Le frontiere della
medicina
quantistica
Il professor Gioacchino Pagliaro ci spiega come le conoscenze
della nuova fisica stanno scardinando, in medicina, la concezione
causale-meccanicistica del corpo, per dare spazio a una nuova visione
e teoria del rapporto Mente-Corpo
A cura di Romina Alessandri
Che cos’è la medicina quantistica? E la
PNEI? Cosa sappiamo dell’influenza della
mente e della spiritualità nei progressi di
cura e guarigione?
È vero che se concentriamo la nostra attenzione su una persona sofferente, attraverso
la meditazione e la preghiera intese in senso
lato, possiamo favorirne la guarigione?
È vero che su questo si stanno compiendo
studi scientifici?
Il professor Gioacchino Pagliaro, direttore
dell’UOC. di Psicologia Clinica
Ospedaliera dell’AUSL di Bologna
risponde e traccia, in questa articolata
intervista, l’innovativo scenario delle possibilità di intervento offerte dalla
medicina energetica o quantistica.
Le sensazionali scoperte della fisica quantistica stanno lentamente facendosi spazio nella cultura umana
occidentale e nei suoi vari ambiti e applicazioni.
Anche la medicina è stata interessata da questo fenomeno?
I primi decenni del secolo scorso sono stati caratterizzati
da incredibili cambiamenti in ambito scientifico, prodotti
dalle teorie di alcuni fisici che hanno creato le premesse
per un vero e proprio cambio di paradigma. La portata di
questi cambiamenti equivale a quella di una vera e propria
rivoluzione che ha messo in crisi, ridimensionato, modificato e sostituito i precedenti fondamenti della fisica.
La teoria della relatività e gli sviluppi della fisica quantistica hanno cambiato la concezione della realtà e dell’universo, aprendo una grande contraddizione tra le loro
52 immediate applicazioni in ambito tecnologico e la loro
mancata applicazione nell’ambito delle scienze umane.
La contraddizione consiste nel fatto che mentre tali teorie hanno contribuito a creare un grande sviluppo nella
tecnologia, basti pensare all’evoluzione dei computer,
della telefonia, della tecnologia sanitaria (TAC, RM,
PET), prevalentemente dovuto all’applicazione della
fisica quantistica, nelle scienze umane si deve arrivare
agli ultimi due decenni del secolo scorso per ritrovare
alcune pionieristiche utilizzazioni delle teorie quantistiche in biologia, in medicina e in psicologia.
Questa contraddizione può esser spiegata con il pesante
condizionamento che il modello causalistico e deterministico della fisica ha svolto in 400 anni di storia, consolidando un pensiero acritico nei confronti dei concetti
di oggettività, di certezza, di evidenza scientifica, riferiti
alla visione della vita, della malattia, della cura e della
salute. È come se le scienze umane avessero considerato
la teoria della relatività e la fisica quantistica come teorie
a loro estranee.
Come dicevo solo intorno agli anni Settanta, la medicina, la biologia e la psicologia hanno iniziato cautamente, e tra molte resistenze, a confrontarsi con alcuni dei
nuovi princìpi teorici. Infatti, ancora oggi si può dire che
le scienze umane siano state appena lambite da questa
rivoluzione e, nonostante si inizi a parlare di medicina
quantistica, le discipline delle scienze umane continuano a restare in gran parte arroccate alle posizioni meccanomorfiche. Anzi, più precisamente a un modello
meccanomorfico evoluto, il modello bio-psico-sociale,
che oggi incontra un grande consenso e viene da taluni
erroneamente confuso con il modello olistico.
