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problem solving Digital Storytelling sintesi

EVIDENZE SULL’EFFICACIA DELLA STRATEGIA DI PROBLEM SOLVING “DIGITAL STORYTELLING”.
Secondo l’OMS, le Life Skills sono abilità e competenze necessarie per entrare in relazione con gli
altri, risolvere problemi e gestire lo stress dunque caratterizzano sia l’aspetto cognitivo che l’aspetto
emotivo e relazionale. Tra le competenze cognitive emerge il problem solving, inteso come
processo di pensiero applicabile a diversi contesti o situazioni problematiche in cui la soluzione non
è immediatamente disponibile.
In ambito scolastico sono numerose le evidenze scientifiche sull’efficacia del problem solving sia in
contesti umanistici che scientifici, in particolar modo nell’insegnamento dell’italiano,
dell’educazione motoria, della matematica e della musica.
Un esempio di problem solving nella didattica dell’ italiano è senza dubbio la scrittura.
Secondo la linguistica, le fasi della produzione di un testo sono:
1) fase di progettazione nella quale chi produce il testo ha l’intenzione di raggiungere un
determinato fine mediante la scrittura,
2) fase dell’ideazione in cui un’idea è la configurazione di un contenuto,
3) fase di sviluppo che serve ad elaborare e collegare le idee tra loro.
I risultati delle fasi di progettazione, ideazione e di sviluppo sono composti da immagini mentali,
sequenze di avvenimenti che hanno bisogno di essere legati ad espressioni della lingua; la ricerca di
un’espressione verbale orale e/o scritta costituisce un caso particolare di problem solving in quanto
devono essere approntati dei nessi che coniugano l’organizzazione di un livello (immagine) con
quella di un altro livello (parola). Tale processo mira ad una ricerca di spazi sempre nuovi di sapere,
immagazzinati poi, nella memoria del soggetto (Segre, 1985).
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Le espressioni verbali inoltre, vengono inserite all’interno di dipendenze grammaticali e spesso un
singolo elemento linguistico può trovarsi in un contesto con più dipendenze, dove alcuni degli
elementi potrebbero non essere adiacenti e quindi creare un’altra situazione-problema nella
codificazione dell’enunciato(Conte, 1989).
Per analizzare e comprendere una frase si attivano unità di sapere che permettono di creare vaste
associazioni e attivare altre unità di conoscenza ad essa collegate, il soggetto deve utilizzare una
serie di strategie che implicano l’intervento sia a livello linguistico che cognitivo di varie
competenze per raggiungere la soluzione, ossia la comprensione. Sia Bereiter e Scardamalia che
Flower e Hayes hanno condotto interessanti sperimentazioni didattiche e da queste risulta
confermata l’importanza delle diverse stesure del testo, del tempo impiegato per la pianificazione e
della capacità di revisione e riscrittura del testo (Guerriero,2002). Da queste sperimentazioni la
scrittura risulta avere la natura di problem solving e dunque, l’obiettivo della didattica della scrittura
è dare agli studenti le capacità necessarie per il problem solving ossia l’autodisciplina, la capacità
di valutazione, la diagnosi e la riflessione.
Un esempio di modalità narrativa è lo Storytelling o nella sua declinazione attuale, il Digital
Storytelling. Il racconto è presente in tutti i tempi e in tutti i luoghi e comincia con la storia stessa
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Canziani T., Apprendimento, Linguaggio e problem solving, Università di Palermo, 2005, p. 78
dell’umanità, non è mai esistito un popolo senza racconti (Barthes, 1996) e lo stesso Bruner
descrive la narrazione come primo dispositivo interpretativo e conoscitivo di cui l’uomo, poiché
soggetto socio-culturalmente situato, fa uso nella sua esperienza di vita, attraverso la narrazione
l’uomo conferisce senso e significato al proprio esperire (Bruner, 1992). Le scuole devono coltivare
la capacità narrativa, svilupparla e smettere di darla per scontata (Bruner, 1997) poiché solo la
narrazione consente di costruire un’identità e di trovare un posto nella propria cultura. Anche nel
campo delle neuroscienze sembra confermarsi l’importanza delle modalità narrative nel processo di
apprendimento: Shank si riferisce a uno story-centered curriculum, in cui ogni progettazione
curriculare dovrebbe raccontare una storia capace di coinvolgere attivamente gli studenti, sullo
sfondo di una progettazione per competenze basata sul presupposto che la conoscenza nasca da
situazioni autentiche e rappresentative della vita reale (Shank, 2013), lo stesso Gardner sostiene che
gli approcci narrativi nella didattica favoriscono l’utilizzo integrato delle varie forme d’intelligenza,
soprattutto quelle riguardanti l’intelligenza linguistica, interpersonale e intrapersonale (Gardner,
2015).
Se l’esigenza di dare voce al proprio sé, alle peculiari caratteristiche della personale identità vale
antropologicamente per tutti i soggetti, a maggior ragione tale bisogno risulta amplificato nelle
persone interessate da disabilità, storicamente relegate in condizioni di marginalità, isolamento e
inadeguato riconoscimento sociale e culturale (Gaspari, 2008) inoltre la condivisione e la
progettazione all’interno del Digital Storytelling, costituiscono un contributo che va oltre la
dimensione personale per aprirsi alla collettività, è un potente mezzo di socializzazione e
archiviazione di storie (Cambi, 2002).
