BASI MOLECOLARI DEL CANCRO Tumori Costituiscono la seconda causa di morte (26%) dopo la malattie cardiovascolari. Variabilità dei tumori: nell’uomo sono presenti circa 200 tipi cellulari e moltissimi sono i geni (oncogeni o onco-soppressori) che possono essere alterati (600 tipi di tumori diversi al MO). Oggi è noto che in generale i tumori sono dovuti a geni che si esprimono in modo abnorme (oncogeni) e a geni che che non si esprimono più (oncosoppressori) Perez Tamayo: “non si possono fare generalizzazioni sui tumori, a parte questa – che, appunto, non si possono fare generalizzazioni”. Non esiste un tumore universale che possa essere utilizzato come modello, e, di conseguenza, non esistono regole universali dei tumori. Willis: “una neoplasia è una massa anomala di tessuto la cui crescita eccessiva è scoordinata rispetto a quella del tessuto normale e persiste nella sua eccessività anche dopo la cessazione degli stimoli che l’hanno provocata” Majno: Un tumore è una crescita afinalistica (non sono di alcuna finalità per l’ospite; lo sono ad es per il virus che lo determina) di tessuto che tende ad essere atipica (la architettura tissutale e le singole cellule presentano anomalie strutturali e funzionali), autonoma (tendono a sfuggire ai controlli che regolano la crescita) e aggressiva (invadono l’ospite) cresce a spese dell’ospite Autonomia relativa (nutrimento, supporto vascolare, supporto ormonale) Oncologia (dal greco, onkos): scienza che studia i tumori Neoplasia (neoplasma; dal greco neos= nuovo e plasos=formazione): nuova crescita, neoformazione. La massa tumorale consiste di cellule nuove, neoformate, non preesistenti. Tumore (dal latino tumor): letteralmente significa tumefazione, rigonfiamento. Si riferisce all’aspetto macroscopico del tumore che nella maggior parte dei casi si presentano come una massa rilevata sul sito anatomico di origine (benigno, maligno). Cancro o carcinoma (dal latino cancer –granchio- e dal greco karkinos). E’ sinonimo di tumore maligno (deriva dall’aspetto infiltrante del tumore, soprattutto della mammella: propaggini del tessuto anomalo partenti da un corpo centrale infiltrano o invadono il tessuto circostante). De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 L’incidenza del cancro aumenta di circa 103 – 107 volte con l’età De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Epidemiologia dei tumori De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Epidemiologia dei tumori Ruolo del sesso: Incidenza e mortalità riferita alla sede e al sesso dei tumori più frequenti De Leo,La Ginelli, Fasano – Biologia del e Genetica – Capitolo 12 storia naturale tumore De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Figura 19.2 - Principali fattori che influenzano lo sviluppo neoplastico. Dal volume: Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, in Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Classificazione base al comportamento biologico In riferimento alle caratteristiche morfologiche delle cellule ed alle modalità di accrescimento e comportamento nei riguardi dei tessuti limitrofi e all’interno dell’organismo vengono suddivisi in: Benigni Maligni Ben differenziato. Il tessuto di origine è La struttura del tessuto di origine è ben riconoscibile perduta in vario grado così come il differenziamento delle singole celluleanaplasia. Pleiomorfismo cellulare: forma e dimensioni non uniformi. Aumento dimensioni generalmente con una certa regolarità fino ad arrivare ad uno stadio limite o regredire. Mitosi rare e normali. Espansiva. Irregolare. Può essere lenta e poi improvvisamente rapida. Mitosi numerose e con forme abnormi Espansiva e invasiva. La massa tumorale è compatta. Lassi e senza capsula. Comprimono i tessuti vicini senza infiltrarli. Non invasivo. Invasiva a livello locale e a distanzaSpesso “incapsulati” (adenomi) metastasi. Compressione. Sintomi da iperfunzione Distruzione dei tessuti per infiltrazione; disseminazione metastatica; cachessia. Non recidivano se asportati bene. Non Possono recidivare. Mortali se non curati. mortali. Provocano cachessia Classificazione in base al –comportamento De Leo, Ginelli, Fasano Biologia e Genetica –biologico-criterio Capitolo 12 prognostico I tumori benigni sono identificabili dal suffisso “OMA”: il suffisso oma è preceduto dal riferimento alla cellula o al tessuto di origine (eccezioni: epatoma, melanoma, linfoma, seminoma altamente maligni!!!). I tumori maligni sono per lo più CARCINOMI (tumori epiteliali) o SARCOMI (tumori mesenchimali): la parola (o il suffisso) carcinoma o sarcoma è preceduto dal riferimento alla cellula o al tessuto di origine. