PK III ED 15 IZI ON E Scienza nze... a n i f e l del a area giuridico-economica c s a t ...in pubblica • La finanza ria dello Stato ia z n a n fi à it iv • L’att ello Stato • Il bilancio d effetti gli • I principi e ne fiscale dell’imposizio tributario diritto • Principi di SIMONE EDIZIONI Estratto della pubblicazione ® Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Estratto della pubblicazione Copyright © 2008 Esselibri S.p.A. Via F. Russo 33/D 80123 Napoli Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questo libro, l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alle opportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazione degli interessati. Prima edizione: giugno 2004 Terza edizione: giugno 2008 PK15 - Scienza delle finanze ISBN 978-88-244-6231-0 Ristampe 8 7 6 5 4 3 2 1 2008 2009 2010 2011 Questo volume è stato stampato presso Officina Grafica Iride Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano (NA) Per informazioni, suggerimenti, proposte: [email protected] Hanno collaborato alla Maria Vittoria Ballestra, Gennaro Lettieri presente edizione: Hanno collaborato alla precedente edizione: Claudia De Rosa,, Floriana De Rosa, Sergio Gallo Grafica e copertina: Gianfranco De Angelis Estratto della pubblicazione Presentazione ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Il testo offre una comprensione rapida e agevole delle principali tematiche in cui si articolano la scienza delle finanze e il diritto tributario. Ogni capitolo è corredato da box di approfondimento e di attualità e da glosse che permettono di cogliere gli aspetti più complessi della materia. Inoltre, al termine di ogni capitolo sono riportati test di verifica con le relative soluzioni e brevi commenti esplicativi che consentono al lettore di verificare il grado di preparazione raggiunto. La trattazione degli argomenti è articolata in cinque parti: — la prima espone le teorie sulla necessità dell’intervento pubblico nell’economia; — la seconda analizza l’attività finanziaria dello Stato, soprattutto con riguardo agli effetti prodotti dall’aumento della spesa pubblica; — la terza tratta la formazione delle politiche di bilancio e la relativa disciplina giuridica; — la quarta illustra i principi giuridico-amministrativi e gli effetti microeconomici dei tributi, con particolare riferimento all’analisi dell’incidenza delle imposte e ai criteri distributivi del carico fiscale; — la quinta, infine, è dedicata al sistema fiscale italiano, alla luce delle più recenti riforme, tra le quali segnaliamo la legge Finanziaria 2008 (L. 244/2007) che ha innovato in particolare le imposte sul reddito, l’IVA, la riscossione e il D.L. 93/2008 che ha previsto l’esenzione dall’ICI per l’abitazione principale. Per le sue caratteristiche, il volume costituisce un valido strumento di supporto per quanti si apprestano ad intraprendere lo studio della disciplina per la prima volta e per chiunque desideri approfondirlo. Estratto della pubblicazione PARTE PRIMA La finanza pubblica 1. L’attività finanziaria pubblica ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Di cosa parleremo Nei moderni sistemi economici lo Stato e gli altri enti pubblici svolgono un ruolo molto importante al servizio dei cittadini: la scienza delle finanze studia i principi che regolano l’attività posta in essere dagli operatori pubblici per ottenere le risorse necessarie all‘adempimento delle loro funzioni. In questo capitolo dopo aver chiarito l’oggetto dello studio della scienza delle finanze ed i rapporti con le discipline affini verranno delineati gli elementi del sistema finanziario pubblico e gli obiettivi della finanza pubblica. Attività finanziaria pubblica Scienza delle finanze ▲ Diritto finanziario ▼ Diritto tributario ▼ Contabilità di Stato ▼ Sistema finanziario pubblico Domanda di servizi pubblici 5 Estratto della pubblicazione 1. L’attività finanziaria pubblica ▲ Versamento tributi ▲ ▲ ▲ Soggetti passivi Produzione servizi pubblici ▲ ▲ Imposizione e riscossione tributi Soggetti attivi 1) Che cosa studia la scienza delle finanze Nelle moderne società industrializzate l’attività economica, diretta alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi, è svolta sia da soggetti privati sia dallo Stato e da altri enti pubblici. Lo Stato e gli enti pubblici minori — e cioè le Regioni, le Province e i Comuni — esercitano la maggior parte dei loro interventi in campo economico al fine di reperire le risorse che verranno poi impiegate per soddisfare bisogni sentiti dall’intera collettività. Questa attività