La storia del corpetto Prima che Victoria ’s Secret vendesse micro creazioni di pizzo colorato, prima che la seta scivolasse sulle silhouette sotto forma di vestaglie e vestiti, prima ancora che nel cassettone della biancheria ci fossero i merletti bianchi e le vecchie camicie da notte conservate nella naftalina, i corsetti padroneggiavano sotto gli abiti da donna. Nonostante la biancheria intima intesa in senso moderno fosse ancora sconosciuta nel Medioevo, le prime apparizioni di indumenti da portare a contatto con la pelle, sotto i vestiti, si registrano già dai tempi dell’antica Grecia, delle donne romane. Il bustino, l’orpello amato e odiato, il vezzo, la tortura, l’accessorio, l’arma di distruzione di massa corporea femminile, prima di guadagnarsi aggettivi d’amore e di odio, iniziò a farsi strada nel costume durante il XV secolo ai tempi della moda borgognona e, era indossato da uomini e donne. Ma la vera diffusione del bustino avvenne in epoca vittoriana. La prima donna ad indossarlo già nel 1500 fu Caterina de’ Medici in Francia, dove subito dopo fu adottato anche dalle signore di corte: era stretto, di forma allungata e si portava sotto i vestiti. Da quel momento divenne subito indispensabile per la bellezza e l’esaltazione della figura femminile in quanto appiattiva il busto spingendo i seni verso l’alto e dando risalto alla scollatura. Nonostante la moda maschile prediligesse un modello meno aderente e più adatto alla vita lavorativa, si calcola che la moda del corsetto interessò un ampio numero di uomini, ma comunque imparagonabile alla tendenza che si sparse a macchia d’olio sulla moda femminile. Destinato ad accentuare l’incavo della vita e rialzare il petto, il corsetto ha una storia lunga e intricata, come i fili di metallo che nel corso del XVI secolo, con la diffusione della moda spagnola, venivano cuciti meticolosamente al suo interno. Incastrati fra le trame di stoffa, nascosti all’occhio ma percepiti fortemente da colei che li indossava, il corsetto o bustino era allora un oggetto di vanto, perché in grado di modificare completamente il naturale aspetto del corpo, e avvicinarlo sempre di più alle esigenze della moda del momento e, naturalmente, al desiderio maschile. Dai fili metallici si passa anche alle ossa di balena e stecche di legno all’interno dei corsetti, poi l’influenza della moda francese nel XVII secolo sancisce l’inizio di una nuova tendenza: quella delle trame di tessuti preziosissimi. Arrivano i corsetti in seta, realizzati in raso, guarniti in pizzo, pensati proprio per sostenere il seno ed elevarlo al massimo. I corsetti si modificano e vengono chiamati corps piqué, diventano più imbottiti – per sopperire alla mancanza di forme – e nascondono taschine mignon, dove riporre boccettine di profumi intensi, sacchettini di erbe profumate. Più avanti, acquistano l’iconica punta anteriore e la forma a imbuto: è allora che vengono irrigiditi nuovamente con robuste stecche in metallo ai lati. il corsetto costituisce la base dell’abbigliamento femminile. Il corpo, con la forma a clessidra, è considerato attraente, sensuale, e i disagi provocati dal bustino armatura passano in secondo piano. L’allacciatura sulla schiena, che necessitava un aiuto e che era causa, insieme alla struttura del busto, di svenimenti, difficoltà respiratorie, malformazioni ossee, era giustificata dal risultato finale. Tutto veniva perdonato, in favore dell’apparenza. È la Rivoluzione Francese a scartare il corsetto, che torna però subito dopo, agli inizi dell’Ottocento e rimane per un altro secolo intero. Cambiano le mode e la manifattura si fa industriale, nascono marchi di bustini specializzati – verso fine secolo, la compagnia di corsetti Warner Brothers crea i bustini innovativi, che garantivano più movimento senza rinunciare alla silhouette scolpita – e con la moda sans ventre, il corsetto muta, e si spinge verso una struttura a molle, dedita ad appiattire l’addome. Il primo passo verso l’abbandono totale del corsetto è nel 1905, con la proposta del vestito chemisier da parte di Paul Poiret, che invita a vestire senza il busto. La scomparsa definitiva del corsetto costringente è da segnare però dopo la Prima Guerra Mondiale, quando le guaine elastiche, i reggiseni in cotone e i reggicalze, trovano il terreno più fertile; fra le maggiori promotrici della moda svincolata ci sono Madeleine Vionnet e Coco Chanel, che libera le donne dall’abbigliamento costrittivo della Belle Époque, dichiarando una nuova identità, dalle linee dinamiche e i tessuti semplici, pensati per un corpo in grado di poter fare di tutto. È Dior con il New Look che, a metà Novecento – 1947 – propone nuovamente una silhouette dal busto compresso e la vita sottile, e nonostante il suo scopo fosse un rinnovamento visivo e non sociologico – e quella collezione a oggi è considerata fondamentale e opera di maestria pura – non mancarono le critiche da parte delle donne meno conservative, come riporta il New York Times Style Magazine. La storia insegna che il primo a nascere è stato proprio il corsetto. Si tratta di un indumento che fa parte dell’intimo femminile (talvolta anche quello maschile) a stretto contatto con il corpo (oggi esistono in commercio anche corsetti realizzati in modo tale da poterli indossare anche come abbigliamento esterno). Evoluzione del corsetto è il corpetto. Questo indumento infatti è totalmente esterno e arriva fino a qualche centimetro sotto il punto vita. L’aderenza può essere variabile a seconda del modello che si vuole creare ma che segue comunque le forme del busto in modo lineare senza essere eccessivamente largo. Il corpetto, a differenza del corsetto, può presentare maniche (sia lunghe che corte) e viene foderato di solito con la classica fodera di raso. Le tipologie di corpetti sono varie che cambiano a seconda della loro scollatura o forma.