La guerra civile americana

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unità
VII
La guerra civile
americana
Riferimenti storiografici
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Nel riquadro un dipinto che raffigura un mercato di schiavi neri
all’aperto.
Sommario
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Libertà dei bianchi, schiavitù dei neri
Nord e Sud degli Stati Uniti verso lo scontro
F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012
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Libertà dei bianchi, schiavitù dei neri
UNITÀ VII
L’intellettuale nero Frederick Douglass fu invitato, il 4 luglio
1853, a commemorare l’anniversario della Dichiarazione di indipendenza. Dapprima, Douglass rifiutò sdegnosamente. Poi, il
5 luglio, pronunciò un lungo discorso sul tema della schiavitù,
la cui presenza in America rendeva fasulle tutte le solenni affermazioni del testo del 1776.
LA GUERRA CIVILE AMERICANA
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Concittadini, scusatemi, permettetemi di chiedere:
perché sono chiamato a parlare qui oggi [il giorno dell’anniversario della Dichiarazione d’indipendenza, n.d.r.]?
Che cosa ho a che fare io, o coloro che io rappresento,
con la vostra indipendenza nazionale? Quei grandi
princìpi di libertà politica e di giustizia naturale, incarnati
in quella Dichiarazione d’Indipendenza, sono forse estesi
anche a noi? E sono io, pertanto, chiamato a portare la
nostra umile offerta all’altare nazionale, e a dichiararne
i benefici e ad esprimere sincera gratitudine per la benedizione che noi otteniamo dalla vostra indipendenza?
Volesse Dio, sia per il vostro bene che per il nostro, che
a queste domande potesse essere data in tutta sincerità una risposta affermativa! Allora il mio compito sarebbe facile, e il mio fardello leggero e gradevole. […] Ma
non è così che stanno le cose. Lo dico con un triste
senso di disparità fra noi. Io non sono incluso nel confine di questo glorioso anniversario! La vostra alta indipendenza rivela solo l’incommensurabile distanza fra di
noi. Le benedizioni di cui voi oggi gioite non sono godute
da tutti. La ricca eredità di giustizia, libertà, prosperità e
indipendenza, trasmessa dai vostri padri, è condivisa da
voi, non da me. La luce del sole che a voi ha portato vita
e guarigione, a me ha portato frustate e morte. Questo
quattro di luglio è vostro, non mio. Voi potete gioire, io
devo portare il lutto. […]
Concittadini, al di sopra della vostra tumultuosa gioia
nazionale, io sento il gemito luttuoso di milioni di uomini!
Le cui catene, pesanti e gravose ieri, sono oggi rese ancor più intollerabili dalle grida giubilanti che li raggiungono. Se io dimentico, se oggi non ricordo con lealtà
quei sanguinanti figli del dolore, «mi si paralizzi la mano
destra, e mi si attacchi la lingua al palato!» [citazione di
Sal. 137, n.d.r.]. Dimenticarmi di loro, sorvolare allegramente sui torti che patiscono e unirmi al coro sarebbe
un tradimento scandaloso e sconvolgente, e mi renderebbe biasimevole di fronte a Dio e al mondo. Pertanto
il mio argomento, concittadini, è la schiavitù americana.
Tratterò di questo giorno, e delle sue caratteristiche, dal
punto di vista dello schiavo. Da questa posizione, identificato con lo schiavo americano, prendendo su di me
i torti da lui subiti, non esito a dichiarare, con tutta l’anima, che il carattere e la condotta di questa nazione
non mi è mai parsa tanto nera come in questo quattro
di luglio. […]
Americani! La vostra politica repubblicana, non meno
della vostra religione repubblicana, sono scandalosamente incoerenti. Vi vantate del vostro amore per la li-
bertà, della vostra civiltà superiore, e del vostro cristianesimo puro, mentre l’intera forza politica della nazione
(così come incarnata nei due grandi partiti politici) è solennemente impegnata ad appoggiare e perpetuare la
schiavizzazione di tre milioni di vostri compatrioti. Lanciate
i vostri anatemi [condanne, n.d.r.] contro le teste coronate
dei tiranni di Russia e Austria, e vi gloriate delle vostre istituzioni democratiche, mentre voi stessi acconsentite ad
essere strumenti e guardie del corpo dei tiranni della Virginia e della Carolina. Invitate nel vostro paese chi è fuggito dall’oppressione all’estero, li onorate con banchetti,
li salutate con ovazioni, li applaudite, brindate in loro
onore, li omaggiate, li proteggete e versate loro il vostro
denaro come acqua; ma i fuggiaschi della vostra terra [gli
schiavi fuggiti dai loro padroni, n.d.r.] li denunciate pubblicamente, a loro date la caccia, li arrestate, sparate e li
uccidete. Vi gloriate della vostra raffinatezza e della vostra
cultura universale; eppure mantenete un sistema così
barbaro e spaventoso come mai ha macchiato il carattere
di una nazione – un sistema cominciato nell’avidità, cresciuto nell’orgoglio e perpetuato nella crudeltà. […] Dichiarate di fronte al mondo [nella Dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776, n.d.r.], e al mondo risulta che
dichiarate, che «le seguenti verità sono di per sé evidenti;
che tutti gli uomini sono stati creati uguali; che essi sono
stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili; e
che, fra questi, sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità»; tuttavia, mantenete la settima parte degli abitanti
del vostro paese stretta in una servitù che, secondo le parole del vostro stesso Thomas Jefferson, «è peggio di secoli di quella contro cui i vostri padri si ribellarono». Concittadini! Non mi dilungherò oltre sulle vostre incoerenze
nazionali. L’esistenza della schiavitù in questo paese taccia il vostro repubblicanesimo di frode, la vostra umanità
di vile apparenza, e il vostro cristianesimo di menzogna.
