguarda soprattutto l’esplorazione a tutto campo della biodiversità mondiale e la ricerca delle piante di cui si sa (o si presume) che contengono principi attivi utili all’uomo. Questa prima fase deve essere accompagnata da una buona conoscenza delle caratteristiche dell’ecosistema delle piante e in generale della loro ecologia. Particolarmente preziosa, quindi, si è rivelata e si rivela tuttora l’antica sapienza degli sciamani e dei “curanderos” (guaritori) dei paesi dell’area amazzonica che, in molti casi collaborano direttamente con gli studiosi impegnati nei laboratori di ricerca delle indu- scheda 10 strie farmaceutiche e cosmetiche. La seconda parte della filiera riguarda invece l’estrazione e l’elaborazione dei principi attivi vegetali, che vengono effettuate attraverso il procedimento industriale adatto. In tutti i momenti della fitofiliera, comunque, è indispensabile adottare un’etica comportamentale corretta. Il rischio fondamentale, per quanto riguarda le piante esotiche, è, infatti, quello di “depredare” il patrimonio vegetale di molte popolazione indigene, soprattutto del Sud America che vivono tuttora quasi esclusivamente dei prodotti spontanei locali. La forma più ecocompatibile di utilizzazione di queste piante consiste nella loro coltivazione in loco in terreni idonei acquistati o affittati a questo scopo, in modo da evitare che la popolazione di piante spontanee possa essere impoverita o, perfino, scomparire, come purtroppo è già accaduto. Anche in Europa esistono varie distese di campi coltivati per scopi cosmetici e gastronomici: lavanda in Pro- 29 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Comprendere il significato del termine fitofiliera • Sapere identificare le varie fasi di una fitofiliera e distinguerne le caratteristiche • Prendere coscienza della vastità delle risorse vegetali mondiali e della loro localizzazione geografica • Essere consapevoli della necessità di un comportamento ecocompatibile nei confronti della biodiversità globale • Realizzare una carta tematica venza, gelsomino e bergamotto nel sud della Calabria, rose in Bulgaria e perfino ortica nei paesi dell'Est. Nella fasi finali della filiera, che si svolgono nei paesi tecnologicamente avanzati, è ugualmente necessaria l’adozione di un comportamento responsabile, rispettoso degli standard di sicurezza ambientale, soprattutto per quanto riguarda i prodotti chimici utilizzati nell’estrazione e nella depurazione delle sostanze prime. Chiedete ai ragazzi di riesaminare l’elenco delle piante officinali europee ed extra europee che hanno preparato nel corso dell’attività “Il mondo in farmacia 1” e di riepilogare per ognuna di esse le caratteristiche più importanti. Se non avete svolto questa attività potete limitarvi ad utilizzare le schede in allegato aggiungendovi altre notizie tratte da varie fonti. Non sarà certamente facile ricostruire per ogni pianta presa in esame le prime fasi della fitofiliera (ecosistema di partenza, caratteristiche ambientali ecc.). È possibile tuttavia ricavare informazioni consultando internet e gli opuscoli e i depliant informativi delle più importanti case di produzione. Per visualizzare concretamente la biodiversità complessiva delle piante e la loro distribuzione geografica i ragazzi potranno preparare dei grande cartelloni rappresentanti i diversi continenti, sui quali riporteranno il disegno della pianta in questione collocata visivamente nel suo luogo di origine. Il cartellone potrà essere corredato da una legenda esplicativa contenente le caratteristiche essenziali della pianta. In alternativa, gli studenti, singolarmente o in piccoli gruppi potranno preparare un piccolo atlante personalizzato fatto di carte geografiche con i luoghi di origine delle diverse piante messi in evidenza. Una soluzione più economica può essere quella di una carta geografica di base scheda 10 sulla quale sovrapporre, di volta in volta, altre carte disegnate su fogli di acetato con il solo contorno dell’area di distribuzione ma contenente all’interno, ingrandito a volontà, il disegno della pianta in questione. Qualche gruppo potrebbe essere interessato a un’elaborazione artistica delle mappe in modo da produrre un album di carte anticate simili a quelle in possesso degli antichi esploratori. Per anticare la mappa preparate del tè forte e del caffè e quando saranno freddi, utilizzateli per imbibire uno straccio che poi passerete sul foglio di carta. Fate attenzione a non esagerare con il “colorante” e dosate i chiaroscuri. Quando si sarà asciugato, il foglio avrà l’aspetto di una vecchia pergamena, ma potrete accentuare l’aspetto vetusto praticando dei piccoli strappi laterali: con una mano tenete fermo il foglio e con l’altra date delle piccole “schicchere” (facendo scattare il dito medio trattenuto dal pollice) subito sotto la presa. Anche la legenda potrebbe essere scritta in caratteri corsivi simili a quelli di una vecchia mappa del tesoro. Questa è evidentemente la fase finale di un lavoro di ricerca che può risultare piuttosto impegnativo soprattutto se, per ogni pianta considerata, si metterà a punto una scheda contenente, oltre alle caratteristiche morfologiche e ambientali, anche elementi storici e aneddotici (per approfondimenti vedi anche allegati). 