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Musicando ancora…
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I luoghi della musica
(ieri e oggi)
Obiettivi
Seguendomi in questo percorso potrai
entrare, grazie ad una ideale “macchina del tempo”, dentro i principali luoghi
usati per la musica dalle diverse civiltà nelle varie epoche
consolidare la conoscenza delle epoche storiche
incontrare musicisti ed ascoltatori, strumenti antichi e nuovi, forme e generi
passati o attuali
confrontare usi, tradizioni e comportamenti musicali di ieri con quelli di oggi
riflettere sulle analogie, differenze e peculiarità stilistiche di epoche musicali
diverse
riflettere sulla funzione comunicativa e sociale della musica
conoscere le principali tecniche di riproduzione del suono e la loro storia
far emergere le specifiche identità culturali
1. La foresta
Un tempo c’era la foresta. Nella lontana alba dell’umanità quello fu il luogo nel quale fare e ascoltare la musica. L’ uomo preistorico inventò la sua
musica e fabbricò i suoi strumenti così come ogni
altra cosa che serviva alla sua sopravvivenza e al
suo benessere: rubandoli alla natura nella quale era
immerso. Imparò ad imitare il suono del vento e
degli uccelli, del tuono e della pioggia; organizzò il
suo corpo, mani, piedi e voce, come fosse la sua orchestra; diventò costruttore via via più sapiente di
strumenti sempre meno rudimentali. La musica fu
di volta in volta forma di comunicazione, magia
propiziatoria, espressione dei sentimenti di un
individuo e di un popolo.
Ho pronto
per te un veloce
viaggio nello spazio
e nel tempo:
seguimi!
Valle Padana, anno 25800 a.C.
È notte di plenilunio nella foresta. Nella radura intorno al grande fuoco è radunata tutta la tribù. Tutti sono presenti perché la cerimonia che sta per svolgersi è di vitale importanza per la Gente: le scorte di cibo sono quasi finite e la caccia di domani deve avere un esito favorevole a tutti i costi.
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I luoghi della musica (ieri e oggi)
Nella sua caverna Nut, lo sciamano, si sta preparando con cura:
sa che tutti si aspettano da lui un rito così potente da guidare
le frecce e i proiettili delle cerbottane dritti al bersaglio.
Quando esce dalla sua caverna, parato con le vesti e i colori del
potere divino che rappresenta, lo accoglie un riverente silenzio.
Nut fa scorrere il suo sguardo con compiacimento: ecco la
Gente in attesa, i cacciatori con le loro armi, ma soprattutto
ecco i suonatori, senza i quali la magia non avrebbe la forza
sufficiente.
Lo sciamano alza il braccio e, a quel segnale, il ritmo dei grandi
tamburi, frammisto alle acute note delle canne di palude e al
battere delle mani e dei piedi, si alza nella notte verso la luna.
2. Il teatro greco
Il teatro è un’invenzione dell’antica civiltà greca. Nel corso di diversi secoli, architetti e capomastri costruirono splendide, imponenti strutture atte ad accogliere un vasto pubblico e a permettere l’allestimento di grandiosi spettacoli
come giochi sportivi, commedie ma soprattutto tragedie.
I teatri greci erano appoggiati alle pendici di una collina, nella quale venivano
ricavate le gradinate della platea; in basso avveniva l’azione scenica e trovavano
posto musici e cantori.
La musica aveva un ruolo fondamentale, soprattutto negli interventi del coro,
ed era eseguita da un piccolo gruppo di musicisti che suonava gli strumenti in
uso all’epoca: lire, cetre, flauti, tamburelli, cimbali, sistri.
In particolare nella Tragedia la musica era considerata indispensabile per la sua
funzione purificatrice e rasserenante.
Gli spettacoli allestiti nel teatro erano sempre importanti occasioni sociali, ma
anche religiose, infatti spesso coincidevano con feste in onore di qualche divinità.
A sinistra, suonatrice di
Cetra (V sec. a.C. circa).
A destra, attori tragici con
abiti di scena e maschere
(IV sec. a. C.).
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Segesta,(Magna Grecia), 332 a.C.
Melissa finisce con le mani tremanti di allacciarsi la
fibbia sulla spalla destra, liscia con cura le pieghe della
bianca tunica, controlla ancora una volta che i capelli
siano ordinatamente disposti nella elaborata acconciatura sulla nuca, infine si sporge con la testa fuori
dal telone e guarda con crescente emozione il pubblico
che prende posto sulle gradinate.
È il suo debutto come coreuta del teatro, e addirittura
nella “Elettra” del grande tragediografo greco Sofocle,
la appassionante, tragica storia della figlia del Re Agamennone di Sparta, che insieme al fratello Oreste vendica la morte del padre avvenuta per mano dell’amante di
sua madre. Una vera “tragedia”, con un bel po’ di morti, vendette e passioni, una cosa stupenda! Il pubblico ne
sarà entusiasta!
Si china per allacciarsi i sandali, ma viene distratta dal suono dei musici che accordano gli strumenti, e soprattutto dal suono dell’auleta Aristeo, un vero virtuoso del suo strumento e anche un ragazzo molto affascinante.
Melissa sente che questa sarà una serata eccezionale!
E mentre Eurialo, il grande attore, col costume di scena di Elettra si appoggia sul viso la maschera tragica e si prepara ad entrare in scena, Melissa capisce che è ora di soffocare l’emozione e di prendere posto nell’orchestra.
3. Il monastero
L’affermazione del Cristianesimo, la nascita di tanti movimenti di ispirazione
sacra e il nuovo fervore religioso, portarono nel Medioevo alla costruzione di un
grandissimo numero di Chiese e Monasteri.
Le Chiese, piccole Cappelle votive o imponenti Basiliche,
sorsero ovunque sul territorio, costruite in quello stile semplice e pulito chiamato romanico, e affrescate con immagini sacre vibranti di colore ma ancora prive di prospettiva.
I monasteri divennero, con le loro biblioteche, il deposito
della cultura dell’epoca, ma anche i luoghi in cui si affinava quotidianamente l’arte della musica sacra, attraverso
la pratica del canto gregoriano; ogni monastero importante infatti ricopiava e conservava i codici musicali contenenti il patrimonio di inni sacri lasciato dal Papa Gregorio
Magno e istruiva un coro per la loro esecuzione.
Una partitura con canti
gregoriani.
Abbazia di Montecassino, 927 d.C.
Frate Giulio non sa più che cosa fare con Frate Benedetto! Per quanto venga ammonito, non riesce ad arrivare
in orario. La campana è già suonata da un pezzo, tutti i monaci sono al loro posto nel coro, con in mano i fogli
tetragrammati cosparsi di neumi neri, ma Frate Benedetto non si vede!
Ogni pazienza ha un limite: la scorsa settimana ha rovesciato l’inchiostro sulla pergamena di una antica copia
dell’Antifonario; due giorni dopo ha spaventato tutte le galline del pollaio (cercava di strappare loro una penna
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per sostituire la penna d’oca di Frate Antonio
che sbadatamente gli aveva imprestato e che lui
aveva rotto); infine, solo stamattina, cantava a
squarciagola l’Agnus Dei mentre spazzava il pavimento della cucina ballando con la scopa!
La porta della cappella si apre di colpo, e con i
sandali slacciati, il cordone del saio che striscia
per terra ed i capelli tutti arruffati, entra Frate
Benedetto e prende posto in mezzo ai compagni.
Frate Giulio sospira, lo guarda esasperato, poi
alza la mano destra e la voce all’unisono dei
monaci sale, pura e devota verso il cielo.
Frate Giulio sorride, perché tra tutte la più
dolce e celeste e quella di Frate Benedetto.
Abbazia di Montecassino
4. La piazza
Suonatore di viella.
Mentre nelle chiese e nei monasteri medievali fiorisce la musica sacra, la musica profana vive nelle piazze dei villaggi e nei castelli. Nei giorni di mercato,
soprattutto nelle festività e nelle ricorrenze speciali, la piazza si anima di venditori, giocolieri, saltimbanchi, e della musica di suonatori girovaghi, che, con
flauti e tamburi, organetti e
vielle, attirano l’attenzione della
gente.
La loro è una musica semplice,
spesso improvvisata sul momento,
solo strumentale per far ballare,
anche vocale per raccontare, ma
soprattutto non è destinata a pochi,
ma a tutti coloro che, passando di
lì, hanno voglia di fermarsi ad
ascoltare …
Stratford-on-Avon, Inghilterra, 1378 d. C.
Nella caotica confusione del mercato, Juliet si sente un po’
smarrita, ma anche determinata.
Questa mattina è sfuggita al controllo della nutrice e della
servitù e si è avventurata da sola per le strette vie della città.
Dalla servetta Polly ha saputo che da alcune settimane nei
giorni di mercato si esibisce nella piazza un cantastorie italiano e che le sue canzoni raccontano vicende appassionanti
di amanti e destini crudeli: una cosa da togliere il fiato!
Ora lo ha visto: in piedi in mezzo alla piazza, tiene in una
mano una viella di legno scuro e nell’altra il suo archetto; ac- Stratford-on-Avon, The Memorial Theatre.
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canto a lui, seduta su uno sgabello sta una ragazzina, la figlia, che tiene appoggiato sulle ginocchia un piccolo liuto.
Quando la gente si è fatta numerosa, l’uomo e la fanciulla iniziano a suonare e a cantare una canzone dolcissima
e struggente, che narra il tragico amore di due ragazzi veronesi le cui famiglie si odiano. Essi sono costretti ad
amarsi di nascosto ma il destino crudele li porterà entrambi alla morte. Juliet ascolta impietrita: la ragazza si
chiama come lei, Giulietta!
Mentre torna a casa ancora un po’ emozionata, pensa che una storia così bella e commovente merita di essere ricordata: la porterà con sé per sempre e la racconterà ai suoi figli e ai suoi nipoti, perché non vada perduta.
5. Il castello
Nel Medioevo il castello era il centro del feudo, non solo dal punto di vista geografico, ma anche difensivo e culturale. Era perciò dotato di mura fortificate e torrioni di difesa, ma anche di saloni scaldati da un grande camino in cui la famiglia
del signore e i suoi amici potevano riunirsi a conversare, ascoltare musica, danzare.
Grande entusiasmo e ansiosa attesa erano riservati alle esibizioni dei trovatori,
poeti e musicisti raffinatissimi che venivano dalla Provenza. Essi cantavano, accompagnandosi con il liuto, ballate d’amore dolci e struggenti, appassionanti
canzoni di gesta di invincibili ed eroici cavalieri, ritratti delicati della donna
amata. Al contrario dei menestrelli girovaghi e dei cantastorie, erano spesso di
nobile origine e colti, conoscevano la musica e la poesia, e scrivevano utilizzando l’antico francese del sud, chiamato “langue d’oc”.
Musicisti girovaghi
vengono invitati dai signori
per allietare le serate nelle
corti e nei castelli
medievali.
Fénis, Bassa Savoia, 1378 d. C.
Nel nuovo castello dei Challant, imponente fortezza a difesa della valle, la contessa Bianca si sente sempre più
inquieta: sa di avere preso due decisioni che non incontreranno l’approvazione del marito. Prima di tutto ha com-
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missionato a quel giovane pittore un
affresco raffigurante S. Giorgio e il
drago per rallegrare il solenne scalone
di accesso, poi, come se non bastasse,
ha ceduto alle insistenze della figlia
Leonora, e ha acconsentito all’esibizione di questa sera. Al pensiero della
figlia la sua irritazione cresce: quella ragazza ha solo grilli per la testa! Ci mancava anche il trovatore e le sue
sdolcinate canzoni d’amore.
La contessa Bianca sospira e si affaccia
alla piccola finestra che guarda la valle.
L’ultimo sole di aprile sta calando veloIl castello di Fénis.
cemente dietro i monti, e, come per
magia, Bianca ricorda una sera lontana nel tempo, quando lei stessa aveva l’età di Leonora. Ricorda le luci delle
candele e del fuoco del camino, ricorda il fruscio della sua nuova veste di seta color morello, ma soprattutto la
sommerge il ricordo della voce di Rambauld de Vaqueiras che, pizzicando le corde del liuto, cantava Kalenda
maya: …”non c’è foglia di faggio né canto di uccello né fiore di giglio che valga la tua bellezza, Signora mia…”
Chissà perché le era sembrato che, cantando, guardasse solo lei…
6. Il palazzo rinascimentale
Durante i secoli XV e XVI l’Italia divenne la culla della stupefacente fioritura artistica che prese il nome di Rinascimento. Le grandi Signorie, Sforza,
Medici, Gonzaga, Este, ecc. si circondarono dei maggiori artisti della loro
epoca, pittori, architetti, scultori, poeti, musicisti, commissionando la costruzione di chiese e palazzi, la messa in opera di affreschi, quadri, statue, la composizione di musiche sacre e profane.
All’interno dei grandi palazzi rinascimentali
non mancava il teatro, piccolo gioiello acusticamente perfetto, intarsiato di legni pregiati e
affrescato a brillanti colori, e il salone della musica, con la balconata sopraelevata in cui prendevano posto i musicisti.
Mentre la musica sacra nelle chiese raggiungeva il massimo splendore polifonico, nei palazzi le feste danzanti e gli intrattenimenti
musicali divennero l’espressione di una nobiltà
raffinata ed artisticamente sensibile.
In questo particolare de Le nozze di Cana di Paolo
Veronese (1528-1588) sono raffigurate a sinistra la viola
da gamba tenore, collocata sulle ginocchia
dell’esecutore, e a destra la viola da gamba
contrabbassa, appoggiata a terra. Si noti l’impugnatura
dell’archetto, sostenuta dal di sotto.
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Urbino, Palazzo Ducale, 1505 d. C.
Il giovane liutista Martino guarda sconsolato il suo strumento: ancora una corda rotta, e per di più uno dei costosi bordoni! È proprio una serata disgraziata, cominciata male e proseguita peggio!
E pensare che quando il compositore di corte lo aveva assunto per suonare alla festa di compleanno del Duca
Guidobaldo, si era grandemente rallegrato; le feste gli piacevano, si riusciva sempre a mangiare qualcosa di speciale di straforo e il Duca era generoso con i beveraggi, la gente
era allegra, le donne belle e radiose nelle loro vesti colorate e
il compenso adeguato alla fatica. Poi, il destino gli si era rivoltato contro, prima nella persona del clavicembalista Rodolfo che, da quell’antipatico che è, ha appositamente
attaccato la giga della prima suite ad una velocità spaventosa,
poi l’austero maestro Paolo lo ha fulminato con gli occhi
quando per distrazione si è dimenticato la ripetizione del ritornello nella sarabanda, costringendo la Duchessa ad interrompersi nel bel mezzo di un passo, e in ultimo, ma certamente
più grave di tutto, Lucia lo ha sorpreso mentre nell’intervallo
baciava la cantatrice Dorabella!
