La verità sui vaccini Dr. Biagio Tinghino Responsabile UO Territoriale e Osservatorio Dipendenze ASL Provincia di Monza e Brianza Poche settimane fa un’associazione di consumatori ha dichiarato di voler chiedere ingenti risarcimenti per i danni provocati dai vaccini. Poco dopo il ministro della sanità si è fatto riprendere mentre vaccinava la sua bambina. Sono solo due esempi del come il tema della sicurezza dei vaccini sia oggi oggetto di discussioni molto accese. Il web costituisce una fonte di informazioni spesso contraddittorie, dove “camici bianchi” da una parte e dall’altra sembrano difendere posizioni di partito. Chi non è esperto ne resta confuso e si chiede: di chi debbo fidarmi? In questo documento ci occuperemo dei rischi da vaccini, del dubbio che essi possano provocare l’autismo, del loro contenuto di mercurio, nonché dell’ipotesi che essi possano provocare il cancro o, addirittura, che i dati diffusi dalle istituzioni sanitarie possano essere falsi. Come orientarsi Il rumore di fondo dell’informazione e della contro-informazione non facilita la comprensione dei dati scientifici. Nella jungla dei mass-media vince chi grida più forte, chi spaventa di più, chi conquista i primi posti sui motori di ricerca. Ma non tutto ciò che “appare evidente” lo è veramente. Per non cadere vittima della disinformazione bisognerebbe ricordarsi di: 1. Non sentire mai una sola campana, ma leggere con attenzione le diverse opinioni. Le persone oneste fanno così. 2. Fare riferimento solo alle fonti dirette. Come dire: non facciamoci raccontare dati e statistiche dai gruppi di opinione o dagli “esperti”, ma andiamoli a verificare direttamente. Non fidiamoci di citazioni di citazioni. Talvolta alcuni opinionisti citano a loro favore articoli e ricerca scientifica che, quando verificata, dice tutt’altra cosa. 3. Non fermarsi ad un confronto tra i titoli di chi discute. Sentiamo spesso dire: “questa opinione è sostenuta da altri medici, con gli stessi titoli di questi”. Alla fine, non riuscendo a comprendere i contenuti, per il grande pubblico le partite sembrano finire quasi sempre in pareggio. Ma la scienza non è sottoposta ad autorità infallibili: sono i numeri e le verifiche che devono avere ragione. 4. Essere disponibili a cambiare opinione davanti ai fatti. Chi appartiene a gruppi che sostengono i vaccini o si oppongono ad essi per questioni ideologiche difficilmente cambia opinione. Chi basa le sue convinzioni su pregiudizi o è spinto da “altre” certezze oltre ai dati scientifici in genere non ascolta con orecchie aperte dove sta la verità. La mia posizione, attualmente, è favorevole alle vaccinazioni. Sono un medico, specialista in malattie infettive, ed ho vaccinato i miei figli. Voglio spiegare perché l’ho fatto e soprattutto voglio sperare che chi legge abbia la pazienza di perdere un’ora del suo tempo a documentarsi. Credo che un argomento così importante per i nostri bambini giustifichi un po’ di attenzione, no? Una breve premessa storica Verso la fine del XVIII secolo il vaiolo era la malattia infettiva più diffusa in Europa: costituiva Il 10% di tutte le morti in Inghilterra e il 20% nel resto d’Europa (1). A Londra ogni anno morivano 3000 persone e in Inghilterra circa 40.000 (2). Era però noto da tempo che chi aveva contratto la malattia rimaneva immune per tutta la vita. Per questo motivo già nell’antichità si cercava produrre l’immunità nei soggetti sani, senza farli passare dal rischio della malattia vera e propria. In Cina, nel X secolo, facevano inalare la polvere delle croste dei malati che stavano guarendo. Pratiche simili erano note in Medio Oriente, in Africa e in India. In Occidente si sapeva che il vaiolo si manifestava qualche volta in forme piuttosto lievi. Per questo motivo si era diffusa la pratica di mettere in contatto le persone sane con i malati della forma lieve (Variola minor), per far sì che si infettassero e sviluppassero così gli anticorpi protettivi contro la forma maligna dell’infezione (Variola vera). Ma le cose, per diversi motivi, non andavano sempre nel modo voluto. Edward Jenner, un medico di campagna, si accorse intorno al 1796 che gli allevatori di mucche erano resistenti al vaiolo. Essi infatti spesso toccavano e mungevano animali infetti da una forma di vaiolo (cow-pox) simile a