viene detta attività finanEntrate pubbliche: sono costi- ziaria pubblica (o più semplicemente finantuite da tutti i redditi, proventi za pubblica) e consiste nel reperimento dele crediti di qualsiasi natura, che lo Stato e gli altri enti pub- le risorse utilizzate per soddisfare i bisogni blici hanno diritto di riscuote- pubblici. re in virtù di leggi, decreti, regolamenti o altri titoli. Spese pubbliche: insieme delle spese che lo Stato o gli enti pubblici effettuano per soddisfare gli interessi pubblici La finanza pubblica dà quindi luogo a due distinti flussi di ricchezza: — un flusso entra nelle casse dello Stato, cioè all’erario pubblico, ed è costituito dalle entrate pubbliche; — un altro flusso ne esce, essendo costituito dalle spese pubbliche. Parte Prima: La finanza pubblica L’attività finanziaria pubblica è l’oggetto di indagine della Scienza delle finanze: essa, infatti, studia i principi fondamentali della finanza pubblica, cioè di quell’attività posta in essere dagli enti pubblici per l’ottenimento delle risorse necessarie all’adempimento delle loro funzioni. La denominazione «scienza delle finanze» venne usata per la prima volta da studiosi tedeschi, che così avevano definito la disciplina che si occupava dei modi di reperimento delle risorse da parte dello Stato da impiegare per finanziare la spesa pubblica (che secondo i principi allora dominanti doveva essere ridotta al minimo). Da qualche decennio, tuttavia, si vanno diffondendo altre denominazioni, come finanza pubblica o economia finanziaria pubblica, oggi prevalenti nella letteratura anglosassone. 6 Elementi dei sistema finanziario pubblico. L’attività finanziaria dello Stato e degli altri enti pubblici implica l’esistenza di un sistema finanziario pubblico, costituito dagli elementi sotto indicati: — soggetti attivi, dotati di potere impositivo, cioè di imporre i tributi in base alla legge. Nel nostro sistema tributario tale potere compete allo Stato, che può delegarlo in parte agli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni); — soggetti passivi, costituiti dai contribuenti che devono sottostare al potere impositivo dei soggetti attivi (è importante notare che il rapporto fra i soggetti attivi e i soggetti passivi è regolato dalla legge, che conferisce ai primi precisi poteri giuridici); — beni economici di proprietà pubblica, costituiti da fattori produttivi (come terreni, fabbricati, imprese, fonti di energia) e da altri beni economici (come denaro, arredamenti di uffici ecc.), purché siano di proprietà pubblica; — rapporti giuridici, intercorrenti fra i soggetti attivi e passivi, oppure fra i soggetti stessi e i beni economici di proprietà pubblica. Gli enti pubblici dunque devono reperire risorse da impiegare per il soddisfacimento dei bisogni della collettività che si distinguono in individuali e collettivi. I primi sono sentiti direttamente dalle singole persone e soddisfatti direttamente dalle medesime: sfamarsi, vestirsi, disporre di una casa. I bisogni collettivi, invece, sono avvertiti dalle persone in quanto membri di una collettività organizzata: si pensi ai bisogni di giustizia, di ordine pubblico, di istruzione, di difesa nazionale. Questi ultimi sono soddisfatti dallo Stato e dagli altri enti pubblici: per questo sono chiamati anche bisogni pubblici. Per il soddisfacimento dei bisogni pubblici vengono predisposti appositi servizi pubblici, come le scuole, gli ospedali, i tribunali, le strade. In sintesi, possiamo definire i servizi pubblici come prestazioni fornite dagli enti pubblici alla collettività per il soddisfacimento di bisogni pubblici. 7 Estratto della pubblicazione 1. L’attività finanziaria pubblica 2) Bisogni pubblici e servizi pubblici Parte Prima: La finanza pubblica I bisogni pubblici, per i quali si predispongono i servizi, si classificano in generali e speciali, a seconda che i benefici che forniscono siano o meno divisibili fra i cittadini. I servizi generali sono predisposti a favore dell’intera collettività e sono goduti dai cittadini in quanto membri della stessa: ciascuno trae vantaggi da questi servizi, senza che però sia possibile quantificare il vantaggio di ognuno (si pensi alla difesa nazionale, all’ordine pubblico, all’amministrazione della giustizia). Tali servizi sono perciò definiti indivisibili. Nel caso dei servizi pubblici speciali è invece possibile stabilire, almeno approssimativamente, il vantaggio che ogni cittadino trae da essi: si pensi al trasporto urbano, in cui ciascun utente paga il servizio in base al suo effettivo