Il modello bio-psico-sociale in realtà include alcuni elementi teorici innovativi (vedi dimensione psicologica,
sociale, sistemica dell’individuo), ma non destrutturanti la tradizionale concezione della malattia e della
cura che, in tal modo, pur arricchendo l’interpretazione
dell’uomo, mantengono la sopravvivenza del paradigma
materialista. Il fatto che la materia sia costituita da ener-
Medicina Quantistica
la reazione di adattamento che si
instaura tra l’organismo e l’ambiente
esterno, tra i processi cognitivi collegati a queste relazioni e quelli biochimici e ormonali. Da qui l’importanza
di tutti i processi psicologici nell’influenzare l’omeostasi dell’organismo, in modo negativo, indebolendolo e favorendo l’insorgenza della
malattia, o in modo positivo, rafforzandolo e aiutandolo nel recupero o
nel mantenimento della salute.
L’organismo umano viene concepito
come una totalità interagente con l’ambiente, e in quanto tale si sostituisce l’analogia dell’organismo-macchina
con quella dell’organismo-sistema percorso da informazione. Questo passaggio rappresenta un fondamentale
cambiamento nel mondo biologico, medico e psicologico.
Cambia la concezione dell’uomo che non è più considerato come un’entità separata e passiva, ma interagente
con gli altri individui e con l’ambiente sociale.
Cambia la concezione della malattia non più intesa solo
come alterazione o lesione, come incidente biochimico
o traumatico, ma come processo intimamente connesso
alle interazioni individuo-ambiente e ai processi psicologici, emozionali conseguenti.
Cambia la concezione della cura dove la modificazione degli stati e degli atteggiamenti mentali, unitamente
a specifiche pratiche di consapevolezza, svolgono nei
confronti della sofferenza un’importante azione di cura
e, in ambito medico, contribuiscono a rendere l’intervento farmacologico più efficace. La PNEI contribuisce
allo sviluppo di una Medicina Integrata che vede l’integrazione delle migliori cure farmacologiche/mediche
con le metodiche derivanti dalle Medicine Non Convenzionali. Il modello più innovativo di PNEI a cui stanno
lavorando da oltre vent’anni numerosi ricercatori e clinici è quello che si potrebbe definire PNEI Quantistica.
La PNEI Quantistica prevede, oltre all’integrazione del
modello biomedico con le medicine non convenzionali, anche l’integrazione con i processi quantistici della
mente e della realtà di cui siamo parte. In tal senso si
occupa a livello quantistico dei processi energetici che
caratterizzano la relazione terapeutica tra il curante e il
paziente.
La PNEI Quantistica rappresenta anche il superamento
della visione psicosomatica e, coerentemente con l’assunto che ritiene la materia una forma di energia, supera
la dicotomia tra la mente e il corpo, e il loro reciproco
influenzamento tra entità separate. Nella PNEI Quantistica, la Mente e il Corpo sono la stessa entità che si
esprime in due dimensioni diverse e che, secondo la teo-
Il fatto che la materia sia costituita
da energia sottile pare che,
ancora oggi, abbia influenzato solo
in minima parte la concezione
biologistica dell’essere umano
gia sottile, che sembra configurarsi sotto forma di informazione, pare che, ancora oggi, abbia influenzato solo
in minima parte la concezione biologistica dell’essere
umano. Indicativo è anche il fatto che le teorie filosofiche, sociologiche, psicologiche, nelle loro formulazioni
più vicine a queste nuove posizioni teoriche, non hanno
avuto grande fortuna. Sarà solo la coraggiosa ricerca che
si svilupperà intorno agli anni Ottanta in alcune delle più
prestigiose facoltà di medicina e psicologia delle Università degli USA, che consentirà alle scienze umane
alcuni concreti collegamenti con la fisica quantistica,
introducendo nuove concezioni teoriche come: medicina energetica e quantistica, valenza mentale e spirituale
della cura.
Attualmente si parla molto di Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) di che cosa si tratta e come si
inscrive in questo cambiamento in atto nel paradigma medico-scientifico?