quella umana. Egli intuì che la il contatto con questo virus “attenuato” (delle mucche) induceva nel corpo umano una difesa immunitaria contro il vaiolo “maggiore”, quello veramente mortale. Egli si pose dunque la domanda sul come poteva creare questa “piccola infezione benigna” con il vaiolo delle mucche, per rendere gli esseri umani più forti contro il vaiolo “maggiore”. Oggi diremmo che cercò ci capire come indurre una immunità “crociata”. Jenner prese perciò un po’ di pus dalla mano di una donna infetta dal vaiolo dei bovini e lo iniettò ad un ragazzino. Questo ragazzo divenne resistente al vaiolo. Gli esperimenti vennero ripetuti su più persone. Si vide che chi era stato inoculato (in realtà si faceva un piccolo graffio sulla pelle) con questa forma di virus attenuato non si ammalava (in termini di prevalenza statistica) della forma mortale di vaiolo. Sebbene all’inizio la cosa fosse stata contrastata da molti accademici, alla fine le evidenze diventarono così forti che la “vaccinazione” (detta così perché usava virus vaccino, delle mucche) si diffuse rapidamente. In dieci anni i morti per vaiolo passarono da 18.596 a soli 182. Stiamo parlando, dunque, di un abbattimento del 99% della mortalità per una malattia che faceva strage di millenni. Le vaccinazioni nascono, dunque, su questi presupposti: usare virus attenuati (“simili, ma benigni”) per preparare il corpo contro virus molto nocivi, spesso mortali. Oggi, in realtà, le cose sono un po’ cambiate, perché è divenuto possibile preparare molti vaccini non con virus interi (sia pur attenuati), ma addirittura solo con frammenti di virus, per esempio gli antigeni di superficie senza l’RNA. Questa cosa permette di acquisire l’immunità protettiva, senza il rischio (sia pur raro) che i virus attenuati si riattivino, sfuggendo al controllo sanitario. Si tratta, come è intuitivo, di utilizzare il meccanismo che la natura stessa mette a disposizione del nostro corpo, cioè l’immunità (transitoria o perenne) che segue l’infezione di certi virus. L’unica differenza è che questa immunità si ottiene col contatto di forme benigne o solo frammenti inattivi di microorganismi. Sul piano pratico le difese che l’organismo produce dopo una vaccinazione sono identiche a quelle sviluppate in seguito ad una malattia. Gli anticorpi indotti dal vaccino contro la poliomielite sono identici a quelli che l’organismo produrrebbe se si infettasse col virus vivo. Unica differenza è la quota di rischio: inesistente per le vaccinazioni, molto alto per l’infezione vera e propria. 1. 2. 3. Huth E., Quantitative evidence for judgments on the efficacy of inoculation for the prevention of smallpox: England and New England in the 1700s in J R Soc Med., vol. 99, nº 5, maggio 2006, pp. 262-6, PMID 16672762.. Dorothy Fisk, Doctor Jenner of Berkeley, 1959, cap12, pag 113. Dorothy Fisk, Doctor Jenner of Berkeley, 1959, cap. 15, pag. 144. L’esempio del virus ebola Un argomento molto usato contro i vaccini è quello secondo cui le malattie infettive sarebbero scomparse grazie ai progressi dell’igiene e al miglioramento dell’alimentazione. Si sostiene che queste malattie erano già in declino e si sarebbero estinte comunque. Naturalmente non si può dire che i vaccini siano l’unico mezzo per contrastare le epidemie. L’esempio è costituito dalla recente epidemia di virus Ebola. Per questa infezione non esiste ancora un vaccino testato e disponibile per l’uso su larga scala. Nonostante ciò, le autorità sanitarie sono riuscite a circoscrivere la diffusione del virus. Sembrerebbe la vittoria su un’infezione senza il ricorso ai vaccini. Ma bisogna anche sapere qual è stato il prezzo pagato. L’Ebola uccide nel 90% dei casi. L’intervento massiccio di infettivologi, tecnologie sanitarie, azioni di sanità pubblica e cure sperimentali ha permesso di ridurre questa mortalità al 50%. E’ evidente che un paziente infetto da Ebola, oggi, può disporre di ventilatori meccanici, sistemi di infusione venosa, monitoraggio dei parametri clinici, uso di antibiotici per le infezioni intercorrenti, trasfusioni e quant’altro. Tutto ciò riduce la mortalità, ma non la annulla. L’Ebola c’è ancora, continua a uccidere un numero “ridotto” di persone nei villaggi. Ogni tanto si verificano le condizioni per una ripresa dell’epidemia e tornano le