Martino cambia la corda bassa fuori tastiera del liuto e mentre attacca la gavotta della nuova suite pensa a come potrà
farsi perdonare quell’unico, piccolo, insignificante bacio.
Urbino, Palazzo Ducale
7. Il teatro pubblico a pagamento
Nel 1637 a Venezia si verificò un evento destinato a cambiare la storia del teatro e della musica. Fu aperto il primo teatro pubblico a pagamento, il San Cassiano. Oggi per noi è normale recarci a teatro o al cinema pagando il biglietto
di ingresso, sederci al nostro posto e assistere allo spettacolo che abbiamo
scelto, ma un tempo non era così. Infatti gli unici teatri erano quelli delle corti,
e vi potevano accedere esclusivamente il signore, la sua famiglia, i suoi amici;
quello che vi veniva suonato e rappresentato doveva, ovviamente, incontrare la
loro approvazione e il loro apprezzamento; musicisti e poeti si adeguavano a
queste richieste.
Il teatro pubblico permise l’accesso agli spettacoli ad una nuova classe sociale,
la borghesia, la cui importanza era destinata ad aumentare nel corso del secolo
successivo (XVIII), e i cui gusti erano così diversi da incoraggiare la nascita
dell’opera buffa.
A questo punto il teatro è pronto ad accogliere spettacoli di ogni genere: melodrammi, opere buffe, commedie, tragedie, farse, e a diventare perciò un luogo
sociale di grandissima importanza: a teatro ci si svaga, si ride, si piange, si incontrano amici e si fanno nuove conoscenze, si fa uno spuntino, si gusta un sorbetto, si ammirano le signore, si sfoggia l’abito nuovo, si esibisce la figlia da
marito, si corteggia la figliola del notaio, si conclude un affare, si fischia il soprano, si applaude il baritono e si litiga con il vicino di posto che la pensa esattamente al contrario …
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Torino, 1698
Mastro Guglielmo si sveglia e subito un pensiero radioso lo fa sorridere… Si alza, apre le cortine della finestra e
si affaccia a guardare la sottostante Contrada del Po. Sotto i portici c’e già movimento di gente, una dopo l’altra
aprono le botteghe: ecco Monsù Antonio, lo speziale, che toglie gli scuri dalla porta, e, più avanti, Madama Cecilia che si affretta ad aprire la sua piccola merceria. È ora di scendere anche per lui, ma questa mattina, con questo nuovo pensiero in mente, persino il lavoro gli sembra una festa. Guglielmo è un maestro cioccolataio, uno dei
migliori di Torino. Da mattina a sera, per sei giorni a settimana, da più di quarant’anni, dosa e miscela sapientemente
gli esotici ingredienti per fabbricare cioccolatini di forme e
gusti diversi, ma soprattutto i famosi Gianduiotti, vero vanto
dolciario della città e sua personale specialità.
Tutti gli aristocratici e i notabili torinesi vengono a servirsi da
lui, anche se poi i denari uno se li deve sospirare, e qualche
volta anche sollecitare, con il rischio di essere pure strapazzati… Guglielmo sente la rabbia montargli dentro, ma subito
al pensiero di questa sera il mondo torna a sorridergli.
Questa sera potrebbe capitargli di applaudire lo spettacolo
fianco a fianco a quell’arrogante del Conte Rebaudengo, o di
salutare quel solenne rudere della Duchessa Balbo nel foyer
del teatro, o addirittura di presentare la sua figliola al nipote
del Cardinale!
Mastro Guglielmo ha infatti coronato il sogno della sua vita:
l’acquisto di un palco al Teatro Regio.
Teatro regio
8. Il salotto del XVIII e del XIX secolo
Un luogo della musica del tutto particolare fu, nel Settecento e nell’Ottocento,
il salotto. Naturalmente si trattava del salotto delle case borghesi o aristocratiche, nel quale, la sera, la famiglia e gli amici
del padrone di casa si riunivano per fare ed
ascoltare musica.
Non mancava mai infatti un clavicembalo e,
più avanti, un pianoforte, e la pratica della
musica era uno dei modi più graditi per passare le ore pomeridiane e serali senza televisione. Inoltre la musica faceva parte
dell’istruzione di qualunque fanciulla o giovinetto delle classi agiate, perciò era semplice
e naturale comporre piccoli complessi da camera con i quali eseguire duetti, trii, quartetti, in formazioni svariate: violino e
pianoforte, flauto e chitarra, quartetto
d’archi, voce e pianoforte, eccetera.
G. Schüler, Concerto di clavicordo.
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Vienna, 1816
“Elisabetta, guarda di non fare la civetta come al solito e non farti venire un finto svenimento, che intanto nessuno ci casca più!”– dice Carl con il suo sorrisetto mentre strofina la pece sull’archetto del violino.
“Sei l’essere più insopportabile che io conosca – ribatte
Elisabetta sostenuta – e per
tua norma e regola io non ho
nei suoi confronti il più piccolo interesse.” – e intanto sistema con cura l’ampia
gonna sullo sgabello del pianoforte.
“Si, si, va bene, dai attacca
l’introduzione di questa Sonata di Beethoven, che proviamo prima che arrivino
Particolare di una illustrazione del XIX secolo che raffigura un intrattenimento
tutti gli ospiti e magari musicale per arpa e pianoforte.
anche lui…”
Elisabetta inizia a suonare le prime misure, poi si interrompe e fissando il fratello: “Però, davvero, dicono che è un
vero genio, e compone delle cose assolutamente divine, così romantiche! – esclama con aria sognante – Questo Lied,
“Il re degli Elfi”, ad esempio, è strepitoso, così magico e irreale e tenebroso e patetico ed eroico e… pensi che stasera lo suonerà?
“… e hai finito?? – interviene Carl spazientito – E poi sai cosa ti dico? Anche a me piace la musica di Franz Schubert, ma tra i suoi Lieder il mio preferito è “La morte e la fanciulla” – e così dicendo si avvicina minaccioso alla
sorella.
Elisabetta lancia un finto strilletto di paura, poi entrambi scoppiano a ridere e finalmente iniziano a provare la
Sonata per Violino e Pianoforte.
9. Il teatro lirico
L’enorme successo riscosso dal Melodramma fin dai suoi esordi prosegue, e se
possibile aumenta, nel corso del XVIII e del XIX secolo (Settecento e Ottocento). In particolare in Italia diventa la forma di spettacolo più amata e seguita,
da tutti i ceti sociali. La struttura del teatro cambia: si ingrandisce per permettere l’affluenza di molte più persone, si arricchisce di più ordini di palchi e di
posti più lontani dal palcoscenico a basso costo (loggione), viene fornito di macchinari di scena per produrre quelli che erano gli “effetti speciali” dell’epoca, ma
soprattutto viene dotato di golfo mistico, cioè della buca sotto il palcoscenico
dove trova posto l’orchestra. Il golfo mistico è infatti ciò che veramente distingue un teatro normale da un teatro lirico. Molti, bellissimi e storicamente
importanti sono i teatri lirici italiani: La Scala a Milano, il Teatro Regio a Torino,
la Fenice a Venezia, il Teatro dell’Opera a Roma, il San Carlo a Napoli, il Teatro Massimo a Palermo, l’Arena a Verona sono solo i più grandi, ma altri sono
disseminati per tutto il territorio nazionale a riprova del grande amore che l’Italia ha sempre tributato alla musica operistica.
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Napoli, Teatro San Carlo, 1889
“La donna è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero…”. Il tenore ce la sta mettendo tutta, stretto nell’abito di scena con
tanto di gorgiera e cappello piumato. Dietro di lui le finte acque del Mincio e una Mantova di cartapesta. Il suono dell’orchestra, provenendo dalla
buca sotto il palcoscenico, sembra materializzarsi dal nulla, e si espande
fino al loggione. Nel palco a fianco al proscenio, la barcaccia di sinistra,
Sigismondo Altieri sente i primi sintomi dell’ansia. Abbassa lo sguardo
in platea: niente. Poi esplora gli ordini di palchi e aiutandosi con il piccolo binocolo da teatro finalmente lo vede: è lui! Il grande maestro, il
sommo Giuseppe Verdi, è lì e assiste alla rappresentazione di Rigoletto.
Sigismondo sente strane farfalle muoversi dentro lo stomaco. Perché, perché
ha accettato l’ incarico di allestire quest’opera, perché ha ingaggiato questo
tenore, perché il direttore d’orchestra stacca dei tempi così lenti, perché i costumi sono troppo sgargianti, perché il pubblico non è più caloroso, perché, Interno del Teatro San Carlo
perché, perché… “Perché sono stupido, ecco perché, e anche sfortunato! Proprio in questi giorni doveva trovarsi a Napoli il grande vecchio, con tutto il rispetto! La mia carriera è rovinata, lo sento!”
Ma ecco: il grande vecchio si china a chiedere qualcosa al vicino di posto, il quale indica discretamente verso la
barcaccia di sinistra, Verdi guarda dritto verso di lui e poi, sorridendo lievemente, fa un piccolo cenno di assenso
con la testa.
10. La sala del cinematografo
Conosciamo tutti per diretta esperienza la grande importanza che la musica riveste nel cinema. Una cospicua parte delle emozioni che ci coinvolgono durante
la visione di un film dipende proprio dalla musica che è stata scelta per accompagnare le immagini. Oggi la musica è inscindibilmente legata al film, inserita
nella colonna sonora, composta o comunque scelta grazie alla stretta collaborazione tra regista e musicista. Ma un tempo non era così. Infatti agli esordi del
cinematografo un musicista, generalmente un pianista, suonava, spesso improvvisando, un commento adatto alle scene del film che veniva proiettato, e
nella sala l’unico suono che si udiva era il suo, perché a quell’epoca i film erano
senza sonoro, cioè erano muti!
Roma, 1917
Quando nella sala tutti furono seduti, si fece buio e quasi immediatamente si udì il ronzio del proiettore. Il fascio di luce colpì
il telone bianco sullo sfondo e Bruno calò con forza entrambe le
mani sulla tastiera del pianoforte traendone un accordo che
era insieme solenne e minaccioso. Sapeva per esperienza che a
quel punto la gente si zittiva e si concentrava sulla storia. Stasera
era contento, gli piaceva suonare durante i film di Charlie Chaplin. C’era modo di interpretare scene molto diverse: veloci scale
ed arpeggi quando inevitabilmente il piccolo Charlot scappava
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Un cinematografo dell’epoca
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inseguito dal cattivo; qualche bella scena lacrimosa in cui improvvisare una struggente, patetica melodia; un po’
di suspence da sottolineare con accordi sulle note gravi, e non mancava mai il lieto fine per il quale Bruno aveva
preparato una marcetta trionfale.
A Bruno piace il suo lavoro, gli piace sentire la gente ridere e ammutolirsi di colpo quando ha paura, gli sembra
un po’ di entrare nelle loro vite, e così sentirsi meno solo.
1 1 . La discoteca
Un luogo nel quale è sempre stata indispensabile la musica e che ha attraversato
tutti i secoli, adattandosi a diversi gusti, costumi, usi e tradizioni è la sala da
ballo. Dalla sala della musica degli antichi palazzi signorili, alle balere di
paese, dal dancing sulla spiaggia alla moderna discoteca, dovunque la gente
voglia ritrovarsi per ballare, là ci deve essere la musica. I musicisti in livrea e parrucca del Seicento, gli orchestrali in frac che suonavano nel salone del Titanic,
il fisarmonicista nella balera improvvisata nella piazza principale del paese il
giorno del Santo Patrono, il DJ alla consolle di una discoteca di Rimini: la musica, con ritmi, melodie, stili, strumenti svariatissimi, ha sostenuto ed accompagnato i piedi di milioni di persone vestite in fogge diverse, ma probabilmente
accaldate in modo uguale.
Viareggio, Agosto 2006
Sebastiano, il DJ della discoteca Galaxy, si sta preparando per il lavoro della serata. Per circa tre ore infatti il suo compito sarà quello di far ballare e divertire
la gente, soprattutto ragazzi, che affolleranno il locale. Ha sempre amato la musica, Sebastiano, e fin da piccolo ha ascoltato alla radio tutte le trasmissioni
musicali che poteva, ingoiando canzoni anni sessanta, rap, musica disco, hiphop, e poi rock classico, heavy metal, ska, e chi più ne ha ne metta. In onore
dell’illustre musicista barocco di cui porta il nome, si è fatto anche una discreta
dose di musica “classica” e la curiosità lo ha portato fino al jazz e alla musica
d’avanguardia. I risultati di tutto questo sono stati due: in primo luogo può
dire senza timore di avere una cultura musicale di tutto rispetto; secondariamente ha imparato che la musica, di ogni epoca, si divide solo in due grandi categorie: la musica bella e la musica brutta. Ed è proprio in base a questo
principio che Sebastiano svolge il suo lavoro. Insomma quando c’è lui alla consolle si può essere certi che si ascolta il meglio del meglio!
1 2 . Il pub
Mentre teatri, sale da concerto e auditori offrono oggi la possibilità di assistere
a opere, concerti sinfonici e da camera, i pubs e locali affini rappresentano buone
opportunità per ascoltare dal vivo rock, folk, country, jazz ecc.
I titolari di questi esercizi diventano perciò anche impresari, ingaggiando artisti
più o meno affermati. Generalmente si tratta di ambienti di piccole dimensioni,
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e gli spettatori possono, durante il concerto, chiacchierare, bere, mangiare. Non
di rado si esibiscono in questo tipo di locali musicisti di alto livello professionale, anche se forse meno noti di altri.
