serve per interrompere la continuità metallica, quindi elettrica, in un

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Le principali apparecchiature per impianti in edifici civili (case, scuole, ospedali, uffici,
alberghi ecc.) sono le seguenti:

INTERRUTTORE: serve per interrompere la continuità metallica, quindi elettrica, in un
circuito percorso da corrente. L’interruttore unipolare ha due morsetti : uno per l’entrata
del cavo, l’altro per l’uscita. In commercio esistono moltissimi tipi di interruttori (a
levetta, rotativi, a tenuta stagna, antideflagranti ecc.) ognuno dei quali è adatto ad un uso
specifico ma la cui funzione principale è sempre la stessa, quella, cioè, di interrompere il
passaggio di corrente in un circuito. I simboli dell’interruttore sono i seguenti:
Simbolo per schemi di
principio e di montaggio

COMMUTATORE: questa apparecchiatura serve per commutare la fase di entrata su diverse vie.
Nell’illuminazione civile il commutatore è sempre a due vie è cioè, praticamente, un doppio
interruttore. La funzione di questa apparecchiatura è quella di chiudere alternativamente o
contemporaneamente cuiti. I simboli del commutatore sono i seguenti:
Simbolo per schemi di
principio e di montaggio

Simbolo per schema uni filare
Simbolo per schema unifilare
DEVIATORE: serve per deviare la corrente. E’ formato da tre morsetti, uno comune, uno
1
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normalmente aperto, uno normalmente chiuso. Questi ultimi due sono interscambiabili, nel
senso che se si preme il contatto quello che era chiuso si apre e viceversa. Il morsetto
comune è sempre o all’arrivo o alla partenza di fase, mentre l’NA o l’NC sono sempre morsetti
di collegamento. Il deviatore serve per comandare un carico da due punti, naturalmente in
questo caso occorrono due deviatori. Può essere usato anche come interruttore nel qual caso
si collegheranno solo il comune e uno qualsiasi degli altri due contatti.
Simbolo per schemi di
principio e di montaggio

INVERTITORE: questa apparecchiatura serve per comandare l’accensione di lampade da tre o più
punti, il numero dei punti di comando dipende dal numero di invertitori collegati in cascata.
Negli impianti con I. alla linea in entrata e a quella in uscita sono sempre collegati due
deviatori. Da ciò si deduce che per comandare un punto luce da tre posizioni occorrono un I.
e due deviatori; aumentando il numero degli I. aumenta il numero delle posizioni da cui si
può operare. L’I. è formato da quattro morsetti uguali a coppie. Gli I. sono sempre
apparecchiature di collegamento intermedio, sono sempre cioè collegati o a deviatori iniziali
e finali, o ad altri I.intermedi.
Simbolo per schemi di
montaggio e di principio

Simbolo per schema unifilare
Simbolo per schema
unifilare
PRESA: questa apparecchiatura serve per avere punti di tensione ubicati in diverse zone di
2
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una stanza o di un appartamento. L’inserzione può essere diretta o interrotta.
Simbolo per schemi di
principio e di montaggio

Simbolo per schema unifilare
FUSIBILI: servono per la protezione dei circuiti elettrici da sovracorrenti molto elevate o
da corto circuiti. Sono di diversi tipi e le caratteristiche variano a seconda dell’uso al
quale sono destinati. Parametri fondamentali dei F. sono la tensione nominale e la corrente
nominale. Vengono inseriti in serie sul circuito e sono attraversati dalla stessa corrente
del carico o dell’intero circuito dipendentemente dall’uso al quale sono destinati. Una
corrente troppo elevata genera un forte riscaldamento dell’anima metallica del F. portando
quest’ultima alla fusione e interrompendo così la continuità elettrica del circuito.
Simbolo per schemi di principio, di montaggio e unifilare
Nell’illuminazione civile si intendono impianti in B.T. quegli impianti la cui alimentazione è
derivata da trasformatori di tensione. Le norme indicano i valori massimi di queste tensioni in
24V se alternati e 50V se continui. Gli impianti in B.T. sono quelli di segnalazione ottica e
acustica quali suonerie, richiesta di udienza, apriporta ecc. Siccome la potenza in gioco è
piuttosto limitata, per gli impianti in B.T. si possono usare conduttori di sezione minima
0,5mmq. La simbologia e l’inserzione dei T.V. sono le seguenti:
Simbolo per schemi di
principio e di montaggio
Simbolo per schema unifilare
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I trasformatori sono formati da due circuiti: il primario e il secondario. Si considera primario
il circuito collegato alla linea da trasformare e secondario quello che andrà ad alimentare gli
utilizzatori. E’ bene, comunque, ricordare che i T. sono macchine completamente reversibili,
anche se in impianti, di solito, sono usati per abbassare la tensione di linea non viceversa.
