come affrontare gli esercizi di logica

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COME AFFRONTARE GLI ESERCIZI DI LOGICA
La parte di LOGICA, all’interno del quiz di ammissione, ricopre un ruolo fondamentale. Le
domande di questa sezione sono, infatti, le più numerose e a parità di punteggio totale, passerà
chi possiede il punteggio più alto alla maturità e a parità anche di quest’ultimo chi avrà risposto
correttamente al maggior numero di quesiti di LOGICA.
Poiché le tipologie di esercizi che possono essere affrontati sono di diversi generi, abbiamo
ritenuto utile provare a classificarle per facilitare l’approccio con essi.
SOMMARIO
1. Brani
pag. 2
2. Sillogismi
pag. 6
3. Problemi
pag. 7
4. Proporzioni logiche
pag. 9
5. Conoscenza della lingua italiana
pag. 12
6. Cultura generale
pag. 15
1
I - BRANI
Negli ultimi anni i BRANI sono diventati esercizi cardine della parte di logica (nonostante il
numero di quelli proposti dal quiz 2005/06 fosse ridotto).
Essi possono richiedere nozioni deducibili dal testo, ma anche conoscenze non ricavabili dal brano.
Prevalentemente le tipologie di brani presentati sono:
A) COMPRENSIONE DEL SIGNIFICATO DEL BRANO PROPOSTO:
•
•
•
In alcuni brani è necessario capire l’argomento del testo e la tesi sostenuta, che
permetterà poi di scegliere tra le cinque risposte date quella più coerente, o quella da
escludere (a seconda della richiesta che farà l’esercizio).
Spesso è anche richiesto di capire i nessi logici che legano le parole in una frase e le frasi
in un periodo, senza necessariamente comprendere la tesi sostenuta dal brano.
Può inoltre essere richiesto il carattere del brano, l’assegnazione di un titolo o il
significato di una parola in esso contenuto. Questi quesiti di carattere semantico, hanno
lo scopo di sondare la conoscenza del significato di alcuni termini della lingua italiana,
di uso più o meno comune. Spesso si avvalgono anche di esercizi come “sinonimi e
contrari” ma, il più delle volte, i significati sono deducibili dal testo.
Esempio: Brano n°1
Leggere attentamente il brano e rispondere alle domande
La prima ispezione del cielo renderà manifesto all’osservatore che le stelle differiscono
tra loro in luminosità apparente. Queste differenze dipendono da due fattori principali:
luminosità differenti e il fatto che le stelle sono situate a distanze diverse dalla Terra.
Fu Ipparco, nel 127 a.C., che per primo divise le stelle in sei differenti categorie di
luminosità.
Le più brillanti furono dette di prima grandezza o magnitudine, le prossime di seconda e
così via fino alla sesta, la più debole, in modo approssimato, che possa essere vista a
occhio nudo in una notte chiara senza luna. Questo semplice sistema era ben adeguato
per l’astronomia prima dell’invenzione del telescopio ma risultò troppo empirico
quando, nel secolo XIX, le osservazioni astronomiche cominciarono a fare rapidi
progressi e, nel 1850 circa, ebbe una definizione precisa. In quest’epoca fu concordato di
basare il sistema di magnitudini in una scala logaritmica, in base alla quale una stella di
prima grandezza era 2.512 volte più luminosa di una stella di seconda grandezza. Questo
significava in pratica che una stella di sesta grandezza era circa cento volte meno
luminosa di una stella di prima grandezza. Oggigiorno abbiamo anche alcune stelle della
cosiddetta grandezza negativa con il concetto che sono più luminose delle stelle di
grandezza zero. Per esempio, nel caso di Sirio (Alpha Canis Maioris), la sua luminosità è
rappresentata da -1.6, che significa che è di 1.6 grandezze più luminosa di una stella di
grandezza 0.0. In questa scala di luminosità, il pianeta Venere, al suo massimo splendore
nei cieli della sera e del mattino, è di circa mag -3.0; la Luna è -12.0; il Sole -27.0.
Comunque, perfino gli astronomi antichi si resero conto che numeri interi di magnitudine
erano insufficienti per qualificare le esatte differenze fra le stelle e usarono le frazioni di
una magnitudine intera, per esempio una e un terzo. Gli astronomi moderni usano un
sistema decimale e rappresentano le stelle a un decimo, un centesimo, e perfino un
millesimo di magnitudine, usando uno strumento chiamato fotometro che può percepire,
con mezzi elettronici, differenze minime nella luminosità delle stelle. Un osservatore
2
esperto che si sia molto esercitato, può scoprire, con il semplice occhio nudo differenze
di un decimo di grandezza.
Le carte stagionali omettono molte delle stelle più deboli visibili a occhio nudo,
semplicemente perché non sono necessarie per il riconoscimento dei principali gruppi di
stelle e per gli spostamenti stagionali delle costellazioni. Le carte più dettagliate, tuttavia,
riportano un numero molto maggiore di stelle, includendo tutte quelle visibili a occhio
nudo e alcune che si possono vedere soltanto con binocoli e piccoli telescopi. Esse
includono anche molti corpi celesti di interesse per l’osservatore.