Bologna, 2006
Cristina, vent’anni, studentessa di biologia, è arrivata a Bologna
da un piccolo paese in provincia di Ancona, e da tre mesi ha trovato lavoro come cameriera in questo piccolo pub nel centro della
città. È contenta perché ama la musica e qui, in questo locale, per
tre sere alla settimana, ha la possibilità di ascoltare musicisti di
generi e stili diversi, quasi tutti bravi, alcuni ottimi. In particolare
le piace il rock, magari non troppo spinto, e anche la musica
d’autore. Qualche settimana fa ha potuto anche ascoltare un
gruppo di jazz, ed è stata una rivelazione, perché credeva che fosse
un genere un po’ da “vecchiotti” e invece quei musicisti, pianoforte, contrabbasso, chitarra, saxofono e batteria, avevano saputo creare un’atmosfera magica e trascinante insieme; la voce
della donna poi sembrava quasi uno strumento a fiato. Questa
sera invece è in programma un gruppo che si chiama “No answer”e fa cover rock.
Ecco, entrano adesso per fare la prova dei suoni: sono quattro, tre ragazze e un ragazzo. Piazzano gli strumenti
e Carlo, il figlio del titolare, si mette al mixer. È una formazione classica: Voce, chitarra elettrica, basso, batteria; quello che è un po’ insolito è che alla batteria c’è una delle ragazze, Luisa. Mentre prepara i tavoli, Cristina
ascolta le prove: sembrano proprio bravi! Chissà, magari diventeranno famosi e lei potrà dire di averli ascoltati
quando ancora nessuno li conosceva.
13. Il palasport
Oggi strutture come palasport e stadi vengono spesso utilizzati per eventi musicali che richiamino una enorme affluenza di pubblico. In questo modo e in
queste occasioni essi diventano dei giganteschi luoghi della musica, e pertanto
non vanno trascurati. Certo l’ambiente non ha la raffinatezza estetica e l’accoglienza di un teatro, ma
spesso il grande entusiasmo e la
partecipazione degli spettatori suppliscono alle manchevolezze di tipo
strutturale. Generalmente presentano una forma ad imbuto con le
gradinate per gli spettatori e quindi
una curiosa somiglianza con l’antico teatro greco. Potentissimi impianti di luci e di amplificazione
sonora sono il corredo necessario
per raggiungere e coinvolgere
anche gli spettatori più lontani.
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I luoghi della musica (ieri e oggi)
Milano, Giugno 2003
Il grande palazzetto dello sport è gremito di gente. Già da settimane
tutti i punti di rivendita dei biglietti sono stati presi d’assalto, con il risultato che ormai gli ottomila e più posti risultano completamente esauriti. Per tutto il perimetro della struttura le forze dell’ordine controllano
l’afflusso di gente, mentre all’interno già si affaccendano i rivenditori di
bevande, panini e gelati.
Sul palco al centro dell’arena sono pronti gli strumenti, ai lati torreggiano amplificatori da migliaia di watts, e chilometri di cavi partono
dal palco per arrivare al gigantesco mixer. In alto potenti spots illuminano la scena a giorno ed enormi schermi trasmetteranno, ingigantendole, le immagini del concerto.
Simona riflette che non avrebbe mai creduto di assistere un giorno ad
un concerto rock con i suoi genitori. Eppure eccoli lì tutti insieme ad aspettare l’esibizione del gruppo forse più
longevo della storia del rock: i Rolling Stones!
Quando entrano e salgono sul palco, ottomila persone si alzano in piedi, chi applaudendo, chi urlando, chi fischiando
in segno di approvazione: un grande evento collettivo e intergenerazionale sta accadendo e Simona ne fa parte.
Rifletti e rispondi
1. La foresta – La preistoria
• Da dove attinse gli strumenti l’uomo primitivo?
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• Quali erano le occasioni in cui veniva utilizzata la musica?
.........................................................................................................................................................................................
2. Il teatro greco – La Grecia antica
• Quale era lo spettacolo più importante che si allestiva nei teatri greci?
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• Che cosa era un coreuta?
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• Che cosa era un auleta?
.........................................................................................................................................................................................
• Perché i personaggi femminili venivano sostenuti da attori uomini?
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3. Il monastero – Il Medioevo
• Quale genere di musica si eseguiva nei monasteri medievali?
.........................................................................................................................................................................................
• Che cosa era un tetragramma?
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• Che cosa rappresentavano i neumi?
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• Che cosa significa cantare all’”unisono”?
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Musicando ancora…
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I luoghi della musica (ieri e oggi)
4. La piazza – Il medioevo
• Quale genere di musica si eseguiva nelle piazze delle città medievali?
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• Di quale strumento è antenata la viella?
.........................................................................................................................................................................................
5. Il castello – Il medioevo
• In che lingua si esprimevano i trovatori medievali?
.........................................................................................................................................................................................
• Quale era il loro strumento preferito?
.........................................................................................................................................................................................
• Nomina uno dei più grandi trovatori medievali
.........................................................................................................................................................................................
6. Il palazzo – Il rinascimento
• Che cosa è un bordone?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Nomina alcune “danze” tipiche di questo periodo
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Che cosa è il clavicembalo?
.........................................................................................................................................................................................
7. Il teatro pubblico a pagamento – Il Sei-Settecento
• Dove nacque il primo teatro pubblico a pagamento?
.........................................................................................................................................................................................
• Quale è la classe sociale emergente nel XVIII secolo?
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• In quale secolo nasce l’opera buffa?
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8. Il salotto – Il Sette - Ottocento
• Che cosa è un Lied?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Chi fu uno dei più importanti compositori di Lieder?
.........................................................................................................................................................................................
• Quali furono i due strumenti più diffusi di questo periodo?
.........................................................................................................................................................................................
9. Il teatro lirico – L’Ottocento
• Come viene chiamata la buca dell’orchestra nei teatri lirici?
.........................................................................................................................................................................................
• Nomina le altre parti principali del teatro lirico.
.........................................................................................................................................................................................
• Chi è l’autore di Rigoletto?
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.........................................................................................................................................................................................
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I luoghi della musica (ieri e oggi)
• Quale registro vocale canta “La donna è mobile…”?
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10. La sala del cinematografo – Il Novecento
• Come si chiama l’insieme delle musiche, suoni e rumori che accompagna e commenta i films attuali? ..........................................................................................................................................
• Alla sua nascita, il cinema era muto. Da quale strumento veniva fornito il commento
musicale? ..................................................................................................................................................................
11 Epoca attuale – La discoteca, il pub, il Palasport
• Nelle discoteche la musica assolve ad una funzione in realtà antichissima, soddisfando una necessità umana esistente da sempre. Quale?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Quale è l’organico tipico di un gruppo jazz?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Quale è invece l’organico tipico di un gruppo rock?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Che cosa si intende con l’espressione “musica dal vivo”?
.........................................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
• Secondo te, un concerto ascoltato in un palasport, avrebbe un uguale impatto emotivo se venisse ascoltato registrato su cd o cassetta?
.........................................................................................................................................................................................
Perché?
.......................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................................
14. Le funzioni e le finalità della musica
Abbiamo fatto un velocissimo viaggio nel tempo, dalla preistoria ai giorni nostri,
attraverso l’esame dei luoghi che nei vari secoli sono stati utilizzati per fare e ascoltare la musica. Possiamo a questo punto trarre qualche interessante conclusione.
Ciò che non è cambiato
Per quanto strano ci possa sembrare, il ruolo della musica non è cambiato granché. Infatti, in passato come oggi la musica serve a:
Commuovere
Informare
Svagare
Rilassare
Aggregare
Enfatizzare
Esaltare
Conservare
Musicando ancora…
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I luoghi della musica (ieri e oggi)
Vendere
Esprimersi
Ballare
Divertire
Pregare
Ti vengono in mente altri ruoli?
Esercitazioni
(Le seguenti esercitazioni possono diventare stimolo per una discussione in classe, oppure
essere utilizzati per svolgere una tesina personale da presentare all’esame di terza media).
1. Dividi le precedenti funzioni della musica in due categorie: le funzioni di tipo emotivo
e le funzioni di tipo sociale.
2. Riordinale secondo l’importanza che a tuo parere hanno ed esprimi le tue considerazioni in merito.
3. Descrivi per ciascuna di esse una situazione concreta, passata o attuale, che la illustri.
Che cosa è cambiato
La vera rivoluzione, ciò che creò una reale frattura tra il prima e il dopo, fu l’invenzione dei sistemi di registrazione e di riproduzione del suono. Dal 1877,
quando Thomas Edison inventò il fonografo, la tecnologia del suono non si è
più arrestata, fino a portarci alla situazione attuale, nella quale ognuno di noi, volendo, può avere una piccola ma funzionale sala di incisione casalinga.
Registrare, duplicare, masterizzare, e poi, ovviamente, ascoltare quando vogliamo e dove vogliamo, questa è la nostra realtà, e chissà in futuro…
Una bella differenza dai tempi in cui, se si voleva ascoltare della musica, era
necessario che qualcuno la suonasse, come diciamo oggi, “dal vivo”.
Tutto questo ha creato da un lato una nuova industria, quella discografica, dall’altro ha modificato le nostre abitudini sociali.
Oggi noi ascoltiamo musica per gran parte del tempo da soli (alla radio, alla televisione, in automobile); era possibile questo un tempo a coloro che non fossero in grado di suonare uno strumento?
Sembra un bel vantaggio per noi. Ma allora perché, nonostante queste infinite
possibilità, continuiamo ad affollare i nostri luoghi della musica?
Esercitazioni
(I seguenti esercizi sono suggerimenti per eventuali lavori di ricerca personale o di gruppo).
1. Quanti sistemi di riproduzione del suono conosci, e quali sono le loro caratteristiche e
differenze?
2. Chi fu Thomas Alva Edison, e in che cosa consistette esattamente la sua invenzione?
3. Esegui una breve ricerca storica sui sistemi di registrazione e riproduzione del suono.
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La musica popolare
Obiettivi
Seguendomi in questo percorso potrai
approcciare la cultura popolare attraverso la conoscenza della sua musica e
dei suoi strumenti
riflettere sul ruolo sociale della musica presso le società contadine
conoscere la musica popolare di altri paesi del mondo
apprezzarne l’influenza sulla nostra attuale musica
rilevare analogie e differenze con la musica colta
far emergere le specifiche identità culturali in armonica accettazione degli
altri
1. La musica della gente
Ogni popolo, in ogni epoca, ha elaborato la “propria” musica.
Musica semplice, inventata da sconosciuti musici, o scaturita in modo spontaneo e collettivo dalla tribù, dalla gente del villaggio, paese, regione…
Ogni nazione quindi, e spesso addirittura ogni regione di queste, ha il proprio patrimonio di canzoni popolari, impossibile da valutare come quantità e a volte
anche conosciuto in tante versioni diverse, infatti era musica che non veniva
scritta, fissata sulla carta, ma diffusa per tradizione orale, cioè imparata semplicemente ascoltandola e poi ripetuta così come la si ricordava.
Le sue funzioni
Il ruolo svolto dalla musica popolare, soprattutto nella società contadina, era
importantissimo perché queste canzoni scandivano
la vita quotidiana della comunità e del singolo:
P. Waldmüller,
accompagnamento
musicale ad un matrimonio
contadino.
alleviavano la fatica del lavoro, in casa e nei
campi (canti di lavoro e di emigrazione, worksongs, ecc.)
esprimevano amore ed affetti famigliari (serenate, ninnananne, ecc.)
narravano la sofferenza ma anche l’eroismo delle
guerre (canzoni dei soldati, canzoni per i soldati)
ritmavano i giochi infantili (filastrocche, conte)
raccontavano storie, miti, leggende (ballate, canzoni dei cantastorie)
rivestivano di parole le musiche destinate alle
danze.
Musicando ancora…
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La musica popolare
La struttura, la melodia,
il ritmo e l’armonia
La musica popolare si avvale di una struttura quanto mai semplice e ripetitiva: una
serie di strofe uguali tra loro o intervallate
da un ritornello costituito dal medesimo materiale tematico.
Altrettanto semplice è l’utilizzo delle altre
componenti della musica:
il ritmo, più o meno marcato a seconda
che la musica sia destinata alla danza o meno,
presenta una figurazione ripetitiva, spesso
ternaria
la melodia sfrutta una ridotta estensione (non era destinata a cantanti professionisti), è anch’essa ripetitiva (per essere facilmente memorizzata)
l’armonia si adegua alla melodia e presenta perciò scarsissime modulazioni
(passaggi ad altre tonalità), basandosi spesso sull’utilizzo di soli due-tre accordi.
Queste caratteristiche, improntate all’immediatezza, sono generalmente presenti
nella musica popolare di tutto il mondo, a prova del fatto che le esigenze e le
competenze musicali della gente semplice sono simili dappertutto.
Gli strumenti
Inventata e suonata da gente semplice e spesso
povera, è facile immaginare che gli strumenti
con cui era eseguita erano altrettanto semplici
e poveri.
In Italia ad esempio venivano utilizzati:
la ghironda, strumento a corda sfregata azionata da una manovella
la zampogna e la piva, strumenti a fiato ma
con serbatoio d’aria
Fisarmonica
il piffero, sorta di grosso flauto ma dotato
di ancia doppia, dal suono penetrante
la fisarmonica, strumento ad aria dotato di mantice
il violino e la chitarra, come quelli della musica
classica, ma certamente fabbricati con legni non
pregiati e tecniche più rudimentali
tamburelli e altri strumenti a percussione facilmente reperibili, come ad esempio i … cucchiai!
Ghironda
Per quanto riguarda invece gli altri paesi del mondo,
potrai approfondire l’argomento nel laboratorio “Il negozio etnico” nel I Volume.
Piva
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Tamburelli
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La musica popolare
2. Musica popolare e musica colta
Non dobbiamo però credere che la musica popolare sia sempre rimasta relegata
agli ambiti in cui era nata, creata, eseguita e fruita dalla gente comune, infatti in
ogni epoca essa ha interessato e stimolato la creatività dei musicista “colti”, i
compositori cioè in possesso di solide competenze musicali, i professionisti della
musica.
Suonatori di musica
popolare ungherese in
abbigliamento tradizionale.
Queste stampe risalgono
all’inizio del secolo.
Molti di loro hanno perciò utilizzato parti più o meno consistenti di canzoni popolari (a volte intere strofe, oppure il tema principale, o anche solo qualche
spunto tematico) per arricchire le loro composizioni, allo scopo di evocare situazioni o atmosfere ricche di fascino, dal sapore semplice ed antico, ma anche
a volte come appassionata dichiarazione d’amore per la propria terra d’origine.