30 Considerazioni finali Invitate i ragazzi a riflettere sulle diverse fasi delle fitofilere e sul fatto che, sebbene le piante possano avere fisicamente una diversa localizzazione, i principi generali di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente si basano sempre sulle stesse regole generali. La conoscenza della filiera che porta alla produzione di un determinato prodotto, può far riflettere i ragazzi sulla possibilità da parte del consumatore di fare una scelta mirata qualora sia messo in grado di sapere cosa c’è “dietro” al prodotto che acquista. Se lo ritenete opportuno, o se non avete affrontato ancora l’argomento, approfondite il concetto di sostenibilità. Chiedete ai ragazzi di fare una ricerca per scoprire se esistono dei trattati internazionali che regolamentano lo sfruttamento della biodiversità delle piante esotiche (se utilizzano internet fate inserire le parole chiave biodiversità, convenzione, commercio). I ragazzi ritengono che, ancora oggi, sia possibile comportarsi come fecero gli inglesi alla fine del 1800 a proposito delle piante dell’albero della china? Uno spunto interessante di riflessione potrebbe essere il problema della disponibilità di farmaci essenziali alla sopravvivenza nei paesi del Terzo Mondo e il nostro impegno morale ad ottenere dalle case di produzione una distribuzione a un prezzo simbolico. un progetto Klorane il mondo in farmacia 2 viviDARIA SCHEDA alunno Castagno NOME SCIENTIFICO Abies alba Achillea millefolium Aconitum nepellus Aesculus hippocastanum Agave americana Alliaria petiolata Allium cepa Allium sativum Aloe barbadensis Althaea officinalis Amaranthus retroflexus Ambrosia Ananas bracteatus scheda 10 NOME COMUNE Abete bianco Achillea Europa Europa - Asia Aconito Europa Ippocastano Albania Grecia America tropicale Europa - Asia Agave Alliaria comune Cipolla Aglio Aloe vera Altea comune Amaranto comune Artemisia Ananas ORIGINE NOME SCIENTIFICO Angelica arcangelica Antirrhinum majus Arnica montana Artemisia Absinthium Artemisia vulgaris Asarum europaeum Asparagus officinalis Aucuba japonica Avena sativa Betula pendula Borago officinalis Bryonia dioica NOME COMUNE Angelica ORIGINE Europa Bocca di leone Europa Nord Africa Arnica Europa Assenzio Europa Artemisia Europa Baccaro Europa - Asia Asparago Asia Aucuba Avena Betulla Borragine Cina e Giappone Europa Europa - Asia Europa Vite bianca Europa Zucca selvatica Buddleja davidii Albero delle Cina farfalle Calamintha Nepetella Europa nepeta Calendula Calendula Europa officinalis Calluna Brugo Europa - Asia vulgaris Calystegia Vilucchio Europea sepium bianco Camelia sinensis Tè verde Cina Capsella bursa Borsa del Europa pastoris pastore Capsicum Peperoncino Sud America annuum Asia Asia Nord Africa America tropicale Nord America Nord America Sud America 31 NOME NOME SCIENTIFICO COMUNE Crepis vesicaria Vescicaria Crocus sativus Zafferano Cruciata laevipes Croce dei fossi Erba croce Cucurbita pepo Zucca Cynara scolymus Carciofo Cyperus papyrus Papiro Cicoria NOME SCIENTIFICO Cardamine hirsuta Castanea sativa Cedrus atlantica rocco Centaurea cyanus Centaurium erythraea Centella asiatica Chinchona officinalis Cichorium intybus Cirsium arvense Cirsium vulgare Citrus limon Citrus medica Citrus sinensis Clematis vitalba Clerodendrum trichòtomum Clinopodium vulgare Cochlearia officinalis Coffea arabica Coleus blumei Commiphora myrrha Conium maculatum Coriandrum sativum Corylus avellana Crataegus monogyna Scheda 10 NOME COMUNE Cardamine ORIGINE Europa - Asia Castagno Europa - Asia Cedro atlantico Algeria - MaFiordaliso Centaurea minore Centella Albero della China Cicoria Area mediterranea Europa - Asia Nord Africa Asia Sud America Europa - Asia Cardo campestreEuropa Cardo asinino Europa - Asia Limone Asia Cedro Asia Arancia Asia Vitalba Europa Clerodendro Cina e Giappone Consolida minore Coclearia medicinale Caffè Coleus Mirra Cicuta Coriandolo Europa Europa Etiopia Isola di Giava Asia Nord Africa Europa nocciolo Area mediterranea Europa - Asia Biancospino Europa ORIGINE Europa Europa - Asia Europa - Asia Nord America Europa - Asia Nord Africa Sud Italia Europa Asia Cytisus scoparius Ginestra Datura Stramonio stramonium Daucus carota Carota Europa - Asia Dictamnus albus Limonella Europa - Asia o Frassinella Dryopteris Felce maschio Europa - Asia filix-mas Nord America Echinacea Echinacea Nord America purpurea Echium vulgare Erba viperina Europa Epilobium Garofanino Europa - Asia hirsutum d'acqua Viola di palude Equsetum Equiseto Europa Asia arvense Erica carnea Erica Europa Erigeron Saeppola Nord e Centro canadensis canadese America Erodium Becco