I relè si dividono in due categorie:
1)Relè per illuminazione civile
2)Relè per forza motrice
A loro volta queste due classi si suddividono in:
1)
Relè per illuminazione civile
Rele ausiliari
Relè a camme
2)
Relè per forza motrice
Relè ad eccitazione diretta
Sono costituiti da un elettromagnete che, se eccitato, provoca la rotazione di una ruota di forma
particolare, a seconda dei casi, la quale muove a sua volta dei contatti aprendo o chiudendo uno
o più circuiti. Il comando viene effettuato mediante la pressione su dei comuni pulsanti da
campanello. Tra i relè a camme ricordiamo:
1)il relè interruttore unipolare il cui ciclo di comando è a due impulsi: il primo di chiusura,
il secondo di apertura
2)il relè commutatore a due contatti il cui ciclo di comando è a quattro impulsi (00-01-10-11).
E’ adatto al comando dei lampadari.
Generalmente l’alimentazione della bobina viene fatta a bassa tensione in a.c., tramite l’ausilio
di un trasformatore, per ragioni di sicurezza. Si hanno così due circuiti distinti: quello di
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comando a tensione ridotta, quello luce a tensione di rete (220V).
I vantaggi dell’uso dei relè sono i seguenti:
si può aumentare a piacere il numero dei punti di comando variando semplicemente il numero dei
pulsanti di comando in parallelo fra loro. Se l’alimentazione è fatta a bassa tensione non esiste
alcun pericolo di fulminazione nel circuito di comando (è quindi consigliabile per impianti nei
bagni e nei locali umidi). I conduttori possono avere sezione di 0,5mmq per cui c’è un notevole
risparmio nel loro acquisto. Gli organi di comando sono tutti uguali fra di loro (semplici
pulsanti da campanello).
Gli unici svantaggi possono essere che:
il relè potrebbe incepparsi, il rumore prodotto potrebbe dar fastidio.
I relè a camme possono sostituire qualsiasi tipo di impianto a comando tradizionale e dai tre
punti di comando in su è ormai preferibile il loro uso a quello delle normali apparecchiature con
comando a levetta.
Relè interruttore con
bobina in B.T.
Relè commutatore con
bobina in B.T.
In questo tipo di relè non esiste la camme per cui il movimento dei contatti ausiliari è
comandato esclusivamente dalla eccitazione, e dal permanere in questa condizione, della
bobina. Applicando la tensione nominale ai capi della bobina, per i noti fenomeni
dell’elettromagnetismo, la stessa attrae una leva che fa cambiare stato ai contatti
elettrici ad essa collegati. In questa fase i contatti N.A. (aperti a riposo) si chiudono,
mentre i contatti N.C. (chiusi a riposo) si aprono. Togliendo tensione alla bobina tutto
torna nelle condizioni iniziali per cui è ovviamente necessario mantenere alimentata la
bobina stessa se si vuole far lavorare il relè (al contrario di quanto avveniva nei relè a
camme dove è sufficente un solo impulso per fare cambiare stato ai contatti, i quali
vengono mantenuti nella nuova posizione dalla camme meccanica grazie alla sua particolare
forma e nei quali, anzi, la tensione applicata per lungo tempo porta la bobina alla
distruzione).
In commercio esistono due tipi di relè a eccitazione diretta :
1)Relè octal (8 morsetti)
2)Relè undecal (11 morsetti)
5
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L’unica differenza tra i due tipi sta nel numero dei contatti ausiliari a disposizione:

OCTAL = 2 morsetti per la bobina 2-7
3 morsetti C. N.C. N.A. 1-4-3
3 morsetti C. N.C. N.A. 8-5-6

UNDECAL = 2 morsetti per la bobina 2-10
3 morsetti C. N.C. N.A. 1-4-3
3 morsetti C. N.C. N.A. 6-5-7
3 morsetti C. N.C. N.A. 11-8-9
I relè a E.D. sono zoccolati, ciò vuol dire che i collegamenti dei fili non si fanno sui
relè ma sui morsetti dello zoccolo (octal o undecal) che ospiterà il relè. I relè sono
provvisti di terminali ad incastro, senza possibilità di sbagliare, che corrispondono
esattamente ai numeri dello zoccolo.