Frederick Chopin, il grande compositore e virtuoso di pianoforte vissuto in
Francia nell’Ottocento, era polacco di nascita, e mantenne sempre vivo il ricordo per la propria patria anche attraverso la composizione delle sue Polke
e Mazurke, che sono danze popolari polacche.
Isaac Albeniz, pianista e compositore spagnolo, nella sua musica fece un
largo uso di ritmi e sonorità tipiche delle danze spagnole.
Sibelius, finlandese, Mussorskij, russo, Smetana,
boemo, attraverso le loro
composizioni ci fanno giungere echi del folklore musicale delle loro terre.
Ariel Ramirez compose
un’intera messa in stile sudamericano, su testo spagnolo,
per coro, solisti e un’orchestra formata da strumenti tipici del folklore della sua
terra: charango, siku (flauto
andino), percussioni (tumbadoras, cascabelas).
Musicando ancora…
Fryderyck Chopin
Foto d’epoca che raffigura
il compositore Béla Barkók
mentre incide al fonografo
canti contadini.
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La musica popolare
Heitor Villa-Lobos, brasiliano, dedicò molta parte del suo lavoro all’evocazione della musica popolare del suo paese.
Astor Piazzolla, argentino, compositore e virtuoso di bandoneon, una specie di piccola fisarmonica, è riuscito a portare il tango, danza tipica della sua
terra, a vertici di raffinatezza e di espressività.
George Gershwin, compositore nordamericano del Novecento, nella sua
opera “Porgy and Bess” fa cantare a Bess una struggente ninnananna per il
suo bambino, che altro non è che la trasposizione orchestrale di uno spiritual.
Ottorino Respighi, compositore bolognese, nel Poema sinfonico “I pini di
Roma” immagina i bimbi che giocano nel parco di Villa Borghese, e ad un
certo punto i legni dell’orchestra intonano la canzone popolare infantile “O
quante belle figlie, Madama Dorè”.
George Gershwin
A
sc
ol t o
Nel capitolo “L’Ottocento” puoi trovare notizie ed ascolti relativi a F. Chopin; nel capitolo “La musica dell’Ottocento e Novecento” puoi trovare notizie e ascolti relativi a Albeniz, Sibelius, Mussorsgskij, Smetana, Respighi; nel capitolo “La musica del Novecento…” puoi ascoltare Gershwin.
Qui invece ti proponiamo i seguenti ascolti:
– Astor Piazzolla – “Primavera” (Tango)
– Ariel Ramirez – Gloria dalla Missa criolla (parte)
CD 10, TRACCIA 17
CD 10, TRACCIA 18
3. L’attuale “Melting-pot”
E oggi? Oggi viviamo un’epoca densa di fermenti, correnti, scambi, contatti, viviamo nel mondo ed il mondo vive con noi.
Mezzi di comunicazione, viaggi, ma soprattutto flussi di popoli, ci mettono continuamente a conoscenza di molto di quello che
capita in ogni parte della terra.
Forse avrai già sentito parlare di “villaggio
globale”, oppure di questo termine, meltingpot, che significa crogiuolo, vaso in cui mescolare elementi diversi ed eterogenei.
Probabilmente nella tua stessa classe puoi
trovarti e confrontarti con ragazzi provenienti
da altri paesi, o i cui genitori appartengono
ad un’altra regione delle terra, ad un’altra
etnia.
Le nostre città
si sono colorate di altre
tinte, profumano di altri
aromi, risuonano
di altri suoni…
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Il crogiuolo delle musiche
Anche la musica (e poteva essere diversamente?) oggi è ampiamente coinvolta in questo continuo scambio di culture e di arti. I
musicisti di ogni parte del mondo viaggiano,
si conoscono, suonano insieme, si passano
esperienze, modalità esecutive, scale particolari, tecniche strumentali, suoni, timbri, ruSezione C
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La musica popolare
mori, che, a contatto con altri si modificano, si amalgamano, senza perdere le
loro peculiarità.
Ne scaturisce una musica, densa di umanità, esotica e familiare insieme, per certi
versi magica, a volte meravigliosa, sempre interessante.
L’orchestra di Piazza Vittorio
sc
A
Scegliendo tra le molteplici e variegate realtà musicali odierne, ti proponiamo
la conoscenza e l’ascolto di un interessante gruppo nato in Italia, ma certamente
difficile da connotare geograficamente, perché i suoi componenti provengono da
ogni parte della terra, portando con sé la propria cultura, i propri strumenti e le
proprie tradizioni musicali.
Si tratta di una realtà fluttuante, in quanto i musicisti che compongono il gruppo
a volte partono per tornare al loro paese e altri ne prendono il posto… Da questo “insieme” scaturisce una musica variopinta, stimolante e commovente nello
stesso tempo.
Il gruppo prende il nome dalla Piazza Vittorio, centro del quartiere romano
Esquilino, noto per essere il più “multietnico” della capitale, e attualmente è
formato da 21 musicisti provenienti
da 12 paesi: Tunisia, Ecuador, Senegal, India, Cuba, Romania, Argentina,
Egitto, Germania, Marocco, Stati
Uniti e, naturalmente, Italia.
Sentiamo le parole di Mario Tronco, il
fondatore dell’orchestra:
ol t o
CD 10, TRACCIA 19
Orchestra
di Piazza Vittorio
Sona
“… il nostro è un modo di suonare
insieme agli altri senza tradire il
proprio stile … tra di noi ci sono
musicisti folk, classici, pop, jazz, di
strada … resto sorpreso di come
cambia il suono dell’orchestra
quando manca uno solo di loro …”
Musicando ancora…
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Il balletto
Obiettivi
Seguendomi in questo percorso potrai
approcciare una delle più importanti attività umane collegate alla musica
seguire l’uso della musica da intrattenimento nel corso della storia
metterlo in relazione con quello attuale
conoscere la forma del balletto classico e i suoi principali autori
riflettere sulle relazioni tra linguaggi artistici diversi associati
consolidare la conoscenza delle varie epoche storiche
migliorare il senso estetico
Musica e corpo
È insito nella natura stessa della musica mettersi in contatto a livello emozionale
e istintivo con tutto il nostro corpo: le orecchie odono, il cervello ascolta, ed
ecco che spontaneamente le spalle, le mani, le braccia e le gambe partecipano
quasi involontariamente, muovendosi ritmicamente a tempo.
Musica e sport
La musica è componente fondamentale di attività motorie sportive anche agonistiche:
ginnastica aerobica
acqua-gym
nuoto sincronizzato
ginnastica artistica
pattinaggio artistico
Musica e gioco
Persino molti giochi collettivi utilizzano la musica per scandire il ritmo dei giocatori o stabilire l’inizio e la fine della partita.
Edgar Degas, La classe di
danza (1871-1874).
Musica e danza
Ma soprattutto, fin dagli inizi della sua storia, la musica ha accompagnato i movimenti corporei della danza.
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Il balletto
1. Breve viaggio danzante nella storia
Nei tempi antichi
Presso tutte le antiche civiltà la danza accompagnava qualunque cerimonia o
evento sia sacro che profano:
presso gli antichi egizi la danza era presente nelle feste e nei banchetti, ma
anche durante le sepolture, perché si pensava che favorisse l’ingresso del defunto nel mondo dei morti;
la tragedia greca prevedeva frequenti momenti in cui il coro, oltre a cantare,
si muoveva a ritmo con la musica in plastici e aggraziati movimenti di danza;
gli antichi romani inventarono la “pantomima”, un genere teatrale in cui gli
attori si esprimevano con gesti mimici e con la danza.
Scena di danza da una tomba di Tebe
Nel Medioevo
Rappresentazione di una
tragedia greca
Nonostante la Chiesa proibisse severamente la danza durante il rito religioso,
essa venne grandemente praticata come genere profano:
nelle piazze, specialmente nei giorni di mercato, giullari e saltimbanchi si
esibivano in danze e giochi di destrezza;
nei castelli la danza era il divertimento preferito da dame e cavalieri durante
gli intrattenimenti di corte.
Giullari e saltibanchi si
esibiscono in una piazza
Nel Rinascimento e nel Barocco
La splendida e sfarzosa vita sociale che si svolgeva
negli aristocratici palazzi rinascimentali e barocchi
aveva come continuo sottofondo la musica: concerti, declamazioni di poemi e poesie, e, naturalmente, danze. È proprio in questo periodo che
vennero scritti e pubblicati dei trattati che stabilivano i passi delle varie danze e nacque la figura
professionale del “maestro di danza”, a cui ricorrevano i nobili per imparare a ballare e non fare brutte
figure negli intrattenimenti di corte.
Musicando ancora…
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Il balletto
Le più importanti ed eseguite danze erano:
la pavana, in quattro quarti, lenta e solenne
la gagliarda e il salterello, in tempo ternario e andamento vivace
la sarabanda, in tempo quaternario, lenta e delicata
la corrente, in tempo ternario e andamento moderatamente veloce
il minuetto, in tre quarti, moderato
la giga, in veloce tempo ternario, con ritmo puntato e
incalzante.
Ancora oggi si balla la
gagliarda
Settecento, Ottocento e Novecento
Questo lungo periodo è caratterizzato dalla progressiva distinzione tra musica
“colta” e musica più facile, destinata allo svago e al divertimento; conseguentemente anche la danza si divise in due generi: la danza destinata a tutti per l’intrattenimento e il balletto, eseguito ed interpretato da professionisti danzatori.
Le sale da ballo e lo svago per tutti
È proprio in questo periodo che vengono aperte le sale da
ballo, luoghi pubblici a cui tutti possono accedere per svagarsi, incontrarsi, e naturalmente ballare. Le danze cambiano a seconda del secolo:
Settecento: Minuetto, Allemanda, Corrente, a cui abbiamo già fatto cenno;
Ottocento: Quadriglia e Galop erano danze collettive caratterizzate da ritmo incalzante, la Polka, la Mazurca e, soprattutto il Valzer furono le danze a coppie
di maggior successo;
Novecento: Charleston, Fox-trot, Boogie-woogie,
Rock&Roll, Breakdance di provenienza Nordamericana, e, dall’America Latina Tango, Rumba, Samba
ecc.
Ballerini di Tango
2. Il Balletto
La danza come “forma”
Da un lato dunque il ballo ha rappresentato un’ importante forma di svago fin
dall’inizio dei tempi; tuttavia a partire da un certo periodo della storia, all’incirca
dal XVII secolo, la danza assunse anche il carattere di forma artistica, caratterizzata da regole, codici e stili. Poco per volta nacquero le scuole di danza e con
esse la figura del ballerino professionista, in grado di raggiungere, attraverso la
tecnica, perfezione di movimento e virtuosismo.
Per una forma artistica così importante ed evoluta era necessaria la musica adeguata; molti furono dunque i musicisti che si interessarono al mondo della
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Il balletto
danza, creando musiche per il palcoscenico in collaborazione con registi e coreografi. Grandi capolavori musicali furono composti per essere danzati ed è
proprio sotto questo profilo che in questo libro ci occupiamo del balletto.
La comédie-ballet
In Francia, nel corso del XVII secolo venne creata una sfarzosa
e grandiosa forma di spettacolo teatrale nella quale una storia veniva rappresentata sul palcoscenico attraverso i dialoghi e la
danza Questa forma prese il nome di comédie-ballet, e i suoi
massimi rappresentanti furono il drammaturgo Molière e il musicista Jean Baptiste Lully.
Il balletto classico
Questa forma divenne così importante da scaturire nell’Ottocento
nella grande stagione del Balletto Classico, nel quale, eliminati i
dialoghi parlati, tutta la storia viene espressa tramite la danza. Nacque la figura del coreografo, il cui ruolo era, ed è tuttora, quello
di creare, disporre e dirigere tutte le figurazioni e i passi di danza
del corpo di ballo, e sempre più importanti divennero i primi ballerini, che strabiliavano il pubblico con passi difficilissimi e interpretazioni originali.
Jean-Baptiste Lully
3. I grandi balletti
Il lago dei cigni
Nel balletto
la musica è importantissima,
ma anche l’occhio vuole la sua parte…
quindi l’ideale sarebbe vedere in
palcoscenico i balletti di cui ti
proponiamo la storia.
Scritto nell’Ottocento da P.
Ciajkovsky racconta una
fiaba: la regina Odette è stata
trasformata in cigno dal sortilegio del malefico mago Rothbart
e può riprendere le sue sembianze
solo di notte. È proprio di notte
sulle rive di un lago che il principe
Siegfried la incontra e se ne innamora perdutamente. Durante la
festa nel corso della quale il principe dovrà scegliere la propria
sposa, il perfido mago si presenta
al castello accompagnato dalla figlia in sembianze di Odette, e
Siegfried, credendola la sua amata,
la sceglie in moglie. La sorte di
Odette è segnata, infatti l’incantesimo sarebbe stato spezzato solo
dal vero amore. Odette è disperata
Musicando ancora…
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Il balletto
perché pensa di essere stata tradita, ma Siegfried, accortosi dell’inganno, vince le forze
della natura che il mago gli scatena contro e
vince. Il mago sprofonda con tutto il suo castello e l’amore trionfa.
Lo schiaccianoci
Scena da Il lago dei cigni
di Ciajkovsky: Odette in
mezzo ai cigni.
Una rappresentazione de
Lo schiaccianoci di
Ciajkovsky.
Scena da Petrouchka di
Igor Strawinsky.
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Ancora Ciajkovsky è l’autore di questo famosissimo balletto tratto dal racconto fantastico
di Hoffmann “Lo schiaccianoci e il re dei topi”.
A Norimberga, la sera della vigilia di Natale,
nella casa del sindaco si svolge una festa. Insieme agli ospiti arriva anche l’eccentrico signor Drosselmeyer che diverte
grandi e piccini con giochi di magia, e regala alla piccola Clara uno schiaccianoci a forma di soldatino. Il fratellino di Clara per dispetto glielo strappa
di mano e lo rompe. Nella notte, a festa finita,
quando tutta la casa è immersa nel sonno, Clara
vive magiche avventure insieme al soldatino:
dapprima un esercito di topi attacca i soldatini
di marzapane capitanati da Schiaccianoci, poi,
dopo aver ucciso il re dei topi, il soldatino si
trasforma in un principe e lui e la bambina
viaggiano nel Regno dei Dolci. Qui incontrano
la Fata Confetto, e molte altre specialità provenienti da tutto il mondo: dalla Spagna la
cioccolata, dall’Arabia il caffè, dalla Cina il tè.
Il balletto si conclude con uno spumeggiante
Valzer dei fiori ed il risveglio di Clara.
