Venerdì 10 febbraio 2017, ore 20.00
Domenica 12 febbraio 2017, ore 15.30
***DIE ENTFÜRUNG AUS DEM SERAIL
(Il Ratto dal Serraglio)
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Singspiel in tre atti di Johann Gottlieb Stephanie jr
Interpreti principali Maria Grazia Schiavo,
Bernard Richter, Mert Sungu
Venerdì 4 novembre 2016, ore 20.00
Domenica 6 novembre 2016, ore 15.30
***LA TRAVIATA
Musica di Giuseppe Verdi
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Interpreti principali Maria Katzarava/Claudia Pavone,
Antonio Gandia/ Ivan Ayon Rivas, Marcello Rosiello,
Daniela Innamorati
Orchestra dell’Opera Italiana
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Direttore Francesco Lanzillotta
Regia Alice Rohrwacher
Scene Federica Parolini
Costumi Vera Pierantoni Giua
Luci Roberto Tarasco
Movimenti coreografici Valentina Marini
Maestro del coro Martino Faggiani
Nuovo allestimento
Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro
Comunale di Modena, Teatro Sociale di Como/Aslico, Fondazione Teatro
Grande di Brescia, Fondazione Teatro Ponchielli di Cremona, Fondazione
Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro Fraschini di Pavia
Venerdì 18 novembre 2016, ore 20.00
Domenica 20 novembre 2016, ore 15.30
A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM
Musica di Benjamin Britten
Opera in tre atti op. 64
Interpreti principali: Raffaele Pe, Anna Maria Sarra, Simone
Coppo, Federico Benetti, Arina Alexeeva, Alexandros
Tsilogiannis, Paolo Ingrasciotta, Cecilia Bernini, Angela
Nisi, Zachary Altman, Nicholas Masters, Roberto Covatta
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro di Voci Bianche Mousike’ Smim Vida di Cremona
Direttore Francesco Cilluffo
Regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
Scene Carlo Sala
Costumi Ferdinando Bruni
Luci Nando Frigerio
Maestro del coro voci bianche Raul Dominguez
Nuovo allestimento
Coproduzione Fondazione Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale
di Como/Aslico, Fondazione Teatro Grande di Brescia, Fondazione
Teatro Fraschini di Pavia, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Nikolaj Znaider
Regia Martin Kušej
Scene Annette Murschetz
Costumi Heide Kastler
Maestro del coro Andrea Faidutti
Collaborazione coproduttiva Fondazione Teatro Comunale di Bologna e
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Venerdì 3 marzo 2017, ore 20.00
Domenica 5 marzo 2017, ore 15.30
LA WALLY
Musica di Alfredo Catalani
Dramma in 4 atti di Luigi Illica da Die Hillern
Interpreti principali: Anna Pirozzi, Zoran Todorovich,
Claudio Sgura, Giovanni Battista Parodi,
Serena Gamberoni, Mattia Denti, Carlotta Vichi
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Nicola Berloffa
Scene Fabio Cherstich
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Marco Giusti
Maestro del coro Corrado Casati
Nuovo allestimento
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro
Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro del
Giglio di Lucca
Giovedì 30 marzo 2017, ore 20.00
Domenica 2 aprile 2017, ore 15.30
***I PURITANI
Musica di Vincenzo Bellini
Melodramma serio in tre parti di Carlo Pepoli
Musica di Vincenzo Bellini
Interpreti principali: Celso Albelo, Irina Lungu, Fabian Veloz
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro del Teatro Comunale di Modena
Direttore Jordi Bernacer
Regia e costumi Francesco Esposito
Scene Rinaldo Rinaldi
Maestro del coro Stefano Colò
Nuovo allestimento
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione
Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Venerdì 4 novembre 2016, ore 20.00
Domenica 6 novembre 2016, ore 15.30
***LA TRAVIATA
Musica di Giuseppe Verdi
Il nostro teatro ritorna sede produttiva per un’opera il cui
allestimento è firmato da Alice Rohrwacher, regista
cinematografica vincitrice nel 2014 del Gran Prix speciale
della giuria al Festival di Cannes per il film Le meraviglie,
qui al suo debutto nella regia d’opera.