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Tumori epiteliali (80%) Tessuto di origine Benigno maligno Epitelio di rivestimento polipo Papilloma Verruca Epiteliomi o carcinomi Epitelio ghiandolare Adenomi adenocarcinomi De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Figura 19.3 - Disegno schematico illustrante alcune caratteristiche che contraddistinguono l'aspetto microscopico di alcuni tumori epiteliali e l'aspetto macroscopico di quelli maligni. Polipo: tumore a forma di clava che origina –o ciondola- da una superficie attaccato ad uno stelo. Papilloma: escrescenza su una superficie epiteliale che presenta lunghe e sottili digitazioni –papille Papilloma ha superficie maggiore a parità di volume > si replica in modo più attivo > progressione più frequente Dal volume: Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Tumori mesenchimali Tessuto di origine Benigno maligno Connettivo fibroso adulto Fibroma fibrosarcoma Connettivo fibroso embrionale Mixoma mixosarcoma Connettivo cartilagineo Condroma condrosarcoma Connettivo osseo Osteoma osteosarcoma Connettivo adiposo Lipoma liposarcoma Tessuto muscolare liscio Leiomioma leiomiosarcoma Tessuto muscolare striato rabdomioma rabdomiosarcoma Tessuto vascolare Angioma angiosarcoma De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Tumori emolinfopoeitici Leucemie: prendono origine dalle cellule staminali del midollo osseo. Nelle leucemie si ha: -proliferazione abnorme della progenie della cellula trasformata -blocco differenziativo- mancanza cellule mature Leucemie linfoidi: derivano dalla trasformazione neoplastica di precursori di linfociti T o B Leucemia linfoblastica acuta: (infanzia) il midollo è sopraffatto dalla presenza (dovuta alla rapida proliferazione) di cellule immature della serie linfoide che si riversano nel sangue circolante. La principale conseguenza clinica della malattia è la distruzione del tessuto emopoietico normale con conseguente anemia e distruzione dei neutrofili e delle piastrine che predispongono ad inguaribili infezioni e a gravi alterazioni dell’emostasi. Leucemia linfatica cronica: (età adulta medio-avanzata) il midollo osseo e il sangue circolante sono inondati (a causa della rapida proliferazione) dalla presenza di piccoli linfociti. L’evoluzione non è fulminante come nella LLA in quanto non è altrettanto rapida la distruzione dei normali elementi emopoietici del midollo. Leucemie mieloidi: derivano dalla trasformazione neoplastica di precursori mieloidi Leucemia mieloblastica acuta Neoplasia della serie granulopoietica dell’adulto (prevale in adulti sotto i 60 anni e si manifesta acutamente con anemia ed emorragia secondaria a trombocitopenia). Leucemia cronica mielocitica Neoplasia della serie granulopoietica dell’adulto. Predominano granulociti neutrofili alquanto maturi, metamielociti e mielociti. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Tumori emolinfopoeitici Linfomi: prendono origine da linfociti maturi. Linfomi di Hodgkin caratterizzati dalla cellule di Reed-Stenberg Linfomi non Hodgkin Tumori plasmacellulari o plasmocitoma o mieloma multiplo: tumori delle cellule della linea B. Costituito da una progenie di plasmacellule. Producono anticorpi evidenziabili nel plasma (picco globulinico detto componente M) De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 La gradazione (grading) Identificazione del grado di malignità di un tumore rilevabile all’esame istologico sulla base di atipie citologiche delle cellule tumorali, che sono indici del grado di differenziazione. La gradazione rappresenta un giudizio diagnostico, e anche prognostico, di gravità che va combinato con altri (TNM, etc) Grado I tumori costituiti da cellule ben differenziate Grado II tumori costituiti da cellule con differenziazione di medio grado Grado III tumori costituiti da cellule indifferenziate Grado IV definibile tumori costituiti da cellule il cui grado di differenziazione non è De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 La stadiazione (TNM) Prende in considerazione l’entità della diffusione del tumore in termini di invasività nei tessuti vicini, invasione dei linfonodi e di formazione di metastasi. In particolare: 1) dimensioni del tumore primario in cm (T =tumore) T1-T4 2) Stato dei linfonodi regionali (N = linfonodo) N0-N3 3) Assenza o presenza di metastasi (M = metastasi) M0/M1 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Le cellule tumorali sono soggette a processi evolutivi di tipo genetico ed epigenetico che conferiscono loro un vantaggio selettivo per la crescita e la sopravvivenza L’evoluzione della poliposi adenomatosa familiare (FAP) in cancro colorettale documenta molto bene la correlazione tra successive mutazioni ed il processo di insorgenza, sviluppo e progressione metastatica del tumore. La formazione di colonie cellulari tumorali lontano dal sito d’origine del tumore (metastasi) nella maggior parte dei casi determina la morte del paziente De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Il cancro si sviluppa