un progetto
Klorane
viviDARIA
il potere delle piante, il potere dei bambini.
insieme per un’aria che respira
MANUALE DIDATTICO
un progetto
Klorane
viviDARIA
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali – Federparchi
Institut Klorane
Coordinamento editoriale e redazionale
Federparchi
Testi a cura di
Istituto Pangea ONLUS
Silvana Nesi, Giulia Sirgiovanni
Foto Archivio
Federparchi - Europarc Italia e Istituto Pangea Onlus
Progetto grafico
Cristina Marini
indice
Scheda insegnante 1
Il giro del mondo in un orto botanico................................................................. 1
Tra fiori e piante meravigliose si scopre la biodiversità
Scheda insegnante 2
Ricercatori in città................................................................................................. 3
Basta cercare per trovare un numero sorprendente di spacie diverse
Scheda insegnante 3
Ma quante belle foglie madama Dorè.............................................................. 5
Con lo studio delle querce la biodiversità diventa tangibile
Scheda alunno 3
Ma quante belle foglie madama Dorè.............................................................. 7
Scheda insegnante 4
La biodiversità da comprare............................................................................... 9
Al mercato si trova la biodiversità intraspecifica
Scheda insegnante 5
Vivaio segreto...................................................................................................... 11
Attività di scoperta dei vivai da seme autoctono
Scheda alunno 5
Vivaio segreto...................................................................................................... 13
Scheda insegnante 6
Belli e bravi........................................................................................................... 15
Alla varietà delle forme dei semi corrisponde adattamenti specifici
per la dispersione
Scheda alunno 6
Belli e bravi........................................................................................................... 17
Scheda insegnante 7
Seminare la diversità........................................................................................... 19
Materiali e tecniche di messa a dimora dei semi
Scheda alunno 7
Seminare la diversità........................................................................................... 21
Scheda insegnante 8
Un giardino a quadretti....................................................................................... 23
Come avere uno speziale, una farmacia, una profumeria nell’aula verde
Scheda insegnante 9
Il mondo in farmacia 1....................................................................................... 25
La farmacia è un luogo di raccolta della biodiversità vegetale
Scheda alunno 9
Il mondo in farmacia 1....................................................................................... 27
Scheda insegnante 10 Il mondo in farmacia 2....................................................................................... 29
La conoscenza di una fitofiliera aiuta il consumatore a fare una scelta consapevole
Scheda alunno 10
Il mondo in farmacia 2....................................................................................... 31
Scheda insegnante 11 L’appello in giardino........................................................................................... 35
Identificarsi con una pianta aiuta a conoscerne meglio le proprietà
Scheda alunno 11
L’appello in giardino........................................................................................... 37
Scheda insegnante 12 La biodiversità incontra la cultura..................................................................... 41
Le tradizioni e la cultura sono legati anche alla biodiversità del territorio
Scheda insegnante 13 Il grande gioco della biodiversità.................................................................... 43
Imparare giocando è più divertente
un progetto
Klorane
viviDARIA
Il giro del mondo
in un orto botanico
Tra fiori e piante meravigliose
si scopre la biodiversità
Materiale occorrente
SCHEDA INSEGNANTE
Quaderno, penna, scheda di indagine, materiale informativo
dell’orto che visiterete o accesso a internet, atlante
OBIETTIVI
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
COSA FARE
Il desiderio di vedere da vicino
un leone o una tigre, la curiosità verso animali “strani”, o
“buffi”, come la giraffa, verso
piante dall’aspetto inconsueto e bizzarro, come quelle carnivore ha sempre spinto viaggiatori e mercanti ad “importarli” da paesi lontani, come
vere e proprie merci. Solo più
tardi è prevalso l’interesse
scientifico e, soprattutto dal
1700 in poi, sono stati allestiti
giardini specializzati, per ospitare collezioni sempre più ricche di piante provenienti da
tutte le parti del mondo. La necessità di ricreare un habitat
adatto alla loro sopravvivenza
unita all’esigenza di una classificazione sistematica, nata
con Linneo, favorirono quindi
l’istituzione sempre più frequente degli Orti Botanici nelle grandi città europee. Non bisogna dimenticare però, che
questi Istituti avevano i loro
lontani progenitori nelle collezioni di erbe medicinali dei
“giardini dei semplici” medievali che, qualche secolo più
tardi, furono seguiti dai primi
scheda 1
Orti Botanici come quello di
Pisa, risalenti a metà del 1500
e quello quasi contemporaneo, di Padova.
• Osservare con attenzione
Oggi, gli Orti Botanici, collegati
di norma alle Università e agli
Enti di Ricerca rappresentano
strutture importantissime per
la conservazione della biodiversità vegetale
• Riconoscere la biodiversità vegetale
La biodiversità, ovvero la varietà di specie, di ambienti e
di geni all’interno della stessa
specie (intraspecifica), rappresenta, assieme alle opere
d’arte, il vero tesoro dell’Italia,
infatti, detiene metà del patrimonio europeo solo per
quanto riguarda la varietà di
specie vegetali! La superficie
dell’Italia è solo un trentesimo
di quella europea, ma la posizione della penisola, che si
estende al centro del Mediterraneo fa del nostro territorio un
punto d’incontro di specie tipiche dell’area nordica, balcanica, orientale, africana e,
naturalmente, mediterranea.
Le ultime ricerche affermano
che in Italia vivono circa 6100
specie di piante di cui 500
sono fra le più frequente-
1
• Attribuire una nazione al giusto
continente
• Porsi interrogativi sui metodi
utili per conservare la biodiversità
mente coltivate e 712 sono
endemiche, ovvero che non
vivono in nessun altro luogo.
Per difendere questo patrimonio non servono solo le
aree protette, che prevedono
il mantenimento delle caratteristiche biologiche degli
ecosistemi che ospitano le diverse specie (conservazione in
situ), ma anche gli Orti Botanici, e gli Zoo che possono
svolgere un ruolo indispensabile nella conservazione ex
situ, ovvero lontano dal luogo
il cui le specie vivono.
Considerazioni
finali
È anche questo un aspetto
della conservazione della Biodiversità complessiva, che potrebbe rivelarsi preziosa in situazioni di emergenza.
poi proponete di realizzare
una scheda di indagine che
i bambini potranno compilare sul posto. Suddividete la
classe in tanti gruppi quanti
sono i continenti e chiedete
loro di annotare solo le piante che hanno le caratteristiche richieste dalla scheda e
che provengono dai luoghi
che gli sono stati assegnati.
Accanto a ogni esemplare
vegetale sono presenti cartellini che ne indicano il nome
e il paese di origine.
Per fare un viaggio nella biodivesità dei 5 continenti organizzate una visita all’orto
botanico della vostra città o
a quello di una città vicina.
Pianificate insieme alla classe
il tipo di studio che farete
svolgendo una ricerca preventiva sull’orto che visiterete,
Preparate la scheda di indagine insieme ai bambini, arricchendo di spunti e domande quella proposta di seguito. Fate fare una ricerca
allo scopo di scrivere, sulla
scheda relativa ad ogni continente, quali nazioni ne fanno
parte.
Accanto alla funzionalità di
conservazione delle piante
vive, molti Orti Botanici svolgono oggi quella di “banche
del germoplasma”: conservano cioè i semi e, in generale, quei tessuti che potrebbero, in caso di necessità, ripristinare un organismo intero.
scheda 1
2
Se ne avete il tempo confrontate
quanto osservato prima di lasciare l’orto botanico, altrimenti rimandate a
quando sarete di nuovo in classe
dove elaborerete i dati. Per trarre il
maggior profitto dalle informazioni
raccolte ponete alcune domande.
• Quali sono i continenti maggiormente rappresentati nell’ambito
della collezione di piante dell’orto?
Secondo voi c’è un motivo preciso
che giustifica il risultato ottenuto?
• Quali sono i continenti maggiormente rappresentati nell’ambito
della vostra ricerca? Secondo voi
c’è un motivo preciso che giustifica
il risultato ottenuto?
• Ci sono corrispondenze fra le risposte alla prima e alla seconda domanda?
• Da dove provengono le piante con
le caratteristiche più particolari?
Secondo voi perché?
• Immaginavate una così grande varietà di forme e colori nel mondo delle piante spontanee?
• Cosa provereste scoprendo che
gli ambienti dove vivono allo stato
spontaneo alcune delle piante più
interessanti sono scomparsi?
un progetto
Klorane
viviDARIA
Ricercatori
in città
Basta cercare per trovare un numero
sorprendente di specie diverse
Materiale occorrente
SCHEDA INSEGNANTE
Macchina fotografica o cellulare in grado di fare foto, computer, quaderno, colori, guide al riconoscimento di erbe e fiori, eventualmente
(ma non necessariamente) un esperto botanico e/o un collegamento
a internet
OBIETTIVI
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
tura del viale: in certi punti, al
ceppo degli alberi, sembrava
si gonfiassero bernoccoli che
qua e là si aprivano e facevano affiorare tondeggianti
corpi sotterranei”.
COSA FARE
“Aveva, Marcovaldo, un occhio poco adatto alla vita di
città: cartelli, semafori, vetrine,
insegne luminose, manifesti
non fermavano mai il suo
sguardo, che pareva scorrere
sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse,
una piuma che si impigliasse in
una tegola non gli sfuggivano
mai. Così un mattino, aspettando il tram, notò qualcosa di
insolito presso la fermata nella striscia di terra, sterile e incrostata, che segue l’albera-
scheda 2
Per sapere esattamente di
che cosa si tratti, basta proseguire nella lettura del primo
racconto del “Marcovaldo”
di Italo Calvino. Quel che importa davvero, però, è che
questa lettura spinge i ragazzi, seguendo l’esempio
del protagonista del libro, a
cercare le tracce di “natura”
presenti nella loro città, soprattutto quelle vegetali, che
ci sono anche nei quartieri
più cementificati.
È probabile che, una volta “allertati”, i ragazzi restino sorpresi
nel costatare l’esistenza di
una notevole varietà di vita
vegetale e di pianticelle poco
appariscenti, alle quali non
avevano mai badato.
Per prima cosa, invitateli a
fare un elenco dei posti più
“strani” nei quali cercare; ad
esempio:
3
• Mettere in atto la capacità di
osservazione
• Constatare la presenza, in città, di differenti forme vegetali
• Riconoscere almeno 3 piante
diverse fra quelle trovate
• Comprendere il concetto di
Biodiversità
• Valutare ed apprezzare l’importanza delle relazioni fra Biodiversità vegetale e Biodiversità animale.
• le crepe dell’asfalto al
bordo dei marciapiedi
• un muretto di recinzione,
specie se fatto di mattoni
• un pezzo di terreno incolto
fra due palazzi
• un vaso pieno di terriccio,
su un balcone dove, come
scrive Calvino, “il vento, venendo da lontano porta
doni inconsueti”.
La ricerca può diventare più
ampia e fruttuosa se è fatta in
un parco comunale o anche
nel giardino della vostra
scuola.
Tralasciando, almeno in un
primo momento, i cespugli e
gli alberi (che, peraltro, rappresentano un notevole campione della Biodiversità vegetale urbana) dite ai ragazzi di
dedicarsi alla ricerca di
piante e fiori di dimensioni più
ridotte, a misura di bambino,
precisando ad esempio, che
interessano solo quelle alte
fino al loro ginocchio.
Nella prima fase dell’attività i
ragazzi dovranno fotografare
con la macchinetta o con il
telefonino tutto quello che trovano, rimandando ad un momento successivo il riconoscimento dei vari esemplari.
Chi non ha il telefonino, o preferisce disegnare, potrà imitare gli antichi naturalisti, facendo particolare attenzione
alla forma delle foglie e al
fiore (quando c’è) e indicando nel disegno anche i
colori. Sarà utile anche registrare se la pianta ha un odore
caratteristico o li colpisce per
qualche particolare. Se vicino
alla pianta si trovano insetti o
segni di presenza del loro passaggio annotate la notizia su
un taccuino e fotografate o
disegnate.
Attenzione! Sia nel caso della
fotografia sia del disegno, è
importante segnare il luogo
dove è stata immortalata la
pianta e inserire un riferi-
scheda 2
mento che permetta di definire le dimensioni del campione. Basterà, ad esempio,
una penna biro.
Riunite tutte le foto e i disegni
e raggruppate le immagini
che, a vostro parere, appartengono alla stessa specie,
poi provate a riconoscerle
con l’aiuto di una guida o di
un esperto. Se non riuscite a
dare un nome a tutte, non è
veramente importante perché la cosa interessante di
questa ricerca è constatare
la quantità di specie diverse… qualsiasi sia il loro
nome scientifico o volgare.
Per identificarle all’interno del
vostro progetto, però, “battezzatele” con un nome di
fantasia.
Al termine del lavoro potrete
dare i… numeri e indicare
quante specie diverse, fra
tutte le “specie vegetali più
basse del ginocchio di un
bambino”, avete osservato;
si tratterà di una piccola
parte della biodiversità cittadina, ma significativa e, con
buone probabilità, foriera di
molte sorprese.
È interessante notare che, verosimilmente, la biodiversità
da voi registrata è maggiore
di quella che vi risulta, perché alcune piante, che per i
non addetti ai lavori sono
semplicemente “erba” oppure “margherite gialle”, rappresentano, in realtà, numerose specie differenti anche
se simili nell’aspetto.
4
Considerazioni
finali
In molti casi, nell’osservare le piante
i ragazzi avranno notato anche la
presenza di animali (soprattutto insetti, o lumache) oppure le tracce
della loro presenza (ad es. foglie rosicchiate).
Invitateli a riflettere sull’importanza,
per gli altri esseri viventi, di alcune
piante apparentemente insignificanti e sul loro posto nella catena alimentare. Molte piante cosiddette
“infestanti”, ad esempio, aiutano, direttamente o indirettamente la sopravvivenza degli uccelli di piccola
taglia durante i mesi invernali. Altre,
come l’ortica, sono le “nutrici” di molte farfalle, come la Vanessa, che vi
depongono le uova.
Ponete alcune domande.
• La diminuzione della Biodiversità
dovuta all’eventuale scomparsa di
quelle che vengono sbrigativamente definite “erbacce” potrebbe avere un effetto negativo
anche sulla Biodiversità animale?
• Quali sono il luoghi dove avete riscontrato maggiore diversità di
specie vegetali? Negli stessi luoghi
c’era una maggiore concentrazione di animali o di loro segni di
presenza?
• Quali sono i luoghi dove si è riscontrato minor varietà di vita? Sapete darne una spiegazione?
un progetto
Klorane
Ma quante belle foglie
madama Dorè
Con lo studio delle querce la biodiversità
diventa tangibile
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Materiale occorrente
Una ghianda per alunno (scelte fra le seguenti specie da selezionare a secondo di quelle presenti nel vostro territorio: leccio, cerro, roverella, rovere, sughera), foglie di altrettante specie di querce, un barattolo, fotografie o disegni delle querce da studiare, 1 copia delle schede 3A, 3B per ogni bambino, 5 lenti di ingrandimento, 5 righelli.
OBIETTIVI
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Scoprire la biodiversità intraspecifica
• Spiegare l’importanza della
diversità di specie all’interno
dello stesso gruppo classificatorio
• Valutare l’importanza della
conservazione e della ricchezza delle diverse specie
arboree
• Comprendere l’importanza
dei rimboschimenti con specie
locali
COSA FARE
Introducete il concetto di biodiversità facendo notare ai
bambini le differenze che contraddistinguono un individuo
da un altro. Invitate un bambino a scrivere sulla lavagna
i diversi caratteri presenti nei
compagni di classe, utilizzando, come guida, la tabella 3A.