Petrouchka
Capolavoro della danza su musica di Igor Strawinsky, con le coreografie di M.
Fokine e le scenografie di A. Benois, fu rappresentato per la prima volta a Parigi nel giugno del 1911.
La storia si svolge a Pietroburgo, in Russia, durante le feste di carnevale. Un vecchio mercante presenta al pubblico tre pupazzi animati, Petrouchka, la Ballerina
e il Moro, che si mettono a ballare vivacemente.
Ma per magia i pupazzi provano sentimenti ed
emozioni umani, soprattutto Petrouchka, che si
innamora della Ballerina, la quale invece lo respinge attratta dai modi arroganti e prepotenti del
Moro. Folle di gelosia, Petrouchka affronta il
Moro, che però lo colpisce con la sciabola staccandogli la testa. La folla presente inizialmente è
turbata, ma quando vede la testa di legno e il
corpo di segatura del pupazzo si tranquillizza riprendendo a divertirsi. Ma ecco che lo spettro di
Petrouchka riappare facendosi beffe di tutti.
Sezione C
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Il balletto
Romeo e Giulietta
Serghej Prokoviev è l’autore di questo balletto tratto
dalla famosa tragedia di Shakespeare che narra l’infelice amore tra due giovani veronesi figli di due casate
nobili acerrime nemiche, i Montecchi e i Capuleti. Purtroppo la storia ha un finale tragico con la morte dei
due giovani.
Bolero
Questa originalissima composizione di Maurice Ravel
che spesso viene eseguita come brano strumentale,
nacque come danza richiestagli espressamente dalla
grande ballerina Ida Rubinstein. Come balletto rappresenta un’eccezione fra quelli che ti abbiamo presentato, in quanto non racconta una storia e non descrive una situazione scenica: è pura danza. Su di un
ostinato ritmico
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Scena dal balletto Giulietta
e Romeo di Serghej
Prokoviev.
(ritmo di Bolero, che è una tipica danza majorchina) si snoda un tema melodico
sempre uguale; la ripetitività e l’aumento progressivo dell’intensità, che dal pianissimo arriva al fortissimo, conferiscono alla composizione un’atmosfera ossessiva e martellante che arriva sul finale a vero parossismo.
Rifletti e rispondi
1. In quali attività sportive è indispensabile la danza?
................................................................................
................................................................................................................................................................................................
2. Di quale grande forma di spettacolo dell’antichità era componente fondamentale la
danza? ................................................................................................................................................................................
3. Ricordi qualche danza tipica del Rinascimento e del Barocco?
.....................................................
................................................................................................................................................................................................
4. Quale delle seguenti danze è di origine latino-americana?
❑ charleston
❑ rumba
❑ tango
❑ fox-trot
5. Come si chiama il professionista che inventa e dirige i passi di danza nel balletto classico? ..........................................................................................
6. Come si chiama la principessa protagonista del “Lago dei cigni”?
7. Nello “Schiaccianoci” il protagonista deve combattere contro i
8. Chi è Petrouchka?
...............................................
....................................................
.......................................................................................................................................................
Musicando ancora…
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Musica e poesia
Obiettivi
Seguendomi in questo percorso potrai
conoscere il cammino comune percorso da musica e poesia nel corso dei secoli
riflettere sulle affinità tra i linguaggi della musica e della parola
prendere consapevolezza che linguaggi diversi possono interagire ed arricchirsi
reciprocamente
scoprire gli effetti sonori utilizzati in poesia
esercitare la capacità di analisi di un testo letterario nella sua componente
musicale e coglierne la ricchezza espressiva
migliorare le capacità critiche ed estetiche
Fin dalla notte dei tempi poesia e musica
hanno marciato, spesso affiancate, lungo
un cammino comune.
La poesia nasce nel mondo
antico come canto accompagnato e nel corso della
storia si è continuamente
trovata strettamente intrecciata alla musica. Perché?
Perché musica e poesia
hanno molto in comune.
Possiedono infatti, a ben
vedere, caratteristiche simili: suono, ritmo, cadenza,
ripetizioni… ed entrambe
sono il mezzo privilegiato
per esprimere sentimenti ed I poeti Alceo e Saffo (da un cratere del V
sec. a. C.).
emozioni.
Il loro stretto legame fu
chiaro fin dall’antichità a poeti e musicisti, i quali si sono dilettati a
mescolare queste arti come meglio hanno saputo, chi “asservendo la
poesia alla musica”, chi facendo il contrario. Vi sono stati anche coloro, che hanno saputo fondere le due arti in modo meraviglioso.
Anche nell’antica Roma la musica aveva una notevole importanza, in special
modo nelle rappresentazioni teatrali; nella figura, particolare di un mosaico
pompeiano.
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Musica e poesia
1. “Poesia in musica”: due passi nella storia…
NELL’ANTICA GRECIA
… l’aedo Omero e l’ispirazione divina
Nell’Antica Grecia il canto veniva eseguito
dagli aedi, poeti-cantori professionisti che, si
credeva, ricevessero la loro ispirazione direttamente dagli dei. Il loro ruolo era quello di
cantare le gesta dei valorosi eroi, improvvisando su semplici melodie chiamate nomoi,
accompagnandosi con la cetra o la lira. Il
ritmo del canto era determinato dal verso
poetico. Omero fu il più famoso tra essi.
La poesia, dunque, era in musica.
Ad esempio nel proemio dell’Iliade, Omero
invoca la dea Calliope, ispiratrice della poesia epica, affinché lo aiuti nell’impresa di
“cantare” quanto accadde a causa dell’ira funesta di Achille.
Cantami l’ira fatale di Achille, o Dea,
del figlio di Peleo, che dolori senza fine
portò agli Achei e molti grandi eroi,
pasto ai cani e agli uccelli di rapina,
trascinò nell’Ade. Così volle Zeus da quando
un odio ostinato divise il figlio di Atreo,
re di forti guerrieri, e il valoroso Achille.
Si dice che io
sia colui che la musica l’ha
inventata. In verità non fui solo
musico, ma il “poeta-musico”
più conosciuto
dell’antichità.
Aiutami a cantare, o Dea, l’ira fatale di Achille, figlio di
Peleo, ira che determinò molte e gravi perdite fra gli eroi
greci e che causò la morte prematura di molti eroi, il cui
corpo fu lasciato insepolto, pasto per uccelli e rapaci. Tutto
ciò fu volere di Zeus che divise con un odio profondo Agamennone, figlio di Atreo e capo dell’esercito greco, dal valoroso Achille.
Gli aedi, come antichi “reporter”, si spostavano da un luogo all’altro della Grecia cantando i fatti di cui venivano a conoscenza. Ad esempio Ulisse, protagonista dell’Odissea, nel suo lungo viaggio di ritorno verso Itaca, sente l’aedo
Eumolpo narrare l’impresa del cavallo di Troia al re Alcinoo: il canto è così triste e carico di terribili ricordi che Ulisse scoppia in lacrime.
D’altronde la musica, intesa soprattutto come canto-accompagnato, era nell’antica Grecia molto importante ed entrava a far parte delle materie di studio per
l’educazione dei giovani greci: doveva infatti arricchire l’animo così come la
ginnastica plasmava il corpo.
Dunque, la gran parte dei testi poetici furono composti per essere cantati in pubblico con l’accompagnamento strumentale.
Busto di Omero, Museo
del Louvre, Parigi.
… la tragedia
Anche gli spettacoli teatrali come le tragedie avevano il compito di “educare”
ed in essi, parte dei monologhi o dei dialoghi venivano cantati affinché il verso,
unito alla musica, contribuisse ad esaltare i contenuti morali. Inoltre importantissimo e insostituibile era il ruolo del coro e dell’orchestra.
Musicando ancora…
N.B. Sulla musica greca e
sulla tragedia puoi trovare
altre informazioni nel
capitolo “Il mondo antico”.
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Musica e poesia
IL MEDIOEVO
… i trovatori
“I Giullari dell’Allegra
Brigata”, da anni impegnati
nel recupero e nella
rielaborazione del
repertorio musico-teatrale
del Medioevo.
N.B. Puoi trovare i Trovatori
e l’ascolto di “Calenda
maya” nel capitolo “Il
Medioevo”.
I trovatori erano poeti e musicisti che scrissero le loro
poesie nella più raffinata delle lingue volgari: la lingua
d’oc.
La parola “trovatore” deriva dal verbo trobar, che significa “comporre, inventare, trovare”: infatti, i trovatori
erano coloro che sapevano trovare la parola o la rima
giusta per verseggiare con eleganza, poiché l’aspetto più
importante di queste composizioni era proprio la parte
poetica.
Le loro poesie erano messe in musica e cantate, con accompagnamento di arpe, vielle, flauti e liuti; si trattava
di melodie semplici ed orecchiabili che venivano trasmesse oralmente e finivano per essere così conosciute
da influenzare l’opinione pubblica.
Gli argomenti erano vari, narrazioni di gesta eroiche, la politica, la natura, ma
uno dei temi preferiti era l’amore, il cosiddetto ”amor cortese”: il poeta esprimeva in versi e musica tutta l’ammirazione e la devozione per la donna amata,
e per rendersi degno di lei, doveva coltivare umiltà, pazienza, lealtà. In questo
modo l’amore poteva trasformare anche l’uomo più rozzo.
Menestrelli, trovatori e trovieri medievali viaggiavano da una paese all’altro,
esibendosi presso le corti dei nobili, durante i tornei, nelle fiere, nei mercati,
nelle feste religiose, e vivendo della generosità degli ascoltatori. E, molto prima
dell’invenzione della stampa, i trovatori e altri menestrelli erranti furono i mezzi
di informazione dell’epoca.
Rambault de Vaqueiras – Kalenda maya
Kalenda maya, ni fuelhs de faya,
ni chanz d’auzel
ni flors de glaya
non es que’m playa, pros domna guaya,
tro qu’un ysnelh Messatgier aya
del vostre belh cors,
qu’em retraya blazer novelh
qu’amors m’atraya,
e jaya e’m traya
vas vos domna veraya
E chaya de playa ‘lgelos
ans que’m n’estraya
Calendimaggio, non c’è foglia di faggio
né canto d’augello
né fior di giglio
che mi piaccia, o Madonna valente e gaia,
finché non abbia un messaggero snello
dalla vostra persona
che mi tragga piacer novello,
ch’amore mi prepari
e che mi porti gioia
verso di voi, donna sincera.
Che cada intanto ferito di rabbia
il geloso prima ch’io me ne tolga
… clerici vagantes
Fra i “dotti viaggiatori” vi furono anche i clerici vagantes, studenti che si spostavano fra le università e i luoghi di studio come i monasteri, che si dilettarono
poeticamente componendo i carmina, poesie goliardiche in cui il serio e l’irriverente si mescolavano. Delle parti musicali, purtroppo, ci è giunto molto
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Musica e poesia
poco. Gli argomenti preferiti erano la satira, la politica, i divertimenti, l’amore,
il gioco, il destino…
La lingua da loro utilizzata era un latino a volte un po’ storpiato.
Carmina Burana – O fortuna
O fortuna, velut luna, status variabilis.
Sempre crescis aut descrescis
vita detestabilis nunc obdurat et tunc curat
ludo mentis aciem
egestatem, potestatem dissolvit ut glaciem.
Sors immanis et inanis
rota tu volubilis
status malus vana salus
semper dissolubilis
obumbrata et velata
michi quoque niteris;
nunc per ludum
dorsum nudum
fero tui sceleris.
Sors salutis et virtutis
michi nunc contraria
est affectus et defectus
semper in angaria.
Hac in hora sine mora
cordum pulsum tangite;
quod per sortem sternit fortem
mecum omnes plangite!
N.B. I Carmina Burana
sono trattati anche nel
Laboratorio 1 del I volume
dove è suggerito l’ascolto
di questa canzone e di:
• In taberna quando sumus
• Cignus ustus cantat
O Fortuna, sei mutevole come Luna.
Cresci e cali senza sosta
così come la detestabile vita
che ora abbatte ora conforta lo spirito
e dissolve come neve miseria e potere.
Sorte mostruosa e arida
giri come ruota
sei perversa vana prosperità
sempre fuggevole
ombrosa e velata
incombi su di me pure
ed io espongo
la mia schiena nuda
ai tuoi capricci.
La sorte mi è contraria
nella salute e nel successo
tormenti e privazioni
sempre mi opprimono.
Ora, senza indugio
vibrino le corde della cetra;
perché la sorte abbatte i forti
piangete tutti con me!
… San Francesco e le laudi
Verso la fine del Medioevo, in Italia, iniziò ad essere usata, anche in ambito poetico, una nuova lingua: il volgare italiano.
Si trattava in realtà della lingua usata da tutti nella vita quotidiana, ma non dai
poeti dotti che avevano sempre preferito il latino per comporre le loro poesie.
San Francesco d’Assisi utilizzò dunque la lingua volgare nella composizione
del famosissimo Cantico delle Creature, che doveva essere eseguito cantato e
che è considerato la prima vera opera di letteratura poetica italiana perché utilizza appunto la lingua che ha dato origine all’italiano.
IL RINASCIMENTO
Il madrigale
Nel corso del ’500 la poesia in musica raggiunge una vetta espressiva nel madrigale, una composizione musicale a più voci, inizialmente 2, poi 3, 4, 5, che
metteva in musica poesie dei più importanti poeti italiani, come Petrarca, Boccaccio, Ariosto.
La caratteristica del madrigale era appunto l’altissima qualità del testo che veniva musicato.
Musicando ancora…
N.B. Il Cantico delle
Creature di San Francesco è
trattato nel vol I Laboratorio
n. 2 dove puoi trovare il
testo poetico completo e i
riferimenti per l’ascolto.
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Musica e poesia
Il testo poetico aveva quindi un’importanza centrale e la musica serviva ad esaltarlo. Per far ciò i musicisti cercarono di “dipingere” con le note il significato
delle parole, con l’invenzione di espedienti musicali ed effetti sonori che potessero “descrivere” ciò che era espresso dal testo.
Ad esempio:
Tiziano, Ludovico Ariosto,
1512, National Gallery,
Londra.
N.B. Il madrigale è oggetto
di analisi nel capitolo “Il
Rinascimento”.
quando il testo pronunciava le parole “le onde del mare” la musica procedeva con piccole scale ascendenti e discendenti in un continuo “ondeggiamento”;
quando il testo pronunciava la parola “scendere” la musica procedeva verso
il grave;
quando il testo pronunciava la parola “singhiozzare” la musica era punteggiata da frequenti pause.