di grù Ubiquitario cicutarium comune Eschscholzia Papavero della Nord America californica California Ficus carica Fico Asia Filipendula Olmaria Europa Asia ulmaria comune Fragaria vesca Fragola selvatica Europa Asia Fumaria Fumaria Europa Asia officinalis Galega Carpaggine Asia officinalis Ruta di Capra Galinsoga Galinsoga Sud America parviflora Gardenia Monoi Thaiti tahitensis Gentiana lutea Genziana Europa maggiore Ginkgo biloba Ginco Cina Glechoma Edera terrestre Europa Asia hederacea Glycine soja Soia Asia Gymnema Gimnema India sylvestre 32 NOME SCIENTIFICO Hamamelis virginiana Harpagophytum procumbens Hedera helix Helianthus tuberosus Helichrysum italicum Hibiscus syriacus Humulus lupulus Hypericum perforatum Hyssopus officinalis Isatis tinctoria Jasminum officinale Juglans regia Lactuca serriola Laurus nobilis Lavandula officinalis Lawsonia inermis Linaria vulgaris Linum usitatissimum Lippia triphylla Lonicera caprifolium Lonicera japonica Lysimachia vulgaris Lythrum salicaria Mahonia aquifolium Malva silvestre Mangifera indica Matricaria recutita Medicago sativa Melaleuca alternifolia Melissa oficinalis scheda 10 NOME COMUNE Amamelide Artiglio del diavolo Edera Topinambur Elicriso ORIGINE Nord America Sud Africa Area mediterranea Nord America Ibisco Area mediterranea Asia Luppolo Europa Asia Iperico Europa Asia Nord Africa Europa Asia Issopo Rosa Canina Glasto comune Sud America Gelsomino Asia Noce comune Lattuga selvatica Alloro Lavanda Henné Asia Sud Europa Sud Asiatico Europa Area mediterranea Nord Africa Lanajola comune Lino Europa Asia Cedrina Caprifoglio comune Caprifoglio giapponese Mazza d'oro comune Salcerella Verga rossa Maonia Sud America Europa Asia tropiacale Cina - Giappone Europa Asia Europa Asia America Nord America Malva selvatica Europa mango India Camomilla Europa Asia Erba medica Tea-Tree Asia Australia Melissa Europa 33 NOME NOME ORIGINE SCIENTIFICO COMUNE Mentha piperita Menta Europa Mirtus Mirto Area communis mediterranea Myosoton Stellaria Europa - Asia aquaticum aquatica Nelumbo Fior di Loto Asia nucifera Ocimum Basilico Asia tropicale basilicum Oenothera biennis Enagra comuneNord America Olea europea Ulivo Bacino mediterraneo Origanum Origano Europa volgare Asia occid. Oryza sativa Riso Asia Oxalis Acetosella Madagascar pes-caprae gialla Panax ginseng Ginseng Asiatica Parietaria Paretaria Europa officinalis Pastinaca Pastinaca Euro-Siberiana comune sativa Peonia officinalis Peonia Europa Petroselinum Prezzemolo Europa centrale crispum Pimpinella Anice Nord Africa anisum e Asia Pinus Pino Himalaya wallichiana dell' Himalaya Plantago Piantaggine Nord America lanceolata minore Plantago Major Piantaggine Asia maggiore Polygonum Pepe d´acqua America hydropiper Primula Primula Asia minore vulgaris comune e Caucaso NOME SCIENTIFICO Prunus amygdalus Punica granatum Raphanus sativum Rhodiola rosea Ribes nigrum Rosa affinis rubiginosa Rosa canina Rosmarinus officinalis Rubus ulmifolius Rumex acetosella Ruscus aculeatus Ruta graveolens NOME COMUNE Mandorlo Asia Melograno Asia Rafano Nero Europa Radice d’oro Asia Ribes nero Nord America Rosa mosqueta Messico Rosa canina Rosmarino Rovo Acetosella Pungitopo Ruta Salvia Salvia officinalis Salvia pratensis Salvia dei prati Sambucus nigra Sambuco Santalum album Sandalo Sesamum Sesamo indicum Sicyos Zucca angulatus spinosa Silene alba Silene bianca Silene vulgaris Silybum marianum Simmondsia chinensis Solanum dulcamara Solanum nigrum Solidago gigantea Stellaria media Symphytum officinale Tanacetum cneariifolium scheda 10 ORIGINE Europa Asia Area mediterranea Area mediterranea Europa Asia Europa Area mediterranea Area mediterranea Area mediterranea Eropa Asia India Asia Tarassaco NOME SCIENTIFICO Taraxacum officinalis Theobroma cacao Thymus membranaceus Trigonella foenum-graecum Triticum spp. Tropaeolum majus Urtica dioica Vaccinium myrtillus Valeriana officinalis Vanilla planifolia Verbena officinalis Viaccinium macrocarpon Vinca rosa Viola odorata Nord America Area mediterranea Silene rigonfia Cosmopolita Cardo Mariano Area mediterranea Jojoba California Messico Morella Europa - Asia rampicante Nord Africa Morella comune Europa Verga d’oro maggiore Centocchio comune Consolida maggiore Piretro Viola tricolor Vitellaria paradoxa Vitex agnus-castus Vitis vinifera Xanthium strumarium Zea mays Nord America Europa Asia Europa Asia Coste dalmate 34 NOME COMUNE Tarassaco, dente di leone Cacao Timo rosso di Spagna Fieno greco Grano Nasturzio cappuccina Ortica Mirtillo ORIGINE Europa - Asia Nord America Messico Spagna Asia Nord Africa Asia Perù Cosmopolita Nord America Valeriana Europa Vaniglia Verbena Messico Europa Cranberry Nord America Pervinca rosa Viola mammola Viola del pensiero Albero di Karitè Agnocasto Madacascar Europa - Asia Vite Bardana minore Mays Europa - Asia Africa Area mediterranea Europa Europa Sud America un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE L’appello