Ridere dell'arte. L'arte moderna nella grafica satirica europea tra 800 e 900 Storia dell'arte contemporanea Università degli Studi di Udine (UNIUD) 12 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) RIDERE DELL’ARTE Marta Sironi Capitolo 1 – CONTRO L’ARTE E GLI ARTISTI: A SCUOLA DA FÜSSLI Il primo scenario di una sistematica riflessione e rappresentazione “critica” dell’arte è l’Inghilterra del 700 dove si manifesta nella grande divulgazione della grafica. Il primo attore della nuova scena è Hogarth, che non solo si avvale dell’accentuazione caricaturale come elemento linguistico-espressivo determinante per la sua analisi della società contemporanea, ma ne teorizza caratteri e autonoma importanza. La risposta di Sandby avvia una riedizione all’inglese della vecchia questione degli antichi e dei moderni, che trova esemplare espressione del contrasto tra una rappresentazione della realtà considerata dagli accademici deprecabilmente caricaturale nel suo realismo (quella di Hogarth) e una prima forma di descrizione visiva della novità artistica in termini caricaturali (di Sandby). Alla fine del secolo tocca all’incisore Gillray di “criticare” il campo dell’arte, investendo convenzioni e intrallazzi accademici. Sempre più chiaramente si delinea l’intreccio dei modelli aulici di volta in volta citati con una maniera “bassa”, di facile lettura per il nuovo pubblico borghese, per il quale costituisce sia un piacevole intrattenimento, sia un’efficace visualizzazione di idee riguardanti anche la politica e la società contemporanea. La pittura di Füssli costituisce la più significativa fonte d’ispirazione per Gillray. Vi concorre soprattutto il quadro più famoso di Füssli, L’incubo, le cui originarie rielaborazioni caricaturali diventano la base di una fortuna iconografica ancora oggi attuale. 1.1. Un precedente: William Hogarth L’Analisi della Bellezza, di Hogarth, può a buon diritto essere considerata la prima importante tappa che segna l’ingresso della grafica satirica nel mondo dell’arte. Nel contesto inglese di metà 700, Hogarth traduce nelle arti visive quell’intento di critica sociale che trovava allora grande sviluppo nella letteratura. La polemica di Hogarth era rivolta alla figura dell’artista e collezionista, che vedeva l’arte come una formula canonizzata, le cui massime espressioni erano rappresentate dalla pittura italiana e olandese del 500/600. Il pittore paesaggista Sandby cercò di combattere Hogarth attraverso stampe satiriche volte a presentare il possibile scenario conseguente alla messa in pratica di simili teorie. Rifacendosi alla stampa burlesca in stile olandese, Sandby mostra lo studio del collega come un complesso laboratorio di falsificazione satirica degli antichi maestri. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Del resto, tutta l’opera di Hogarth è polemica rispetto alle consuetudini artistiche del tempo, nella prospettiva di trovare uno spazio, nel campo dell’arte, anche per espressioni figurative meno convenzionali, tra cui la sua pittura di “storia contemporanea”. Con Hogarth ha inizio la tortuosa scalata del disegno satirico verso il riconoscimento di un proprio status: un aspetto particolarmente sentito in Inghilterra, dove gran parte delle battaglie riguardano proprio la questione del valore delle arti figurative “minori”. Non è un caso che Füssli diventi di lì a poco il fulcro dell’interscambio tra arte e satira, tra produzione di immagini “alte” e “basse”. 1.2 James Gillray contro l’arte Una prima tappa della migrazione di modelli visivi che vedono la pittura accademica e la grafica satirica incointrarsi e rinnovarsi a vicenda si concretizza nel rapporto fra il disegnatore satirico Gillray e Füssli. Vetrina privilegiata di Gillray è il negozio di stampe di Humphrey, riferimento imprescindibile dell’alta società londinese di allora. Così, le stampe satiriche hanno spesso riferimenti visivi e letterari allora attuali e facilmente individuabili; con citazioni dai quadri più famosi esposti alla Royal Academy e dei classici della letteratura, da Shakespeare a Milton. Gombrich ha per primo sottolineato come la satira tardo settecentesca inglese fosse vicina al gusto romantico corrente, infarcito di riferimenti letterari e visioni fantasmagoriche derivanti dagli spettacoli popolari con lanterne da proiezioni. Gillray si era formato alla Royal Academy come incosore: dunque conosceva bene e frequentava gli artisti dell’Accademia, con i quali però sarebbe entrato in contrasto per la scarsa considerazione di cui godevano l’incisione e le forme di espressione artistica considerate “meccaniche”. Gillray mette in scena un teatro barocco che riuscì a muovere a tal punto l’opinione pubblica da impedire la presenza di opere in “stile veneto” nell’esposizione del 1798. Gillray denunciava soprattutto il gioco di affari e la pochezza di allievi buffoni e truffatori, vogliosi solo di facili successi. Era soprattutto l’editore Boydell la pecora nera di Gillray. 