a causa della combinazione di due meccanismi: • mutazioni che aumentano la proliferazione cellulare: • mutazioni che diminuiscono la stabilità del genoma: aumento del tasso di mutazione complessivo Oncosoppressori: mutati, portano alla Oncogeni: l’overespressione, l’attivazione De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 perdita o all’inattivazione di proteine che costitutiva o una loro modificazione altera controllano il ciclo cellulare. Esprimono la crescita cellulare. Esprimono un un fenotipo recessivo, cioè entrambi gli fenotipo dominante quindi la loro azione alleli devono essere mutati (omozigosi), oncogena su manifesta con un singolo affinchè si manifesti la capacità allele mutato (eterozigosi): oncogena.: De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 IDENTIFICAZIONE DEL PRIMO ONCOGENE UMANO: RAS ONCOGENI De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 •Fattori di crescita (e.g., PDGF) provocano un circuito autocrino che aumenta la proliferazione De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 cellulare (gliomi) •Recettori di Membrana (e.g., EGFR, HGFR): la loro alterazione o iperespressione può causare continui stimoli proliferativi alla cellula (carcinoma ovarico, prostata, pelle, vescica, gastrico) •Proteine coinvolte nella trasduzione del segnale (src, raf, ras, akt). Molte di queste hanno attività chinasica e la loro attivazione costitutiva influenza la proliferazione, l’adesione cellulare, la motilità. L’attivazione di AKT rende la cellula insensibile agli stimoli apoptotici. Una sovraespressione di BCL2 è un segnale antiapoptotico. L’attivazione costitutiva di RAS (costantemente legata al GTP) porta ad una attivazione della via delle MAP chinasi •Fattori di trascrizione (myc, fos, ets, rel). Un aumento dell’espressione di myc attiva i complessi ciclina / cdk portando la cellula in fase S. ONCOGENI Modello dei due hits Knudson (1971) Dedi Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 La proteina Rb è coinvolta nella attivazione delle istone deacetilasi ed altri fattori per il rimodellamento della cromatina. Regola negativamente l’espressione di diverse proteine che controllano attivamente il ciclo cellulare De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Un controllore fondamentale nella transizione G1>S è costituito dal fattore di trascrizione E2F che come eterodimero (E2F-DP1) si lega ai promori di molti geni necessari per l’ingresso in fase S (MYC, ciclina E, E2F). E2F/DP1 può essere associato alla proteina RB. RB ha una azione inibitoria sulla funzione di E2F. RB recluta HDAC causando un compattamento della cromatina ed una inibizione della trascrizione da parte di E2F/DP1. Quando la cellula deve progredire nel ciclo, RB viene fosforilato da complessi Cdk/cicline rilasciando così E2F/DP1. Nella fase G0. RB non è fosforilato. Mutazioni di RB (retinoblastoma) impediscono il controllo limitato del ciclo cellulare e contribuiscono alla trasformazione cancerosa. RB è anche bersaglio di alcune proteine virali (adenovirus, papillomavirus) che inducono la proliferazione cellulare attivando E2F/DP1. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 p53: fattore di trascrizione che regola geni coinvolti nel controllo della crescita cellulare e dell’apoptosi. Target trascrizionali di p53: •p21, rb: regolazione negativa del ciclo cellulare •GADD45A: implicato nella riparazione del DNA •FASL, bax: coinvolti nell’apoptosi •Mdm2: regola negativamente i livelli di p53 (feedback negativo) •Gene della trombospondina: inibitore dell’angiogenesi De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 In genere il livello di TP53 nelle cellule è molto basso per via della continua degradazione da parte del proteasoma. TP53 viene ubiquinato dalla E3 ligasi MDM2. Se TP53 è fosforilato da Chk2 viene allontanato MDM2 e TP53 si accumula rapidamente nelle cellule De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Geni Mutatori: geni coinvolti nella riparazione e nella replicazione del DNA e se mutati possono essere responsabili della maggiore velocità di mutazione del genoma delle cellule neoplastiche (la velocità di mutazione è di 1:107 per gene per generazione cellulare, quindi è altamente improbabile che tanti geni mutati (4 – 6) possano accumularsi nello stesso tipo cellulare nel corso della vita media di un uomo). De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Instabilità dei microsatelliti: diminuzione o aumento dei dinucleotidi nelle sequenze di alcuni microsatelliti costituiti da tratti di poli(CA). Fenomeno osservato nel 15% dei tumori sporadici e causato da mutazioni nei geni coinvolti nel mismatch repair. Queste mutazioni porta ad una mancata riparazione dei danni al DNA, una maggiore resistenza alla chemioterapia (molti chemioterapici agiscono inducendo danni al DNA che portano