in giardino Identificarsi con una pianta aiuta a conoscerne meglio le proprietà Materiale occorrente Fotocopie ingrandite delle tabelle 11A e 11B, cartoncini A5 (uno per ogni bambino), spago, forbici, pennarelli colorati, postazione internet, dizionario OBIETTIVI COSA FARE Prima di iniziare l’attività confrontate le tabelle 1 e 2 della scheda 11 con l’elenco dei nomi e dei cognomi dei vostri allievi, verificate che non debbano essere ampliate con nomi che non sono stati presi in considerazione (ad esempio orchidea, ortensia ecc.), segnatevi quelli che non vi compaiono e effettuate una facile ricerca su internet per scoprirne i significati. Se in classe ci sono bambini con nomi stranieri chiedete ai genitori se ne conoscono il significato. Spiegate alla classe che cercherete di saperne di più sulle piante e sulle proprietà che permettono di utilizzarle per farne medicine o cosmetici e che, per riuscirci meglio, proverete a trasformare la classe in un “giardino di bambini”, dove ogni alunno avrà una pianta simbolo che lo rappresenta. Per fare l’abbinamento bambino-pianta comincerete con l’analizzare i nomi che richiamano i fiori (ad esempio margherita, viola, ecc.) oppure che hanno un significato scheda 11 legato al mondo vegetale (ad esempio Silvana vuol dire abitante dei boschi). Invitate gli alunni che portano un nome di fiore o di pianta ad andarlo a scrivere alla lavagna, poi verificate con il resto della classe se non esistono altri nomi… vegetali di cui non si sono resi conto. Mettete in evidenza la fotocopia con le tabelle 11A, B, C e D e provate a vedere se altri bambini hanno nomi che derivano da quelli di fiori o piante o che hanno significati collegati al mondo vegetale. Probabilmente ci saranno molte sorprese! Gli alunni che hanno i nomi corrispondenti alla tabella 11D devono scegliere una pianta in particolare (ad esempio Flora potrà scegliere come simbolo una ginestra o un papavero, Silvio una quercia o un faggio). Spiegate agli altri bambini che i loro nomi hanno significati diversi, molto interessanti e importanti, e spiegateli a tutta la classe; poi informateli che 35 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Raccontare l’origine del proprio nome • Scoprire l’interazione fra mondo vegetale e personaggi , rivelato dai nomi di fiori e piante • Constatare la presenza del mondo vegetale nella vita di tutti i giorni • Raccontare il modo in cui altre culture si relazionano con il mondo vegetale • Citare le proprietà curative di almeno una pianta • Avere un’idea della quantità di piante comuni che possiedono principi curativi possono abbinarsi a una pianta in altri modi: provate a passare al vaglio i cognomi, i soprannomi o i secondi nomi verificando anche se alcuni diminutivi possono essere associati ad altri nomi per assonanza (ad esempio se una bambina si chiama Camilla, potrebbe scegliere Milly, vezzeggiativo di Melissa), oppure associate i bambini alle piante utilizzando la tabella 11E. Alla fine dell’assegnazione finite di scrivere sulla lavagna gli abbinamenti nome- pianta di tutti i bambini. Chiedete a tutti di fare una ricerca a casa sulla propria pianta simbolo cercando di rispondere a queste domande: • Sai disegnare la pianta? • Qual è il suo nome scientifico? • È un’erbacea, un arbusto o un albero? • Di che colore sono i fiori? • Ha proprietà curative? (Scrivete correttamente le parola anche se non capite il significato, lo cercherete in seguito consultando un dizionario) • Quante? • Quali sono le parti utilizzate? Quando la ricerca sarà completata discutete e spiegate in classe le diverse proprietà curative, poi fatene un elenco scrivendovi accanto la pianta e la malattia o il disturbo curato (dove lo ritenete opportuno scheda 11 semplificate segnalando solo l’organo colpito; ad esempio le “proprietà antisettiche” possono diventare “acne” o “brufoli” ma anche solo “pelle”). Fate preparare dei cartellini da attaccare al collo dove i bambini scriveranno in grande: il proprio nome, quello della pianta simbolo, il colore dei fiori, e, se esiste, un disturbo curato dalla pianta scelto fra quelli studiati. Provate a disegnare un giardino che racchiude le piante rappresentate dalla classe, scegliendo dei criteri per la distribuzione delle specie: raggruppare le essenze che curano lo stesso disturbo e quelle con il fiore dello stesso colore, mettere un albero al centro di un’aiuola di fiori, far arrampicare una rosa su un cespuglio ecc. Quando sarete soddisfatti del vostro giardino provate a rappresentarlo in aula posizionando i bambini con i loro cartellini al posto delle piante. La rappresentazione può diventare più complessa se prevedete di fare maschere o vestiti che richiamino la pianta in modo più o meno fedele, e di comporre una canzone o una filastrocca che racconti le piante e le loro proprietà. Se ne avete la possibilità fate diventare il giardino una realtà mettendo le piante a dimora in un terreno libero. 