DOMANDE:
1. Il titolo che meglio esprime il contenuto del brano è:
A)
B)
C)
D)
E)
Breve storia dell’astronomia;
L’osservazione delle stelle;
Ipparco e la luminosità delle stelle;
La luminosità delle stelle;
Metodi antichi e moderni per l’analisi delle stelle.
2. Tra i significati sotto elencati di cinque parole che compaiono, sottolineate, nel
testo, uno è impreciso. Quale?
A)
B)
C)
D)
E)
Magnitudine: unità di misura della massa dei corpi celesti;
Empirico: basato soltanto sulla pratica, non scientifico;
Qualificare: esprimere;
Esercitato: addestrato;
Manifesto: chiaro;
3. Quale delle seguenti affermazioni può essere dedotta dal brano?
A) Una stella di terza grandezza è circa: 3.5 volte più luminosa di una stella di
quarta grandezza;
B) Una stella di terza grandezza è circa: 6.25 volte più luminosa di una stella di
quinta grandezza;
C) Una stella di terza grandezza è circa: 2.5 volte più luminosa di una stella di
seconda grandezza;
D) Una stella di terza grandezza è circa: 5.4 volte meno luminosa di una stella di
prima grandezza;
E) Una stella di terza grandezza è circa: 7.5 volte meno luminosa di una stella di
grandezza zero;
3
4. Delle seguenti affermazioni una sola è FALSA. Quale?
A) La luminosità apparente di una stella è funzione della distanza della stella dalla
Terra;
B) Osservatori esperti possono scoprire a occhio nudo differenze di luminosità di
un decimo di grandezza;
C) Il fotometro consente di percepire differenze di luminosità di un millesimo di
magnitudine;
D) Venere raggiunge la sua massima luminosità nelle ore centrali della notte;
E) Le carte più dettagliate riportano tutte le stelle che si possono vedere a occhio
nudo ed anche quelle che si possono vedere soltanto con binocoli o piccoli
telescopi.
5. Cosa si usa per misurare la variazione della distanza di una stella dalla Terra?
A)
B)
C)
D)
E)
Le tre leggi di Keplero;
La spettrometria e l’effetto Doppler;
I satelliti per le telecomunicazioni;
Le sonde spaziali;
La visualizzazione tramite telescopio.
B) BRANI CHE RICHIEDONO CONOSCENZE NON RICAVABILI DAL TESTO:
In questo gruppo di esercizi vengono richieste delle nozioni di cultura generale, dunque non
deducibili dal testo stesso.
Esempio: Brano n°1 (quinta domanda)
C) BRANI CON SPAZI DA RIEMPIRE:
•
•
Questi testi presentano dei buchi che andranno completati con parole proposte
dall’esercizio.
Oltre a leggere attentamente il brano vi consigliamo di:
- Inserire nel primo spazio la parola che vi sembra più attinente e verificare poi le altre;
- Fare attenzione alla sintassi del brano, ai sinonimi, al significato del testo stesso poiché
potranno esservi di aiuto nello svolgere l’esercizio, in quanto il più delle volte le cinque
risposte sono formate da parole con significato simile.
Esempio: Brano n°2
Leggere attentamente il brano e rispondere alle domande
“Nell’ epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini non avevano difficoltà nel
trovare una spiegazione ai loro sogni. Quando al risveglio ricordavano un sogno, lo
consideravano una manifestazione favorevole od ostile di (1) __________ superiori,
demoniache e divine.
4
Allorché cominciarono a diffondersi (2)__________ naturalistiche, tutta questa
ingegnosa (3)__________ si cambiò in (4)___________, ed oggi solo un’esigua
minoranza delle persone istruite dubita che i sogni siano un prodotto della mente del
sognatore. (…) Nella (5)_________ del significato dei sogni si possono distinguere tre
correnti di pensiero…”
Sigmund Freud, “Il sogno e la sua interpretazione”
DOMANDE:
1. Le parole mancanti sono:
A)
B)
C)
D)
E)
valutazione/i; 2- dottrina/e; 3- mitologia/e; 4- potenza/e; 5- psicologia/e;
mitologia/e; 2- psicologia/e; 3- dottrina/e; 4- potenza/e; 5- valutazione/i;
dottrina/e; 2- potenza/e; 3- mitologia/e; 4- valutazione/i; 5- psicologia/e;
valutazione/i; 2- mitologia/e; 3- dottrina/e; 4- potenza/e; 5- psicologia/e;
potenza/e; 2- dottrina/e; 3- mitologia/e; 4- psicologia/e; 5- valutazione/i;
2. Delle seguenti interpretazioni delle parole di Freud che aprono il primo
capitolo della sua opera Il sogno, UNA E’ INFONDATA:
A) la convinzione che i sogni abbiano un significato non è una conquista della
scienza moderna;
B) anche in epoca prescientifica era diffusa la convinzione che i sogni avessero un
significato;
C) all’inizio del XX secolo nessuno più ignorava che i sogni provengono dalla
nostra mente;
D) all’inizio del XX secolo non c’era un accordo generale sul significato da
attribuire ai sogni;
E) i sogni sono stati considerati per lungo tempo messaggi di entità misteriose.