godimento, rilevabile dal numero dei viaggi effettuati. Questi servizi sono, quindi, divisibili. Vi sono poi servizi pubblici speciali che avvantaggiano l’intera collettività: l’esempio tipico è costituito dalla pubblica istruzione, in cui i singoli utenti traggono un indubbio beneficio individuale e l’intera collettività ne risulta indirettamente avvantaggiata, in quanto potrà avvalersi in futuro di professionisti capaci. In questi casi si parla di servizi parzialmente divisibili. Spesso lo Stato soddisfa bisogni prescindendo da una domanda specifica dei cittadini, considerando i vantaggi che l’intera società può trarne (es.: istruzione, cure sanitarie ecc.). I beni forniti per soddisfare questi bisogni vengono chiamati meritori (merit goods) in quanto contribuiscono al progresso della società anche se talora i cittadini non sono in grado di valutare i vantaggi derivanti da tali consumi. Si chiamano invece demeritori (demerit goods) quei beni che pregiudicano il progresso della società: si pensi all’uso eccessivo di alcoolici, sigarette, sostanze inquinanti, oppure all’uso di droghe. Lo Stato cerca di limitarne i consumi, o attraverso una elevata imposizione fiscale o con espliciti divieti. 3) Obiettivi della finanza pubblica Gli obiettivi della finanza pubblica vengono fissati dagli organi politici rappresentativi della volontà popolare, in particolare dal 8 Parlamento eletto direttamente dal popolo. Tali obiettivi si possono in generale indicare nella piena occupazione e nello sviluppo economico, secondo l’insegnamento degli economisti che nel corso degli anni hanno approfondito le intuizioni pionieristiche di Keynes. — pieno impiego dei fattori produttivi, in particolare del lavoro: poiché il mercato non può assicurare automaticamente la piena occupazione, occorre un intervento mirato dello Stato, capace di realizzare il principio costituzionale che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro; — sviluppo del reddito pro-capite: dato che il reddito dà la misura del benessere materiale di una collettività (indicando la quantità delle risorse che in media affluiscono ad ogni cittadino), il suo aumento nel tempo è un indice significativo del miglioramento del livello di vita della comunità; — equa distribuzione del reddito, che si realizza quando le risorse sono ripartite in modo equilibrato fra tutti i cittadini. È quindi necessario limitare gli squilibri sociali, territoriali ed economici risultanti inevitabilmente dal funzionamento del mercato; — stabilità monetaria e valutaria, che Inflazione: aumento persiconsiste nella difesa del potere di acqui- stente del livello generale dei sto della moneta (lotta all’inflazione) e prezzi e conseguente diminudel potere di acquisto nel controllo dei conti con l’estero (pa- zione della moneta. reggio della bilancia dei pagamenti). Bilancia dei pagamenti: Se, infatti, l’inflazione o la svalutazione strumento con cui si attua la compromettono il potere di acquisto della registrazione sistematica di tutte le transazioni effettuate moneta nazionale, nessun obiettivo del- dagli operatori residenti in un la politica economica può essere raggiun- paese con gli altri operatori che si trovano al di fuori di to. esso. 9 Estratto della pubblicazione 1. L’attività finanziaria pubblica Se vogliamo analizzare in modo più approfondito i contenuti specifici di tali obiettivi, vi possiamo individuare: 4) Scienza delle finanze e diritto finanziario Mentre la scienza delle finanze si occupa dell’aspetto economico dell’attività finanziaria pubblica, il diritto finanziario ne studia l’aspetto giuridico, cioè le norme giuridiche che regolano la raccolta e il successivo impiego delle risorse necessarie all’attività pubblica. Componente di rilievo del diritto finanziario è il diritto tributario, che riguarda le modalità di realizzazione delle entrate tributarie da parte dello Stato: in particolare, esso si occupa delle norme giuridiche che disciplinano i tributi versati dai cittadini allo Stato, in relazione all’obbligo tributario che grava su questi ultimi. Altra componente essenziale del diritto finanziario è costituita dalla contabilità di Stato, che regolamenta l’amministrazione dei beni dello Stato, la formazione dei contratti della Pubblica Amministrazione, la redazione e l’approvazione del bilancio, la gestione delle imprese pubbliche e la responsabilità amministrativa e contabile dei dipendenti pubblici. Quanto precedentemente detto può essere rappresentato dal seguente schema: Scienza delle finanze ▼ Parte Prima: La finanza pubblica Diritto finanziario 10 ▼ ▼ Diritto tributario Contabilità di Stato Test di verifica 1. La scienza delle finanze studia: ❏ a) il modo di operare della guardia di finanza; ❏ b) le norme giuridiche che regolano la raccolta e il successivo impiego delle risorse necessarie all’attività pubblica; ❏ c) la gestione delle risorse pubbliche e la loro successiva erogazione allo scopo di realizzare il soddisfacimento dei bisogni pubblici; ❏ d) i principi fondamentali della finanza pubblica; ❏ e) le norme giuridiche che disciplinano i tributi versati dai contribuenti, in relazione all’obbligo tributario che grava sugli stessi. 