stragi. Il 50% di mortalità tra le persone che si infettano è un prezzo troppo alto per essere accettabile. L’Ebola sarà sconfitta veramente quando si riuscirà a produrre un vaccino efficace da praticare su vasta scala. Perchè sono scomparsi il vaiolo, la poliomielite, la difterite Quando diciamo che i “progressi dell’igiene” hanno ridotto la mortalità per malattie infettive, di cosa stiamo parlando? Ingenuamente si potrebbe pensare alla pratica del lavarsi le mani, sbucciare la frutta o farsi la doccia. Tutto ciò è utile, ma le cose sono più complesse. L’igiene è una scienza le cui azioni sono basate sullo studio della microbiologia. Igiene vuol dire, per esempio, esame dei campioni di acqua potabile, dosaggio dei batteri presenti, esatto dosaggio del cloro con cui disinfettarla. Oppure studio microbiologico delle acqua reflue, quelle che sono convogliate nelle fognature. Significa progresso nelle procedure di sterilizzazione e disinfezione. Questa disciplina funziona solo perché le istituzioni svolgono controlli e impongono procedure rigorose, basate sulle leggi dello stato. Gli stessi medici che fanno i controlli batteriologici nelle mense sono quelli che praticano le vaccinazioni. La scienza si muove attraverso tante strade. E i vaccini sono uno dei tanti approcci che, insieme ad altri, combattono le malattie infettive. L’igiene praticata con metodi scientifici svolge un’azione generale di contrasto contro le malattie infettive e contribuisce lentamente a ridurne l’impatto. Si tratta di un’azione che si vede esaminando tempi lunghissimi, spesso secoli. Essa riesce ad abbassare il numero di infezioni, ma non a debellare completamente le malattie. Se non ci fossero stati i vaccini, probabilmente avremmo avuto un minor numero di morti per vaiolo e difterite rispetto al 1800. Ma queste malattie sarebbero ancora presenti, con periodiche epidemie. La storia del virus Ebola insegna. La vaccinazione obbligatoria ha invece radicalmente (e rapidamente, questo è il punto), cambiato le cose. Vediamo degli esempi. A.La poliomielite in Italia nel 1956 produceva 3.485 casi di paralisi l’anno. Nel 1966 (7 anni dopo) si erano ridotti a 147, cioè solo il 4% di prima. Nel 1977 (20 anni dopo) i casi erano solo 9. Un miracolo impossibile con sole precauzioni igieniche. La stessa cosa è successa nel giro di 10 anni negli Stati Uniti, in Australia, in Belgio, in Finlandia, in Ungheria, in Polonia, in Svezia, in Romania, in Unione Sovietica, in Germania, in Bulgaria, in Svizzera e così via. In tutte le nazioni, dopo 10 anni anni dall’introduzione dei vaccini, le poliomieliti paralitiche si sono abbattute almeno del 90%. Si tratta di nazioni molto diverse tra di loro, sia per condizioni igieniche che sanitarie. Ma i vaccini hanno funzionato. B.La difterite nel 1940, anno di introduzione del vaccino in Italia, colpì 30.000 persone di cui 2500 morirono. Otto anni dopo i casi si dimezzarono: nel 1953 furono segnalati 15.749 casi. Nel 1964 si era scesi già a 2.617 casi e nel 1988 a soli 10 casi. In Inghilterra e nel Galles nel 1945 morivano circa 500 bambini l’anno. Dopo l’introduzione del vaccino (a solo 10 anni di distanza) il tasso si è azzerato. Dal 1990 al 2000 ci sono stati solo 5 casi, uno dei quali proveniente dall’estero. C.Il tetano uccideva fino agli inizi degli anni ’60 circa 700 persone ogni anno, in Italia. Ma l’80% di esse erano donne o bambini. Come mai soprattutto donne e bambini quando in realtà erano gli uomini a lavorare nei campi e quindi ad essere più esposti? Semplice. Gli uomini, dal 1938, venivano vaccinati (nell’esercito), gli altri no. Questi dati e molti altri dimostrano che, appena la percentuale di vaccinati comincia ad essere significativa, la catena del contagio si blocca. Malattie che erano presenti da millenni sono scomparse nel giro di pochi anni. Anche grazie a ciò la vita media si è allungata, garantendo ai cittadini dei nostri paesi decenni in più rispetto a quanti sono nati nel secolo scorso. Nessuno può farci credere che sia stato un caso. Perché le altre infezioni non sono scomparse In natura ci sono migliaia di virus e batteri. Alcuni di loro sono molto simili: stessa famiglia, caratteristiche quasi analoghe, stesso modo di trasmissione, anche se la pericolosità è differente. Il virus del vaiolo è “parente