Consigli:
1. Lettura attenta del titolo del brano (se presente) e della domanda, prestando attenzione a
ciò che richiede (deducibile, non deducibile, conoscenza personale…).
2. Lettura ancora più attenta del brano con occhio di riguardo su ciò che vi viene richiesto
dall’esercizio.
3. Sottolineare o evidenziare le parti che si ritengono salienti e cruciali per lo svolgimento
del quiz.
4. Non sono richiesti pareri personali, attenti a quello che vi chiede il testo e non
abbandonatevi a libere interpretazioni!
5. Ricerca della risposta:
nel brano,
nella propria cultura personale,
dal vicino (solo se fidato!).
5
II – SILLOGISMI
La risoluzione dei problemi di carattere logico, specie se si tratta di sillogismi, richiede
un’attenzione “maniacale” al testo della domanda e soprattutto ai nessi logici, cioè ai connettivi
logici (che hanno un significato molto preciso) come: e, o, non, se, solo se, chi, solo chi.
Esempio 1:
La frase “CERTE ragazze che spiegano ai Pre-Post NON sono carine” implica sicuramente
che:
•
•
•
•
C’è almeno una ragazza NON carina tra quelle che spiegano ai Pre-Post;
C’è almeno una ragazza carina tra quelle che spiegano ai Pre-Post;
In sintesi l’insieme delle ragazze che spiegano ai Pre-Post, secondo il criterio di bellezza,
si divide in due: carine e non carine e nessuno di questi due sottoinsiemi è vuoto;
Non è però escluso che ci possano essere altri sottoinsiemi all’interno dell’insieme delle
ragazze che spiegano ai Pre-Post; ad esempio le ragazze carine possono essere alte o basse
(ma questo non ha niente a che fare con questa frase).
Esempio 2:
“vado alla festa finale dei Pre-Post SE ho voglia”
“vado alla festa finale dei Pre-Post SOLO SE c’è una ragazza che mi piace”
a) La proposizione che segue immediatamente il SE (nel nostro caso “ho voglia”) è quella
che implica l’altra proposizione (“vado alla festa finale dei Pre-Post ”)
b) Invece, la proposizione che segue immediatamente il connettivo SOLO SE (nel nostro
caso “ c’è una ragazza che mi piace” ) è la condizione implicata dall’altra proposizione
(“vado alla festa finale”).
Quindi, si può affermare con certezza:
•
•
•
•
E’ possibile che ci siano altri fattori oltre alla voglia (ad esempio il fatto che è una bella
giornata) che mi facciano andare alla festa;
Il fatto che io vada alla festa implica per forza che ci sia una ragazza che mi piace
(ATTENZIONE: secondo il rigore delle implicazioni date dai connettivi di cui sopra, non
è la presenza della ragazza che mi ha fatto andare alla festa, anche se questo fatto
contraddice l’intuizione!);
Invece, il fatto che ci sia una ragazza che mi piace alla festa, NON implica che io vada per
forza alla festa. Se la frase fosse stata: “vado alla festa finale dei Pre-Post SE E SOLO SE
c’è una ragazza che mi piace” avrebbe implicato che se c’è una ragazza che mi piace alla
festa io ci vado di sicuro.
Nota di redazione: noi alla festa ci andiamo di sicuro!!!
6
La concezione aristotelica di induzione
Secondo Aristotele, la conoscenza umana si può svolgere in due direzioni, scegliendo una delle due
seguenti vie: avere una prima conoscenza sensibile del particolare e da questa risalire all'universale
(via dell'induzione, appunto), o seguire la strada opposta, cioè partire dall'universale per andare al
particolare (via della deduzione).
La differenza sostanziale fra induzione e sillogismo (o ragionamento deduttivo), sarebbe insita, nel
termine medio del ragionamento stesso. Infatti, questo, nel primo caso (induzione) è un semplice
fatto, mentre nel caso della deduzione funge da perché sostanziale. Quindi:
Sillogismo deduttivo:
Tutti gli uomini sono animali,
Tutti gli animali sono mortali,
Dunque tutti gli uomini sono mortali
Il termine medio qui è "animale" e costituisce di fatto la connessione necessaria tra i due estremi.
Il termine medio in questo caso è ciò che solo rende possibile l'affermazione che tutti gli uomini
sono mortali. Esso è la conditio sine qua non. Esso spiega e dimostra, ci fa pervenire ad una
conclusione valida sempre, quindi è ciò che ci dice che gli uomini moriranno tutti, prima o poi,
perché sono sostanzialmente animali.
Ragionamento induttivo:
L'uomo, il cavallo e il mulo sono longevi,
L'uomo, il cavallo e il mulo sono animali senza fiele,
Dunque gli animali senza fiele sono longevi
Il termine medio qui è "essere senza fiele" e compare solo nella conclusione. Questo significa che
esso non serve a connettere proprio nulla, ma semplicemente è un fatto. L'induzione, in definitiva,
non dimostra niente, e vale solo nella totalità dei casi in cui si riscontra l'effettiva validità.