Un contributo molto importante a questa svolta verso
una visione olistica in ambito sanitario, che sta accelerando l’incontro fra le scienze umane e la fisica quantistica, è stato dato dalla Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI). La Pnei, che molti confondono per una
disciplina medica, è in realtà un ambito di ricerca e di
applicazione clinica che nasce dagli studi in chiave biologica dello stress, condotti dallo psicologo H. Selye e
dalle grandi intuizioni e teorie mediche della medicina
di W. Cannon.
La PNEI nasce e si consolida all’interno di una nuova,
quanto coraggiosa, teoria biologica, la quale consentirà
lo sviluppo di una nuova concezione del Sistema Immunitario, del Sistema Nervoso, del Sistema Endocrino.
L’uomo per la PNEI non è più paragonabile a una macchina, a un insieme di organi, sistemi ed apparati autonomi, ma a un sistema interagente, in cui nulla all’interno dell’organismo è più separabile ed è in costante
interazione con l’ambiente esterno.
Lo stress assume con la PNEI una grande importanza e
diviene una complessa e promettente chiave interpretativa per la malattia. Infatti consentirà di mettere in luce
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Medicina Quantistica
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Nella PNEI Quantistica
l’uomo viene considerato
come un’unità processuale,
dove la mente biografica
(la mente di cui siamo
coscienti che si esprime
nella nostra vita quotidiana),
e il corpo sono un tutt’uno
ria di Bohm, appartengono rispettivamente all’ordine
implicato e all’ordine esplicato della realtà. Allo scopo
di diffondere questa concezione innovativa della PNEI,
abbiamo costituito quattro anni fa l’Associazione Internazionale di Ricerca sull’Entanglement in Medicina e
in Psicologia (AIREMP), e operiamo professionalmente
per diffondere l’Entanglement nei processi di cura e nel
mantenimento della salute.
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Bene, ma che cos’è l’Entanglement in Medicina?
Il termine Entanglement, come è noto, significa “intreccio
inseparabile” e sta a indicare un preciso fenomeno scoperto a livello sub-atomico, che successivamente è stato
riscontrato anche come esistente nella realtà macroscopica. L’Entanglement è utilizzato anche per indicare quella
particolare posizione teorica della fisica quantistica che
considera la realtà come caratterizzata da:
a) interconnessione e interdipendenza tra tutti i processi
che la compongono;
b) fenomeni non locali di comunicazione e interazione,
quindi non legati alla classica concezione spaziotemporale, pertanto non spiegabili con le leggi del
casualismo lineare;
c) una dimensione energetico-informazionale che è la
natura di ogni manifestazione materiale;
d) una forma di intelligenza sottile
che la sottende (Campo Energetico Universale, Campo Akashico,
Coscienza Cosmica, Mente….).
In tal senso l’Entanglement è la
struttura teorico scientifica della
nuova visione della realtà e dell’uomo, che trova riscontri nelle recenti
teorie biologiche sui campi morfici
di Rupert Sheldrake, nei concetti di
risonanza, di informazione, di frequenze e di riconversione dell’informazione a livello cellulare.
La teoria dell’Entanglement riconosce un ruolo di particolare rilevanza alla Mente e alle sue capacità
di influenzare la realtà circostante
attraverso l’energia/informazione
degli atteggiamenti mentali, delle
intenzioni e dei sistemi di credenze.
Nella PNEI Quantistica l’uomo
viene considerato come un’unità
processuale, dove la mente biografica (la mente di cui siamo coscienti
che si esprime nella nostra vita quotidiana), e il corpo sono un tutt’uno e
quindi l’espressione, sul piano esplicato (percepibile) della realtà, della
Mente; intendendo con tale termine
quell’Intelligenza che sottende ogni
forma, entità e processo della realtà che esiste intorno a
noi. L’uomo è pervaso da questa energia/informazione
della Mente ed è caratterizzato dall’interconnessione e
dall’interdipendenza in una condizione di inseparabilità
con il Tutto. È Entangled con le dimensioni energetiche
e spirituali della Mente.