stretto” del virus della varicella, sono entrambi herpes virus. Il virus della poliomielite appartiene alla famiglia degli enterovirus, esattamente come quelli che si trasmettono a scuola, tra bambini, e che danno mal di pancia, vomito e diarrea. Il batterio della difterite ha un modo di contagiare le persone che è pressoché identico a quello di altri batteri che danno tonsillite e mal di gola. Le modalità di contagio sono simili, gli effetti sulla salute diversi. Vale la pena, allora, cercare di capire come mai alcuni virus sono scomparsi dalla circolazione e altri no. Soprattutto cerchiamo di confrontare microbi simili tra loro. A. Vaiolo e varicella. Contro i vaiolo è stata praticata la vaccinazione di massa e ormai il virus è sconfitto definitivamente. L’ultimo caso si è registrato nel 1978, in un villaggio africano. Grazie a questo risultato non è più necessario vaccinarsi. La varicella, almeno fino a pochi anni fa, non era oggetto di campagne vaccinali. Infatti tutti o quasi tutti i ragazzi o gli adulti di una certa età hanno contratto la varicella. Perché l’igiene e l’alimentazione non hanno sconfitto la varicella? E perché, invece, il vaiolo (suo “parente” stretto) non esiste più? B. La poliomielite e le gastroenteriti infettive. I virus che colpiscono l’apparato digerente e danno epidemie di gastroenterite (frequenti, per esempio, tra i bambini in età scolare) appartengono spesso alla famiglia degli enterovirus: come quello della poliomielite. Perché continuano a succedersi epidemie di gastroenterite e invece non c’è più nessun caso di poliomielite nei paesi in cui la vaccinazione è totale? C. Le tonsilliti e la difterite. Ogni anno decine di migliaia di persone si infettano con lo streptococco o con altri batteri che colpiscono tonsille e faringe. E’ la stessa modalità di contagio del batterio della difterite. Ma la difterite è scomparsa da diversi anni nelle nazioni in cui si pratica la vaccinazione. Come mai continuiamo a prenderci le tonsilliti? Insomma, perché l’igiene e gli stili di vita dovrebbero funzionare solo per i microbi contro cui ci vacciniamo, mentre continuiamo ad infettarci tranquillamente con tutto il resto? Cosa succederebbe se tutti rifiutassero i vaccini? Se tutti gli italiani, o altri cittadini europei, si astenessero dalle vaccinazioni cosa succederebbe? Secondo alcuni proprio niente. Ci si fa forti che questo esperimento non è mai stato effettuato e perciò il dibattito resta relegato alle opinioni. Almeno così credono alcuni, ma invece non è vero. Abbiamo degli esempi importanti che riguardano la storia contemporanea e i paesi occidentali. A. Il tetano in Italia (dal 1938 in avanti), come abbiamo già detto, era diffuso quasi solamente tra le donne e i bambini, perché gli uomini in età adatta al servizio militare venivano vaccinati. Questo è il primo esempio di confronto tra popolazioni vaccinate e non vaccinate: gruppi che vivevano nella stessa epoca, negli stessi paesi, nelle stesse condizioni. Con la differenza che i vaccinati erano per lo più risparmiati dall’infezione (anche se facevano lavori più a rischio), mentre i non vaccinati contraevano il tetano. B. Nel 1978 la poliomielite si è ripresentata, purtroppo, in Olanda e in Canada. Il caso strano (ma non tanto, come vedremo) è che ciò è successo solamente tra gli Amish, un gruppo religioso che era contrario per principio ai vaccini. L’ epidemia comparve tra gli Amish olandesi e poi la malattia fu trasmessa ai membri delle comunità in Canada, dove si erano tenuti dei congressi internazionali a cui avevano partecipato credenti olandesi. Ciò nonostante gli Amish siano persone molto rigorose, pulitissime, si astengono dal fumo e dall’alcol e vivano in nazioni molto progredite. Si è venuto a configurare così un altro esempio di confronto tra vaccinati e non vaccinati nell’era contemporanea, in nazioni molto progredite. Dopo questa esperienza gli Amish hanno deciso di lasciare ai propri aderenti libertà di coscienza sul tema. C. La Russia e i paesi dell’Unione Sovietica. Fino al 1990 in questi paesi la percentuale di vaccinati contro la difterite era molto alta e i casi di malattia erano rari, più o meno come altri paesi occidentali. Dopo il 1989, con la caduta del regime comunista, molte nazioni che prima aderivano al blocco sovietico