Archiviato il lusinghiero debutto del Rigoletto, Verdi si
trova eccezionalmente ad attendere a due nuove opere, una
per Roma (Il trovatore), l’altra per Venezia. Se il
completamento della prima viene ostacolato
dall’improvvisa morte del librettista Cammarano, la
seconda si trova arenata per mesi sulla scelta stessa del
soggetto. L’idea definitiva verrà a Verdi, come vera
folgorazione, dalle prime recite parigine della Dame aux
camélias di Alexandre Dumas figlio, nel febbraio 1852,
dramma che l’autore aveva tratto da un proprio romanzo
fortemente autobiografico del 1848, bestseller della
letteratura scandalistica. La scabrosità del soggetto – la
parabola amorosa di Alphonsine Duplessis, una delle più
celebri cortigiane parigine, morta ventitreenne appena un
anno avanti l’uscita del romanzo – non sfuggiva certo a
Verdi: «Un altro forse non l’avrebbe fatto per i costumi, pei
tempi [l’epoca contemporanea] e per altri mille goffi
scrupoli. Io lo faccio con tutto il piacere. Tutti gridavano
quando io proposi un gobbo da mettere in scena. Ebbene:
io ero felice di scrivere il Rigoletto». Solo la censura
veneziana, particolarmente tollerante con Verdi, avrebbe
potuto accordare il suo assenso alla nuova provocazione,
dopo aver accettato le arditezze di Ernani e Rigoletto, i cui
stessi originali vittorughiani rimanevano banditi dalle
scene in terra di Francia. Rifiutò tuttavia il titolo Amore e
morte proposto da Verdi, appagandosi inspiegabilmente di
quello ben più forte di Traviata; ma soprattutto impose
una retrodatazione della vicenda al XVIII secolo,
annullando così l’effetto prorompente addotto dalla
contemporaneità del fatto, quasi cronachistico, nel quale
gli spettatori avrebbero dovuto riconoscere i frac, le
parures, le danze, i giochi, le tresche e i mal sottili propri
della società cui appartenevano: un prolungamento della
realtà sull’assito della finzione scenica. Verdi riuscì a
malapena a impedire l’uso di parrucche ancien régime, ma
non potè evitare l’effetto di straniamento che veniva a
crearsi fra una musica tutta improntata alla danza del
momento – il valzer voluttuoso e peccaminoso che stava
conquistando l’Europa – e la lontananza epocale
dell’immagine scenica. Annullato o almeno attutito,
l’effetto della provocazione, non perveniva al pubblico che
il solito cliché melodrammatico – come diceva Shaw – del
«tenore che intende portarsi a letto il soprano, ma il
baritono non vuole», affidato per di più a una compagnia di
canto in gran parte inadatta alle ragioni del dramma (la
protagonista Fanny Salvini Donatelli) o della musica (il
tenore Ludovico Graziani e il celebrato, ma ormai logoro
baritono Felice Varesi): «La traviata, ieri sera, fiasco. La
colpa è mia o dei cantanti? Il tempo giudicherà»,
commentava il compositore all’indomani del debutto…..
Venerdì 18 novembre 2016, ore 20.00
Domenica 20 novembre 2016, ore 15.30
A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM
Musica di Benjamin Britten
A 400 anni dalla morte di Shakespeare, ecco il medesimo
impianto scenico e registico trasformarsi, per un doppio
progetto firmato Elio de Capitani e Ferdinando Bruni, che
collega i due capolavori: si tratta del Sogno di una notte di
mezza estate di Shakespeare che inaugurerà la Stagione di
prosa e di A midsummer night’s dream di Britten.
A sere alterne lo stesso allestimento ospiterà lo spettacolofesta di Sogno e l’opera britteniana; la solare commedia dei
quattro amanti, le inquiete ombre del mondo fatato, gli
imprevedibili scherzi di Puck, l’irresistibile comicità dei rustici
aspiranti attori si mescolano e si trasformano passando dal
Sogno all’opera di Britten.
Il soggetto shakespeariano fu, prima di Britten, fonte di
ispirazione per molti altri compositori; tra gli inglesi
ricordiamo Henry Purcell (The Fairy Queen). Nel 1960
Britten decise a sua volta di tentare una traduzione musicale
della commedia di Shakespeare, per il quale da sempre
nutriva una sorta di venerazione. Nei drammi e nelle
commedie del poeta inglese, del resto, la musica riveste un
ruolo fondamentale, sia come presenza scenica irrinunciabile
sia come dimensione dello spirito. L’omaggio del maggiore
compositore inglese del Novecento al più grande poeta della
sua patria era quindi un gesto quasi doveroso. Il libretto
venne redatto con la collaborazione di Peter Pears, ed è, nelle
linee generali, molto fedele all’originale.