.
Per fare un esempio pratico:
•
•
•
Tutti i gli uomini sono mortali
Tutti i greci sono uomini
Tutti i greci sono mortali
Nell'esempio in questione, uomo, mortale e greco sono termini rispettivamente minore, maggiore e
medio.
Per ulteriori approfondimenti riguardo la teoria degli insiemi, utile per la
risoluzione dei sillogismi, cliccate sul link “Insiemi.pdf”.
7
III - PROBLEMI
Leggere il brano e rispondere alle domande.
Luisa, Marcella, Giulia e Riccardo devono sostenere l’esame finale di lingua inglese il giorno
venerdì 14 ottobre e desiderano ripassare insieme almeno per una volta, solamente al
pomeriggio o alla sera, prima dell’esame. Si risponda ai quesiti che seguono sapendo che:
1. Luisa può studiare soltanto lunedì sera, martedì sera, mercoledì sera e giovedì pomeriggio e
sera;
2. Marcella può studiare soltanto lunedì sera, mercoledì sera, giovedì sera e martedì
pomeriggio e sera;
3. Giulia può studiare soltanto mercoledì sera e giovedì sera, martedì pomeriggio e lunedì
pomeriggio e sera;
4. Riccardo può studiare i pomeriggi e le sere del martedì e del giovedì, il pomeriggio del
lunedì e la sera del mercoledì.
DOMANDE:
1. Se il gruppo dovesse incontrarsi due volte, i giorni potrebbero essere:
A)
B)
C)
D)
E)
Mercoledì e giovedì;
Martedì e mercoledì;
Lunedì e venerdì;
Martedì e giovedì;
Lunedì e mercoledì.
2.Se Luisa decidesse di studiare tutte le sere:
A)
B)
C)
D)
E)
avrebbe almeno due compagni di studio per sera;
l’incontro con gli altri tre studenti potrebbe avvenire soltanto lunedì o martedì;
dovrebbe studiare da sola il lunedì sera;
non riuscirebbe mai ad incontrare Riccardo;
nessuna delle precedenti risposte è corretta.
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Lun.
P
Mar.
S
P
LUISA
X
MARCO
X
X
X
X
GIULIA
X
RICCARDO
X
•
X
Mer.
S
S
P
S
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
P
Gio.
X
X
X
L’esercizio proposto appartiene ad una vasta categoria dei problemi.
In alcuni di essi, i dati (cioè i vincoli che il problema pone alla soluzione) sono troppi per essere
tenuti tutti a mente, e il più delle volte sono scritti in maniera prolissa.
In questi casi è dunque necessario riorganizzarli in forma sintetica.
N.B.: scrivere i dati occupa tempo ed energia, ma riduce molto il rischio di errori, perciò dovrete
valutare voi quando può essere vantaggioso!
•
Questo può voler dire trascrivere testualmente i dati e/o produrre uno schema che permetta di
usarli agevolmente. Alcuni vincoli potrebbero essere contenuti nel testo in maniera implicita,
invece che essere chiaramente indicati dopo il testo. Bisogna fare attenzione a non tralasciare
questi vincoli.
In alcuni problemi, la rappresentazione grafica è assolutamente irrinunciabile, come nel caso
dell’esercizio qui riportato.
Attenzione però! - Nel fare gli schemi si può incorrere nell’errore di omettere informazioni, o
utilizzare una forma di schema non adatta, o addirittura aggiungere dati non direttamente
deducibili dal testo, precludendo così la via di soluzione.
•
Ogni esercizio dovrà iniziare con la lettura del testo. Ciò vuol dire che bisogna leggere tutto
(anche le domande!) prima di cominciare lo svolgimento, così da focalizzare l’attenzione
direttamente su ciò che è richiesto e quindi sintetizzare al meglio i dati.
Dopo aver letto attentamente il testo converrà provvedere (ove sia necessario e/o possibile) ad
una rappresentazione schematica del problema, e riportare i vincoli sullo schema. Molto spesso
alcuni dati sono certi, ovvero assegnano delle condizioni non ambigue. Altri invece
richiederanno un ragionamento o un procedimento per tentativi. E’ sempre conveniente partire
dai dati certi, riportarli sullo schema e poi proseguire per deduzione o per tentativi. In questi casi
sarà comunque utile riportare in piccolo (a matita) sullo schema i propri tentativi (come si fa ad
esempio per il sudoku)
9
IV - PROPORZIONI LOGICHE
Dal punto di vista matematico, si dice che quattro numeri sono in proporzione fra loro se il
rapporto (inteso come divisione aritmetica) fra il primo e il secondo, è uguale al rapporto tra il
terzo e il quarto. Chiamiamo membri le espressioni presenti a sinistra e a destra dell’uguale,
composti ognuno da due termini. In logica invece la proporzione è un’uguaglianza tra relazioni
logiche: la relazione tra il primo e il secondo termine è uguale a quella tra il terzo e il quarto.
Vediamo come, quando uno o più termini della proporzione sono incogniti, è possibile risalire al
loro valore individuando il tipo di relazione tra i termini.