2. Nel sistema finanziario pubblico, i soggetti attivi sono: ❏ a) i contribuenti che devono sottostare al potere impositivo ❏ ❏ ❏ ❏ b) c) d) e) dello Stato e degli altri enti pubblici; coloro che in virtù della legge possono imporre tributi; i cittadini che partecipano attivamente alla vita pubblica; coloro che riscuotono i tributi; nessuna delle precedenti. ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ a) b) c) d) e) un un un un un servizio servizio servizio servizio servizio privato; misto (in parte pubblico e in parte privato); speciale pubblico indivisibile; pubblico speciale divisibile; pubblico generale. 4. Tra gli obiettivi della finanza pubblica vi è l’equa distribuzione del reddito. Cosa s’intende con quest’espressione? ❏ a) la difesa del potere di acquisto della moneta e il conseguimento del pareggio della bilancia dei pagamenti; 11 1. L’attività finanziaria pubblica 3. Il trasporto urbano è: ❏ b) l’incremento del reddito pro capite in quanto indice del miglioramento delle condizioni di vita della comunità; ❏ c) l’eguale ripartizione delle risorse fra i cittadini, raggiunta attraverso la limitazione degli squilibri sociali, territoriali ed economici; ❏ d) il pieno impiego dei fattori produttivi ed in particolare del lavoro; ❏ e) l’uguaglianza dei salari e degli stipendi indipendentemente dalla posizione professionale che i cittadini occupano. 5. Il diritto tributario studia: ❏ a) la gestione delle risorse pubbliche e la loro successiva erogazione per il soddisfacimento dei bisogni pubblici; ❏ b) le norme giuridiche che regolano la raccolta e il successivo impiego delle risorse necessarie all’attività pubblica; ❏ c) le norme giuridiche che disciplinano i tributi versati dai cittadini allo Stato, in relazione all’obbligo tributario che grava sugli stessi; ❏ d) gli interventi dello Stato nell’economia diretti alla realizzazione di determinati obiettivi di interesse generale; ❏ e) i principi fondamentali della finanza pubblica, e in pratica dell’attività posta in essere dallo Stato e dagli altri enti pubblici per reperire le risorse necessarie all’adempimento delle loro funzioni. Parte Prima: La finanza pubblica Soluzioni e commenti 1. La risposta esatta è la d). L’attività finanziaria pubblica è oggetto di indagine della scienza delle finanze. Quest’ultima, si occupa di analizzare come lo Stato e gli altri enti pubblici si procurano le risorse finanziare necessarie all’adempimento delle loro funzioni. 2. La risposta esatta è la b). Infatti, i soggetti attivi sono dotati di potere impositivo, cioè di imporre tributi in base alla legge. 12 Estratto della pubblicazione 1. L’attività finanziaria pubblica 3. La risposta esatta è la d). I servizi pubblici speciali si caratterizzano proprio per il fatto che è possibile stabilire il vantaggio che essi arrecano al singolo cittadino. Nel caso dei trasporti urbani pubblici, i ticket utilizzati indicano il numero di viaggi compiuti dal cittadino e quindi i vantaggi che egli ha tratto dal servizio pubblico (divisibilità). 4. La risposta esatta è la c). L’equa distribuzione del reddito si realizza con interventi pubblici che tendono a ripartire in modo equo le risorse tra tutti i cittadini. 5. La risposta esatta è la c). Il diritto tributario, infatti, disciplina l’imposizione e la riscossione dei tributi nonché tutti i rapporti tra il contribuente e l’ente impositore. 