Nell’opera Oberon riveste un ruolo di assoluto primo piano,
vero deus ex machina di tutta la vicenda. Composta per un
teatro di piccole dimensioni, la partitura è affidata a un
organico formato da archi, sei legni, quattro ottoni, due
arpe, clavicembalo, celesta e percussioni. È assai
sorprendente come, con mezzi così ridotti, Britten riesca a
caratterizzare in modo molto preciso i tre livelli sui quali si
sviluppa l’azione: il regno delle fate, quello della corte di
Teseo e il mondo degli artigiani. Al folletto Puck,
interpretato da un cantante-acrobata, è affidato il compito di
metterli in relazione trasvolando dall’uno all’altro. Il
peculiare registro delle voci infantili definisce invece il
mondo delle fate e degli elfi, il cui re Oberon viene da Britten
affidato alla ‘innaturale’ voce del controtenore, all’epoca il
celebre Alfred Deller. Tytania, moglie di Oberon, è forse il
personaggio meglio caratterizzato di tutta la partitura: a lei
Britten affida le pagine più toccanti, quasi sensuali nel loro
patetismo. L’opera consentì inoltre al compositore di
sfoggiare capacità ironiche fuori dal comune, come quando,
durante la rappresentazione di Piramo e Tisbe (tipico
esempio dell’antica tradizione del ‘teatro nel teatro’),
inscenata dagli artigiani in onore delle triplici nozze, Britten
intesse un’amabile parodia dell’opera italiana
dell’Ottocento.
Venerdì 10 febbraio 2017, ore 20.00
Domenica 12 febbraio 2017, ore 15.30
***DIE ENTFÜRUNG AUS DEM SERAIL
(Il Ratto dal Serraglio)
Venerdì 3 marzo 2017, ore 20.00
Domenica 5 marzo 2017, ore 15.30
LA WALLY
Musica di Alfredo Catalani
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Dopo il bell’allestimento dell’anno passato delle Nozze di
Figaro, ritorna Mozart con Il Ratto del Serraglio con la
direzione di Nikolaj Znaider, ritenuto uno degli artisti più
talentuosi della sua generazione, sia come direttore che
come violinista e camerista.
L’opera venne scritta nel biennio 1781-82, fondamentale
nelle vicende biografiche e nell’evoluzione stilistica del
compositore. Se il 1781 era stato l’anno del definitivo
trasferimento a Vienna, la composizione dell’Entführung
interviene a stabilire un orientamento preciso nell’interesse
di Mozart per il teatro, che il futuro si incaricherà di
confermare con le opere della piena maturità.
Il Ratto dal serraglio si inserisce in modo del tutto
originale nei tentativi di far nascere una specifica
drammaturgia nazionale, come fu notato già all’epoca da
Goethe. In verità Mozart persegue la definizione di un
proprio linguaggio musicale adatto al teatro in musica: un
tono caratteristico e individuale, che permei di sé l’intera
partitura attraverso un progetto drammatico personale,
una cifra ‘classica’ che, attraverso l’influsso dell’opéracomique francese e soprattutto dell’opera buffa italiana,
trova nell’Entführung la sua formulazione compiuta. Nel
tempo comodo e inconsueto di un intero anno, Mozart poté
perfezionare senza alcuna fretta la partitura, nonché
intervenire sistematicamente sul piano drammaturgico,
trovando in Stephanie un collaboratore ideale, al di là dei
dubbi altrui sull’individuo: «Tutti arricciano il naso su
Stephanie. Può darsi che anche con me si comporti da
amico solo quando gli sono di fronte. Però mi sta
rimaneggiando il libretto, e proprio come voglio io, a
pennello, e, per Dio, altro da lui non pretendo». Non a caso
buona parte delle rare dichiarazioni di poetica del
compositore riguardo al teatro d’opera nascono proprio nei
mesi del lavoro al Ratto. Si veda ad esempio la celebre
lettera in cui si scrive, ribaltando la teoria classicistica
metastasiana, che la poesia «deve essere assolutamente
figlia devota della musica», consegnando ai posteri
l’impegnativa ricetta dell’opera di successo: «L’ideale è
quando s’incontrano un buon compositore, che si intende
di teatro ed è in grado di dare un suo contributo, e un poeta
intelligente, una vera araba fenice». Oppure l’altrettanto
importante passo in cui, a proposito dell’aria di Osmin
(“Solche hergelauf’ne Laffen”), Mozart afferma che «le
passioni, violente o no, non devono essere mai espresse al
punto da suscitare disgusto e la musica, anche nella
situazione più terribile, non deve mai offendere l’orecchio,
ma piuttosto dilettarlo e restare pur sempre musica».