1.3 Füssli e Gillray, dalla pittura alla satira Se le citazioni dell’opera di Füssli erano frequenti nella grafica satirica di Gillray e dei contemporanei, Gillray traduce un suo quadro (le Tre streghe), in termini di satira, per rappresentare la profonda crisi politica seguita alla malattia di re Giorgio III. Stupisce la maturità formale con cui il modello viene assorbito e ricreato in modo autonomo sottolineando gli aspetti più caratteristici del dipinto: la gestualità nervosa delle mani, la reiterazione dei profili dei tre cospiratori politici, fino alla ricreazione di un’atmosfera “nera”, resa con nubi marroni che ricordano le escrescenze della gotta. Gillray rappresenta l’espressione più nota di una ben più sfaccettata influenza della pittura sulla grafica e viceversa. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Grazie alla sua notorietà e alla massiccia circolazione delle sue stampe, Gillray diventa il principale veicolo di diffusione del coevo gusto inglese per la complessa elaborazione visiva di fonti “alte”; ed è anche per suo tramite che la pittura di Füssli esce dai confini nazionali, affermandosi come icona e modello di una sempre più popolare maniera di rappresentare la politica. DOSSIER – L’incubo della politica L’opera di Füssli che avrà maggiore popolarità è l’Incubo. Dopo il successo del dipinto, esposto alla Royal Academy nel 1782, si moltiplicano le versioni satiriche. Se in queste stampe il dipinto viene quasi letteralmente citato, la sua fortuna nella satira politica cresce nel tempo dilagando a livello europeo, soprattutto dagli anni quaranta dell’800. Il catalogo ragionato delle incisioni di Füssli ne restituisce una prima importante mappatura soprattutto rispetto alla cultura inglese fino a quasi la metà dell’800. L’immediata circolazione del dipinto definisce presto un’iconografica sovranazionale che, distaccandosi in gran parte dal modello originale, costituisce invece un riferimento autonomo per la grafica politica. Per trovare una simile proliferazione di modelli iconografici bisognerà attendere la stagione rivoluzionaria del 1848. Del resto, in Italia, solo a tale data si assiste ad un vero e proprio “diluvio di giornali” con relative illustrazioni. In un primo censimento delle immagini satiriche del biennio rivoluzionario in Italia si sono riscontrate almeno 4 citazioni dal dipinto. La prima è evidentemente tratta da una stampa del dipinto di cui si cita letteralmente la struttura, soprattutto la testa di cavallo dietro la tenda; la seconda è invece un’interpretazione più mediata, con alle spalle precedenti versioni satiriche. Ricordare il caso italiano è utile sia per incrementare il catalogo delle versioni caricaturali dell’Incubo sia perché è emblematico di una circolazione europea così importante da raggiungere una zona periferica rispetto a Inghilterra e Francia. Nel 1896, con la disfatta di Adua, l’incubo torna attuale e Teja utilizza il riferimento contingente alla politica estera in Africa, raffigurando una figura “nera” e aumentando così il senso oltraggioso dell’immagine. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Capitolo 2 – UN SISTEMA ESPOSITIVO PARALLELO 2.1 Les Salons caricaturaux da Baudelaire a Gill Dagli anni Trenta dell’800 la grafica satirica europea, lasciandosi alle spalle gli esordi inglesi, trova la propria culla ideale a Parigi, tra le pagine delle riviste illustrate in crescente espansione. Non si tratta più di stampe sciolte, oggetti riproducibili venduti ancora nella loro qualità di “pezzi unici”, ma di numerose e varie illustrazioni a corredo dei fogli periodici. L’impatto di tale editoria illustrata è in parte limitato dalle leggi censorie che favorivano lo sviluppo della satira di costume. L’appuntamento d’arte