36 Considerazioni finali Contate quanti bambini hanno un nome collegato al mondo vegetale e chiedete alla classe: • Vi sembrano tanti? • Avreste immaginato che alcuni nomi fossero così… floreali? • Riuscite a immaginare il motivo per cui in tutte le civiltà i nomi che richiamano alle piante e alla natura sono molto frequenti? • Fra le piante da voi rappresentate sono più numerose quelle con le proprietà curative o quelle famosi solo per il loro aspetto piacevole? • La quasi totalità delle specie citate nella tabella 11A sono ricche di proprietà terapeutiche; secondo voi, molto tempo fa, quando l’uomo utilizzava solo le piante per curarsi, questo “potere di salvare dalle malattie” influiva nella scelta di un nome floreale per un bambino? Prendete la lista delle piante che hanno proprietà medicinali e provate a decidere insieme quante sono utilizzate in cucina o nei giardini. Fate caso anche a quante piante hanno la parola officinalis nel nome scientifico e favorite un confronto sull’argomento. Confrontate le proprietà delle varie piante e individuate quale specie cura il maggior numero di disturbi. A questo punto, se lo ritenete opportuno, potete eleggere la pianta più generosa del giardino. un progetto Klorane L’appello in giardino viviDARIA SCHEDA ALUNNI Tabella 11A. Nomi che derivano da quelli di fiori o piante Nome proprio Almond (inglese) Alyssa (inglese) Amarillis (inglese) Angelica (italiano) Azucena (arabo) Camelia Daisy - (inglese) Dalia Erica Filadelfo Giacinta/o Gelsomina Genziana Georgina (russo) Gigliola Gladys (inglese) Greta (tedesco) Holly (inglese) Iris Ivy (inglese) Jasmine, Jasmina, Jasmin, Jessamine (arabo) Laura Lilia Liliana Lilly (inglese) Lina/o Margherita Marta scheda 11 Nome della pianta mandorlo alissum amarillis angelica giglio camelia margherita di campo dalia erica filadelfo giacinto gelsomino genziana dalia giglio gladiolo margherita agrifoglio iris edera gelsomino alloro giglio giglio lillà lino margherita palma 37 Nome proprio Megan (inglese) Melba Melissa Millicent, Millisent, (inglese) Melita (inglese) Milly (inglese) Mimosa Mirta Narciso Olmo Ornella Pina/o Rosa Rosalia Rosaria/o Rosetta Rossana/o Rossella Susanna Tea Tamara Veronica Viola Violetta Violante Yasmin, Yasmine (arabo) Yolanda (slavo) Nome della pianta margherita malva melissa melissa melissa melissa mimosa mirto narciso olmo orniello pino rosa rosa rosa rosa rosa rosa giglio rosa palma veronica viola viola viola gelsomino viola Tabella 11B. Piante che hanno preso il nome di persone, luoghi, elementi naturali Nome proprio Nome della pianta Personaggio/luogo/ ecc Achille Andrea Angela/o Anna Asia Achillea Albero di Sant’Andrea, falso loto Fiore d’angelo, filadelfo Vite Sant'Anna di Lipsia o Luglienga Buddeleja asiatica, albero delle farfalle bianco Giglio di Sant’Antonio Carlina acaulis Halesia carolina Achille, l’eroe greco Sant’Andrea Gli Angeli Sant'Anna di Lipsia Asia Atonia/o, Antonella/o Carla/o, Carola, Carolina Carolina Cristina, Christian Davide Enrico Eugenia Francesca/o Giovanna/i Giulia/o, Giuliana/o, Giulietta, Julia Giuseppe, Giuseppina Italia, Italo Lucia, Lucio Luigia, Luigi Paliurus spina-christi, marruca Buddleja davidii, albero delle farfalle Buon Enrico, spinacio selvatico Eugenia caryophillata l’albero dei chiodi di garofano Susino San Francesco Erba di San Giovanni, iperico Prunus avium subsp. Juliana o ciliegio dolce Gelsomino di San Giuseppe Albero Italia, corbezzolo Ciliegio di Santa Lucia o ciliegio odoroso Erba Luigia, cedrina, citornella Luisa Erba Luisa, cedrina, citornella Maria Michela/e Cuor di Maria (Dicentra spectabilis) Michela doltsopa Nicola, Nicoletta Pietro, Piera Roberta/o Pisello riccio di San Nicola Erba di San Pietro Erba roberta, erba di San Roberto Sole Valeria/o Girasole Valeriana Virgilio Virginia Quercia virgiliana Ciliegio della Virginia Vittoria/o Victoria regia scheda 11 38 Sant’Antonio L’imperatore Carlo Magno Lo stato americano della Carolina Cristo Il missionario padre David Il re Enrico IV di Francia Il condottiero Eugenio di Savoia San Francesco San Giovanni Battista Friuli Venezia Giulia San Giuseppe Italia Santa Lucia Per assonanza con il nome scientifico Aloysium Per assonanza con il nome scientifico Aloysium Maria madre di Gesù Il botanico Piero Antonio Micheli San Nicola San Pietro San Roberto, o il duca Roberto di Normandia Sole L’erborista Valerio che per primo la utilizzò Il poeta latino Virgilio Lo stato americano della Virginia La regina Vittoria Tabella 11C. Piante caratterizzate da aggettivi utilizzati anche come nomi propri Nome proprio Alba Ambra Bella, Isabella Bianca, Chiara Germana/o Massimo Nome della pianta Rosa alba Ambra dolce, iperico Hoya bella, fiori di cera Salice bianco Mesphilus germanica, nespolo Cucurbita maxima, zucca dolce Tabella 11D. Piante caratterizzate da aggettivi utilizzati anche come nomi propri Nome proprio Amelia Anthea Ashley (inglese) Carmela/Carmelo Carmine Dafne