Avviate una discussione con i
bambini facendo notare che,
anche se tutti loro apparten-
scheda 3
gono alla stessa specie, a
ben guardare, ci sono molte
differenze tra un bambino ed
un altro. Spiegate loro che in
natura la varietà è una ricchezza e un valore che gli
scienziati chiamano biodiversità. Fate notare che, se all’interno della stessa specie
esiste tanta variabilità, tanto
più esiste fra specie diverse anche se affini. La famiglia delle
querce offre un ottimo spunto
per verificare che ciò che
sembra tutto uguale a prima
5
vista, in realtà risulterà diverso.
Mettete in un barattolo i diversi
tipi di ghiande che siete riusciti
a recuperare e riempite una
busta di carta con le foglie delle stesse querce.
Fate prendere un ghianda ad
ogni bambino, e invitatelo a
descrivere per iscritto le sue caratteristiche. Chiedete ai bambini di confrontare fra loro le
ghiande e di creare dei gruppi per ogni tipo di ghianda.
Distribuite la scheda 3B e
commentatela insieme ai
bambini per spiegarne i termini, poi fatela utilizzare per
provare a riconoscere la quercia cui appartiene la ghianda
e aiutateli nel compito con
foto delle piante scelte.
Distribuite agli alunni le foglie,
invitateli a descriverle per
iscritto facendo attenzione
alla grandezza, al colore, al
margine, alle nervature, alla
presenza di peluria, alla consistenza. Ricordate ai bambini
di utilizzare tutti i sensi.
Come per le ghiande, fate
confrontare le foglie e chiedete ai bambini di dividersi in
gruppi, uno per ogni tipo di
foglia. Riunite la classe e utilizzate la scheda 3B per scoprire a quale specie appartengono le foglie.
scheda 3
Spiegate alla classe che le
piante, per sopravvivere ad
ambienti e climi diversi, presentano dei particolari adattamenti: alcune foglie hanno
dei peli sulla pagina inferiore
che, come le pellicce degli
animali, isolano dal caldo e
dal freddo, altre hanno sostanze cerose (aspetto lucido)
che servono a riflettere i raggi
solari nelle zone particolarmente assolate e ad impermeabilizzare la foglia verso
l’esterno, riducendo la perdita
di acqua per traspirazione, altre presentano piccole spine
per non esser mangiate dagli
animali, altre ancora possono
diventare molto grandi perché hanno tanta acqua a disposizione e al contrario devono disperderla.
Aiutandovi con una lente di ingrandimento, studiate accuratamente la foglia per scoprire se è ciriacea, tormentosa, spinosa.
6
Considerazioni
finali
Dopo che i bambini hanno osservato attentamente le foglie ricordate
i tipi di adattamenti e chiedete, secondo la loro opinione, quali delle
specie osservate possono vivere meglio in ambienti più caldi e quali in
ambienti più freschi. Confrontate le
risposte con la tabella 3B.
Avviate un dibattito sulla capacità di
queste piante di adattarsi e specializzarsi all’ambiente in cui vivono,
spiegando in questa occasione, la
necessità e l’importanza di utilizzare
nei rimboschimenti le specie di piante idonee e già presenti nell’ambiente (vedi scheda “Vivaio segreto”). Aiutateli a comprendere che
una palma che vive molto bene in
una località di mare non riuscirà a vivere altrettanto bene in una zona di
alta montagna, così come una pianta d’alta quota non riesce a sopravvivere in una zona di mare. Per
verificare se il concetto è stato compreso, chiedete ai bambini di fare
degli esempi utilizzando i loro capi di
abbigliamento associati a luoghi
caratterizzati da climi diversi (ad
esempio andare al mare, d’estate,
con la giacca a vento e in montagna con il costume da bagno).
Raccontate alla classe che in passato, quando è stato necessario
piantare nuovi alberi, spesso sono
state utilizzate specie sbagliate. Questo ha comportato la sofferenza e la
morte dei piccoli alberi e, di conseguenza, la mancanza di cibo e riparo per molti animali.
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA ALUNNO
Ma quantE
belle foglie
madama Dorè
SCHEDA 3A.
Caratteristiche degli alunni della classe__________________
colore
dei capelli
scheda 3
tipo
colore
necessità
di capelli degli occhi di occhiali
7
nei sul
viso
altezza
numero
scarpe
SCHEDA 3B
Nome
quercia
Grandezza Tipo di
ghianda
cupola
Grandezza Forma della
foglia (molto foglia
variabile)
Cerro
Fino a
2,5 cm
Leccio
Fino a 2 cm Ricopre ¾
lunghe da 3
della ghianda a 7,5 cm,
larghe da 1
a 5 cm
Rovere
Fino a 3 cm Ricopre 1/3
Lunghe da 5 Con lobi
della ghianda a 12 cm,
arrotondati
larghe 7,5
Presenza
di peli
Ricopre mezza Lunghe fino Allungate e
Solo da
ghianda,
a 12 cm,
lobate con
giovani
ricoperta
larghe 7,5 cm ciuffetti di peli
da lunghe
rossastri,
squame
chiamati stipole,
ricurve
alla base
sembra riccia)
del picciolo
Margine
lobato
Margine Ambiente disegno
seghettato
A volte
no
profondamente
lobate
Boschi
di tutta
italia
in arree
non troppo
secche
no
In genere
no,
ma può
presentare
piccole
spine
Luoghi
secchi di
pianura
e collinari
Leggera
si
peluria
sulla pagina
pagina
inferiore
no
Boschi in
aree
piovose con
terreno
ricco
d’acqua
(rara)
Roverella Fino a 4 cm Ricopre 1/3
Lunghe fino Ovali, lobi
della ghianda, a 10 cm,
arrotondati
larghe 5
e a punta
alla fine
Solo sulla
pagina
inferiore
si
no
luoghi
aridi
di pianura
e collina
Sughera Fino a 3 cm Ricopre mezza Lunghe fino Ovali,
ghianda
a 7 cm,
leggermente
larghe 4
bombate
Solo sulla
pagina
inferiore
no
si
Boschi
di aree
calde di
pianura e
collina
scheda 3
Ovali,
da stretta e
lunga
a quasi
rotonda
8
Solo sulla
pagina
inferiore
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
La biodiversità
da comprare
Al mercato si trova
la biodiversità intraspecifica
Materiale occorrente
Quaderno, penna, macchina fotografica, fagioli della maggior varietà possibile, nastro adesivo, collegamento a internet.
OBIETTIVI
COSA FARE
Conservare la biodiversità non
significa soltanto proteggere
dall’estinzione la grande varietà di specie vegetali ed
animali presenti sulla Terra e gli
ambienti dove vivono. Vuol
dire anche prendere in considerazione e tutelare tutte le
piccole caratteristiche che
rendono diversi gli uni dagli altri gli individui dello stesso
gruppo e che sono espressione della diversità complessiva
dei geni (pool genico) esistente in quella popolazione.
Le piccole differenze fra individui, apparentemente poco
significative, sono, invece,
molto importanti, perché proprio su di esse si fonda la possibilità della specie di far fronte ad eventuali bruschi cambiamenti delle condizioni ambientali.
Un esempio interessante si ha
da un episodio tanto famoso
quanto significativo: siamo in
Inghilterra, all’epoca della Rivoluzione Industriale; i tronchi
chiari delle betulle che avevano formato fino a quel momento lo sfondo mimetico
ideale per le farfalle (Biston betularia) di colore chiaro che vi-
scheda 4
vono abitualmente sulla corteccia, cominciano progressivamente ad annerirsi, a causa dei fumi industriali. È in questa circostanza che la diversità di alcune farfalle che hanno le ali di colore più scuro, si
rivela vantaggiosa; sono queste ultime, infatti, ad essere ora
meno visibili sui tronchi anneriti e a sfuggire più facilmente
ai predatori. Le farfalle chiare,
quindi, hanno la peggio, ma
la popolazione, nel suo complesso, sopravvive.
Qualche volta, però, la natura si concede un esperimento di controllo, proprio
come farebbe un ricercatore molto accurato. Avviene
così che le fabbriche di quella zona adottino i depuratori
per i gas inquinanti e i tronchi
delle betulle ritornino ad essere quasi bianchi. Per fortuna
nella popolazione di farfalle
scure era rimasto qualche individuo diverso dagli altri, con
le ali più chiare, che si trovò,
in questa circostanza ad essere avvantaggiato, permettendo alla popolazione di
riacquistare il suo equilibrio
numerico.
Provate a guidare una riflessione da parte dei ragazzi su
questo episodio e chiedete
9
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Osservare con attenzione e riconoscere somiglianze e differenze
• Raggruppare elementi che
hanno le stesse caratteristiche
• Fare almeno due esempi di
biodiversità intraspecifica
• Dare concretezza al concetto
di biodiversità attraverso l’analisi del quotidiano
loro: qual è stato il ruolo della variabilità all’interno della
popolazione di far falle e
quale il ruolo del cambiamento avvenuto dell’ambiente esterno?
Per avere una prova pratica
della biodiversità al livello dei
geni chiedete ai bambini di
portare circa 10 esemplari di
tutti i tipi di fagioli che hanno
a casa e di comprarne, al
mercato, dal fruttivendolo o al
supermercato, un etto di ogni
varietà nuova che vedono.
Chiedete loro di segnarsi an-
che il nome dei fagioli comprati. Quando avete tutti gli
esemplari in classe fatevi dare
i nomi e compilate una lista
unica attaccando un fagiolo
vicino al nome corrispondente. La lista deve essere temporaneamente visibile solo
dall’insegnante che, poi, la
userà come verifica dell’attività proposta di seguito. Riunite tutti i fagioli e mischiateli, poi fate quattro mucchietti da assegnare ad altrettanti gruppi di bambini che dovranno osservarli attentamente e decidere quanti tipi
di fagioli vedono. Questa attività apparentemente semplice, richiede notevole capacità di osservazione e catalogazione; molti fagioli, infatti, potrebbero sembrare
identici oppure solo la versione un po’ più grande di un’altro, anche se non è così. I ragazzi dovranno decidere fino
a che punto le somiglianze o
le differenze indicano l’appartenenza o no allo stessa
varietà. Quando si sentiranno
sicuri della loro scelta guardate insieme la lista dei fagioli
e controllate le suddivisioni
fatte. Discutete insieme le motivazioni che hanno portato
alle loro scelte.
Introducete il concetto di variabilità all’interno della stessa
specie (il fagiolo, Phaseolus
vulgaris) e portate altri esempi del mondo vegetale (le
mele, le pere, i peperoni ecc.)
e del mondo animale (i cani,
i cavalli ecc.), che hanno
questa caratteristica, poi invitate i ragazzi a nominare
alcune varietà vegetali o razze animali appartenenti alla
stessa specie. Chiedete alla
classe se riesce a immaginare perché l’uomo ne ha selezionato tanti tipi diversi e favorite una discussione po-
scheda 4
nendo alcune domande.
• È un caso che un cane dal
pelo lungo e folto come
l’husky provienga dalle nelle zone fredde del pianeta
mentre lo snello levriere arabo dal pelo corto sia originario del Nord Africa?
• Come mai alcune varietà di
peperoni si coltivano in alcune zone d’Italia più che in
altre?
• Questo fenomeno sarà presente anche in natura? E se
sì perché?
• Quale vantaggio hanno le
specie ad avere una forte
variabilità genetica?
Proponete di fare una ricerca
al mercato ortofrutticolo o
rionale per saperne di più sulla variabilità vegetale che
mangiamo. Dividete la classe
i 3 gruppi e assegnate loro il
compito di registrare le diverse varietà di altrettanti ortaggi. Potete scegliere il cavolo
(cavolfiore, broccolo calabrese, broccoletti, cime di
rapa, cavoletti di Bruxelles,
verza, cavoloverza rosso ecc.
sono tutti Brassica oleracea),
la lattuga (iceberg, cappuccina, romana, lattughino ecc.
sono tutti Lactuca sativa), il
pomodoro (ciliegino, costoluto, cuore di bue, San Marzano ecc., sono tutti Solanum
lycopersicum). I bambini devono chiedere quante varietà di questi ortaggi sono presenti in ogni banco, come si
chiamano, quale è il loro
nome in dialetto, come si usano in cucina e fare la foto ad
ognuna.
Una volta tornati in classe potrete confrontare i dati e fare
delle schede illustrate; sarebbe particolarmente interessante ripetere l’uscita in una
stagione differente e vedere
come cambia il numero delle varietà al mercato.
10
Considerazioni
finali
Per completare l’attività della ricerca della biodiversità attraverso i fagioli, chiedete ai bambini di descrivere a parole ogni varietà in modo
che un lettore possa riconoscere
quel tipo di fagiolo fra molti. Il risultato
si potrebbe anche tramutare in un
gioco che è possibile arricchire nel
tempo ogni volta che si “scova”
una nuova varietà in un mercato o
presso fruttivendolo. Il risultato più importante di questo esercizio linguistico è l’acquisizione di una spiccata capacità di osservazione dei dettagli. Se conducete una ricerca sulla zona da cui provengono le diverse tipologie di fagioli e come si cucinano, potrete lavorare anche sulla diversità culturale indotta dalla biodiversità. Lo stesso tipo di ricerca si
può sviluppare anche sugli ortaggi
studiati al mercato.
Al termine delle attività invitate la
classe a riflettere sul lavoro svolto e
favorite una discussione di gruppo
ponendo le seguenti domande.
• Avevate mai sospettato che tante varietà di ortaggi fossero in fin
dei conti della stessa specie?
• Avevate mai notato quanti tipi di
pomodori, mele o pere diversi esistono?
• Se guardate i vostri compagni in
viso potete riconoscere la biodiversità intraspecfica?
• Immaginate che una malattia colpisca i pomodori cigliegini e ne
causi la scomparsa; sarebbe una
cosa molto grave (e triste) ma si
potrebbe comunque contare sulle altre varietà che hanno un patrimonio genetico leggermente
diverso. A quali riflessioni vi porta
questa possibilità?
vivaio
segreto
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Attività di scoperta dei vivai
da seme autoctono
Materiale occorrente
1 scheda di indagine n.5 per ogni bambino, matita, quaderno, vasetti di 10 cm diametro (vanno ben anche quelli di recupero forniti dalle famiglie), terra
OBIETTIVI
COSA FARE
Gli alberelli ancora in vaso e le ordinate file di piantine da fiore,
spesso sono l’aspetto più conosciuto dei vivai. Può essere interessante, però, indagare più a
fondo per scoprire le tecniche
per piantare e far crescere, la terra e i vasi siano utilizzati e, soprattutto la provenienza dei semi.
I vivai che contribuiscono alla
conservazione della biodiversità tramite la coltivazione di semi
raccolti da piante autoctone,
sono presenze importanti, purtroppo non abbastanza diffuse;
spesso sono gestiti dal Corpo Forestale dello Stato (come lo storico vivaio del Parco Nazionale
del Circeo), ma anche da illuminate fondazioni e associazioni
private. Individuate nelle vicinanze della scuola un vivaio che
corrisponda a queste caratteristiche e chiedete se è possibile visitarlo e avvalersi della collaborazione del personale.