più mondano della capitale francese, il salon annuale, divenne un riferimento obblicato per la stampa illustrata, il cui pubblico privilegiato era lo stesso: quella borghesia ormai decisiva per le sorti e il mercato dell’arte contemporanea. Dagli anni Quaranta, le principali riviste illustrate francesi escono con inserti speciali e intere pagine dedicati all’esposizione: nasce il genere satirico dei Salons caricaturaux. Il salon parigino aveva allora una storia già consolidata: vi si privilegiavano i generi tradizionali (la pittura, la storia, la mitologia…) con parziali e caute aperture a generi “minori” e a una schiera sempre più ampia di artisti. Mentre a Parigi si assiste ad una sempre maggiore diversificazione delle occasioni espositive, il modello dei salon, inteso come mostra ufficiale periodica, si diffonde in Europa portandosi dietro le rassegne comiche illustrate sulle riviste dei diversi paesi. In linea con l’evoluzione successiva di questo genere satirico, il libretto del giovane Bartall allegato all’”Omnibus” per il salon del 1843 presenta le situazioni più tipiche: l’artista che porta la sua opera, le reazioni del pubblico, una selezionata rassegna dei quadri in mostra. Tra i primi esempi di pubblicazioni con autorevoli commenti critici delle opere, c’è il libretto della libreria Charpentier, pubblicato in occasione del Salon del 1846, con testi di Baudelaire. La narrazione procede presentando i protagonisti, artisti e pubblico; si passa quindi alle opere esposte i cui autori sono facilmente identificabili grazie ai titoli e ai riferimenti scherzosi in didascalia. Baudelaire dimostra fin da questo esempio di salon caricaturale come tale genere potesse essere un mezzo di comunicazione appropriato per restituire una visione critica immediata dell’arte e degli artisti contemporanei. Da quel momento i salon caricaturali acquisiscono uno schema costante, all’inizio portato avanti principalmente dai periodici di Philipon con tavole in bianco e nero su “le Charivari”. Su “Le Journal pour Rire” dagli anni Cinquanta sino alla fine del decennio successivo, sono Bertall e Nadar a disputarsi il commento dei salon. In una struttura visiva ricorrente, i due disegnatori sono lo specchio di opposte prospettive critiche: il primo, d’origine aristocratica, è il portavoce del gusto più conservatore, mentre Nadar si dimostra un più attento sostenitore della pittura moderna. I salon caricaturali sono ancora oggi utili per contestualizzare le opere, riequilibrando a volte i pesi distribuiti tra gli artisti allora maggiormente considerati e le prime espressioni di alcuni dei pittori poi divenuti star delle avanguardie. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Il primo Salon de Refusés è pure rappresentato su “La Vie Parisienne” dove una figura “ufficiale” è investita del compito divino di cacciare indietro l’ammasso dei rifiutati, i cui quadri sono fatti scendere dalle pareti per essere trattati come roba indistinta da buttare. “La Vie Parisienne” esordiva quell’anno rivolgendosi ad un pubblico nuovo, soprattutto maschile, ed era alla ricerca di notizie accattivanti da rendere con illustrazioni divertenti. Non è un caso che proprio questa testata avrebbe riproposto, tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, le soluzioni meno convenzionali, rendendo conto dei salon in ambientazioni di carattere narrativo. La crisi dell’istituzione artistica, di cui le Salon des Refusés segna un passaggio decisivo, è intesa anche sulle pagine satiriche come stimolo per superare l’impasse della ripetitività, in nome di soluzioni nuove. 2.2 Crisi e reinvenzioni del salon ufficiale: da Robida a Vallotton All’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento le riviste storiche, che erano state la culla dei saloni caricaturali, passano il testimone a testate più giovani, in particolare “La Caricature”, un foglio settimanale diretto e disegnato da Albert Robida. Le innovative soluzioni grafiche delle “Caricature” sono ancora una volta emblematiche di alcune riforme del salon ufficiale. Con la caduta del Secondo Impero e il ritorno alla Repubblica, il salon si apre a una maggiore democraticità. Le illustrazioni grondanti particolari tipiche di Robida rendono perfettamente l’idea di un salon sempre più commerciale, un bazar pieno di opere ‘da vedere e da vendere’. Con la definitiva messa