Schema del relè octal
MK2P 24Va.c.
Schema del rele undecal
MK3P 24Va.c.
Come già detto la caratteristica di questi relè è quella di aprire o chiudere i propri contatti
tramite comando vario; se si “rilascia” la bobina tutti gli ausiliari in movimento tornano in
posizione di riposo. Se vogliamo, di conseguenza, permettere agli ausiliari di lavorare è
necessario che la bobina rimanga eccitata anche senza l’intervento continuo dell’operatore.
Questa condizione si ottiene “autoalimentando” la bobina tramite un N.A. del relè stesso posto in
parallelo al comando (pulsante N.A., fine corsa N.A., altro contatto N.A. di qualsiasi
apparecchiatura ecc.) che da il primo impulso alla bobina; i due N.A. sono a loro volta in serie
con la bobina. Per far tornare i contatti del relè in posizione di riposo è necessario far
mancare la corrente alla bobina, aprendo il circuito di alimentazione della stessa, tramite un
contatto N.C. (pulsante, finecorsa, altro contatto N.C. di qualsiasi apparecchiatura ecc.) posto
in serie al circuito.
PALT
PM
K1A
Schema
funzionale
dell’autoalimentazi
one
di
un
relè
zoccolato
K1A
6
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E’ necessario, a questo punto, introdurre un nuovo tipo di schema detto “funzionale”. Negli
schemi funzionali vengono messe in evidenza le funzioni dei vari elementi del circuito. Infatti
in tali schemi le singole apparecchiature vengono scomposte nei loro componenti elementari e di
dove esso esplica tale funzione.
Moltissimi sono i vantaggi rappresentati dall’uso degli S.F.:




l’esecuzione grafica è molto semplice perchè lo schema si sviluppa in due o più linee
orizzontali, che rappresentano l’alimentazione, e in una serie di linee verticali che
rappresentano ciascuna un circuito completo e ordinato a seconda della successione delle
manovre.
risultano più evidenti situazioni di incompatibilità.si semplificano le operazioni di
controllo.
completando lo schema con altre indicazioni, come l’idicazione dei morsetti, dei cavi di
collegamento, ecc. si facilita l’esecuzione degli impianti.
si semplifica enormemente la realizzazione di eventuali varianti
Supponiamo di dover realizzare lo schema per l’alimentazione di un relè octal per il
comando di due lampade di segnalazione:
1. I circuiti di potenza vanno disegnati in forma ordinaria mentre i circuiti di
comando,segnalazione,protezione e regolazione si possono disegnare in forma funzionale.
2. I circuiti di alimentazione vanno rappresentati con rette orizzontali.
3. Ogni circuito di comando,segnalazione,protezione e regolazione viene rappresentato con
una retta verticale che, partendo da quella orizzontale superiore corrispondente
all’alimentazione del circuito, termina sulla corrispondente retta orizzontale inferiore.
4. Su
ciascuna
retta
verticale
vengono
indicate
tutte
le
(contatti,pulsanti,bobine,lampade ecc.) che fanno parte del circuito.
apparecchiature
5. Queste rette verticali devono essere tracciate secondo l’ordine in cui i corrispondenti
circuiti rappresentati intervengono nella sequenza normale delle manovre partendo da
sinistra verso destra: prima i circuiti di comando principale, poi quelli dei relè o dei
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contattori ausiliari e per ultimi quelli di segnalazione e di allarme.
6. Il segno grafico usato per le varie apparecchiature ne precisa la natura (per esempio
contatto di un relè, di un pulsante ecc. o bobina di comando).
7. Ciascun segno grafico va accompagnato da una sigla convenzionale che identifica il tipo
di apparecchio e la sua funzione generale. Questa sigla viene posta a sinistra del segno
grafico se questo è disegnato in posizione verticale, o al di sopra se è disegnato in
posizione orizzontale.