Preparate la classe all’uscita
predisponendo insieme una
scheda di indagine che preveda anche le domande da porre alle persone che lavorano
nel vivaio. La scheda 5 è un
esempio di come si potrebbe
procedere, ma, con l’aiuto dei
bambini, sarà sicuramente pos-
scheda 5
sibile arricchirla di spunti.
Ogni vivaio ha una disposizione
degli spazi diversa, ma, in linea
di principio, tutti hanno le stesse
aree di lavoro; per questo motivo di seguito proponiamo un’attività di scoperta di un vivaio tipo.
Recatevi nella area deputata all’accumulo e alla produzione
di suolo fertile, chiedete agli addetti di raccontarvi da dove
proviene la terra: probabilmente ci sarà un luogo dove vengono compostati gli scarti verdi
e le potature e dove viene accumulata la terra eliminata de
vecchi vasi. Invitate i ragazzi a
toccare la terra e a trovare aggettivi adeguati per descriverla,
ditegli di sporcarsi un dito e di strofinarlo sulla scheda per vedere se
la parte organica presente nel
suolo lascia traccia sulla carta.
Nella serra dove si riempiono gli
speciali vasi utilizzati per le piante, a volte il terreno viene filtrato attraverso una rete per eliminare ramoscelli e foglie ancora
presenti.
Altri spazi importanti da visitare
sono quelli dedicati alla preparazione e alla conservazione dei
semi. Prima di arrivare a mettere
a dimora un seme, però, ci sono
alcune operazioni da portare a
termine, la più importante delle
quali è procurarsi il seme giusto
che provenga da una pianta
11
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Condurre un indagine sistematica
• Comprendere l’importanza della coltivazione di piante provenienti da seme autoctono
• Descrivere come si può produrre suolo fertile
• Preparare e piantare i semi di
almeno due specie diverse
cresciuta nel territorio limitrofo,
perfettamente adattata a quel
tipo di clima e di ambiente. Semi
provenienti da piante della stessa specie, ma cresciute in un altro luogo, non sarebbero efficaci allo stesso modo nel conservare la biodiversità locale e, di
conseguenza, globale.
In genere i semi non sono pronti
a germinare appena raccolti, infatti, in natura, fra il momento della loro caduta e quello della germinazione, di solito, passa un certo lasso di tempo: chiedete ai ragazzi di provare a immaginare
cosa accade (dal punto di vista
della temperatura, delle forme di
trasporto cui è sottoposto- vedi
“Belli e bravi”- della presenza di
acqua e umidità ecc.) a un seme
caduto in autunno che germina
nella primavera successiva.
Al momento della raccolta si dedicano tutte le energie e il personale disponibile a sistemare i
semi più delicati, gli altri, insieme
ai frutti e agli strobili (pigne di conifere), vengono preparati in
modo diverso a seconda delle
esigenze delle specie. Alcuni
semi hanno bisogno di sentire il
freddo invernale, altri possono riposare sotto un letto di foglie
(come, ad esempio, le querce).
I frutti devono appassire e seccare per rilasciare i semi e, quindi, vengono posti in un ambiente a temperatura costante (spesso una serra calda). In tutti i casi
i supporti sono scaffali di legno,
con fondo in rete che permette
la circolazione dell’aria e evita la
formazione di muffe. Per la semina vera e propria alcune specie richiedono un trattamento
supplementare che spesso consiste nell’immersione dei semi in
acqua per 12-24 ore in modo da
ammorbidire le cuticole esterne. Durante questa operazione
generalmente i semi che non
sono più vitali rimangono a galla e sono, quindi, facilmente eliminabili.
Nella serra di vetro, a temperatura tiepida e costante si trovano,
chiusi in una cassapanca di legno, i sacchi di juta con i semi dell’anno precedente conservati
nel caso che l’ultima raccolta
non sia soddisfacente.
Chiedete di il permesso di far toccare i semi ai ragazzi e di strofinare fra le mani i frutti secchi per
constatare come è semplice ricavarne i semi (ad esempio con
il mirto o il ligustro).
Le semine possono essere effettuate sia nello stesso luogo dove
vengono riempiti i contenitori di
terra, sia direttamente nell’area
esterna del vivaio, dove tutti
sono posti a germinare. All’aperto
i vasi sono poggiati sopra grandi
scheda 5
teloni di plastica nera che coprono il terreno per impedire che
le radici penetrino nel suolo.
Il contenitore utilizzato per sistemare le piante si chiama fitocella: si tratta di un vaso di plastica
nera, stretto e lungo, areato da
fori laterali, che permettere alle
radici di andare in profondità.
Alcune specie (ad esempio sorbi, mele, pere) richiedono semine particolari e vengono messi a
dimora dentro cassette di legno
poste nelle serre calde o fredde
a secondo delle aree climatiche;
in seguito le plantule verranno trapiantate nelle fitocelle con una
tecnica chiamata ripicchettatura. Chiedete al personale del vivaio di dare una dimostrazione
ai bambini e, se è possibile, di farli esercitare su una cassetta preparata appositamente.
L’intera area con le fitocelle contenenti i semi deve essere ombreggiata (con alberi o teli) e protetta dagli uccelli con reti apposite. Semi e piante sono contraddistinte da un cartellino che
ne riporta il nome scientifico e la
data di semina.
Chiedete al personale di predisporre una collezione di semi
che i ragazzi proveranno a piantare a scuola seguendo la giusta
procedura.
Quando le piantine crescono e
riempiono la fitocella con le radici, vengono trapiantate in fitocelle sempre più grandi, oppure
in terra. Le piante della stessa specie sono messe vicine e si dislocano in aree diverse del vivaio a
seconda delle esigenze in fatto di
ombra e acqua.
Chiedete ai ragazzi di provare a
contare quanti verdi diversi si
possono ammirare nell’area in cui
si trovano le piante piccole e
grandi.
All’interno del vivaio probabilmente saranno presenti anche alcuni alberi adulti che producono
“in casa” i semi e contribuiscono
all’ombreggiatura, chiedete ai
bambini a informarsi sulle specie
cui appartengono.
12
Una volta tornati in aula leggete
le schede compilate da tutti i
bambini e confrontate differenze e somiglianze, poi redigete una
relazione unica sulla vostra indagine sui vivai.
Dividete la classe in piccoli gruppi e distribuite i semi che vi hanno consegnato al vivaio, concordate con i bambini quali sono
le procedure più adatte per metterli a dimora e agite di conseguenza.
Considerazioni
finali
Dopo aver seminato, ricordate ai
bambini quante attenzioni sono necessarie per ottenere un piccolo albero in vaso e invitateli a riflettere sulle numerose insidie che deve superare un seme che, in natura, cerca
di diventare pianta adulta. Prendete ad esempio una ghianda e aiutate la discussione ponendo le seguenti domande.
• Tutti i semi riescono a cadere lontano dalla pianta madre?
• Ci sono animali che mangiano le
ghiande?
• Quali sono le condizioni che permettono alla ghianda di crescere?
• Una volta germinata e messo le foglie la piccola quercia è a riparo
da ogni rischio?
Dopo aver riflettuto su questi aspetti e sul fatto che, di conseguenza, il
rinnovo di un bosco danneggiato
non è un evento così facile e veloce, chiedete ai bambini di esprimere le loro considerazioni su:
• la necessità di salvaguardare i boschi esistenti da pericoli come gli incendi e le deforestazioni a scopi industriali e urbanistici;
• l’utilità dei vivai simili a quello visitato.
un progetto
Klorane
vivaio
segreto
viviDARIA
SCHEDA ALUNNO
Scheda d’indagine 5.
Vivaio segre to
Scheda n°
Classe
Rilevatore
Vivaio
Località
Comune
Provincia
Data
Ora
Da dove proviene la terra utilizzata per seminare e coltivare le piante?
È presente più di un tipo di terra?
Che caratteristiche ha?
Strofina la terra fra le dita ed esprimi le tue sensazioni con
degli aggettivi:
Se strofini la terra su un foglio di carta, rimane la traccia?
Le piante vengono seminate direttamente nel contenitore in cui
poi cresceranno? Se no perché?
scheda 5
13
Da dove provengono i semi?
Come vengono raccolti?
Quali semi hai visto piantare?
Ci sono differenze nelle tecniche di preparazione alla semina?
Descrivi quali:
Tutte le piante si seminano nello stesso modo?
Se no descrivi le modalità che ricordi
Disegna i contenitori che vengono utilizzati per seminare le piante
e quelli che per rinvasarle
Dove sono sistemati i contenitori con i semi?
Perché le fitocelle hanno quella forma?
Perché sono bucati?
Quante sfumature di verde puoi contare nell’area all’aperto
dove si trovano le piante più grandi?
Come vengono utilizzate, in genere, le piante cresciute nel vivaio?
Quali sono le cose più curiose che hai notato?
Quali aspetto ti è piaciuto di più?
Il vivaio può essere considerato un piccolo bosco in fasce, prova a immaginare
quanto può contribuire ad abbassare la percentuale di anidride carbonica
nell’aria
scheda 5
14
un progetto
Klorane
BElli e Bravi
Alla varietà delle forme dei semi
corrisponde adattamenti specifici
per la dispersione
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Materiale occorrente
Parecchi semi di varia forma e dimensione, 2 cartoncino bianco 70x100
cm, pennarello, carta stagnola, carta velina, fil di ferro, pezzetti di velcro, colla, asciugacapelli e/o un piccolo ventilatore, un maglione di
lana, lente di ingrandimento, bacinella, scatole di cartone, forbici, nastro adesivo, colori, una scheda 6 per ogni bambino.
OBIETTIVI
COSA FARE
All’inizio dell’anno scolastico informate i bambini che organizzerete una collezione di
semi, chiedete loro di portarne
in classe il maggior numero
possibile, dopo aver stabilito
qualche fronte di approvvigionamento: bustine acquistate dal vivaista, semi prodotti dai fiori del balcone e dei
giardini condominiali, quelli
provenienti dalla frutta e da
molti ortaggi usati in cucina,
ma anche i semi raccolti durante una passeggiata, in un
bosco o su una siepe di campagna. Organizzate un’uscita
sul campo entro il mese di ottobre e dedicatevi alla raccolta dei semi completi delle
strutture che ne permettono la
dispersione: le cupole delle
ghiande, la parte leggera e
membranosa delle samare
dell’acero, le spighe delle graminacee ecc. Fate in modo
da poter annoverare nella vostra collezione almeno una samara di acero, una spiga, un
seme di tarassaco (soffione),
un nocciolo di un frutto.
Costruite una “semoteca” creando degli scompartimenti nelle scatole utilizzando le strisce
di cartoncino. Accertatevi che
scheda 6
il campionario sia abbastanza
ricco da permettere una osservazione esauriente della
forma, del peso approssimativo, delle dimensione dei semi
e, in particolare, delle caratteristiche delle loro superficie
esterna; integrate la collezione
durante tutto l’anno.
Lasciate che i bambini prendano familiarità con i semi,
toccandoli ed esaminandoli
da vicino e favorite lo scambio di osservazioni sulle caratteristiche che sembrano più interessanti (ad esempio i semi
contenuti nelle nespole, hanno un rivestimento liscio al tatto e un colore molto particolare che li fa assomigliare a
pietre dure). Invitate i bambini a notare la differenza fra i
semi “nudi” e quelli che hanno
delle strutture introno. Inoltre: riflettendo sulla differenza delle
dimensioni spesso notevole è
possibile metterla in relazione
diretta con la grandezza delle piante corrispondenti? Se i
bambini osservassero una
ghianda o una faggiola senza
sapere da quali pianta provengono, penserebbero ad
alberi grandi e maestosi come
la quercia e il faggio?
Chiedete ai bambini di fare
delle ricerche sui semi raccolti (se non conoscete il nome
15
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Identificare il seme rispetto al
frutto (o al fiore, nel caso delle Conifere)
• Organizzare una collezione di
semi
• Descrivere i meccanismi di dispersione dei semi
• Verificare il significato evolutivo degli adattamenti finalizzati
alla dispersione
della pianta cui appartengono, consultate guide specifiche e/o coinvolgete i genitori) e incoraggiateli a fare i disegni delle piante adulte. Sistemate i disegni sul fondo di
ogni scomparto della teca,
scrivete il nome della specie e
poggiateci sopra i semi.
Disegnate ora un seme molto
ingrandito su un cartoncino
bianco e scrivetevi sopra: “Attenzione! Disperdere nell’ambiente!”. Mostratelo ai bambini ed incoraggiateli ad esprimere i loro commenti.
Fate notare che il seme può essere effettivamente considerato un contenitore, poiché ha
al suo interno ciò che serve per
la crescita di una nuova pianta; a differenza, però dei contenitori fabbricati dall’uomo
che, se sono gettati nell’ambiente esterno, lo inquinano, i
contenitori-semi, hanno proprio
bisogno di essere dispersi su terreno per assolvere alla loro
funzione. Aggiungete, inoltre,
che per il bene della nuova
piantina è necessario che il
seme non cada troppo vicino
alla pianta madre. Invitate i ragazzi a riconsiderare le caratteristiche esterne dei semi che
hanno osservato, per individuare strutture che possano facilitarne la dispersione ad opera ad esempio del vento.
Raccogliete esemplari di tutti
i semi e disponeteli su un banco, in modo casuale, ma lasciando un po’ di spazio fra
l’uno e l’altro e fate disporre i
bambini in cerchio intorno al
banco. Chiedete loro di scegliere quali semi sono adatti ad
essere dispersi dal vento e
quali potrebbero rimanere impigliati nella pelliccia degli animali, fatene fare dei mucchietti e tenete o disegnate un
esemplare per ogni tipologia.
Per aiutarli a confermare le loro
ipotesi, distribuite di nuovo i
semi sul tavolo e organizzate
qualche semplice prova pratica al termine della quale i
bambini potranno compilare la
scheda 6.
Annunciate che bisogna simulare il ruolo del vento: dite
quindi a un paio di bambini di
soffiare sui semi contemporaneamente e nella stessa direzione e di osservare quello
che succede; se si vuole provare con un soffio più forte, si
potrà usare una asciuga capelli o un piccolo ventilatore.
Dite ai bambini di mettere da
parte i semi che si sono spostati
di più sotto l’azione del vento
scheda 6
per osservarli meglio in seguito.
Nella prova successiva scegliete un paio di bambini con
i capelli particolarmente ricci:
ricordate che i mammiferi sono
forniti di pelliccia, tranne gli esseri umani che ne conservano
traccia sulla testa. I bambini
dovranno fingere di essere animali che, camminando, potrebbero dare involontariamente un passaggio a qualche seme caduto sul terreno,
quindi invitateli a passare più
volte i capelli sui semi, sfiorandoli leggermente. Se tutti gli
alunni hanno i capelli lisci provate lo stesso oppure simulate
la pelliccia con un maglione
peloso.
Invitate, dunque, tutti i bambini
ad osservare attentamente
(anche con l’aiuto di una lente di ingrandimento) sia i semi
trasportati dal “vento” sia quelli trasportati dalla “pelliccia
animale” facendo particolare
attenzione alla presenza, sulla
superficie esterna di eventuali estroflessioni, uncini, ecc.
Qualche bambino ritiene che
riuscirebbe a inventare una
soluzione per far si che i semi
siano, invece, trasportati facilmente dall’acqua? Dividete i
bambini in gruppi e invitateli a
costruire, con il materiale a
disposizione, un prototipo di
seme che dovranno poi collaudare.