In questa rappresentazione dei sentimenti fu maestro Claudio Monteverdi.
I
SECOLI
XVII E XVIII
Il melodramma
Nel 1600 inizia la riscossa della musica sulla parola: nasce il melodramma, il
dramma in musica, ossia una storia cantata e messa in scena, che ottiene subito
un grande favore di pubblico.
Era una grande attrattiva perché mescolava arti diverse:
Frontespizio dei Madrigali
guerrieri et amorosi di
Claudio Monteverdi.
N.B. Si parla di
Melodramma nei capitoli
su Barocco, Classicismo,
Ottocento; si parla invece
di Mozart nel Classicismo.
In ognuno di questi sono
suggeriti ascolti di brani.
Una scena da Le nozze di
Figaro
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la poesia:
la musica:
la danza:
l’architettura e pittura:
e naturalmente la recitazione.
il libretto, la storia narrata
la modalità esecutiva, il canto
nei balletti e nelle coreografie danzate
nelle scenografie,
Nel melodramma, e successivamente nell’opera settecentesca, la musica prende
decisamente il sopravvento: le arie, i duetti, le scene d’assieme, diventano il momento in cui i cantanti possono esibire al meglio le loro qualità vocali, facendo
sfoggio di vocalizzi e gorgheggi.
Come è facile da intuire, a far spesa di tutto ciò fu il libretto, la parte poetica. Infatti i librettisti, spesso erano poeti di “seconda scelta” e il testo delle opere poteva apparire esagerato, ridicolo, addirittura grottesco.
Sembra quindi che in questo particolare genere musicale la poesia passi in secondo piano, ma ci sono delle eccezioni.
Ad esempio dalla collaborazione tra la sublime musica di Wolfgang Amadeus Mozart e la grande arte poetica del librettista
Lorenzo Da Ponte nacquero alcune delle
opere più belle di tutti i tempi, come il Don
Giovanni e Le nozze di Figaro.
In esse i diversi personaggi risultano personalità ben descritte dal punto di vista caratteriale e psicologico anche grazie al testo
poetico.
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Musica e poesia
Wolfgang Amadeus Mozart –Se vuol ballare signor Contino da “Le nozze di Figaro”
Se vuol ballare
signor Contino
il chitarrino
le suonerò.
Se vuol venire
nella mia scuola
la capriola
le insegnerò.
Saprò … saprò … saprò …
Ma piano … piano … piano …
meglio ogni arcano
dissimulando scoprir potrò.
L’arte schermendo
l’arte adoprando
di qua pungendo,
di là scherzando
tutte le macchine rovescerò
Siamo nel primo atto, i due protagonisti, Susanna e il barbiere Figaro si devono
sposare a breve, ma sembra che il conte si sia innamorato di Susanna.
Figaro, rimasto solo, intona questa breve aria nella quale emerge tutto il suo
disappunto, la sua gelosia, ma anche la personalità furba ed intrigante.
L’OTTOCENTO
Il lied tedesco
Nel secolo che vide come grande protagonista il pianoforte, in Germania fiorì
una delle creazioni poetico-musicali più originali del romanticismo: il lied per
voce e pianoforte, ossia una canzone su testo tedesco con accompagnamento di pianoforte.
Ancora una volta la poesia,
Uno degli autori più geniali fu Franz
sapientemente rivestita di
Schubert che riuscì a fondere meravigliomusica,
acquista movimento,
samente il testo poetico con la melodia e
colore, forza emotiva.
l’accompagnamento pianistico. I testi utilizzati erano scritti anche in questo caso
dai più autorevoli poeti tedeschi di quel
periodo, Goethe e Schiller soprattutto.
Si trattava di brevi composizioni poetiche
in cui l’argomento preferito era l’amore,
ma non mancarono lieder più originali
come Il re degli Elfi di Schubert, che mise
in musica una storia misteriosa e tenebrosa.
L’EPOCA
Stampa che illustra il lied Il
re degli Elfi
N.B. Il testo e l’ascolto di
questo lied si trovano nel
capitolo “L’Ottocento”.
ATTUALE
… la canzone e la poesia
Oggi la grandissima parte della musica che ascoltiamo è cantata, perciò ha un
testo, e particolarmente nell’ambito della musica leggera, alcuni cantautori possono essere considerati come dei moderni “trovatori”, specialmente quelli che
ricercano nelle loro canzoni un forte equilibrio tra il testo e la musica. Molti di
loro, però, non amano essere definiti poeti, poiché ritengono che i loro testi, se
eseguiti senza la parte musicale, perderebbero di valenza emotiva.
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Musica e poesia
È una prova facile
da fare. Isolate il testo
di una canzone a scelta, provate
a leggerlo come se fosse una poesia
e chiedetevi se funziona
ancora
Perciò, in un certo senso, si può sostenere che se un testo “funziona”
anche senza la musica è perché contiene una sua “forza poetica”.
Un grande cantautore italiano, Fabrizio De Andrè, da molti considerato
un “poeta e menestrello”, ha espresso questa opinione:
“Il nostro è un po’ il ruolo del regista. Hai la melodia, l’armonia, l’orchestrazione, il testo, l’interpretazione, e tutto questo deve confluire in
un’unica dimensione …”, la canzone appunto.
Quanto ad Edoardo Bennato, lui stesso in una
sua famosa canzone ha descritto il suo lavoro:
“Sono solo canzonette”!
E Bob Dylan, il grande
cantautore nord-americano, disse: “Una canzone
è qualcosa che può camminare da sola, io sono chiamato scrittore di canzoni; una
poesia è una persona nuda. Qualcuno dice che io sono un poeta”.
Fabrizio De Andrè e
Edoardo Bennato
2. Poesia: musica fatta di parole
Roberto Benigni
Anche se oggi le poesie non si cantano più, in esse ha molta importanza la
musicalità.
La poesia è infatti un gioco di ritmi e suoni: ogni poeta lo sa bene quando nel
comporre i propri versi, pur riservando grande attenzione al significato dei vocaboli che sceglie, ricerca con grande accuratezza e meticolosità ogni singola parola, perché abbia una certa lunghezza, una determinata rima,
perché comprenda proprio quella vocale o quella consonante…
Il segreto è dunque la musicalità che nasce dal suono delle parole
e dal ritmo dei versi e delle strofe.
Il ritmo
In tutte le parole c’è una sillaba su cui la voce insiste maggiormente:
si tratta dell’accento tonico, che generalmente quando scriviamo
non indichiamo. Talvolta l’accento posizionato su una diversa sillaba può modificare il significato della parola (ancora, ancora).
Nelle poesie alcune parole con l’accento tonico hanno anche un
altro accento chiamato ritmico; su quelle sillabe la voce di chi
legge deve insistere in modo particolare.
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Musica e poesia
Questi accenti sono solitamente molto evidenti ed è per questa ragione che
spesso, quando leggiamo una poesia, siamo portati a scandirla eccessivamente
e a accentuarne il ritmo quasi come se seguissimo un tamburo che batte.
Soffermati sull’arida sponda,
volti i guardi al varcato Ticino,
tutti assorti nel novo destino,
certi in cor dell’antica virtù
A. Manzoni
La tentazione di cantilenare la lettura, scandendo
le sillabe, è tanto più irresistibile quanto più il
ritmo è costante: in questa strofa, ad esempio, gli
accenti delle parole sono posizionati sempre
sulle stesse sillabe: 3ª, 6ª e 9ª.
Il suono
Per rendere la poesia sonora, il poeta dispone inoltre di un’altra arma: scegliere
con estrema cura le parole. I suoni che si ripetono o si richiamano, infatti, contribuiscono notevolmente ad accrescere la musicalità del verso. Le tecniche che
si possono usare sono moltissime.
Francesco Hayez,
Alessandro Manzoni
(1841), Pinacoteca di
Brera, Milano.
Eccone alcuni esempi:
Goccia a goccia a goccia a goccia
a gocce gocciola la pioggia.
Piove pioviggina piove pioviggina
sulla finestra punti e lentiggini.
…
Sciacqua galoscia, sciacqua galoscia
sguscia sguiscia scivola via
pozza un saltello pozza un saltello
pozza un balzello polla un balziccio
scivolo e sguazzo pozza pasticcio!
Eve Merriam
Ripetere uno stesso suono frequentemente utilizzando
parole che contengono:
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch ,,,
È giù
nel cortile
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cor mi preme.
Aldo Palazzeschi
Utilizzare decisamente le onomatopee, ossia quelle
parole che riproducono direttamente un suono o un
rumore.
Musicando ancora…
C e G: per richiamare il rumore delle gocce che cadono
SC:
il rumore dell’acqua che scroscia
Z e L: per descrivere gli spruzzi e i salti per far
immaginare visivamente una situazione
In un cortile c’è una fontana malata da cui l’acqua
zampilla a fatica; il suo rumore ricorda il respiro
affannoso di un
moribondo.
Il poeta ci trasmette
questa paura
• con il suono delle
parole,
• con la loro
ripetizione,
• con l’uso di versi
brevissimi
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ORFEO2 • 163-226:MUSICA
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Musica e poesia
Guarda là quella vezzosa,
guarda là quella smorfiosa.
Mescolanza di molti “effetti musicali”
Si restringe nelle spalle,
tiene il viso nello scialle.
O qual mai castigo ha avuto?
Nulla. Un bacio ha ricevuto.
Umberto Saba
– uso della rima (baciata)
– versi tutti uguali fra loro (ottonari)
– ritmo costante dato dal verso con accenti ritmici
sempre sulle stesse sillabe (3ª e 7ª)
Ed ora prova tu con questa divertente poesia di Roberto Piumini:
Senza
violenza
o impazienza
lei ronza
nella stanza,
veemenza,
virulenza,
irruenza,
svolazza
a zonzo:
imprudenza,
anzi
incoscienza,
demenza,
nell’azzurra sera,
essere senza
una zanzariera.
Anche in questo caso il poeta gioca con il suono delle parole.
• Qual è il suono “fastidioso” che viene maggiormente ricercato?
........................................................................................................................................................................
• Come sono i versi?
........................................................................................................................................................................
• Ci sono rime o assonanze ricorrenti?
........................................................................................................................................................................
• Ti sembra una rappresentazione sonora efficace?
........................................................................................................................................................................
I “suoni” della natura
Il suono dell’acqua ha sempre affascinato poeti e musicisti: temporali, lampi,
saette ben si prestano ad essere musicati e trasposti in versi.
Il poeta italiano Gabriele D’Annunzio nella poesia La pioggia nel pineto è riuscito a creare, con una cura meticolosissima delle parole, un effetto di grande
musicalità utilizzando molte:
assonanze: uso di parole contenenti le stesse vocali (soglie, bosco, odo, parole…)
consonanze: ripetizione di gruppi di consonanti (parole più nuove che parlano…)
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Musica e poesia
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano
gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini,
scagliosi ed irti
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella ,
sulla favola bella,
che ieri
ti illuse, che oggi
m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il piano australe
non impaura
né il cielo cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello
spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia…
(prosegue)
La scena si svolge in un pineto, dove il poeta con la sua donna, Ermione, è sorpreso da un acquazzone estivo.
I due personaggi, affascinati dai molteplici rumori provocati dalla pioggia, si lasciano trasportare in un’atmosfera
incantata.
Il volto del poeta si perde nel viso di Ermione e i capelli di lei sfumano nella pineta bagnata dalla pioggia: in una
sorta di metamorfosi Ermione sembra fondersi completamente con la natura.
Esercitazione
1. Leggi la poesia e prova, con l’aiuto dell’insegnante, ad individuare con colori diversi le
assonanze e le consonanze.
2. Il poeta utilizza spesso verbi che richiamano i cinque sensi: individuali.
3. Quale musica di tua conoscenza sceglieresti per creare un sottofondo musicale alla recitazione di questa poesia?
................................................................................................................................................................................................
4. Immagina di utilizzare questa poesia per pubblicizzare un prodotto: quale secondo te?
................................................................................................................................................................................................
................................................................................................................................................................................................
5. E quale musica le abbineresti?
................................................................................................................................................................................................
................................................................................................................................................................................................
N.B. Lo stesso tipo di lavoro lo puoi fare utilizzando altre poesie, scegliendole magari tra quelle che avete
studiato in antologia.
Musicando ancora…
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Musica
e altri linguaggi
Obiettivi
Seguendomi in questo percorso potrai
affrontare i mezzi di comunicazione di massa
conoscere la storia del sonoro nella tecnica cinematografica
conoscere le caratteristiche basilari del messaggio pubblicitario
mettere in relazione linguaggi diversi riflettendo sui reciproci arricchimenti
esercitare le capacità analitiche e critiche
stimolare l’inventiva e la creatività personali
migliorare il senso estetico
La musica come “supporto”
La musica, pur essendo un linguaggio comunicativo completo e perfettamente
efficiente in se stesso, a volte si presta a ruoli secondari al fine di completare, enfatizzare, rendere più semplice o immediato, oppure anche solo supportare un
altro linguaggio, un’altra forma comunicativa, un altro messaggio artistico.
Particolarmente significativo è infatti il ruolo che la musica assume:
nel cinema
nella pubblicità
1. La musica e il cinema
Emozioni in “crescendo”
Quale che sia il film, la musica, opportunamente scelta, ne intensifica l’impatto
emotivo, agendo direttamente sui livelli più profondi del nostro animo.
Per verificarlo, ti proponiamo un semplice esperimento, che consiste nel vedere
una scena cinematografica priva di dialoghi ma di notevole impatto emotivo,
due volte, prima senza e poi con il sonoro.
visione
consigliata
Tra i tanti film ti suggeriamo i seguenti due:
– Titanic – Jack e Rose sulla prua della nave
La scena è tra le più intense del film, al punto da esserne
diventata l’emblema; la musica narra meglio delle parole il
nascere dell’innamoramento tra i due personaggi e,
contemporaneamente, il senso del “volo”verso il cielo.
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Musica e altri linguaggi
– Psyco – Scena sotto la doccia
Tratta da uno dei più famosi gialli del grande regista inglese Hitchcock, contiene una tale
carica di ”suspence” da rappresentare ancora oggi l’idea stessa del “thriller”; la musica ci
accompagna, insieme all’assassino, passo dopo passo fino alla vittima, mentre l’acqua della
doccia continua a scrosciare.