8. Tutti gli elementi appartenenti ad uno stesso apparecchio vanno indicati con la stessa
sigla in modo da mettere ben in evidenza che il loro funzionamento è simultaneo. Tutti
gli elementi aventi la stessa sigla, cioè, cambiano di posizione contemporaneamente, ad
eccezione dei contatti a tempo per i quali deve essere indicato sullo schema il ritardo
all’apertura o alla chiusura.
9. I contatti dei vari organi (pulsanti,relè,finecorsa
rappresentati in assenza di alimentazione.
ecc.)devono
essere
sempre
LETTERE DI RIFERIMENTO PER LA DESIGNAZIONE DEI COMPONENTI
F
=
dispositivi
di
protezione
(fusibili,scaricatori,relè
di
protezione
ecc.)
H = dispositivi di segnalazione ( lampade di segnalazione, suonerie, sirene ecc.)
K = relè, contattori
(contattori,relè ausiliari e a tempo)
M = motori
Q = apparecchi di manovra (interruttori di manovra,sezionatori)
S = apparecchi di comando (pulsanti,fine corsa,interruttori di comando ecc.)
Lettere ausiliarie
Questa seconda lettera ausiliaria è richiesta perchè la prima ha solo carattere generico e
perciò si verifica talvolta che due o più apparecchi facenti parte di uno stesso impianto
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siano caratterizzati dalla stessa lettera di riferimento.
Siccome, però, in uno stesso impianto ci possono essere più apparecchi uguali, si deve
usare un numero cardinale fra la prima e la seconda lettera per poterli distinguere.
A
B
C
F
G
H
K
M
Q
T
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
funzioni ausiliarie
direzione o senso del movimento
conteggio
protezione
prova
segnalazione
comando ad impulso
funzioni principali
stato,condizione(partenza,fermo)
misura del tempo,ritardo
ESEMPI DI SIGLATURA
Apparecchiature di protezione
FnF =
fusibili sul circuito di potenza
fusibili sul circuito dei comandi
bobina e contatti del relè termico
Apparecchiature di segnalazione
HnH =
HnB =
lampada di segnalazine di contattore aperto o di motore fermo (verde)
lampada di segnalazione di contattore chiuso o di motore in marcia (rossa)
suoneria, ronzatore
lampada di segnalazione di motore in marcia avanti (rossa)
o in marcia indietro (rossa)
Pulsanti o contatti di comando
S0Q
SnQ
SnB
SnA
=
=
=
=
pulsante
pulsante
pulsante
contatti
di
di
di
di
apertura (o di arresto)
chiusura (o di marcia)
marcia avanti o di marcia indietro
apparecchiatura ausiliaria (es. fine corsa)
Bobina e contatti di contattore
KnM =
KnB =
KnA =
bobina e contatti del contattore principale
bobina e contatti del contattore di marcia avanti o di marcia indietro di un motore
bobina e contatti di un contattore ausiliario
Motori
MnM =
MnA =
motore principale
motore ausiliario
MORSETTIERE UNIFICATE
Quando si deve cablare un quadro per F.M. bisogna tenere presente che alcune delle
apparecchiature (sia di comando che di potenza) non verranno montate direttamente sul
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quadro, ma saranno ad esso collegate tramite cavo elettrico che permette il comando a distanza delle manovre. Il cavo elettrico che collega, ad esempio, la pulsantiera per il
comando di un motore, viene collegato al quadro tramite una morsettiera numerata alla quale
è collegato, a sua volta, il motore. Per permettere un buon collegamento tra pulsantiera,
quadro e motore, o motori, è necessario rispettare alcune norme, norme che vengono
unificate per tutti i quadri. La morsettiera viene così divisa:
1^parte
2^parte
3^parte
4^parte
=
=
=
=
linea in entrata
carichi
comandi
segnalazioni
Si deve tenere presente, inoltre, che la sezione del cavo che contraddistingue una morsettiera è
decrescente andando dalla linea alle segnalazioni (per ovvi motivi di diverso assorbimento), così
come decrescente può essere la sezione dei morsetti.
Per fare in modo che i collegamenti tra le varie apparecchiature dell’impianto avvengano in modo
corretto, è necessario numerare lo schema elettrico dell’impianto stesso tenendo conto delle
apparecchiature esterne al quadro; ad ogni numero corrisponderà un morsetto. La numerazione va
fatta in senso crescente.
Una volta numerato lo schema si può passare al cablaggio dell’impianto portando i conduttori
numerati alla corrispondente morsettiera unificata.