Dite ora di tornare ad osservare
i semi che non si sono lasciati
trasportare né dal vento né da
una pelliccia. Anche se sono di
grandezza e aspetto diverso,
molti di questi semi hanno,
però, in comune un rivestimento esterno piuttosto duro a
volte addirittura legnoso. Fateli
riflettere sul fatto che quasi
tutti provengono da frutti buoni da mangiare: anche gli uccelli e alcuni piccoli mammiferi
sono di questo parere e, quindi, è probabile che il viaggio di
allontanamento dalla pianta
madre avvenga proprio all’in-
16
terno di uno di questi animali
che prima o poi dopo aver digerito il frutto depositerà il
seme, rimasto integro proprio
a causa di quel robusto e indigeribile rivestimento.
Al termine delle tre prove alcuni semi sembreranno poco
adatti a i tipi di trasporto collaudati: per caso sono quelli
provenienti dalle bustine? È
probabile che se fossero stati
raccolti in natura avrebbero
presentato una struttura esterna (frutto appetibile, alette, uncini ecc.) utile dispersione?
Considerazioni
finali
Poiché la dispersione dei semi ha una
notevole importanza per la riproduzione delle piante, il processo evolutivo ha favorito nei semi degli adattamenti specificamente rivolti a questo scopo. Invitate i bambini a riflettere sulle diverse modalità di dispersione e chiedete loro: è possibile
che alcuni degli adattamenti dei
semi per il trasporto abbia ispirato
qualche invenzione umana? Se sì di
quale si tratta?
Per essere efficace la dispersione
deve verificarsi quando il seme è
pronto per la germinazione.
Se i bambini fossero al posto degli uccelli, sceglierebbero quelli verdi ed
acerbi o quelli dolci e maturi? (pronti, quindi, per rilasciare i semi)
Quali altri esempi si possono citare sullo stretti legame e, a volte, sulla collaborazione fra piante e animali?
In questo contesto sono interessanti
anche le esperienze fatte dai bambini in qualità di trasportatori di semi,
è mai successo che abbiano buttato sulla terra il nocciolo di una pesca
o di una albicocca appena mangiata? E quante volte l’orlo della gonna o dei pantaloni e le zampe del
loro cane avranno funzionato da
“taxi per semi”, durante la passeggiata in un prato?
un progetto
Klorane
BElli e Bravi
viviDARIA
SCHEDA ALUNNO
Scheda 6.
Belli e bravi
Scheda n°
Nome della specie
(es. cerro)
scheda 6
Classe
Rilevatore
Nome del seme
(es. ghianda)
Disegno del seme
17
Tipo di dispersione
(es. si attacca al pelo
degli animali)
Nome della specie
(es. cerro)
scheda 6
Nome del seme
(es. ghianda)
Disegno del seme
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Tipo di dispersione
(es. si attacca al pelo
degli animali)
seminare la diversità
Klorane
un progetto
Materiali e tecniche di
messa a dimora dei semi
Materiale occorrente
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Semi di calendula, bocca di leone, zinnia, pratolina, dalia, convolvolo,
pervinca, tageta, tarassaco, girasole, quercia (scegliete la ghianda di una specie che è presente nel vostro territorio), piante adulte
con fiore scelte fra le specie di cui si presentano i semi, 25 dischetti di torba, 25 capsule petri oppure 25 piattini di carta, 25 matite, 25
schede 1, 1 scheda 1 su foglio di acetato, lavagna luminosa, acqua,
1 spruzzetta o 1 bottiglietta con tappo a spruzzo (del tipo di quelle
usate per gli integratori di sali), 25 matite appuntite, matite e pennarelli colorati, stuzzicadenti, rettangoli di carta 2 cm x 4 cm, nastro
adesivo, scatoloni di cartone.
OBIETTIVI
COSA FARE
Introducete l’attività della giornata portando in classe solo
alcuni esemplari di piante
adulte scelte con le modalità
indicata nei materiali occorrenti e mostrate anche i semi
da cui sono cresciute (se avete problemi a reperire alcune
piante o semi sostituiteli con altri). Per sottolineare la particolare forma dei semi utilizzate
la lavagna luminosa, mettendo a confronto un seme molto piccolo (bocca di leone) in
uno più grande (ghianda).
Chiedete ai bambini se hanno mai piantato un seme o se
hanno assistito a una semina,
e assecondate il racconto
delle esperienze.
Annunciate che in questa occasione lavorerete con le
piante piccole, o, meglio, con
i semi piccoli, e che per mettere a dimora i semi in modo
di avere buone probabilità
di riuscita, avrete bisogno di
un oggetto misterioso. Presentate alla classe un dischetto si torba ancora secco
e fatelo girare fra gli allievi
chiedendogli di esprimere
commenti sulla sua natura e la
sua forma. Alla fine del giro,
scheda 7
per aumentare l’attenzione,
avvertite che stanno per assistere a una “magia” della
natura e che è necessario del
silenzio per assecondare l’avvenimento, poi ponete il dischetto nella capsula Petri
(o nel piattino di carta) e
fate cadere qualche goccia d’acqua all’interno del
foro del dischetto tanto da
bagnare la base del contenitore (4-5 mm di altezza nella capsula Petri). Poggiate il
dischetto su un armadio o su
un’altra superficie fuori portata dagli sguardi dei bambini
e avvertite che bisogna
aspettare qualche minuto.
Nel frattempo, in attesa che
la magia si realizzi, potete
dedicarvi a conoscere meglio
i semi piccoli con cui lavorerete durante l’attività e quelli grandi che serviranno da paragone. Consegnate una copia della scheda 7 ai bambini e poggiate la vostra copia
in acetato sulla lavagna luminosa. Cominciate ad illustrare i singoli semi (evitate di
seguire l’ordine dello schema per mantenere alta l’attenzione degli alunni) poggiandoli sulla lavagna in corrispondenza del nome della
specie. Lasciate che i bambini
19
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Collegare le piante adulte al
seme da cui sono germogliate.
• Riconoscere i semi utilizzati in
classe.
• Descrivere l’utilizzo di un dischetto di torba.
• Mettere a dimora un seme e
curarne la crescita.
• Riconoscere la biodiversità delle specie anche nelle diverse
forme dei semi presentati.
dicano liberamente le loro
impressioni, poi invitateli a disegnare la forma del seme nel
giusto spazio della tabella.
Quando avrete illustrato tutti
i semi ricordate alla classe
che la “magia” probabilmente si è compiuta e prendete quello che era un dischetto ed è diventato, ora,
un piccolo vasetto di terra.
Spiegate loro che prima il materiale di cui è costituito era
privo di acqua e, quindi, era
Considerazioni
finali
compresso, proprio come il
terreno che si spacca e si ritira quando non piove da molto. L’aggiunta di acqua ha
permesso alla terra particolare
di cui in dischetto è composto,
la torba, di idratarsi e di espandersi; ora le radici di una pianta potranno farsi spazio al suo
interno.
Distribuite un dischetto e una
capsula Petri per ogni bambino e passate con una bottiglietta o una spruzzetta fra i
banchi per bagnarli al punto
giusto. Mentre i dischetti “crescono”, chiedete ai bambini
di colorare i semi e di trovare
un nuovo nome alla pianta
sulla base della forma del suo
seme. Noterete, però, che i
bambini tenderanno soprattutto a guardare attentamente la trasformazione dei
dischetti in vasetti!
Quando tutti i vasetti saranno
pronti e i disegni saranno stati colorati, potrete distribuire i
semi da piantare: due per
ogni vasetto. Date semi diversi
in modo che, quando finalmente germoglieranno e cresceranno, la classe potrà avere un’aiuola mista.
Quando tutto sarà pronto dite
ai bambini che farete la stessa azione tutti insieme: prendete la matita e fate in buco
scheda 7
al centro del vasetto, ponete
entrambi i semi all’interno del
buco (non sempre i semi hanno buona riuscita, in questo
modo si evitano delusioni cocenti), ricoprite i semi spostando un po’ di terra con la
punta della matita stessa.
Distribuite ai bambini i cartoncini e chiedete loro di scrivere su un lato il nome della
pianta che hanno seminato e,
dall’altro, il proprio nome, poi
distribuite ad ognuno gli stuzzicadenti e un pezzetto di nastro adesivo per costruire una
piccola bandierina.
Fate piantare le bandierine
nei vasetti di torba e raccoglieteli tutti in una serie di
scatole di cartone o cassette
di legno che porrete vicino
alla finestra.
Ricordate che i vasetti devono rimanere sempre umidi,
ma non troppo bagnati, quindi stabilite i turni per annaffiare
e le modalità necessarie per
capire quando bisogna farlo.
Poggiate il dito sulla sommità
del dischetto per vedere se rimane sporco: se è così non
c’è bisogno di aggiungere
acqua, altrimenti bisogna versarne delle gocce.
Quando le piantine saranno
germogliate, trasferitele in vasi
più grandi o in un’aiuola.
20
Dopo aver sistemato i vasetti e definito i turni di annaffiatura, portate di
nuovo l’attenzione sulle schede dei
semi e sulla grande varietà di forme
che hanno osservato. Chiedete ai
bambini di leggere i nomi che hanno assegnato ai semi (e quindi alle
piante) sulla base della loro forma.
La diversità di aspetto corrisponde a
una varietà di forme di vita e, corrisponde di conseguenza, alla capacità di sopravvivere in determinate
condizioni, alla presenza di caratteri particolari, come, ad esempio, le
proprietà aromatiche, curative, persino venefiche. In due parole quello
che è stato piantato durante l’attività si può, dunque, considerare un
piccolo campionario di biodiversità.
In fine fate notare ai bambini che le
“loro” piante sono la forma più domestica di specie selvatiche che
crescono nel bosco o sui bordi delle strade del nostro territorio o in luoghi esotici (per aiutarli a capire utilizzate il paragone del cane e del
lupo. Il primo è la forma domestica
del secondo e, infatti appartengono
alla stessa specie e sono, quindi, in
grado di accoppiarsi e fare figli che
possono fare altri figli; inoltre, proprio
come succede con le diverse varietà
di bocca di leone, esistono tante razze di cani.)
Proponete una ricerca sulle piante
selvatiche che corrispondono a quelle da voi piantate per verificare
quali elementi (ad esempio forma,
colore, dimensione del fiore o delle
foglie) sono cambiati e in che modo.
Alla fine della ricerca chiedete ai
bambini: secondo voi, con le operazioni di selezione di nuove varietà
da giardino la biodiversità è aumentata o diminuita?
un progetto
Klorane
viviDARIA
SEMINARE LA
DIVERSITà
SCHEDA ALUNNO
Scheda 7.
Seminare la diversità
Nome
Classe:
Data:
Descrizione dei semi
CALENDULA
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Io la chiamerei così:
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scheda 7
ZINNIA
PERVINCA
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Io la chiamerei così:
Io la chiamerei così:
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21
BOCCA DI LEONE
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GIRASOLE
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PRATOLINA
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Io la chiamerei così:
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Io la chiamerei così:
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Io la chiamerei così:
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TAGETA
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CONVOLVOLO
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TARASSACO
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Io la chiamerei così:
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Io la chiamerei così:
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Io la chiamerei così:
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Io la chiamerei così:
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scheda 7
22
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Un giardino
a quadretti
Come avere uno speziale, una farmacia,
una profumeria nell’aula verde
Materiale occorrente
Due o tre cassette di legno o di plastica del tipo usato per contenere frutta e ortaggi, una decina di piantine pronte da invasare, scelte tra le erbe aromatiche più comuni (origano, salvia, timo, lavanda, rosmarino etc.), riviste, libri, guide al giardinaggio, materiale vario di consultazione.
OBIETTIVI
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Conoscere la “storia” delle
erbe aromatiche.
• Ricercare la loro presenza nelle tradizioni e nella cultura locale.
• Conoscere le loro utilizzazioni
più comuni.
• Scegliere le piante da coltivare
in un “viridarium”.
COSA FARE
Non sempre si può disporre di
un giardino: ma anche in un
cortile e perfino nell’angolo di
una stanza è possibile realizzare
una struttura adatta ad ospitare un piccolo “viridarium”,
ovvero un insieme di erbe aromatiche, come quello coltivato nelle case degli antichi
Romani.
Potete servirvi a questo scopo
di un materiale di recupero fa-
scheda 8
cile da trovare, come alcune
cassette di plastica o di legno
da accostare fra loro, nel numero desiderato, in modo da
formare delle “aiuole” rettangolari.
Mettete sul fondo uno strato di
torba e riempitele poi con il terriccio universale.
Il vostro “giardino a quadretti”,
modulare e ampliabile a piacere, è pronto ad ospitare le
piantine da mettere a dimora,
o, se avete tempo e pazienza,
23
i semi da interrare.
La scelta delle piante adatte
è, naturalmente, molto importante.
Fermo restando che le piante
aromatiche mediterranee,
hanno mediamente esigenze
simili in fatto di esposizione,
acqua e luce, proponete ai ragazzi di mettere questa volta
l’accento soprattutto sulla storia delle singole piante.
Coinvolgeteli dunque nella ri-
cerca degli elementi utili per
delineare una “biografia” delle piantine.
Si può partire con la compilazione di una carta d’identità,
che conterrà il nome scientifico della pianta, quello italiano
e, eventualmente, quello locale, nonché un disegno (o
una fotografia) della pianta
adulta.
La carta d’identità è, però, soltanto la prima pagina di una
biografia.
E’ opportuno, quindi, che i ragazzi, divisi in gruppi, concordino fra di loro quali sono gli
aspetti della vita della pianta
sui quali intendono svolgere
delle ricerche.
Potrà trattarsi dell’origine mitica
della pianta, o delle leggende
(popolari o religiose) che la riguardano, della sua presenza
nel folklore locale (canzoni, ninnananne, filastrocche, proverbi) della sua eventuale importanza divinatoria (rispetto all’amore, alla fortuna) etc.
Quando i ragazzi riterranno di
saperne abbastanza sul “passato” della pianta, potranno
occuparsi delle sue utilizzazio-
ni pratiche, precisando eventualmente anche il nome locale di tonici, liquori, dolci o biscotti caratteristici etc.
Tutti questi elementi ed altri
ancora, una volta concordati fra i bambini potranno confluire in una scheda d’indagine con spazi da riempire opportunamente. Sarà bene
però, che la “biografia” vera e
propria venga scritta in forma
più ampia e discorsiva.
L’insieme delle biografie potrà
costituire una piccola “biblioteca di classe”, utilizzabile anche in futuro.
Dopo questo lavoro preliminare, ogni gruppetto potrà
dire di conoscere veramente
la “sua” erba aromatica.
(Se il lavoro di ricerca e di stesura sarà stato fatto con cura,
anche le piantine da seme
avranno ormai avuto il tempo
di spuntare!).
Quando saranno cresciute, le
piantine del viridarium potranno anche fornire una gran
parte del materiale necessario
per le attività proposte nelle
schede didattiche: nella scheda didattica "La Biodiversità incontra la cultura"
Considerazioni
finali
Il lavoro di ricerca porterà i ragazzi a
realizzare che le erbe aromatiche
sono tra le piante autoctone più antiche e tipiche dell’area mediterranea. Hanno dato il nome a località
storiche (la piana di Maratona si
chiamava così per l’abbondanza di
finocchio selvatico, in greco màrathon) e sono presenti in una straordinaria quantità di miti, leggende e
racconti “miracolosi” legati alla Sacra Famiglia e ai Santi.