Manca dalla Stagione 1975-76, quando in scena a Valli
protagonista era Raina Kabaivanska. La Wally, ultimo lavoro
di Alfredo Catalani, è un dramma d’amore a forti tinte
ambientato in Tirolo che debuttò alla Scala nel 1889.
A dispetto delle incomprensioni della critica dell’epoca, Wally
ha il suo autentico punto di forza proprio in un’effettiva novità
di impianto drammatico, ossia nel superamento di quelle
formule melodrammatiche della tradizione più legate ai ‘pezzi
chiusi’ quali arie e duetti: ciò a eccezione di quelle poche
pagine impiegate da Catalani in funzione coloristica (le
canzoni dell’Edelweiss, della nonna, del pedone), ma che di
fatto restano marginali rispetto al nucleo del vero e proprio
impianto narrativo. Con quest’opera Catalani portò quindi a
termine quel progetto, già intrapreso nei suoi primi lavori, che
intendeva rinnovare la struttura dell’opera a numeri
attraverso una cauta ma significativa apertura agli
orientamenti più arditi del teatro di Wagner, senza per questo
rinunciare a talune peculiarità della tradizione italiana. Così
facendo Catalani riuscì ad avvalersi dei potenziali punti di
forza delle due diverse tradizioni teatrali: quella tedesca gli
consentì di recuperare una certa urgenza e incisività di
narrazione (spesso qui affidata, come in Wagner,
all’orchestra) talora precluse al melodramma italiano in
ragione del suo frequente ricorso alle forme chiuse. L’eredità
nazionale, d’altra parte, gli permise di dar vita a una struttura
narrativa nella quale alcuni numeri chiusi, anche se più che
altro brani di carattere, punteggiano e incorniciano i momenti
drammaticamente più importanti.
Benché Wally sia sempre stata ritenuta un’opera verista, in
effetti, al di là di certe caratteristiche esteriori, il suo clima
espressivo dimostra una piena continuità con i precedenti
titoli di Catalani. Come quelli, infatti, aderisce pienamente al
genere fantastico e, a scapito delle intenzioni stesse del
musicista, che con quest’opera avrebbe voluto creare la prima
vera tragedia del suo teatro, rimane pur sempre un lavoro che
rientra nell’ambito di quello stile elegiaco così caratteristico
del compositore lucchese. Anche la scrittura orchestrale, più
leggera e lineare, non lascia dubbi sull’appartenenza di Wally
al mondo discreto e delicato di Catalani. Certo di avere
espresso in Wally la sintesi più riuscita di due tendenze
apparentemente inconciliabili, il musicista fece di quest’opera
lo strumento ultimo di riscatto da una condizione di
isolamento e di incomprensione da parte del pubblico e della
critica, che erano diventate per lui intollerabili. Invece,
almeno in un primo tempo, la sua fortuna si legò
maggiormente a opere come Loreley o Edmea, che egli
sentiva appartenergli meno intimamente.
Giovedì 20 marzo 2017, ore 20.00
Domenica 2 aprile 2017, ore 15.30
***I PURITANI
Musica di Vincenzo Bellini
Ultimo titolo della Stagione sarà I Puritani di Vincenzo
Bellini, che manca dal nostro teatro dal 1997.
Lasciata l’Italia e stabilitosi a Parigi, in quella che allora era
l’autentica capitale europea della musica, nel 1833 Bellini
conduceva trattative parallele con il Théâtre Italien e con
l’Opéra; nel febbraio del 1834 sottoscrisse con il primo dei
due teatri un contratto che lo impegnava alla composizione
di un’opera nuova. Per quanto riguarda il libretto, Bellini
non poteva più contare sulla collaborazione di Romani, con
il quale – dopo le incomprensioni veneziane e il mancato
successo della Beatrice di Tenda– aveva rotto i rapporti; si
rivolse perciò a un fuoruscito italiano, il conte Carlo Pepoli,
un patriota rifugiatosi nella capitale francese. Questi aveva
già scritto alcuni testi per composizioni vocali, ma era
totalmente privo di esperienza teatrale (la qual cosa in
seguito fu fonte, per Bellini, di ritardi e di non pochi
problemi). Fra i soggetti sottopostigli da Pepoli, Bellini ne
scelse uno tratto dalla storia inglese, ambientato al tempo
delle lotte tra i puritani, seguaci di Cromwell, e i partigiani
degli Stuart. Si trattava del dramma storico Têtes rondes et
Cavaliers di Ancelot e Saintine, da poco rappresentato a
Parigi in un teatro dei boulevards e ispirato a sua volta al
romanzo Old Mortality di Walter Scott (tradotto in italiano
con il titolo I puritani di Scozia).
