Storia della Poliomielite

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Storia della Poliomielite
Mezzo secolo fa, il 12 Aprile del 1955, venne diffusa la notizia che il vaccino per la poliomielite
sviluppato da Jonas Salk era stato provato con successo. Cinquant’anni dopo, per celebrare questo
importante evento, negli Stati Uniti sono stati pubblicati tre libri che, da diverse prospettive,
ripercorrono la storia di questa scoperta: Polio di David Oshinsky, Splendid Solution di Jeffrey
Kluger e Living with Polio di Daniel Wilson.
Questa malattia ha origini molto antiche: una stele egizia del 1400 a.C., esibita al Museo Glypotek
di Copenhagen, ritrae un uomo con una gamba sottile e anchilosata che sembra essere dovuta
proprio alla polio.
La poliomielite è una malattia infettiva di origine virale – data dal poliovirus – che, nel 5% dei
colpiti, causa paralisi alle gambe e alle braccia. Nei casi più gravi attacca i centri respiratori e per
tenere in vita il paziente è necessario ricorrere al polmone d’acciaio. Nel restante 95% dei casi la
malattia è asintomatica oppure porta a sintomi lievi, molto simili ai classici influenzali.
Nella prima metà del ’900 il virus mieté numerose vittime in tutto il mondo; l’infezione veniva
contratta principalmente attraverso acqua e latte infetti, ma anche tramite il contatto con persone
contagiate.
Estese epidemie colpivano soprattutto i bambini, paralizzandone migliaia
ogni anno; nel 1921 anche Franklin Delano Rooswelt, prima di diventare
presidente degli Stati Uniti, fu colpito dalla polio.
Vari scienziati si dedicarono quindi a tempo pieno nella ricerca di una
cura per questa terribile malattia; purtroppo, data l’incapacità di coltivare
il virus in laboratorio, non era possibile creare un vaccino per la
poliomielite.
Soltanto dopo la fine della II Guerra Mondiale grazie al lavoro di 3
ricercatori della Harvard Medical School sul poliovirus, questo ostacolo fu
superato. I tre scienziati in questione, John F. Enders, Frederick C.
Robbins e Thomas H. Weller, furono premiati con il premio Nobel in
medicina nel 1954.
Jonas Salk
In quello stesso anno Jonas Salk, dell’Università di
Pittsburgh, annunciò di aver scoperto un vaccino: si trattava di poliovirus
uccisi con una sostanza chimica, la formaldeide. L’anno successivo le
Autorità Sanitarie Americane approvarono il vaccino Salk, promuovendo
ingenti vaccinazioni di massa. Tuttavia, in alcuni lotti, il virus non venne
completamente ucciso, causando vari casi di malattia in persone che si
erano sottoposte al vaccino.
Il Governo Americano interruppe il programma di vaccinazione e le
critiche a Salk furono molto feroci.
Nel 1957, quando ancora era aperta la ferita del vaccino Salk, Albert
Sabin, uno scienziato americano di origine polacca presentò un nuovo
vaccino in cui i ceppi virali erano vivi, ma attenuati nella loro Albert Sabin
patogenicità (capacità di provocare la malattia).
Mentre negli Stati Uniti il nuovo vaccino incontrò forti ostacoli, l’Unione Sovietica lo adottò quasi
subito, così come gli altri Paesi dell’Est.
Solo nel 1960 anche gli Stati Uniti approvarono il vaccino Salk, che ebbe allora una diffusione
mondiale.
A Sabin, oltre al merito di aver generato il vaccino più usato fino a pochi anni fa, va riconosciuto
che egli non ha mai brevettato la sua scoperta, rendendo così possibile la vaccinazione di massa
anche nei paesi più poveri.
Molti anni più tardi anche il vaccino Salk fu riconosciuto sicuro, sebbene meno efficace rispetto al
Sabin.
Col tempo è stato riscontrato che il vaccino Sabin può provocare una caso di paralisi ogni 700.000
prime dosi somministrate; così, le Autorità Sanitarie Mondiali hanno deciso di modificare lo
schema di vaccinazioni. Dal 1gennaio 1999 una prima immunità al poliovirus viene fornita con il
vaccino Salk a virus uccisi, mentre il secondo richiamo viene effettuato coi virus attenuati di Sabin.
Ad oggi, i paesi endemici per la poliomielite sono 6 (erano 125 nel 1988): Nigeria, India, Pakistan,
Egitto, Afghanistan e Niger. A questi si devono aggiungere poi i paesi in cui il virus si è ristabilito e
quelli che lo hanno importato dalla Nigeria, che nel 2003 ha rifiutato la vaccinazione. Fra questi c’è
lo Yemen, dove il 29 aprile l’OMS ha segnalato 18 nuovi casi.
Marco Cambiaghi
15/07/2007
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