Che tipo di relazioni cercare? Tipicamente, le relazioni da ricercare possono essere basate su
(cominciando dalle più probabili):
•
•
•
•
Nessi fra conoscenze di storia (fatti, luoghi, protagonisti), geografia (luoghi, province,
monti...), letteratura e arte (artisti, opere, correnti...).
Relazioni parentali o sociali tra i termini (padre-figlio, mestiere-luogo di lavoro...) .
Relazioni lessicali-linguistiche (sinonimi, contrari...).
Rapporti temporali o spaziali (consequenzialità, dentro-fuori, prima-dopo...).
La ricerca di relazioni basate su proprietà delle parole (numero di lettere, ordine alfabetico delle
iniziali...) è la nostra ultima spiaggia, e cercheremo di evitarla in ogni modo.
1. Caso più semplice: sono noti tre termini su quattro:
Se un solo termine è incognito, si può ricavare la relazione logica dal membro in cui compaiono
entrambi i termini.
Esempio:
Australia : Canberra = X : Oslo.
a.
b.
c.
d.
e.
X = Sydney
X = Svezia
X = Norvegia
X = Glomma
X = Strasburgo
Dal primo membro si capisce che la relazione da trovare è “ha per capitale...”; in questo caso
quindi la ricerca procede cercando cosa o chi “ha per capitale” Oslo, cioè la Norvegia.
10
2. Caso in cui sono noti entrambi i termini di un solo membro:
Sono dati i primi due termini.
Esempio:
Umberto I : Vittorio Emanuele III = X : Y
a.
b.
c.
d.
e.
X = Umberto II ; Y = Maria Josè
X = Savoia ; Y = Nizza
X = Prodi ; Y = Fini
X = Priamo ; Y = Enea
X = Sean Connery ; Y = Harrison Ford
In casi come questo capiamo che fra i due termini di ogni membro sussiste la relazione “è padre
di...”. La proporzione, in questa situazione, potrebbe essere completata in innumerevoli modi,
tutti validi (Tony Curtis - Jamie Lee Curtis; “l’ozio” – “i vizi”; Priamo – Enea...); perciò non
resta che scegliere tra le alternative date una coppia di termini, in qualsiasi ambito, ma fra cui
sussista esattamente la stessa relazione.
Attenzione - l’ambito è diverso, è la relazione a rimanere uguale. Quindi non lasciamoci
ingannare da alternative che “restano in tema”, ma non centrano il punto: l’uguaglianza della
relazione (nell’esempio, scartiamo “X = Umberto II; Y = Maria Josè”. Infatti, si parla sempre di
re sabaudi, ma la relazione è unione coniugale! Invece Priamo “è padre di” Enea, pur
appartenendo ad un ambito totalmente diverso da Umberto I. Perciò è giusta la risposta d.).
3. Caso in cui sono noti il primo e il terzo termine (o il secondo e il quarto).
Esempio:
Insetti : X = Fossili : Y
a.
b.
c.
d.
e.
X = Animali ; Y = Piante
X = Dinosauri ; Y = Coleotteri
X = Puntura ; Y = Prurito
X = Psicologia ; Y = Intuizione
X = Entomologo ; Y = Paleontologo
In questo caso, i due termini dati ci dettano i due ambiti differenti cui si riferiscono i due
membri, ma non la relazione fra i termini. Anche in questo caso potremmo completare la
proporzione in molti modi corretti (I – F, ipotizzando una relazione “inizia per...”; piante –
rocce, ipotizzando una relazione “sta in...”). Prendendo una per una le alternative, ognuna ci
suggerisce una relazione per il primo membro.
Quella giusta è l’unica che riproduce esattamente la stessa relazione anche al secondo membro.
Ad esempio la risposta a. suggerisce una sensata relazione di appartenenza (fra Insetti e
Animali), ma questa non è verificata al secondo membro, sostituendo Y con Piante (i Fossili
non sono Piante), mentre la e. suggerisce, sostituendo X con Entomologo, la relazione “sono
l’oggetto di studio di...”, che “funziona” anche quando andiamo a sostituire Y con Paleontologo.
La e. è perciò quella corretta.
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4. Caso “incrociato”: sono dati il primo e il quarto termine (o il secondo e il terzo).
Esempio:
14 luglio 1789 : X = Y : Battaglia di Lepanto
a.
b.
c.
d.
e.
X = 13 settembre 1598 ; Y = Filippo II
X = Presa della Bastiglia ; Y = 7 ottobre 1571
X = Breccia di Porta Pia ; Y = 20 settembre 1870
X = Presa della Bastiglia ; Y = 12 ottobre 1492
X = Napoleone Bonaparte ; Y = Don Juan d’Austria
In questo caso, non ci è data la relazione che lega le due coppie di termini fra loro, né i due
contesti cui appartengono il primo e il secondo membro. Perciò, sembra naturale cominciare a
provare tutte le possibilità alla ricerca di una proporzione sensata; prima, però, è bene notare che
sappiamo già molto: il tipo del primo termine (una data) e il tipo del quarto (un evento storico),
il che ci dà un’idea del tipo di relazione che c’è fra i due termini di ogni coppia, e anche un’idea
degli ambiti cui appartengono il primo e il secondo membro (due ambiti storici).