Fillide Fiorella Fiorenza Flora Floriana Gemma Giorgia/o Heather (inglese) Leslie - (gaelico) Loredana Lorenza/o Silvana/o Silvia/o Stefano Vito (tedesco) Walter (tedesco) Zarah, Zahra (arabo) scheda 11 Significato vergine della macchia fiore terreno di frassini disboscato giardino, frutteto giardino, frutteto ninfa trasformata in alloro foglia, petalo fiore fiore fiore fiore gemma agricoltore valle di Erica giardino di agrifoglio boschetto di allori boschetto di allori abitante delle selve che ama i boschi ghirlanda legno, bosco abitante del bosco fiore che sboccia 39 Tabella 11E. Piante in ordine alfabetico Lettera per cui comincia il nome A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z scheda 11 Pianta aloe biancospino calendula dulcamara eucalipto frangola ginkgo biloba hamamelis iperico jasione kiwi liquerizia melograno noce ortica piantaggine Quercus robur farnia rosmarino salvia tiglio uva orsina vite rossa Wisteria sinensis glicine Xanthium strumarium nappola minore ylang ylang zenzero 40 un progetto Klorane viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE La biodiversità incontra la cultura Le tradizioni e la cultura sono legati anche alla biodiversità del territorio Materiale occorrente Carta, penna, registratore audio (facoltativo), fonti bibliografiche e multimediali. OBIETTIVI COSA FARE Uno strumento musicale unico nel suo genere, un cesto con una forma e un nome particolare, una barca dalla forma immutata da millenni, un formaggio che profuma di erbe primaverili: sono solo alcuni esempi di oggetti che in alcuni casi costituiscono l’unicità e il vanto di alcuni paesi o aree geografiche. Proprio come capita per le pietanze tipiche la loro unicità e funzionalità dipende dalla sapienza dell’artigiano, dalle modalità di esecuzione (della “ricetta” per così dire) ma anche, e soprattutto, dalle materie prime utilizzate. La biodiversità locale, quindi, influenza e caratterizza le produzioni di un territorio per cui, ad esempio, strumenti musicali tradizionali come le zampogne, le ciaramelle e le surduline richiedono legni con caratteristiche adeguate alla costruzione di ance di tonalità diverse, che corrispondono a specie o varietà di piante locali. Proponente ai ragazzi di fare una ricerca sugli oggetti tipi- scheda 12 ci dell’artigianato della vostra zona. Preparate insieme il testo di una intervista standard a cui sottoporre familiari, amici e testimoni di eccellenza come artigiani locali, rappresentanti delle istituzioni ecc. poi concordate i tempi e i modi di somministrazione dell’intervista. Quando avrete raccolto i risultati fate una ricerca sugli oggetti che sono risultati più interessanti per conoscerne la storia, l’areale in cui è utilizzato (solo nel vostro comune, su un versante della montagna, in tutta la regione ecc.), le eventuali modifiche nel tempo, le modalità di costruzione e di utilizzo e scoprire quali sono le persone che ancora li creano e, soprattutto, con quali materiali vengono realizzati. Prevedete una visita a una bottega artigiana che ancora produce gli oggetti di cui vi state occupando e, se lo ritenete opportuno, con l’aiuto dell’artigiano organizzate un’ attività sul campo per andare a ricercare e vedere da vicino le piante che costituiscono il materiale necessario per la loro 41 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Identificare le forme e gli aspetti in cui si manifesta la diversità (culturale, sociale ecc.) • Correlare la biodiversità del proprio territorio con il suo tessuto sociale e culturale • Fare almeno due esempi che mostrano collegamenti fra un’attività tradizionale e la biodiversità locale • Appoggiare le iniziative culturali di conservazione della diversità locale realizzazione. Cogliete l’occasione per fare una breve studio d’ambiente sul contesto territoriale in cui cresce l’erba per fare i cesti, o l’erica per la surdulina, oppure la roverella necessaria alla costruzione della barca chiamata “naue”. Tornati in classe stimolate un dibattito ponendo alcune domande • Perché questo oggetto è Considerazioni finali La disponibilità delle risorse locali e la sostenibilità dello stile di vita della comunità che le gestivano e le amministravano sono sempre state legate; solo un rapporto equilibrato fra questi due aspetti fa sì che la diversità culturale possa andare di pari passo con la diversità biologica del territorio. Tenendo presente questa considerazione, chiedete ai ragazzi: • ritenete che le antiche comunità abbiano conservato la biodiversità del proprio territorio consapevolmente? • è possibile che una serie di circostanze (bisogno di sicurezza, necessità di sopravvivenza, motivi religiosi, ecc.) abbiano contribuito al mantenimento della biodiversità territoriale? (Pensate, ad esempio, al bosco come rifugio, fonte di cibo, sede di oracoli da consultare) una tipicità del nostro territorio? • Viene ancora utilizzato? • La sua tipicità è legata al uso che se ne fa o se