In Italia lei è stato il primo a proporre la meditazione nel Servizio Sanitario Nazionale proponendo un
percorso molto innovativo all’ospedale in cui lavo-
Medicina Quantistica
ra. Infatti ha introdotto, all’ospedale Bellaria di
Bologna un progetto, per pazienti oncologici, basato
sull’integrazione dell’informazione medica con la
pratica meditativa; dopo il Protocollo di C. Simonton, molti lo ritengono come uno degli interventi più
innovativi ed efficaci nell’aiutare psicologicamente il
paziente oncologico. Ce ne vuol parlare? E vuol dirci
che risultati ottiene?
Nel 1992 nell’ASL di Chiavenna (Sondrio) presso il
Centro di Psicologia Clinica e Psicoterapia ho iniziato a
utilizzare la meditazione in forma sperimentale in ambito psicologico. Collegandomi alla letteratura scientifica
esistente, la meditazione è stata utilizzata su un piccolo
gruppo di pazienti con disturbi d’ansia e di depressione,
offertisi come volontari, ed è stato interessante vedere
come la pratica meditativa si dimostrava particolarmente efficace nel trattamento di quei disturbi.
L’esperienza vera e propria si è sviluppata nel 2003
introducendo la meditazione nell’AUSL di Bologna,
utilizzandola inizialmente in sessioni di gruppo per la
gestione dello stress e per la prevenzione del burn-out
e successivamente presso l’Ospedale Bellaria nel trattamento dei disturbi psicopatologici reattivi alla patolo-
meditazione, essendosi dimostrata efficace nell’alleviare il dolore, la usiamo spesso come importante integrazione del trattamento farmacologico.
È evidente che la meditazione nei disturbi psicologici si
configura in molti casi come una vera e propria pratica
di cura a sé stante. Cosa che invece non si può sostenere nell’ambito delle patologie organiche, che richiedono prima di tutto il trattamento medico più appropriato
e solo secondariamente la meditazione, che si viene a
configurare come una pratica integrativa che ha l’obiettivo di trattare la problematica psicologica connessa alla
patologia, di riattivare il riequilibrio energetico della
persona, di rendere il paziente più aderente alle cure
mediche per potenziarne l’effetto.
La meditazione in ambito ospedaliero può diventare il
punto centrale dell’integrazione tra le attività psicologiche e mediche. Il progetto ArmoniosaMente, realizzato nella nostra AUSL è l’esempio concreto di questa
integrazione. Partendo dal dato che da anni numerose
ricerche hanno messo in luce che un paziente informato
sul percorso di cura ottiene migliori effetti, ho creato in
collaborazione con gli specialisti medici dell’AUSL il
progetto denominato ArmoniosaMente.
ArmoniosaMente si basa su questi
due importanti aspetti: la corretta
informazione sanitaria sul percorso
di cura e sugli stili di vita e le pratiche meditative.
Il particolare disorientamento
esistenziale della persona che si
ammala di tumore, con il conseguente corredo di disturbi psicopatologici, fa emergere l’importanza
di una corretta informazione sugli
iter di cura e della meditazione, allo
scopo di creare una forte adesione
del paziente alle cure mediche.
ArmoniosaMente è organizzato con gruppi omogenei
di pazienti, fino a un massimo di 15 e, a seconda del
settore, oncologico, cardiologico o neurologico, l’informazione sanitaria vedrà coinvolti gli specialisti del percorso di cura della specifica patologia.
