Farmaci equivalenti, nuova polemica su “non sostituibilità” in ricetta

Farmaci equivalenti, nuova polemica su “non sostituibilità” in ricetta
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E’ polemica sulla posizione espressa dalla Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg)
che ha invitato i medici di famiglia a indicare sulla ricetta dei farmaci la dicitura “non sostituibile”
sia che si tratti di un farmaco di marca, sia che si tratti di un equivalente. Denuncia il Movimento
Consumatori: perché i medici di base mostrano una così forte resistenza rispetto al farmaco
equivalente? E quali sono gli interessi davvero tutelati ? Eppure “la non sostituibilità ha fatto
sborsare ai cittadini oltre 600 milioni di euro nel 2011, solo per portare a casa un farmaco griffato,
invece di un equivalente”, prosegue il Movimento Consumatori, che punta i riflettori contro le
recenti indicazioni arrivate ieri dalla Fimmg. Questa, ha riferito il segretario generale Giacomo
Milillo, ha invitato i medici di famiglia “a indicare sulla ricetta la dicitura ‘non sostituibile’, sia che
si tratti di un farmaco con brand sia che si tratti di un equivalente generico. A meno che non si
sia professionalmente certi che il farmaco possa essere sostituito”. La posizione espressa dalla
Federazione è che “equivalente non significa identico” e che la risposta di un paziente possa
essere diversa da un farmaco all’altro, anche se viene precisato che non si vuole mettere in
discussione la validità dei farmaci equivalenti. La posizione però ha scatenato subito polemiche.
Una risposta è arrivata dall’Associazione nazionale delle industrie di farmaci generici
(Assogenerici), il cui presidente Giorgio Foresti ha commentato: “È sconvolgente che in Italia dopo
35 anni di uso del farmaco generico nel mondo, con consumi che hanno raggiunto medie del 55%,
e in alcuni Paesi oltre l’80%, con una sostituibilità generalizzata, si metta in discussione il concetto
basilare di questi prodotti, la loro sostituibilità”.
La normativa di riferimento (il “Cresci Italia”) prevede che il medico, nel prescrivere un farmaco,
informi il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medicinali equivalenti, aggiungendo ad
ogni prescrizione la frase “sostituibile con equivalente generico”, oppure, “non sostituibile”, nei
casi in cui sussistano specifiche motivazioni cliniche contrarie. Il farmacista, qualora sulla ricetta
non risulti apposta dal medico l’indicazione della non sostituibilità del farmaco prescritto, é tenuto
a fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo più basso, salvo diversa richiesta del
cliente.
Le indicazione date dalla Fimmg vengono considerate “inaccettabili” dal Movimento Consumatori.
“Continua una guerra senza confini a sostegno di farmaci ‘a marchio ’ che pesano di più sulle
tasche degli italiani e dunque sulle casse dello Stato – dichiara Rossella Miracapillo, responsabile
dell’Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori – Sostenere come sostengono i
medici della Fimmg, che bisogna far ricorso alla ‘non sostituibilità’, ossia impedire che il farmacista
offra il farmaco equivalente a prezzo più basso al cittadino, è davvero incomprensibile”.
L’associazione ricorda che altrove, come in Germania e in Inghilterra, il 40% dei cittadini si cura
con i farmaci equivalenti. “I tedeschi e gli inglesi si curano peggio o i medici sono forse meno
interessati alla griffe?”, continua Miracapillo, che aggiunge: “Ci risulta addirittura che in alcuni
casi le prescrizioni riportino una dicitura ‘sostituibile con farmaco equivalente nei principi attivi
ed eccipienti’, praticamente impossibile fare questa verifica a qualunque farmacista. Di fatto, la
dicitura impedisce la sostituibilità. La non sostituibilità costringe a pagare di tasca propria una
differenza talvolta anche di parecchi euro, a beneficio delle aziende, solo perché il medico ha
deciso che così deve essere”.
“Come associazione di tutela dei consumatori, ci chiediamo come mai solo in Italia i medici
mostrino così forte resistenza al farmaco equivalente. Quali sono gli interessi che si vanno a
tutelare in questo modo? Non certo quelli dei cittadini – conclude Miracapillo – La non
sostituibilità ha fatto sborsare ai cittadini oltre 600 milioni di euro nel 2011, solo per portare a casa
un farmaco griffato, invece di un equivalente”. Da qui la richiesta ai medici di “un atto di
responsabilità” e l’invito a denunciare chi “abusi” della non sostituibilità