SCOTI HE» STEVE MORSE ACCORDI D`AUTORE, TORNIAMO IN

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2017
SCOTI HE»
STEVE MORSE
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ACCORDI D'AUTORE, TORNIAMO IN RUSSIA ED È... INCUBO
MIMMO I ANPFI I A
Town - album digitale
(Smoothnotes Publishing/GBMUSIC)
Ok, un ennesimo disco chitarra elettrica e organo; un'ennesima, liberatoria incursione nel sound degli Anni '60. Il gruppo, molto compatto e reattivo, con Mimmo Langella, Tommy De Paola all'organo, Guido Russo al
basso e Pasquale De Paola alla batteria, compie una bella escursione in
una serie di originalsche omaggiano come da progetto antenati illustri: da Cannonball Adderley (Sotti
Town) a George Benson (Waiting, la cui struttura è uguale a quella di So What), Grant Green (Green
Tuesday), eccetera. In una simile operazione anche il sound, come da dichiarato intento del chitarrista, è da antologia "Classici del Soul", i ritmi solidamente in 4, le melodie ostentano poche note incuranti e le armonie pochi accordi. Se non che, nella track list brillano tre veri gioielli: Messers (ternario), che potrebbe uscire pari pari da un disco di Steve Khan; One Step, pezzo finalmente "moderno", che richiama le cose migliori di Scofìeld & MMW; e la conclusiva, ipnotica, Pus Word, un brano ai
confini della realtà, sideralè, anche inquietante.
Insomma, laddove il disco vuole sembrare spontaneo e immediato, dove i musicisti si sforzano di "suonare semplici", la trama musicale mostra un po' la corda (si veda una certa nonchalance con cui affrontano un capolavoro come WorkSongàl Nat Adderley). Dove Langella invece si prende dei rischi, si
lancia con entusiasmo e osa, l'attenzione si risveglia. Il discorso è sempre quello, in fondo: suona quello che sei, la sincerità paga sempre. 1.000 punti, comunque, per aver cercato di supplire all'asciuttezza musicale con una pregevolissima, caleidoscopica scelta di sonorità.
Alessandro Zanoli
MD FWCZYNSKLn
anet MicroJam - CD
(Rarenoise Records)
Un album di melodie microtonali è, in certi momenti, qualcosa che somiglia a un coro di sirene (quelle dell'ambulanza, naturalmente). Per
avvicinarsi al prodotto può aiutare una tamigliarità con la musica indiana per sitar. David
Fuze Fiuczynski sostiene età sempre che potrebbe bastare anche soltanto la dimestichezza con le ineffabili blue notes del blues, indecise tra maggiore e minore... Ma non lasciamoci
fuorviare. Qui si va ben oltre. Pìanet MicroJatn
è un disco consistente, molto consistente: persino indigesto. Costruito con un disegno architettonico così intransigente da ricordare un'opera di Calatrava, è forse il manifesto di un'estetica jazz a venire. Per ora è, comunque, un
monolite assoluto a cui girare intorno cercando
una via di accesso. C'è un sacco di poesia, non
c'è dubbio. C'è un pensiero visionario rigoroso,
genuinamente applicato. C'è persine dello swing,
e di ottima scorrevolezza. E c'è, in effetti, anche
un sacco di blues: lo sono (forse!) i pezzi Mystic
MicroJam e Meditacion. Ma per seguire tutto il
disco(rso) di Fiuczynski fino alla fine ci vuole
una gran pazienza. Le escursioni fuori dalla gamma temperata sono sempre a rischio di fastidio.
Un fastidio che è culturale, non c'è dubbio, quindi educabile. Ma il chitarrista americano non ci
aiuta e porta consapevolmente il suono agli
estremi, utilizzando un armamentario che comprende chitarre con manici fretless, con tasti
tradizionali, con tasti a quarti e sesti di tono. Le
colonne d'Ercole della tonalità vengono quindi
infrante programmaticamente, ogni momento.
Buona avventura.
Alessandro Zanoli
DAVIDE DI CHIO
ienesi - Ctì
Aprile-CD
(Abeat Records/IRD)
(Auand Ree.)
Eilprimoalbumda leader questo poliedrico e
multicolore Genesi di
Giovanni Francesca. Il
chitarrista, con un background di tutto rispetto grazie a collaborazioni che vanno dalla musica leggera (Reitano, Alba no e molti altri) al
jazz nostrano (Salis, De Vito, Giretto), dimostra in questa
valida prova anche doti di fantasioso e creativo costruttore di percorsi musicali suggestivi e incredibilmente variegati. C'è un po' di tutto nella sua musica e, pur rimanendo la chitarra il perno su cui tutto ruota, i suoni che
si ascoltano sono moltissimi e anche assai diversi tra loro: l'elettronica e il "computer programming" di Carillon,
Montevideo, Possiamo andare, Marisol, la fresca tromba
jazz di Luca Aquino in Genesi, Manimas Paesìa, il piano
acustico di Stefano Costanze in Quarto miglio, il violino
di Raffaele Tiseo, i suoni orchestrali del violoncello di Cristian Della Corte e delie sezioni di tromba e trombone con
lo stesso Aquino e Alessandro Tedesco, il tutto accompagnato da una ritmica precisa e moderna come quella dei
tanti bassisti presenti (Marco Bardoscia, Davide Costagliela e Darlo Miranda) e dei batteristi Gianluca Brugnano e Stefano Costanze. Molti in effetti sono i musicisti reclutati per questo ambizioso progetto, troppi se non ci fosse stata una regia in grado di gestirli in modo convincente. Ed in effetti le qualità dell'arrangiatore equivalgono alle capacità del chitarrista. Giovanni Francesca
che, con incredibile coincidenza riesce col suo nome a
concentrare maschile e femminile, sembra aver il dono
della sintesi nell'accostamento degli opposti. Non è da
tutti.
Gaetano Valli
S'intitola Aprile, ma è uscito a settembre il nuovo disco del chitarrista pugliese Davide Di Chio.
A parte il gioco di parole, questo sembra essere l'unico contrasto da rilevare in un lavoro che
nasce all'insegna di una sostanziale unità e
scorrevolezza. Se esistono contrapposizioni di
stile e di suoni, questi sono dovuti a un sano
eclettismo in cui il chitarrista e compositore sa
muoversi con naturalezza. Momenti dì serenità
acustica sì affiancano a sollecitazioni funk anctie in un unico brano (In viaggio verso casa),
melodie e ritmiche latine si accostano a ballate acustiche quasi country (da Avvenne ad Aighero ad Aprile), ambienti cameristici e brani
classicheggianti (Eleonora il padre e la madre,
Terzo millennio) si sposano perfettamente con
brani dal sapore cinematografico (Ninna nanna per Eleonora, Or. e. a/n,). Persine l'unico standard, We Will MeetAgain, reso celebre nel jazz
da Bill Evans, non sembra scostarsi dalla coerenza e uniformità del progetto e non "sbilancia" il sound complessivo.
Tra i collaboratori spiccano Andrea Gallo al contrabbasso, Gianlivio Liberti alla batteria e Francesco Loniangìno ai sassofoni e flauto. I! lavoro dì quest'ultimo è rilevante e la sua prova convìncente. Ottimo l'inserimento del flauto, strumento che merita una maggiore valorizzazione
nella musica moderna. Un lavoro indubbiamente
piacevole, equilibrato e ricco di melodìa. Un
plauso al suo autore, Davide Di Chio nato a Bari nel 71, nel mese di? Non è difficile indovinarlo...
Gaetano Valli