cominciarono a non curare in modo attento la pratica obbligatoria delle vaccinazioni. I bambini vaccinati divennero sempre più pochi, e così nel giro di poco tempo la difterite tornò ad imperversare. Dopo il 1990 scoppiò una epidemia che colpì 200.000 persone e ne uccise 6.000. Nel solo lasso di tempo tra il 1992 e il 1995 ci furono 4.000 morti. La malattia ha colpito non solo i bambini, ma anche gli adulti non vaccinati. Quando sono riprese le vaccinazioni i casi sono tornati a calare, tanto che nel 2000 erano tornati a 771. Questo è il terzo esempio del come nella nostra era il calo della copertura vaccinale possa far ripresentare drammaticamente rischi che sembravano relegati ad una storia ormai lontana. I vaccini contengono sostanze tossiche, come il mercurio? La presenza di mercurio nei vaccini è una delle motivazioni più forti di chi si oppone a questa pratica. In genere nei siti contrari ai vaccini si leggono informazioni molto dettagliate che descrivono le intossicazioni da mercurio e metalli pesanti. Il problema però non è dimostrare che il mercurio fa male, perché questo lo sappiamo già. Anche l’acqua minerale, le verdure e la frutta, in quantità minime, contengono metalli pesanti, mercurio e alluminio. Il punto è sapere che quantità di queste sostanze è presente nei vaccini e se tali quantità sono in grado di causare problemi ai bambini. Un “esperto” molto citato dagli antivaccinisti è arrivato ad affermare che i vaccini contengono metalli pesanti i quali, “se si è sfortunati”, potrebbero causare malattie del cervello e forse anche l’autismo. Salvo poi affermare che per dire una cosa del genere ci vorrebbero studi effettuati su “centinaia di migliaia di casi”, che non purtroppo le istituzioni non fanno. Subito dopo lo stesso esperto invece accusava le istituzioni di insabbiare i dati. Tutto e il contrario di tutto. Soprattutto molta confusione, insomma, che però colpisce sempre l’immaginazione. A. Ricordiamo che il mercurio è una sostanza presente in natura, come anche il piombo, il cadmio e altri metalli. Tracce importanti si trovano negli alimenti e nell’acqua. Alcune verdure possono contenere tracce di mercurio. Questo fenomeno è stato verificato in diverse parti del mondo, tra cui l’Italia. Dire che nei liquidi dei vaccini ci sono tracce di mercurio non significa niente, quindi, perché la vera questione è la quantità. B. Alcuni vaccini contengono come antibatterico (cioè una sostanza che evita la contaminazione di microbi esterni) il Thiomersale, il quale ha modeste quantità di etil-mercurio. Questa forma di mercurio non è tossica, come invece succede per il metil-mercurio presente nei cibi. La forma presente nei vaccini infatti viene eliminata per gran parte con le feci nel giro di 3-7 giorni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha verificato che I livelli nell’organismo, dopo la vaccinazione, tornano completamente come prima entro 30 giorni (Global Advisory Committee on Vacine Safety, WHO, June 2012). Il metil-mercurio al massimo può dare qualche reazione locale, come per esempio rossore e infiammazione nel punto di iniezione. L’FDA americana ha inoltre escluso che livelli tossici di mercurio si depositino nel sangue o nel cervello dei soggetti vaccinati. C. Per precauzione, comunque, il Thiomersale in molte nazioni è stato rimosso dai vaccini e in Italia oggi si usano preparazioni senza questo componente. Nonostante la rimozione del Thiomersale dai vaccini da diversi anni, negli Stati Uniti l’autismo continua ad aumentare. Questa cosa dimostra che non c’è alcun nesso tra questo conservante e la malattia neurologica. D. Diversi studi sono stati ripetuti e controllati negli ultimi anni. Le tracce di alluminio che si possono reperire nei vaccini non raggiungono mai livelli tossici (Idem). I vaccini e l’autismo: storia di una frode Nel 1998 il Dott. Andrew Wakefield riuscì a farsi pubblicare un articolo da una prestigiosa rivista scientifica (The Lancet) in cui sosteneva di avere osservato 12 bambini in cui, subito dopo il vaccino (MPR, Morbillo Parotite, Rosolia) era insorto un disturbo autistico e diverse malattie intestinali. Si trattava di una notizia veramente preoccupante. Immediatamente altri ricercatori provarono a verificare i risultati, senza però trovare niente di simile. Si accese