Perché non proporre ai ragazzi una
riflessione particolare rivolta ai nomi
“sacri” di piante e fiori tipici della loro
zona?
E una volta imboccata questa strada della “personalizzazione”, perché
non invitarli a creare essi stessi delle
storie, magari prendendo spunto
da una piccola esperienza personale
o da quella di un familiare?
Può essere interessante, infine, una riflessione nell’etimologia dei nomi
delle piante, in particolare di quelle
aromatiche.
• La salvia, ad esempio, accenna
alla salute o alla salvezza?
• Il nome della menta si riferisce al
suo effetto positivo nella mente e
nella memoria?
• Perché la lavanda si chiama così?
• E il rosmarino sarà in grado giustificare in qualche modo il suo poetico significato di “rugiada del
mare”?
scheda 8
24
un progetto
Klorane
viviDARIA
IL MONDo
IN FARMACIA 1
La farmacia è un luogo di raccolta
della biodiversità vegetale
Materiale occorrente
SCHEDA INSEGNANTE
Carta e penna, dizionario, allegati, manuali di riconoscimento per
piante medicinali o accesso a internet, oppure un repertorio di immagini scientifiche di piante e fiori.
OBIETTIVI
COSA FARE
Sugli scaffali delle farmacie, si
trovano spesso in bella mostra
linee di prodotti cosmetici per
i capelli, per il corpo, per l’igiene dei denti, per il benessere
nel senso più ampio del termine, (integratori alimentari,
alimenti probiotici, depuratori dell’organismo, regolatori
dell’attività intestinale).
Non mancano, inoltre, anche
veri e propri prodotti curativi e
medicinali a base di erbe. Ma
quante delle piante che sono
alla base di questi progetti
sono nostre “connazionali”? E
quante, invece, testimoniano
con la loro presenza in numerosi prodotti di ogni genere
l’entità degli scambi commerciali con paesi geograficamente assai lontani? In un
certo senso, la farmacia, che
ospita fianco a fianco i più vari
prodotti, si configura come il
punto d’incontro di quella parte della biodiversità vegetale
mondiale che contribuisce a
migliorare la nostra salute.
L’aspetto degli scambi commerciali internazionali può,
scheda 9
inoltre, offrire l’opportunità di
alcune interessanti considerazioni di tipo storico.
Nell’“antichità” (termine assai
generico di cui sarà bene
definire, invece, di volta in volta i momenti salienti), esistevano già notevoli scambi fra
paesi geograficamente lontani, anche se non riguardavano certamente i contadini
e gli abitanti dei piccoli centri, che conoscevano e controllavano solo le coltivazioni
locali. (In compenso, però,
essi sapevano tutto sulle parti utilizzabili delle piante, sul
momento migliore per la raccolta e così via). Non dimentichiamo, però, ad esempio,
che le imprese guerresche di
Alessando Magno portarono
in Occidente una spezia importante come lo zenzero,
oppure che dobbiamo ai successi militari di Lucullo, in epoca romana, l’introduzione delle prelibate ciliegie. Anche
nel Medio Evo, che troppo
spesso viene considerato a
torto un periodo “buio” e, per
così dire, “spento”, fervevano,
invece, i traffici, per terra e per
mare delle carovane dei mercanti. Al di là del remunerati-
25
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Constatare la consistente presenza in farmacia di prodotti a
base vegetale accanto a
quelli di sintesi
• Nominare almeno due piante
europee utilizzate in prodotti
cosmetici o medicinali
• Nominare almeno due piante
esotiche utilizzate ai fini cosmetici o medicinali
• Prendere coscienza del carattere globale della biodiversità vegetale
vo e ben noto commercio
delle spezie, ricordiamo, che
i Crociati riportarono dalla
Terra Santa piante come l’aromatico arancio amaro e che,
a metà circa del 1200, i soldati
francesi che morivano per le
fetide esalazioni della città di
Tunisi, trovarono sollievo alle
loro sofferenze, in un liquore
profumato con l’essenza dei
chiodi di garofano.
Invitate gli studenti a individuare i prodotti a base vegetale presenti in farmacia (con
il permesso, si intende, del farmacista) utilizzando semplici
criteri concordati precedentemente: disegno o descrizione della pianta sul contenitore, nome “evocativo”, ecc.
Chiedete di prenderne nota su
un quaderno. Se non è possibile effettuarla in farmacia,
questa piccola inchiesta può
essere fatta semplicemente
sui prodotti presenti in un grande supermercato.
Con l’aiuto di un insegnante o
di un esperto (ad esempio un
farmacista) i ragazzi ricaveranno dalla lettura della descrizione all’esterno del prodotto (o, se il farmacista lo
consente, dalla consultazione
del foglio illustrativo posto all’interno) un termine, o al massimo due, che esprima meglio
le sue caratteristiche funzionali,
ad esempio aggettivi come lenitivo, tonico, antinfiammatorio, colagogo ecc. e lo scriveranno accanto al nome
del prodotto in questione.
Una volta ritornati in classe, i
ragazzi compileranno due
elenchi dei prodotti a base vegetale “scovati”: in uno com-
scheda 9
pariranno piante italiane ed
europee, nell’altro quelle esotiche. Fate scrivere acanto
ad ogni pianta il suo nome
scientifico, il nome comune, e,
se lo conoscono, anche il
nome dialettale con cui sono
note le piante locali.
Prendendo poi in considerazione l’elenco degli aggettivi
che descrivono le proprietà di
ogni prodotto, fatene cercare il significato, con l’aiuto di
un vocabolario o di un esperto, in modo da definire un
glossario specifico, che potrà
essere utile anche in altre circostanze.
Per saperne di più su alcune
delle piante incontrate in farmacia potete leggere in classe la scheda alunno.
Il momento conclusivo di questa attività potrà consistere
nella ricerca di immagini delle singole piante, finalizzate
non a un risultato estetico ma
ad una raffigurazione schematica di tipo scientifico.
Nella legenda acclusa ai disegni i ragazzi potranno aggiungere anche alcuni particolari, ad esempio la parte della pianta che fornisce il principio attivo, nonché l’aggettivo
scelto in precedenza che ne
identifica meglio le qualità.
Una raccolta di questi disegni
potrà essere di valido aiuto
anche per un’attività da svolgersi successivamente e precisamente per l’allestimento di
un erbario (relativo, naturalmente, alle piante che i ragazzi possono raccogliere o
vedere nel loro territorio).
26
Considerazioni
finali
Fate riflettere i ragazzi sugli aspetti storici del progresso delle scienze (in particolare della Chimica) che hanno
accompagnato lo sviluppo dei farmaci di sintesi. Ricordate ancora
una volta che, spesso, le molecole
realizzate in laboratorio copiano
quelle naturali, ampliandone l’efficacia ed eliminando qualche effetto
collaterale (vedi scheda alunno
“L’amaro che guarisce”).
Favorite un dibattito ponendo le seguenti domande.
• In quali settori della farmacia si trova la maggiore quantità di prodotti
a base vegetale?
• Per quale motivo un numero sempre crescente di persone si rivolge
ai prodotti naturali?
• Ci sono solo ragioni di natura pratica (la facile accessibilità, il fatto
che di solito non ci sia bisogno di
prescrizione medica) o ci sono
anche ragioni di altro genere?
Invitate i ragazzi a riflettere sull’influenza che il progresso della commercializzazione e dei mezzi di trasporto ha avuto sulla biodiversità
vegetale complessiva ponendo alcune domande.
• L’esportazione di specie vegetali
prelevate dal loro luogo di origine
deve essere valutata positivamente?
• Che effetto può avere sulla diversità il mantenimento delle tradizioni
locali (in campo medico e cosmetico)?
• In quale altri campi è possibile vedere riunito un vasto campionario
di biodiversità mondiale?
un progetto
Klorane
viviDARIA
IL MONDo
IN FARMACIA 1
SCHEDA ALUNNO
L’amaro che guarisce
Nella seconda metà del XVII secolo, si diffuse in Europa la storia di una
bellissima spagnola, la contessa di Chincòn: colpita dalle febbri malariche mentre si trovava a Lima, in Perù, la dama sarebbe stata curata
con una amarissima ma efficace medicina estratta, dalla corteccia di
un albero della foresta pluviale andina, che era chiamata, nella lingua
indigena, “quina quina” o, più semplicemente, “quinquina”. La contessa, guarita, avrebbe poi diffuso il prezioso rimedio in Europa. In seguito si scoprì che questa sostanza oltre ad avere un potere terapeutico
sulle febbri malariche ha anche proprietà stimolanti della circolazione
superficiale della pelle in particolare quella del cuoio capelluto. La stoPeonia
ria del chinino (che in effetti fu portato per la prima volta a Roma dai
gesuiti) non corrisponde alle vicende reali della vita della Contessa, ma
ispirò, tuttavia, a Linneo il nome scientifico di Cinchona, dato all’albero della China. Verso la metà del 1800,
la domanda di chinino era in rapida crescita, per la presenza diffusa della malaria in tutto il mondo, ma
il ritmo di abbattimento degli alberi di China delle foreste sudamericane era così alto, da far temere una loro
possibile estinzione. Le nazioni come l’Olanda e l’Inghilterra, che avevano colonie in tutto il mondo, cominciarono
quindi a porsi il problema (in parte umanitario, ma in parte ancora maggiore economico) di trapiantare
gli alberi di China in altri paesi dal clima adatto, come ad esempio l’India, che era una colonia inglese. Trasportare le piante dal loro habitat naturale verso l’India o l’Estremo Oriente diventò, quindi, una vera e propria sfida. Dall’Inghilterra partirono contemporaneamente verso il Sudamerica diverse spedizioni, così da
garantire il successo di almeno una di esse, nonché la necessaria rapidità di azione prima (così fu scritto
testualmente) “che si risvegliasse la meschina gelosia delle popolazioni delle repubbliche sudamericane”. Per
la verità, le obiezioni dei governi locali ci sembrano oggi più che giustificate, anche se dobbiamo dire che,
di fatto, l’operazione di “asporto” delle piantine di Cinchona non era illegale, giacché non esisteva nessuna legge che la impedisse (il governo dell’Ecuador si affrettò a farla, anche se troppo tardi, appena si rese conto della situazione). Il resoconto dell’unica spedizione inglese che ebbe successo non ha niente da invidiare ad un romanzo di avventura. Per prelevare e trasportare i semi e le giovani piantine di Cinchona fu necessario navigare lungo fiumi impetuosi e andare a dorso d’asino per impervi sentieri di alta montagna,
curandole costantemente e proteggendole in apposite cassette di vetro. Alla fine, le piantine riuscirono a superare anche il viaggio per mare fino all’Inghilterra, per poi proseguire verso l’India, lungo un percorso che
comportava cambiamenti di clima e numerosi carichi e scarichi in vari porti. Le cure e le attenzioni dei botanici e dei giardinieri inglesi permisero, tuttavia, a 463 piantine di albero della China di arrivare in India. Solo cinque anni più tardi le piantagioni indiane ospitavano ben 244.000 esemplari di Cinchona: il
problema del fabbisogno mondiale di chinino era così avviato verso una soluzione positiva.
scheda 9
27
Due “parenti” molto diverse:
la peonia europea e la peonia cinese
I poteri curativi della peonia erano ben conosciuti fra i Greci e dei Romani. Il mito, infatti, fa risalire il
suo nome al medico greco Peone, che usò il succo di una pianta fino a quel momento senza nome, per curare il piede del dio Plutone, ferito da Ercole. Il fiore in seguito prese il nome dal medico che l’aveva usato per primo. In Estremo Oriente, e soprattutto in Cina, la peonia, invece, era nota anticamente soprattutto per la sua bellezza, apprezzata al punto che un singolo fiore perfetto poteva raggiungere il prezzo
di cento pezze di seta. Malgrado questo aspetto frivolo, anche i cinesi, però, apprezzavano i principi curativi della pianta contenuti soprattutto nelle radici. Del resto anche in Europa, in epoca medioevale se ne
metteva un pezzetto al collo dei bambini per proteggerli dai disturbi nervosi (ma pensate davvero che si
trattasse di una pratica efficace?). La tradizione medicinale cinese, più realisticamente, la prescriveva
nel trattamento delle malattie febbrili e come farmaco antinfiammatorio, soprattutto per le malattie della pelle in generale e del cuoio capelluto in particolare. In Cina la peonia fiorisce a maggio, ma l’intera
pianta è raccolta in autunno. Le radici essiccate al sole e lavate, vengono poi inviate ai laboratori farmaceutici
per l’estrazione dei principi attivi.
Il papiro, un pianta ...che cita se stessa.
Non è facile trovare una pianta che ...parli di sé stessa, ma è quello che avviene, invece, per il papiro, le cui
fibre, come è noto, furono sfruttate in Egitto per farne un particolare tipo di “carta” su cui scrivere. Il rotolo più antico che esista, il famoso papiro di Ebers, datato a più di 6.000 anni fa, cita fra le altre piante contenenti principi cosmetici e medicamentosi, anche il papiro, dai cui tubercoli (posti sulle radici), si
estraeva un latte cosmetico da mettere sui capelli. Già a quell’epoca le dame egiziane ne apprezzavano le
qualità nutrienti e, soprattutto, liscianti, sui capelli crespi, secchi e difficili da pettinare. Originaria dell’Africa Orientale, la pianta del papiro è stata portata dagli Arabi in Europa e, in particolare, in Sicilia,
dove ancora oggi si possono trovare alcuni esemplari spontanei, su terreni sabbiosi e umidi. Oltre ad avere le qualità dermatologiche già citate, le foglie di papiro vengono anche usate tradizionalmente per calmare il mal di testa; la pianta, inoltre, è anche commestibile e può servire per preparare delle bevande.
Il piretro, un crisantemo
che uccide gli insetti.
Fra i tanti prodotti di origine vegetale utilizzati dall’uomo, c’è anche il piretro, contenuto nei fiori di alcuni tipi di crisantemo. Le molecole che lo compongono hanno una buona capacità insetticida e essendo biodegradabili, (sono demolite in particolare dai raggi ultravioletti) non si accumulano nell’ambiente. Il piretro, conosciuto anche come “polvere persiana” perché noto ai Persiani e ai Cinesi già qualche secolo fa, è arrivato nel 1700 in Europa, dove l’inevitabile presenza di parassiti del corpo e dei vestiti, dovuta alle scarse
condizioni igieniche, lo rendeva prezioso. Questa polvere vegetale, cosparsa sul corpo e sugli abiti, dava infatti, buoni risultati disinfestanti. Ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati americani impegnati sul fronte del Pacifico ricevevano in dotazione un sacchetto dell’utilissima polvere, proveniente dalle piantagioni delle Filippine, per combattere i parassiti che li divoravano. Quando le coltivazioni che davano il piretro caddero nelle mani dei giapponesi, gli americani dovettero mettersi alla ricerca di una soluzione alternativa. Nel frattempo, nel corso di uno studio sulle possibili sostanze insetticida, uno studioso
svizzero si era imbattuto in un composto che era stato scoperto più di un secolo prima, ma non aveva trovato, fino a quel momento, una valida utilizzazione. La molecola di sintesi, che si rivelò capace, agendo
per contatto, di superare la dura corazza degli insetti, aveva un complesso nome chimico, ma fu ben presto
nota come DDT. La sua capacità di risolvere il problema dei parassiti era indubbia ma altre sue caratteristiche, come, ad esempio, la scarsa biodegradabilità, si rivelarono ben presto molto pericolose per l’ambiente.