Ad esempio nel caso di ArmoniosaMente rivolto a
donne con tumore alla mammella sono coinvolti tutti i
medici del Percorso di cura di questa patologia. Ogni
gruppo seguirà 11 incontri a cadenza settimanale della
durata di due ore ciascuno. I primi sei incontri riguardano la parte informativa sull’iter di cura e sul corretto
stile di vita. In questo caso il primo incontro è tenuto
dal senologo che si confronta con le pazienti nel presentare il suo ambito di competenza, il secondo è tenuto
dal chirurgo che presenta alle donne le varie tipologie
di intervento chirurgico, il terzo dall’oncologo che illu- 55
stra i tipi di trattamento, il quarto dalla radioterapista che
Attualmente la meditazione inizia
a essere utilizzata, anche se non
in maniera sistematica, in diverse
realtà sanitarie, che vanno dai
Consultori ai Servizi
di Salute Mentale
gia tumorale. Attualmente, sulla scorta delle importanti
evidenze scientifiche di efficacia che sono emerse dagli
studi svolti negli ultimi quarant’anni, la meditazione viene utilizzata nella Unità Operativa di Psicologia
Ospedaliera per la gestione dello stress dei pazienti e
dei famigliari, per trattare le problematiche psicopatologiche reattive alla patologia organica e con i pazienti
cardiopatici per le benefiche ricadute a livello cardiovascolare.
Da due anni sono state attivate alcune interessanti esperienze in ambito neurologico con pazienti in fase iniziale
di sclerosi e di atassia. Le principali evidenze scientifiche sull’efficacia della meditazione, oltre al trattamento
dei disturbi psicologici e psicopatologici sopra citati,
riguardano anche le importanti azioni di contenimento
della nausea, della fatica, del vomito in quanto effetti
collaterali di chemioterapia e radioterapia. Inoltre la
Medicina Quantistica
presenta l’importanza di questi trattamenti, il quinto dal
dietologo e dalle dietiste che parlano del ruolo dell’alimentazione nel paziente oncologico, il sesto e ultimo
incontro è condotto dal medico specialista dello sport
che spiega l’importanza di una equilibrata attività motoria nel mantenimento della salute. In ognuno di questi
incontri le pazienti hanno la possibilità di confrontarsi
con lo specialista, acquisendo maggiore consapevolezza
e capacità di controllo su quello che stanno e dovranno
affrontare. Nei restanti 5 incontri, le pazienti avranno
modo di apprendere in gruppo una pratica meditativa
della tradizione tibetana, che prevede delle specifiche
visualizzazioni finalizzate non solo al trattamento dei
disturbi psicologici, ma anche dello stress per aiutare
il Sistema Immunitario. I benefici di ArmoniosaMente,
emergono dall’esperienza di oltre 1500 pazienti trattati
nel corso di questi anni.
L’esperienza che lei sta portando avanti presso l’ospedale Bellaria di Bologna, viene condivisa e diffusa ad altre realtà ospedaliere italiane? C’è interesse
da parte di altre ASL verso gli importanti risultati
da voi ottenuti e le pratiche di integrazione di terapie non convenzionali in oncologia così come in altri
ambiti?
Attualmente la meditazione inizia a essere utilizzata,
anche se non in maniera sistematica, in diverse realtà
sanitarie, che vanno dai Consultori ai Servizi di Salute
Mentale. Significative sono le esperienze sperimentali che vengono condotte in alcune Aziende Ospedaliere
del Piemonte, della Lombardia e della Toscana. Il dato
interessante è la crescita della domanda di formazione
prevalentemente richiesta da psicoterapeuti, oncologi e
cardiologi. La UOC di Psicologia Ospedaliera del Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Bellaria dell’AUSL di
Bologna organizza da 6 anni, con crediti ECM, un apposito Corso di Formazione, di 140 ore, finalizzato all’insegnamento del Protocollo ArmoniosaMente in ambito
oncologico, cardiologico e neurologico.
Le sue parole e la descrizione di ciò che state sperimentando mi ha fatto fare un’immediata associa-
“Entanglement, mente, spiritualità e processi di guarigione”
Resoconto del convegno AIREMP tenutosi a Bologna lo scorso 29 e 30 novembre 2013.