Perciò, anche se inizialmente ci sembra di non capirci molto, in realtà abbiamo abbondanti
informazioni, che ci possono consentire di individuare la risposta giusta, anche se non ci
ricordiamo che la presa della Bastiglia avvenne il 14 luglio 1789 e che la battaglia di Lepanto
ebbe luogo il 7 ottobre 1571...
Infatti, possiamo comunque scartare la a., perché mette in relazione una data con un’altra data,
mentre sappiamo che il secondo termine è un fatto; la c. associa il giusto tipo in ogni posizione
(data : fatto = data : fatto) ma i termini non sono in alcuna relazione fra loro: per accorgercene
basta che ci ricordiamo anche una sola fra queste cose: che nel 1789 non è stata aperta la breccia
di Porta Pia, che nel 1870 non ha avuto luogo la battaglia di Lepanto, che metteremmo l’evento
“breccia di Porta Pia” e la data in cui esso avvenne (20 settembre 1870) in due membri diversi,
cioè non in relazione fra loro ma con altri.
12
V - CONOSCENZA DELLA LINGUA ITALIANA
Un’altra categoria di esercizi, inserita nel test di ammissione dal 2000, riguarda proprio la
conoscenza della lingua italiana.
Ovviamente non è possibile ripetere in questa sede tutte le singole regole riguardanti questa
vastissima materia, ma riteniamo utile ricordare le differenze che caratterizzano i vari ambiti della
grammatica in modo tale che saprete cosa richiede una domanda riguardante la morfologia, la
sintassi, l’ortografia oppure il lessico.
¾ Morfologica:
descrive e analizza la FORMA delle parole e i suoi mutamenti in rapporto alla funzione che
le singole parole svolgono nel discorso (es. cosa è un nome, un aggettivo ecc…).Le parole
sono ripartite in nove categorie grammaticali, dette parti del discorso, che a loro volta si
possono dividere in due gruppi:
⇒ parti variabili: articolo, nome, aggettivo, pronome, verbo;
⇒ parti invariabili: avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione o esclamazione.
¾ Sintassi:
studia il modo in cui le parole si combinano tra loro a formare le frasi o proposizioni e le
loro funzioni logiche.
¾ Ortografia:
riguarda la maniera corretta di scrivere le parole.
¾ Lessico:
è l’insieme di tutte le parole che formano una lingua e ogni parola ha un suo uso adeguato e
appropriato.
Possono inoltre essere presenti quiz riguardanti la punteggiatura.
¾ Punteggiatura:
è un insieme di segni convenzionali che servono a regolare e a scandire, nella pagina
scritta, il flusso delle parole, delle frasi e dei periodi, in modo da riprodurre il più
fedelmente possibile le intonazioni espressive del parlato.
1. Il PUNTO: indica una pausa lunga o uno stacco netto e quindi si pone alla fine di una
frase di senso compiuto o di un periodo. Dopo il punto, si usa sempre l'iniziale maiuscola.
Il punto si usa anche:
- nelle abbreviazioni
- nelle sigle
2. La VIRGOLA: indica una pausa breve.
Di solito si usa:
- nelle enumerazioni e nelle descrizioni, tranne che per l'ultimo elemento dell'elenco o
della descrizione che è preceduto non dalla virgola ma dalla congiunzione e: " Ho
bisogno di pane, olio, burro e frutta";
- nelle frasi coordinate per asindeto, cioè senza l'aiuto della congiunzione e. Anche in
questo caso, se le frasi collegate per asindeto sono più di due, l'ultima è preceduta dalla
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congiunzione e: " Si alzò, si lavò in fretta, si truccò il viso, una rapida colazione e uscì";
- quando ci si rivolge a qualcuno interpellandolo: " Paolo, ricordati di andare a trovare
la zia"; " Ricordati, Paolo, di andare a trovare la zia";
- prima e dopo un inciso: "Bernardo, lo zio di Laura, è ingegnere";
- prima delle congiunzioni ma, però, tuttavia, anzi: " Non sto bene, ma devo partire lo
stesso";
- per separare dalla proposizione reggente una frase subordinata introdotta da benché,
sebbene, anche se, per quanto, poiché, giacché, quando, mentre, se (con valore
ipotetico): "Ti ho preparato un bel regalo, anche se non te lo meriti".
NON si usa:
- tra soggetto e verbo;
- tra verbo e complemento oggetto;
- tra proposizione principale e proposizione soggettiva, oggettiva o interrogativa
indiretta. Non si può scrivere: "E' evidente, che ha ragione Paolo"; "Fammi sapere,
quando verrai";
- davanti alla congiunzione copulativa negativa né e alle congiunzioni disgiuntive o,
oppure quando sono usate in un’elencazione: " Non vuole né mangiare né dormire";
- davanti alla seconda congiunzione di una correlazione: " Sia tu sia io parliamo lo
spagnolo".
3. Il PUNTO E VIRGOLA: segna una pausa di media durata, più lunga e più forte della
virgola, meno forte del punto.