in crisi, durante gli anni Ottanta, dei salon ufficiali, anche il corrispettivo satirico perde la sua pregnanza comunicativa diminuendo la sua presenza sulle pagine dei periodici. Contemporaneamente si assiste a un generalizzato rifiuto di luoghi e istituzioni artistiche ufficiali, cui talvolta si accompagna una concreta attuazione in spazi reali. Il fenomeno si manifesta nei luoghi di aggregazione tipicamente urbani come i caffè e i nuovi cabaret, dove si formano gruppi artistici e si progettano esposizioni di carattere alternativo: gli Hydropathes e gli Incohérent di Parigi, l’Indisposizione artistica di Milano. Tra le fila degli Incoerenti si trovano scrittori, musicisti, disegnatori attivi sulle maggiori testate dell’epoca come “Le rire”, “Le Chat Noir”. Le opere incoerenti rispecchiavano soggetti e temi allora diffusi nella grafica satirica: caricature di personaggi in voga, aspetti della moderna vita urbana, una velata satira politica e anticlericale, la parodia dell’arte. Dal punto di vista storico-artistico, la libertà critica e l’appropriazione culturale che si trova nelle ‘opere incoerenti’ sarebbe stata portata alle estreme conseguenze da dadaisti e surrealisti. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) DOSSIER – Il caso Courbet: un pittore da baraccone Nella tradizione dei saloni caricaturali l’artista d’avanguardia più rappresentato è Courbet, il pittore sinonimo per eccellenza di modernità. Courbet è anche il primo artista alla cui valutazione storicocritica ha spesso concorso la considerazione delle numerosissime caricature dell’opera dipinta: già nel 1920 pubblicava una raccolta delle principali vignette apparse sulla stampa periodica francese durante circa un ventennio. Anche in seguito le caricature dei dipinti di Courbet si presteranno a esemplari letture critiche tendenti a restituire il contesto storico e sociale della sua opera. La centralità di Courbet sulla stampa periodica dell’epoca è altresì spiegabile con la maggior coscienza, da parte sua, sia della propria ‘posizione’ artistica e sociale, sia del ruolo che le riviste potevano giocare nella divulgazione della sua pittura e della sua immagine; egli impersonava per eccellenza la figura dell’artista moderno e ‘partecipativo’, vicino ai colleghi scrittori, spesso famosi anche per le loro uscite a puntate sui periodici. Le vignette riferite ai suoi dipinti vanno comunque inquadrate all’interno delle rassegne comiche dei salon, dove soprattutto nelle illustrazioni di Bertall, disegnatori di origini aristocratiche e vedute conservatrici, si stabilisce l’associazione tra realismo e caricatura. Davanti alla pittura realista il pubblico, pur incredulo e perplesso, sembra incassare il colpo; reagiscono peggio i membri della giuria. La novità del realismo si avverte in modo particolare all’interno di un’istituzione come il salon, basato su una canonizzazione di generi ormai consolidati. L’anomalia della pittura realista nel sistema dei generi da salon è messa in evidenza da Bartall che nei suoi saloni caricaturali distingue nettamente la pittura di Courbet, intesa come sostanziale sintesi del realismo. Bartall sembra tradurre graficamente gli aspetti definiti ‘caricaturali’ dalla stessa critica contemporanea. Le vignette di Bartall hanno il loro fondamento nel sentire più comune, secondo cui soggetti e modi pittorici di Courbet risultano scandalosamente ‘nuovi’. Negli stessi anni e sulle testate per cui disegnava Bartall, anche Nadar tratta Courbet recuperando un immaginario del genere. DOSSIER – Un modello da esportazione Il fenomeno prettamente parigino dei saloni caricaturali viene presto importato negli altri paesi d’Europa diventando il modello più diffuso di recensione artistica sulle riviste. Il caso italiano può essere esemplificativo della diffusione capillare dell’esempio francese, indistintamente presente tanto nelle riviste satiriche più importanti quanto negli innumerevoli fogli minori pubblicati in provincia. La prima testata illustrata moderna italiana, “Il Mondo Illustrato”, è pubblicata a Torino dai Fratelli Pomba dal 1847 con l’intento di fare “opera civile, italiana ed artistica al tempo stesso”, diffondendo informazioni relative ai diversi stati in cui era ancora divisa la penisola. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Si tratta di un foglio improntato sul modello francese da cui trae, dopo un’iniziale riluttanza, l’uso di pubblicare caricature sia per incontrare il favore del pubblico, sia soprattutto per la loro ‘utilità sociale’ di ‘critiche figurate’. I saloni caricaturali diventano una ‘norma’ sui fogli nazionali solo dalla fine del decennio successivo: dopo l’esplosiva stagione del 1848 bisogna infatti attendere l’unità nazionale perché la pubblicistica periodica satirica italiana riprenda vigore, con testate quali il “Pasquino” e “Lo Spirito Folletto”. Entrambi aperti al modello francese, pubblicano sistematicamente le rassegne comiche delle esposizioni. Nella seconda metà degli anni Settanta è Don Sancio a disegnare alcune tra le pagine di tema artistico più significative per “Lo Spirito Folletto”: lo spazio del foglio è completamente saturo di colore, con i soggetti dei quadri che escono dalla tela per impressionare il lettore. Fino a tutti gli anni Ottanta dell’Ottocento è evidente che la stampa satirica italiana è debitrice della ‘scuola’ francese, senza però aver disegnatori e testate che permettano una varietà paragonabile. Il modello trova una più libera interpretazione in seguito, quando si adatta all’originalità di singoli disegnatori e situazioni particolari. DOSSIER – The Artistic Joke di Harry Furniss Il salone caricaturale ‘alla francese’ diventa usuale pure in Inghilterra dove però, grazie alla tradizione satirica locale mantiene una certa indipendenza. L’originalità dei saloni caricaturali inglesi può essere ben rappresentata dalla mostra di 87 opere in bianco e nero realizzate nel 1887 da Harry Furniss, star del “Punch” per cui disegnava i resoconti annuali della Royal Academy. La mostra fece scalpore grazie alla sapiente campagna di stampa organizzata dalla stessa rivista. L’intera operazione è organizzata e presentata al pubblico come una comune mostra d’arte con l’ausilio di diversi prodotti editoriali atti a esaltare l’evento: due libretti tascabili e un numero speciale dedicato all’esposizione. La guida della mostra si pone come strumento necessario al visitatore per permettergli l’identificazione del ‘maestro’ preso in giro, mentre il numero speciale intende imitare gli inserti allegati alle riviste in occasione delle principali esposizioni. La complessa operazione di Furniss tiene di certo conto della tradizione dei saloni caricaturali, ma anche delle contemporanee mostre satiriche degli Incoerenti: da entrambe si differenzia, però, per la maturità critica con cui guarda non solo al sistema dell’arte contemporaneo ma anche al business editoriale a esso collegato. L’idea della mostra nasce da una visita da amici dove il padrone di casa mostra inorgoglito il ritratto della moglie realizzato da un noto pittore della Royal Academy: il carattere scadente dell’opera convince Furniss a riflettere sui maestri del passato e sulla mancanza di qualità della produzione artistica contemporanea. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) I ritratti in mostra sono ben undici, tutti con il soggetto di schiena: l’intenzione beffarda è di cogliere aspetti solitamente trascurati, utilizzòando allo scopo anche un proprio ritratto fotografico. Lo scherno verso il ritratto è sottolineato anche dalla scelta dei soggetto, che mettono sullo stesso piano il cane e il soldato, il gentleman e la signora della moda… Grazie alla complessa rete costruita da Furniss questa esposizione è ampiamente documentata e costituisce un esempio di originale elaborazione del modello del salone caricaturale: la sola esperienza di disegnatore satirico, con labilità tecnica e la capacità inventiva di Furniss, rendono il suo Artistic Joke una tappa imprescindibile dell’intreccio tra arte e satira. Capitolo 3 – MODERN STYLE DALL’ARTE ALLA VITA Se già la novità della pittura realista di Courbet è messa in evidenzia nei samoni caricaturali con uno stile satorico volutamente infantile, a maggior ragione i movimenti nazionali d’avanguardia all’inizio del nuovo secolo – espressionismo in Germania, cubismo in Francia e futurismo in Italia – trovano immediato riscontro nella grafica satirica, sopratutto in coincidenza delle loro principali mostre. La capillare diffusioni di uno stile nuovo e moderno è registrata e commentata sistematicamente della grafica satirica, che gioca altresì un ruolo centrale di ‘mediazione’ e avvicinamento a forme elitarie d’arte per un pubblico di non addetti ai lavori. 