al blocco del ciclo e all’apoptosi) ed un accumulo maggiore di mutazioni MISMATCH REPAIR De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Rimozione di una base mal appaiata: viene riconosciuto e tagliato solo il filamento di nuova sintesi grazie al riconoscimento di un taglio (nick) che normalmente caratterizza i filamenti di nuova sintesi (negli eucarioti); mentre nei procarioti viene riconosciuto il filamento demetilato (caratteristica dei filamenti neosintetizzati) De legati Leo, Ginelli, – Biologiaal e Genetica – Capitolo 12 BRCA1 e BRCA2 sono alla Fasano suscettibilità carcinoma del cancro alla mammella e all’ovaio e codificano per proteine coinvolte in meccanismi di riparazione. Sono geni essenziali per il mantenimento dell’integrità del genoma De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 L’effetto di Warburg viene anche definito glicolisi aerobica perché definisce una condizione in cui – indipendentemente dalla presenza o meno di O2 - la cellula utilizza preferibilmente la via glicolitica. De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 I meccanismi della invasione locale Quasi tutti i tumori benigni si accrescono come masse coese che si espandono (spesso incapsulati) La crescita delle neoplasie maligne, invece, si accompagna ad una progressiva infiltrazione, invasione e distruzione del tessuto circostante. I carcinomi in situ mostrano le caratteristiche citologiche di malignità fatta eccezione per l’invasione della membrana basale. (fase precedente cancro invasivo, carcinoma della cervice). Dopo la capacità di dare metastasi, l’invasività è la più tipica delle caratteristiche che differenziano i tumori maligni da quelli benigni. Fattori responsabili dell’invasività: Perdita inibizione da contatto Ridotta adesività omotipica Sintesi e rilascio di enzimi proteolitici Produzione di acido lattico Aumento della capacità di locomozione Neovascolarizzazione (neo-angiogenesi) del tumore De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 I meccanismi della metastasi Per metastasi si intende l’autotrapianto spontaneo delle cellule neoplastiche che, distaccatesi dal tumore primitivo, raggiungono con varie modalità uno o più siti distanti da quello dove ha sede il tumore primario e vi si impiantano dando origine alla formazione di tumori secondari. Le metastasi identificano in modo inequivocabile un tumore come maligno, in quanto le neoplasie benigne non danno metastasi. Con poche eccezioni, tutti i cancri possono metastatizzare (gliomi, carcinoma basocellulare della cute, altamente invasivi ma non metastatizzano) Non è detto che capacità di metastatizzare sia correlata alla capacità di invadere localmente. In generale, più il tumore è aggressivo, cresce rapidamente e presenta elevate dimensioni, più è probabile che metastatizzi o che abbia già metastatizzato. Esistono però numerose eccezioni. Talvolta tumori piccoli, ben differenziati e a lenta crescita danno metastasi diffuse, mentre tumori che crescono rapidamente possono rimanere localizzati per anni De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 I meccanismi della metastasi Vie di diffusione del tumore: Diffusione locale per continuità e contiguità o seguendo la via “di minore resistenza” Impianto diretto in cavità o superfici del corpo (transcelomatica), peritoneo, pleura, pericardio; es:carcinoma ovarico Disseminazione per via linfatica. La disseminazione delle metastasi ai linfonodi segue le vie naturali del drenaggio linfatico. es carcinomi. Ruolo attivo dei linfonodi contro le cellule del tumore. Disseminazione per via ematica. Es sarcomi Il tipo di diffusione può spiegare la preferenza per il distretto di formazione delle metastasi (teoria dei filtri) in alcuni casi ma non in altri; teoria del seme e suolo De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 I meccanismi della metastasi Le vie della penetrazione in circolo delle cellule neoplastiche: 1. Infiltrazione diretta da parte del tumore 2. Invasione da parte di singole cellule 3. Rilascio all’interno di lacune vascolari prive di rivestimento endoteliale 4. Diapedesi inversa 5. Penetrazione nei linfatici De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 Sedi di impianto delle metastasi Sede del tumore primario Sede di impianto delle metastasi Mammella e prostata ossa Polmone Ogni distretto, encefalo compreso Colon-retto Fegato-polmone Testicolo Polmone, fegato Ovaio Cavità addominale, peritoneo e diaframma De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 The CRC genome contains many genetic alterations, including activating mutations of proto-oncogenes and inactivating mutations of tumour suppressor genes The Genomic Landscapes of Human Colorectal and Breast Cancers De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12 De Leo, Ginelli, Fasano – Biologia e Genetica – Capitolo 12