Ma questa è un’altra storia!
scheda 9
28
un progetto
Klorane
viviDARIA
il mondo in
farmacia 2
La conoscenza di una fitofiliera aiuta il
consumatore a fare una scelta consapevole
Materiale occorrente
SCHEDA INSEGNANTE
Elenco delle piante officinali europee ed extraeuropee in allegato nel
manuale insegnanti, scheda alunno de “Il mondo in farmacia”, accesso a internet, depliant di case farmaceutiche o altri depliant reperibili in farmacia, cartoncini, fogli di acetato, infuso di tè, o caffé forte.
OBIETTIVI
COSA FARE
Una visione più completa delle piante come protagoniste
di un processo globale di utilizzazione e di commercializzazione può passare anche
attraverso la conoscenza delle fasi delle fitofiliere che portano al prodotto che troviamo
in farmacia.
La prima parte del procedimento riguarda soprattutto
l’esplorazione a tutto campo
della biodiversità mondiale e
la ricerca delle piante di cui si
sa (o si presume) che contengono principi attivi utili all’uomo. Questa prima fase
deve essere accompagnata
da una buona conoscenza
delle caratteristiche dell’ecosistema delle piante e in
generale della loro ecologia.
Particolarmente preziosa,
quindi, si è rivelata e si rivela
tuttora l’antica sapienza degli
sciamani e dei “curanderos”
(guaritori) dei paesi dell’area
amazzonica che, in molti casi
collaborano direttamente con
gli studiosi impegnati nei laboratori di ricerca delle indu-
scheda 10
strie farmaceutiche e cosmetiche.
La seconda parte della filiera riguarda invece l’estrazione e l’elaborazione dei principi attivi vegetali, che vengono effettuate attraverso il
procedimento industriale
adatto. In tutti i momenti della fitofiliera, comunque, è indispensabile adottare un’etica comportamentale corretta. Il rischio fondamentale,
per quanto riguarda le piante esotiche, è, infatti, quello di
“depredare” il patrimonio vegetale di molte popolazione
indigene, soprattutto del Sud
America che vivono tuttora
quasi esclusivamente dei prodotti spontanei locali. La forma più ecocompatibile di utilizzazione di queste piante
consiste nella loro coltivazione
in loco in terreni idonei acquistati o affittati a questo
scopo, in modo da evitare
che la popolazione di piante
spontanee possa essere impoverita o, perfino, scomparire, come purtroppo è già accaduto. Anche in Europa esistono varie distese di campi
coltivati per scopi cosmetici e
gastronomici: lavanda in Pro-
29
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Comprendere il significato del
termine fitofiliera
• Sapere identificare le varie fasi di
una fitofiliera e distinguerne le
caratteristiche
• Prendere coscienza della vastità
delle risorse vegetali mondiali e
della loro localizzazione geografica
• Essere consapevoli della necessità di un comportamento ecocompatibile nei confronti
della biodiversità globale
• Realizzare una carta tematica
venza, gelsomino e bergamotto nel sud della Calabria,
rose in Bulgaria e perfino ortica nei paesi dell'Est. Nella fasi
finali della filiera, che si svolgono nei paesi tecnologicamente avanzati, è ugualmente necessaria l’adozione
di un comportamento responsabile, rispettoso degli
standard di sicurezza ambientale, soprattutto per
quanto riguarda i prodotti chimici utilizzati nell’estrazione e
nella depurazione delle sostanze prime.
Chiedete ai ragazzi di riesaminare l’elenco delle piante
officinali europee ed extra
europee che hanno preparato nel corso dell’attività “Il
mondo in farmacia 1” e di riepilogare per ognuna di esse le
caratteristiche più importanti.
Se non avete svolto questa attività potete limitarvi ad utilizzare le schede in allegato
aggiungendovi altre notizie
tratte da varie fonti.
Non sarà certamente facile ricostruire per ogni pianta presa in esame le prime fasi della fitofiliera (ecosistema di
partenza, caratteristiche ambientali ecc.). È possibile tuttavia ricavare informazioni
consultando internet e gli opuscoli e i depliant informativi
delle più importanti case di
produzione. Per visualizzare
concretamente la biodiversità complessiva delle piante e
la loro distribuzione geografica i ragazzi potranno preparare dei grande cartelloni rappresentanti i diversi continenti, sui quali riporteranno il disegno della pianta in questione collocata visivamente
nel suo luogo di origine. Il cartellone potrà essere corredato da una legenda esplicativa contenente le caratteristiche essenziali della pianta. In
alternativa, gli studenti, singolarmente o in piccoli gruppi potranno preparare un piccolo atlante personalizzato
fatto di carte geografiche
con i luoghi di origine delle diverse piante messi in evidenza. Una soluzione più economica può essere quella di
una carta geografica di base
scheda 10
sulla quale sovrapporre, di
volta in volta, altre carte disegnate su fogli di acetato
con il solo contorno dell’area
di distribuzione ma contenente all’interno, ingrandito a
volontà, il disegno della pianta in questione.
Qualche gruppo potrebbe
essere interessato a un’elaborazione artistica delle mappe in modo da produrre un album di carte anticate simili a
quelle in possesso degli antichi
esploratori. Per anticare la
mappa preparate del tè forte e del caffè e quando saranno freddi, utilizzateli per
imbibire uno straccio che poi
passerete sul foglio di carta.
Fate attenzione a non esagerare con il “colorante” e
dosate i chiaroscuri. Quando
si sarà asciugato, il foglio avrà
l’aspetto di una vecchia pergamena, ma potrete accentuare l’aspetto vetusto praticando dei piccoli strappi laterali: con una mano tenete
fermo il foglio e con l’altra
date delle piccole “schicchere” (facendo scattare il
dito medio trattenuto dal pollice) subito sotto la presa. Anche la legenda potrebbe essere scritta in caratteri corsivi
simili a quelli di una vecchia
mappa del tesoro.
Questa è evidentemente la
fase finale di un lavoro di ricerca che può risultare piuttosto impegnativo soprattutto
se, per ogni pianta considerata, si metterà a punto una
scheda contenente, oltre alle
caratteristiche morfologiche e
ambientali, anche elementi
storici e aneddotici (per approfondimenti vedi anche allegati).
30
Considerazioni
finali
Invitate i ragazzi a riflettere sulle diverse fasi delle fitofilere e sul fatto
che, sebbene le piante possano
avere fisicamente una diversa localizzazione, i principi generali di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente si
basano sempre sulle stesse regole
generali. La conoscenza della filiera
che porta alla produzione di un determinato prodotto, può far riflettere
i ragazzi sulla possibilità da parte del
consumatore di fare una scelta mirata qualora sia messo in grado di
sapere cosa c’è “dietro” al prodotto
che acquista. Se lo ritenete opportuno, o se non avete affrontato ancora l’argomento, approfondite il
concetto di sostenibilità.
Chiedete ai ragazzi di fare una ricerca per scoprire se esistono dei
trattati internazionali che regolamentano lo sfruttamento della biodiversità delle piante esotiche (se
utilizzano internet fate inserire le parole chiave biodiversità, convenzione, commercio).
I ragazzi ritengono che, ancora
oggi, sia possibile comportarsi come
fecero gli inglesi alla fine del 1800 a
proposito delle piante dell’albero
della china?
Uno spunto interessante di riflessione
potrebbe essere il problema della
disponibilità di farmaci essenziali alla
sopravvivenza nei paesi del Terzo
Mondo e il nostro impegno morale
ad ottenere dalle case di produzione una distribuzione a un prezzo
simbolico.
un progetto
Klorane
il mondo in
farmacia 2
viviDARIA
SCHEDA alunno
Castagno
NOME
SCIENTIFICO
Abies alba
Achillea
millefolium
Aconitum
nepellus
Aesculus
hippocastanum
Agave
americana
Alliaria
petiolata
Allium cepa
Allium sativum
Aloe
barbadensis
Althaea
officinalis
Amaranthus
retroflexus
Ambrosia
Ananas
bracteatus
scheda 10
NOME
COMUNE
Abete bianco
Achillea
Europa
Europa - Asia
Aconito
Europa
Ippocastano
Albania
Grecia
America
tropicale
Europa - Asia
Agave
Alliaria
comune
Cipolla
Aglio
Aloe vera
Altea
comune
Amaranto
comune
Artemisia
Ananas
ORIGINE
NOME
SCIENTIFICO
Angelica
arcangelica
Antirrhinum
majus
Arnica montana
Artemisia
Absinthium
Artemisia
vulgaris
Asarum
europaeum
Asparagus
officinalis
Aucuba japonica
Avena sativa
Betula pendula
Borago
officinalis
Bryonia dioica
NOME
COMUNE
Angelica
ORIGINE
Europa
Bocca di leone Europa
Nord Africa
Arnica
Europa
Assenzio
Europa
Artemisia
Europa
Baccaro
Europa - Asia
Asparago
Asia
Aucuba
Avena
Betulla
Borragine
Cina e Giappone
Europa
Europa - Asia
Europa
Vite bianca
Europa
Zucca selvatica
Buddleja davidii Albero delle
Cina
farfalle
Calamintha
Nepetella
Europa
nepeta
Calendula
Calendula
Europa
officinalis
Calluna
Brugo
Europa - Asia
vulgaris
Calystegia
Vilucchio
Europea
sepium
bianco
Camelia sinensis Tè verde
Cina
Capsella bursa
Borsa del
Europa
pastoris
pastore
Capsicum
Peperoncino
Sud America
annuum
Asia
Asia
Nord Africa
America
tropicale
Nord
America
Nord America
Sud America
31
NOME
NOME
SCIENTIFICO COMUNE
Crepis vesicaria Vescicaria
Crocus sativus
Zafferano
Cruciata laevipes Croce dei fossi
Erba croce
Cucurbita pepo
Zucca
Cynara scolymus Carciofo
Cyperus papyrus Papiro
Cicoria
NOME
SCIENTIFICO
Cardamine
hirsuta
Castanea sativa
Cedrus atlantica
rocco
Centaurea
cyanus
Centaurium
erythraea
Centella asiatica
Chinchona
officinalis
Cichorium
intybus
Cirsium arvense
Cirsium vulgare
Citrus limon
Citrus medica
Citrus sinensis
Clematis vitalba
Clerodendrum
trichòtomum
Clinopodium
vulgare
Cochlearia
officinalis
Coffea arabica
Coleus blumei
Commiphora
myrrha
Conium
maculatum
Coriandrum
sativum
Corylus
avellana
Crataegus
monogyna
Scheda 10
NOME
COMUNE
Cardamine
ORIGINE
Europa - Asia
Castagno
Europa - Asia
Cedro atlantico Algeria - MaFiordaliso
Centaurea
minore
Centella
Albero della
China
Cicoria
Area
mediterranea
Europa - Asia
Nord Africa
Asia
Sud America
Europa - Asia
Cardo campestreEuropa
Cardo asinino Europa - Asia
Limone
Asia
Cedro
Asia
Arancia
Asia
Vitalba
Europa
Clerodendro
Cina e Giappone
Consolida
minore
Coclearia
medicinale
Caffè
Coleus
Mirra
Cicuta
Coriandolo
Europa
Europa
Etiopia
Isola di Giava
Asia
Nord Africa
Europa
nocciolo
Area
mediterranea
Europa - Asia
Biancospino
Europa
ORIGINE
Europa
Europa - Asia
Europa - Asia
Nord America
Europa - Asia
Nord Africa
Sud Italia
Europa
Asia
Cytisus scoparius Ginestra
Datura
Stramonio
stramonium
Daucus carota
Carota
Europa - Asia
Dictamnus albus Limonella
Europa - Asia
o Frassinella
Dryopteris
Felce maschio Europa - Asia
filix-mas
Nord America
Echinacea
Echinacea
Nord America
purpurea
Echium vulgare Erba viperina Europa
Epilobium
Garofanino
Europa - Asia
hirsutum
d'acqua
Viola di palude
Equsetum
Equiseto
Europa Asia
arvense
Erica carnea
Erica
Europa
Erigeron
Saeppola
Nord e Centro
canadensis
canadese
America
Erodium
Becco di grù
Ubiquitario
cicutarium
comune
Eschscholzia
Papavero della Nord America
californica
California
Ficus carica
Fico
Asia
Filipendula
Olmaria
Europa Asia
ulmaria
comune
Fragaria vesca
Fragola selvatica Europa
Asia
Fumaria
Fumaria
Europa Asia
officinalis
Galega
Carpaggine
Asia
officinalis
Ruta di Capra
Galinsoga
Galinsoga
Sud America
parviflora
Gardenia
Monoi
Thaiti
tahitensis
Gentiana lutea
Genziana
Europa
maggiore
Ginkgo biloba
Ginco
Cina
Glechoma
Edera terrestre Europa Asia
hederacea
Glycine soja
Soia
Asia
Gymnema
Gimnema
India
sylvestre
32
NOME
SCIENTIFICO
Hamamelis
virginiana
Harpagophytum
procumbens
Hedera helix
Helianthus
tuberosus
Helichrysum
italicum
Hibiscus
syriacus
Humulus
lupulus
Hypericum
perforatum
Hyssopus
officinalis
Isatis tinctoria
Jasminum
officinale
Juglans regia
Lactuca serriola
Laurus nobilis
Lavandula
officinalis
Lawsonia
inermis
Linaria vulgaris
Linum
usitatissimum
Lippia triphylla
Lonicera
caprifolium
Lonicera japonica
Lysimachia
vulgaris
Lythrum
salicaria
Mahonia
aquifolium
Malva silvestre
Mangifera
indica
Matricaria
recutita
Medicago sativa
Melaleuca
alternifolia
Melissa oficinalis
scheda 10
NOME
COMUNE
Amamelide
Artiglio
del diavolo
Edera
Topinambur
Elicriso
ORIGINE
Nord America
Sud Africa
Area
mediterranea
Nord America
Ibisco
Area
mediterranea
Asia
Luppolo
Europa Asia
Iperico
Europa Asia
Nord Africa
Europa Asia
Issopo
Rosa Canina
Glasto comune Sud America
Gelsomino
Asia
Noce comune
Lattuga
selvatica
Alloro
Lavanda
Henné
Asia
Sud Europa
Sud Asiatico
Europa
Area
mediterranea
Nord Africa
Lanajola
comune
Lino
Europa Asia
Cedrina
Caprifoglio
comune
Caprifoglio
giapponese
Mazza d'oro
comune
Salcerella
Verga rossa
Maonia
Sud America
Europa
Asia tropiacale
Cina - Giappone
Europa Asia
Europa Asia
America
Nord America
Malva selvatica Europa
mango
India
Camomilla
Europa Asia
Erba medica
Tea-Tree
Asia
Australia
Melissa
Europa
33
NOME
NOME
ORIGINE
SCIENTIFICO COMUNE
Mentha piperita Menta
Europa
Mirtus
Mirto
Area
communis
mediterranea
Myosoton
Stellaria
Europa - Asia
aquaticum
aquatica
Nelumbo
Fior di Loto
Asia
nucifera
Ocimum
Basilico
Asia tropicale
basilicum
Oenothera biennis Enagra comuneNord America
Olea europea
Ulivo
Bacino
mediterraneo
Origanum
Origano
Europa
volgare
Asia occid.