Il Convegno, che tra l’altro ha visto la
partecipazione di circa 400 sanitari in
prevalenza medici, psicologi, e docenti
universitari delle discipline sanitarie intendeva mettere a fuoco, dalle
diverse posizioni teoriche, l’applicazione dell’Entanglement nell’ambito
delle relazioni di cura e della salute.
L’ampio consenso e la grande soddisfazione espressa dai partecipanti
durante i dibattiti sono stati gli indicatori della rilevanza di questi temi
e della loro utilizzazione nei contesti
sanitari. La relazione del Prof. G.
Genovesi, Presidente dell’AIREMP, e
docente presso l’Università la Sapienza
di Roma, da anni impegnato al Policlinico Umberto I nell’applicazione
dell’Entanglement nel processo di cura
con pazienti affetti da MCS (sindrome
multisistemica fisico-organica di intolleranza ambientale totale alle sostanze
chimiche; N.d.R), ha presentato la cornice teorica riguardante l’incontro tra
l’Entanglement e la medicina. La relazione del Premio Nobel Prof. L. Mon56
tagnier che ha operato una svolta nel
pensiero medico occidentale, la relazione del Prof. A. Goswami, fondatore
del Movimento Quantistico Internazionale, che per primo al mondo ha creato le connessioni tra l’Entanglement, i
sistemi biologici e i processi quantistici
della mente, e il contributo del Prof. E.
Laszlo e della Prof.ssa M. Sagi centrato sulla rilevanza epistemologica
dell’olismo e sulle caratteristiche della
Coscienza Universale e del Campo
Akashico, hanno permesso di comprendere lo spessore dei fondamenti
teorici del nuovo paradigma applicato
nelle scienze umane. I ripetuti richiami
alla spiritualità di questi relatori sono
stati sistematizzati entro una visione
psicologica e collegati alle cure attraverso la stimolante relazione del Ven.le
T. Temphel, il quale ha sottolineato lo
stretto legame tra la spiritualità, gli stati
mentali, la cura e la guarigione.
In ambito medico gli esiti di alcune
innovative applicazioni di queste teorie,
verificati con rigorose ricerche scienti-
fiche, sono stati presentati dal Prof.
E. Del Giudice, dal Prof. P. Biava e
dal Prof. C. Ventura: tre scienziati di
fama internazionale che da anni rappresentano la ricerca scientifica più avanzata nel settore.
Le esperienze concrete di Medicina
Integrata all’interno del Servizio Sanitario Nazionale sono state illustrate
dal Dr. C. Ruozi che ha presentato il
progetto che si attuerà in Emilia-Romagna e dalla Dr.ssa S. Baccetti che
ha presentato l’esperienza svolta dalla
Regione Toscana.
Un grande interesse e ampio dibattito
hanno riscontrato le relazioni di alcuni
Medici esperti in Medicine Non Convenzionali (Dr. F. Audisio Di Somma,
Dr. E. Rossi, Dr. F. Desiderio, Dr. A.
Matrà, Dr. O. Aussererer, Dr. P. Pandolfi), che hanno presentato i vantaggi
e i limiti di alcune di queste metodiche, illustrando le ricerche svolte e le
esperienze di cura.
Medicina Quantistica
Tong-Len non segue la modalità utilizzata alla Stanford University, che
ha osservato con indagini di neuroimaging cosa accade nei meditatori
che utilizzano questa pratica, ma ha
creato un gruppo di meditatori con
il compito di meditare a distanza
per dei pazienti seguiti oncologicamente all’Ospedale Bellaria, seppur
totalmente sconosciuti al gruppo di
meditatori.
Questa modalità rende la ricerca
dell’AUSL di Bologna come la prima ricerca al mondo
sul Tong-Len praticato con queste caratteristiche.
Gli obiettivi della ricerca consistono nell’andare a verificare l’efficacia di questa pratica, per un suo eventuale
utilizzo sperimentale e per fare questo sono stati monitorati i linfociti, i neutrofili, i valori pressori e da un punto
di vista psicologico l’ansia, lo stress e la depressione.