13 Estratto della pubblicazione 2. Le funzioni della finanza pubblica ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Di cosa parleremo La natura dell‘attività finanziaria pubblica è stata spiegata da diverse teorie. Questo capitolo espone i contenuti di quelle principali seguendo la classica ripartizione tra teorie economiche, teorie politico-sociologiche e teorie delle scelte pubbliche. Anche per l’intervento dello Stato nell’economia sono state elaborate diverse teorie. Attraverso la loro esposizione comprenderemo i motivi della progressiva espansione del settore pubblico nell’economia. Teorie sulla natura dell’attività finanziaria pubblica ▼ • Teorie economiche ▲ ▲ Teoria politica ▲ ▲ Teoria del consumo ▼ •Teorie politico-sociologiche Teoria sociologica Teoria dello scambio ▲ Teoria della produzione ▲ Teoria marginalista Evoluzione storica della finanza pubblica ▲ Parte Prima: La finanza pubblica ▲ La finanza neutrale La finanza della riforma sociale ▲ La finanza congiunturale ▲ La finanza funzionale 14 ▼ Teoria dell’illusione finanziaria ▼ Teoria delle scelte pubbliche ○ 1) Teorie sulla natura dell’attività finanziaria pubblica Con l’affermazione della scuola fisiocratica, appena dopo la metà del XVIII secolo, si ha la prima formulazione di una teoria sul ruolo dello Stato: poiché un ordine naturale governa il sistema economico e la terra è la sola produttrice di ricchezza, lo Stato deve ridurre al minimo il suo intervento per non turbare l’ordine naturale, quindi l’imposizione fiscale deve minimizzare e colpire solo il reddito prodotto dalla terra (imposta unica sulla terra). Le formulazioni teoriche più antiche hanno oggi solo un valore storico, ma la loro conoscenza è utile in quanto consente di vedere l’evoluzione nel tempo del concetto di intervento pubblico nell’economia. — teorie economiche, formulate nell’ambito del pensiero economico tradizionale e caratterizzate dal tentativo di spiegare l’attività finanziaria pubblica utilizzando i principi che l’economia politica aveva elaborato per lo studio dell’attività economica privata; — teorie politico-sociologiche, sviluppate da studiosi italiani verso la metà del XX secolo, caratterizzate dall’orientamento a spiegare l’attività finanziaria pubblica in base ai rapporti di forza fra governanti e governati, con il connesso sfruttamento dei governati da parte dei governanti; — teoria delle scelte pubbliche, che costituisce lo sviluppo più recente delle teorie finanziarie e studia i processi attraverso i quali si giunge alle decisioni nel settore pubblico, applicando ai suoi attori (elettori, politici, funzionari amministrativi) gli stessi modelli di comportamento degli operatori privati. 2) Teorie economiche Le teorie economiche più significative sono state formulate nel corso del XIX secolo e nei primi decenni del XX secolo. Analizziamole distintamente. 15 Estratto della pubblicazione 2. Le funzioni della finanza pubblica Le teorie sulla natura dell’attività finanziaria pubblica si possono così classificare: Teoria del consumo. Secondo questa teoria, formulata dall’economista francese J.B. Say (1767-1832) esponente della scuola classica, i tributi pagati allo Stato sottraggono risorse ai privati, provocando una distruzione di ricchezza dato che incrementano i consumi pubblici e fanno diminuire gli investimenti produttivi. Perciò, il prelievo tributario va ridotto quanto più è possibile, perché danneggia l’intera economia. Secondo i principi del liberismo economico, infatti, i consumi (sia pubblici che privati) devono essere contenuti perché sottraggono risorse all’accumulazione del capitale. Teoria dello scambio. I tributi non sono altro che il pagamento dei servizi pubblici resi dallo Stato e quindi hanno la natura di un prezzo pagato dai privati per ottenere tali servizi. Fra ciò che i cittadini pagano e i servizi forniti dagli enti pubblici deve sussistere un equilibrio e pertanto l’attività finanziaria pubblica deve cessare quando viene meno l’equivalenza economica fra i tributi pagati dai cittadini e i servizi pubblici ottenuti dai cittadini stessi. Parte Prima: La finanza pubblica Teoria della produzione. I servizi pubblici resi dallo Stato consentono ai privati di produrre beni e servizi: quindi, l’attività finanziaria pubblica è vantaggiosa, poiché consente un aumento dei beni disponibili per la collettività mediante la crescita delle sue capacità produttive. Questa teoria è stata sviluppata da studiosi tedeschi (A. Wagner, L. Stein) che, preoccupati del ritardo dell’industria nazionale rispetto a quella inglese, reclamavano l’intervento dello Stato in difesa delle iniziative industriali interne contro la concorrenza estera. Teoria marginalista. Secondo questa teoria, i bisogni — sia privati che pubblici — avvertiti dai soggetti si possono classificare in ordine decrescente di intensità. I bisogni privati vengono soddisfatti direttamente dai cittadini, che acquistano sul mercato i beni e i servizi pagandone il prezzo; i bisogni pubblici sono invece soddisfatti dallo Stato che finanzia i servizi pubblici attraverso il prelevamento delle imposte. La ripartizione delle risorse tra bisogni pubblici e privati deve essere tale da uguagliare le utilità marginali ponderate (ossia 16 Estratto della pubblicazione l’utilità dell’ultima dose di bene divisa per il suo prezzo) di tutti i beni e servizi che i cittadini acquistano per soddisfare i loro bisogni, pubblici e privati. 