Oryza sativa
Riso
Asia
Oxalis
Acetosella
Madagascar
pes-caprae
gialla
Panax ginseng Ginseng
Asiatica
Parietaria
Paretaria
Europa
officinalis
Pastinaca
Pastinaca
Euro-Siberiana
comune
sativa
Peonia officinalis Peonia
Europa
Petroselinum
Prezzemolo
Europa centrale
crispum
Pimpinella
Anice
Nord Africa
anisum
e Asia
Pinus
Pino
Himalaya
wallichiana
dell' Himalaya
Plantago
Piantaggine Nord America
lanceolata
minore
Plantago Major Piantaggine Asia
maggiore
Polygonum
Pepe d´acqua America
hydropiper
Primula
Primula
Asia minore
vulgaris
comune
e Caucaso
NOME
SCIENTIFICO
Prunus
amygdalus
Punica
granatum
Raphanus
sativum
Rhodiola rosea
Ribes nigrum
Rosa affinis
rubiginosa
Rosa canina
Rosmarinus
officinalis
Rubus
ulmifolius
Rumex acetosella
Ruscus aculeatus
Ruta graveolens
NOME
COMUNE
Mandorlo
Asia
Melograno
Asia
Rafano Nero
Europa
Radice d’oro
Asia
Ribes nero
Nord America
Rosa mosqueta Messico
Rosa canina
Rosmarino
Rovo
Acetosella
Pungitopo
Ruta
Salvia
Salvia
officinalis
Salvia pratensis Salvia
dei prati
Sambucus nigra Sambuco
Santalum album Sandalo
Sesamum
Sesamo
indicum
Sicyos
Zucca
angulatus
spinosa
Silene alba
Silene bianca
Silene vulgaris
Silybum
marianum
Simmondsia
chinensis
Solanum
dulcamara
Solanum
nigrum
Solidago
gigantea
Stellaria media
Symphytum
officinale
Tanacetum
cneariifolium
scheda 10
ORIGINE
Europa Asia
Area
mediterranea
Area
mediterranea
Europa Asia
Europa
Area
mediterranea
Area
mediterranea
Area
mediterranea
Eropa Asia
India
Asia
Tarassaco
NOME
SCIENTIFICO
Taraxacum
officinalis
Theobroma cacao
Thymus
membranaceus
Trigonella
foenum-graecum
Triticum spp.
Tropaeolum
majus
Urtica dioica
Vaccinium
myrtillus
Valeriana
officinalis
Vanilla planifolia
Verbena
officinalis
Viaccinium
macrocarpon
Vinca rosa
Viola odorata
Nord America
Area
mediterranea
Silene rigonfia Cosmopolita
Cardo Mariano Area
mediterranea
Jojoba
California
Messico
Morella
Europa - Asia
rampicante
Nord Africa
Morella comune Europa
Verga d’oro
maggiore
Centocchio
comune
Consolida
maggiore
Piretro
Viola tricolor
Vitellaria
paradoxa
Vitex
agnus-castus
Vitis vinifera
Xanthium
strumarium
Zea mays
Nord America
Europa Asia
Europa Asia
Coste dalmate
34
NOME
COMUNE
Tarassaco,
dente di leone
Cacao
Timo rosso
di Spagna
Fieno greco
Grano
Nasturzio
cappuccina
Ortica
Mirtillo
ORIGINE
Europa - Asia
Nord America
Messico
Spagna
Asia
Nord Africa
Asia
Perù
Cosmopolita
Nord America
Valeriana
Europa
Vaniglia
Verbena
Messico
Europa
Cranberry
Nord America
Pervinca rosa
Viola
mammola
Viola
del pensiero
Albero
di Karitè
Agnocasto
Madacascar
Europa - Asia
Vite
Bardana
minore
Mays
Europa - Asia
Africa
Area
mediterranea
Europa
Europa
Sud America
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
L’appello
in giardino
Identificarsi con una pianta aiuta a
conoscerne meglio le proprietà
Materiale occorrente
Fotocopie ingrandite delle tabelle 11A e 11B, cartoncini A5 (uno per
ogni bambino), spago, forbici, pennarelli colorati, postazione internet,
dizionario
OBIETTIVI
COSA FARE
Prima di iniziare l’attività confrontate le tabelle 1 e 2 della
scheda 11 con l’elenco dei
nomi e dei cognomi dei vostri
allievi, verificate che non debbano essere ampliate con
nomi che non sono stati presi
in considerazione (ad esempio
orchidea, ortensia ecc.), segnatevi quelli che non vi compaiono e effettuate una facile ricerca su internet per scoprirne i significati. Se in classe ci
sono bambini con nomi stranieri chiedete ai genitori se ne
conoscono il significato.
Spiegate alla classe che cercherete di saperne di più sulle
piante e sulle proprietà che
permettono di utilizzarle per farne medicine o cosmetici e
che, per riuscirci meglio, proverete a trasformare la classe
in un “giardino di bambini”,
dove ogni alunno avrà una
pianta simbolo che lo rappresenta. Per fare l’abbinamento
bambino-pianta comincerete con l’analizzare i nomi che
richiamano i fiori (ad esempio
margherita, viola, ecc.) oppure che hanno un significato
scheda 11
legato al mondo vegetale
(ad esempio Silvana vuol dire
abitante dei boschi).
Invitate gli alunni che portano
un nome di fiore o di pianta
ad andarlo a scrivere alla lavagna, poi verificate con il resto della classe se non esistono altri nomi… vegetali di cui
non si sono resi conto.
Mettete in evidenza la fotocopia con le tabelle 11A, B, C
e D e provate a vedere se altri bambini hanno nomi che
derivano da quelli di fiori o
piante o che hanno significati collegati al mondo vegetale. Probabilmente ci saranno
molte sorprese!
Gli alunni che hanno i nomi
corrispondenti alla tabella 11D
devono scegliere una pianta
in particolare (ad esempio
Flora potrà scegliere come
simbolo una ginestra o un papavero, Silvio una quercia o un
faggio).
Spiegate agli altri bambini che
i loro nomi hanno significati
diversi, molto interessanti e importanti, e spiegateli a tutta la
classe; poi informateli che
35
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Raccontare l’origine del proprio nome
• Scoprire l’interazione fra mondo
vegetale e personaggi , rivelato dai nomi di fiori e piante
• Constatare la presenza del
mondo vegetale nella vita di
tutti i giorni
• Raccontare il modo in cui altre culture si relazionano con il
mondo vegetale
• Citare le proprietà curative di
almeno una pianta
• Avere un’idea della quantità di
piante comuni che possiedono principi curativi
possono abbinarsi a una pianta in altri modi: provate a
passare al vaglio i cognomi, i
soprannomi o i secondi nomi
verificando anche se alcuni
diminutivi possono essere associati ad altri nomi per assonanza (ad esempio se una
bambina si chiama Camilla,
potrebbe scegliere Milly, vezzeggiativo di Melissa), oppure
associate i bambini alle piante utilizzando la tabella 11E.
Alla fine dell’assegnazione finite di scrivere sulla lavagna gli
abbinamenti nome- pianta di
tutti i bambini.
Chiedete a tutti di fare una ricerca a casa sulla propria
pianta simbolo cercando di rispondere a queste domande:
• Sai disegnare la pianta?
• Qual è il suo nome scientifico?
• È un’erbacea, un arbusto o
un albero?
• Di che colore sono i fiori?
• Ha proprietà curative? (Scrivete correttamente le parola anche se non capite il significato, lo cercherete in
seguito consultando un dizionario)
• Quante?
• Quali sono le parti utilizzate?
Quando la ricerca sarà completata discutete e spiegate in
classe le diverse proprietà curative, poi fatene un elenco
scrivendovi accanto la pianta
e la malattia o il disturbo curato
(dove lo ritenete opportuno
scheda 11
semplificate segnalando solo
l’organo colpito; ad esempio
le “proprietà antisettiche” possono diventare “acne” o “brufoli” ma anche solo “pelle”).
Fate preparare dei cartellini da
attaccare al collo dove i bambini scriveranno in grande: il
proprio nome, quello della
pianta simbolo, il colore dei fiori, e, se esiste, un disturbo curato dalla pianta scelto fra
quelli studiati.
Provate a disegnare un giardino che racchiude le piante
rappresentate dalla classe,
scegliendo dei criteri per la distribuzione delle specie: raggruppare le essenze che curano lo stesso disturbo e quelle con il fiore dello stesso colore, mettere un albero al centro
di un’aiuola di fiori, far arrampicare una rosa su un cespuglio ecc.
Quando sarete soddisfatti del
vostro giardino provate a rappresentarlo in aula posizionando i bambini con i loro cartellini al posto delle piante.
La rappresentazione può diventare più complessa se prevedete di fare maschere o vestiti che richiamino la pianta in
modo più o meno fedele, e di
comporre una canzone o una
filastrocca che racconti le piante e le loro proprietà.
Se ne avete la possibilità fate
diventare il giardino una realtà mettendo le piante a dimora in un terreno libero.
36
Considerazioni
finali
Contate quanti bambini hanno un
nome collegato al mondo vegetale e chiedete alla classe:
• Vi sembrano tanti?
• Avreste immaginato che alcuni
nomi fossero così… floreali?
• Riuscite a immaginare il motivo
per cui in tutte le civiltà i nomi che
richiamano alle piante e alla natura sono molto frequenti?
• Fra le piante da voi rappresentate
sono più numerose quelle con le
proprietà curative o quelle famosi
solo per il loro aspetto piacevole?
• La quasi totalità delle specie citate nella tabella 11A sono ricche di
proprietà terapeutiche; secondo
voi, molto tempo fa, quando l’uomo utilizzava solo le piante per curarsi, questo “potere di salvare dalle malattie” influiva nella scelta di
un nome floreale per un bambino?
Prendete la lista delle piante che
hanno proprietà medicinali e provate a decidere insieme quante
sono utilizzate in cucina o nei giardini.
Fate caso anche a quante piante
hanno la parola officinalis nel nome
scientifico e favorite un confronto sull’argomento.
Confrontate le proprietà delle varie
piante e individuate quale specie
cura il maggior numero di disturbi. A
questo punto, se lo ritenete opportuno, potete eleggere la pianta più
generosa del giardino.
un progetto
Klorane
L’appello
in giardino
viviDARIA
SCHEDA ALUNNI
Tabella 11A. Nomi che derivano da quelli di fiori o piante
Nome proprio
Almond (inglese)
Alyssa (inglese)
Amarillis (inglese)
Angelica (italiano)
Azucena (arabo)
Camelia
Daisy - (inglese)
Dalia
Erica
Filadelfo
Giacinta/o
Gelsomina
Genziana
Georgina (russo)
Gigliola
Gladys (inglese)
Greta (tedesco)
Holly (inglese)
Iris
Ivy (inglese)
Jasmine, Jasmina,
Jasmin,
Jessamine (arabo)
Laura
Lilia
Liliana
Lilly (inglese)
Lina/o
Margherita
Marta
scheda 11
Nome della pianta
mandorlo
alissum
amarillis
angelica
giglio
camelia
margherita di campo
dalia
erica
filadelfo
giacinto
gelsomino
genziana
dalia
giglio
gladiolo
margherita
agrifoglio
iris
edera
gelsomino
alloro
giglio
giglio
lillà
lino
margherita
palma
37
Nome proprio
Megan (inglese)
Melba
Melissa
Millicent,
Millisent, (inglese)
Melita (inglese)
Milly (inglese)
Mimosa
Mirta
Narciso
Olmo
Ornella
Pina/o
Rosa
Rosalia
Rosaria/o
Rosetta
Rossana/o
Rossella
Susanna
Tea
Tamara
Veronica
Viola
Violetta
Violante
Yasmin,
Yasmine (arabo)
Yolanda (slavo)
Nome della pianta
margherita
malva
melissa
melissa
melissa
melissa
mimosa
mirto
narciso
olmo
orniello
pino
rosa
rosa
rosa
rosa
rosa
rosa
giglio
rosa
palma
veronica
viola
viola
viola
gelsomino
viola
Tabella 11B.
Piante che hanno preso il nome di persone, luoghi, elementi naturali
Nome proprio
Nome della pianta
Personaggio/luogo/ ecc
Achille
Andrea
Angela/o
Anna
Asia
Achillea
Albero di Sant’Andrea, falso loto
Fiore d’angelo, filadelfo
Vite Sant'Anna di Lipsia o Luglienga
Buddeleja asiatica,
albero delle farfalle bianco
Giglio di Sant’Antonio
Carlina acaulis
Halesia carolina
Achille, l’eroe greco
Sant’Andrea
Gli Angeli
Sant'Anna di Lipsia
Asia
Atonia/o, Antonella/o
Carla/o, Carola, Carolina
Carolina
Cristina, Christian
Davide
Enrico
Eugenia
Francesca/o
Giovanna/i
Giulia/o, Giuliana/o,
Giulietta, Julia
Giuseppe, Giuseppina
Italia, Italo
Lucia, Lucio
Luigia, Luigi
Paliurus spina-christi, marruca
Buddleja davidii, albero delle farfalle
Buon Enrico, spinacio selvatico
Eugenia caryophillata l’albero
dei chiodi di garofano
Susino San Francesco
Erba di San Giovanni, iperico
Prunus avium subsp.
Juliana o ciliegio dolce
Gelsomino di San Giuseppe
Albero Italia, corbezzolo
Ciliegio di Santa Lucia o ciliegio odoroso
Erba Luigia, cedrina, citornella
Luisa
Erba Luisa, cedrina, citornella
Maria
Michela/e
Cuor di Maria (Dicentra spectabilis)
Michela doltsopa
Nicola, Nicoletta
Pietro, Piera
Roberta/o
Pisello riccio di San Nicola
Erba di San Pietro
Erba roberta, erba di San Roberto
Sole
Valeria/o
Girasole
Valeriana
Virgilio
Virginia
Quercia virgiliana
Ciliegio della Virginia
Vittoria/o
Victoria regia
scheda 11
38
Sant’Antonio
L’imperatore Carlo Magno
Lo stato americano della
Carolina
Cristo
Il missionario padre David
Il re Enrico IV di Francia
Il condottiero
Eugenio di Savoia
San Francesco
San Giovanni Battista
Friuli Venezia Giulia
San Giuseppe
Italia
Santa Lucia
Per assonanza con il nome
scientifico Aloysium
Per assonanza con il nome
scientifico Aloysium
Maria madre di Gesù
Il botanico Piero
Antonio Micheli
San Nicola
San Pietro
San Roberto, o il duca
Roberto di Normandia
Sole
L’erborista Valerio che per
primo la utilizzò
Il poeta latino Virgilio
Lo stato americano
della Virginia
La regina Vittoria
Tabella 11C.
Piante caratterizzate da aggettivi utilizzati anche come nomi propri
Nome proprio
Alba
Ambra
Bella, Isabella
Bianca, Chiara
Germana/o
Massimo
Nome della pianta
Rosa alba
Ambra dolce, iperico
Hoya bella, fiori di cera
Salice bianco
Mesphilus germanica, nespolo
Cucurbita maxima, zucca dolce
Tabella 11D.