ne faceva, o alla materia prima con cui è costruito? • Se vicino al nostro centro abitato non fosse cresciuta quella determinata erba o quel albero l’oggetto in questione sarebbe stato pensato e costruito lo stesso? Se sì in che modo? A questo punto provate ad allargare il vostro campo di osservazione e cercate di capire se il vostro oggetto tipico è veramente unico. È possibile, infatti, che in regioni vicine (ma anche più lontano) esi- SCHEDA 12 stano elementi simili che portano altri nomi, oppure che hanno piccole di differenze di forma, funzione o materiale. A questo proposito istaurare un gemellaggio con un’altra scuola potrebbe dare risultati interessanti. Forse troverete una risposta proprio nella vostra classe, i ragazzi le cui famiglie provengono da paesi lontani, che hanno ancora una forte vocazione agricola, potrebbero aggiungere interessanti notizie riguardo all’uso che si fa in qui luoghi di oggetti simili, oppure su oggetti diversi ma che hanno la stessa funzione. Anche in questo caso seguite la stessa linea di ricerca già adottata e interessatevi soprattutto alle specie vegetali da cui deriva il materiale utilizzato. 42 Per aiutare la classe a riflettere sull’attività svolta ponete alcune domande. • A vostro parere cosa rende veramente unico il vostro oggetto tipico? • I materiali utilizzati per costruire gli eventuali oggetti simili al vostro per utilizzo, forma, o nome, hanno delle caratteristiche in comune con quelli utilizzati dai “vostri” artigiani? • Cosa pensate del fatto che tanti paesi e città diverse abbiano un elemento caratteristico unico nel suo genere? • Questa ricchezza di espressioni artigiane è patrimonio di tutti o solo dei cittadini di ogni singolo paese? un progetto Klorane IL grande gioco della biodiversità Imparare giocando è più divertente viviDARIA SCHEDA INSEGNANTE Materiale occorrente Appunti sul lavoro svolto in città alla ricerca della biodiversità, accesso a internet, lavagna, gesso, fogli di carta A4 o A3, colori, pennarelli, cartoncino, dado, smalto bianco. OBIETTIVI COSA FARE La scelta di progettare e realizzare un gioco come momento conclusivo di una o più attività “a tema”, si rivela positiva sia in campo comportamentale che in campo cognitivo. La tipologia del gioco, infatti, implica da parte del ragazzo una partecipazione spontanea e creativa e tende di conseguenza ad aprire una “finestra” privilegiata, sui suoi gusti e sulla propria personalità. Nello stesso tempo, peraltro, la progettazione a più voci introduce la necessità di una collaborazione e di una contrattazione. Innanzi tutto, dal momento che il gioco in questione semplifica una situazione reale complessa, è necessario individuare i nodi più significativi del percorso di ricerca, per attribuire valori positivi o negativi ad elementi e circostanze della realtà studiata. (Nel nostro gioco questo aspetto può corrispondere alla realizzazione grafica di carte particolari). Un altro punto fondamentale da discutere e concordare nel gruppo riguarda le regole. La loro definizione è importante non solo per permettere materialmente lo svolgimento del gioco, ma anche per scheda 13 dare una gerarchia e un “peso” diverso ai vari elementi presi in considerazione. Un ultimo aspetto sul quale i ragazzi dovranno soffermarsi è la comprensibilità e l’incisività del gioco progettato. Mentre la comprensibilità è affidata soprattutto alla chiarezza delle consegne e delle istruzioni, il secondo aspetto più sfumato, riguarda l’effettiva trasmissibilità dei valori e dei risultati del progetto stesso. Nel nostro caso, se i ragazzi avranno compreso, attraverso la loro ricerca sul campo, l’importanza e la consistenza della biodiversità vegetale nell’ambito della città, dovranno riuscire a trasmetterla, almeno in parte, ad altri “giocatori”, anche non coinvolti direttamente nell’attività sul campo. Un ultimo aspetto, tutt’altro che da sottovalutare, riguarda la realizzazione materiale del cartellone e delle carte del gioco dove creatività e gusto avranno modo di manifestarsi liberamente. Proponete, dunque, alla classe di creare un gioco sulla base del famoso Monopoli ribaltandone completamente, però, la filosofia. Sul tabellone sarà rappresentata la vostra città ma la risorsa da far crescere sarà la biodiversità ovvero la diversità di 43 al termine dell’attività i ragazzi saranno in grado di: • Lavorare in gruppo • Valorizzare e concretizzare il lavoro svolto durante l’anno • Mettere chiaramente a fuoco il concetto che si vuole comunicare • Definire le regole di un gioco • Concordare una gerarchia di valori • Analizzare i diversi aspetti legati alla biodiversità in città • Esprimere concretamente fantasia e creatività specie e varietà intraspecifiche. Potete scegliere se far vincere chi accumula più “punti varietà”, oppure optare per una formula particolare che porti tutti a vincere insieme. Ad esempio se almeno tre giocatori non raggiungono un certo risultato perdono