Si usa:
- in alternativa al punto, all'interno di un periodo per separare due o più proposizioni,
quando lo stacco logico tra esse non è così netto da richiedere il punto;
- in alternativa alla virgola, nelle enumerazioni e negli elenchi, quando i singoli elementi
sono accompagnati da un'apposizione o da un'espansione più o meno lunga (es. " Nel
buio, l'uomo scorse un bambino, alto e robusto per la sua età; una donna vestita
malamente di stracci; una ragazzina che poteva avere sì e no quindici anni; e, infine, un
vecchio, che pareva il diavolo in persona").
4. I DUE PUNTI: indicano che le parole che seguono sono una conseguenza o una
spiegazione di quello che è stato detto prima.
Perciò si usano:
- per introdurre un elenco;
- per introdurre un esempio o una citazione;
- per introdurre un discorso diretto;
- per introdurre una precisazione o una spiegazione.
¾ Maiuscole:
alcuni esercizi possono anche richiedere il corretto utilizzo delle maiuscole.
Si usano:
- all’inizio di un periodo e dopo un punto fermo;
- dopo un punto esclamativo o interrogativo;
- all'inizio di un discorso diretto;
- con nomi propri di persona e animali, cognomi, soprannomi e appellativi;
- con nomi di festività religiose;
- con nomi indicanti istituzioni, enti, associazioni, partiti, squadre sportive: lo Stato, la
Chiesa, la Croce Rossa, il Provveditorato agli studi ecc... .
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- nomi come stato, chiesa, parlamento richiedono l'iniziale maiuscola quando indicano
effettivamente un’istituzione ("La Chiesa per lunghi secoli ha costituito l'unica fonte di
autorità"), ma non quando sono usati con un altro significato ( "La chiesa di san Nereo
è molto antica");
- con numeri cardinali sostantivati che indicano i secoli e i nomi che indicano periodi
storico-culturali o avvenimenti storico-politici di grande importanza: il Trecento,
l’Ottocento, il Rinascimento, l'Illuminismo, i Vespri siciliani, la Rivoluzione francese;
- con nomi di uffici, ditte, associazioni.
PRINCIPALI FIGURE RETORICHE
Allegoria: figura retorica per la quale l’ immagine proposta dal poeta diventa allusione ad un’ altra
realtà, di diverso ordine, che il lettore deve scoprire. Ad esempio Pascoli, nella poesia X agosto,
presenta questa immagine: “ Ritornava una rondine al tetto: / l’ uccisero: cadde tra spini: / […] /
Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; / […]. Nell’ immagine della
rondine uccisa si deve scorgere l’ assassinio del padre del poeta.
Allitterazione: figura retorica che consiste nella ripetizione dello stesso suono, di preferenza
consonantico, all’inizio di due o più parole legate dal senso. "La madre or sol, suo dì tardo traendo"
Anacoluto: figura retorica che consiste nel cominciare un costrutto senza portarlo a termine
(lasciandolo in tal modo in sospeso), per usarne un altro. "Quelli che muoiono, bisogna pregare
Iddio per loro"
Anafora: figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola o di un sintagma, all’inizio di
frasi o versi successivi, per conferire enfasi agli elementi stessi.
Antitesi: figura retorica che comporta l’accostamento che contrappone due elementi, parole o frasi o
concetti o immagini, di senso opposto.
Antonomasia: figura retorica con la quale si sostituisce un nome proprio famoso con altro, comune,
che lo caratterizza per qualità o proprietà universalmente note o, viceversa, si indica con un nome
proprio famoso persona o cosa che ne posseggono le caratteristiche.
Asindeto: figura retorica che implica la mancanza di congiunzioni coordinative nell’unione di parole
o frasi.
Assonanza: figura retorica che consiste nella somiglianza di suono tra parole diverse, in particolare
tra parole che presentano consonanti diverse e vocali uguali.
Ellissi: (da non confondere con quella geometrica!!!). Figura retorica che consiste nell’ omissione di
uno o più elementi della frase facilmente ricavabili dal contesto.
Enjambement: figura retorica per la quale la fine del verso non coincide con la fine di frase o di
sintagma ma uno o più elementi sono nel verso seguente.
Eufemismo: figura retorica che consiste nell’uso di una parola o di un gruppo di parole che
sostituisce altra parola o gruppo, al fine di esprimere in modo meno crudo o comunque attenuare, un
concetto sgradevole.
Iperbato: figura retorica che consiste nel dividere elementi di uno stesso gruppo sintattico con
l’inserimento di altri, così da porre in rilievo le parti separate.
Iperbole: ( niente a che vedere con quella del piano cartesiano!!!). Figura retorica che comporta un’
“esagerazione” nell’esprimere un concetto oltre i limiti della verosimiglianza, sia in più che in
meno.
Litote: figura retorica che consiste nell’ affermare un concetto attraverso la negazione del suo
contrario.
Metafora: figura retorica attraverso la quale si realizza un trasferimento di senso da un termine del
discorso ad un altro, collegato al primo da qualche proprietà comune. Ad esempio, quando Petrarca
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parla dei capei d’ oro di Laura, la donna da lui amata, fa uso di una metafora: i capelli della donna
hanno in comune con l’ oro il colore giallo.