3) Teorie politico-sociologiche Le teorie politico-sociologiche rappresentano un indubbio progresso rispetto alle teorie economiche, in quanto tengono conto di elementi extra-economici, come l’aspetto politico e quello sociologico, scaturenti dal rapporto di supremazia dello Stato nei confronti del cittadinocontribuente. Teoria sociologica. Partendo dal pensiero politico-sociologico di due importanti studiosi italiani,Vilfredo Pareto (1848-1923) e Gaetano Mosca (1858-1941), la teoria sociologica considera l’attività finanziaria pubblica come lo strumento usato dalla classe dominante per conservare il potere. Questa distribuisce il carico tributario nel proprio esclusivo interesse, dando però a tutti i cittadini l’illusione di operare a vantaggio dell’intera collettività (si parla a tale proposito di illusione finanziaria, consistente in una erronea valutazione da parte dei cittadini dei vantaggi e degli svantaggi connessi alla politica finanziaria del governo). 17 Estratto della pubblicazione 2. Le funzioni della finanza pubblica Teoria politica. Proposta dall’economista italiano Benvenuto Griziotti (1884-1956), sostiene che l’attività finanziaria pubblica ha carattere sostanzialmente politico, in quanto è la manifestazione della sovranità dello Stato. Rivestono, infatti, natura politica sia lo Stato (titolare del potere di imporre tributi), sia gli strumenti usati (i tributi, che si devono obbligatoriamente pagare per legge), sia infine gli scopi da raggiungere (che sono scelti dalla classe al potere in base a criteri politici). I detentori del potere suddividono il carico tributario allo scopo di favorire le classi sociali che li appoggiano, in modo da conservare la loro autorità. Pregio di questa teoria è l’aver sottolineato l’influenza dell’elemento politico sull’attività finanziaria pubblica. 4) Teoria dell’illusione finanziaria Lo studioso italiano Amilcare Puviani (1854-1907) ha elaborato la teoria dell’illusione finanziaria, secondo cui l’attività finanziaria si accompagna ad “erronee valutazioni degli scopi, dei vantaggi e delle conseguenze della spesa pubblica e degli oneri del prelievo fiscale”. Seguendo la via tracciata dai sostenitori delle teorie politico-sociologiche, egli osserva che il sistema fiscale non risponde in realtà ai bisogni dei cittadini, ma è il risultato del prevalere della classe che ha il maggior potere economico, che impone le proprie scelte attraverso l’inganno e l’artificio. Parte Prima: La finanza pubblica 5) Teoria delle scelte pubbliche Sulla base delle teorie politico-sociologiche si è sviluppato il pensiero finanziario contemporaneo, in particolare la scuola delle scelte pubbliche (public choice), che ha avuto un riconoscimento ufficiale nell’assegnazione del premio Nobel per l’economia (1986) al suo massimo esponente, James Buchanan (che per sua stessa ammissione deve la sua formazione al pensiero finanziario italiano, assimilato durante un lungo soggiorno nel nostro Paese). Questa scuola, affermatasi nel corso degli anni Sessanta negli Stati Uniti, analizza i meccanismi decisionali che presiedono alla formazione delle scelte pubbliche. Basandosi sui modelli che caratterizzano il comportamento dei soggetti privati, ha cercato di spiegare i comportamenti dei soggetti dell’attività finanziaria pubblica, come i meccanismi di voto e i loro effetti sulle scelte collettive (ponendosi, ad esempio, domande del tipo: “la spesa pubblica aumenta più facilmente se si adotta il sistema maggioritario o quello proporzionale?”), i comportamenti dei politici e della burocrazia, le dinamiche dei gruppi di interesse (lobbies) ecc. I suoi esponenti hanno preso una decisa posizione contro l’eccessivo intervento dello Stato in economia, che ha provocato un’incontrollata espansione del debito pubblico. 