Le immagini generano sensazioni che possono esprimersi pienamente, ossia
possono amplificare l’intensità emotiva di un sentimento, solo con la sovrapposizione della musica, la quale diventa, come in questi casi, componente fondamentale del film.
Suono ed immagine sono dunque un connubio infallibile. Tuttavia, per quanto
strano ci possa sembrare, non è sempre stato così.
Una nascita importante
È il 28 dicembre 1895. A Parigi presso il Gran Café
del Boulevard des Capucines alcuni parigini hanno
appena pagato il biglietto per assistere ad una delle
più importanti novità della storia: la proiezione del
primo spettacolo cinematografico. I fratelli Lumière presentano alcuni brevi cortometraggi intitolati “L’arrivo di un treno alla stazione”, “Il pasto di
un bebè”, “Una partita a carte”. Nonostante la cattiva qualità delle immagini, per la prima volta la realtà si trasformò in spettacolo, anche se si trattava
di film in bianco e nero in cui le immagini scorrevano mute.
Tale fu la novità
dello spettacolo che, all’apparire
del treno sullo schermo, molte persone
scapparono spaventate
dalla sala!
Il sonoro “live”
Presto però i registi cinematografici avvertirono il
bisogno di una terza dimensione dell’immagine, la
sua profondità, il suono. E così si pensò di creare un
“tappeto musicale”, facendo accompagnare da un
Charlie Chaplin
Musicando ancora…
Rodolfo Valentino
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Musica e altri linguaggi
Humphrey Bogart
pianista o da una piccola orchestra le
immagini, e cercando di ricreare attraverso la musica quelle emozioni che i
personaggi, non parlando, non potevano
ancora trasmettere con la sola mimica.
Si tentò addirittura di richiamare la naturalità sonora della vita quotidiana inserendo nelle partiture i rumori che nel
film mancavano, per cui i musicisti si ingegnavano con i loro strumenti a riprodurre il suono del mare, il rumore del
traffico, una porta che sbatte, eccetera.
Il sonoro registrato
Marylin Monroe
Intorno al 1920 vi fu la vera svolta con
l’invenzione del sonoro: una banda
magnetica nella quale potevano essere
registrati rumori, suoni, il parlato. Lo
sciabordio delle onde o il canto dei galli furono registrati al naturale e la musica, non dovendo più imitare nulla, cominciò ad
avere un ruolo sempre più vario, talvolta di sottofondo, altre volte
di commento musicale, per giungere anche a ricoprire un ruolo
fondamentale, quasi di protagonista, nel genere cinematografico
del musical e nel cinema di animazione.
LA
COLONNA SONORA
Una componente insostituibile del film è perciò la colonna sonora, l’insieme di tutte la musica (temi, canzoni, frammenti musicali), in esso contenuta.
Regista e musicista
Tra il regista cinematografico e l’autore delle parti musicali deve
nascere una forte collaborazione. Oltre ai problemi legati alle diverse atmosfere emotive, il compositore deve anche tener conto
della lunghezza delle frasi musicali perché combacino perfettamente con la scena.
Prima il film o prima la musica?
Poniamo il nostro quesito ad un importante musicista italiano autore di numerose musiche da film, Ennio Morricone:
Ennio Morricone
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“Non esiste una prassi consolidata. Alle volte si può vedere il
film prima, oppure se ne legge il copione, si sta al racconto del
regista, se ne discute, si riflette, si scrive. Devo dire che qualche
volta ho incominciato a scrivere una colonna sonora, anche
prima che le riprese del film stesso fossero iniziate”.
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Musica e altri linguaggi
Cinema e musica sinfonica
Non sempre le musiche di un film vengono composte appositamente.
Un esempio di film che utilizza composizioni già esistenti è
“Fantasia”, creato dal geniale Walt Disney, il quale a questo proposito disse:
“Abbiamo voluto rivoluzionare il nostro modo di lavorare. Questa volta è stata la musica ad ispirare i disegni e le storie alla
mente e all’immaginazione di un gruppo di nostri artisti”.
Le musiche utilizzate sono tratte dal repertorio classico, come la
“Toccata e fuga in re minore” di Johann Sebastian Bach che dà
inizio al film, o “L’apprendista stregone” di P. Dukas per le
magie di Topolino, o ancora “La danza delle ore” di A. Ponchielli per ippopotami e struzzi danzanti.
Walt Disney
Nel “classico” della fantascienza di
Stanley Kubrick “2001, Odissea
nello spazio”, il regista ebbe la geniale idea di abbinare il massimo
della tecnologia del futuro, la navigazione nello spazio di una astronave, con musiche sinfoniche; di
particolare effetto è la “danza” della
nave spaziale al ritmo del più famoso dei valzer viennesi “Sul bel
Danubio blu”.
Musicando ancora…
Immagine del film “2001, Odissea nello spazio”
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Musica e altri linguaggi
Cinema e canzoni
Molto spesso sono le canzoni a costituire la colonna sonora
del film, e talvolta si è scelto di affidarne la composizione a
personaggi particolarmente noti, come nel caso di Bob Dylan
che ha scritto la colonna sonora di un film western intitolato
“Pat Garret e Billy the Kid”. La canzone principale, “Knockin on heaven’s door” (Bussando alle porte del paradiso),
composta su misura per il film, si adatta perfettamente, nel
testo e nell’arrangiamento, all’atmosfera triste e malinconica
della scena della morte del protagonista.
N.B. Puoi trovare il testo e
la musica di questa
canzone nel Canzoniere
per chitarra nel fascicolo
“Orfeo fa spettacolo”.
Motivi evocativi
La musica ha inoltre un grande potere evocativo al punto tale che alcune musiche cinematografiche sono diventate rappresentative di una determinata situazione, ad esempio il breve tema seguente fa parte della colonna sonora di tutti i
films che hanno per protagonista Indiana Jones, ed è diventato talmente noto
che, se si deve descrivere una scena di avventura, spesso si ricorre a questo tema:
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2. Il musical
Scena da un musical
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Un genere cinematografico in cui la musica tiene un ruolo predominante è il
“musical”.
Nato come genere teatrale a Broadway, fu importato nel cinema con l’introduzione del sonoro.
Il momento storico era molto difficile, quello della
grande crisi economica che colpì l’America a seguito del crollo della Borsa di Wall Street nel 1929.
In un periodo tanto duro, la gente aveva voglia di
divertirsi, di non pensare ai propri guai economici
ed il cinema rappresentava una forma di divertimento e svago accessibile a tutti, anche alle classi
più povere. Le grandi case cinematografiche americane si ingegnarono nel proporre al pubblico uno
spettacolo divertente, coinvolgente e spensierato, ed
il musical possedeva tutte queste caratteristiche.
Nel “musical” la musica ha un grande rilievo e la
trama si sviluppa alternando parti recitate a can-
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Musica e altri linguaggi
zoni, cori, interludi strumentali e numeri di danza, in una fusione di
tre diverse arti:
recitazione
canto
danza
Gli artisti
che lavorano in un “musical”
sono bravi in tutto: recitare,
cantare, danzare…
Le canzoni
Le canzoni del musical entrano nel tessuto narrativo e sono le vere
protagoniste del film. Di solito si presentano molto melodiche
ed orecchiabili, inserite in punti strategici, con il preciso
scopo di creare momenti di particolare effetto
a volte la canzone può servire per realizzare una
pausa riflessiva del protagonista rispetto a quanto
è avvenuto nell’azione recitata, esprimendo sentimenti, emozioni, riflessioni;
oppure può amplificare musicalmente l’azione con l’inserimento
contemporaneo di spettacolari numeri di danza.
LE
STORIE DEI MUSICALS
Due scene tratte dal
musical per la televisione
della Disney High School
Musical.
La commedia
Spesso nei musicals la trama è quella tipica della commedia “rosa”, ricalcata
sull’idea della conquista amorosa, con frequenti equivoci e scambi di persone,
incomprensioni o litigi destinati a risolversi con il “lieto fine”. A volte addirittura la storia è puro pretesto per memorabili numeri musicali con canzoni spesso
scritte da ottimi musicisti.
Ti raccontiamo le trame di alcuni tra i più famosi musicals cinematografici di
tutti i tempi, ognuno di questi è facilmente reperibile in videoteca.
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Musica e altri linguaggi
visione
consigliata
1. Cantando sotto la pioggia
Questo musical decretò il successo di un grande attore
americano, Gene Kelly, che ne fu protagonista come attore,
ballerino, cantante ma anche regista e coreografo.
La trama racconta la storia di alcuni artisti del cinema muto
travolti dall’avvento del sonoro.
Amori e rivalità professionali sono lo spunto per canzoni
indimenticabili (come quella che dà il titolo al film) e balletti spettacolari.
2. Sette spose per sette fratelli
Il boscaiolo Adam, il maggiore dei fratelli Pontipee, ha sposato Milly, una
graziosa e giovane cameriera. Non appena giunti a casa, sulle montagne
dell’Oregon, la novella sposa scopre che in realtà deve prendersi cura non
solo del marito, ma anche dei suoi sei rozzi fratelli, abituati ad una vita
solitaria tra le montagne. Decisa a far funzionare ugualmente il suo
matrimonio e ad allargare la famiglia, Milly insegna ai sei giovani le arti del corteggiamento, ma ad una festa in
città i sei fratelli e i giovani del luogo si scontrano in una sfida che si conclude con una colossale zuffa e con il
bando dei fratelli dalla città. Ma i fratelli Pontipee in città hanno incontrato sei ragazze e si sono innamorati
perdutamente. Dopo numerose peripezie ognuno di loro coronerà il proprio “sogno d’amore”.
3. Hello Dolly!
Famoso musical che vede come
protagonista la grande cantante
americana Barbra Streisand. Dolly Levi,
sensale di matromonio, si prodiga per
trovare una moglie al ricco signor
Vandelgelder, con il risultato che sarà
lei stessa, dopo molte gags, canzoni,
balletti, a sposarlo.
4. Grease
Grease è la brillantina, quella che i
giovani degli anni ’50 usavano
spalmarsi sui capelli; il film racconta
un amore nato in un college
americano, tra la timida e delicata
Sandy e lo sbruffone Danny.
I classici della letteratura
A volte è la letteratura a ispirare il compositore, che trasferisce nel “musical” storie avventurose o drammatiche traendole dai classici di tutti i tempi.
visione
consigliata
1. Il fantasma dell’opera
La storia è tratta dall’omonimo classico francese della letteratura di
Leroux, le musiche sono di Andrew Loyd-Webber; una giovane
diventa una grande soprano lirica grazie agli insegnamenti di un
misterioso maestro, che non le svela mai il suo volto. Egli vive
nascosto nei sotterranei del teatro dell’opera e la aiuta e la protegge
perché l’ama e spera di indurla ad amarlo. Quando si accorge che lei
invece ama un altro preferisce la distruzione sua e dell’intero teatro.
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Musica e altri linguaggi
2. Moulin rouge
La storia di Satine, ballerina del Moulin rouge di Parigi, del suo
amore per un giovane poeta e la sua morte per tisi, ricalca
fedelmente il classico della letteratura francese “La signora dalle
camelie” e l’opera lirica di Verdi “Traviata”.
Si tratta di un musical piuttosto recente la cui novità consiste
nell’aver scelto musiche e canzoni del repertorio pop e rock e
averle utilizzate dopo sapienti rimaneggiamenti.
Ti suggeriamo di vedere il passo in cui il corpo di ballo del
Moulin Rouge danza sulle note di una canzone dei Police,
“Roxane”, modificata nel ritmo di Tango.
La religione
Un musical che ebbe un successo strepitoso è “Jesus
Christ Superstar”, una delle poche e sicuramente fra le
più famose “opere rock”, così chiamato perché è interamente cantato (senza parti recitate come un melodramma),
e la musica è stata realizzata in chiave completamente moderna in stile rock.
Jesus Christ Superstar
visione
consigliata
Il musical racconta gli avvenimenti degli ultimi sette giorni di vita di Gesù Cristo, dalla sua
entrata in Gerusalemme alla crocifissione.
Il Musical d’animazione
Nel cinema di animazione, in particolare nei cartoni animati della Walt Disney,
la musica riveste un ruolo analogo a quello del musical.
Spesso si tratta di moderni rifacimenti delle più note fiabe del mondo, Cenerentola, Robin Hood, La sirenetta, Aladdin, La bella e la bestia, Il libro della
giungla…
In questi films la canzone è un elemento fondamentale tanto che possiamo definirli veri e propri musicals animati con colonne sonore sempre particolarmente
curate, divertenti e sorprendenti, che mescolano canzoni tradizionali a melodie
arrangiate in stile moderno, jazz, blues, be bop e altro.
Ti suggeriamo la visione di due passi tratti
da famosi film d’animazione nei quali si
possono vedere ed ascoltare specialissime
orchestre.
visione
consigliata
1. La sirenetta - “In mezzo al mar”
Gli abitanti del mare, felici del luogo
meraviglioso in cui vivono, si trasformano
in orchestra ed eseguono una divertente ed
entusiasmante rumba.
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Musica e altri linguaggi
2. Gli aristogatti – “Scatcat”
Nella loro avventura per le strade di
Parigi i piccoli aristogatti e la loro
mamma si imbattono nell’orchestra Jazz
del gatto Scat-cat, e rimangono
affascinati dal loro trascinante “swing”!
3. La musica e la pubblicità
Il messaggio pubblicitario, attraverso la televisione ed il cinema, è entrato prepotentemente nella nostra vita, condizionandoci spesso nei gusti e nelle scelte.
Anch’esso è un prodotto: un prodotto che serve per aumentare le vendite di altri
prodotti. Proprio perché condiziona gli acquisti, la pubblicità, in particolare in
una società come la nostra in cui il consumo è tanto importante, è oggi oggetto di appositi studi e ricerche.
Lo spot pubblicitario
A differenza del film ci colpisce per la sua brevità. Si
tratta infatti di filmati che durano pochi minuti, se non
addirittura pochi secondi ed in questo brevissimo lasso
di tempo devono riuscire a:
1. informare gli spettatori sull’esistenza di quel determinato prodotto,
2. accattivarsi, ossia “stuzzicare” la curiosità di chi le
guarda;
3. convincere il consumatore affinché decida di acquistare quel prodotto o seguire quel consiglio;
4. farsi capire immediatamente, la semplicità e la chiarezza sono d’obbligo affinché anche lo spettatore distratto possa trattenere il “consiglio per l’acquisto”.