3.1 “Please Ring Bell” La nuova ventata di modernità che investe l’Europa dalla metà degli anni Venti trova un’Inghilterra che non ha ancora superato lo choc della moda estetizzante, tanto da considerarla un elemento di confronto ancora attuale: non è un caso che nel 1921 ventitré disegni di Beerbohm ispirati alla confraternita fondata nel 1848 da Dante Gabriele Rossetti siano esposti alla Leicester Galleries accanto a opere preraffaellite. Il confronto di dipinti e vignette fa emergere quei caratteri che avevano suscitato scalpore fin dal loro primo apparire, lasciando fortemente perplessa la critica di metà Ottocento di fronte a uno stile e soggetti inediti. Al di là dello scalpore provocato dalla singole opere, era l’intero sistema promosso dalla confraternita preraffaellita a suscitare una fiera opposizione. Del resto gli stessi Rossetti e Millais non disdegnavano di ironizzare sui loro ‘confratelli’ restituendo aspetti curiosi delle intrecciate vicende della confraternita. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Una prima importante mostra di quadri preraffaelliti era la stata la Art Treasures Exhibition di Manchester del 1857, dove Millais espose Sogno del passato. Il sogno del titolo diventa un Incubo dove il cavaliere Millais, in groppa a un grosso mulo marchiato con le iniziali di John Ruskin. Lo stesso dipinto diventerà una sorta d’icona della pittura preraffaellita. Per una più generale presa di posizione ‘figurata’ sulla pittura preraffeallita bisogna aspettare un grottesco dipinto di Claxton esposto alla Portland Gallery, Dietro lo schermo del classico Giudizio di Paride si ironizza sul modello di bellezza preraffaellita. Una sorta di canonizzazione dell’immagine caricaturale della pittura preraffaellita approderà al “Punch” alla fine degli anni Settanta, diventando diffuso sinonimo di moda estetizzante attraverso le numerose illustrazioni di George du Maurier, il quale adatta la leggenda popolare all’avventura ‘infantile’ del preraffaellita Tennyson. 3.2 Ars nova In tutta Europa, dalla metà degli anni Novanta dell’Ottocento si assiste a una progressiva e capillare diffusione del gusto moderno, attraverso i manifesti, l’architettura e il design. In generale, le riviste illustrate europee del periodo aggiornano la propria grafica con illustrazioni in ‘stile’ che ironizzano sul nuovo linguaggio visivo sfruttandone al contempo le potenzialità comunicative, segnando un momento decisivo della modernizzazione del gusto europeo con l’allargamento a nuovi centri creativi: Monaco fa concorrenza con riviste come “Jugend” e “Simplicissimus”. Bruno Paulo, per “Simplicissimus” dà l’esatta definizione del momento: a Monaco, in una moderna fontana della giovinezza non entrano dei vecchi avvizziti, ma giovani donne intenzionate a svecchiare il gusto borghese consolidato. Non è un caso che “Jugend”, non solo richiami nel titolo il nome che diventerà sinonimo del movimento modernista in Germania, ma adotti pure un sottotitolo, ‘arte e vita’, esplicitamente riferito all’irruzione della giovane scuola di artisti e grafici nella ridefinizione ideale del mondo. La rivista si avvale di copertine sempre diverse, considerate occasioni per innovative sperimentazioni grafiche e attraverso le sue allusioni ironiche riesce ad avvicinare il pubblico anche più popolare ai capricci delle mode nei testi e nelle illustrazioni. A Bologna, il pittore e disegnatore Majani crea una sorta di “Jugend” nazionale: “Italia ride”. In copertina, al secondo fascicolo, la personificazione dell’Ars Nova disegnata da Sezanne. Sezanne e Majanni sono più che mai attenti modelli d’Oltralpe. L’ironia e la sperimentazione grafica di “Italia ride” sono da intendersi come originali, pur se scanzonate, prese di posizioni estetiche; atteggiamento che si ritrova anche in alcuni giocosi componimenti letterari ironicamente ispirati al gusto estetizzante, così come nelle frequenti caricature di D’Annunzio. In “Italia ride” sono gli stessi artisti protagonisti della contemporanea rivoluzione della forma a prendere posizione su un certo modo standardizzato del fare alla moda. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) 3.3 Dall’arte alla vita Sempre alla metà degli anni Novanta, anche in Francia il gusto estetizzante si diffonde nella grafica e nelle illustrazioni satiriche, trovando una sintesi colta in un libretto di lusso disegnato da Jossot. L’illustratore si distingueva per una cospicua produzione, diffusa tra l’altro da riviste quali “Le Rire”, contraddistinta da una figurazione essenziale fatta di colori puri e marcati contorni neri a serpentina. Jossot evidenzia con tono satirico l’impatto delle tendenze estetiche contemporanee sulle tradizioni borghesi più consolidate. La colta riflessione d’artista di Jossot e l’immediata reazione di una testata satirica popolare come il “Punch” sono ugualmente rivelatori della veloce circolazione e rielaborazione formale di un gusto che trova nei periodici illustrati un primo veicolo di diffusione. CAPITOLO 4 – UNA QUESTIONE (ANCHE) POLITICA: 800 VS 900 Sul finire degli anni Venti in Europa si assiste a una nuova ondata modernista che, al pari della stagione Liberty, interessa in particolare l’architettura e le arti applicate, così come la grafica e la moda. Anche il ‘ritorno all’ordine’ in pittura e in scultura distingue un momento particolarmente controverso del confronto tra tradizione e modernità. In paesi guidati da regimi autoritari come Italia e Germania, la questione assume toni particolarmente vivaci. Il caso italiano è in tal senso un utile modelli di lettura. Testate popolari rivolgono in quegli anni una costante attrazione alle novità di una produzione artistica che vede svilupparsi le variegate problematiche legate a una nascente società di massa, cui si correlano necessità di comunicazione e di controllo ideologico parimenti standardizzate. Non a caso il nuovo sistema delle arti italiano è guardato con speciale attenzione sia dal governo centrale, fra produzione artistica e sua ricezione a diversi livelli, aiutando a chiarire aspetti non secondari delle querelle di tradizione e modernità. Le invenzioni grafiche di disegnatori e illustratori, ma anche di artisti di primo piano: dal ‘Signor Novecento’, sagomato con una certa voluta grossolanità da Giovanni Manca sul “Guerin Meschino” per dar forma agli orrori della modernità. 4.1 Il Novecento Con le prime due mostre del ‘Novecento italiano’ alla Permanente di Milano, nel 1926 e nel 1929, il gruppo di artisti sostenuto da Margherita Sarfatti si era già allargato a gran parte degli artisti italiani contemporanei. Nonostante le dichiarazioni di Mussolini di non interferenza dello Stato nelle questioni artistiche, la costituzione di un movimento come il Novecento rispondeva alle esigenze estetiche del fascismo di un linguaggio moderno ma saldamente radicato nella tradizione. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Si può in generale osservare come l’espressione programmatica del ‘Novecento’ si contrapponesse volentieri l’’Ottocento’ quale elemento dialettico di confronto e opposizione. Il confronto fra i due secoli diventa argomento ricorrente nella stampa periodica, anche attraverso la grafica e le vignette e in una quantità di articoli in quotidiani e riviste. Nel 1929, subito dopo l’inaugurazione della seconda mostra di Novecento, i modi tipici del movimento sono ridicolizzati in un’illustrazione di Manca nel “Guerin Meschino”. Il disegnatore non propone però la solita panoramica della mostra, ma ne descrive i caratteri dominanti. Il messaggio era però evidente a chi avesse visitato la mostra. Infatti le fisionomie dei personaggi ritratti sono ispirate a diversi stili delle principali opere esposte. Aver composto la vignetta come una scena di vita contemporanea è un segno sia dell’attualità di ‘Novecento’, sia una certa difficoltà di apprezzarne quel linguaggio, il cui denominatore comune era il ricorso a fisionomie ‘strane’: sembrava che il movimento promosso dalla Sarfatti volesse portare una nuova ‘bruttezza’. Dall’autunno 1930 le vignette sono affidate a Scipione che prende subito una posizione programmatica contraria alla pittura del ‘Novecento’. Con la prima Quadriennale di Roma (1931) e poi la V Triennale di Milano (1933) gli intrecci di arte e politica si fanno più stretti ed espliciti; adesso è sui giornali che si combatte la battaglia di opinioni. Al commento critico della coeva produzione artistica concorrono i diversi registri comunicativi e gli stili dei singoli artisti-illustratori che, a loro volta, si giocano il primato per il rinnovamento della grafica satirica. 