tutti, quindi per essere vincenti gli altri giocatori posso- no/devono aiutare chi si trova in posizione migliore in modo di ottenere il risultato positivo per la città. Saranno comunque i bambini a decidere le regole del gioco e il suo svolgimento e, per aiutarli a pianificare e progettare, potete proporre alcuni passi iniziali come quelli che suggeriamo di seguito. • Scrivete sulla lavagna tutte gli aspetti relativi alla biodiversità che la classe riesce a ricordare, includendo anche le opinioni personali, le cose che sono piaciute di più, i dubbi. • Cercate di classificare quanto scritto nelle seguenti categorie: - caratteristiche proprie della biodiversita - aspetti che ne favoriscono la crescita - fattori che, invece, ne favoriscono la perdita - luoghi della città o del paese più ricchi di biodiversità - luoghi della città o del paese con minore biodiversità - cose che i cittadini possono fare per favorire la biodiversità di specie spontanee o selvatiche - cose che i cittadini non devono fare per non perdere biodiversità - cose particolarmente belle che è accaduto di osservare durante le vostre ricerche in città - Se alcune categorie rimangono vuote prendete spunto per riempirle con ricordi o ricerche bibliografiche. • Decidete quali aspetti sistemare sul tabellone e quali sulle “carte imprevisto”. • Decidete quali azioni o eventi tolgono o aggiungono “punti varietà”. • Per evitare che il gioco progredisca troppo velocemente, eliminando così l’opportunità che, giocando, i partecipanti ottengano parecchie informazioni, realizzate un dado che rechi sulle facciate due scheda 13 numeri 1, due numeri 2 e due numeri 3. Prendete un dado normale e cancellate il 4, il 5 e il 6 con uno smalto bianco coprente e scrivete poi il numero di pallini voluto con un pennarello nero indelebile; in alternativa costruite un cubo di cartoncino e disegnatevi sopra i numeri. • Fate una bozza del gioco e mettetevi alla prova per verificare se l’aggiunta o la sottrazione dei punti è equilibrata, se le regole sono chiare, se quanto scritto sulle carte può essere compreso anche da chi non ha partecipato alle ricerche sulla biodiversità in città. • Una volta decisa la sequenza, fate disegnare la tavola da gioco in modo che ogni casella abbia un commento scritto e la relativa illustrazione. • Incoraggiate gli studenti ad inventare e a realizzare soggetti diversi da utilizzare come segna posto. Dal vostro lavoro potrebbe risultare un gioco simile al seguente. In alcune caselle del tabellone vengono rappresentati i luoghi della città con maggiore biodiversità dove è possibile vincere un certo numero di “punti varietà” (ad esempio, l’orto botanico, la farmacia, il mercato, il giardino della scuola, ecc.). Le caselle dove si perdono punti potrebbero essere il parcheggio del supermercato, il cortile di un palazzo, una lunga strada senza verde ecc. Prima e dopo queste caselle ci potrebbero essere quelle che, a seconda delle situazioni che gli alunni vorranno inserire, aggiungeranno o toglieranno punti. Ad esempio dopo una casella negativa come “grande parcheggio asfaltato”, potrebbe essercene una che dice “Nelle crepe dell’asfalto crescono piccoli fiori gialli, aggiungi un punto varietà!”. Nel tabellone dovreb- 44 bero essere inserite anche un certo numero di caselle impongono la lettura di una “carta imprevisto” dove, anche in questo caso, verranno create situazioni che aggiungono o tolgono punti. Ad esempio “Ieri il giardiniere del tuo condominio ha dato il diserbante lungo la recinzione, perdi 3 punti varietà”, oppure “Ricercatori universitari hanno segnalato in un giardino pubblico cittadino quattro rare specie spontanee, aggiungi 3 punti varietà”. Quando tutto sarà pronto, proponete a una altra classe del vostro Istituto, oppure ai genitori degli allievi di fare una partita. Se realizzate ogni casella su un grande foglio di cartoncino 70 cm x 100 cm, potete organizzare un torneo fra le classi del vostro Istituto disponendo i cartoncini sul pavimento del cortile o della palestra della scuola. Per l’occasione potreste costruire un cubo con un lato di 30 cm e utilizzare i ragazzi stessi come segna posto. Considerazioni finali Quando la progettazione del gioco è terminata invitate la classe a riflettere sul lavoro svolto e favorite una discussione di gruppo ponendo le seguenti domande. • È stato più facile trovare situazioni che favoriscono la biodiversità in città oppure quelle che la diminuiscono? • Pensate che un ipotetico giocatore possa sapere qualcosa di più sulla propria città e sulla biodiversità che custodisce, attraverso il gioco che avete realizzato? • Quali sono le informazioni inserite nel gioco che ritenete più importanti? E perché? un progetto Klorane viviDARIA il potere delle piante, il potere dei bambini. insieme per un’aria che respira Vividaria presenta: www.vividaria.it Via Nazionale 230 - 00184 Roma tel: 06 51 604 940 - fax: 06 51 38 400 e-mail [email protected]