[PAYS.DOC] Il pedemonte cuorgnatese e il torrente Orco Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo # # # # # # # Punto di ripresa: Santuario di S. Elisabetta, Colleretto Castelnuovo (Torino) # # # # # # PM-13 # # # # # # # Pianura canavesana L'area orientale dell'alto Canavese presenta ancora fitte zone boscose e brich (colline poco alte, ricche di vegetazione e vigneti); scendendo poi verso Rivarolo, Caluso e Chivasso si riscontrano soprattutto suoli coltivati intensamente, in particolare grano, granoturco, foraggio e canapa. Cuorgnè La cittadina di Cuorgnè (circa 10.000 abitanti, m 414) sorge su un terrazzo morenico attraversato da due torrenti che costeggiano il centro abitato: l'Orco, che nasce dai ghiacciai del Gran Paradiso e il Gallenca proveniente dal monte Soglio. E' circondata dalle propaggini pedemontane delle Alpi Graie, fuorché verso Sud-Est, dove si affaccia sulla pianura che si estende sino a Torino. Belmonte Il santuario e il sacro monte di Belmonte sorgono su una collina isolata (m 727) a monte di Valperga, la cui sagoma è facilmente riconoscibile da tutto il circondario. L'altura, seppur quasi completamente ricoperta di boschi, sul settore settentrionale presenta zone di sabbia granitica di color rosso, chiamate sabbionere. L'antica chiesa (origini presunte del XI secolo, str uttura attuale ottocentesce), le cappelle del Sacro Monte (dal XVII secolo) e la collina fra Valperga, Prascorsano, Pertusio e Cuorgnè sono diventate riserva naturale per la forte integrazione tra elementi storici e naturalistici. Orco Il torrente Orco è uno dei principali affluenti di sinistra del fiume Po, nel quale confluisce vicino Chivasso dopo circa 90 km. Nasce dal colle del Nivolet, nei pressi del lago Serrù e procede attraverso il massiccio del Gran Paradiso, all'interno del parco, sino a Pont Canavese, dove accoglie le acque del Soana. Il suo bacino idrografico ospita il più importante complesso idroelettrico del Piemonte con cinque dighe e molte centrali di produzione. I versanti boschivi La vegetazione che circonda Santa Elisabetta è caratterizzata da boschi di conifere e betulle. La strada che da Collelleretto Castelnuovo giunge al santuario si tuffa nell'ombra di un castagneto punteggiato da betulle, abeti, faggi, noci e frassini. Nelle zone più collinari meglio esposte vi sono frutteti e vigne. Salendo verso la punta Verzel (m 2406), alle spalle della chiesa, la vegetazione diventa meno fitta, lasciando spazi a pascoli estesi, in primavera ricchi di narcisi. I solchi vallivi pedemontani Na tu ra R u le ra le Ur ba no # Montagna Ad Occidente i monti increspano il paesaggio scendendo verso la pianura canavesana. Le boscose pendici del monte Quinzeina (m 2344) coprono la visuale sulla valle Soana, stretta dal monte Tressi e ricca di foreste di conifere. A Sud la prospettiva si chiude sulle valli del Tesso e di Lanzo; sullo sfondo s'intravedono il monte Soglio, la cima dell'Agnolino, il Musinè ed infine si scorge, appena accennato, il profilo del Monviso. # # # # # # # # # # ## # # # # # # # # # # # # # # # Collina Pianura Litorale Dinanzi al santuario di Santa Elisabetta (m 1.211) si apre un terrazzo erboso, che offre un ampio panorama sul Canavese e sulla pianura torinese. La cappella, costruita nel 1796, si trova sul versante meridionale dell'imponente monte Quinzeina (m 2344), in valle Sacra, sulla sponda destra del torrente Piova. La vallata deve il proprio nome alla fitta presenza di cappelle votive, chiese antiche e santuari, in particolare quelli di S. Elisabetta e di Piova. Rimane incastonata tra la val Soana a Ovest e la Valchiusella ad Est, è contraddistinta dalla presenza del monte Calvo e dalla catena montuosa della Bella Dormiente (monti Verzel e Quinzeina). La vista lungo il lato Sud-Ovest della chiesa si