un dibattito scientifico, ma dopo quattro anni nessuno studioso, pur conducendo studi più ampi (centinaia o migliaia di casi), aveva confermato i risultati di Wakefield. A quel punto cominciò a sorgere il dubbio che il medico avesse falsificato i dati. Il giornalista Brian Deer, attraverso una inchiesta poi pubblicata sul Sunday Times, scoprì che il medico aveva un conflitto di interessi che non aveva dichiarato. A seguito di ciò, la maggior parte dei coautori dell’articolo scientifico ritirò la propria adesione. Uno stretto collaboratore di Wakefield confessò che le cose non erano andate come egli aveva dichiarato. In pratica Wakefield era stato pagato per ottenere dei risultati che permettessero di vincere le cause intentate da un avvocato contro le case farmaceutiche che producevano vaccini. Poiché l’avvocato non aveva trovato prove scientifiche, aveva indotto Wakefield a inventare di sana pianta una ricerca che sostenesse il suo punto di vista. Alcuni dei 12 bambini, per esempio, non erano affatto stati diagnosticati come autistici. In altri casi non c’era una correlazione temporale tra vaccini e autismo. Il giornalista scoprì inoltre che il medico aveva brevettato un suo sistema di vaccini e che voleva, dopo aver sollevato lo scandalo, sostituire il trivalente con i suoi prodotti. Egli pensava di trarre guadagno dall’allarme provocato, vendendo nuovi test e nuovi tipi di vaccini. I bambini inoltre non soffrivano di alcun disturbo intestinale. Una delle madri il cui figlio autistico era stato incluso nell’indagine arrivò a dichiarare che il bambino subito dopo il vaccino aveva avuto convulsioni, si era messo a piangere ed era rimasto in uno stato vegetativo per sei mesi. Ogni volta che la signora veniva chiamata a raccontare la sua storia aggiungeva dettagli sempre più inverosimili, sostenendo di avere speso somme ingenti per comprare farmaci, prodotti omeopatici, vitamine e altre cure. Alla vaccinazione furono attribuite una “enterocolite autistica”, la malattia di Lyme, artriti, disturbi vari che in realtà erano frutto di fantasia. Ma quando la vicenda finì in tribunale, il giudice accertò che la donna aveva inventato tutto pur di ottenere un lauto risarcimento. Il 28 gennaio 2010 il General Medical Council iniziò una inchiesta sul medico e su due suoi colleghi. Fu trovato che egli aveva sottoposto senza necessità dei bambini autistici a punture lombari e altre procedure invasive non necessarie, come colonscopie, senza l’approvazione di un comitato etico che controllasse il protocollo di ricerca. Wakefield fu ritenuto responsabile di avere agito in modo disonesto nelle sue ricerche pubblicate. La rivista Lancet pubblicò una completa ritrattazione dell’articolo, chiarendo che i contenuti erano stati falsificati. Per questo motivo il medico fu radiato dall’Ordine dei medici e non può più esercitare la professione nel Regno Unito. Una volta lanciato l’allarme, però, gruppi ideologizzati hanno diffuso il terrore tra i genitori, tanto che in Gran Bretagna le vaccinazioni contro Morbillo, Rosolia e Parotite sono scese notevolmente, ed è aumentato il caso di infezioni, alcune delle quali mortali. Numerose ricerche, effettuate da più autori di diverse parti del mondo, su migliaia di bambini hanno accertato che non esiste alcuna correlazione tra vaccini ed autismo. Le stesse associazioni di genitori di bambini autistici si dissociano da queste informazioni, ritenendole infondate. La prova più lampante è che, da quando negli Stati Uniti dai vaccini è stato tolto il thiomersale (accusato di essere il responsabile della malattia) i casi di autismo non solo non sono diminuiti, ma sono continuati ad aumentare. I vaccini provocano i tumori? Nel 1960 si scoprì che alcuni lotti di vaccinazioni difettose erano state per errore contaminate con un ceppo di virus SV40. Poiché questo virus, in teoria, può facilitare lo sviluppo di alcuni tumori, da allora si è sparsa l’informazione che i vaccini provocano il cancro. In realtà si era trattato di un inconveniente nella catena di produzione, che fu rimosso immediatamente. Nei successivi 30 anni, nonostante la sorveglianza epidemiologica, non fu trovata alcuna relazione tra tumori e soggetti vaccinati con quei lotti. Anche in questo caso si tratta perciò di notizie infondate. Sono più