Esempio di numerazione di uno schema funzionale di un relè octal che comanda due lampade di
segnalazione. I morsetti 1 e 2 sono quelli corrispondenti all’alimentazione, quelli 3,4,5 sono
per i pulsanti, il 6 e il 7 per le lampade. Abbiamo così numerato sullo schema le posizioni
corrispondenti alle apparecchiature che non sono montate direttamente sul quadro di comando.
Avendo, ora, a disposizione il quadro, sul quale sono montati i morsetti, il fusibile e il relè,
e le apparecchiature esterne costituite da due lampade di segnalazione e due pulsanti, è molto
semplice procedere al cablaggio dell’impianto.
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Le pulsantiere sono costituite da almeno due pulsanti, di solito uno nero (Pmarcia) e uno rosso
(Palt), ognuno dei quali ha a disposizione due contatti, cioè muove due contatti contemporaneamente un N.A. e un N.C. senza comune tra i due.
RELE’ RITARDATORI O TEMPORIZZATORI
Questa apparecchiatura ha la funzione di inserire o disinserire altre apparecchiature o carichi.
I tipi più comuni sono quelli con contatti N.A. o N.C. ritardati all’apertura o alla chiusura.
Ciò significa che possiamo avere due tipi di T., quello con contatti che si muovono
contemporaneamente all’eccitazione della bobina, per poi tornare a riposo dopo un tempo T
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(normalmente regolabile), e quello con contatti che si muovono in ritardo (anche questo
regolabile) rispetto all’eccitazione della bobina. Alcuni tipi hanno anche contatti istantanei,
come quelli di un normale octal, che possono servire all’autoalimentazione del T. stesso.
Oggigiorno i temporizzatori più usati sono di tipo elettronico, quindi con bobina idonea al
servizio continuo, mentre fino a qualche tempo fa erano molto usati T. elettromeccanici che
avevano la bobina non idonea al servizio continuo. La differenza tra i due tipi consiste nel
fatto che la bobina del primo (B.I.S.C.) può rimanere alimentata per un tempo indeterminato
mentre a quella del secondo (B.N.I.S.C.)
va assolutamente tolta l’alimentazione, dopo che il
contatto ha effettuato lo scambio, per evitare di bruciare il relè stesso. In commercio si
trovano T. zoccolati di tipo octal o undecal dipendentemente dal numero di contatti ausiliari che
si desidera avere. I contatti di alimentazione della bobina, generalmente, hanno la stessa
numerazione dei relè per cui saranno 2-7 se si tratta di un T. octal e 2-10 se di un T. undecal;
è buona norma, comunque, controllare sempre lo schema del relè sul contenitore dello stesso,
anche per verificare la numerazione dei contatti di scambio.
Attualmente nei nostri laboratori sono presenti due tipi di timer, entrambi elettronici. Il primo
è autocostruito ed è zoccolato
undecal con alimentazione della
bobina ai morsetti 2-10, i
contatti di scambio ritardati sono 8-5-6 per C-NC-NA rispettivamente; per attivarlo è necessario
che la bobina sia alimentata (tramite un qualsiasi contatto NA), per disattivarlo, dopo che ha
lavorato, è necessario togliere l’alimentazione alla bobina (ad esempio facendo tornare in
posizione di riposo il contatto NA di cui sopra).
Il secondo tipo è anch’esso undecal, di marca Omron tipo H3BA, con l’alimentazione della bobina
2-10, ma ha due contatti di scambio: 1-4-3 e 11-8-9 per C-NC-NA rispettivamente. La bobina può
essere collegata direttamente alla linea di alimentazione, in questo caso il timer comincerà a
lavorare solo quando riceverà un impulso al SET (piedino n6 dello zoccolo). Per fare ritornare in
posizione di riposo i contatti ritardati dopo che hanno lavorato è necessario che arrivi un
impulso al RESET (piedino n7). Si può farlo funzionare anche come il primo tipo di cui sopra,
basta collegare il 6 (set) direttamente al 2 (bobina). In questo caso la bobina andrà alimentata
tramite un NA (pulsante, finecorsa, contatto di relè ecc.) che dovrà rimanere in lavoro fino a
che il timer non ha effettuato lo scambio.