La modalità narrativa supportata anche da ausili multimediali e digitali è in grado di amplificare,
attraverso l’utilizzo contemporaneo di più codici e linguaggi di comunicazione, la costruzione della
conoscenza, aumentare la possibilità di condivisione e meta-riflessione, è uno strumento inclusivo,
cognitivo ed emotivo, promuove le competenze digitali, il senso di collaborazione e il rispetto delle
differenze di ognuno. Si tratta di costruire una comunità educante orientata a considerare la
diversità come elemento prezioso e irrinunciabile, in tal senso assume un valore di riflessione la
locuzione ideata da Dario Ianes che identifica una “normale specialità” da perseguire a prescindere
dagli status socio-economici, psicofisici e culturali (Ianes, 2005). Nella visione della Pedagogia
Speciale, il processo educativo, con l’ausilio delle dinamiche narrative e digitali, permette la
definizione di un personale orizzonte esperienziale, in equilibrio tra razionalità ed emozione, che
consente di implementare forme di apprendimento significativo nel ri-valutare gli aspetti culturali,
affettivo-emotivi e relazionali che permeano l’evento comunicativo (Salis, 2016). E’ una
concezione antropologica del lavoro educativo che si integra nella costruzione e nella realizzazione
di un progetto di vita in cui la persona con disabilità è attore protagonista, l’educatore efficace in
questo contesto riconosce e accoglie la pluralità dei tempi e dei ritmi di apprendimento, la
molteplicità degli stili cognitivi accompagnando lo sviluppo della persona con BES verso
l’autonomia e la consapevolezza (Canevaro, 2006).
Le tecnologie digitali si inseriscono nella progettualità scolastica come uno strumento facilitante per
favorire la partecipazione di tutti e come potenziali mediatori di prassi inclusive. Al linguaggio
analogico si unisce quello digitale: l’uso di infografiche, illustrazioni e video esalta il potere
metaforico della narrazione. Lo strumento digitale è un’opportunità di apprendimento e inclusività
che apre al mondo esterno, spesso inaccessibile per gli studenti con disabilità consentendo diverse
possibilità di condivisione. Le storie digitali, tessendo immagini, musica, narrazione e voce insieme
danno spessore a personaggi, situazioni ed esperienze, offrono nuovi strumenti per rivisitare la
narrazione intrecciando multimedialità, interattività e web alle pratiche tradizionali, ogni studente è
portatore di una sua storia e di una sua identità, per la sua flessibilità e adattabilità appare
particolarmente utile per lo sviluppo delle competenze espressive, socio-relazionali nei ragazzi con
disabilità e bisogni educativi speciali (Garzotto, Bordogna, 2012), permettendo la rimozione degli
ostacoli che generano spesso rabbia e frustrazione.
Il focus è la condivisione esperienziale ed emotiva di significati. Può essere adottato in tutti gli
ordini di scuola e per ogni disciplina (Salis, 2018) per alleggerire il contenuto disciplinare
rendendolo più personale e interattivo, è utile per presentare, argomentare e descrivere.
Sul piano affettivo permette di esprimere la propria creatività condividendola con altri, contribuisce
a potenziare la motivazione e la stima di sé.
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Una narrazione di questo tipo presenta le seguenti fasi:
1) presentazione dell’argomento con lettura di alcuni brani proposti dal docente su un determinato
argomento, segue una riflessione individuale e collettiva;
2) produzione di testi personali che accolgono le emozioni dei ragazzi per poi realizzare uno
storyboard da trasferire su un supporto digitale facendo ricorso anche ad immagini e musica;
3) costruzione dello storyboard in quanto ciascun ragazzo ha un ruolo attivo in base alle proprie
peculiarità, attraverso semplici programmi quali movie maker o stop motion gli alunni sviluppano
un racconto che unisce tutte le storie, realizzando un video unico. Si ottiene così una narrazione
corale, patrimonio collettivo della classe;
4) autovalutazione riflessiva necessaria per lo sviluppo della bilocazione cognitiva che consiste
nella capacità, attraverso il racconto, di collocarsi al di fuori di sé, di prendere distanze dai vissuti
difficili o dolorosi riscoprendosi attraverso un rispecchiamento esterno. In quest’ottica, il feedback
apre spazi di conoscenza della propria persona, diversamente inaccessibili (Demetrio, 2003).
Per dare vita ad una scuola che sia davvero per tutti e per ciascuno, i docenti sono chiamati a
pensare ad una didattica nuova. Il Digital Storytelling appartiene a questa nuova didattica che
coinvolge la formazione globale dell’individuo, favorendo i processi di problem solving,
l’apprendimento cognitivo, il pensiero inventivo, le abilità di meta-cognizione e riflessione,
l’efficacia comunicativa nel rispetto delle differenze di ciascuno.
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Salis F., Narrazione e inclusione. Il Digital Storytelling in classe per l’inclusione di alunni con Bisogni
Educativi Speciali, RELAdEI, Urbino, 2018, p.177