18 6) Evoluzione storica della finanza pubblica La finanza neutrale. Secondo la visione propria della scuola classica, il mercato, lasciato libero di funzionare, assicura spontaneamente la piena occupazione e il raggiungimento del livello di reddito più elevato possibile. Dato, quindi, che il mercato assicura risultati ottimali per l’intera collettività, lo Stato non deve intervenire nell’economia ma deve fornire solo quei servizi che per loro natura non possono essere erogati dai privati (difesa nazionale, ordine pubblico, amministrazione della giustizia, opere pubbliche come strade, ponti ecc.). Lo Stato deve garantire il funzionamento del mercato, contenendo al massimo la spesa pubblica ed evitando deficit di bilancio (situazione in cui le entrate dello Stato sono inferiori alle sue spese): occorre che il bilancio dello Stato sia molto limitato e le spese siano finanziate mediante imposte proporzionali (che gravano in misura costante sul reddito), in modo da non alterare la posizione relativa che i singoli contribuenti avevano prima del pagamento del tributo. In definitiva, lo Stato deve assumere una posizione neutrale rispetto alla distribuzione del reddito. La finanza della riforma sociale. I presupposti della finanza neutrale vengono aspramente criticati nella seconda metà dell’Ottocento dagli esponenti della scuola socialista. Secondo i riformisti sociali il non intervento dello Stato nell’economia avvantaggia le classi capitalistiche, con grave danno della classe operaia, debole e incapace di difendere da sola i propri interessi. Lo Stato deve invece intervenire in 19 2. Le funzioni della finanza pubblica I problemi della finanza pubblica sono stati affrontati in modo rigoroso dalla scuola classica inglese, i cui principali esponenti (Adam Smith, David Ricardo e John S. Mill) hanno raggiunto risultati validi ancora oggi. In seguito, altre scuole di pensiero hanno dato apporti rilevanti allo studio delle funzioni della finanza pubblica, ossia del ruolo che lo Stato deve svolgere nel sistema economico. Come si nota dalla seguente rassegna, la tendenza evolutiva che si coglie va nel senso di una progressiva espansione del settore pubblico nell’economia. economia, per attenuare le sperequazioni sociali, impiegando due strumenti fondamentali: — l’imposta progressiva, che colpisce in misura maggiore i redditi più alti con la conseguenza di ridurre il divario economico fra ricchi e poveri; — la riforma del sistema successorio, in modo da colpire pesantemente le trasmissioni ereditarie e impedire l’accumulazione di ingenti patrimoni. Parte Prima: La finanza pubblica Introducendo queste due riforme, lo Stato ottiene una quantità di risorse sufficienti ad attuare una politica favorevole ai ceti più diseredati, consistente nell’istruzione gratuita, in interventi a favore della salute, in assicurazioni sociali ecc. Le istanze riformistiche sono state all’inizio molto criticate, ma gradualmente si è diffusa l’idea che lo Stato deve assumere un ruolo attivo a favore dei cittadini più deboli (lavoratori, malati, anziani). In tutti gli Stati, a cominciare dalla Germania, sono state così introdotte, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, forme di assicurazione sociale contro le malattie, l’invalidità, la vecchiaia e gli infortuni sul lavoro. La finanza congiunturale. La Grande crisi del 1929-32 ebbe conseguenze disastrose sul mercato del lavoro: i milioni di disoccupati erano la migliore dimostrazione della debolezza delle tesi della finanza neutrale, secondo le quali nel sistema operano dei meccanismi automatici che assicurano il pieno impiego dei fattori produttivi. Si è così fatta strada la convinzione che l’astensione dello Stato aggrava le crisi del sistema, con pesanti danni non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale. Per evitarle, lo Stato deve intervenire adottando strumenti capaci di stabilizzare le fasi di espansione e di depressione del ciclo economico (l’insieme di questi interventi si chiama politica anticiclica). La stabilizzazione del ciclo avviene attraverso la manovra della spesa pubblica: nella fase espansiva, lo Stato deve aumentare le imposte e diminuire la spesa pubblica, in modo da realizzare degli avanzi di bilancio, che utilizzerà nella fase depressiva per far fronte al deficit di bilancio. In tale fase lo Stato deve diminuire le imposte e aumentare 20 Estratto della pubblicazione la spesa pubblica allo scopo di assorbire la disoccupazione. Agendo in questo modo, il bilancio non sarà in pareggio in ciascun singolo anno, ma nell’arco del ciclo economico (equilibrio pluriennale di bilancio). La finanza funzionale. La Grande crisi aveva dimostrato l’incapacità del mercato di assicurare la piena occupazione e di raggiungere il massimo livello di reddito, smentendo così l’ottimismo della teoria tradizionale. Secondo l’analisi di J. M. Keynes — la cui opera fondamentale, intitolata Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, vede la luce nel 1936 