4.2 La bellezza Il fascista Sironi, tra i fondatori del ‘Novecento italiano’ e anima più originale del gruppo, negli anni Trenta diventa il perno di un complesso sistema visivo di supporto al regime. Ha intanto maturato una radicale avversione alla ‘borghese’ pittura da cavalletto e da salotto, convinto che l’arte vada restituita a più ampie necessità sociali e di comunicazione anche propagandistica, attraverso una nuova arte ‘pubblica’ e la comunicazione di massa, cioè i giornali. In pittura Sironi non si preoccupa di rispettare i classici canoni artistici armonici di restituzione della figura e delle cose, inseguendo un progetto di monumentalismo fortemente espressivo e cromaticamente antinaturalistico; e nella grafica satirica non si preoccupa di celebrare Mussolini. La sua pittura aveva subito suscitato opposizioni e critiche di matrice tradizionalista, ma dalla metà degli anni Trenta, scatena un vero e proprio caso politico interno alle gerarchie fasciste, tanto da condurre Mussolini a far sospendere le sue collaborazioni come disegnatore alle pubblicazioni di partito. La polemica contro di lui viene condotta con toni particolarmente violenti da Roberto Farinacci sul quotidiano di Cremona “Il Regime Fascista”. Molto spregiativamente si volevano evidenziare gli aspetti spiacevoli, enigmatici e addirittura ‘degenerati’ della sua pittura. Sulla stessa posizione si colloca la rivista “Perseo”, dove il pittore Aldo Mazza sferra attacchi contro il ‘Novecento’, spinto dal personale rifiuto della moda delle “brutte figure”. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected]) Mazza usa tutto il suo ‘senso della caricatura’ rendendo esplicito il pericolo delle ‘brutte figure’. Disegna una serie di personificazioni dell’Italia alla maniera di De Chirico, Campigli e Modigliani. Per la sua supposta grossolanità, Sironi è l’obiettivo maggiore contro cui scagliarsi, sia per il suo ruolo di leader, sia per il carattere della sua pittura, coraggiosamente lontana da ogni canonicità. 4.3 La politica Tra la pubblicistica umoristica popolare e i fogli politici più radicali, in quegli stessi anni c’è anche chi tenta una strada autonoma, capace di segnare una terza via alternativa alle sterili polemiche fra tradizione e modernità. È il caso di quella particolare stagione del disegno satirico italiano attraversata, dalla metà degli anni Venti, dalle due testate di Mino Maccari e Leo Longanesi: “Il Selvaggio” e “L’Italiano”. La loro via propone un’originale forma di modernità che affonda le proprie radici nella più genuina tradizione nazionale di quegli artigiani-incisori, spesso autonomi, autori nell’Ottocento di xilografie per lunari e fogli volanti. Si prende posizione contro l’avanguardia, ma si annuncia allo stesso tempo la volontà di un rinnovamento che non guardi semplicemente indietro verso un indistinto e patetico Ottocento, considerato altrettanto nocivo. 4.4 ‘800 e ‘900 tra sperimentazione e umorismo popolare Le pagine di Maccari e Longanesi diventano presto occasioni di sperimentazione moderna: soprattutto quando Longanesi porta a maturazione un tipo d’impaginazione tutto giocato sul rapporto fra immagine e testo e adatto al nuovo rotocalco che Rizzoli voleva allora lanciare. Nel 1937 esce “Omnibus”, dove la comunicazione è affidata alla fotografia, affiancata da illustrazioni di Maccari e Bartoli e titoli composti da una miscellanea di caratteri tipografici. Tale recupero della tipografia ottocentesca in un contesto visivo moderno viene coraggiosamente messo alla prova sul rotocalco, la cui spregiudicatezza viene però in breve messa a tacere. La contesa tra 800 e 900 godeva ormai di una prolungata popolarità, ospitata com’era da tempo in riviste di ogni genere dove titoli e illustrazioni evocavano di continuo l’idea e l’immagine della lotta fra i due secoli. Soprattutto grazie ad architetti, grafici e illustratori la querelle avrebbe trovato un possibile ‘luogo’ di soluzione sia in forme di comunicazione di massa nuove, ma memori dei saperi artigianali caratteristici della tradizione artistica nazionale, sia nella progettazione di nuovi spazi di vita e di lavoro. Proprio in tali ambiti, infatti si sarebbero manifestati gli esiti modernisti del 900 più immediati e sotto gli occhi di tutti. Document shared on https://www.docsity.com/it/ridere-dell-arte-l-arte-moderna-nella-grafica-satirica-europea-tra-800-e-900/9271939/ Downloaded by: gabrisalt ([email protected])