apre sul centro abitato di Cuorgnè (cittadina di origini e volto medievale) e sui suoli coltivati pianeggianti fra Valperga e Favria. Grazie alla forza motrice idraulica, già in età moderna si è sviluppata un'importante attività protoindustriale: lungo il corso dell'Orco o dei suoi canali e bealere derivati dal suo corso sono installati mulini, fonderie, piste d'olio e di canapa. In particolare il maresciallo di Francia Charles de Cossè de Brissac a metà Cinquecento ordinò di costruire una diramazione dall'Orco, affinché fossero irrigate le terre del feudo di Caluso in suo possesso; tale canale occupa ancora attualmente un posto di rilievo nell'economia canavesana. L'ex manifattura tessile di Cuorgné (dal 1872) costituisce uno dei principali poli di paesaggio industriale storico della regione, adibita in parte ad attività museali. Verso Oriente la vegetazione lussureggiante di bosco ceduo ricopre i monti nella valle di Locana e accompagna il fiume sino alle Alpi Graie, sullo sfondo. Pianura canavesana Le sponde del torrente Orco Cuorgnè (insediamento storico) Le pendici del monte Quinzeina Cuorgnè (espansioni) Le valli Soana, Tesso e Grande di Lanzo Il santuario di Belmonte Bassa Val Susa, Musinè e Monviso [PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo 1 Il pedemonte cuorgnatese e il torrente Orco Punto di ripresa: Santuario di S. Elisabetta, Colleretto Castelnuovo (Torino) PM-13 2 1 Facciata del santuario di Santa Elisabetta 2 Bosco di betulle lungo la strada che sale alla chiesa Clemente Rovere, Veduta presa in riva all'Orco presso Cuorgnè, 1847 e Santuario di Belmonte veduta dal lato di Nord est, 1847 (da C. Lombardi Sartorio (a cura di), Il Piemonte antico e moderno delineato e descritto da Clemente Rovere, Torino 1978, nn. 2910 e 2918). 3 Fiume Orco e imbocco della valle di Locana dal ponte di Cuorgnè 4 Collereto Castelnuovo, Borgiallo e la pianura canavesana 5 Derivazione del canale di Caluso e della bealera di Castellamonte dal torrente Orco 6 3 L'altura di Santa Elisabetta, ripresa dalla parrocchiale di Collereto Castelnuovo 4 Nella veduta dalla pianura (n. 2910), dietro gli alberi svettano la torre di Carlevato (leggendario crociato locale) e quella comunale del borgo medievale di Cuorgnè, alle spalle la collina di Belmonte e i monti Canauta, Soglio e dell'Angiolino. Cuorgnè nel medioevo costituiva il fulcro commerciale dell'alto Canavese, la sua importanza era dovuta soprattutto alla presenza dell'unico ponte sull'Orco; infatti, nel caso i guadi non fossero stati praticabili, i mercanti di Ivrea per raggiungere Avigliana o la Val Susa dovevano corrispondere un pedaggio alla città. Il torrente, dalle leggendarie sabbie aurifere, ha caratterizzato la storia e l'espansione territoriale dell'omonima vallata e di tutta la pianura canavesana. Il Santuario e il Sacro Monte di Belmonte (n. 2918) costituiscono il fulcro visivo dello sbocco della valle Orco nella pianura canavesana. Lo schizzo di Clemente Rovere fatto dal versante opposto della valle, non distante dal punto di ripresa della foto di questa scheda documenta il rapporto tra la morfologia del sito, la vegetazione boschiva e l'emergenza architettonica del Santuario. Secondo la tradizione il monastero e la chiesa benedettina femminile di Belmonte furono fondati da re Arduino nel 1016, contemporaneamente al santuario di Crea e alla cappella della Consolata a Torino. Nel 1602, a seguito dei decreti del Concilio di Trento che proibivano i conventi femminili fuori dalle mura cittadine, le religiose furono sostituite dai Frati Minori di San Francesco, che ampliarono l'edificio e ne fecero il centro spirituale canavesano. L'aspetto attuale è dovuto ad un restauro di fine Ottocento: la prima fase è affidata a Carlo Reveglio della Veneria, cui subentra Carlo Ceppi. 5 6