La metafora è una similitudine condensata, cioè privata del come che mette in relazione i due
termini posti a confronto: anziché dire che le chiome di Laura sono lucenti come l’ oro, Tetrarca
afferma che sono d’ oro.
Metonimia: figura retorica che consiste nell’ indicare una cosa, anziché col suo nome abituale, con
quello di un’ altra cosa che sia con la prima, per qualche motivo, vicina e in contatto. Ad esempio,
si può indicare il contenitore per il contenuto, l’ autore per l’ opera, l’ effetto per la causa;
costituisce una metonimia anche la designazione di un oggetto mediante la materia di cui è fatto.
Onomatopea: formazione di un vocabolo il cui suono imita un rumore naturale
Ossimoro: accostamento di parole di senso opposto (“ ...nel tacito tumulto una cosa apparì sparì d’
un tratto.”)
Perifrasi: figura retorica per la quale, per evitare di designare una persona o di dire una cosa
direttamente, si usa un giro di parole.
Polisindeto: figura retorica per la quale più elementi di una frase o più frasi sono uniti da più
congiunzioni.
Sineddochè: figura retorica molto simile alla metonimia; consiste nella designazione di una cosa col
nome di un’ altra, ad essa connessa per “estensione”: può essere,cioè, più generalizzante o più
particolarizzante. Costituisce pertanto una sineddoche l’ indicazione di una parte per il tutto( vela
per nave) o del tutto al posto della parte( il mondo per gli uomini); si può avere anche la citazione
del genere invece della specie ( i mortali al posto degli uomini).
Sinestesia: figura retorica attraverso la quale si associano termini appartenenti a percezioni
sensoriali diverse (visive, uditive, tattili, olfattive, gustative) in un’unica espressione. Ad esempio,
nella poesia L’ Assiuolo, Giovanni Pascoli usa questa espressione: “Venivano soffi di lampi…”. L’
accostamento dei due termini soffi, percepibili con il tatto, e lampi, percepibili con la vista, forma
una sinestesia.
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VI - CULTURA GENERALE
1. Quale delle seguenti coppie di termini è anomala?
a.
b.
c.
d.
e.
Autonoma – Eteronoma
Storicistico – Metastorico
Teleologico – Finalistico Å
Spiritualistico – Materialistico
Aprioristico – Empirico
Da un esercizio come questo è richiesta innanzitutto la conoscenza dei significati dei termini
proposti.
In secondo luogo, bisogna capire la relazione che lega le coppie dei termini. In questo caso si tratta
di contrari.
Dunque nell’esercizio la risposta errata è quella che propone una coppia di sinonimi ( c. ).
2. L’ 8 settembre del 1943 fu firmato un armistizio tra:
a.
b.
c.
d.
e.
Tedeschi - Italiani
Americani - Giapponesi
Italiani - Angloamericani Å
Tedeschi - Angloamericani
Tedeschi - Giapponesi
3. Chi detiene nel nostro ordinamento il potere legislativo?
a.
b.
c.
d.
e.
Presidente della Repubblica
Presidente del Consiglio
Parlamento Å
Popolo
Magistratura
Negli esercizi 2 e 3 è esplicitamente richiesta una conoscenza personale negli ambiti proposti.
4. Quale elimineresti?
a.
b.
c.
d.
e.
Fichte
Schopenhauer
Hegel
Buchner Å
Shelling
Molto spesso si possono trovare esercizi appartenenti alla categoria delle ESCLUSIONI, applicate a
nozioni di cultura generale.
Sarà dunque necessario individuare i nessi che legano i nomi proposti.
Nell’esercizio 4, l’estraneo nell’elenco è Buchner poiché, pur appartenendo allo stesso periodo
storico degli altri personaggi (a cavallo tra il 1700 e il 1800), è un celebre drammaturgo tedesco in
una serie di filosofi.
Quale elimineresti?
a. Poliziano
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b.
c.
d.
e.
Campanella Å
Pulci
Leonardo da Vinci
Sannazaro
In quest’esercizio invece, il criterio che lega i personaggi proposti è l’appartenenza allo stesso
periodo storico.
I cinque soggetti sono tutti scrittori (non fatevi confondere, Leonardo non si limitava ad essere solo
uno scienziato!), vissuti a cavallo tra il 1400 e il 1500, eccetto Campanella (tra il 1500 e il 1600).
Consigli:
Ovviamente non è possibile acquisire una conoscenza generale nei vari ambiti, in breve tempo, se
non fa già parte del vostro background.
Può ritornarvi utile però, a tempo perso, tra i mille quiz da risolvere:
• Cimentarvi con settimane enigmistiche e Trivial Poursuit;
• Leggere quotidiani;
• Fare vostri alcuni concetti riguardanti gli ambiti che più spesso ricorrono nelle domande del
test d’ammissione:
- letteratura italiana e straniera (con accenni a mitologia greca e latina).
- arte e architettura
- storia, soprattutto italiana del ‘900
- attualità
- geografia
- struttura del governo italiano
- organizzazione politico-economica nazionale e internazionale.
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