Piante caratterizzate da aggettivi utilizzati anche come nomi propri
Nome proprio
Amelia
Anthea
Ashley (inglese)
Carmela/Carmelo
Carmine
Dafne
Fillide
Fiorella
Fiorenza
Flora
Floriana
Gemma
Giorgia/o
Heather (inglese)
Leslie - (gaelico)
Loredana
Lorenza/o
Silvana/o
Silvia/o
Stefano
Vito (tedesco)
Walter (tedesco)
Zarah, Zahra (arabo)
scheda 11
Significato
vergine della macchia
fiore
terreno di frassini disboscato
giardino, frutteto
giardino, frutteto
ninfa trasformata in alloro
foglia, petalo
fiore
fiore
fiore
fiore
gemma
agricoltore
valle di Erica
giardino di agrifoglio
boschetto di allori
boschetto di allori
abitante delle selve
che ama i boschi
ghirlanda
legno, bosco
abitante del bosco
fiore che sboccia
39
Tabella 11E.
Piante in ordine alfabetico
Lettera per cui comincia il nome
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z
scheda 11
Pianta
aloe
biancospino
calendula
dulcamara
eucalipto
frangola
ginkgo biloba
hamamelis
iperico
jasione
kiwi
liquerizia
melograno
noce
ortica
piantaggine
Quercus robur farnia
rosmarino
salvia
tiglio
uva orsina
vite rossa
Wisteria sinensis glicine
Xanthium strumarium nappola minore
ylang ylang
zenzero
40
un progetto
Klorane
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
La biodiversità
incontra
la cultura
Le tradizioni e la cultura sono legati
anche alla biodiversità del territorio
Materiale occorrente
Carta, penna, registratore audio (facoltativo), fonti bibliografiche e
multimediali.
OBIETTIVI
COSA FARE
Uno strumento musicale unico
nel suo genere, un cesto con
una forma e un nome particolare, una barca dalla forma
immutata da millenni, un formaggio che profuma di erbe
primaverili: sono solo alcuni
esempi di oggetti che in alcuni casi costituiscono l’unicità e
il vanto di alcuni paesi o aree
geografiche. Proprio come
capita per le pietanze tipiche
la loro unicità e funzionalità dipende dalla sapienza dell’artigiano, dalle modalità di esecuzione (della “ricetta” per
così dire) ma anche, e soprattutto, dalle materie prime
utilizzate. La biodiversità locale, quindi, influenza e caratterizza le produzioni di un territorio per cui, ad esempio, strumenti musicali tradizionali
come le zampogne, le ciaramelle e le surduline richiedono
legni con caratteristiche adeguate alla costruzione di ance
di tonalità diverse, che corrispondono a specie o varietà di
piante locali.
Proponente ai ragazzi di fare
una ricerca sugli oggetti tipi-
scheda 12
ci dell’artigianato della vostra
zona. Preparate insieme il testo di una intervista standard
a cui sottoporre familiari, amici e testimoni di eccellenza
come artigiani locali, rappresentanti delle istituzioni
ecc. poi concordate i tempi
e i modi di somministrazione
dell’intervista.
Quando avrete raccolto i risultati fate una ricerca sugli oggetti che sono risultati più interessanti per conoscerne la
storia, l’areale in cui è utilizzato (solo nel vostro comune, su
un versante della montagna,
in tutta la regione ecc.), le
eventuali modifiche nel tempo, le modalità di costruzione
e di utilizzo e scoprire quali
sono le persone che ancora li
creano e, soprattutto, con quali materiali vengono realizzati.
Prevedete una visita a una
bottega artigiana che ancora
produce gli oggetti di cui vi state occupando e, se lo ritenete opportuno, con l’aiuto dell’artigiano organizzate un’ attività sul campo per andare a
ricercare e vedere da vicino le
piante che costituiscono il materiale necessario per la loro
41
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Identificare le forme e gli
aspetti in cui si manifesta la diversità (culturale, sociale ecc.)
• Correlare la biodiversità del
proprio territorio con il suo tessuto sociale e culturale
• Fare almeno due esempi che
mostrano collegamenti fra
un’attività tradizionale e la
biodiversità locale
• Appoggiare le iniziative culturali di conservazione della diversità locale
realizzazione. Cogliete l’occasione per fare una breve studio d’ambiente sul contesto
territoriale in cui cresce l’erba
per fare i cesti, o l’erica per la
surdulina, oppure la roverella
necessaria alla costruzione della barca chiamata “naue”.
Tornati in classe stimolate un dibattito ponendo alcune domande
• Perché questo oggetto è
Considerazioni
finali
La disponibilità delle risorse locali e la
sostenibilità dello stile di vita della comunità che le gestivano e le amministravano sono sempre state legate; solo un rapporto equilibrato fra
questi due aspetti fa sì che la diversità culturale possa andare di pari
passo con la diversità biologica del
territorio.
Tenendo presente questa considerazione, chiedete ai ragazzi:
• ritenete che le antiche comunità
abbiano conservato la biodiversità del proprio territorio consapevolmente?
• è possibile che una serie di circostanze (bisogno di sicurezza, necessità di sopravvivenza, motivi religiosi, ecc.) abbiano contribuito al
mantenimento della biodiversità
territoriale? (Pensate, ad esempio,
al bosco come rifugio, fonte di
cibo, sede di oracoli da consultare)
una tipicità del nostro territorio?
• Viene ancora utilizzato?
• La sua tipicità è legata al uso
che se ne fa o se ne faceva,
o alla materia prima con cui
è costruito?
• Se vicino al nostro centro
abitato non fosse cresciuta
quella determinata erba o
quel albero l’oggetto in questione sarebbe stato pensato e costruito lo stesso? Se sì
in che modo?
A questo punto provate ad allargare il vostro campo di osservazione e cercate di capire se il vostro oggetto tipico è
veramente unico. È possibile,
infatti, che in regioni vicine
(ma anche più lontano) esi-
SCHEDA 12
stano elementi simili che portano altri nomi, oppure che
hanno piccole di differenze
di forma, funzione o materiale.
A questo proposito istaurare un
gemellaggio con un’altra
scuola potrebbe dare risultati
interessanti.
Forse troverete una risposta
proprio nella vostra classe, i ragazzi le cui famiglie provengono da paesi lontani, che
hanno ancora una forte vocazione agricola, potrebbero
aggiungere interessanti notizie
riguardo all’uso che si fa in qui
luoghi di oggetti simili, oppure
su oggetti diversi ma che hanno la stessa funzione. Anche in
questo caso seguite la stessa linea di ricerca già adottata e
interessatevi soprattutto alle
specie vegetali da cui deriva
il materiale utilizzato.
42
Per aiutare la classe a riflettere sull’attività svolta ponete alcune domande.
• A vostro parere cosa rende veramente unico il vostro oggetto tipico?
• I materiali utilizzati per costruire gli
eventuali oggetti simili al vostro
per utilizzo, forma, o nome, hanno
delle caratteristiche in comune
con quelli utilizzati dai “vostri” artigiani?
• Cosa pensate del fatto che tanti
paesi e città diverse abbiano un
elemento caratteristico unico nel
suo genere?
• Questa ricchezza di espressioni artigiane è patrimonio di tutti o solo
dei cittadini di ogni singolo paese?
un progetto
Klorane
IL grande gioco
della biodiversità
Imparare giocando è più divertente
viviDARIA
SCHEDA INSEGNANTE
Materiale occorrente
Appunti sul lavoro svolto in città alla ricerca della biodiversità, accesso a internet, lavagna, gesso, fogli di carta A4 o A3, colori, pennarelli, cartoncino, dado, smalto bianco.
OBIETTIVI
COSA FARE
La scelta di progettare e realizzare un gioco come momento
conclusivo di una o più attività
“a tema”, si rivela positiva sia in
campo comportamentale che
in campo cognitivo. La tipologia
del gioco, infatti, implica da
parte del ragazzo una partecipazione spontanea e creativa e
tende di conseguenza ad aprire una “finestra” privilegiata, sui
suoi gusti e sulla propria personalità. Nello stesso tempo, peraltro, la progettazione a più
voci introduce la necessità di
una collaborazione e di una
contrattazione. Innanzi tutto,
dal momento che il gioco in
questione semplifica una situazione reale complessa, è necessario individuare i nodi più significativi del percorso di ricerca, per attribuire valori positivi o
negativi ad elementi e circostanze della realtà studiata. (Nel
nostro gioco questo aspetto
può corrispondere alla realizzazione grafica di carte particolari). Un altro punto fondamentale da discutere e concordare nel gruppo riguarda le
regole. La loro definizione è importante non solo per permettere materialmente lo svolgimento del gioco, ma anche per
scheda 13
dare una gerarchia e un “peso”
diverso ai vari elementi presi in
considerazione. Un ultimo
aspetto sul quale i ragazzi dovranno soffermarsi è la comprensibilità e l’incisività del gioco progettato. Mentre la comprensibilità è affidata soprattutto
alla chiarezza delle consegne e
delle istruzioni, il secondo aspetto più sfumato, riguarda l’effettiva trasmissibilità dei valori e
dei risultati del progetto stesso.
Nel nostro caso, se i ragazzi
avranno compreso, attraverso
la loro ricerca sul campo, l’importanza e la consistenza della
biodiversità vegetale nell’ambito della città, dovranno riuscire a trasmetterla, almeno in
parte, ad altri “giocatori”, anche non coinvolti direttamente
nell’attività sul campo. Un ultimo
aspetto, tutt’altro che da sottovalutare, riguarda la realizzazione materiale del cartellone e
delle carte del gioco dove
creatività e gusto avranno
modo di manifestarsi liberamente.
Proponete, dunque, alla classe
di creare un gioco sulla base del
famoso Monopoli ribaltandone
completamente, però, la filosofia. Sul tabellone sarà rappresentata la vostra città ma la
risorsa da far crescere sarà la
biodiversità ovvero la diversità di
43
al termine dell’attività
i ragazzi saranno in grado di:
• Lavorare in gruppo
• Valorizzare e concretizzare il lavoro svolto durante l’anno
• Mettere chiaramente a fuoco
il concetto che si vuole comunicare
• Definire le regole di un gioco
• Concordare una gerarchia di
valori
• Analizzare i diversi aspetti legati
alla biodiversità in città
• Esprimere concretamente fantasia e creatività
specie e varietà intraspecifiche.
Potete scegliere se far vincere
chi accumula più “punti varietà”, oppure optare per una formula particolare che porti tutti
a vincere insieme. Ad esempio
se almeno tre giocatori non
raggiungono un certo risultato
perdono tutti, quindi per essere
vincenti gli altri giocatori posso-
no/devono aiutare chi si trova in
posizione migliore in modo di ottenere il risultato positivo per la
città. Saranno comunque i bambini a decidere le regole del gioco e il suo svolgimento e, per
aiutarli a pianificare e progettare, potete proporre alcuni
passi iniziali come quelli che
suggeriamo di seguito.
• Scrivete sulla lavagna tutte gli
aspetti relativi alla biodiversità
che la classe riesce a ricordare, includendo anche le opinioni personali, le cose che
sono piaciute di più, i dubbi.
• Cercate di classificare quanto
scritto nelle seguenti categorie:
- caratteristiche proprie della
biodiversita
- aspetti che ne favoriscono la
crescita
- fattori che, invece, ne favoriscono la perdita
- luoghi della città o del paese
più ricchi di biodiversità
- luoghi della città o del paese con minore biodiversità
- cose che i cittadini possono
fare per favorire la biodiversità di specie spontanee o selvatiche
- cose che i cittadini non devono fare per non perdere
biodiversità
- cose particolarmente belle
che è accaduto di osservare durante le vostre ricerche
in città
- Se alcune categorie rimangono vuote prendete spunto per riempirle con ricordi o
ricerche bibliografiche.
• Decidete quali aspetti sistemare sul tabellone e quali sulle “carte imprevisto”.
• Decidete quali azioni o eventi tolgono o aggiungono “punti varietà”.
• Per evitare che il gioco progredisca troppo velocemente,
eliminando così l’opportunità
che, giocando, i partecipanti
ottengano parecchie informazioni, realizzate un dado
che rechi sulle facciate due
scheda 13
numeri 1, due numeri 2 e due
numeri 3. Prendete un dado
normale e cancellate il 4, il 5 e
il 6 con uno smalto bianco
coprente e scrivete poi il numero di pallini voluto con un
pennarello nero indelebile; in
alternativa costruite un cubo di
cartoncino e disegnatevi sopra
i numeri.
• Fate una bozza del gioco e
mettetevi alla prova per verificare se l’aggiunta o la sottrazione dei punti è equilibrata, se
le regole sono chiare, se quanto scritto sulle carte può essere compreso anche da chi
non ha partecipato alle ricerche sulla biodiversità in città.
• Una volta decisa la sequenza,
fate disegnare la tavola da
gioco in modo che ogni casella abbia un commento scritto e la relativa illustrazione.
• Incoraggiate gli studenti ad inventare e a realizzare soggetti diversi da utilizzare come segna posto.
Dal vostro lavoro potrebbe risultare un gioco simile al seguente.
In alcune caselle del tabellone
vengono rappresentati i luoghi
della città con maggiore biodiversità dove è possibile vincere
un certo numero di “punti varietà” (ad esempio, l’orto botanico, la farmacia, il mercato, il
giardino della scuola, ecc.). Le
caselle dove si perdono punti
potrebbero essere il parcheggio
del supermercato, il cortile di un
palazzo, una lunga strada senza verde ecc. Prima e dopo
queste caselle ci potrebbero
essere quelle che, a seconda
delle situazioni che gli alunni
vorranno inserire, aggiungeranno o toglieranno punti. Ad esempio dopo una casella negativa
come “grande parcheggio
asfaltato”, potrebbe essercene una che dice “Nelle crepe
dell’asfalto crescono piccoli fiori gialli, aggiungi un punto varietà!”. Nel tabellone dovreb-
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bero essere inserite anche un
certo numero di caselle impongono la lettura di una “carta imprevisto” dove, anche in questo
caso, verranno create situazioni che aggiungono o tolgono
punti. Ad esempio “Ieri il giardiniere del tuo condominio ha
dato il diserbante lungo la recinzione, perdi 3 punti varietà”,
oppure “Ricercatori universitari
hanno segnalato in un giardino
pubblico cittadino quattro rare
specie spontanee, aggiungi 3
punti varietà”.
Quando tutto sarà pronto, proponete a una altra classe del
vostro Istituto, oppure ai genitori degli allievi di fare una partita.
Se realizzate ogni casella su un
grande foglio di cartoncino 70
cm x 100 cm, potete organizzare
un torneo fra le classi del vostro
Istituto disponendo i cartoncini
sul pavimento del cortile o della palestra della scuola. Per
l’occasione potreste costruire
un cubo con un lato di 30 cm e
utilizzare i ragazzi stessi come segna posto.
Considerazioni
finali
Quando la progettazione del gioco
è terminata invitate la classe a riflettere sul lavoro svolto e favorite una
discussione di gruppo ponendo le seguenti domande.
• È stato più facile trovare situazioni
che favoriscono la biodiversità in
città oppure quelle che la diminuiscono?
• Pensate che un ipotetico giocatore possa sapere qualcosa di più
sulla propria città e sulla biodiversità che custodisce, attraverso il
gioco che avete realizzato?
• Quali sono le informazioni inserite
nel gioco che ritenete più importanti? E perché?
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