Alla pagina seguente si vedono gli esempi di timer con bobina idonea e con bobina non idonea al
servizio continuo e dell’inserzione dei due tipi di temporizzatore in nostro possesso.
TIMER
TIME
NAT
NCT
Simboli per la bobina e
i contatti del timer
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Esempio di temporizzatore con
bobina idonea al servizio
continuo
Esempio di temporizzatore
con bobina non idonea al
servizio continuo
Esempio di inserzione di
timer. Il finecorsa NA
deve essere mantenuto
premuto perchè sia
possibile lo scambio dei
contatti e il permanere
degli stessi in lavoro.
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Esempio di inserzione di
timer Omron H3BA. E’ necessario solo un impulso
al 6 per far partire la
temporizzazione. Fatto lo
scambio si fa tornare a
riposo il relè con un impulso al 7.
In questo caso il timer
Omron H3BA lavora esattamente
come quello del
primo esempio, allorchè
la bobina K1A viene alimentata attiva il timer
e dopo un tempo T i
suoi contatti scambiano.
Solo togliendo tensione
alla bobina K2T,tramite
S0Q il timer tornerà
a riposo.
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FINE CORSA
Hanno la stessa funzione dei pulsanti NA o NC, sono infatti dei contatti NA o NC, solo che non
sono azionati dall’operatore ma, essendo montati sull’impianto, saranno azionati dai meccanismi
dell’impianto stesso. Ricordiamo a tal proposito che si possono avere FC di salita, FC di
discesa, FC di sicurezza ecc. Esistono FC di diverse dimensioni e, come sempre, da esse dipende
anche il costo dell’apparecchiatura che va quindi scelta in modo appropriato. Di solito un FC ha
almeno due contatti di cui uno NA e uno NC che possono essere indipendenti o avere un contatto
comune. I FC possono lavorare in due maniere diverse:
1)a lavoro obbligato
2)a lavoro libero
Nel primo caso l’apertura o la chiusura dei contatti del FC disinseriscono
o inseriscono il
carico sul cui montante di alimentazione sono inseriti i contatti stessi. Il contatto viene
mantenuto in lavoro dalla macchina durante le sue normali funzioni. Nel prosieguo delle manovre i
contatti del FC vengono rilasciati tornando a riposo.
In riposo
In lavoro
Simbolo per
finecorsa NA
Simbolo per
finecorsa NC
Nel secondo caso i contatti del FC lavorano solo per un breve tempo o, come si dice, fanno uno
scambio. Se la manovra successiva a tale scambio si deve protrarre nel tempo è necessario alimentare una apparecchiatura che si autoalimenti (relè, teleruttore, timer ecc.).
La differenza tra i due tipi è data solamente dalle caratteristiche meccaniche o di funzionamento
della macchina.
In riposo
In lavoro
Finecorsa in riposo
carico
in lavoro
(autoalimentato)
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INTERRUTTORI DI PROSSIMITA’
Detto anche prossimity o fine corsa di prossimità. Di solito ha forma cilindrica di dimensioni
varie (diametro da 6-8mm fino a 30 mm e oltre, lunghezza da pochi centimetri a una decina di
centimetri o più) e il suo utilizzo è assimilabile a quello di un normale fine corsa, con la
fondamentale differenza che per il suo funzionamento, per lo scambio cioè dei suoi contatti, non
è necessario il contatto meccanico, ma è sufficente l’avvicinamento con parti metalliche, o anche
di altro materiale, a seconda che il prossimity sia di tipo induttivo o capacitivo. Attualmente
nei nostri laboratori ne è presente uno di tipo induttivo a due fili. L’avvicinamento di un
oggetto metallico al prossimity provoca la chiusura del suo contatto interno e con questa
l’impulso all’apparecchiatura che si vuole comandare. Può essere montato in serie alla bobina di
un relè ausiliario, di un timer, di un contattore, sul morsetto di conteggio di un contaimpulsi
ecc,ecc.
Fe
Fe
Simbolo per contatto NA
di prossimity induttivo
K1A
Il prossimity a due fili va inserito sul montante di alimentazione, ad esempio, di un relè, la
chiusura del suo contatto, provocata dall’avvicinamento con parti metalliche,
causa l’eccitazione del relè i cui contatti possono essere usati per qualsiasi scopo.