quando più vivo è il dibattito sui modi per uscire dalla crisi — la disoccupazione è dovuta all’insufficienza della domanda globale. Solo un intervento attivo dello Stato nell’economia può sostenere l’occupazione. Quando la domanda globale è insufficiente, lo Stato deve usare questi strumenti: Il risultato di questa manovra è un aumento della domanda globale, che garantisce il pieno impiego dei fattori produttivi attraverso l’accrescimento del reddito nazionale. Per tale ragione, l’indirizzo keynesiano è anche noto Deficit spending: è una manovra economica con la quale con il nome di finanza del reddito nazio- un paese decide di finanziare nale, o anche di finanza funzionale, per- la spesa pubblica in disavanché funzionale al raggiungimento degli zo. Il finanziamento del deficit obiettivi di sviluppo e giustizia sociale, che può avvenire in due modi: con la creazione di base monetasi possono riassumere nella realizzazione ria, o con l’emissione di titoli della massima occupazione e della più equa di Stato. distribuzione del reddito. È facile capire come la finanza funzionale rappresenti una evidente rottura rispetto ai dettami della scuola classica, che prescriveva il non intervento pubblico nell’economia e la regola del pareggio del bilancio. 21 2. Le funzioni della finanza pubblica — diminuire le imposte, in modo che una quota maggiore di reddito resti nelle mani dei privati; — aumentare la spesa pubblica, anche se ciò comporta un deficit di bilancio (deficit spending). Test di verifica 1. La teoria che spiega la natura dell’attività finanziaria pubblica come un rapporto fra cittadini e Stato, in cui le imposte sono il prezzo pagato dai cittadini per ottenere i servizi pubblici è nota come: ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ a) b) c) d) e) teoria teoria teoria teoria teoria dello scambio; del consumo; della produzione; marginalista; dell’illusione finanziaria. 2. La teoria secondo la quale l’attività finanziaria pubblica ha natura politica, in quanto manifestazione della sovranità dello Stato nei confronti dei cittadini, si chiama: ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ a) b) c) d) e) teoria teoria teoria teoria teoria del consumo; della produzione; politica; sociologica; marginalista. 3. Gli esponenti della scuola delle scelte pubbliche giudicano l’intervento dello Stato nell’economia: Parte Prima: La finanza pubblica ❏ ❏ ❏ ❏ a) b) c) d) troppo limitato, per cui va esteso; troppo ampio, per cui va limitato; eccessivo in certi settori, scarso in altri; un problema di nessun interesse, non avendo influenza sulla finanza pubblica; ❏ e) nessuna delle precedenti. 4. Secondo la teoria della finanza neutrale, lo Stato: ❏ a) non deve intervenire in economia, ma realizzare il pareggio del bilancio; ❏ b) deve intervenire in economia e conseguire il pareggio del bilancio; 22 Estratto della pubblicazione ❏ c) deve intervenire in economia, anche a costo di un bilancio in deficit; ❏ d) non deve intervenire in economia, ma realizzare un deficit di bilancio; ❏ e) deve aumentare sempre la spesa pubblica. 5. Le tesi della progressività dell’imposta e di alte imposte di successione sono state sostenute dalla: ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ a) b) c) d) e) finanza finanza finanza finanza finanza neutrale; della riforma sociale; congiunturale; funzionale; aziendale. 1. La risposta esatta è la a). Infatti, secondo i sostenitori di questa teoria il rapporto fra Stato e cittadini si basa sul meccanismo dello scambio: i tributi non sono altro che il pagamento dei servizi pubblici resi dallo Stato e quindi hanno la natura di un prezzo pagato dai cittadini per ottenere tali servizi. 2. La risposta esatta è la c). La teoria politica sostiene che l’attività finanziaria pubblica ha carattere sostanzialmente politico, in quanto manifestazione della sovranità dello Stato. 3. La risposta esatta è la b). Infatti, secondo coloro che appartengono alla scuola delle scelte pubbliche l’eccessivo intervento dello Stato nell’economia è causa di un’incontrollata espansione del debito pubblico. 4. La risposta esatta è la a). Lo Stato deve solo garantire il funzionamento del mercato, contenendo quanto più è possibile la spesa pubblica ed evitando deficit di bilancio. 5. La risposta esatta è la b). Secondo i sostenitori della finanza della riforma sociale l’impiego di questi due strumenti consente di attenuare le sperequazioni sociali. 23 Estratto della pubblicazione 2. Le funzioni della finanza pubblica Soluzioni e commenti Estratto della pubblicazione