Il messaggio pubblicitario televisivo è basato sulle immagini che sono, o piuttosto vengono fatte sembrare,
spontanee e naturali, e sulla fusione di queste con alcuni
altri importanti elementi fra cui la musica, il gesto, l’uso
di termini linguistici particolari ...
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Musica e altri linguaggi
Il ruolo della musica
La musica ricopre nello spot una funzione importantissima in
quanto contribuisce a rendere il messaggio maggiormente memorizzabile, coinvolgente e credibile.
Quante volte ci è capitato di canticchiare un motivo pubblicitario
di un determinato prodotto? Questa è una delle tecniche con le
quali la pubblicità raggiunge il suo scopo: nella propria mente la
maggioranza di noi avrà associato la musica al prodotto proposto
e preferirà magari quello ad un altro simile.
L’insieme di tutti questi elementi miscelati alla ripetitività con
cui le pubblicità ci bombardano garantiscono il successo dell’operazione.
Le musiche scelte
La musica della pubblicità viene scelta attraverso criteri diversi,
tutti tesi comunque ad enfatizzare il messaggio; a volte viene attinta dall’immenso repertorio della musica già esistente, altre volte
invece creata appositamente per l’occasione.
Generalizzando possiamo notare che solitamente si tratta di:
brani tratti dal repertorio classico, fra cui arie d’opera, composizioni orchestrali, brani solistici;
canzoni note o brani strumentali moderni, spesso recentissimi;
jingles, brevi frasi musicali, a volte anche di poche misure, facili,
orecchiabili, inventate apposta per un determinato prodotto.
Esercitazione n. 1
Pubblicità, musica classica e canzoni
Da solo o in gruppo osserva attentamente una serie di pubblicità e scegli tra esse quelle
che hanno una colonna sonora tratta o dal repertorio classico o da quello della canzone,
quindi compila il seguente schema:
Prodotto pubblicizzato
Musica scelta
Commento: la musica ti sembra appropriata? Perché?
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Musica e altri linguaggi
Esercitazione n. 2
Il jingle
Questo termine in inglese significa “scampanellio”. Si tratta di brevi frasi musicali che, come
un campanello, con la loro melodia ben caratterizzata e facilmente riconoscibile, richiamano l’attenzione degli spettatori e rimangono facilmente impresse nella memoria.
Oggi sono utilizzati in misura minore, sostituiti spesso dall’uso di musiche già esistenti. Facciamo qualche esempio:
“Se c’è la goccia Gim!”
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SE C'È LA GOC - CIA
È GIM
“Detersivo Ace”
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NON C’È
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“STRAP” NON C’È “STRAP”, SE U - SI
A - CE NON C’È “STRAP”
“Amuchina”
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A - MU - CHI
-
NA - A
“Caffè Kimbo”
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DO
GO - STO DO CA - FÈ
(
KIM - BO FAZ A HI - STO - RIA
“Valfrutta, la natura di prima mano”
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VAL
œ œ ‰œ œ œ œ œ œ
FRUT-TA
LA NA - TU - RA DI PRI
œ. œ œ œ
- I - MA
MA - NO
Adesso tocca a te:
Crea un “Jingle” per pubblicizzare un prodotto scelto tra quelli già esistenti sul mercato oppure, ancora meglio, inventato da te.
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Musica e altri linguaggi
Per concludere
Qualche considerazione sulla pubblicità:
oggi ha vita sempre più breve: qualche settimana, talvolta qualche mese poi
si cambia;
da sempre nel fare pubblicità si utilizzano i più noti volti dello spettacolo,
della TV, dello sport: questo aspetto, per ciò che riguarda la parte musicale,
ha il suo corrispettivo nell’uso sempre maggiore delle canzoni al top della
hit parade che vengono poi rapidissimamente sostituite con altre più recenti;
proprio perché le pubblicità hanno vita breve, tutti gli esempi che ti abbiamo
sottoposto saranno sicuramente già “vecchi ed obsoleti” allorché ti verranno
proposti, ma costituiscono comunque un modello di quella che è la tecnica
con cui le pubblicità vengono costruite.
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Indice degli Ascolti
SEZIONE A
Strumenti
CD
Traccia
Pag.
4
4
4
1
2
3
12
17
17
4
4
4
4
4
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21
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5
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27
29
30
....................................................................................
5
6
40
Il Medioevo
Hymnus – Hostis Herodes impie .........................................................................
Magnificat Antifona - Tribus miraculis ...........................................................
Rambault de Vaqueiras, Kalenda maya ...........................................................
Salterello ...........................................................................................................................
Voi ch’amate lo Criatore (Laudario di Cortona) ........................................
5
5
5
5
5
7
8
9
10
11
51
51
53
53
56
B. Britten, Guida per i giovani all’orchestra ................................................
W. A. Mozart, I tempo della Piccola serenata K 525 ..............................
W. A Mozart, Marcia dei sacerdoti dal “Flauto magico” ....................
L. V. Beethoven, I tempo dalla Sonata per violino e pianoforte
“La primavera” (parte) ...................................................................................
Viviani, Sonata II per tromba e organo (parte) ..........................................
A. Webern, Sonata per violoncello e pianoforte ........................................
C. Debussy, III tempo della Sonata per flauto, viola e arpa ...............
W. A. Mozart, Rondò dal Divertimento per due clarinetti
e fagotto K 229 ....................................................................................................
F. Schubert, I Tempo del Quartetto d’archi in la minore op. 29 n. 1
“Rosamunda” (parte) ........................................................................................
G. Miller, In the Mood ..............................................................................................
S. Bacarisse, II tempo dal Concertino in la minore op. 72
per chitarra e orchestra ...................................................................................
G. F. Haendel, III tempo dal Concerto per oboe e orchestra
in SI bemolle HWV 302 ....................................................................................
B. Bartok, III tempo dalla Sonata per due pianoforti e percussioni
(parte) ........................................................................................................................
A. Mudarra, Fantasia per liuto ............................................................................
D. Scarlatti, Sonata per clavicembalo in SI bemolle K 70 ...................
Art Blakey and The Jazz Messengers, The theme .....................................
Deep purple, Any fule kno that .............................................................................
SEZIONE B
La storia della musica
La Preistoria
Canto di guerra del Ghana
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Indice degli Ascolti
CD
Traccia
Pag.
5
5
5
12
13
14
62
62
62
5
5
15
16
63
64
5
5
5
17
18
19
64
65
65
6
6
1
2
71
71
6
3
76
6
4
76
6
5
77
6
6
6
6
6
6
7
8
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10
77
78
78
79
80
6
11
81
6
12
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6
13
83
6
14
88
7
7
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7
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90
91
7
7
6
7
92
92
7
8
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Il Rinascimento
Jacques Arcadelt, Ave Maria .................................................................................
G. P. da Palestrina, Sanctus dalla Messa Veni sponsa Christi ............
Claudio Monteverdi, Madrigale “Ecco mormorar l’onde” ................
Compère/Desprez, Strambotto “Scaramella va alla guerra
e Scaramella fa la gala” .................................................................................
Joesquin Destrez, Frottola “El Grillo” ...........................................................
Girolamo Frescobaldi, Corrente Prima dal I Libro
di Toccate d’intavolatura ................................................................................
Giulio Caccini, Amarilli, mia bella ...................................................................
J. Dowland, Can she excuse my wrongs? .......................................................
Il Barocco
Claudio Monteverdi, Aria “Vi ricorda o boschi ombrosi” da Orfeo
Claudio Monteverdi, Aria “Quale onor di te fia degno” da Orfeo .
A. Vivaldi, Allegro dal I tempo Concerto per flauto e archi in Re
maggiore, Il cardellino .....................................................................................
J. S. Bach, Allegro moderato dal I tempo del Concerto per violino
e archi in la minore BWV 1041 ...................................................................
G. F. Haendel, Andante dal III tempo del Concerto per oboe
e orchestra in Sib maggiore HWV 302 ....................................................
A. Vivaldi, Largo e Presto dal Concerto per fagotto e archi
in SIb maggiore – La notte .............................................................................
J. S. Bach, Bourrèe dalla Suite per liuto n. 1 ...............................................
J. S. Bach, Badinerie dalla Suite per orchestra in Si minore ..............
G. F. Haendel, Aria da The Water Music ........................................................
D. Scarlatti, Sonata per clavicembalo in SIb maggiore K 70 .............
A. Vivaldi, Concerto n. 2 in Sol minore “L’estate” per violino,
archi e basso continuo ......................................................................................
G. F. Haendel, Alleluia (Coro e orchestra) dall’Oratorio Il Messia
(parte) .........................................................................................................................
J. S. Bach, Recitativo e Corale “Herzliebster Jesu” dalla Passione
secondo S. Matteo ...............................................................................................
Il Classicismo
G. B. Pergolesi, Aria “Sempre in contrasti” da La serva padrona .
W. A Mozart, Aria “Non più andrai farfallo amoroso”
da Le nozze di Figaro ........................................................................................
W. A Mozart, Aria “È la fede delle femmine” da Così fan tutte .......
W. A Mozart, Marcia alla turca (parte) ..........................................................
L. van Beethoven, Per Elisa ...................................................................................
W. A Mozart, Adagio dal Concerto in La K. 622 ......................................
F. J. Haydn, Andante dalla Sinfonia 101 in Sol maggiore
“L’orologio” (parte) ..........................................................................................
W. A Mozart, Allegro molto - primo movimento Sinfonia n. 40 K 550
L. van Beethoven, Primo movimento Sinfonia n. 6 “Pastorale”
(parte) .........................................................................................................................
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ORFEO2 • 163-226:MUSICA
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Indice degli Ascolti
W. A Mozart, Allegro assai, III tempo del Concerto per pf.
e orch. N. 23 K. 488 (parte) ...........................................................................
L. van Beethoven, Allegro con brio - Sinfonia n. 5 in Do minore
op. 67 ..........................................................................................................................
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L’Ottocento
N. Paganini, Tema e variazioni su “Dal tuo stellato soglio” ..............
F. Listz, Allegro animato dal IV tempo del “Concerto n. 2
in La maggiore per pianoforte e orchestra ...........................................
F. Chopin, Valzer in La bemolle maggiore op. 69 n. 1 ............................
F. Mendelsohn-Bartholdy, I tempo del Concerto per violino
e orchestra (parte - esposizione del primo tema) ..............................
P. Ciajkovski, I tempo del Concerto per pianoforte e orchestra
in Si bemolle minore n. 1 op. 23 (parte) .................................................
G. Verdi, “Questa donna conoscete” da La Traviata ..............................
G. Verdi, “Parigi, o cara” da La Traviata, ...................................................
G. Verdi, “Sì, vendetta tremenda vendetta!” da Rigoletto ...................
G. Verdi, Tragica Scoperta da Rigoletto (Atto III, scena IX) .............
V. Bellini, Casta diva dalla Norma ....................................................................
G. Verdi, “Va pensiero” dal Nabucco ..............................................................
R. Wagner, La cavalcata delle Valchirie, dal III atto
de “La valchiria” ................................................................................................
G. Donizetti, Aria di Dulcamara dall’Elisir d’amore .............................
G. Rossini, “Sono il factotum della città” da Il barbiere di Siviglia
J. Brahms, Allegro, IV tempo della Sinfonia n. 3 in Fa maggiore
op. 90 (parte) ..........................................................................................................
H. Berlioz, Dies irae e danza del sabba,
IV tempo della Sinfonia fantastica .............................................................
F. Schubert, Il re degli Elfi ......................................................................................
G. Verdi, Dies irae della Messa da Requiem (parte) ................................
G. Rossini, “Qui est homo” dallo Stabat Mater di G. Rossini .........
L’Otto-Novecento
G. Mahler, Rondò, V tempo della Sinfonia n. 7 in mi minore
(parte) .........................................................................................................................
A. Bruckner, Scherzo, III tempo della Sinfonia n. 7
in Mi maggiore (parte) .......................................................................................
C. Debussy, Dialogue du vent et de la mer da La mer (parte) ...........
C. Debussy, Prélude à l’après-midi d’un faune (parte) .........................
M. Ravel, “Ondine” da Gaspard de la nuit (parte) ..................................
P. Mascagni, Finale di Cavalleria Rusticana ...............................................
R. Leoncavallo, Finale del I atto di I pagliacci ..........................................
G. Puccini, “Sì, mi chiamano Mimì” da La boheme ...............................
G. Bizet, Habanera “L’amour est un oiseau rebelle” da Carmen ..
M. Mussorgskij, “La capanna di Baba Yaga sulle zampe di gallina”
da Quadri di un’esposizione .........................................................................
B. Smetana, La Moldava (parte) .........................................................................
E. Grieg, Il mattino dal Peer Gynt (parte) ......................................................
J. Sibelius, Il cigno di Tuonela (parte) .............................................................
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A. Piazzolla, Primavera ........................................................................................... 10
A. Ramirez, Gloria dalla Missa criolla (parte) .......................................... 10
Orchestra di Piazza Vittorio, Sona ..................................................................... 10
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I. Albeniz, Asturias dalla Suite espanola .......................................................
O. Respighi, I pini di Roma – I pini di Villa Borghese (parte) ...........
Il Novecento
A. Webern, Sonata per violoncello e pianoforte ........................................
B. Bartok, Il mandarino meraviglioso (parte) .............................................
I. Stravinskij, Allegro alla breve dalla Suite da concerto
riduzione del balletto Pulcinella .................................................................
Louis Armstrong, Indiana .......................................................................................
Lucio Dalla, Caruso ...................................................................................................
Gornie Kramer, Pippo non lo sa .........................................................................
Gianni Morandi, C’era un ragazzo ....................................................................
G. Gershwin, Summertime da Porgy and Bess (ninna nanna) ...........
New Trolls, Allegro dal Concerto Grosso n. 1 ............................................
Emerson Lake & Palmer, Pictures at an exhibition (frammento) ....
Jennifer Batten, Flight of the bumble bee ......................................................
Chick Corea Elektric Band, Eternal chil ........................................................
I. Stravinskij, La danza dell’eletta da La sagra della primavera .....
A. Schonberg, Pierrot lunaire (parte) ...............................................................
A. Berg, I tempo dal Concerto per violino e orchestra (parte) ..........
Luciano Berio, Sequenza III ..................................................................................
SEZIONE C
Musicando ancora…
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