Distrugge la vostra forza morale all’estero; corrompe i vostri politici in patria. Mina le fondamenta della religione;
rende il vostro nome uno zimbello su tutte le bocche in un
mondo beffardo. È la forza contraria nel vostro governo,
l’unica cosa che disturba seriamente e mette in pericolo
la vostra Unione. Incatena il vostro progresso; è il nemico
del miglioramento, l’avversario mortale della cultura; alleva
l’orgoglio; genera l’arroganza; promuove il vizio; protegge
il crimine; è una maledizione per la terra che la mantiene;
eppure, restate ad essa aggrappati, come se fosse l’ancora estrema di tutte le vostre speranze. Oh! State attenti!
State attenti! Un rettile orrendo è attorcigliato nel petto
della vostra nazione e la velenosa creatura si nutre al tenero seno della vostra giovane repubblica; per l’amore di
Dio, strappatela via, scagliate lontano da voi quel mostro
odioso, finché il peso di venti milioni di esseri umani lo
schianti e lo distrugga per sempre!
F. DOUGLASS, L’indipendenza e la schiavitù, Manifestolibri,
Roma 1995, pp. 33-35, 52-55, trad. it. S. GRIECO
Per quale motivo Frederick Douglass afferma di sentirsi estraneo al clima di festa che caratterizza le celebrazioni del 4 luglio?
Per quale motivo, secondo l’oratore, il comportamento degli americani è scandalosamente incoerente?
F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012
Nord e Sud degli Stati Uniti
verso lo scontro
Il popolo della Carolina del Sud
Dappoiché il Congresso degli Stati Uniti, mediante
varie leggi aventi il sedicente scopo di stabilire dazi su
merci straniere di importazione, ma intesi in realtà a
proteggere le industrie nazionali ed a conferire dei premi
a classi ed individui in particolari attività, a spese, danno
e oppressione di altre classi e individui […], ha ecceduto
i poteri datigli dalla Costituzione […] ed ha violato il vero
senso e lo spirito della Costituzione […]
Conseguentemente noi, popolo della Carolina Meridionale riunito in Convenzione, dichiariamo e ordiniamo…che le diverse leggi e parti di leggi del Congresso degli Stati Uniti […] sono nulle, prive di efficacia,
e non hanno per questo Stato, i suoi funzionari e i suoi
cittadini, alcun valore di legge né di impegno […].
E noi, popolo della Carolina Meridionale, dichiariamo ulteriormente che non ci sottometteremo all’uso
della forza da parte del Governo federale per costringere questo Stato all’obbedienza; ma che considereremo l’approvazione da parte del Congresso di qualsiasi legge intesa a sottomettere lo Stato, a chiuderne
i porti, a distruggere o perseguire il suo commercio […].
Il popolo di questo Stato si considererà da quel mo-
mento sciolto da ogni ulteriore obbligo di mantenere o
preservare il suo legame politico con i popoli degli altri Stati, e procederà immediatamente ad organizzare
un governo indipendente.
Il presidente alla Carolina del Sud
Per difendere la garanzia della nostra esistenza politica dalla distruzione, per mantenere inviolata questa
nostra situazione di onore e di prosperità nazionale e per
giustificare la fiducia che i miei concittadini hanno riposto in me, io, Andrew Jackson, Presidente degli Stati
Uniti, ho ritenuto opportuno diramare questo mio Proclama, il quale espone le mie vedute circa la Costituzione nonché circa le leggi che si applicano alle misure
adottate dalla Convenzione della Carolina Meridionale ed
alle ragioni da essa addotte per sostenere tali misure, dichiarando la linea di condotta che il dovere mi richiede
di seguire; e, facendo appello alla comprensione ed al
patriottismo del popolo, porre in guardia circa le conseguenze che risulteranno inevitabilmente dall’obbedienza alle decisioni della Convenzione […].
Io ritengo che il potere di dichiarare nulla una legge
degli Stati Uniti ad opera di uno Stato sia incompatibile
con l’esistenza dell’Unione, sia contraddetto espressamente dalla lettera della Costituzione, sia negato dal suo
spirito, sia incompatibile con qualsiasi dei princìpi in
base a cui l’Unione fu fondata e distruttivo dei grandi fini
per cui essa fu costituita.
R. LURAGHI, Gli Stati Uniti nell’età della guerra civile,
Le Monnier, Firenze 1978, pp. 37-39
Quale motivo induce la Carolina del Sud ad abrogare una legge del Congresso?
Quale atteggiamento assume il presidente Jackson?
F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012
UNITÀ VII
Riguardo ai motivi che avrebbero condotto il Nord e il Sud
allo scontro armaato, riportiamo due documenti del 1832, che
offrono uno spaccato del conflitto progressivamente instauratosi tra gli Stati del Sud e il potere federale. Alla Carolina
del Sud – il presidente Andrew Jackson indirizza un proclama (10 novembre), invitandola a rispettare l’ordinanza.
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RIFERIMENTI STORIOGRAFICI
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