FOTOCOMANDI
Il compito al quale assolve un fotocomando è identico a quello visto per gli interruttori di
prossimità, nel senso che si sfrutterà la chiusura o l’apertura dei suoi contatti per alimentare
altre apparecchiature dell’impianto su cui è montato. Il suo funzionamento può essere basato
sull’interruzione di un fascio di luce o sull’interruzione del buio. Nel primo caso basterà far
passare un oggetto entro la distanza massima di azione della fotocellula per avere lo scambio dei
contatti, nel secondo caso si dovrà togliere la presenza di tale oggetto. Nel tipo presente in
laboratorio la distanza utile del fascio è regolabile da un minimo di 40cm ad un massimo di 80cm
ed il suo funzionamento è basato sull’interruzione del fascio luminoso, cosa che può comunque
essere cambiata visto che l’apparecchiatura in nostro possesso offre questa possibilità. A questo
proposito si ricorda la numerazione dei contatti di tale fotocomando:
1
2
3
4
5
6
alimentazione comune
alimentazione light on
alimentazione dark on
contatto NA
contatto NC
comune
CF
CF
Simboli per contatto NA e NC
di cellula fotoelettrica
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La bobina della fotocellula
è sempre alimentata, quando
un oggetto “oscura” il suo
fascio di luce il contatto
NA si chiude alimentando
il relè K1A
CF
CF
K1A
CONTATTORI O TELERUTTORI
Il compito dei teleruttori è quello di inserire grossi carichi di potenza, costituiti nella
maggior parte dei casi da motori asincroni trifase. Il principio di funzionamento dei T. è
identico a quello visto per i relè ausiliari (octal e undecal) nel senso che essi sono dotati di
una bobina che, quando è attraversata da corrente, fa muovere una parte del T., detta equipaggio
mobile, che va a chiudere i contatti di potenza. Da ciò si deduce che tali contatti di potenza
sono N.A. e naturalmente saranno in numero di tre. Il T. non è dotato di soli contatti di potenza
ma ha anche contatti ausiliari, N.A. ed N.C., che servono per la parte di impianto relativa al
circuito di comando (ad esempio per l’autoalimentazione). I contatti di potenza si distinguono da
quelli ausiliari per le loro maggiori dimensioni. Le dimensioni dei T., così come il costo,
dipendono dalla corrente assorbita dal carico, dal numero di manovre ora, dal numero di
ausiliari, dalla tensione di alimentazione e dall’ambiente in cui dovrà essere montato il T.
stesso. Esistono contattori nei quali i contatti ausiliari possono essere acquistati
separatamente e aggiunti ad incastro in numero che dipende dalle esigenze di ogni singolo
impianto. E’ sempre possibile aumentare il numero di ausiliari montando un relè (octal o undecal)
in parallelo alla bobina del T., a questo punto si darà alla bobina del relè e a tutti i suoi
contatti lo stesso nome dato alla bobina del T.
Simboli per la bobina e per i
contatti di potenza di contattore
Schema di un contattore
con due contatti ausiliari
un N.A un N.C.
IL RELE’ TERMICO
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I.T.I.S. “N.Baldini” Ravenna – Corso di elettronica e telecomunicazioni – Laboratorio di TDP
E’ così chiamato per il suo principio di funzionamento. Serve per la protezione dei carichi (ad
es. motori elettrici) dalle sovra correnti lievi, ma lungamente applicate, dovute a varie cause,
quali il sovraccarico meccanico, l’abbassamento della tensione di alimentazione, l’interruzione
di una fase, il mancato avviamento per il blocco del rotore ecc.. E’ costituito da una o più
lamine bimetalliche a seconda che sia a uno o più poli. Le lamine sono ottenute saldando
opportunamente due metalli aventi diverso coefficente di dilatazione termica: uno è chiamato
attivo, l’altro passivo. Il calore prodotto per effetto Joule dalla corrente da controllare
investe il bimetallo riscaldandolo. All’aumentare della temperatura la lamina bimetallica subisce
una dilatazione e si incurva in senso concavo dal lato del metallo avente minore coefficente di
dilatazione. Si utilizza questo spostamento per aprire e chiudere dei contatti. Il termico si
monta direttamente ai morsetti di uscita del teleruttore che comanda il carico.
al contattore
Schema di relè termico. I contatti
ausiliari vanno inseriti sul
circuito di comando, N.C. in serie
alla linea di alimentazione,N.A. ad
un qualsiasi sistema di allarme.
al carico
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