pericolosi i virus veri o quelli inattivati o frammentati? Prima di approvare un vaccino viene valutato sempre se il gioco vale la candela. Oggi la pratica vaccinale è rivolta alle infezioni più pericolose. In alcuni casi si usano virus frammentati o solo parti innocue di virus. Raramente si usano virus inattivati. Se il nostro organismo ha un rischio bassissimo di una reazione avversa ad un vaccino, è evidente che l’infezione col virus vero e proprio comporta molti più rischi. Evitare le vaccinazioni sarebbe come proibire le esercitazioni dei poliziotti contro le sagome del tiro a segno, dicendo che sono pericolose e possono verificarsi degli incidenti, quando l’alternativa sarebbe affrontare malviventi veri e armati di tutto punto senza aver prima di allora sparato un solo colpo. Sappiamo quantificare gli effetti collaterali dei vaccini? Tutti i medici hanno l’obbligo di legge di segnalare gli eventi avversi, in particolare dei vaccini. Questi dati vengono inviati all’Ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA, che dispone i dovuti accertamenti nei casi necessari. Tra il 1999 al 2003, per esempio, il totale di eventi avversi segnalati è stato di 1.110, una media di 220 ogni anno. Circa 17 di questi sono stati classificati come eventi gravi, ossia che hanno comportato pericolo di vita. Nessuna persona è deceduta. Nove di queste reazioni (gravi) erano costituite da eventi allergici che sono guariti con le cure ospedaliere. Otto situazioni sono state segnalate come possibile causa di invalidità, solo a causa del fatto che erano insorte nel periodo successivo alla vaccinazione, ma quando sono stati effettuati gli accertamenti sui singoli casi, solo in una situazione è stata trovata una correlazione col vaccino. Nei 5 anni di cui stiamo parlando, invece, sono stati somministrati circa 7.200.000 dosi di vaccino (sette milioni 200mila). Considerando l’unico caso accertato di invalidità permanente, il rischio di danni permanenti da vaccino è dunque di 1 su 7 milioni. Quanti morti e quante invalidità sono state evitate? Adesso dobbiamo mettere sull’altro piatto della bilancia i benefici dei vaccini, cioè le invalidità permanenti e le morti evitate. Per produrre queste cifre faremo riferimento a ciò che succedeva in Italia prima dell’introduzione di ciascun vaccino. La vaccinazione antipolio – nell’arco dei 5 anni che abbiamo preso in considerazione - ha salvato potenzialmente 17.425 bambini dalla paralisi permanente. Sono numeri che si deducano dalla prevalenza di polio paralitica nell’epoca in cui non c’era il vaccino. La vaccinazione antidifterica ha evitato 12500 morti, mentre la vaccinazione contro il tetano 3500. Tutto ciò senza contare i benefici degli altri vaccini contro morbillo, parotite, pertosse, pneumococco, rosolia. Siamo davanti ad un bilancio favorevole ai vaccini in modo indiscutibile. I dati sono disponibili sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità – Epicentro. I dati sono veri? Esistono statistiche alternative? In Italia ci sono 340.000 medici attivi sul territorio, e ciascuno di loro è obbligato a segnalare ogni evento avverso. Gli oppositori dei vaccini fanno intendere che gran parte di essi potrebbero manipolare i dati e qualcuno addirittura è disposto ad insinuare che le aziende farmaceutiche riescono a far nascondere la verità. Insomma, esisterebbe un “complotto” contro i pazienti. Quando però chiediamo agli oppositori dei vaccini da dove prendono le loro statistiche, quelle “vere”, come le raccolgono, se esiste una organizzazione alternativa, da quanti medici è costituita, chi li controlla… non sanno rispondere. E’ come accusare che tutti i commercianti hanno bilance false, senza dimostrare dove sono quelle vere. A. I (pochi) medici contrari ai vaccini non hanno alcuna rete alternativa di raccolta dati. Non sono organizzati, non raccolgono loro statistiche, non le pubblicano. Dicono che ci vorrebbero troppi soldi e loro sono poveri, osteggiati dalle aziende. Dicono che i dati delle istituzioni pubbliche sono falsi, ma loro non sanno dove prendere quelli “veri”. B. Le aziende farmaceutiche non possono manipolare la verità sui vaccini. Se un medico fa una segnalazione di evento avverso, questa pratica arriva all’AIFA, non alle aziende. E se l’evento è grave viene disposto un