Nel mondo dell’opera, come in quello del dramma
romantico francese, la storia inglese – messa in voga dai
romanzi di Scott – costituiva in quegli anni una fonte
privilegiata, grazie soprattutto alla sua ricchezza di intrighi
ed episodi foschi. Il dramma di Ancelot e Saintine
presentava proprio queste caratteristiche; la vicenda era
intricatissima e macchinosa, tanto che il libretto dovette
sfrondarla impietosamente, ma offriva una grande quantità
di situazioni ‘teatrali’, diverse l’una dall’altra (vi era il tema
eroico-patriottico, quello amoroso, quello della follia), che
avrebbero fornito stimoli in abbondanza per l’effusione
canora dei personaggi in scena: Bellini, perciò, ne fu subito
entusiasta.
Il 24 gennaio 1835, alla presenza di tutta l’alta società e di
tutto il mondo artistico parigino, la nuova opera andò in
scena al Théâtre Italien col titolo I puritani e i cavalieri (in
seguito, il titolo fu semplicemente I puritani). L’esito fu
trionfale.
Con i Puritani, l’arte di Bellini si apre a vie nuove. Attento
alle esperienze romantiche d’oltralpe, il compositore usa
l’orchestra in funzione espressiva, impiega effetti timbricostrumentali ricchi e accurati, sperimenta armonie ricercate:
si appropria, in altri termini, di quegli aspetti del
linguaggio musicale nei quali i compositori francesi
eccellevano. Bellini fa un uso sistematico dei richiami
tematici; ricorre pure a espedienti tipici del grand-opéra,
come gli spettacolari quadri storici collettivi o l’impiego di
suoni fuori scena, intesi a creare suggestivi effetti spaziali.
Magistrali, in questo senso, la complessa introduzione, con
i richiami del campo militare, il coro guerriero, la preghiera
mattutina, l’esultanza degli astanti (vi sono già concentrati
tutti i temi dell’opera, da quello amoroso a quello
guerriero), o una scena tipicamente romantica come quella
dell’uragano.
SCHEDA DI PRENOTAZIONE
SCUOLA_________________________________
INSEGNANTE____________________________
DATA___________________________________
***LA TRAVIATA
Venerdì 4 novembre 2016 ore 20 ________________________________________
Domenica 6 novembre 2016 ore 15,30____________________________________
A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM
Venerdì 18 novembre 2016 ore 20_________________________________________
Domenica 20 novembre 2016 ore 15,30_____________________________________
***DIE ENTFÜRUNG AUS DEM SERAIL
Venerdì 10 febbraio 2017 ore 20________________________________________
Domenica 12 febbraio 2017 ore 15,30______________________________________
LA WALLY
Venerdì 3 marzo 2017 ore 20___________________________________________
Domenica 5 marzo 2017 ore 15,30________________________________________
***I PURITANI
Giovedì 30 marzo 2017 ore 20___________________________________________
Domenica 2 aprile 2017 ore 15,30________________________________________
INGRESSO STUDENTI A 10 EURO IN TUTTI I SETTORI DEL TEATRO VALLI
E PER ENTRAMBE LE RECITE
Tutte le recite si svolgono al Teatro Valli
Per gli spettacoli contrassegnati dal simbolo *** gli ingressi a 10 euro sono contingentati. I biglietti prenotati per gli spettacoli
contingentati devono essere acquistati entro 15 giorni dalla data di prenotazione, diversamente verranno rimessi in vendita.
Se non contingentati, i biglietti andranno ritirati al più tardi 15 giorni prima della data di spettacolo;
scaduto tale termine la prenotazione decadrà automaticamente.
Per prenotare:
inviare la seguente scheda
via fax allo 0522.458948
via posta elettronica [email protected]
comunicare con l’ufficio promozione ai numeri 0522.458950/458990