A distanza di 3 o 5 anni dalla conclusione della ricerca
si andrà a vedere nel registro dei tumori che cosa sarà
successo nella vita di questi pazienti. La ricerca prevedeva un campione di 80 pazienti, di questi 80 in maniera randomizzata ne sono stati scelti 40 e gli altri hanno
formato il gruppo di controllo. Attualmente l’UOC di
Epidemiologia e Prevenzione sta elaborando tutti i dati.
Gli esiti della ricerca saranno presentati in un congresso
che prevediamo di organizzare come AUSL di Bologna
tra marzo e aprile del corrente anno.
L’associazione che alcuni fanno
tra la meditazione e la preghiera,
non è del tutto impropria, perché
alcune ricerche hanno dimostrato
che in svariati casi la preghiera può
svolgere un’azione terapeutica
zione mentale con la preghiera. Pregare per persone
ammalate, sofferenti o in difficoltà è pratica abituale
per molte persone...
La meditazione nella sua matrice, è, e resta prima di
tutto, una pratica spirituale a cui sia il laico che il credente di qualunque religione si puo’ avvicinare, in quanto
non richiede alcun cambiamento di religione, ideologia
o convinzione. La meditazione tibetana che utilizziamo
a Bologna, pur restando coerente nella struttura a quella
originale, non presenta ovviamente alcun legame o riferimento a pratiche religiose. Pertanto la meditazione che
si usa in ambito sanitario non è una forma di preghiera
e non ha alcun collegamento con essa. La meditazione
nella medicina tibetana è prima di tutto una pratica di
cura e di evoluzione personale e in quanto tale è stata
studiata scientificamente da un punto di vista medico
e psicologico. L’associazione che alcuni fanno tra la
meditazione e la preghiera, non è del tutto impropria,
perché alcune ricerche hanno dimostrato che in svariati casi la preghiera può svolgere un’azione terapeutica.
L’aspetto a mio avviso più interessante di questi studi
consiste nella cosiddetta azione a distanza della preghiera nei confronti di pazienti.
Per comprendere meglio questo aspetto non locale di
un effetto a distanza, la UOC di Psicologia Ospedaliera
dell’AUSL di Bologna, in collaborazione con il Dipartimento Oncologico e in particolare con l’ Unità Operativa di Oncologia, ha svolto una ricerca approvata dal
Comitato Etico, per verificare l’efficacia di un’azione a
distanza, su un gruppo di pazienti oncologici attraverso
una pratica meditativa molto nota nella tradizione Tibetana, denominata Tong-Len. Questa pratica consiste nel
meditare sulla sofferenza propria o di altre persone, in
questo caso per dei pazienti, utilizzando la compassione, per aiutarli a liberarsi dalla sofferenza. Il Tong-Len
in Occidente non è molto noto, nonostante sia utilizzato
da alcuni anni diversi ospedali degli USA e del Nord
Europa e va anche detto che l’unico studio scientifico
attualmente esistente è stato condotto lo scorso anno
dalla Scuola di Medicina della Stanford University.
La ricerca che abbiamo appena concluso a Bologna sul
Grazie professor Pagliaro, da parte di tutta la redazione per questo innovativo approccio alla malattia e
per la grande umanità che dimostrate verso i pazienti.
Gioacchino Pagliaro
Psicologo e psicoterapeuta, il professor
Pagliaro è Direttore dell’UOC di Psicologia
Clinica Ospedaliera dell’AUSL di Bologna.
Nel 2010 con medici, psicologi, biologi e fisici
che operano in Italia, Europa e USA ha fondato l’Associazione Internazionale di Ricerca
sull’Entanglement in Medicina e Psicologia
(AIREMP) di cui è stato nominato Vice-Presidente. Nello stesso anno è nominato componente dell’Osservatorio Regionale sulle
Medicine non Convenzionali della regione
Emilia Romagna.
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