accertamento. Non sono le case produttrici che hanno il compito di monitorare gli effetti collaterali, ma organismi pubblici, affidati a professionisti indipendenti, del Sistema Sanitario Nazionale, che non possono ricavare alcun guadagno falsando i dati. C. Le aziende farmaceutiche devono sottoporre i loro prodotti ai controlli di agenzie indipendenti, che verificano la qualità e la sicurezza di ciascun lotto di vaccino o farmaco venga prodotto. Nel clamore suscitato dai mass media davanti a qualche caso di cure malriuscite sembra che il mondo della sanità sia fatto di imbroglioni, persone superficiali, approfittatori. In tal modo basta spesso affermare di essere “alternativi” per essere ascoltati dall’opinione pubblica. Anche gli avvocati di Wakiefield avevano usato lo stresso trucco: peccato che fossero mossi dal forte interesse di ottenere risarcimenti milionari. Nel novembre 2014 due anziani ultraottantenni sono morti il giorno dopo aver fatto il vaccino antiinfluenzale. Il Ministero della Salute ha bloccato immediatamente quel lotto di prodotto e ne ha disposto il sequestro, fino all’accertamento della reale pericolosità. Le indagini dimostrarono che i due anziani sarebbero morti comunque (i vaccini non garantiscono l’immortalità ovviamente), ma nel frattempo milioni di euro furono spesi, migliaia di confezioni bloccate e l’azienda produttrice subì un danno importante. E’ l’esempio di come le istituzioni pubbliche – nonostante le critiche che ad esse vengono rivolte - vigilano e si muovono in modo indipendente dagli interessi di parte. Qualcuno non ha vaccinato i propri figli, e non è successo niente Certamente. Un bambino può essere non vaccinato contro la poliomielite, ma poiché è circondato da migliaia di bambini vaccinati non può prendere il virus da nessuno di essi. La maggioranza lo sta proteggendo. Se la proporzione dei non immunizzati, però, aumenterà oltre una certa percentuale, i virus aggressivi riprenderanno a circolare e, sebbene in modo statisticamente molto più basso, anche i vaccinati saranno esposti ad un qualche rischio. Per avere una buona sicurezza per tutti, la quota di vaccinati deve essere tenuta alta. Si chiama “immunità di gregge” e rispecchia il concetto che la circolazione di una infezione si blocca solo se si supera una certa quota di persone immuni nella popolazione. Non si dovrebbe comunque rispettare la libertà di scelta degli individui? La libertà di scelta è un bene prezioso, ma essa finisce quando si mette a repentaglio la salute di tutti. Chi non si vaccina non solo mette a repentaglio la propria salute, ma anche quella della comunità. E’ fondamentale comprendere che certi risultati si possono raggiungere solo se le pratiche di prevenzione vaccinali sono diffuse. Gli anti-vaccinisti fanno leva sul fatto che ormai non si vedono più persone paralizzate dalla poliomielite e morte per difterite. Il rischio ipotetico viene percepito come inesistente, mentre l’atto di praticare una iniezione appare come una pratica invasiva. Dobbiamo però accettare che molti gesti della quotidianità possono sembrare inutili, perché si riferiscono a rischi “ipotetici”, finché le condizioni non cambiano. Mettersi la cintura di sicurezza salendo in macchina, indossare il casco, proteggersi con un parapetto, sembrano tutti interventi fastidiosi, soprattutto se non abbiamo mai visto un muratore cadere in un cantiere o un ragazzo morire perché non indossava il casco. Sono le statistiche che ci permettono di comprendere quei fenomeni che sfuggono alla limitata esperienza di ciascuno. Il rischio della mancata vaccinazione viene sottovalutato, perché oggi la maggio parte dei cittadini si immunizza contro questi microorganismi. Ma basterebbe (come è successo) scendere sotto una soglia a rischio per dar ripartire le epidemie. Le conquiste della salute non sono per sempre. Senza una attenta vigilanza e una collaborazione di tutti, malattie, mortalità precoce e sofferenza possono tornare ad essere una esperienza di tutti i giorni. Farsi vaccinare e vaccinare i propri figli è invece un modo per tenere lontane epidemie di cui ormai leggiamo solo sui libri di storia. A patto di non cadere preda della disinformazione e rinunciare a ciò che, con grandi sacrifici, la ricerca e la scienza medica ci hanno messo a disposizione.